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COME NOI NESSUNO MAI 
Nuovi adolescenti fra scuola e 
società civile 
Convegno di formazione, 
Verbania 26 e 27 ottobre 2001 
Provincia di Verbania 
Comune di Verbania 
Contorno Viola
LE POLITICHE PER ADOLESCENTI E GIOVANI 
La diffusione dei progetti 
I Progetti: un tentativo di 
descrizione 
La questione della 
rappresentanza giovanile 
Dai progetti giovani ai 
progetti adolescenti 
Dai progetti giovani ai 
progetti di prevenzione 
Dai progetti giovani alle politiche 
giovanili a livello nazionale 
Le politiche delle Regioni 
in materia di giovani 
La legge 285/97 
Che altro?… 
Nella scuola 
Presentazione 
In concreto i Progetti 
Bibliografia 
I progetti: quali caratteristiche
A partire dagli anni ‘70, sono 
state molte le iniziative rivolte ai 
giovani da parte del tessuto 
associativo (sportivo, culturale, 
ricreativo, educativo, che ha 
costituito e costituisce tuttora, 
un riferimento significativo) e 
della Chiesa cattolica con le 
strutture parrocchiali e le 
molteplici attività formative e 
ricreative. 
Presentazione 
Cosa c’è stato
Quello che è mancato è lo 
sviluppo organico di un 
insieme di opportunità di 
incontro, svago, cultura, 
partecipazione attivato e 
realizzato direttamente da 
istituzioni pubbliche, non 
vincolato dall’adesione ad 
associazioni od organizza-zioni 
di qualsiasi tipo 
Presentazione
Vi è stato una sorta di rigetto nei 
confronti di ”forti” azioni politico 
- formative rivolte ai giovani. 
Il passaggio alla vita adulta e 
professionale, così come l’edu-cazione 
alla democrazia ed alla 
partecipazione sociale, sono state 
così affidate alla famiglia ed alla 
scuola, da un lato e, dall’altro, ai 
soggetti “associativi” (partiti, 
associazioni, sindacati) operanti 
nella società civile. 
Presentazione
Ogni Amministrazione locale in 
questo ambito ha dovuto procedere 
“navigando a vista”, in quanto non 
era ben definito un quadro 
normativo determinato sia a livello 
nazionale che regionale, a parte i 
protocolli di intesa dell’ANCI su 
lavoro e su Informagiovani. 
Lo sviluppo di una progettualità è 
avvenuto più su basi di sensibilità, 
che per riferimenti normativi certi. 
Presentazione
Gli Enti locali hanno di fatto 
adempiuto ad un obbligo che 
in altri Paesi è delegato al 
governo centrale, dove la 
“questione giovanile” è 
considerata fra i compiti 
istituzionali fondamentali 
dello Stato, e dove gli Enti 
locali contribuiscono alla sua 
determinazione attraverso 
indicazioni e strumenti offerti 
dallo Stato. 
Presentazione
Cosa è stato prodotto 
Le iniziative che dalla metà degli 
anni ’70 (grazie anche al nuovo 
quadro competenze che nel 1977 
sono state delegate dallo Stato alle 
Regioni ed ai Comuni) hanno 
cominciato a susseguirsi (il primo 
progetto Giovani è del Comune di 
Torino, nel ‘77), hanno prodotto: 
• il “Centro di incontro per 
giovani”, 
• l’Informagiovani, 
• la Consulta o Forum giovanile. 
Più difficile è stata l’elaborazione di 
politiche nazionali per infanzia e 
giovani. 
Presentazione
La diffusione dei progetti giovani 
Dopo l’esperienza di Torino 
altri hanno seguito 
l’esempio ed hanno attivato, 
Progetti giovani. Per diversi 
anni si è trattato di 
amministrazioni comunali, 
collocate prevalentemente 
nel Nord e di entità medio 
grande. Successivamente 
l’esempio è seguito anche 
da molte altre città e di 
dimensioni demografiche 
medie. 
I primi 10 progetti giovani: 
Torino, Bologna, Forlì, Modena, 
Reggio Emilia, Livorno, Voghera, 
Ravenna, Perugia, Terni.
La diffusione dei progetti giovani 
Le ricerche sulla presenza di Progetti Giovani 
ANNO ENTE CAMPIONE RISULTATI 
1984 ANCI 267 Comuni con 
più di 30.000 
abitanti 
41% 
1992 G.Abele 
M.Interni 
1.038 Comuni con 
più di 10.000 
abitanti 
58% 
1996 A.Aster 214 Comuni 43%
La diffusione dei progetti giovani 
Le ricerche sulla presenza di Progetti Giovani 
La loro distribuzione territoriale è a 
“macchia di leopardo”: vi è un 
miglioramento per l’Italia meridionale 
ed una situazione di stabilità per il 
Centro. Si evidenzia anche un 
aumento di investimento nei Comuni 
piccoli. 
Gli interventi sono in aree molto 
problematiche sotto il profilo 
sociale, per cui riguardano 
prevenzione (promozione di attività 
educative e informative sulle droghe) e 
nell’apertura di strutture di 
animazione e di socializzazione
I progetti: un tentativo di descrizione 
Il Progetto giovani è stato 
essenzialmente un modo di 
pensare, delle amministrazioni 
locali, alle iniziative rivolte ai 
giovani (spesso innovative), 
operando per obiettivi e centrando 
l’azione sul coordinamento e sull’ 
integrazione di tutte le risorse 
interne ed esterne alla pubblica 
amministrazione, soprattutto 
davanti a bisogni nuovi.
I progetti: un tentativo di descrizione 
Così, quasi ovunque, il 
“Progetto” è stato pensato 
come strumento, e non fine. 
Le realtà in cui nascono 
rendono ardua l’identificazione 
di precise tipologie, in quanto 
si tratta di un’esperienza 
spesso creativa ed originale 
a forte carattere di localismo. 
Il Progetto valorizza l’ 
amministratore: infatti è in 
grado di progettare chi è in 
possesso degli strumenti e 
ha la cultura della previsione.
I progetti: un tentativo di descrizione 
APPROCCIO TIPOLOGIA 
PROGETTI 
PRODOTTI RISULTATI ATTESI 
giovani = 
soggetti deboli 
Assistenzialistico servizi ed interventi 
interessanti ed 
adeguati 
Giovani = fruitori 
giovani = 
persone 
conflittuali 
luoghi “protetti” per far 
esprimere ed agire il 
conflitto 
“nuove” forme di 
autorganizzazione 
Nuove modalità di 
confronto tra società e 
giovani 
giovani = 
persone poco 
integrate 
socialmente 
Intervento per sop-perire 
al minor peso 
socializzante di fami-glia, 
scuola e lavoro 
creazione di spazi a 
forte caratterizzazi-one 
educativa e 
formativa 
Possibilità di esprime-re 
modelli di comporta-mento 
diversi da quelli 
della società 
Giovani = sog-getti 
desidero-si 
comunicare 
con gli adulti 
Ricerca di spazi 
comunicativi 
Spazi per vivere 
esperienze e per 
sviluppare “nuove” 
modalità espressive 
Sviluppo di analisi tra 
generazioni diverse 
Le tipologie di Progetti Giovani
In concreto i Progetti… 
In concreto i Progetti sono tante esperienze diverse… 
Ogni Progetto costituisce una 
storia a sé, anche sul versante 
delle iniziative concrete. Per 
praticità di descrizione si 
segue una divisione in settori 
che può apparire artificiosa: 
• l’informazione, 
• la socializzazione e la cultura, 
• la formazione ed il lavoro, 
• l’emarginazione ed il disagio.
In concreto i Progetti… 
L’Informazione 
Nella società odierna i giovani si 
trovano, per assurdo, a 
sperimentare due tipi di 
difficoltà: la mancanza di 
informazioni per scegliere e 
l’abbondanza di informazioni. In 
ogni caso ciò genera 
disorientamento e difficoltà 
nell’assunzione delle scelte. 
Per aumentare il possesso di 
informazioni adeguate e tarate 
sulle proprie esigenze si sono 
attivati i Centri di informazione 
per giovani (il primo a Torino 
nel 1982)
In concreto i Progetti… 
L’Informazione: le tipologie di Centri Informativi 
Contenuti 
informativi 
erogati 
Centri generalisti: 
informazioni su più 
settori di interesse 
giovanile 
Centri specialistici: coprono un solo 
settore informativo, in genere 
orientamento scolastico e inserimento 
lavorativo 
Pubblico di 
riferimento 
Centri generalisti: 
considerano destinatari 
tutti i giovani indistinta-mente 
Centri specialistici: si rivolgono ad 
alcuni giovani in specifico, ad 
esempio, le donne, i disoccupati, gli 
studenti. 
Tipo di funzioni 
esercitate 
Funzione di 
informazione pura 
Funzione di consulenza, esercitata 
attraverso colloqui, su questioni di 
natura più complessa e delicata (ad 
esempio, problemi legali così come 
difficoltà sociali e personali) o su 
questioni rispetto alle quali la sola 
messa a disposizione di informazioni 
non risulta efficace (creazione di 
imprese). 
Ritorna
In concreto i Progetti… 
La socializzazione e la cultura 
E’ questo uno dei settori 
maggiormente sviluppati e 
risponde a due considerazioni: 
• i giovani dispongono di spazi 
ridotti per costruire esperienze di 
socializzazione “orizzontale” al di 
fuori della scuola e delle 
esperienze di tipo associativo 
• sono scarse e sovente 
inadeguate le azioni di supporto, 
valorizzazione e diffusione delle 
iniziative culturali che vedono i 
giovani direttamente protagonisti.
