Kevin Tempestini - Il mercato dei Mini-bond (Articolo Il Sole 24 Ore)Kevin Tempestini
Articolo scritto da Paolo Bricco e pubblicato su Il Sole 24 Ore che tratta del mercato dei Mini-bond. Tra gli esempi riportati anche quello dell'emissione effettuata da Primi Sui Motori con la consulenza di KT&Partners, la società che ha per Amministratore Delegato Kevin Tempestini.
Basic concepts of React, Flux, Redux and the most important ES2015 (ES6) features.
Presentation on Github pages: http://lingvokot.github.io/React-Redux-ES6-presentation/
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
Kevin Tempestini - Il mercato dei Mini-bond (Articolo Il Sole 24 Ore)Kevin Tempestini
Articolo scritto da Paolo Bricco e pubblicato su Il Sole 24 Ore che tratta del mercato dei Mini-bond. Tra gli esempi riportati anche quello dell'emissione effettuata da Primi Sui Motori con la consulenza di KT&Partners, la società che ha per Amministratore Delegato Kevin Tempestini.
Basic concepts of React, Flux, Redux and the most important ES2015 (ES6) features.
Presentation on Github pages: http://lingvokot.github.io/React-Redux-ES6-presentation/
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
Industria dell'audiovisivo: una prospettiva economica ed occupazionale per l'...Nicola Camurri
Questo documento costituisce il punto di partenza per un progetto di valorizzazione politica ed economica del settore dell'audiovisivo in Liguria. Voluto da Michela Fasce -Presidente dei Tavoli della Cultura - per il Forum Cultura del PD - Genova, è parte del documento del 20 Agosto 2013 "Cultura e lavoro: beni culturali, teatri e attività teatrali, cinema in città" curato da Giovanni Cadili Rispi e da Michela Fasce. Presentato dall'On. Mara Carocci alla Festa Nazionale del PD a Genova il 2 Settembre 2013.
AgitaLab 2022 - Osservatorio annuale 2021.pdfAgenzia Italia
'𝗤𝘂𝗮𝗹𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗲̀ 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝘁𝗼'
racchiude i principali indicatori del mercato, dalle immatricolazioni ai passaggi di proprietà, dal valore economico alla penetrazione del noleggio. Come sappiamo, il mercato auto è talmente cambiato che riportare i freddi numeri ormai non aiuta a capire cosa davvero accade e cosa aspettarci per i prossimi anni. Per questo, stiamo lavorando per realizzare iniziative diverse, che siano finalizzate al confronto con esperti e al dibattito interpersonale. Presto saremo in grado di presentarle e siamo sicuri che saranno ancora più utili e apprezzabili.
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
Industria dell'audiovisivo: una prospettiva economica ed occupazionale per l'...Nicola Camurri
Questo documento costituisce il punto di partenza per un progetto di valorizzazione politica ed economica del settore dell'audiovisivo in Liguria. Voluto da Michela Fasce -Presidente dei Tavoli della Cultura - per il Forum Cultura del PD - Genova, è parte del documento del 20 Agosto 2013 "Cultura e lavoro: beni culturali, teatri e attività teatrali, cinema in città" curato da Giovanni Cadili Rispi e da Michela Fasce. Presentato dall'On. Mara Carocci alla Festa Nazionale del PD a Genova il 2 Settembre 2013.
AgitaLab 2022 - Osservatorio annuale 2021.pdfAgenzia Italia
'𝗤𝘂𝗮𝗹𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗲̀ 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝘁𝗼'
racchiude i principali indicatori del mercato, dalle immatricolazioni ai passaggi di proprietà, dal valore economico alla penetrazione del noleggio. Come sappiamo, il mercato auto è talmente cambiato che riportare i freddi numeri ormai non aiuta a capire cosa davvero accade e cosa aspettarci per i prossimi anni. Per questo, stiamo lavorando per realizzare iniziative diverse, che siano finalizzate al confronto con esperti e al dibattito interpersonale. Presto saremo in grado di presentarle e siamo sicuri che saranno ancora più utili e apprezzabili.
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
A dicembre ha prevalso l’incertezza sui mercati finanziari globali. Un’incertezza alimentata so- prattutto dalla caduta del prezzo del petrolio. La discesa dell’oro nero, iniziata a fine estate, si è intensificata dopo la riunione di novembre dell’Opec nella quale è stato deciso di mante- nere invariati gli attuali livelli di produzione. E così il greggio ha continuato a perdere terreno, salvo qualche breve sosta, fino a toccare i mini- mi a oltre cinque anni. Uno scenario appesantito dalle tensioni in Russia con il rublo che è crolla- to ai minimi storici. Mosca paga principalmente proprio la caduta dei prezzi del petrolio che ha acuito i timori di una recessione nel 2015. Nel frattempo in Europa si attende con rinnovato in- teresse la prossima riunione della Bce (22 gen- naio). Dal 2015 la Bce terrà, infatti, i suoi meeting ogni sei settimane e non più a inizio mese. A gen- naio potrebbero arrivare indicazioni più puntuali sulle nuove possibili misure non convenzionali da attuare per contrastare il rischio deflazione.
Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti . In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità la componente pubblica, ridottasi di oltre un terzo negli ultimi quattro anni.
Sono una minoranza (il 38%) gli Italiani disposti a sacrificarsi per sostenere il rilancio del Paese. I sacrifici più duri da accettare sarebbero quelli relativi al welfare, all’aumento dell’età pensionabile e al peggioramento delle condizioni di lavoro, sia in termini di contratto, che di salario. In generale, viene preferita una riduzione di tasse su imprese e lavoro a fronte di un aumento di quelle su consumi e ricchezza patrimoniale. E anche l’ipotesi dell’Iva al 25% risulta più digeribile, sempre a patto che l’imposizione fiscale sul lavoro e sulle attività produttive venga mitigata. Quanto al grado di fiducia, il suo livello resta stabile: a ottobre si è attestato a 3,45 punti, contro i 3,54 del mese precedente. Sul tema del risparmio, negli ultimi 30 giorni si registra un calo della propensione, con il 14,2% degli Italiani che si dice pronto ad aumentare la quota di risorse messe da parte, contro il 15,5 di settembre.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
In presenza di un contesto economico divenuto estremamente complesso l’Ocse già
prima dello scoppio della crisi dei mutui subprima suggeriva di introdurre
l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Solo dopo il 2007 tuttavia
l’esigenza di dotare le giovani generazioni di un bagaglio utile in campo finanziario ha
spinto molti paesi ad adottare programmi di educazione specifici. A metà 2014 erano
circa 50 i governi che avevano intrapreso programmi di educazione finanziaria o che
avevano in progetto di avviarne
Settore auto: un andamento a più velocità
Il settore automotiv e a livello globale sembra essere tornato su valori di crescita interessanti. I dati sulla produzione di nuovi veicoli evidenziano un incremento del 4% nel 2013 che potrebbe confermarsi anche per il 2014. Gli Stati Uniti nel 2013 sono tornati ai livelli produttivi pre-crisi. Il mercato europeo, pur avendo registrato nei primi nove mesi del 2014 un incremento del 5,8% delle immatricolazioni, rimane 25 punti percentuali sotto il livello del 2007 con ampie differenze tra i paesi. Ponendo pari a 100 le auto immatricolate nel 2007, la Germania nel 2013 ha raggiunto quota 92, il Regno Unito 91, la Spagna 75, la Francia 58; l’Italia si è fermata a 52.
Negli anni più recenti le imprese di maggiore dimensione hanno fortemente accentuato la propensione a detenere riserve di liquidità. Per l’intensità raggiunta questa propensione alla liquidità viene indicata tra i fattori corresponsabili (e non in misura marginale) della sterilizzazione degli stimoli monetari adottati dalle autorità dei principali paesi per favorire una più rapida uscita dalla crisi.
E’ l’immigrazione la grande preoccupazione delle famiglie Italiane. Una su due, la ritiene la criticità più rilevante: le notizie che da mesi arrivano dal Canale di Sicilia angosciano in profondità il Paese, per i loro drammatici risvolti umanitari. Sul fronte interno, il 44% degli Italiani nei prossimi 12 mesi si aspetta che vengano approvate le riforme di cui tanto si è discusso: da quella del lavoro a quella della pubblica amministrazione; da quella della giustizia a quella della scuola. Per quanto riguarda il grado di fiducia, il dato resta stabile sui valori dei mesi precedenti: 3,54 punti, contro i 3,53 di agosto e i 3,55 di luglio.
Risale la propensione al risparmio: il 15,5 degli italiani lo aumenterà nei prossimi 12 mesi. A settembre, si era impegnato in questa direzione il 13,1.
Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce.
Quella rassicurante di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee.
E quella preoccupante di deterioramento del quadro già debole nell’Eurozona e in Italia.
Il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento
dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni
più selettive del credito bancario1.
Tutti fattori che abbassano il profilo dello sviluppo mondiale.
Tempo di riforme
I nuovi dati innalzano intorno al 44 per cento il valore raggiunto in Italia dal tasso disoccupazione giovanile. Oltre al problema della disoccupazione, le difficoltà del mercato giovanile del lavor o sono riscontrabili nella consistente riduzione tra gli occupati di età inferiore ai 35 anni dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
I migranti e la crisi economica
Le tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa e il protrarsi della debolezza del ciclo economico in molti paesi dell’area hanno contribuito a modificare i flussi migratori interni e internazionali sia in termini di numerosità sia nella scelta dei paesi di destinazione. L’allargamento a est dei paesi aderenti all’Unione e il perdurare di elevati tassi di disoccupazione in molte economie della zona euro hanno favorito la dinamica delle migrazioni interne, con una polarizzazione verso la Germania che nel 2013 è divenuto il primo paese di destinazione in Europa e il secondo tra le economie sviluppate dopo gli Stati Uniti.
