Descrizione e analisi del contenuto della "Critica del Giudizio" di Kant.
Rilasciata sotto licenza Creative Commons BY-SA-NC (Attribuzione, Distribuzione, Non per fini commerciali). Sono permessi usi educativi e riproduzione (citata) di parte della presentazione o tutta.
La presentazione è stata realizzata da Claudia Ceccarelli, Isabella Garofolo, Giulia Gori, Giorgia Paolucci nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof. Pietro Volpones.
Insieme alle presentazioni, gli studenti hanno realizzato l’ebook “Razionalismo ed empirismo”, reperibile al seguente indirizzo web: http://www.liceovailati.it/doceboKms/index.php?modname=documents&op=documents
1
Paolo Parrini
La scienza come ragione pensante1
Dice Heidegger alla fine del saggio del 1943 dedicato a “La parola di Nietzsche „Dio è
morto‟”: “Il folle [ossia chi proclama la morte di Dio] … è colui che cerca Dio gridando „Dio‟ a
gran voce. Forse un pensante ha realmente gridato qui de profundis? E l‟orecchio del nostro
pensiero? Il grido continuerà a non essere udito finché non si inizierà a pensare. Ma il pensiero
inizierà solo quando avremo esperito che la ragione, glorificata da secoli, è la più accanita
avversaria del pensiero” ([2: vol. 5, p. 267 = p. 246 sg.] = [6, p. 315 sg.]; cfr. [5, p. 245 sg.]).
Compare in queste parole, in maniera particolarmente nitida, una contrapposizione fra
pensiero e ragione che, in vario modo, caratterizza l‟itinerario intellettuale di Heidegger ed acquista
maggiore forza dopo la svolta avvenuta negli anni immediatamente successivi al quinquennio 1927-
1932 - un quinquennio di importanza cruciale in cui si collocano, in rapida successione, la
pubblicazione di Essere e tempo e di Kant e il problema della metafisica (rispettivamente 1927 e
1929), l‟ormai famoso incontro di Davos con Cassirer e Carnap (1929) e l'attacco mosso dallo
stesso Carnap alla filosofia heideggeriana nel saggio Il superamento della metafisica attraverso
l’analisi logica del linguaggio (1932). La contrapposizione vede, da un lato, un pensiero pensante,
che sembra essere appannaggio della filosofia speculativa e, dall‟altro, una ragione che sembra
esaurire l‟attività intellettuale della scienza e della razionalità scientifica, confinate entrambe
nell‟ambito algoritmico o calcolistico delle procedure formali e astratte della logica, della
matematica e delle discipline esatte in generale. È da tale antitesi che maturano le considerazioni
heideggeriane sulla scienza e sulla tecnica esposte nelle lezioni dei primi anni Cinquanta su Che
cosa significa pensare, lezioni nelle quali compare la famosa (e per alcuni famigerata) frase che “la
scienza non pensa” ([2: vol. 8, p. 9] = [7, p. 41]).
È stato osservato che, esprimendo questo giudizio, Heidegger intendeva non tanto criticare la
scienza, quanto piuttosto indicare e circoscrivere l‟ambito in cui essa consapevolmente e
metodicamente si muove. Per il filosofo tedesco, cioè, sarebbe la scienza stessa a porsi il compito di
indagare qualcosa che essa assume come oggetto senza metterlo in questione come tale. La fisica,
per esempio, si occuperebbe a livello ontico della natura di certi enti (o essenti), ma non si porrebbe
la questione ontologica del modo d‟essere che compete a quegli enti e che va loro riconosciuto. La
1 Lectio magistralis tenuta a Firenze il 15 Novembre 2008, nella Sala Gonfalone del Consiglio Regionale della
Toscana, in occasione della consegna del Premio Giulio Preti 2008. Il testo è apparso nel volume Pianeta Galileo
2008, a cura di Alberto Peruzzi, Centro Stampa del Consiglio Regionale della Toscana, Firenze, 2009, pp. 235-242.
