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Riscoprire la parola per “generare” la relazione educativa
Silvia de Robertis
Una parola efficace è un agente straordinario. Ogni volta
che si trova una di quelle parole intensamente giuste…
l’effetto è tanto fisico che spirituale, ed elettricamente immediato.
Mark Twain
In un mondo caratterizzato dalla comunicazione virtuale, che in rete diventa reale, è urgente
riflettere sulla scelta delle parole da usare nei contesti educativi e ovunque si incontri l’altro, in
quanto attraverso le parole possiamo incoraggiare, dare un nome alle emozioni e, raccontare di noi e
del nostro agire, ma anche dare forma al pensieri1
.
Qual è, oggi, il potere che viene attribuito alla “parola”?
Come può la parola veicolare la nostra azione educativa sia come insegnanti sia come genitori e
come persone di comunità?
Utilizzare con “cura” le parole, può creare alleanze nei contesti in cui vive l’altro?
Rispondere a queste domande, a mio avviso, dona a ciascun insegnante, educatore, genitore
occasione per iniziare un percorso di riflessione all’uso “potenziante” delle parole.
La prima domanda ci interpella sulla consapevolezza del potere della parola.
“Piccolo vermiciattolo strisciante. Questo era il mio nome, per lei, lei sempre così mi chiamava
alla lavagna. – Frattini, piccolo vermiciattolo strisciante, vieni alla lavagna! Ed io mi alzavo e in
silenzio andavo alla lavagna con la testa bassa e tutto il nero della lavagna dentro il cuore e già
sapevo come sarebbe andata, l’interrogazione di matematica , e infatti ogni volta andava da
schifo……Ma quando c’era tema in classe era diverso….E quando correggeva i miei errori di
italiano la prof scriveva Frattini, “O” con l’acca, la prossima volta, mi raccomando.
E se oggi di matematica non capisco niente e…invece di lavoro faccio lo scrittore e illustratore di
libri per ragazzi, penso che ci sarà un motivo, no, voi che ne dite?”2
L’insegnante usa, nei confronti di un suo alunno, parole di disprezzo e derisione che generano
come conseguenza un’esperienza di umiliazione e il “cuore nero”. Come può una persona dare il
massimo potenziale se ha di fronte qualcuno che non lo accoglie ma ferisce?
“Le parole sono pietre, le parole possono trasformarsi in pallottole, bisogna pesare ogni parola che
si dice3
” quando incontriamo l’altro, soprattutto quando la nostra intenzionalità è quella di creare
una relazione. Attraverso le parole efficaci possiamo sostenere, accogliere l’unicità e, soprattutto,
incoraggiare. Saper scegliere consapevolmente, nei contesti educativi, le parole da utilizzare nelle
relazioni, crea opportunità di crescita personale e di evoluzione. Le parole, infatti, vengono usate
per far ridere e piangere; per ferire e guarire; per offrire speranza o devastazione e, per creare
emozioni ed azioni. Spesso, non siamo consapevoli delle parole che usiamo nella quotidianità,
sottovalutandone il potere che una scelta intelligente può avere nelle relazioni educative. Le parole
possono ferire il nostro ego o infiammare il nostro cuore, come afferma Alessandro D’Avenia: “il
mio insegnante in me aveva visto il fuoco di un futuro docente… il fuoco che innesca la passione
per la vita” 4
.
1
Manifesto della comunicazione non ostile
2
Cfr. A. FERRARA, F. MITTINO, Scappati di mano. Sei racconti per narrare l’adolescenza e i consigli per non
perdere la strada, San Paolo, Milano 2014,101- 103.
3
Intervista ad ANDREA CAMILLERI, Che tempo che fa, 28 ottobre 2018.
4
Cfr. A. D’AVENIA, L’arte di essere fragili, Mondadori, Milano 2017, 20.
Attraverso le parole si può cambiare all’istante qualsiasi esperienza emozionale semplicemente
scegliendo parole diverse per descrivere a noi stessi quello che proviamo. Se, invece, non si
controllano le parole e si lasciano che la loro scelta sia determinata dall’abitudine inconsapevole, si
può denigrare l’intera esperienza di vita. Le persone con un vocabolario ricco hanno una tavolozza
piena di colori con cui dipingere la propria esperienza per gli altri e per se stessa5
. Come può un
insegnante aver “cura” dell’altro veicolando le parole?
L’insegnante può imparare a scegliere ed ampliare consciamente le parole nel momento in cui si
rapporta all’altro, inteso come altro- insegnante, come altro- alunno, come altro- genitore, come
altro – dirigente, come altro- collaboratore. Afferma Confucio: “Senza conoscere la forza delle
parole, è impossibile conoscere gli uomini”. Le parole sono, infatti, uno strumento essenziale per
rappresentare le cose e l’uso del vocabolario trasformazionale, il vocabolario che trasforma
l’esperienza emozionale, fa sorridere, cambia lo stato d’animo6
, può aiutare la gente che
incontriamo avendo “cura” delle parole che si utilizzano. L’adulto può trasformare l’espressione
“Mi sento ansioso” in “Mi sento un po’ preoccupato”, oppure “Mi sento depresso” in “Mi sento
non proprio al massimo”, oppure “Mi sento nervoso” in “Mi sento energico”. Saper scegliere
parole che, non etichettano, come piccolo mostriciattolo strisciante, ma potenziano, come sei forte
è di vitale importanza nei contesti in cui è fondamentale creare relazioni ed alleanze educative.