Negli ultimi anni una serie di fenomeni economici e politici hanno portato molti a ritenere che l’ordine economico mondiale disegnato a partire da Bretton Woods sia ormai da rivedere. L’idea è che il concetto stesso di libero scambio, che del vecchio ordine rappresentava uno dei pilastri portanti, sia destinato nel prossimo futuro ad avere un ruolo progressivamente meno centrale nello stimolare la crescita mondiale.
Le famiglie italiane spenderanno in media 710 € per l’istruzione dei figli, circa 10 € in più rispetto allo scorso anno. E il 5% di queste dovrà ricorrere a un prestito per farvi fronte.
Il risparmio gestito nel corso del 2014 ha continuato ad evidenziare una dinamica di sviluppo molto positiva. Il patrimonio a luglio ha toccato un nuovo massimo pari a 1.480 mld di euro, un valore dell’11% superiore a quello di dicembre 2013. Nei primi sette mesi del 2014 la raccolta netta ha raggiunto i 75,7 miliardi, un valore superiore a quello relativo all'intero 2013 (62 mld di euro) che già costituiva il miglior risultato dal 1999. Nel 2014 sono stati i fondi comuni a trainare la raccolta del risparmio gestito.
1. Banca Nazionale del Lavoro
Gruppo BNP Paribas
Via Vittorio Veneto 119
00187 Roma
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n. 159/2002
del 9/4/2002
Le opinioni espresse
non impegnano la
responsabilità
della banca.
Recessione, cinema, consumi
(valori correnti; 2007 = 100)
consumi famiglie
incassi cinema
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Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Anica e Istat
40
11 novembre
2013
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414
giovanni.ajassa@bnlmail.com
Ad oltre cento anni dalla nascita il cinema continua a rappresentare un elemento
importante della cultura e dell’economia di molti paesi. La lunga stagione di
recessione economica ha reso urgenti alcuni cambiamenti strutturali e tecnologici
che permetteranno al settore di vincere la sfida della “rilocazione”, il fenomeno che
permette l’integrazione e la sovrapposizione di media diversi.
Nel 2012 solo un italiano su due si è recato al cinema almeno una volta, un valore
che in Europa ci colloca allo stesso livello della Spagna ma sotto la Francia. Il calo
complessivo delle presenze nelle sale cinematografiche in Italia nel biennio 20112012 è stato pari a circa il 19%. Anche in un periodo complesso come quello attuale
la produzione cinematografica italiana è risultata in aumento: nel 2012 sono stati 166
i film di nazionalità italiana prodotti. Il mercato cinematografico in vale circa 2 miliardi
di euro e si compone di circa 9.900 imprese.
Il Cinema in Italia vive oggi una fase di profonda trasformazione e la sua
configurazione futura dipenderà sia dall’utilizzo che si saprà fare delle nuove
tecnologie, sia da come verranno affrontati alcuni problemi: la ricerca di fonti di
finanziamento, la pirateria e soprattutto la presenza sui mercati esteri.
2. 11 novembre 2013
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
Editoriale: Cinema, notre amour
Giovanni Ajassa 06-47028414 giovanni.ajassa@bnlmail.com
Recessione, cinema, consumi
(valori correnti; 2007 = 100)
consumi famiglie
incassi cinema
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Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Anica e Istat
Per Louis Lumière era un’invenzione senza futuro. Colpa della mutevolezza dei gusti
del pubblico e dello spiazzamento che avrebbe subito nel tempo a vantaggio di altre
“tecnologie” di comunicazione e di intrattenimento. Eppure, ad oltre cento anni dalla
sua nascita, il cinema continua a farcela, pur confrontandosi con la nuova sfida di
quelle che gli esperti chiamano “rilocazioni”. Parliamo della convergenza che porta i
media a sovrapporsi e ad integrarsi. Che ci fa leggere il giornale su un tablet, sentire la
radio in streaming, scaricare la musica sullo smartphone o vedere un film sullo
schermo di un laptop. Il cinema continua ad esistere anche se non si lega più a un
supporto o ad una tecnologia esclusivi. Il cinema continua a esserci perché
rappresenta un certo modo di vedere le cose, pur attraverso nuove lenti e su nuove
piattaforme tecnologiche. Con plastica abilità, il cinema continua ad accompagnare
l’evoluzione dei modelli socio-economici di comportamento e il progredire tecnologico
dei mezzi di comunicazione, dall’introduzione della televisione all’affermazione della
multimedialità, del digitale e della rete.