2
scienza dunque non pensa, perché il compito peculiare del pensiero sarebbe proprio quello di
andare al di là del procedere metodico sia della scienza in generale sia di qualunque disciplina
particolare per portare alla luce e mettere in questione i presupposti, accettati per lo più come ovvi e
scontati, che ne stanno alla base.
Può essere superfluo precisare che chi vi parla, e che ha avuto l‟onore di ricevere il premio
intitolato al suo maestro Giulio Preti, non può che muoversi in un orizzonte di idee assai diverso da
quello heideggeriano. Ma proprio la lezione di Preti invita ad assumere nei confronti del filosofo
Heidegger (e sottolineo la parola “filosofo” per indicare che non intendo parlare dell‟uomo
Heidegger e, tanto meno, del rettore Heidegger!) una posizione più cauta e in qualche modo più
articolata di quella che in genere è stata presa, soprattutto da noi, tanto dai suoi detrattori quanto dai
suoi estimatori. Io credo certamente - come risulterà ch
Descrizione e analisi del contenuto della "Critica del Giudizio" di Kant.
Rilasciata sotto licenza Creative Commons BY-SA-NC (Attribuzione, Distribuzione, Non per fini commerciali). Sono permessi usi educativi e riproduzione (citata) di parte della presentazione o tutta.
La presentazione è stata realizzata da Claudia Ceccarelli, Isabella Garofolo, Giulia Gori, Giorgia Paolucci nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof. Pietro Volpones.
Insieme alle presentazioni, gli studenti hanno realizzato l’ebook “Razionalismo ed empirismo”, reperibile al seguente indirizzo web: http://www.liceovailati.it/doceboKms/index.php?modname=documents&op=documents
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Paolo Parrini
La scienza come ragione pensante1
Dice Heidegger alla fine del saggio del 1943 dedicato a “La parola di Nietzsche „Dio è
morto‟”: “Il folle [ossia chi proclama la morte di Dio] … è colui che cerca Dio gridando „Dio‟ a
gran voce. Forse un pensante ha realmente gridato qui de profundis? E l‟orecchio del nostro
pensiero? Il grido continuerà a non essere udito finché non si inizierà a pensare. Ma il pensiero
inizierà solo quando avremo esperito che la ragione, glorificata da secoli, è la più accanita
avversaria del pensiero” ([2: vol. 5, p. 267 = p. 246 sg.] = [6, p. 315 sg.]; cfr. [5, p. 245 sg.]).
Compare in queste parole, in maniera particolarmente nitida, una contrapposizione fra
pensiero e ragione che, in vario modo, caratterizza l‟itinerario intellettuale di Heidegger ed acquista
maggiore forza dopo la svolta avvenuta negli anni immediatamente successivi al quinquennio 1927-
1932 - un quinquennio di importanza cruciale in cui si collocano, in rapida successione, la
pubblicazione di Essere e tempo e di Kant e il problema della metafisica (rispettivamente 1927 e
1929), l‟ormai famoso incontro di Davos con Cassirer e Carnap (1929) e l'attacco mosso dallo
stesso Carnap alla filosofia heideggeriana nel saggio Il superamento della metafisica attraverso
l’analisi logica del linguaggio (1932). La contrapposizione vede, da un lato, un pensiero pensante,
che sembra essere appannaggio della filosofia speculativa e, dall‟altro, una ragione che sembra
esaurire l‟attività intellettuale della scienza e della razionalità scientifica, confinate entrambe
nell‟ambito algoritmico o calcolistico delle procedure formali e astratte della logica, della
matematica e delle discipline esatte in generale. È da tale antitesi che maturano le considerazioni
heideggeriane sulla scienza e sulla tecnica esposte nelle lezioni dei primi anni Cinquanta su Che
cosa significa pensare, lezioni nelle quali compare la famosa (e per alcuni famigerata) frase che “la
scienza non pensa” ([2: vol. 8, p. 9] = [7, p. 41]).
