CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
Il concetto di linguaggio
1. Lingua e linguaggio vengono spesso confusi
nell’uso comune.
Il termine “linguaggio” indica un sistema di simboli
uditivi o visivi per mezzo dei quali gli uomini comunicano
fra di loro.
La “lingua” definisce la realizzazione pratica, che
varia da cultura e cultura di quella stessa facoltà attraverso
sistemi di segni che uniscono in modo arbitrario
significante e significato
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
2. a) Il linguaggio inteso come facoltà propria della
specie umana di usare strumenti comunicativi simbolici.
In altre parole, la linguistica studia la capacità
espressiva umana logicamente preesistente alla sua
realizzazione concreta (fonazione o parlato, scrittura,
gesti, ecc.). Fino a circa due anni di vita, il neonato
possiede il linguaggio, ma non (ancora) la lingua;
b) la lingua (o le lingue) storica, in quanto prodotto di
questa facoltà. Lingue sono ad esempio l'italiano o
l'inglese, la lingua dei segni ecc. o altri sistemi
comunicativi umani complessi, costituiti cioè di
segmenti minimi portatori di significato (ad es. i
morfemi e i fonemi) articolati tra loro in un sistema
gerarchico complesso (ad es. la frase).
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
3. Il Linguaggio può essere
verbale e non verbale
Il linguaggio verbale si serve di segni linguistici che
formano suoni articolati o parole.
Il linguaggio non verbale è il modo di comunicare
diverso dal linguaggio, attraverso il quale l’individuo si mette
in relazione con gli altri.
Della comunicazione non verbale fanno parte i gesti, le
espressioni del volto, l’aspetto fisico, le posture,
l’orientamento e le distanze nello spazio, gli atteggiamenti, le
intonazioni della voce, i segni tracciati sul corpo, il tatto,
l’odore,l’abbigliamento e tutti quegli elementi estranei al
linguaggio che ci permettono di comprendere qualcosa di una
persona.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
4. Questi aspetti comunicativi hanno una notevole efficacia (in
molti casi superiore al linguaggio) nel comunicare all’interlocutore
il contesto in cui avviene la comunicazione stessa : possono
mostrare ironia o serietà, togliere ambiguità, trasmettere emozioni,
esprimere informazioni sul carattere e la cultura degli interlocutori,
specificare ciò che è stato affermato attraverso il linguaggio.
La comunicazione non verbale permette anche di creare una
maggiore intimità e di raggiungere l’interlocutore sul piano
emotivo.
Ha, però, il grande limite di poter rappresentare solo il
presente.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
5. I linguaggi non verbali fono-acustici si percepiscono
tramite l’udito, ad esempio il suono di una campanella, di una
sirena, o lo squillo del telefono.
L’abbaiare di un cane o il cinguettio degli uccelli fanno
parte di questo tipo di linguaggio.
I linguaggi non verbali visivi si percepiscono con gli
occhi, possono essere segnali oppure espressioni del viso o
gesti.
I linguaggi non verbali tattili si percepiscono col tatto
tramite un contatto fisico.
Possono essere: baci, carezze, abbracci.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
I linguaggi non verbali
6. Il linguaggio verbale è proprio degli uomini
E’ usato con codici diversi (le lingue),da tutti i popoli.
Con pochi segni combinati tra loro è in grado di esprimere un
numero infinito di concetti.
E’ “vivo”, perché muta e sa adattarsi nel tempo alle nuove cose
che deve descrivere.
E’ il tipo di linguaggio che dobbiamo imparare ad usare
correttamente.
E’ anche il tipo di linguaggio che rivela la nostra preparazione
culturale e professionale; attraverso di esso diamo una
significativa immagine di noi stessi.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
7. E’ l’elemento minimo della comunicazione. Il segno può
essere “naturale” o “artificiale”, uno sbadiglio, ad esempio, è un
segno naturale che indica una sensazione di fame o di sonno.
Il concetto di segno linguistico fu introdotto, nel primo
decennio del XX secolo, da Ferdinand de Suisse . Egli vedeva il
segno linguistico costituito da due componenti indissolubili:
significante e significato
Il segno è ciò che risulta dalla combinazione del
significante, la parte che si percepisce con i sensi, e del significato,
il concetto che viene richiamato.
Si parla quindi di “immagine acustica” per il significante e
di “concetto per il significato”.