Parole limitanti come “mai”, “sempre”, “non potere”, “dovere” possono essere riformulate per
ottenere risultati migliori . Allora “Dovresti lavarti le mani prima di mangiare” diventa “Lavati le
mani prima di mangiare, perché sono sporche”; “Quando sei scortese non chiedi mai scusa” diventa
“Mi piace quando chiedi scusa, perché mi fai capire che non volevi essere scortese”. Cambiare il
modo di esprimere dicendo quello che volete invece di sottolineare quello che non volete che
facciano, spiegando la motivazione della richiesta, può migliorare l’intenzionalità comunicativa al
fine di entrare e rispettare la mappa dell’altro, rendendola funzionale.
Oggi per l’insegnante è fondamentale possedere gli strumenti per entrare in rapporto con l’allievo al
fine di creare empatia e di “aver cura” della comunicazione, ricordando che l’insegnante aiuta a
crescere, si mette al servizio degli altri, crea benessere entrando in rapport con l’altro. Uno dei
presupposti della PNL (Programmazione Neurolinguistica) è che “il significato della tua
comunicazione è dato dalla risposta che ottieni”, pertanto, è molto importante che l’adulto che si
mette in relazione all’altro, tenga in considerazione i tre modi di comunicare: linguaggio verbale,
paraverbale e non verbale al fine di calibrare i suoi studenti7
.
Le parole hanno un grande fascino, occupano l’esistenza e si connettono “con voi, signore signori”8
.
Scegliere le parole da pronunciare è necessario ed opportuno perché attraverso il linguaggio
passano le emozioni e, soprattutto, si trasformano il pensiero personale e il proprio atteggiamento
verso l’umanità9
.
5
Cfr. A. ROBBINS, Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario, Bompiani, Milano 2017, 257.
6
Ivi, 270.
7
C.M. GOMEZ, Teacher coaching, Mind Edizioni, Milano 2017, 112.
8
Cfr. V. ANDREOLI, Il rumore delle parole, Rizzoli, Milano 2019, 5.
9
Cfr. M.RAFFAELI, M. VALENTE, Pensieri in onda, Levante editori, Bari 2017, 30.

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La parola che genera

  • 1. Riscoprire la parola per “generare” la relazione educativa Silvia de Robertis Una parola efficace è un agente straordinario. Ogni volta che si trova una di quelle parole intensamente giuste… l’effetto è tanto fisico che spirituale, ed elettricamente immediato. Mark Twain In un mondo caratterizzato dalla comunicazione virtuale, che in rete diventa reale, è urgente riflettere sulla scelta delle parole da usare nei contesti educativi e ovunque si incontri l’altro, in quanto attraverso le parole possiamo incoraggiare, dare un nome alle emozioni e, raccontare di noi e del nostro agire, ma anche dare forma al pensieri1 . Qual è, oggi, il potere che viene attribuito alla “parola”? Come può la parola veicolare la nostra azione educativa sia come insegnanti sia come genitori e come persone di comunità? Utilizzare con “cura” le parole, può creare alleanze nei contesti in cui vive l’altro? Rispondere a queste domande, a mio avviso, dona a ciascun insegnante, educatore, genitore occasione per iniziare un percorso di riflessione all’uso “potenziante” delle parole. La prima domanda ci interpella sulla consapevolezza del potere della parola. “Piccolo vermiciattolo strisciante. Questo era il mio nome, per lei, lei sempre così mi chiamava alla lavagna. – Frattini, piccolo vermiciattolo strisciante, vieni alla lavagna! Ed io mi alzavo e in silenzio andavo alla lavagna con la testa bassa e tutto il nero della lavagna dentro il cuore e già sapevo come sarebbe andata, l’interrogazione di matematica , e infatti ogni volta andava da schifo……Ma quando c’era tema in classe era diverso….E quando correggeva i miei errori di italiano la prof scriveva Frattini, “O” con l’acca, la prossima volta, mi raccomando. E se oggi di matematica non capisco niente e…invece di lavoro faccio lo scrittore e illustratore di libri per ragazzi, penso che ci sarà un motivo, no, voi che ne dite?”2 L’insegnante usa, nei confronti di un suo alunno, parole di disprezzo e derisione che generano come conseguenza un’esperienza di umiliazione e il “cuore nero”. Come può una persona dare il massimo potenziale se ha di fronte qualcuno che non lo accoglie ma ferisce? “Le parole sono pietre, le parole possono trasformarsi in pallottole, bisogna pesare ogni parola che si dice3 ” quando incontriamo l’altro, soprattutto quando la nostra intenzionalità è quella di creare una relazione. Attraverso le parole efficaci possiamo sostenere, accogliere l’unicità e, soprattutto, incoraggiare. Saper scegliere consapevolmente, nei contesti educativi, le parole da utilizzare nelle relazioni, crea opportunità di crescita personale e di evoluzione. Le parole, infatti, vengono usate per far ridere e piangere; per ferire e guarire; per offrire speranza o devastazione e, per creare emozioni ed azioni. Spesso, non siamo consapevoli delle parole che usiamo nella quotidianità, sottovalutandone il potere che una scelta intelligente può avere nelle relazioni educative. Le parole possono ferire il nostro ego o infiammare il nostro cuore, come afferma Alessandro D’Avenia: “il mio insegnante in me aveva visto il fuoco di un futuro docente… il fuoco che innesca la passione per la vita” 4 . 1 Manifesto della comunicazione non ostile 2 Cfr. A. FERRARA, F. MITTINO, Scappati di mano. Sei racconti per narrare l’adolescenza e i consigli per non perdere la strada, San Paolo, Milano 2014,101- 103. 3 Intervista ad ANDREA CAMILLERI, Che tempo che fa, 28 ottobre 2018. 4 Cfr. A. D’AVENIA, L’arte di essere fragili, Mondadori, Milano 2017, 20.