È stato osservato che, esprimendo questo giudizio, Heidegger intendeva non tanto criticare la
scienza, quanto piuttosto indicare e circoscrivere l‟ambito in cui essa consapevolmente e
metodicamente si muove. Per il filosofo tedesco, cioè, sarebbe la scienza stessa a porsi il compito di
indagare qualcosa che essa assume come oggetto senza metterlo in questione come tale. La fisica,
per esempio, si occuperebbe a livello ontico della natura di certi enti (o essenti), ma non si porrebbe
la questione ontologica del modo d‟essere che compete a quegli enti e che va loro riconosciuto. La
1 Lectio magistralis tenuta a Firenze il 15 Novembre 2008, nella Sala Gonfalone del Consiglio Regionale della
Toscana, in occasione della consegna del Premio Giulio Preti 2008. Il testo è apparso nel volume Pianeta Galileo
2008, a cura di Alberto Peruzzi, Centro Stampa del Consiglio Regionale della Toscana, Firenze, 2009, pp. 235-242.
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scienza dunque non pensa, perché il compito peculiare del pensiero sarebbe proprio quello di
andare al di là del procedere metodico sia della scienza in generale sia di qualunque disciplina
particolare per portare alla luce e mettere in questione i presupposti, accettati per lo più come ovvi e
scontati, che ne stanno alla base.
Può essere superfluo precisare che chi vi parla, e che ha avuto l‟onore di ricevere il premio
intitolato al suo maestro Giulio Preti, non può che muoversi in un orizzonte di idee assai diverso da
quello heideggeriano. Ma proprio la lezione di Preti invita ad assumere nei confronti del filosofo
Heidegger (e sottolineo la parola “filosofo” per indicare che non intendo parlare dell‟uomo
Heidegger e, tanto meno, del rettore Heidegger!) una posizione più cauta e in qualche modo più
articolata di quella che in genere è stata presa, soprattutto da noi, tanto dai suoi detrattori quanto dai
suoi estimatori. Io credo certamente - come risulterà ch
R. Villano - Tempo scolpito in silenzio eternità - Euristica di storiografia ...Raimondo Villano
28. R. Villano "The time sculpted in the silence of eternity. Reflections on the diachronic investigation for the memory of the homo faber ", patronage of: Pontifical Academy Tiberina; Academy of History of Healthcare; Nobile Pharmaceutical Chemistry College; European Academy for Economic and Cultural Relations. Winner of the LXXIV edition of the National Massimo Piccinini Award for Historical-Scientific Research (already assigned to the highest Historical Conci and Pedrazzini) conferred by the Academy of History of Healthcare-Mi.BACT (Rome, December 12, 2014). Presentations by: Ven. Balì Great Cross of Justice of the Sovereign Military Order of Malta Ecc.mo Fra 'Franz von Lobstein, already Gran Priore of Rome; Past District Governor 2100 Italia of Rotary International and literary critic Prof. Antonio Carosella; President of the International Commission for Biotechnology Prof. Gr. Uff. Giulio Tarro. Wise philosophy of history with a beautiful title and deep, coherent and well articulated reflections (according to the historian Fra 'Giovanni SCARABELLI). . (Ed. Chiron Hystart, ISBN 978-88-90423536, Jan. 1, 2010; 1 Apr. 2010; 2 Apr. 2010; 3 Apr. 2011; 4 th Feb. 2012 - pp. 126; 5th July 2013 - pp. 132);
Ulixe. Il lungo cammino delle idee tra arte, scienza e filosofia.Fausto Intilla
Solo in tempi assai recenti (storia contemporanea) si è riscoperto — poiché già noto in tempi antichi, quando ogni ambito della sfera umana si inseriva in uno stesso disegno, percepito da tutti con un profondo “senso del divino”; ovvero prima dell’era cartesiana — il sublime nesso tra tutte le cose presenti nel grande regno della realtà, che ci consente di visualizzare meglio ogni sottile collegamento tra tutto ciò che siamo sempre stati abituati a scindere, a suddividere in compartimenti stagni, ai quali abbiamo dato il nome di Arte, Scienza e Filosofia. Il tentativo di quest’opera, è dunque quello di esporre alcuni punti di partenza dai quali, seguendo percorsi diversi, si arrivi a un unico obiettivo: intravedere l’immagine di una realtà unitaria, dove tutto il sapere e l’operato umano, rivelino (seppure in termini metafisici ed astratti) la loro sottile interdipendenza con la natura dei nostri stessi sensi (filtri irremovibili e dai benèfici risvolti di stampo darwiniano), istinti ed emozioni.