Come spiegare la resilienza del cinema? Forse, semplicemente con il fatto che, come
diceva un pioniere della video-arte, “il cinema non è vedere, è volare”. Il cinema è
mezzo e messaggio. È racconto ed è sogno. Nel contesto di una globalizzazione che
spinge all’omologazione e alla standardizzazione, il cinema può rispondere alla
domanda di differenziazione, di individualità culturale, anche di affermazione di un
disagio, personale e sociale. Un’arte emblematica della modernità. Un’arte popolare,
capace di rappresentare, secondo la definizione data da Walter Benjamin, il correlato
culturale della civiltà delle macchine. Anche di quelle virtuali, non meno foriere di
potenziali alienazioni di quelle “fisiche”. Il cinema è tutto questo. Allo stesso tempo, il
cinema è una realtà economica-produttiva che è cambiata nel tempo, facendo i conti
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3. 11 novembre 2013
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
con i vincoli del mercato e l’evoluzione degli scenari. Perché, anche nell’epoca della
post-medialità, il cinema rimane anche “una fila di poltrone davanti a uno schermo che
bisogna riempire”, come diceva Alfred Hitchcock.
Tra manifattura e cultura, l’industria del cinema in Italia si riposiziona. È un
riposizionamento che muove dalle trasformazioni strutturali, di più lungo termine, della
tecnologia, della società e dei mercati, e che la lunga stagione di recessione
economica rende oggi ancora più urgente. Sei anni di riduzione del PIL, dei redditi e
dei consumi delle famiglie italiani hanno segnato duramente anche i conti del cinema.
Fatto 100 il dato del 2007, il valore degli incassi dei cinema italiani realizzato nel 2012
è stato dell’uno per cento inferiore al livello di cinque anni prima. Parliamo di valori
correnti, al lordo dell’inflazione. A prezzi costanti, gli incassi del cinema sono scesi in
cinque anni di undici punti percentuali contro un calo di cinque punti del totale del
paniere degli acquisti di beni e servizi delle famiglie italiane. È un conto pesante, che è
diventato più grave proprio negli ultimi due anni di coda della lunga recessione. È un
conto solo in parte temperato dal calo tutto sommato contenuto della presenze del
pubblico nelle sale cinematografiche, scese nel 2012 intorno ai 91 milioni, solo il tre per
cento in meno rispetto ai 94 milioni di presenze della media 2003-07. Merito dello
sforzo, continuato anche in anni difficili, di modernizzazione della rete degli esercizi.
Tra il 2003 e il 2012 i cinema che hanno chiuso in Italia sono stati 712 mentre sono
stati 133 i nuovi complessi aperti. Diversamente, il numero totale degli schermi è salito
di 268 unità. Il processo di digitalizzazione degli schermi è proseguito, ma è ancora
lungi dall’essere completato. Gli schermi digitalizzati sono oggi in Italia poco più di
2.400, il 61 per cento del totale. Completare e sostenere l’opera di modernizzazione
degli esercizi, anche di quelli di minore dimensione e specie delle mono-sale cittadine,
è una opportunità su cui lavorare. Ugualmente, la digitalizzazione può rappresentare
una leva importante per riscrivere la geografia dei rapporti lungo la filiera
cinematografica italiana accorciando le distanze tra produzione e consumo. Un
“chilometro zero” per fare efficienza e sviluppo.
Un po’ come per l’economia del suo complesso, anche per il cinema il 2013 si rivelerà
un anno di transizione. Non ancora di vera ripresa, ma di rallentamento della caduta.
Così indicano anche alcuni autorevoli stime compiute sul settore dell’audiovideo lato
produzione: un comparto rilevante, composto da una platea di settemila imprese,
trentamila addetti e un valore di produzione stimato per quest’anno in 7,5 miliardi di
euro. Per ripartire, nel cinema come per l’intera economia, non basta aspettare la
ripresa. Occorre lavorare giorno per giorno per cercare di ridurre i divari di competitività
a carico delle nostre imprese. Dai difetti di dimensione aziendale e di capitalizzazione
ai problemi, particolarmente avvertiti nel settore, di concorrenza sleale e di tutela della
proprietà intellettuale. Migliorare la competitività, guardare all’export e
all’internazionalizzazione, innovare. Vale per il cinema non meno che per altri comparti.
E fare leva, qui forse più che altrove, sull’immenso talento del nostro capitale umano,
specie dei giovani, dalle professionalità tecniche a quelle di attori, autori e registi. Un
miscuglio di tecnica, precisione e improvvisazione. Così, una volta, definì il cinema
Federico Fellini. Tecnica, precisione e improvvisazione per un futuro di rinnovato
successo del cinema italiano.