Suisse individua nell’arbitrarietà la caratteristica più
importante del segno. Un segno è arbitrario in quanto non esiste
nessuna ragione particolare per cui un determinato significante
debba richiamare alla mente un determinato significato.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
8. L’individuazione del rapporto tra significante e significato permette di
distinguerlo dai segnali naturali (la correlazione tra la fame o il sonno e lo
sbadiglio non è certo convenzionale) e di spiegare le differenze fra le varie lingue,
ad esempio la differenza tra cane , chien e dog , significanti rispettivamente in
italiano, francese e inglese di un medesimo significato, il concetto di “cane” .
Secondo C. S. Peirce , padre della semiotica interpretativa, il segno non
è necessariamente convenzionale o arbitrario. In base al tipo di relazione che il
segno ha con l’oggetto cui si riferisce Peirce distingue tre classi di segni: le
“icone”, gli “indici” e i “simboli”.
Le icone rassomigliano all’oggetto che vogliono rappresentare; una
cartina geografica è un segno iconico, in quanto riproduce, più o meno
fedelmente, ciò che rappresenta.
Gli indici sono i segni che hanno una contiguità, fisica e casuale, con ciò
che rappresentano; un esempio di indice è la banderuola, che sta per la direzione
del vento in quanto posizionata dal vento stesso.
I simboli stanno in relazione con l’oggetto che vogliono indicare in virtù
di una legge (il codice) che permette di interpretare il simbolo come riferimento.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
9. Nella definizione di segno linguistico, Saussure distingue
Un elemento formale, o esterno, costituito dal significante
Un elemento intrinseco, concettuale, costituito dal significato
Qualsiasi segno esiste solo grazie alla relazione tra significante e significato.
Il significante è la forma, fonica o grafica, utilizzata per richiamare
l’immagine che, nella nostra mente, è associata ed un determinato concetto, o
significato.
Significante e significato esistono solo l’uno in rapporto all’altro e questo
rapporto non è determinato a priori, bensì arbitrario: ogni lingua crea i propri
segni convenzionali, e il significato può variare in base a fattori sociali o
soggettivi.
I significanti (o fonemi) che compongono il segno linguistico sono
numericamente limitari. L’immagine mentale del cane può essere richiamata
da grafemi e fonemi assai diversi fra loro.
(significante)
(significato)
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
10. Le lingue sono codici arbitrari.
Con codice si intende un procedimento usato per associare un’espressione
(ad esempio una mano che si agita) con un contenuto ( un saluto).
Nel linguaggio verbale, ai contenuti si associano suoni, ad esempio i suini
che compongono la parola “mamma” (la m ,la a ecc.) e la persona che ci ha dato la
vita. Questa relazione può essere “iconica”, quando esiste una somiglianza fra
espressione e contenuto, come nei cartelli “vietato fumare” dove si vede la sigaretta
sbarrata. Oppure la relazione può essere “arbitraria”, quando questa somiglianza
non c’è, come un cartello a forma triangolare con la punta in giù, a indicare
l’obbligo della precedenza.
Nelle lingue le parole non “somigliano” alle cose (la parola “cane” non
ricorda in alcun modo l’animale a cui si riferisce: sono perciò codici arbitrari.
Questa proprietà determina l’esistenza di lingue diverse: il nome italiano
“cane” è immotivato rispetto alla cosa quanto il nome inglese “dog” o il nome
francese “chien”.
Inoltre, mentre i codici iconoci si devono limitare ad esprimere concetti
raffigurabili (e quindi cose reali), i codici arbitrari hanno una possibilità di
espressione illimitata.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
11. Lingua parlata e lingua scritta
La quasi totalità dei linguaggi verbali possiedono una trasposizione, con un altro
mezzo (visivo invece che auditivo), dell'informazione: la scrittura.
Esistono due tipi principali si sistemi di scrittura: le scritture che trasmettono
direttamente il significato, senza passare per la forma sonora che assume la parola o la frase
(come quelle pittografiche o ideografiche) e le scritture sillabiche o alfabetiche, che
rispecchiano la forma parlata della lingua, cioè ne trascrivono i suoni. Ad esempio: il cinese ha
un ideogramma diverso per ogni parola, per cui è possibile, per chi conosce questa lingua, capire
che cosa c’è scritto senza saperlo pronunciare (E’ quello che succede con i numeri. Anche noi
capiamo perfettamente il significato di un numero in un testo di una lingua straniera, anche se
non siamo in grado di pronunciarlo in quella lingua). Gli etiopi utilizzano un segno grafico per
ogni sillaba della lingua. La maggior parte delle lingue moderne, però, usa un sistema di
scrittura alfabetico: ogni segno ha il proprio suono. In questo modo, conoscendo le regole della
grammatica, si può capire il significato di ciò che leggiamo.