  • 2. Attraverso le parole si può cambiare all’istante qualsiasi esperienza emozionale semplicemente scegliendo parole diverse per descrivere a noi stessi quello che proviamo. Se, invece, non si controllano le parole e si lasciano che la loro scelta sia determinata dall’abitudine inconsapevole, si può denigrare l’intera esperienza di vita. Le persone con un vocabolario ricco hanno una tavolozza piena di colori con cui dipingere la propria esperienza per gli altri e per se stessa5 . Come può un insegnante aver “cura” dell’altro veicolando le parole? L’insegnante può imparare a scegliere ed ampliare consciamente le parole nel momento in cui si rapporta all’altro, inteso come altro- insegnante, come altro- alunno, come altro- genitore, come altro – dirigente, come altro- collaboratore. Afferma Confucio: “Senza conoscere la forza delle parole, è impossibile conoscere gli uomini”. Le parole sono, infatti, uno strumento essenziale per rappresentare le cose e l’uso del vocabolario trasformazionale, il vocabolario che trasforma l’esperienza emozionale, fa sorridere, cambia lo stato d’animo6 , può aiutare la gente che incontriamo avendo “cura” delle parole che si utilizzano. L’adulto può trasformare l’espressione “Mi sento ansioso” in “Mi sento un po’ preoccupato”, oppure “Mi sento depresso” in “Mi sento non proprio al massimo”, oppure “Mi sento nervoso” in “Mi sento energico”. Saper scegliere parole che, non etichettano, come piccolo mostriciattolo strisciante, ma potenziano, come sei forte è di vitale importanza nei contesti in cui è fondamentale creare relazioni ed alleanze educative. Parole limitanti come “mai”, “sempre”, “non potere”, “dovere” possono essere riformulate per ottenere risultati migliori . Allora “Dovresti lavarti le mani prima di mangiare” diventa “Lavati le mani prima di mangiare, perché sono sporche”; “Quando sei scortese non chiedi mai scusa” diventa “Mi piace quando chiedi scusa, perché mi fai capire che non volevi essere scortese”. Cambiare il modo di esprimere dicendo quello che volete invece di sottolineare quello che non volete che facciano, spiegando la motivazione della richiesta, può migliorare l’intenzionalità comunicativa al fine di entrare e rispettare la mappa dell’altro, rendendola funzionale. Oggi per l’insegnante è fondamentale possedere gli strumenti per entrare in rapporto con l’allievo al fine di creare empatia e di “aver cura” della comunicazione, ricordando che l’insegnante aiuta a crescere, si mette al servizio degli altri, crea benessere entrando in rapport con l’altro. Uno dei presupposti della PNL (Programmazione Neurolinguistica) è che “il significato della tua comunicazione è dato dalla risposta che ottieni”, pertanto, è molto importante che l’adulto che si mette in relazione all’altro, tenga in considerazione i tre modi di comunicare: linguaggio verbale, paraverbale e non verbale al fine di calibrare i suoi studenti7 . Le parole hanno un grande fascino, occupano l’esistenza e si connettono “con voi, signore signori”8 . Scegliere le parole da pronunciare è necessario ed opportuno perché attraverso il linguaggio passano le emozioni e, soprattutto, si trasformano il pensiero personale e il proprio atteggiamento verso l’umanità9 . 5 Cfr. A. ROBBINS, Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario, Bompiani, Milano 2017, 257. 6 Ivi, 270. 7 C.M. GOMEZ, Teacher coaching, Mind Edizioni, Milano 2017, 112. 8 Cfr. V. ANDREOLI, Il rumore delle parole, Rizzoli, Milano 2019, 5. 9 Cfr. M.RAFFAELI, M. VALENTE, Pensieri in onda, Levante editori, Bari 2017, 30.