1. Per critica in termini kantiani si intende quell'atteggiamento filosofico che
consiste nell'interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate
esperienze umane ai fini di chiarirne la possibilit (ovvero le condizioni che�
ne permettono l'esistenza), la validit (ovvero i titoli di legittimit o non-� �
legittimit che le caratterizzano) e i limiti (ovvero i loro confini di�
validit ).�
L'obiettivo centrale della filosofia kantiana, in special modo nella sua fase
"critica" quello di stabilire che cosa possiamo conoscere con certezza.�
Ripercorrendo le fondamenta del pensiero moderno e riferendosi alla ricerca e
alla scoperta di verit certe o presunte tali (come nel caso di Cartesio), Kant�
intende descrivere quali sono i presupposti necessari al fine di garantire
un'esperienza certa del mondo, e ad essere pi precisi, quali elementi, tipici�
dell'essere umano, permettono di costruire una conoscenza scientifica del mondo.
Non si deve dimenticare che, almeno per la cultura accademica tardo-illuminista
tedesca, il termine scienza indica tutto quell'universo dottrinale fondato sulle
teorie di autori quali, per esempio, Euclide, Aristotele, Leibniz e Newton.
Nell'istanza critica di Kant risulta quindi centrale l'aspetto del limite: il
criticismo infatti si presenta come una filosofia del limite e pu venir�
definito un'ermeneutica della finitudine, ossia come un'interpretazione
dell'esistenza volta a stabilire nei vari settori le "colonne d'Ercole
dell'umano" e quindi il carattere limitato delle possibilit dell'esperienza.�
L'impossibilit della conoscenza di trascendere i limiti dell'esperienza�
configura l'effettiva validit della conoscenza stessa.�
da sottolineare come il criticisimo di Kant sia anche frutto di influenze�
provenienti da un determinato quadro storico: la rivoluzione scientifica e la
crisi delle metafisiche tradizionali hanno infatti portato indubbiamente alla
formulazione di argomentazioni opposte al dogmatismo, interrogativi riguardanti
l'ipotetica nascita di una morale indipendente ed altri invece relegati alla
sfera sentimentale dell'uomo. Da qui si pu facilmente dedurre come il�
criticismo si sia concentrato sui fondamenti del sapere, della morale e
dell'esperienza estetica e sentimentale: argomenti trattati nelle tre opere di
Kant (Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del
giudizio). Da questo punto di vista il kantismo pu essere visto come legato�
all'empirismo inglese che era cominciato gi con Locke e che fu difeso�
dall'Illuminismo nel Settecento: entrambi insistono sui limiti conoscitivi
dell'uomo.