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setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
Il cinema italiano tra recessione e innovazione
Simona Costagli 06-47027054 – simona.costagli@bnlmail.com
I lunghi anni di contrazione del Pil e del reddito delle famiglie in Italia non
potevano non avere un’influenza anche nel settore della cultura e ricreazione.
Nel 2012 solo un italiano su due si è recato al cinema almeno una volta, un
valore che in Europa ci colloca allo stesso livello della Spagna ma sotto la
Francia dove la frequentazione dei cinema è ancora maggiore. Il calo
complessivo delle presenze nelle sale cinematografiche in Italia nel biennio
2011-2012 è stato pari a circa il 19%.
Anche in un periodo complesso come quello attuale la produzione
cinematografica italiana è risultata in aumento: nel 2012 sono stati 166 i film di
nazionalità italiana prodotti, contro i 155 del 2011. Per la maggior parte si tratta di
produzioni totalmente italiane, e in misura minore di coproduzioni maggioritarie
che sono comunque in aumento rispetto al biennio precedente. Il principale
partner nelle coproduzioni si conferma di gran lunga la Francia, con 20 contratti
nel 2012 contro i 15 dell’anno precedente. Gli Stati Uniti, con una sola
coproduzione, si collocano ai margini della classifica.
Il mercato cinematografico in Italia (dati al 2011) nella sua accezione più ampia
vale circa 2 miliardi di euro e si compone di circa 9.900 imprese concentrate per
lo più nel comparto della produzione. La struttura imprenditoriale del settore
replica abbastanza fedelmente quella dell’intera economia italiana, soprattutto
nel segmento della produzione, dove si osservano poche grandi imprese e una
prevalenza di unità produttive molto piccole e in gran parte sottocapitalizzate.
Dal lato della distribuzione il mercato appare invece molto concentrato in termini
di quote di mercato. L’attuale assetto della filiera cinematografica potrebbe
tuttavia cambiare radicalmente nel prossimo futuro a causa soprattutto del
processo di digitalizzazione.
Il Cinema in Italia vive oggi una fase di profonda trasformazione e la sua
configurazione futura dipenderà sia dall’utilizzo che si saprà fare delle nuove
tecnologie, sia da come verranno affrontati alcuni problemi: accanto a quello
sempre presente della ricerca di fonti di finanziamento, nel nostro paese ha
ormai raggiunto dimensioni ragguardevoli il fenomeno della pirateria, mentre è
ancora molto scarsa la visibilità dei film italiani al di fuori del territorio nazionale.
I numeri del macrosettore
La lunga recessione che ormai da oltre sei anni, con brevi periodi di interruzione,
attanaglia l’Italia ha avuto come principale conseguenza un calo dei livelli produttivi che
è stato particolarmente accentuato nella manifattura dove il valore aggiunto a prezzi
correnti tra il II trimestre del 2008 e il II trimestre di quest’anno è calato del 17%. La
situazione è diversa per i servizi: posto pari a 100 il valore aggiunto (sempre espresso
a prezzi correnti e destagionalizzato) a metà 2008 questo nel II trimestre 2013 era pari
a 101,2.
Anche nell’ambito dei servizi l’andamento è risultato piuttosto eterogeneo, tuttavia la
mancanza di dati aggiornati oltre un certo livello di aggregazione non permette di
analizzare nel dettaglio realtà che pure sono molto interessanti per il nostro paese (ad
esempio il Cinema); alcune riflessioni sono tuttavia possibili.
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5. 11 novembre 2013
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
Secondo i dati Eurostat la branca che include il comparto del Cinema1 a fine 2011
rappresentava lo 0,7% del valore aggiunto complessivo italiano, un valore che è
rimasto praticamente invariato nel corso dei venti anni precedenti e che risulta
lievemente superiore sia a quello medio dell’area euro (0,6%), sia a quello tedesco e
francese (0,5% in entrambi i casi). Il settore in Italia negli ultimi anni ha mostrato un
andamento piuttosto difforme dall’economia in generale, e sembra aver seguito le sorti
del paese con un certo ritardo: nel corso del 2009, a fronte di un calo generale del
5,6% del valore aggiunto, il settore registrava un aumento del 2,3%, cui seguiva una
lieve crescita (+0,9%) nel 2010, anno in cui il valore aggiunto complessivo in Italia
saliva dell’1,7%. Nel 2011, a fronte di un aumento generale dello 0,6%, il comparto che
include il Cinema registrava una flessione del 3,1%, che dovrebbe poi essere
peggiorata nei trimestri successivi, almeno a giudicare dalla performance del settore
servizi di informazione e comunicazione2, la macro branca che nelle classificazioni
Istat include il comparto del Cinema; questa nel 2012 ha registrato un -4% a/a seguito
da un -7,3 e -8,8% rispettivamente nel I e nel II trimestre di quest’anno.