In concreto i Progetti… 
La socializzazione e la cultura: gli spazi 
I servizi presenti nei Centri di incontro o socializzazione 
I servizi a porta aperta - Si rivolgono alla generalità dei giovani, centrati 
sull’offerta di specifiche iniziative quali corsi (di vario 
genere), incontri - dibattiti, opportunità di incontro… 
I servizi a porta chiusa - Si rivolgono a giovani, singoli ma preferenzialmente 
in gruppo, che si rivolgono al Centro di servizi 
proponendo richieste particolari sia per interessi che 
per destinatari. In tal caso il Centro mette a 
disposizione locali, strumenti (es. il centro stampa, 
strumenti video e/o musicali, teatrali, sale-prova 
musicali) per una gestione dell’iniziativa che assume 
quasi i caratteri dell’autogestione seppure per tempi 
limitati. 
I servizi a porta 
semiaperta 
- Si rivolgono alla generalità dei giovani ma con 
criteri di accesso maggiormente definiti (es. 
gruppi classe al mattino, gruppi di adolescenti al 
pomeriggio, ad accesso libero o riservato ed alla 
sera ad accesso regolato come luogo di incontro e 
progettazione a gruppi informali).
In concreto i Progetti… 
La socializzazione e la cultura: le azioni di supporto 
Azioni di supporto sono: 
gli scambi giovanili: opportunità di 
scambio “alla pari” tra gruppi di 
giovani di città diverse, sia italiane 
che estere, finalizzati alla 
conoscenza reciproca ed alla 
conoscenza di usi, culture, 
esperienze giovanili di altri contesti 
culturali. 
turismo giovanile “alternativo”:si 
tratta di opportunità di viaggi in Italia 
e all’estero per lo studio della lingua 
o per l’apprendimento di particolari 
pratiche sportive o per la 
sperimentazione di esperienze 
professionali.
In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura: le azioni di supporto 
Il supporto e la diffusione della 
produzione di cultura, si concretizzano in: 
• organizzazione di concerti, rassegne 
teatrali, mostre, ecc.; 
• organizzazione di iniziative a supporto 
dei giovani artisti (es. GAI, banche-dati, 
strumenti informativi quali video, riviste, 
volumi, ecc); l’utilizzo di radio e tv locali, 
la realizzazione di Ufficio stampa per 
iniziative di presentazione pubblica; 
• organizzazione di iniziative di 
formazione, scambi tra giovani artisti 
• predisposizione di strumentazione ed 
attrezzature a disposizione di gruppi e 
singoli per lo sviluppo delle capacità 
artistiche e culturali.
La socializzazione e la cultura In concreto i Progetti… 
Promozione delle esperienze di tipo 
associativo presenti nel territorio e lo 
sviluppo di nuove forme associative, 
ha portato a: 
• ricerche sulle tipologie di associazioni; 
• alla costruzione di albi e banche-dati; 
• alla messa a disposizione di sedi, 
strumenti, consulenza; 
• al coinvolgimento in progetti operativi; 
• alla predisposizione di percorsi 
formativi. 
Con le associazioni sportive si è 
sviluppato l’affidamento degli impianti, 
l’organizzazione di manifestazioni, lo 
sviluppo dello sport nella scuola e sul 
territorio… 
Ritorna
In concreto i Progetti… 
La lotta alla disoccupazione 
ha portato a politiche di 
orientamento scolastico e 
professionale e a politiche 
d’inserimento nel mercato 
del lavoro in senso stretto.
In concreto i Progetti… 
Nel 1987, nel convegno promosso 
dall’ANCI su giovani e lavoro, è stata 
ufficializzata la nascita dei CILO 
(Centri di iniziativa locale per 
l’occupazione). 
Nel 1987 e nel 1989 sono stati 
sottoscritti due accordi tra Ministero, 
Regioni, ANCI, UPI, UNCEM per la 
promozione e costituzione dei CILO 
su scala regionale (i primi in Lazio e 
Piemonte, nel ’91).
In concreto i Progetti… 
Le attività, i servizi ed i progetti dei CILO 
Orientamento scolastico, 
universitario, professionale, 
occupazionale 
Monitoraggio delle potenzialità economiche 
del territorio, funzioni di sportello informativo, 
colloqui individuali di sostegno, attività di 
orientamento per piccoli gruppi, gestione di 
strumenti informatici e diagnostici, giornate di 
studio, incontri con operatori del mondo 
economico e docenti universitari, esposizioni, 
ecc. 
Formazione e la riqualifica-zione 
professionale 
Corsi per giovani laureati e diplomati, per 
dipendenti in mobilità, in cassa integrazione, 
in cerca di nuova occupazione. 
Attività di Job ed Enterprise 
creation 
Attività a supporto di chi ha interesse alla 
creazione di nuove imprese, per aiutare a 
comprendere il significato di impresa, gli 
aspetti amministrativi ed organizzativi, il 
mercato, l’organizzazione del lavoro ecc.
In concreto i Progetti… 
Con il “decreto Montecchi”, 469/97 
per la riforma dei “Servizi 
all’impiego”, attraverso il concorso 
delle diverse istituzioni e dei vari attori 
sociali, si privilegia il ruolo regionale e 
provinciale e degli enti locali, per 
attivare iniziative per un sistema 
efficace ed efficiente e più rispondente 
alle esigenze dei disoccupati e delle 
imprese, proprio a livello locale. 
Da non trascurare poi l’importanza 
delle nuove leggi sull’imprenditoria 
giovanile, anche nell’ambito di 
misure europee e di quelle del 
“Parco progetti”. Ritorna
In concreto i Progetti… 
Le condizioni di 
emarginazione sociale e di 
disagio dei giovani sono 
state sin dall’avvio delle 
esperienze dei Progetti uno 
dei punti di riferimento: molti 
Progetti avevano ed hanno 
proprio tra gli obiettivi la 
prevenzione ed il recupero 
degli stati di emarginazione 
di disagio.
In concreto i Progetti… 
Il coinvolgimento dei Servizi sociali ha permesso di dare vita a: 
• attività di tempo libero di tipo educativo e di recupero sociale, 
• interventi con singoli o gruppi di adolescenti a rischio di 
devianza, 
• programmi di orientamento e formazione professionale, 
• strutture residenziali alternative al ricovero di istituto, 
• inserimenti guidati in associazioni sportive e culturali, 
• interventi di supporto all’attuazione della semilibertà, 
• interventi protetti in aziende, anche di giovani ex - detenuti 
• attività culturali, di animazione, formazione negli istituti di pena 
minorili.
In concreto i Progetti… 
Nell’area della prevenzione i 
Progetti hanno espresso 
orientamenti culturali e dato 
vita a prassi operative 
estremamente diversificate in 
quanto: 
• non esiste un orientamento 
condiviso sulla prevenzione, 
• le azioni sono strettamente 
correlate ai punti di vista 
(molteplici) relativi al disagio, alla 
devianza alla tossicodipendenza, 
alla prevenzione.
In concreto i Progetti… 
Attivazione di proces-si 
di comunicazione 
Creazione di luoghi / sportelli / centri di informazione (dentro e fuori la scuola, 
es. CIC e Centro di ascolto, consultorio) per accrescere opportunità per 
inserimento sociale; l’attivazione di percorsi informativi sul problema 
tossicodipendenza; l’attivazione di specifici studi e ricerche, attività di 
animazione espressiva sui temi della comunicazione verbale e non verbale 
Attivazione di proces-si 
educativi 
La creazione di una rete di centri di aggregazione, per adolescenti per far 
vivere esperienze di relazione significativa tra adolescenti e adulti 
educatori; le iniziative attivate in collaborazione con la scuola per l’avvio di 
percorsi didattici-educativi nel territorio (laboratori, centri); le iniziative 
finalizzate all’orientamento scolastico e professionale e quelle volte a 
proporre corsi/momenti di educazione alla salute; l’impegno volto alla 
promozione dell’associazionismo e della partecipazione (CCR). 
Attivazione di proces-si 
di animazione 
Avvio di “normali” attività di animazione volte a favorire l’espressione e la 
comunicazione tra giovani e adulti, e tra giovani ed istituzioni intorno ai temi del 
disagio sociale e giovanile; le attività di “animazione di strada”; le attività 
globalmente rivolte a favorire la partecipazione dei singoli e dei gruppi (informali 
e non) alla vita di comunità (quartiere), le situazioni di cambiamento (relazionale, 
lavorativo), lo sviluppo del senso di comunità per far sì che la stessa comunità 
possa massimizzare l’integrazione fra persone ed ambiente; le attività per un 
uso del tempo libero più significativo e costruttivo: feste, campeggi, centri 
estivi, sport; 
Attivazione di inter-venti 
su soggetti/ 
gruppi a rischio e su 
fattori di rischio 
Attivazione di ricerche su giovani e disagio (per fotografare la quota di mondo 
giovanile già esposto ad alcool, droghe, delinquenza), a cui seguono percorsi 
operativi differenti quali l’attivazione di specifiche iniziative educative rivolte 
globalmente agli adolescenti, considerati in quanto tali soggetti a rischio; la 
messa in atto di interventi denominati “educativa territoriale” o “di strada” che 
permette l’aggancio, da parte di educatori, di soggetti in situazioni di disagio 
laddove normalmente vivono; interventi - centri di ascolto psicologico 
(counselling) per adolescenti in situazione di disagio. Ritorna
La questione della rappresentanza giovanile 
Nella maggior parte dei casi 
l’assessore a cui è stato affidato il 
compito di coordinare il Progetto 
è stato l’assessore ai servizi 
sociali, con il compito di svilup-pare 
anche la rappresentanza 
giovanile nel Comune. 
In realtà le Consulte o Forum 
delle associazioni (esperienze per 
lo più fallimentari), sono collocate 
prevalentemente nel nord, così 
come i Consigli Comunali dei 
Ragazzi (C.C.R.).
La questione della rappresentanza giovanile 
Le associazioni giovanili sono 
molto presenti nella gestione dei 
Progetti degli Enti locali rivolti a 
giovani e adolescenti. 
Sono coinvolte in modo esclusivo 
o compartecipato con operatori 
pubblici ed altre agenzie (in 
particolare cooperative di 
animatori o educatori) nella 
quasi totalità delle iniziative 
previste nei Progetti.