La lingua parlata e la lingua scritta sono diverse anche nella struttura: la lingua
parlata consente continue spiegazioni, delucidazioni, ripetizioni; consente l'uso dell'intonazione
della voce che, talvolta, determina il significato della frase (se dico:”E’ proprio un bravo
ragazzo!”, sarà l’intonazione, accompagnata alla mimica, a dare il significato di un ragazzo
perbene o malvagio). Nella lingua scritta la punteggiatura aiuta a dare senso al discorso, ma
molte delle informazioni che derivano dal tono della voce o dall'atteggiamento di chi parla non
possono essere recepite.
La scrittura permette una maggiore articolazione del pensiero e un maggior
controllo, dal momento che si può in ogni momento verificare e, fino ad un certo momento
correggere, ciò che è stato già scritto.
Quando si scrive un compito in classe, ad esempio, si possono modificare i contenuti
fino al momento della consegna, mentre in una interrogazione orale, l’autocorrezione diventa
più problematica.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
12. E’ l'insieme delle conoscenze attraverso le quali un individuo comunica. Si tratta di
un'abilità molto complessa: esistono vari livelli comunicativi che variano a seconda del
contesto socioculturale.
Numerose regole determinano lo svolgimento di una conversazione:
- quando si fa un’affermazione ci si aspetta un commento dal nostro interlocutore
- prima di concludere la conversazione ci si saluta
- quando si fa una domanda ci si aspetta una risposta;
- mentre l'altro parla si aspetta che abbia finito per prendere la parola;
Non sempre le regole di una buona conversazione vengono rispettate, ma proprio perché
sono conosciute da tutti, il fatto che vengano trasgredite viene notato. Le regole, inoltre, non
sono sempre uguali in tutti i contesti. Non ci comporteremmo certamente in modo uguale
durante una conversazione in classe con i compagni e durante un incontro ufficiale con il
Ministro della Pubblica Istruzione! Non accoglieremmo certamente il Vescovo in visita alla
nostra scuola con una cordiale pacca sulla spalla!
Non dimentichiamoci però che la lingua con le sue regole è “viva” cioè cambia e si
trasforma nel corso del tempo. Quello che appare inaccettabile oggi potrebbe diventare del
tutto abituale.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
13. Leggendo oggi il galateo (nel quale sono descritte molte regole di
comportamento e conversazione) di Monsignor Della Casa possiamo addirittura
sorridere di alcune abitudini che oggi appaiono francamente anacronistiche Per
quanto riguarda la comunicazione scritta la competenza comunicativa riguarda il
tipo di testo che si intende scrivere: lettera privata, lettera affari, articolo per un
giornale, tema scolastico, verbali, ricette, racconti, romanzi ecc.
La persona competente è quella che, conoscendo perfettamente le
convenzioni, decide se intende rispettarle o meno. Non rispettarle può provocare
imbarazzo, può sorprendere, o suscitare derisione o ilarità.
La competenza comunicativa sottintende moltissime informazioni che
formano il patrimonio culturale di ciascuno di noi: credenze, modi di dire e
proverbi, cognizioni circa l'organizzazione della società, regole di comportamento
abituali (andare a scuola o in un locale di divertimento, fare la spesa, andare in
chiesa, mangiare). Grazie a questo patrimonio è possibile comunicare con gli altri
tralasciando una grande quantità di informazioni di cui il nostro interlocutore è già
in possesso.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
14. PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
Funzione Scopo
EMITTENTE Emotiva Esprimere opinioni, stati
d’animo, sentimenti,
sensazioni
REFERENTE Informativa (o referenziale o
denotativa)
Informare, descrivere,
esporre, comunicare
MESSAGGIO Poetica o connotativa Arricchire il linguaggio con
espressioni originali e
figurative
CANALE Fàtica o di contatto Stabilire il contatto tra
emittente e destinatario
CODICE Metalinguistica Dare informazioni sulla
lingua stessa
DESTINATARIO Persuasiva Convincere qualcuno a
compiere un’azione o
condividere un’idea
15. PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
Tutti noi utilizziamo quotidianamente la lingua per
molteplici scopi: per comunicare emozioni, per indicare
qualcosa, per convincere qualcuno, per raccontare aneddoti
o barzellette, per esprimere (talvolta con una sola parola) il
nostro disappunto, per salutare, per puntualizzare ciò che
avevamo già detto.
Nella tabella successive troviamo le classificazioni
che linguista russo naturalizzato statunitense Roman
Jakobson ha fatto delle varie funzioni della lingua.
17. E’la funzione utilizzata per testi di carattere scientifico,
per manuali di istruzione, orari ferroviari, verbali.