Pur in un periodo complesso come quello attuale la branca che include il cinema
secondo Eurostat rappresenta in Italia un discreto bacino di occupazione; nel 2011
(ultimo dato disponibile) il comparto impiegava poco meno di 90mila addetti, un
numero di persone analogo a quello occupato ad esempio nel settore delle
telecomunicazioni o nella carta e stampa; nel complesso si tratta dello 0,4% del totale
degli occupati in Italia a fine 2011, un valore rimasto stabile negli anni e analogo a
quello medio europeo.
Le difficoltà sul mercato del lavoro e la contrazione del reddito delle famiglie e dei
consumi nel corso degli ultimi hanno penalizzato la domanda di beni e servizi per il
tempo libero e di conseguenza quella rivolta al Cinema. Secondo l’Istat tra il 2011 e il
2012 la spesa in ricreazione e cultura è scesa dell’1,4%, mentre solo nel 2012 la quota
di popolazione che dichiara di essere andata al cinema almeno una volta è scesa al
50%, dal 54% dell’anno precedente, un valore che in Europa ci colloca allo stesso
livello della Spagna ma sotto la Francia dove il valore si attesta intorno al 57%. Come
conseguenza il calo complessivo delle presenze nelle sale cinematografiche in Italia
nel biennio 2011-2012 è stato consistente e pari a circa il 19%, in peggioramento dal
-7% del primo biennio di crisi. Tra il 2010 e il 2012 in particolare si è assistito a un calo
cumulato del numero di biglietti venduti pari a circa 20 milioni, mentre l’incasso
complessivo è risultato pari a 609 miliardi di euro in flessione dai 662 dell’anno
precedente. Per il 2013 le prime stime sembrano mostrare un’attenuazione del calo dei
biglietti venduti, mentre per capire l’evoluzione a medio-lungo termine sarà
fondamentale seguire le sorti del mercato del lavoro e più in particolare della
condizione reddituale delle famiglie italiane.
1
Motion picture, video, television programme production; programming and broadcasting activities.
La macro branca dei “Servizi di informazione e comunicazione” comprende quella relativa a “Motion
picture …” rilevata da Eurostat ed è pertanto più lontana della precedente dalla definizione del settore
“Cinema”.
2
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6. 11 novembre 2013
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
Il Cinema in Italia: biglietti venduti
(in milioni)
125
120,6
120
115
112,1
110
105
101,0
100
95
90
2010
2011
2012
Fonte: SIAE
La produzione e distribuzione di film in Italia
Dal lato dell’offerta è interessante notare come anche in un periodo complesso come
quello attuale la produzione cinematografica italiana risulti in aumento: nel 2012 sono
stati 166 i film di nazionalità italiana prodotti, contro i 155 del 2011 e i 142 del 2010.
Per la maggior parte si tratta di produzioni totalmente italiane, anche se la quota è in
diminuzione, seguono poi i film di coproduzione maggioritaria, in aumento rispetto al
biennio precedente. Le coproduzioni vedono come partner principale la Francia (20
contratti nel 2012 contro i 15 dell’anno precedente), il Belgio (6 contratti) e la Spagna
(5 dai due dell’anno precedente). Gli Stati Uniti, con una sola coproduzione, si
collocano ai margini della classifica.
Film di nazionalità italiana coprodotti per paese
partner
(Numero di contratti)
15
Francia
Belgio
2
Spagna
2
Svizzera
2
1
Regno Unito
Ungheria
5
3
3
2
Germania
20
6
3
2
1
Romania
Lussemburgo
2
2
1
Canada
Argentina
2011
2
2012
2
0
5
10
15
20
25
Fonte: ANICA
Il costo complessivo dei film di nazionalità italiana nel 2012 si è collocato intorno ai 493
milioni di euro, contro i 423 dell’anno precedente, cosa che ha comportato un lieve
aumento del costo medio per film passato da 1,96 milioni del 2011 a 1,99 del 2012. Il
6
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SettsettembreAgost
o 2008
valore medio nasconde tuttavia una distribuzione molto eterogenea, in cui è notevole
sia la quota di film costati meno di 200mila euro (il 28% del totale), sia quella di film
costati oltre 3,5 milioni (18%).