La questione della rappresentanza giovanile 
Verso l’Ente locale, le 
associazioni giovanili 
sviluppano due tipi di 
atteggiamenti: autonomia (le 
associazioni storiche, es. 
ARCI, AGESCI, Azione 
cattolica, ecc., che possono 
vedere il Progetto come un 
temibile “concorrente”, in un 
regime di “monopolio”) e 
dipendenza (associazioni più 
recenti, in genere circoscritte 
sia per tema che per area 
territoriale).
Dai progetti giovani ai progetti adolescenti 
Intorno alla metà degli anni ottanta 
si sono evidenziate critiche in ordine 
alla efficacia dei Progetti giovani 
rispetto alla loro capacità e notevole 
difficoltà di avvicinare anche gli 
adolescenti, comprendendone i 
bisogni ed offrendo interventi 
adeguati e specifici. Difficoltà che il 
CENSIS esprimeva in termini molto 
precisi di “rimozione culturale ed 
istituzionale dell’adolescenza”. 
CENSIS, Adolescenti: 
condizioni di vita e 
qualità delle relazioni 
educative, Ministero 
dell'Interno, Roma 
1985.
Dai progetti giovani ai progetti adolescenti 
Il volume “Progetto adolescenti. 
Orientamenti e proposte 
metodologiche” edito dalla Direzione 
generale servizi civili del Ministero 
dell’Interno, definisce “Progetto 
adolescenti un insieme di idee ed 
interventi, rivolto a tutti gli adolescenti, 
finalizzato ad obiettivi di promozione 
culturale, prevenzione e socializzazione 
degli adolescenti, organizzati secondo le 
coordinate di un progetto, realizzato 
attraverso la mobilitazione dei servizi e 
delle risorse presenti nel territorio, 
caratterizzato da una chiara e precisa 
intenzionalità pedagogica”.
Dai progetti giovani ai progetti adolescenti 
Dalla ricerca effettuata dal Gruppo Abele 
nel 1992 emerge che il 39 % dei 
Comuni contattati(prevalentemente nel 
nord) dichiarava di avere un Progetto 
adolescenti. La prevalenza dei Progetti 
riguarda: 
• l’ambito scolastico - formativo, 
• la promozione dell’aggregazione 
• la prevenzione del disagio. 
Inferiori le percentuali relative ad altri 
settori (es. ricerche, sport, informazione, 
devianza, tutela della salute). 
Nel complesso vi è un numero rilevante 
di Progetti articolati su diverse aree 
d’intervento.
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
DPR n. 309: 
• art. 104: stabilisce le 
responsabilità e le funzioni che il 
sistema scolastico deve esercitare 
nel campo della “promozione e 
coordinamento, a livello nazionale, 
delle attività di educazione ed 
informazione”; 
• art. 105: stabilisce le competenze a 
livello provinciale in ordine alle 
iniziative di educazione e di 
prevenzione nella Scuola; 
• art. 106: istituisce i CIC, Centri di 
informazione e consulenza nelle 
scuole medie superiori.
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
• art. 107: istituisce Centri di formazione e di 
informazione nell’ambito delle Forze armate; 
• art. 108: indica le responsabilità delle Forze 
armate per azioni di prevenzione ed 
accertamenti sanitari; 
• art. 113: indica le responsabilità degli Enti 
locali per interventi di informazione e 
prevenzione; 
• art. 114: attribuisce ad Enti locali l’attuazione 
di interventi di prevenzione dell’emarginazione 
e delle cause locali di disagio familiare e 
sociale che favoriscono il disadattamento dei 
giovani e la dispersione scolastica; 
• art. 127: istituzione del Fondo nazionale di 
intervento per la lotta alla droga
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
Attraverso il Fondo nazionale sono 
state investite molte risorse, solo in 
parte dedicate in senso stretto alla 
prevenzione, in quanto su questo 
Fondo vengono finanziati anche 
progetti di reinserimento sociale, di 
recupero strutture a fini terapeutico - 
sociali (es. comunità). 
Nel periodo 1990 – 1995 (sino al 
momento del trasferimento delle 
competenze e di parte fondi alle 
Regioni) furono circa mille i 
miliardi distribuiti dei quali circa la 
metà erogati ad enti locali, in molti 
casi per progetti di prevenzione (tra 
cui i POLO, attivati in 70 città dagli 
Enaip)
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
Le due tendenze emerse negli anni: 
• il progressivo aumento delle 
risorse finanziarie per gli Enti 
locali, triplicate nel corso di sei anni; 
• la centralità del nord Italia (metà 
delle risorse) ed, in esso, delle grandi 
aree metropolitane. 
Con il trasferimento alle Regioni 
delle competenze connesse al Fondo 
per la lotta alla droga, dal 1997 al 
1999 sono messi a disposizione delle 
Regioni altri 500 miliardi (su 800), 
con cui si finanziano progetti che nel 
41 % dei casi riguardano la 
prevenzione primaria delle 
dipendenze Ritorna
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
La legge del 19 luglio 1991, n. 216 “Primi 
interventi in favore dei minori soggetti a rischio 
di coinvolgimento in attività criminose”, nasce 
per dare attuazione a tutte le misure previste dal 
nuovo Codice di procedura penale minorile del 
1988. La legge apre spazi per la prevenzione 
primaria, infatti prevede: 
• l’attività di comunità di accoglienza dei minori 
temporaneamente allontanati dall’ambito familiare; 
• l’attuazione di interventi a sostegno delle 
famiglie in particolare per l’assolvimento degli 
obblighi scolastici; 
• l’attività di centri di incontro e di iniziativa di 
presenza sociale nei quartieri a rischio (anche 
nelle scuole in orari extra didattici e nel periodo 
estivo).
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
La legge 216 è stata integrata dalla L. 465/94 
che nel prorogare il Fondo, esplicita che le 
considerazioni maggiori riguardano iniziative 
che: 
- prendano in esame contesti molto degradati; 
- risolvano problematiche urgenti; 
- realizzino progetti tali da incidere realmente 
nelle situazioni considerate; 
- attuino interventi polifunzionali anche 
attraverso il lavoro integrato di professionalità e 
organismi diversi (LAVORO DI RETE); 
- contengano precise indicazioni su tempi, 
modalità di realizzazione e fattibilità dei progetti.
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
L’ammontare complessivo dei 
finanziamenti erogati con la L. n. 
216/91 è pari a quasi 250 miliardi in 
sei anni. 
La parte più consistente dei fondi sono 
stati stanziati a favore di enti pubblici 
territoriali, piuttosto che ad 
associazioni e cooperative. 
Nella distribuzione per macro aree 
regionali della ripartizione dei fondi, a 
differenza del DPR 309, è 
maggiormente favorita l’area sud – 
isole. Infatti all’area sud/isole nel 1995 
va una dotazione pari al 76 % del 
totale e, nel 1996, il 79 % del totale a 
disposizione.
Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione 
Confronto tra punti di forza e debolezza della 309 e 216 
Ritorna 
Punti di forza Punti di debolezza 
Incentivo negli Enti locali per la 
messa a punto e l’avvio di Progetti di 
prevenzione rivolti agli adolescenti 
La preoccupante prospettiva 
“crisiologica” finisce per 
categorizzare ed etichettare i giovani 
e gli adolescenti come soggetti a 
rischio e non come i destinatari di 
investimenti in vista delle prospettive 
future della nostra società. 
Unica possibilità, per l’Ente locale, di 
dare continuità ad esperienze avviate 
autonomamente da tempo o l’unica 
possibilità di avviare iniziative verso 
gli adolescenti. 
Hanno generato, grazie a nuove e 
maggiori risorse, attenzioni e 
sensibilità 
Forte centralizzazione della gestione 
presso i Ministeri che ha avuto due 
effetti: 
1. rendere molto complesse le 
sinergie tra i progetti approvati 
2. rendere quasi impossibile il 
compito di raccordo territoriale tra 
esperienze della stessa regione i
Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali 
L'Italia è uno dei pochi Paesi della 
U.E. in cui: 
• non è ancora stata definita 
una politica giovanile a livello 
centrale; 
• non c'è un'istituzione centrale di 
coordinamento-indirizzo delle politiche 
giovanili; 
• non c’è una rappresentanza giovanile 
nazionale ed europea; 
• non c’è nessun Ministro per i giovani 
(ma un Dipartimento); 
• le competenze in materia sono 
sempre state distribuite tra diversi 
Ministeri (del lavoro e della previdenza 
sociale, della pubblica istruzione, 
dell'università e della ricerca scientifica e 
tecnologica, degli affari esteri, 
dell’Interno).
Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali 
Così in Italia si sono attivati 
interventi con caratteristiche 
estremamente frazionate, 
sviluppati a “macchia di 
leopardo”, legate spesso solo 
alla sensibilità e alla 
disponibilità delle varie figure 
politiche che hanno spinto ad 
operare in questo settore. In 
questo contesto di difficoltà, 
molto di quello che si è riusciti a 
fare, anche a livello nazionale, lo 
si deve al Piemonte.
Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali 
La carenza di un quadro di riferimento 
nazionale nonostante che: 
il 1985 fosse l’Anno internazionale dei 
giovani (con la proposta di legge del 
Comitato Italiano per un Ministero od 
un Dipartimento); 
le due proposte di legge della 
Commissione parlamentare d’inchiesta 
istituita dal 1988 al 1991 (per Consigli 
per la gioventù e Dipartimento); 
il 14 giugno 1992: risoluzione ad agire 
della Commissione della C.E.; 
la proposta del Ministro Turco del 1997 
per una legge quadro sulle politiche 
giovanili con un’Agenzia nazionale 
giovani ed un Piano triennale.
Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali 
PROSPETTIVE DI POLITICHE GIOVANILI PER IL 2000 
Lettura 
mondo 
giovanile 
Finalità 
azione 
politico 
tecnica 
Logica 
progettuale 
Aspetti di 
peculiarità 
Nodi 
critici 
Cittadinanza 
risorsa per il 
cambiamento 
Negoziazione 
dei conflitti e 
degli interessi 
Comunicazione 
intergeneraziona-le 
(patto per il 
futuro) 
Sviluppo poten-zialità 
(es. nel 
settore artistico e 
culturale) 
Connessione 
strategie 
Accordi di 
programma 
Riconoscimento 
differenze 
Ruolo promozio-nale 
Enti locali 
Progettualità di 
comunità 
Avvento 
normative di 
riforma P. A. 