Viene usata ogni volta che la comunicazione viene usata
in modo oggettivo.
E’però presente, non da sola, in ogni comunicazione;
infatti ogni volta che comunichiamo diamo un
qualsivoglia tipo di informazione.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
18. Questa funzione viene svolta per entrare, mantenere o
interrompere il contatto con il nostro interlocutore.
Si tratta generalmente di saluti, esclamazioni,
interiezioni.
Si ha la funzione fàtica (dal latino fari = pronunciare,
parlare) quando ci si orienta sul canale attraverso il
quale passa il messaggio che serve per richiamare
l'attenzione dell'ascoltatore sul canale comunicativo
("pronto?", "mi senti?", "attenzione, prova
microfono!
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
19. Utilizziamo questa funzione ogni volta che arricchiamo la nostra
esposizione di vocaboli non essenziali, ma utili a rendere più
armonico e piacevole il discorso.
Talvolta anche la disposizione inconsueta delle parole all’interno
di una frase evidenzia la funzione poetica.
Naturalmente il testo che più di ogni altro utilizza la funzione
poetica è la poesia.
Si ha la funzione poetica quando, orientandoci sul messaggio, si
pone al centro dell'attenzione l'aspetto fonico delle parole, la
scelta dei vocaboli e delle costruzioni. Questa funzione poetica
non appare solamente nei testi poetici e letterari, ma anche nella
lingua di tutti i giorni, nel linguaggio infantile e in quello della
pubblicità
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
20. E’la capacità della lingua di descriversi.
Quando non conosciamo il significato di una parola,
consultiamo il vocabolario, che è appunto il testo nel
quale la lingua parla di sé.
Si ha la funzione metalinguistica quando all'interno
del messaggio sono presenti elementi che definiscono
il codice stesso, come il chiedere e il fornire
chiarimenti su termini, parole e grammatica di una
lingua.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
21. E’la funzione della pubblicità, dei discorsi politici,
delle leggi, dei divieti.
E’utilizzata ogni volta che l’emittente cerca di
convincere il/i destinatario/i a fare qualcosa.
Si ha una funzione conativa (dal latino conari =
intraprendere, tentare) o persuasiva quando il
mittente cerca di influire sul destinatario mediante
l'uso del vocativo o dell'imperativo
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico perla
22. Queste funzioni non compaiono
quasi mai
isolatamente, ma accade spesso che
un
messaggio sia contemporaneamente
emotivo e conativo, oppure poetico ed
emotivo.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
23. Il linguista M.A.K. Halliday , insieme alla moglie R. Hasan ,
individua nel linguaggio dell'adulto tre funzioni
fondamentali:
funzione ideativa, che serve per esprimere l'esperienza che il
parlante possiede del mondo reale, compreso il suo mondo
interiore;
funzione interpersonale che permette l'interazione tra gli
uomini e serve per definire le relazioni che intercorrono tra
il parlante e l'interlocutore;
funzione testuale che serve per costruire testi ben formati e
adatti alla situazione cui si riferiscono.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
24. Il fenomeno del linguaggio umano è
complesso e inesauribile e molti sono gli
studi ad esso riferiti, studi che inglobano
e accomunano discipline diverse, non
solo la psicologia e la linguistica, ma
anche la sociologia, la filosofia,
l'antropologia
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla
25. R. Zonta, G. Castelletti, Psicologia Generale e della comunicazione, Edipsicologie
–Cremona .
L. Anolli, Fondamenti di psicologia della comunicazione, Manuale, Il Mulino
J.M.Darley, S.Glucksberg, R.A.Kinchla, Fondamenti di psicologia, Manuale, Il
Mulino
Z.Zorzi,V.Girotto (a cura di), Fondamenti di psicologia Generale, Manuale, Il
Mulino
R. Massa, Istituzioni di Pedagogia e scienze dell’Educazione, Laterza
M. Santambrogio (a cura di) ,Introduzione alla filosofia analitica del linguaggio,
Manuali Laterza
R. Simone, Fondamenti di Linguistica, Manuali LaterzaM.E. Conte (a cura di), La
linguistica testuale, Milano, Feltrinelli, 1989.
L. Còveri, Linguistica testuale, Roma, Bulzoni, 1984.
M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, Bologna, Zanichelli, 1991.
R.A. De Beaugrande, W.U. Dressler, Introduzione alla linguistica testuale, ed. or.
1981, Bologna, Il Mulino, 1994.
PSICOLOGIA E SCIENZE DELL'EDUCAZIONE
Sintesi a cura del prof. Domenico Perla