Tuttavia il kantismo si distingue dall'empirismo per l'analisi critica che viene
effettuata a monte: sulle condizioni di possibilit e i limiti di validit� �
della conoscenza. Quindi mentre gli illuministi lasciarono la ragione come
"lume" intoccabile, Kant porta davanti al tribunale della ragione la ragione
stessa, per chiarirne in modo esauriente strutture e possibilit .�
[La critica] un invito alla ragione di assumersi nuovamente il pi grave� � �
dei suoi uffici, cio la conoscenza di s , e di erigere un tribunale, che la� �
garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni quelle che non hanno
fondamento...; e questo tribunale non pu essere se non la critica della ragion�
pura stessa....critica della facolt della ragione in generale riguardo a tutte�
le conoscenze alle quali essa pu aspirare indipendentemente da ogni�
esperienza; quindi la decisione della possibilit o impossibilit di una� �
metafisica in generale, e la determinazione cos delle fonti, come dell'ambito�
e dei limiti della medesima, e tutto dedotto da princ pi.[1]� �
Le condizioni di possibilit della conoscenza inoltre precedono ogni esperienza�
empirica, non possono essere raggiunte dai sensi ma devono essere descritte da
un'analisi critica svolta dalla ragione.
Per via dello scetticismo humiano che aveva confutato il sapere fondato delle
scienze, rendendolo instabile, Kant decide di riesaminare globalmente le
fondamenta del sapere delle scienze, cio la matematica e la geometria�
(trattate nell'Estetica Trascendentale), la fisica (Analitica Trascendentale) e
2. metafisica (Dialettica Trascendentale). La fondazione del sapere è quindi di
fatto affidata al criticismo. La lettura di questo termine ci deve ricondurre ad
una doppia esigenza: una di ordine programmatico ed una di ordine metodologico.
Programmaticamente, il criticismo è appunto la scoperta delle condizioni di
possibilità che permettono la conoscenza; metodologicamente, esso è la capacità
di risalire dalla conoscenza che il soggetto ha del mondo per comprenderne i
presupposti e le condizioni di possibilità. L'orizzonte metodologico rimanda
allo scopo prefissato, e il progetto di ricerca legittima la scelta
metodologica. È nell'immagine del mondo, offerta dall'esperienza, che Kant pensa
di poter trovare la conoscenza delle strutture fondamentali della ragione umana
con cui è resa possibile la conoscenza e la scienza del mondo. Presupposto
fondamentale di tutta la ricerca è quindi la coscienza che il soggetto ha del
mondo, conoscenza del mondo o meglio immagine del mondo, definita da Kant
fenomeno. Il soggetto dunque ha un ruolo centrale nel problema epistemologico e
l'esperienza, il limite della conoscenza stessa, non pregiudica una conoscenza
necessaria ed universale: per questo Kant può analizzare le condizioni di
possibilità e validità di quest'ultima.
Kant si pone in quest'opera le seguenti domande:
Com'è possibile la matematica pura?
Com'è possibile la fisica pura?
Com'è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?
Com'è possibile la metafisica come scienza?
Analisi e organizzazione
La Critica della ragion pura è la prima e la più grande delle tre critiche
scritte dal filosofo. Il termine Critica - dal termine greco ???s?? (krisis),
dal verbo ????? (krino): separare, dividere, decidere - è qui inteso nel senso
di "analisi".
In particolare la Prima Critica in Kant dichiara tre scopi generali:
Chiarire le possibilità e le condizioni che permettono un'esperienza.
Chiarire la validità, cioè la legittimità di un'esperienza.
Chiarire i limiti, i confini, gli ambiti dell'esperienza.
Con Ragion Pura si intende ogni forma di conoscenza che si ha prima di ogni
esperienza, quindi a priori.
In sintesi dunque la Critica della ragion pura analizza l'esistenza, la validità
e i limiti della conoscenza a priori, a tal fine Kant pone la ragione d'innanzi
ad un tribunale, ossia sottopone a giudizio la ragione (anche se tuttavia la
ragione, in tale giudizio, è sia imputato sia giudice, in quanto l'unico mezzo
che l'uomo ha per giudicare).
Scomposizione ed esame del titolo dell'opera
Critica = analisi delle condizioni di pensabilità e conoscibilità dell'oggetto
da parte del soggetto.
Della = sta ad indicare la critica sia come data sia come ricevuta: è la ragione
che mette in atto la critica della ragione stessa.