Logiche di 
partnership 
territoriale 
Ruolo terzo 
settore 
Aumento di 
giovani 
stranieri 
Necessità di 
riconosce-re 
la dimen-sione 
di ge-nere 
Famiglia 
lunga 
Riconosci-mento 
politico?
Le politiche delle Regioni 
Le iniziative regionali colmano la 
lacuna istituzionale. Il fatto che siano 
solo sette su venti le Regioni che 
hanno ordinato la materia appare 
essere un ulteriore motivo di 
rafforzamento delle disuguaglianze 
territoriali (nord/sud soprattutto) 
peraltro già forti sul piano delle 
disponibilità economiche, del 
consolidamento di una cultura e di 
una prassi nel campo dei servizi 
sociali. -Veneto: L. n. 29 del 28 giugno 1988 
-Campania: L. n. 14 del 25 agosto 1989, 
-Valle d’Aosta: L. n. 11 del 17 marzo 1992, 
-Piemonte: L. n. 16 del 13 febbraio 1995, 
-Umbria: L. n. 27 del 1995, 
-Emilia – Romagna: L. n. 21 del 1 luglio 1996, 
-Marche: L. n. 2 del 9 gennaio 1997 a modifica della 
L. n. 46 del 12 aprile 1995.
Le politiche delle Regioni 
La Regione Piemonte è stata all’avanguardia 
nell’attivare interventi finalizzati ai minori, 
infatti: 
1989: istituzione del Consiglio regionale dei 
minori (L.r.55/89) che ha svolto una funzione 
promozionale nei confronti degli enti locali, 
della scuola e dell’associazionismo rispetto 
alle esigenze ed ai bisogni dell’infanzia e 
dell’adolescenza. 
Il C.R.M. (dal ’93 al ’98) ha utilizzato la forma 
del concorso a premi per incentivare, 
riconoscere e valorizzare alcune esperienze 
pilota in regione. 
D.C.R. 308/91: normativa inerente la 
Consulta giovanile e l’istituzione dell’albo 
delle associazioni giovanili.
Le politiche delle Regioni 
1995: approvazione della L.R. n. 16 
“Coordinamento e sostegno delle 
attività a favore dei giovani”, con cui 
la Regione ha: 
• adottato la “Carta per la 
partecipazione dei giovani alla vita 
comunale e regionale”, (approvata il 
7/11/’90 dalla Sottocommissione della 
Gioventù del Consiglio d’Europa), 
armonizzando e coordinando gli 
interventi con gli obiettivi da essa 
indicati; 
• promosso l’adozione e la relativa 
attuazione da parte degli Enti locali 
della Carta;
Le politiche delle Regioni 
• si è impegnata ad elaborare un 
Piano annuale degli interventi per 
i giovani, indicando gli indirizzi e gli 
obiettivi dell’azione regionale, i 
progetti obiettivo ed i progetti pilota 
e definendo i criteri per l’erogazione 
dei contributi; 
• ha istituito l’Osservatorio 
permanente sulla condizione dei 
giovani e la Consulta regionale 
dei giovani.
Finalità L.R 16/95: favorire la realizzazione 
di iniziative di E.E.L.L. ed 
Associazionismo giovanile, coordinando 
gli interventi diretti o indiretti nei campi 
economico, sociale, culturale. 
Settori: 
• inserimento sociale e partecipazione 
• disagio giovanile (interventi di 
prevenzione primaria) 
• mobilità giovanile con scambi fra Paesi 
europei 
• sviluppo della cooperazione, 
dell’aggregazione, dell’associazionismo 
nazionale e internazionale 
• informazione e consulenza per i giovani 
Le politiche delle Regioni
La legge 285/97
La legge 285/97
La legge 285/97
La legge 285/97
Interessante novità della 285 è il 
“Piano d’Azione” del Governo 
verso l’adolescenza. Il Piano 
2000.2001 afferma le linee guida: 
• Compito dello Stato e delle sue 
articolazioni è promuovere il 
protagonismo degli adolescenti; 
• tutelare gli adolescenti; 
• sostenere gli adolescenti che 
fanno fatica. 
La legge 285/97
La legge istituisce il Fondo 
nazionale per l’infanzia e 
l’adolescenza, che viene ripartito tra 
le Regioni e le Province autonome 
di Trento e di Bolzano ed una quota 
pari al 30% é riservata ai Comuni di 
Venezia, Milano, Torino, Genova, 
Bologna, Firenze, Roma, Napoli, 
Bari, Brindisi, Taranto, Reggio 
Calabria, Catania, Palermo e 
Cagliari. 
Per il finanziamento del Fondo é 
autorizzata la spesa di lire 117 
miliardi per il 1997 e di lire 312 
miliardi a decorrere dall’anno 1998. 
La legge 285/97
I numeri essenziali della legge sono: 
• circa 3.000 progetti presentati e 
finanziati nel primo triennio; 
• un totale fra i 9.000 e i 10.000 
interventi attivati e realizzati; 
• una stima fra il milione e 200 e il 
milione e mezzo di bambini e 
adolescenti direttamente coinvolti in 
modo rilevante; 
• 60% degli ambiti riguarda destinatari 
tra i 12 e i 14 anni; 
• l’età più “trascurata” è quella tra i 14 
e i 17 anni (10% dei progetti); 
• l’orizzonte di normalità riguarda l’82% 
dei progetti. 
La legge 285/97
La legge 285/97 
Associazionismo e partecipazione (art. 6 e 7 della Legge 
285/97) attraverso quattro tipologie di intervento 
Attività Iniziative e azioni 
Promozione di forme associative Iniziative di aggregazione, creazione 
di forum, gruppi di riflessione sui 
diritti civili, su tematiche ecologiche 
Forme di conoscenza del territorio 
sia architettonico, paesaggistico, che 
storico-antropologico 
Azioni di mappatura, esplorazione, 
gioco, avventura, unità didattiche o 
conferenze 
Forme di progettazione partecipata Recupero o riqualificazione di aree 
urbane, aree verdi, spazi 
condominiali, cortili scolastici, percorsi 
sicuri casa-scuola e percorsi ciclo-pedonali 
Partecipazione per il governo della 
città 
Consigli comunali dei ragazzi o 
Commissioni consiliari
La legge 285/97 
Lotta al disagio di infanzia e adolescenza (600 progetti e 
847 interventi). 
Attività Destinatari 
Aggregazione, animazione ed 
educazione 
Soggetti con disagio esplicito, 
comportamento deviante o che 
possono essere definiti “a rischio” di 
devianza 
Interventi d’ascolto e sostegno, 
anche con supporti specialistici 
Preadolescenti fragili o in difficoltà e 
interventi di prevenzione e cura del 
disagio psicologico 
Assistenza domiciliare nei confronti, 
lavoro di strada, educativa 
territoriale 
Minori a rischio di devianza 
Interventi “misti” orientati alla lotta al 
Trasversali alle macrotipologie 
disagio e alla devianza identificate
Che altro?… 
E’ arduo contabilizzare tutte le risorse e gli interventi destinate alle politiche 
per infanzia, adolescenza e giovani. 
Rispetto alle risorse la tabella fornisce una stima valida per le tre maggiori 
leggi nazionali che hanno destinato risorse in materia in questi ultimi dieci 
anni 
LEGGI RISORSE (in miliardi) 
D.P.R 309/90 1.800 circa 
Legge 216/91 250 circa 
Legge 285/97 1.053 circa 
Totale 3.103 circa
Rispetto agli interventi, sembra che la “via italiana” Che altro?… 
italiana alle politiche in materia di adolescenza e 
giovani, sia la frammentazione. Si riportano i principali 
interventi e le leggi più significative che delineano 
questo quadro: 
• Legge 331/00 “Nuove norme per l’istituzione del 
servizio militare professionale” 
• Legge 64/01: istituzione del servizio civile 
femminile 
• Legge 230/98: Nuove norme in materia di obiezione 
di coscienza 
• D.P.R. 249/98: " 
Statuto delle studentesse e degli studenti della 
scuola secondaria" 
• Circolare 133/96 Ministero Pubblica Istruzione: 
“ 
Apertura della scuola alle domande di tipo 
educativo e culturale provenienti dal territorio” 
• Legge 236/93: agevolazioni all’imprenditoria 
giovanile 
• Parità e riforma cicli scolastici e università 
• I programmi europei
Il programma IG Students è rivolto a Nella scuola 
studenti del penultimo anno e 
universitari; consiste nella realizzazione e 
gestione di imprese “in laboratorio”. 
Arrivato alla IV edizione, ha visto tra il ’98 
e ed il 2001, la partecipazione di: 
64.000 studenti, 
3.000 tutor e docenti di collegamento 
3.000 imprese in laboratorio. 
E’ un risultato importante se si pensa che 
il rapporto “Investment in education” 
dell’OCSE dice che meno dell’1% degli 
studenti italiani tra i 15 ed i 19 anni anni 
è coinvolto in una qualche forma di 
occupazione, contro una media del 
15,1%.
Nella scuola
Nella scuola CIRCOLARE 133/96 MINISTERO 
PUBBLICA ISTRUZIONE “APERTURA 
DELLA SCUOLA ALLE DOMANDE DI 
TIPO EDUCATIVO E CULTURALE 
PROVENIENTI DAL TERRITORIO” 
Per le associazioni giovanili (studentesche e non) si aprono 
nuovi spazi: infatti questa circolare permette di entrare nelle 
scuole in orario non scolastico per “starci”. Si tratta di uno 
strumento giuridico che incentiva il processo di valorizzazione 
del ruolo delle scuole come centri di vita culturale e sociale 
aperti al territorio, volte a creare le condizioni più idonee per 
favorire la qualità dei processi educativi. 
