1. DAL DE OFFICIS (CICERONE 1, 85)
LATINO
Omnino qui rei publicae praefuturi sunt duo Platonis praecepta teneant:
unum, ut utilitatem civium sic tueantur, ut quaecumque agunt, ad eam
referant obliti commodorum suorum, alterum, ut totum corpus rei
publicae curent, ne, dum partem aliquam tuentur, reliquas deserant. Ut
enim tutela, sic procuratio rei publicae ad eorum utilitatem, qui commissi
sunt, non ad eorum, quibus commissa est, gerenda est. Qui autem parti
civium consulunt, partem neglegunt, rem perniciosissimam in civitatem
inducunt, seditionem atque discordiam; ex quo evenit, ut alii populares,
alii studiosi optimi cuiusque videantur, pauci universorum.
ITALIANO
In generale, quelli che si dispongono a governare lo Stato, tengano ben
presenti questi due precetti di Platone: primo, curare l'utile dei cittadini in
modo da adeguare ad esso ogni loro azione, dimentichi e incuranti dei
propri interessi; secondo, provvedere a tutto l'organismo dello Stato,
affinché, mentre ne curano una parte, non abbiano a trascurare le altre.
Come la tutela di un pupillo, così il governo dello Stato deve esercitarsi a
vantaggio non dei Governanti, ma dei governati. D'altra parte, quelli che
provvedono a una parte dei cittadini e ne trascurano un'altra,
introducono nello Stato il più funesto dei malanni: la discordia e la
sedizione; onde avviene che alcuni appaiono amici del popolo, altri
fautori degli ottimati; ben pochi sono devoti al bene di tutti.
BREVIARIUM 1 9 EUTROPIO
LATINO
Hinc consules coepere, pro uno rege duo, hac causa creati, ut, si unus
malus esse voluisset, alter eum, habe,ns potestatem similem, coerceret.
Et placuit, ne imperium longius quam annuum haberent, ne per
diuturnitatem potestatis insolentiores redderentur, sed civiles semper
essent, qui se post annum scirent futuros esse privatos. Fuerunt igitur
anno primo ab expulsis regibus consules L. Iunius Brutus, qui maxime
2. egerat, ut Tarquinius pelleretur, et Tarquinius Collatinus, maritus
Lucretiae. Sed Tarquinio Collatino statim sublata est dignitas. Placuerat
enim, ne quisquam in urbe remaneret, qui Tarquinius vocaretur. Ergo
accepto omni patrimonio suo ex urbe migravit, et loco ipsius factus est L.
Valerius Publicola consul. Commovit tamen bellum urbi Romae rex
Tarquinius, qui fuerat expulsus, et collectis multis gentibus, ut in regnum
posset restitui, dimicavit.
ITALIANO
Da allora, in luogo di un solo re, governando due consoli, creati con
questo scopo che, se uno avesse voluto esser tristo, l'altro avendo potere
uguale lo frenasse. E si stabilì che non avessero un potere più lungo d'un
anno, onde per la lunghezza della carica non diventassero troppo
insolenti, ma fossero sempre moderati, sapendo che dopo un anno
tornerebbero privati. Nel prim'anno dunque dalla cacciata dei re furono
consoli L. Giunio Bruto che sommamente s'era adoperato perchè fosse
cacciato Tarquinio, e Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia. Ma a
Tarquinio Collatino fu tolta tosto la carica. Si voleva infatti che non
rimanesse in città alcuno chiamato Tarquinio. Onde preso ogni suo avere
lasciò la città e in luogo di lui fu fatto console L. Valerio Publicola. Però
mosse guerra a Roma il re Tarquinio che era stato cacciato, e raccolte
molte genti, combattè per poter esser rimesso sul trono.
PRO SESTIO (CICERONE)
LATINO
Qui autem bonam famam bonorum, quae sola vere gloria nominari
potest, expetunt, aliis otium quaerere debent et voluptates, non sibi.
Sudandum est iis pro communibus commodis, adeundae inimicitiae,
subeundae saepe pro re publica tempestates, cum multis audacibus,
improbis, nonnumquam etiam potentibus dimicandum. Haec audivimus
de elarissimorum virorum consiliis et factis, haec accepimus, haec
legimus. Neque eos in laude positos videmus, qui incitarunt aliquando
populi animos ad seditionem, aut qui largitione caecarunt mentis
imperitorum, aut qui fortis et claros viros et bene de re publica meritos in
3. invidiam aliquam vocaverunt. Levis hos semper nostri homines et audacis
et malos et perniciosos civis putaverunt. At vero qui horum impetus et
conatus represserunt, qui auctoritate, qui fide, qui constantia, qui
magnitudine animi consiliis audacium restiterunt, hi graves, hi principes,
hi duces, hi auctores huius dignitatis atque imperi semper habiti sunt.
ITALIANO
Coloro che cercano la buona reputazione presso gli onesti, che sola può
essere veramente definita gloria, devono cercare di ottenere per gli altri
la sicurezza e i piaceri, non per sé. Devono sudare per il bene comune,
devono superare delle ostilità, devono sobbarcarsi spesso dei contrasti
per lo stato, devono combattere con molti uomini audaci, disonesti, a
volte anche potenti. Abbiamo sentito questo a proposito delle decisioni e
delle azioni degli uomini più famosi, questo abbiamo sentito, abbiamo
appreso, abbiamo letto. E invece non vediamo coperti di lodi, coloro che
incitarono talvolta l'animo del popolo alla rivolta, o che con le elargizioni
accecarono le menti degli inesperti, o che hanno esposto a qualche
invidia uomini forti e famosi e che avevano ben meritato (benemeriti) nei
confronti dello stato. I nostri (antenati) hanno sempre ritenuto costoro
malfidi e audaci e malvagi e cittadini pericolosi. Ma in verità coloro che
hanno contrastato gli assalti e i tentativi d'assalto di costoro, coloro che
con il loro prestigio, la loro lealtà, la loro costanza, la loro grandezza
d'animo si opposero ai piani degli avventurieri (audaci), costoro sempre
furono considerati autorevoli, capi, condottieri, sostenitori di questa
dignità e impero.
1738-1739=scoperto ercolano
1748-1749= ritrovamento di Pompei attraverso