Ragione = considerata in senso lato come " facoltà che dà i principi della
conoscenza a priori" .
Pura = perché assolutamente indipendente dall'esperienza tradizionalmente
riferita alla materia impura.
Organizzazione e analisi riassuntiva dell'opera
Di seguito sono elencati i principali punti trattati dall'opera:
Dottrina trascendentale degli elementi
Estetica trascendentale (studio della sensibilità e delle intuizioni pure di
spazio e tempo;)
Esposizione metafisica (confutazione delle concezioni di spazio e tempo secondo
Locke, Newton e Leibniz)
Esposizione trascendentale (fondazione delle matematiche su spazio e tempo)
Logica Trascendentale
Analitica trascendentale (studio dell'intelletto e delle sue forme a priori)
3. Analitica dei concetti (studio della legittimità delle categorie e delle loro
caratteristiche)
Deduzione trascendentale (giustificazione dell'utilizzo delle categorie per
unificare le intuizioni empiriche)
Deduzione metafisica
Analitica dei principi (studio dell'applicazione delle categorie alle intuizioni
empiriche tramite gli schemi temporali)
Dialettica Trascendentale (studio della ragione e dell'erroneo utilizzo delle
categorie nella formazione delle idee)
Dottrina trascendentale del metodo
La Rivoluzione Copernicana
Si parla di rivoluzione copernicana di Kant poiché egli attua una rivoluzione in
campo gnoseologico pari a quella che attuò Copernico in campo astronomico. Il
fisico scoprì che non è la Terra ad essere posizionata al centro dell'universo
come sosteneva la teoria tolemaica e postulò quindi che fosse il Sole ad essere
al centro e la Terra a ruotargli attorno (teoria eliocentrica).
Kant usa l'immagine di Copernico in ambito filosofico: se vogliamo capire i
meccanismi della conoscenza dobbiamo ribaltare il tradizionale modo di
considerarla: com'è accaduto per l'apparente movimento del Sole, dobbiamo fare
riferimento alla Terra, al soggetto, al modo di funzionamento del suo intelletto
e non alla cosa conosciuta. Se insistessimo su quest'ultimo punto di vista ci
scontreremmo con lo scetticismo di David Hume che dimostrava
incontrevertibilmente che la conoscenza, in specie quella scientifica, non aveva
nessuna certezza.
Dall'analisi della ragione, del soggetto conoscente, risulta che una conoscenza
valida per tutti gli uomini, universale quindi, e necessaria è invece possibile
poiché tutti condividono la stessa dinamica conoscitiva, rappresentata da quelle
funzioni trascendentali della nostra mente che sono gli a priori: modi di
funzionamento che, in quanto forme prive di contenuto, appartengono allo stesso
modo a tutti, e che fanno sì che, quando si elaborano considerazioni circa un
oggetto, queste costituiscono un fondamento valido per tutti.
« Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del
nostro modo di conoscenza degli oggetti, in quanto questa deve essere possibile
a priori.[2] »
Per approfondire ulteriormente si deve specificare come i giudizi sintetici a
priori non derivino ovviamente dall'esperienza: Kant elabora così una nuova
teoria della conoscenza considerata come insieme di materia e forma. La materia
è la molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili che derivano
dall'esperienza, mentre la forma è l'insieme delle modalità fisse attraverso le
quali la mente umana ordina tali impressioni. Esse possono essere considerate
come dei filtri, delle forme innate che appartengono ad ogni soggetto pensante:
quindi per tale caratteristica Kant può affermare come sia possibile l'esistenza
di una conoscenza con validità universale.