La direttiva offre una risposta alla domanda degli studenti di un 
loro più incisivo protagonismo nella vita scolastica, in 
coerenza con le finalità istituzionali della scuola e nel rispetto 
degli specifici ruoli di ciascuna delle componenti. Le singole 
scuole possono accedere a fonti di finanziamento, nell’ambito 
della propria autonomia, per promuovere iniziative 
complementari e integrative dell’iter formativo degli allievi, per 
creare occasioni e spazi di incontro da riservare loro, per 
favorire l’apertura della scuola alle domande di tipo educativo e 
culturale provenienti dal territorio, in coerenza con le finalità 
formative istituzionali. Ritorna
Nella scuola 
D.P.R. 249/98: "STATUTO DELLE 
STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI 
DELLA SCUOLA SECONDARIA" 
Lo Statuto ridefinisce la scuola prioritariamente 
come "luogo di formazione e di educazione 
mediante lo studio", riconducendo a questa 
funzione essenziale tutti gli altri obiettivi e valori 
propri della comunità scolastica: la crescita della 
persona, lo sviluppo dell'autonomia individuale, 
il raggiungimento di obiettivi culturali e 
professionali. 
Ispirandosi alla Convenzione internazionale 
sui diritti dell'infanzia (0-18 anni nel 
linguaggio giuridico internazionale), lo Statuto 
individua i principi di un corretto rapporto fra 
studenti e docenti, basato sulla pari dignità e 
sulla distinzione di ruoli, sul rispetto reciproco e 
sulla cooperazione volta alla realizzazione delle 
finalità della scuola. Ritorn 
a
I programmi europei 
Ritorn 
a 
L’U.E. ha costituito il “Forum dei Giovani”, formato 
dai rappresentanti dei Consigli Giovanili dei 
singoli Stati. 
Il Congresso Europeo delle autorità locali e 
regionali ha adottato nel 1991 la “Carta per la 
partecipazione dei giovani alla vita delle città e 
delle regioni” che prevede 4 diversi tipi di 
interventi : 
Ø creazione di centri di informazione e banche dati 
per i giovani; 
Ø rappresentanza di giovani all’interno di 
istituzioni locali e regionali; 
Ø creazione di strutture di cogestione di progetti; 
Ø creazione di strutture di consultazione. 
I programmi inerenti i giovani sono: Socrates, 
Comenius, Erasmus, Lingua e Gioventù (che 
prevede scambi in Europa e Servizio di 
volontariato Europeo)
Bibliografia 
BIBLIOGRAFIA 
www.vedogiovane.it
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Giovanni Campagnoli: Politiche pubbliche per adolescenti e giovani in Italia (Verbania, 27 ottobre 2001)

  • 1. COME NOI NESSUNO MAI Nuovi adolescenti fra scuola e società civile Convegno di formazione, Verbania 26 e 27 ottobre 2001 Provincia di Verbania Comune di Verbania Contorno Viola
  • 2. LE POLITICHE PER ADOLESCENTI E GIOVANI La diffusione dei progetti I Progetti: un tentativo di descrizione La questione della rappresentanza giovanile Dai progetti giovani ai progetti adolescenti Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione Dai progetti giovani alle politiche giovanili a livello nazionale Le politiche delle Regioni in materia di giovani La legge 285/97 Che altro?… Nella scuola Presentazione In concreto i Progetti Bibliografia I progetti: quali caratteristiche
  • 3. A partire dagli anni ‘70, sono state molte le iniziative rivolte ai giovani da parte del tessuto associativo (sportivo, culturale, ricreativo, educativo, che ha costituito e costituisce tuttora, un riferimento significativo) e della Chiesa cattolica con le strutture parrocchiali e le molteplici attività formative e ricreative. Presentazione Cosa c’è stato
  • 4. Quello che è mancato è lo sviluppo organico di un insieme di opportunità di incontro, svago, cultura, partecipazione attivato e realizzato direttamente da istituzioni pubbliche, non vincolato dall’adesione ad associazioni od organizza-zioni di qualsiasi tipo Presentazione
  • 5. Vi è stato una sorta di rigetto nei confronti di ”forti” azioni politico - formative rivolte ai giovani. Il passaggio alla vita adulta e professionale, così come l’edu-cazione alla democrazia ed alla partecipazione sociale, sono state così affidate alla famiglia ed alla scuola, da un lato e, dall’altro, ai soggetti “associativi” (partiti, associazioni, sindacati) operanti nella società civile. Presentazione
  • 6. Ogni Amministrazione locale in questo ambito ha dovuto procedere “navigando a vista”, in quanto non era ben definito un quadro normativo determinato sia a livello nazionale che regionale, a parte i protocolli di intesa dell’ANCI su lavoro e su Informagiovani. Lo sviluppo di una progettualità è avvenuto più su basi di sensibilità, che per riferimenti normativi certi. Presentazione
  • 7. Gli Enti locali hanno di fatto adempiuto ad un obbligo che in altri Paesi è delegato al governo centrale, dove la “questione giovanile” è considerata fra i compiti istituzionali fondamentali dello Stato, e dove gli Enti locali contribuiscono alla sua determinazione attraverso indicazioni e strumenti offerti dallo Stato. Presentazione
  • 8. Cosa è stato prodotto Le iniziative che dalla metà degli anni ’70 (grazie anche al nuovo quadro competenze che nel 1977 sono state delegate dallo Stato alle Regioni ed ai Comuni) hanno cominciato a susseguirsi (il primo progetto Giovani è del Comune di Torino, nel ‘77), hanno prodotto: • il “Centro di incontro per giovani”, • l’Informagiovani, • la Consulta o Forum giovanile. Più difficile è stata l’elaborazione di politiche nazionali per infanzia e giovani. Presentazione
  • 9. La diffusione dei progetti giovani Dopo l’esperienza di Torino altri hanno seguito l’esempio ed hanno attivato, Progetti giovani. Per diversi anni si è trattato di amministrazioni comunali, collocate prevalentemente nel Nord e di entità medio grande. Successivamente l’esempio è seguito anche da molte altre città e di dimensioni demografiche medie. I primi 10 progetti giovani: Torino, Bologna, Forlì, Modena, Reggio Emilia, Livorno, Voghera, Ravenna, Perugia, Terni.
  • 10. La diffusione dei progetti giovani Le ricerche sulla presenza di Progetti Giovani ANNO ENTE CAMPIONE RISULTATI 1984 ANCI 267 Comuni con più di 30.000 abitanti 41% 1992 G.Abele M.Interni 1.038 Comuni con più di 10.000 abitanti 58% 1996 A.Aster 214 Comuni 43%
  • 11. La diffusione dei progetti giovani Le ricerche sulla presenza di Progetti Giovani La loro distribuzione territoriale è a “macchia di leopardo”: vi è un miglioramento per l’Italia meridionale ed una situazione di stabilità per il Centro. Si evidenzia anche un aumento di investimento nei Comuni piccoli. Gli interventi sono in aree molto problematiche sotto il profilo sociale, per cui riguardano prevenzione (promozione di attività educative e informative sulle droghe) e nell’apertura di strutture di animazione e di socializzazione
  • 12. I progetti: un tentativo di descrizione Il Progetto giovani è stato essenzialmente un modo di pensare, delle amministrazioni locali, alle iniziative rivolte ai giovani (spesso innovative), operando per obiettivi e centrando l’azione sul coordinamento e sull’ integrazione di tutte le risorse interne ed esterne alla pubblica amministrazione, soprattutto davanti a bisogni nuovi.
  • 13. I progetti: un tentativo di descrizione Così, quasi ovunque, il “Progetto” è stato pensato come strumento, e non fine. Le realtà in cui nascono rendono ardua l’identificazione di precise tipologie, in quanto si tratta di un’esperienza spesso creativa ed originale a forte carattere di localismo. Il Progetto valorizza l’ amministratore: infatti è in grado di progettare chi è in possesso degli strumenti e ha la cultura della previsione.
  • 14. I progetti: un tentativo di descrizione APPROCCIO TIPOLOGIA PROGETTI PRODOTTI RISULTATI ATTESI giovani = soggetti deboli Assistenzialistico servizi ed interventi interessanti ed adeguati Giovani = fruitori giovani = persone conflittuali luoghi “protetti” per far esprimere ed agire il conflitto “nuove” forme di autorganizzazione Nuove modalità di confronto tra società e giovani giovani = persone poco integrate socialmente Intervento per sop-perire al minor peso socializzante di fami-glia, scuola e lavoro creazione di spazi a forte caratterizzazi-one educativa e formativa Possibilità di esprime-re modelli di comporta-mento diversi da quelli della società Giovani = sog-getti desidero-si comunicare con gli adulti Ricerca di spazi comunicativi Spazi per vivere esperienze e per sviluppare “nuove” modalità espressive Sviluppo di analisi tra generazioni diverse Le tipologie di Progetti Giovani
  • 15. In concreto i Progetti… In concreto i Progetti sono tante esperienze diverse… Ogni Progetto costituisce una storia a sé, anche sul versante delle iniziative concrete. Per praticità di descrizione si segue una divisione in settori che può apparire artificiosa: • l’informazione, • la socializzazione e la cultura, • la formazione ed il lavoro, • l’emarginazione ed il disagio.