Il mercato cinematografico italiano e i suoi problemi: struttura, finanziamenti,
pirateria e mercati esteri
Secondo gli ultimi dati pubblicati da ANICA il mercato cinematografico in Italia (dati al
2011) nella sua accezione più ampia vale circa 2 miliardi di euro e si compone di un
numero elevato di imprese, pari a poco più di 9.900, concentrate per lo più nel
comparto della produzione (7.222), seguono poi gli esercenti (1.775) e infine i
distributori (606). La struttura imprenditoriale del settore replica abbastanza fedelmente
quella dell’intera economia italiana, soprattutto nel segmento della produzione, dove si
osservano poche grandi imprese e una prevalenza di unità produttive molto piccole e in
gran parte sottocapitalizzate. Dal lato della distribuzione il mercato appare invece molto
concentrato in termini di quote di mercato. L’attuale assetto della filiera cinematografica
potrebbe tuttavia cambiare radicalmente nel prossimo futuro, a causa di una serie di
fattori tra cui soprattutto il processo di digitalizzazione. La digitalizzazione rappresenta
insieme un’opportunità e una minaccia per molti segmenti del comparto: oltre
all’accorciamento della filiera cinematografica che essa potrebbe determinare
riducendo drasticamente il ruolo dei distributori, essa minaccia la sopravvivenza di
molte piccole sale cinematografiche, soprattutto nelle provincie minori, poiché
l’adeguamento tecnologico richiede un ammontare di investimenti che spesso gli
esercenti non sono in grado di sostenere.
Il settore Cinematografico oggi vive una fase di profonda trasformazione e la sua
configurazione futura dipenderà sia dall’utilizzo che si saprà fare delle nuove
tecnologie, sia da come verranno affrontati alcuni problemi: accanto a quello sempre
presente della ricerca di fonti di finanziamento, nel nostro paese ha ormai raggiunto
dimensioni ragguardevoli il fenomeno della pirateria, mentre è ancora molto scarsa la
visibilità dei film italiani (e più in generale europei) al di fuori del territorio nazionale (e
soprattutto negli Stati Uniti).
Il sostegno pubblico al Cinema in Italia:
finanziamenti diretti e indiretti
(Milioni di euro)
250
200
150
19,9
32,6
17,8
72,1
91,5
99,7
100
137,8
50
130,5
135,8
89
88,7
99,7
2010
2011
2012
0
2007
2008
Totale crediti d'imposta
2009
Risorse pubbliche dirette
Fonte: DG Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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o 2008
Relativamente al tema del finanziamento un passo senza dubbio decisivo è stato il
decreto legge “Valore cultura” che ha sancito la stabilizzazione, senza scadenza, del
tax credit, e fissato uno stanziamento annuale fisso. Il settore tuttavia soffre per lo
scarso riconoscimento del valore culturale che esso apporta e che è tra gli elementi a
cui la Commissione europea pone maggiore attenzione nel valutare i sistemi di aiuto
nazionale ai vari settori.
L’evoluzione del sostegno pubblico risulta comunque in crescita, secondo la DG
Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel corso del 2012 circa 200
milioni di euro di risorse pubbliche sono state rese disponibili all’intera filiera
cinematografica (sviluppo, produzione, distribuzione, esercizio e promozione) sia sotto
forma di agevolazioni fiscali (tax credit), sia sotto forma diretta (la cosiddetta “quota
cinema” del FUS); quest’ultima componente tuttavia nel corso degli ultimi anni (20072012) ha mostrato un andamento decrescente (con una lieve ripresa nel 2012) che ha
penalizzato soprattutto i fondi destinati alla produzione (-46%) e alla promozione
(-34%), mentre risultano in crescita, soprattutto nel biennio 2011-2012, le risorse dirette
al settore dell’esercizio (+73%).
I finanziamenti pubblici al Cinema in Italia per
comparto
(Milioni di euro)
160
140
120
100
80
60
39
15
12
23
36
16
36
14
12
20
24
30
40
20
48
43
36
31
35
2007
2008
Promozione
2009
Esercizio
9
8
10
13
12
7
4
20
27
20
26
2010
2011
2012
0
Enti di settore
32
Produzione film realizzati
20
Produzione progetti
Fonte: DG Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Uno dei problemi più gravi che affligge il Cinema in Italia è quello della pirateria video
che nel nostro paese rappresenta un fenomeno più ampio e diffuso che nel resto
d’Europa. Secondo la Federazione anti pirateria audiovisiva (Fapav) sono circa 100
milioni le unità/visioni di soli film perse ogni anno a causa di questo problema; ad
essere penalizzato è soprattutto il noleggio (oltre 50 milioni), ma pesante è anche il
contributo pagato dal Cinema che si stima perda a causa della pirateria circa 30 milioni
di biglietti con una perdita che si aggira intorno ai 530 milioni di euro in un anno. Anche
in questo caso l’evoluzione tecnologica gioca un ruolo importante: la digitalizzazione ha
infatti accelerato il fenomeno della pirateria rendendo il download la modalità di
accesso illegale ai film più diffusa in Italia; ciò non solo ha ridotto la stessa pirateria
fisica (acquisto di dvd copiati presso rivenditori non autorizzati), ma ha modificato la
percezione stessa della frode riducendola nella mentalità comune a semplice scambio
gratuito tra conoscenti di file scaricati da altri via internet. Peraltro, la pirateria digitale
8
9. 11 novembre 2013
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o 2008
colpisce in modo particolare le prime visioni poiché riguarda nella maggior parte dei
casi film non ancora nelle sale.