Diverse sono le implicazioni che Kant compie con questa "rivoluzione
copernicana" in filosofia: per prima cosa non è più la mente che si modella
sulla realtà, ma è la realtà che si modella sulle forme a priori. In altre
parole è il soggetto stesso che attraverso il suo pensiero va a costruire il
mondo dell'esperienza. In secondo luogo, la nuova teoria della conoscenza
comporta la distinzione tra "fenomeno" e "noumeno": il fenomeno è la realtà che
ci appare tramite le forme a priori, esso si manifesta ed è un oggetto reale
solo nel rapporto con il soggetto pensante e conoscente. Il noumeno è invece la
"cosa in sé", esso esiste ma non si manifesta e non viene percepito ed è una
realtà considerata indipendentemente dal soggetto e dalle sue forme a priori.
La conoscenza
Per Kant la conoscenza non può essere altro che fenomenica. La parola fenomeno
nel linguaggio greco significa "ciò che appare". La conoscenza fenomenica dunque
è apparente nel senso che appare a ciascuno in modo diverso a seconda della
propria sensibilità. L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica era il
4. della propria sensibilit . L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica�
era il rapporto di causalit che stabiliva per sempre un nesso di necessit� �
causa-effetto tra i fenomeni. Ma dopo la critica di Hume al rapporto di
causalit che ne dimostrava la contingenza riducendolo a uno stato d'animo di�
attesa di un effetto che poteva o che non poteva prodursi in presenza di una
causa si pone per Kant la necessit di rifondare teoreticamente quella�
conoscenza che il progresso scientifico del resto dimostra praticamente di
essere efficace: questo non sarebbe possibile se i fondamenti del sapere
scientifico, come di tutto il sapere, fossero inconsistenti. Occorre dare alla
conoscenza un criterio di validit universale su cui essa possa fondarsi e�
questo sar reso possibile dalla scoperta delle strutture trascendentali del�
nostro conoscere.
Sensibilit , intelletto e ragione�
Secondo Kant tutto il genere umano ha la stessa capacit di conoscere, ovvero�
possiede le tre facolt conoscitive di sensibilit , intelletto e ragione.� �
La sensibilit che ha la facolt discriminante di selezionare i fenomeni che� �
interessino per la conoscenza e ha quindi il compito di selezionare i dati che
vengono forniti dall'esperienza utilizzando i sensi, in modo immediato ed
intuitivo: per Kant quindi la conoscenza inizia dall'esperienza.
L'intuizione sensibile del soggetto insieme passiva quando riceve i dati�
sensibili, ma anche attiva quando li inquadra nello spazio e nel tempo (forme�
a priori).
Lo spazio inteso da Kant come forma del senso esterno, cio come modo di� �
ordinare: ad esempio il modo in cui vediamo una casa, un albero o un'altra
persona.
Il tempo invece la forma del senso interno, ossia la rappresentazione a�
priori a fondamento degli stati interni e del loro disporsi.
Il tempo ordina sia le sensazioni interne sia le sensazioni esterne, lo spazio
solo quelle esterne: esso costituisce la maniera universale attraverso cui il
soggetto percepisce gli oggetti, infatti attraverso il senso interno che�
giungono i dati dall'esterno. importante sottolineare alcune caratteristiche�
caratterizzanti le forme a priori qui sopra descritte:
Spazio e tempo non derivano dall'esperienza: perch il soggetto faccia�
esperienza bisogna presupporre gi da prima le rappresentazioni di spazio e�
tempo.
Spazio e tempo non sono contenitori poich se fossero dei recipienti vuoti�
dovrebbero continuare ad esistere: non si pu per concepire un elemento che� �
senza oggetto risulti reale. In questo senso queste forme a priori sono dei
quadri mentali a cui il soggetto relaziona i dati provenienti dall'esperienza
sensibile.
Spazio e tempo hanno una natura intuitiva.
A partire dai dati forniti dalla sensibilit l'intelletto in grado di� �
fornire giudizi componendo concetti, utilizzando i concetti puri: le categorie.
L'intelletto, secondo grado della conoscenza, produce giudizi e utilizza le
categorie. Esse sono i filtri che permettono di organizzare il pensiero secondo
una funzione determinante, raggruppante le intuizioni sensibili del soggetto.