  • 16. In concreto i Progetti… L’Informazione Nella società odierna i giovani si trovano, per assurdo, a sperimentare due tipi di difficoltà: la mancanza di informazioni per scegliere e l’abbondanza di informazioni. In ogni caso ciò genera disorientamento e difficoltà nell’assunzione delle scelte. Per aumentare il possesso di informazioni adeguate e tarate sulle proprie esigenze si sono attivati i Centri di informazione per giovani (il primo a Torino nel 1982)
  • 17. In concreto i Progetti… L’Informazione: le tipologie di Centri Informativi Contenuti informativi erogati Centri generalisti: informazioni su più settori di interesse giovanile Centri specialistici: coprono un solo settore informativo, in genere orientamento scolastico e inserimento lavorativo Pubblico di riferimento Centri generalisti: considerano destinatari tutti i giovani indistinta-mente Centri specialistici: si rivolgono ad alcuni giovani in specifico, ad esempio, le donne, i disoccupati, gli studenti. Tipo di funzioni esercitate Funzione di informazione pura Funzione di consulenza, esercitata attraverso colloqui, su questioni di natura più complessa e delicata (ad esempio, problemi legali così come difficoltà sociali e personali) o su questioni rispetto alle quali la sola messa a disposizione di informazioni non risulta efficace (creazione di imprese). Ritorna
  • 18. In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura E’ questo uno dei settori maggiormente sviluppati e risponde a due considerazioni: • i giovani dispongono di spazi ridotti per costruire esperienze di socializzazione “orizzontale” al di fuori della scuola e delle esperienze di tipo associativo • sono scarse e sovente inadeguate le azioni di supporto, valorizzazione e diffusione delle iniziative culturali che vedono i giovani direttamente protagonisti.
  • 19. In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura: gli spazi I servizi presenti nei Centri di incontro o socializzazione I servizi a porta aperta - Si rivolgono alla generalità dei giovani, centrati sull’offerta di specifiche iniziative quali corsi (di vario genere), incontri - dibattiti, opportunità di incontro… I servizi a porta chiusa - Si rivolgono a giovani, singoli ma preferenzialmente in gruppo, che si rivolgono al Centro di servizi proponendo richieste particolari sia per interessi che per destinatari. In tal caso il Centro mette a disposizione locali, strumenti (es. il centro stampa, strumenti video e/o musicali, teatrali, sale-prova musicali) per una gestione dell’iniziativa che assume quasi i caratteri dell’autogestione seppure per tempi limitati. I servizi a porta semiaperta - Si rivolgono alla generalità dei giovani ma con criteri di accesso maggiormente definiti (es. gruppi classe al mattino, gruppi di adolescenti al pomeriggio, ad accesso libero o riservato ed alla sera ad accesso regolato come luogo di incontro e progettazione a gruppi informali).
  • 20. In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura: le azioni di supporto Azioni di supporto sono: gli scambi giovanili: opportunità di scambio “alla pari” tra gruppi di giovani di città diverse, sia italiane che estere, finalizzati alla conoscenza reciproca ed alla conoscenza di usi, culture, esperienze giovanili di altri contesti culturali. turismo giovanile “alternativo”:si tratta di opportunità di viaggi in Italia e all’estero per lo studio della lingua o per l’apprendimento di particolari pratiche sportive o per la sperimentazione di esperienze professionali.
  • 21. In concreto i Progetti… La socializzazione e la cultura: le azioni di supporto Il supporto e la diffusione della produzione di cultura, si concretizzano in: • organizzazione di concerti, rassegne teatrali, mostre, ecc.; • organizzazione di iniziative a supporto dei giovani artisti (es. GAI, banche-dati, strumenti informativi quali video, riviste, volumi, ecc); l’utilizzo di radio e tv locali, la realizzazione di Ufficio stampa per iniziative di presentazione pubblica; • organizzazione di iniziative di formazione, scambi tra giovani artisti • predisposizione di strumentazione ed attrezzature a disposizione di gruppi e singoli per lo sviluppo delle capacità artistiche e culturali.
  • 22. La socializzazione e la cultura In concreto i Progetti… Promozione delle esperienze di tipo associativo presenti nel territorio e lo sviluppo di nuove forme associative, ha portato a: • ricerche sulle tipologie di associazioni; • alla costruzione di albi e banche-dati; • alla messa a disposizione di sedi, strumenti, consulenza; • al coinvolgimento in progetti operativi; • alla predisposizione di percorsi formativi. Con le associazioni sportive si è sviluppato l’affidamento degli impianti, l’organizzazione di manifestazioni, lo sviluppo dello sport nella scuola e sul territorio… Ritorna
  • 23. In concreto i Progetti… La lotta alla disoccupazione ha portato a politiche di orientamento scolastico e professionale e a politiche d’inserimento nel mercato del lavoro in senso stretto.
  • 24. In concreto i Progetti… Nel 1987, nel convegno promosso dall’ANCI su giovani e lavoro, è stata ufficializzata la nascita dei CILO (Centri di iniziativa locale per l’occupazione). Nel 1987 e nel 1989 sono stati sottoscritti due accordi tra Ministero, Regioni, ANCI, UPI, UNCEM per la promozione e costituzione dei CILO su scala regionale (i primi in Lazio e Piemonte, nel ’91).
  • 25. In concreto i Progetti… Le attività, i servizi ed i progetti dei CILO Orientamento scolastico, universitario, professionale, occupazionale Monitoraggio delle potenzialità economiche del territorio, funzioni di sportello informativo, colloqui individuali di sostegno, attività di orientamento per piccoli gruppi, gestione di strumenti informatici e diagnostici, giornate di studio, incontri con operatori del mondo economico e docenti universitari, esposizioni, ecc. Formazione e la riqualifica-zione professionale Corsi per giovani laureati e diplomati, per dipendenti in mobilità, in cassa integrazione, in cerca di nuova occupazione. Attività di Job ed Enterprise creation Attività a supporto di chi ha interesse alla creazione di nuove imprese, per aiutare a comprendere il significato di impresa, gli aspetti amministrativi ed organizzativi, il mercato, l’organizzazione del lavoro ecc.
  • 26. In concreto i Progetti… Con il “decreto Montecchi”, 469/97 per la riforma dei “Servizi all’impiego”, attraverso il concorso delle diverse istituzioni e dei vari attori sociali, si privilegia il ruolo regionale e provinciale e degli enti locali, per attivare iniziative per un sistema efficace ed efficiente e più rispondente alle esigenze dei disoccupati e delle imprese, proprio a livello locale. Da non trascurare poi l’importanza delle nuove leggi sull’imprenditoria giovanile, anche nell’ambito di misure europee e di quelle del “Parco progetti”. Ritorna
  • 27. In concreto i Progetti… Le condizioni di emarginazione sociale e di disagio dei giovani sono state sin dall’avvio delle esperienze dei Progetti uno dei punti di riferimento: molti Progetti avevano ed hanno proprio tra gli obiettivi la prevenzione ed il recupero degli stati di emarginazione di disagio.
  • 28. In concreto i Progetti… Il coinvolgimento dei Servizi sociali ha permesso di dare vita a: • attività di tempo libero di tipo educativo e di recupero sociale, • interventi con singoli o gruppi di adolescenti a rischio di devianza, • programmi di orientamento e formazione professionale, • strutture residenziali alternative al ricovero di istituto, • inserimenti guidati in associazioni sportive e culturali, • interventi di supporto all’attuazione della semilibertà, • interventi protetti in aziende, anche di giovani ex - detenuti • attività culturali, di animazione, formazione negli istituti di pena minorili.
  • 29. In concreto i Progetti… Nell’area della prevenzione i Progetti hanno espresso orientamenti culturali e dato vita a prassi operative estremamente diversificate in quanto: • non esiste un orientamento condiviso sulla prevenzione, • le azioni sono strettamente correlate ai punti di vista (molteplici) relativi al disagio, alla devianza alla tossicodipendenza, alla prevenzione.
  • 30. In concreto i Progetti… Attivazione di proces-si di comunicazione Creazione di luoghi / sportelli / centri di informazione (dentro e fuori la scuola, es. CIC e Centro di ascolto, consultorio) per accrescere opportunità per inserimento sociale; l’attivazione di percorsi informativi sul problema tossicodipendenza; l’attivazione di specifici studi e ricerche, attività di animazione espressiva sui temi della comunicazione verbale e non verbale Attivazione di proces-si educativi La creazione di una rete di centri di aggregazione, per adolescenti per far vivere esperienze di relazione significativa tra adolescenti e adulti educatori; le iniziative attivate in collaborazione con la scuola per l’avvio di percorsi didattici-educativi nel territorio (laboratori, centri); le iniziative finalizzate all’orientamento scolastico e professionale e quelle volte a proporre corsi/momenti di educazione alla salute; l’impegno volto alla promozione dell’associazionismo e della partecipazione (CCR). Attivazione di proces-si di animazione Avvio di “normali” attività di animazione volte a favorire l’espressione e la comunicazione tra giovani e adulti, e tra giovani ed istituzioni intorno ai temi del disagio sociale e giovanile; le attività di “animazione di strada”; le attività globalmente rivolte a favorire la partecipazione dei singoli e dei gruppi (informali e non) alla vita di comunità (quartiere), le situazioni di cambiamento (relazionale, lavorativo), lo sviluppo del senso di comunità per far sì che la stessa comunità possa massimizzare l’integrazione fra persone ed ambiente; le attività per un uso del tempo libero più significativo e costruttivo: feste, campeggi, centri estivi, sport; Attivazione di inter-venti su soggetti/ gruppi a rischio e su fattori di rischio Attivazione di ricerche su giovani e disagio (per fotografare la quota di mondo giovanile già esposto ad alcool, droghe, delinquenza), a cui seguono percorsi operativi differenti quali l’attivazione di specifiche iniziative educative rivolte globalmente agli adolescenti, considerati in quanto tali soggetti a rischio; la messa in atto di interventi denominati “educativa territoriale” o “di strada” che permette l’aggancio, da parte di educatori, di soggetti in situazioni di disagio laddove normalmente vivono; interventi - centri di ascolto psicologico (counselling) per adolescenti in situazione di disagio. Ritorna
  • 31. La questione della rappresentanza giovanile Nella maggior parte dei casi l’assessore a cui è stato affidato il compito di coordinare il Progetto è stato l’assessore ai servizi sociali, con il compito di svilup-pare anche la rappresentanza giovanile nel Comune. In realtà le Consulte o Forum delle associazioni (esperienze per lo più fallimentari), sono collocate prevalentemente nel nord, così come i Consigli Comunali dei Ragazzi (C.C.R.).