La pirateria digitale in Italia
100%
1
3
2
33
32
32
7
90%
80%
39
70%
60%
50%
40
45
40%
46
40
30%
20%
25
22
10%
20
14
0%
Download
Altro
Straming
Catalogo
Peer to peer
Prima visione
Copie digitali
Non ancora nelle sale
Fonte: Fapav
Relativamente alla capacità di arrivare sui mercati esteri il cinema italiano ha ancora
molte difficoltà; secondo uno studio condotto da ANICA e riferito alla seconda metà
degli anni Duemila il mercato estero vale solo 45 milioni di euro e solo il 60% dei film
prodotti nel quinquennio risulta commercializzato all’estero. Rapportato al valore degli
investimenti privati nei film italiani negli stessi anni il peso dell’export non arriva a
superare l’8%. Una maggiore capacità di arrivare sui mercati esteri permetterebbe al
comparto di risolvere in parte anche il problema del finanziamento, poiché favorirebbe
la nascita di coproduzioni e il ricorso a fonti di finanziamento pubblico europee.
Film italiani venduti all’estero nella seconda
metà degli anni Duemila
America Latina; 97
Europa; 216
Estremo Oriente;
102
Nord America; 86
Africa; 5
Australia; 84
Medio Oriente ; 69
Fonte: ANICA
Oggi l’Europa resta ancora il mercato di sbocco più importante sia in termini di numero
di film, sia di fatturato realizzato, segue poi l’estremo oriente, l’America Latina e quella
9
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o 2008
del Nord. In Europa è la Francia il principale acquirente di cinema italiano, seguito da
Belgio Lussemburgo e Olanda. Contrariamente alle attese risulta più difficile la vendita
di film italiani in Spagna, paese in cui il fenomeno della pirateria digitale è molto diffuso
e in cui il film è un genere poco trasmesso dalle televisioni.
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o 2008
Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori
Indice Itraxx Eu Financial
Indice Vix
400
60
350
300
50
250
200
40
150
30
100
20
Index Itraxx EU Financial Sector
50
10
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mar-12
set-11
nov-11
lug-11
mag-11
gen-11
0
mar-11
set-13
nov-13
lug-13
mag-13
gen-13
mar-13
set-12
nov-12
lug-12
mag-12
gen-12
mar-12
set-11
nov-11
lug-11
mag-11
gen-11
mar-11
0
Fonte: Thomson Reuters
Fonte: Thomson Reuters
I premi al rischio passano da 116 a 106pb.
L’indice Vix nell’ultima settimana rimane
stabile a 13.
Prezzo dell’oro
Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent
(Usd l’oncia)
(Usd per barile)
130
1,5
2.000
125
1,45
1.900
1,4
1.800
1.300
nov-13
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mar-13
mag-13
nov-12
gen-13
set-12
1.200
lug-12
1,15
1.400
gen-11
90
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1,2
mar-12
Cambio euro/dollaro sc.ds.
mag-12
Brent scala sin.(in Usd)
nov-11
95
1.500
gen-12
1,25
100
1.600
set-11
1,3
105
1.700
lug-11
1,35
110
mar-11
115
mag-11
120
Fonte: Thomson Reuters
Fonte: Thomson Reuters
Il tasso di cambio €/$ a 1,34. Il petrolio di qualità
Brent quota $104 al barile.
Il prezzo dell’oro scende sotto la soglia dei
1.300 dollari l’oncia.
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o 2008
Borsa italiana: indice Ftse Mib
Tassi dei benchmark decennali:
differenziale con la Germania
(punti base)
24.000
1.400
22.000
1.200
1.000
20.000
800
18.000
600
400
16.000
200
14.000
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Italia
gen-13 mag-13 set-13
Spagna
Irlanda
Portogallo
Fonte: Thomson Reuters
Fonte: elab. Servizio Studi BNL su dati Thomson
Reuters
Il Ftse Mib torna sotto quota 19.000.
I differenziali con il Bund sono pari a 461 pb
per il Portogallo, 180 pb per l’Irlanda, 233 pb
per la Spagna e 243 pb per l’Italia.
Indice Baltic Dry
Euribor 3 mesi
(val. %)
12.000
6
10.000
5
8.000
4
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0
gen-08
1
0
mag-07
2
2.000
set-06
4.000
gen-07
3
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6.000
Fonte: Thomson Reuters
Fonte: Thomson Reuters
L’indice Baltic Dry nell’ultima settimana
rimane sotto quota 1.600.
L’euribor 3m resta stabile poco oltre 0,20%.
Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNLGruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato
divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come
un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari.
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