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INTERVISTA A OTTAVIANO AUGUSTO 
-Buonasera, Imperatore. E’ un onore averla con noi per questa intervista. 
-Buonasera, il piacere è tutto mio. 
-Perfetto. Iniziamo. Allora, ci racconti qualcosa delle sue origini, della sua famiglia. Insomma, della 
prima infanzia. 
-Sono nato a Roma nel 63 a.C. Mio padre era Gaio Ottavio e mia madre era Azia, figlia della sorella 
minore di Giulio Cesare, che, non avendo discendenti maschi, decise di adottarmi quando io avevo 
appena due anni. Lui, purtroppo, fu ucciso il 15 marzo del 44 a.C., mentre io mi trovavo ad 
Apollonia. Fu un duro colpo per me. 
-Immagino. Lei è stato un grande Imperatore, ma come tutti i personaggi di spessore ha avuto anche 
i suoi rivali, ci racconti di qualcuno di essi. 
-Quando ero giovane, il mio rivale più grande era sicuramente Marco Antonio, che si rifiutò di 
consegnarmi l’eredità lasciatami da Cesare dopo la sua morte. Ottenni una vittoria importante 
contro di lui a Modena, dato che ero appoggiato dai veterani di Cesare e dal Senato. 
-E da allora concentrò il potere nelle sue mani? 
-No. Nel 43 a.C. dovetti formare un triumvirato con Marco Antonio e Lepido. Non potevo andare 
avanti nei conflitti con Antonio, quindi dovetti scendere a compromessi. Ci spartimmo i territori e 
nel 42 a.C. riportammo una grande vittoria contro gli uomini di Bruto, che nel frattempo si era 
rifugiato in Grecia. 
-Quindi i problemi con Marco Antonio terminarono lì? 
-Assolutamente no. I conflitti si riaccesero, fino alla battaglia di Azio del 31 a.C., che si concluse 
nel 29 a.C. con la mia vittoria. 
-E dopo due anni le fu dato l’appellativo di “Augusto”, come tutti La conosciamo. 
-Esattamente. Avevo il compito di riorganizzare l’Impero dal punto di vista politico, militare, 
economico e religioso. 
-E cosa fece a questo scopo? 
-Innanzi tutto misi fine alla forma di governo repubblicana: il territorio romano era troppo vasto per 
permetterla. Misi fine all’emergenza militare e attuai una riforma costituzionale; riordinai le forze 
armate diminuendo il numero delle legioni da 50 a 28 fino ad arrivare a 18; feci realizzare numerose 
opere pubbliche per abbellire Roma. A livello amministrativo, creai numerose Colonie, Province e 
Prefetture, con l’obiettivo di romanizzarle. 
-Fantastico. Lei dunque aveva nelle Sue mani tutto il potere economico del Principato: non era 
complicato da gestire? 
-Sicuramente, ma mi assicurai che le risorse fossero distribuite equamente. Feci costruire strade, 
porti commerciali e nuove attrezzature portuali. Riordinai addirittura il sistema monetario. 
-Nel suo principato però non erano tutte rose e fiori, c’erano anche numerosi conflitti, o sbaglio? 
-No, non sbaglia. Effettivamente situazioni come quella del nord-ovest della Penisola Iberica erano 
complicate da gestire, ma poi riuscimmo a fare entrare anche loro a far parte dell’Impero. Ci furono 
svariati scontri militari anche per il confine danubiano e per quello renano, però anche loro si 
unirono a noi. 
-Benissimo. Grazie per averci raccontato la sua gloriosa storia in questa intervista. 
-Grazie e arrivederci.

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  • 1. INTERVISTA A OTTAVIANO AUGUSTO -Buonasera, Imperatore. E’ un onore averla con noi per questa intervista. -Buonasera, il piacere è tutto mio. -Perfetto. Iniziamo. Allora, ci racconti qualcosa delle sue origini, della sua famiglia. Insomma, della prima infanzia. -Sono nato a Roma nel 63 a.C. Mio padre era Gaio Ottavio e mia madre era Azia, figlia della sorella minore di Giulio Cesare, che, non avendo discendenti maschi, decise di adottarmi quando io avevo appena due anni. Lui, purtroppo, fu ucciso il 15 marzo del 44 a.C., mentre io mi trovavo ad Apollonia. Fu un duro colpo per me. -Immagino. Lei è stato un grande Imperatore, ma come tutti i personaggi di spessore ha avuto anche i suoi rivali, ci racconti di qualcuno di essi. -Quando ero giovane, il mio rivale più grande era sicuramente Marco Antonio, che si rifiutò di consegnarmi l’eredità lasciatami da Cesare dopo la sua morte. Ottenni una vittoria importante contro di lui a Modena, dato che ero appoggiato dai veterani di Cesare e dal Senato. -E da allora concentrò il potere nelle sue mani? -No. Nel 43 a.C. dovetti formare un triumvirato con Marco Antonio e Lepido. Non potevo andare avanti nei conflitti con Antonio, quindi dovetti scendere a compromessi. Ci spartimmo i territori e nel 42 a.C. riportammo una grande vittoria contro gli uomini di Bruto, che nel frattempo si era rifugiato in Grecia. -Quindi i problemi con Marco Antonio terminarono lì? -Assolutamente no. I conflitti si riaccesero, fino alla battaglia di Azio del 31 a.C., che si concluse nel 29 a.C. con la mia vittoria. -E dopo due anni le fu dato l’appellativo di “Augusto”, come tutti La conosciamo. -Esattamente. Avevo il compito di riorganizzare l’Impero dal punto di vista politico, militare, economico e religioso. -E cosa fece a questo scopo? -Innanzi tutto misi fine alla forma di governo repubblicana: il territorio romano era troppo vasto per permetterla. Misi fine all’emergenza militare e attuai una riforma costituzionale; riordinai le forze armate diminuendo il numero delle legioni da 50 a 28 fino ad arrivare a 18; feci realizzare numerose opere pubbliche per abbellire Roma. A livello amministrativo, creai numerose Colonie, Province e Prefetture, con l’obiettivo di romanizzarle. -Fantastico. Lei dunque aveva nelle Sue mani tutto il potere economico del Principato: non era complicato da gestire? -Sicuramente, ma mi assicurai che le risorse fossero distribuite equamente. Feci costruire strade, porti commerciali e nuove attrezzature portuali. Riordinai addirittura il sistema monetario. -Nel suo principato però non erano tutte rose e fiori, c’erano anche numerosi conflitti, o sbaglio? -No, non sbaglia. Effettivamente situazioni come quella del nord-ovest della Penisola Iberica erano complicate da gestire, ma poi riuscimmo a fare entrare anche loro a far parte dell’Impero. Ci furono svariati scontri militari anche per il confine danubiano e per quello renano, però anche loro si unirono a noi. -Benissimo. Grazie per averci raccontato la sua gloriosa storia in questa intervista. -Grazie e arrivederci.