  • 32. La questione della rappresentanza giovanile Le associazioni giovanili sono molto presenti nella gestione dei Progetti degli Enti locali rivolti a giovani e adolescenti. Sono coinvolte in modo esclusivo o compartecipato con operatori pubblici ed altre agenzie (in particolare cooperative di animatori o educatori) nella quasi totalità delle iniziative previste nei Progetti.
  • 33. La questione della rappresentanza giovanile Verso l’Ente locale, le associazioni giovanili sviluppano due tipi di atteggiamenti: autonomia (le associazioni storiche, es. ARCI, AGESCI, Azione cattolica, ecc., che possono vedere il Progetto come un temibile “concorrente”, in un regime di “monopolio”) e dipendenza (associazioni più recenti, in genere circoscritte sia per tema che per area territoriale).
  • 34. Dai progetti giovani ai progetti adolescenti Intorno alla metà degli anni ottanta si sono evidenziate critiche in ordine alla efficacia dei Progetti giovani rispetto alla loro capacità e notevole difficoltà di avvicinare anche gli adolescenti, comprendendone i bisogni ed offrendo interventi adeguati e specifici. Difficoltà che il CENSIS esprimeva in termini molto precisi di “rimozione culturale ed istituzionale dell’adolescenza”. CENSIS, Adolescenti: condizioni di vita e qualità delle relazioni educative, Ministero dell'Interno, Roma 1985.
  • 35. Dai progetti giovani ai progetti adolescenti Il volume “Progetto adolescenti. Orientamenti e proposte metodologiche” edito dalla Direzione generale servizi civili del Ministero dell’Interno, definisce “Progetto adolescenti un insieme di idee ed interventi, rivolto a tutti gli adolescenti, finalizzato ad obiettivi di promozione culturale, prevenzione e socializzazione degli adolescenti, organizzati secondo le coordinate di un progetto, realizzato attraverso la mobilitazione dei servizi e delle risorse presenti nel territorio, caratterizzato da una chiara e precisa intenzionalità pedagogica”.
  • 36. Dai progetti giovani ai progetti adolescenti Dalla ricerca effettuata dal Gruppo Abele nel 1992 emerge che il 39 % dei Comuni contattati(prevalentemente nel nord) dichiarava di avere un Progetto adolescenti. La prevalenza dei Progetti riguarda: • l’ambito scolastico - formativo, • la promozione dell’aggregazione • la prevenzione del disagio. Inferiori le percentuali relative ad altri settori (es. ricerche, sport, informazione, devianza, tutela della salute). Nel complesso vi è un numero rilevante di Progetti articolati su diverse aree d’intervento.
  • 37. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione
  • 38. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione
  • 39. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione DPR n. 309: • art. 104: stabilisce le responsabilità e le funzioni che il sistema scolastico deve esercitare nel campo della “promozione e coordinamento, a livello nazionale, delle attività di educazione ed informazione”; • art. 105: stabilisce le competenze a livello provinciale in ordine alle iniziative di educazione e di prevenzione nella Scuola; • art. 106: istituisce i CIC, Centri di informazione e consulenza nelle scuole medie superiori.
  • 40. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione • art. 107: istituisce Centri di formazione e di informazione nell’ambito delle Forze armate; • art. 108: indica le responsabilità delle Forze armate per azioni di prevenzione ed accertamenti sanitari; • art. 113: indica le responsabilità degli Enti locali per interventi di informazione e prevenzione; • art. 114: attribuisce ad Enti locali l’attuazione di interventi di prevenzione dell’emarginazione e delle cause locali di disagio familiare e sociale che favoriscono il disadattamento dei giovani e la dispersione scolastica; • art. 127: istituzione del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga
  • 41. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione Attraverso il Fondo nazionale sono state investite molte risorse, solo in parte dedicate in senso stretto alla prevenzione, in quanto su questo Fondo vengono finanziati anche progetti di reinserimento sociale, di recupero strutture a fini terapeutico - sociali (es. comunità). Nel periodo 1990 – 1995 (sino al momento del trasferimento delle competenze e di parte fondi alle Regioni) furono circa mille i miliardi distribuiti dei quali circa la metà erogati ad enti locali, in molti casi per progetti di prevenzione (tra cui i POLO, attivati in 70 città dagli Enaip)
  • 42. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione Le due tendenze emerse negli anni: • il progressivo aumento delle risorse finanziarie per gli Enti locali, triplicate nel corso di sei anni; • la centralità del nord Italia (metà delle risorse) ed, in esso, delle grandi aree metropolitane. Con il trasferimento alle Regioni delle competenze connesse al Fondo per la lotta alla droga, dal 1997 al 1999 sono messi a disposizione delle Regioni altri 500 miliardi (su 800), con cui si finanziano progetti che nel 41 % dei casi riguardano la prevenzione primaria delle dipendenze Ritorna
  • 43. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione La legge del 19 luglio 1991, n. 216 “Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose”, nasce per dare attuazione a tutte le misure previste dal nuovo Codice di procedura penale minorile del 1988. La legge apre spazi per la prevenzione primaria, infatti prevede: • l’attività di comunità di accoglienza dei minori temporaneamente allontanati dall’ambito familiare; • l’attuazione di interventi a sostegno delle famiglie in particolare per l’assolvimento degli obblighi scolastici; • l’attività di centri di incontro e di iniziativa di presenza sociale nei quartieri a rischio (anche nelle scuole in orari extra didattici e nel periodo estivo).
  • 44. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione La legge 216 è stata integrata dalla L. 465/94 che nel prorogare il Fondo, esplicita che le considerazioni maggiori riguardano iniziative che: - prendano in esame contesti molto degradati; - risolvano problematiche urgenti; - realizzino progetti tali da incidere realmente nelle situazioni considerate; - attuino interventi polifunzionali anche attraverso il lavoro integrato di professionalità e organismi diversi (LAVORO DI RETE); - contengano precise indicazioni su tempi, modalità di realizzazione e fattibilità dei progetti.
  • 45. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione L’ammontare complessivo dei finanziamenti erogati con la L. n. 216/91 è pari a quasi 250 miliardi in sei anni. La parte più consistente dei fondi sono stati stanziati a favore di enti pubblici territoriali, piuttosto che ad associazioni e cooperative. Nella distribuzione per macro aree regionali della ripartizione dei fondi, a differenza del DPR 309, è maggiormente favorita l’area sud – isole. Infatti all’area sud/isole nel 1995 va una dotazione pari al 76 % del totale e, nel 1996, il 79 % del totale a disposizione.
  • 46. Dai progetti giovani ai progetti di prevenzione Confronto tra punti di forza e debolezza della 309 e 216 Ritorna Punti di forza Punti di debolezza Incentivo negli Enti locali per la messa a punto e l’avvio di Progetti di prevenzione rivolti agli adolescenti La preoccupante prospettiva “crisiologica” finisce per categorizzare ed etichettare i giovani e gli adolescenti come soggetti a rischio e non come i destinatari di investimenti in vista delle prospettive future della nostra società. Unica possibilità, per l’Ente locale, di dare continuità ad esperienze avviate autonomamente da tempo o l’unica possibilità di avviare iniziative verso gli adolescenti. Hanno generato, grazie a nuove e maggiori risorse, attenzioni e sensibilità Forte centralizzazione della gestione presso i Ministeri che ha avuto due effetti: 1. rendere molto complesse le sinergie tra i progetti approvati 2. rendere quasi impossibile il compito di raccordo territoriale tra esperienze della stessa regione i
  • 47. Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali L'Italia è uno dei pochi Paesi della U.E. in cui: • non è ancora stata definita una politica giovanile a livello centrale; • non c'è un'istituzione centrale di coordinamento-indirizzo delle politiche giovanili; • non c’è una rappresentanza giovanile nazionale ed europea; • non c’è nessun Ministro per i giovani (ma un Dipartimento); • le competenze in materia sono sempre state distribuite tra diversi Ministeri (del lavoro e della previdenza sociale, della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, degli affari esteri, dell’Interno).
  • 48. Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali Così in Italia si sono attivati interventi con caratteristiche estremamente frazionate, sviluppati a “macchia di leopardo”, legate spesso solo alla sensibilità e alla disponibilità delle varie figure politiche che hanno spinto ad operare in questo settore. In questo contesto di difficoltà, molto di quello che si è riusciti a fare, anche a livello nazionale, lo si deve al Piemonte.
  • 49. Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali La carenza di un quadro di riferimento nazionale nonostante che: il 1985 fosse l’Anno internazionale dei giovani (con la proposta di legge del Comitato Italiano per un Ministero od un Dipartimento); le due proposte di legge della Commissione parlamentare d’inchiesta istituita dal 1988 al 1991 (per Consigli per la gioventù e Dipartimento); il 14 giugno 1992: risoluzione ad agire della Commissione della C.E.; la proposta del Ministro Turco del 1997 per una legge quadro sulle politiche giovanili con un’Agenzia nazionale giovani ed un Piano triennale.
  • 50. Dai Progetti alle politiche giovanili nazionali PROSPETTIVE DI POLITICHE GIOVANILI PER IL 2000 Lettura mondo giovanile Finalità azione politico tecnica Logica progettuale Aspetti di peculiarità Nodi critici Cittadinanza risorsa per il cambiamento Negoziazione dei conflitti e degli interessi Comunicazione intergeneraziona-le (patto per il futuro) Sviluppo poten-zialità (es. nel settore artistico e culturale) Connessione strategie Accordi di programma Riconoscimento differenze Ruolo promozio-nale Enti locali Progettualità di comunità Avvento normative di riforma P. A. Logiche di partnership territoriale Ruolo terzo settore Aumento di giovani stranieri Necessità di riconosce-re la dimen-sione di ge-nere Famiglia lunga Riconosci-mento politico?
  • 51. Le politiche delle Regioni Le iniziative regionali colmano la lacuna istituzionale. Il fatto che siano solo sette su venti le Regioni che hanno ordinato la materia appare essere un ulteriore motivo di rafforzamento delle disuguaglianze territoriali (nord/sud soprattutto) peraltro già forti sul piano delle disponibilità economiche, del consolidamento di una cultura e di una prassi nel campo dei servizi sociali. -Veneto: L. n. 29 del 28 giugno 1988 -Campania: L. n. 14 del 25 agosto 1989, -Valle d’Aosta: L. n. 11 del 17 marzo 1992, -Piemonte: L. n. 16 del 13 febbraio 1995, -Umbria: L. n. 27 del 1995, -Emilia – Romagna: L. n. 21 del 1 luglio 1996, -Marche: L. n. 2 del 9 gennaio 1997 a modifica della L. n. 46 del 12 aprile 1995.
  • 52. Le politiche delle Regioni La Regione Piemonte è stata all’avanguardia nell’attivare interventi finalizzati ai minori, infatti: 1989: istituzione del Consiglio regionale dei minori (L.r.55/89) che ha svolto una funzione promozionale nei confronti degli enti locali, della scuola e dell’associazionismo rispetto alle esigenze ed ai bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza. Il C.R.M. (dal ’93 al ’98) ha utilizzato la forma del concorso a premi per incentivare, riconoscere e valorizzare alcune esperienze pilota in regione. D.C.R. 308/91: normativa inerente la Consulta giovanile e l’istituzione dell’albo delle associazioni giovanili.
  • 53. Le politiche delle Regioni 1995: approvazione della L.R. n. 16 “Coordinamento e sostegno delle attività a favore dei giovani”, con cui la Regione ha: • adottato la “Carta per la partecipazione dei giovani alla vita comunale e regionale”, (approvata il 7/11/’90 dalla Sottocommissione della Gioventù del Consiglio d’Europa), armonizzando e coordinando gli interventi con gli obiettivi da essa indicati; • promosso l’adozione e la relativa attuazione da parte degli Enti locali della Carta;
  • 54. Le politiche delle Regioni • si è impegnata ad elaborare un Piano annuale degli interventi per i giovani, indicando gli indirizzi e gli obiettivi dell’azione regionale, i progetti obiettivo ed i progetti pilota e definendo i criteri per l’erogazione dei contributi; • ha istituito l’Osservatorio permanente sulla condizione dei giovani e la Consulta regionale dei giovani.
  • 55. Finalità L.R 16/95: favorire la realizzazione di iniziative di E.E.L.L. ed Associazionismo giovanile, coordinando gli interventi diretti o indiretti nei campi economico, sociale, culturale. Settori: • inserimento sociale e partecipazione • disagio giovanile (interventi di prevenzione primaria) • mobilità giovanile con scambi fra Paesi europei • sviluppo della cooperazione, dell’aggregazione, dell’associazionismo nazionale e internazionale • informazione e consulenza per i giovani Le politiche delle Regioni
  • 60. Interessante novità della 285 è il “Piano d’Azione” del Governo verso l’adolescenza. Il Piano 2000.2001 afferma le linee guida: • Compito dello Stato e delle sue articolazioni è promuovere il protagonismo degli adolescenti; • tutelare gli adolescenti; • sostenere gli adolescenti che fanno fatica. La legge 285/97
  • 61. La legge istituisce il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, che viene ripartito tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano ed una quota pari al 30% é riservata ai Comuni di Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari. Per il finanziamento del Fondo é autorizzata la spesa di lire 117 miliardi per il 1997 e di lire 312 miliardi a decorrere dall’anno 1998. La legge 285/97
  • 62. I numeri essenziali della legge sono: • circa 3.000 progetti presentati e finanziati nel primo triennio; • un totale fra i 9.000 e i 10.000 interventi attivati e realizzati; • una stima fra il milione e 200 e il milione e mezzo di bambini e adolescenti direttamente coinvolti in modo rilevante; • 60% degli ambiti riguarda destinatari tra i 12 e i 14 anni; • l’età più “trascurata” è quella tra i 14 e i 17 anni (10% dei progetti); • l’orizzonte di normalità riguarda l’82% dei progetti. La legge 285/97
  • 63. La legge 285/97 Associazionismo e partecipazione (art. 6 e 7 della Legge 285/97) attraverso quattro tipologie di intervento Attività Iniziative e azioni Promozione di forme associative Iniziative di aggregazione, creazione di forum, gruppi di riflessione sui diritti civili, su tematiche ecologiche Forme di conoscenza del territorio sia architettonico, paesaggistico, che storico-antropologico Azioni di mappatura, esplorazione, gioco, avventura, unità didattiche o conferenze Forme di progettazione partecipata Recupero o riqualificazione di aree urbane, aree verdi, spazi condominiali, cortili scolastici, percorsi sicuri casa-scuola e percorsi ciclo-pedonali Partecipazione per il governo della città Consigli comunali dei ragazzi o Commissioni consiliari
  • 64. La legge 285/97 Lotta al disagio di infanzia e adolescenza (600 progetti e 847 interventi). Attività Destinatari Aggregazione, animazione ed educazione Soggetti con disagio esplicito, comportamento deviante o che possono essere definiti “a rischio” di devianza Interventi d’ascolto e sostegno, anche con supporti specialistici Preadolescenti fragili o in difficoltà e interventi di prevenzione e cura del disagio psicologico Assistenza domiciliare nei confronti, lavoro di strada, educativa territoriale Minori a rischio di devianza Interventi “misti” orientati alla lotta al Trasversali alle macrotipologie disagio e alla devianza identificate
  • 65. Che altro?… E’ arduo contabilizzare tutte le risorse e gli interventi destinate alle politiche per infanzia, adolescenza e giovani. Rispetto alle risorse la tabella fornisce una stima valida per le tre maggiori leggi nazionali che hanno destinato risorse in materia in questi ultimi dieci anni LEGGI RISORSE (in miliardi) D.P.R 309/90 1.800 circa Legge 216/91 250 circa Legge 285/97 1.053 circa Totale 3.103 circa
  • 66. Rispetto agli interventi, sembra che la “via italiana” Che altro?… italiana alle politiche in materia di adolescenza e giovani, sia la frammentazione. Si riportano i principali interventi e le leggi più significative che delineano questo quadro: • Legge 331/00 “Nuove norme per l’istituzione del servizio militare professionale” • Legge 64/01: istituzione del servizio civile femminile • Legge 230/98: Nuove norme in materia di obiezione di coscienza • D.P.R. 249/98: " Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria" • Circolare 133/96 Ministero Pubblica Istruzione: “ Apertura della scuola alle domande di tipo educativo e culturale provenienti dal territorio” • Legge 236/93: agevolazioni all’imprenditoria giovanile • Parità e riforma cicli scolastici e università • I programmi europei
  • 67. Il programma IG Students è rivolto a Nella scuola studenti del penultimo anno e universitari; consiste nella realizzazione e gestione di imprese “in laboratorio”. Arrivato alla IV edizione, ha visto tra il ’98 e ed il 2001, la partecipazione di: 64.000 studenti, 3.000 tutor e docenti di collegamento 3.000 imprese in laboratorio. E’ un risultato importante se si pensa che il rapporto “Investment in education” dell’OCSE dice che meno dell’1% degli studenti italiani tra i 15 ed i 19 anni anni è coinvolto in una qualche forma di occupazione, contro una media del 15,1%.
  • 69. Nella scuola CIRCOLARE 133/96 MINISTERO PUBBLICA ISTRUZIONE “APERTURA DELLA SCUOLA ALLE DOMANDE DI TIPO EDUCATIVO E CULTURALE PROVENIENTI DAL TERRITORIO” Per le associazioni giovanili (studentesche e non) si aprono nuovi spazi: infatti questa circolare permette di entrare nelle scuole in orario non scolastico per “starci”. Si tratta di uno strumento giuridico che incentiva il processo di valorizzazione del ruolo delle scuole come centri di vita culturale e sociale aperti al territorio, volte a creare le condizioni più idonee per favorire la qualità dei processi educativi. La direttiva offre una risposta alla domanda degli studenti di un loro più incisivo protagonismo nella vita scolastica, in coerenza con le finalità istituzionali della scuola e nel rispetto degli specifici ruoli di ciascuna delle componenti. Le singole scuole possono accedere a fonti di finanziamento, nell’ambito della propria autonomia, per promuovere iniziative complementari e integrative dell’iter formativo degli allievi, per creare occasioni e spazi di incontro da riservare loro, per favorire l’apertura della scuola alle domande di tipo educativo e culturale provenienti dal territorio, in coerenza con le finalità formative istituzionali. Ritorna
  • 70. Nella scuola D.P.R. 249/98: "STATUTO DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI DELLA SCUOLA SECONDARIA" Lo Statuto ridefinisce la scuola prioritariamente come "luogo di formazione e di educazione mediante lo studio", riconducendo a questa funzione essenziale tutti gli altri obiettivi e valori propri della comunità scolastica: la crescita della persona, lo sviluppo dell'autonomia individuale, il raggiungimento di obiettivi culturali e professionali. Ispirandosi alla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia (0-18 anni nel linguaggio giuridico internazionale), lo Statuto individua i principi di un corretto rapporto fra studenti e docenti, basato sulla pari dignità e sulla distinzione di ruoli, sul rispetto reciproco e sulla cooperazione volta alla realizzazione delle finalità della scuola. Ritorn a
  • 71. I programmi europei Ritorn a L’U.E. ha costituito il “Forum dei Giovani”, formato dai rappresentanti dei Consigli Giovanili dei singoli Stati. Il Congresso Europeo delle autorità locali e regionali ha adottato nel 1991 la “Carta per la partecipazione dei giovani alla vita delle città e delle regioni” che prevede 4 diversi tipi di interventi : Ø creazione di centri di informazione e banche dati per i giovani; Ø rappresentanza di giovani all’interno di istituzioni locali e regionali; Ø creazione di strutture di cogestione di progetti; Ø creazione di strutture di consultazione. I programmi inerenti i giovani sono: Socrates, Comenius, Erasmus, Lingua e Gioventù (che prevede scambi in Europa e Servizio di volontariato Europeo)