Bullismo - Prima lezione a cura della Dott.ssa Carnevale
1.
2. La scuola rappresenta il contesto in cui si attivano in modo naturale le dinamiche che caratterizzano le relazioni
sociali orizzontali e verticali tra i soggetti che occupano la scena scolastica quotidiana (compagni- compagni;
insegnanti-insegnanti; insegnanti-alunni).I comportamenti agiti consentono l’attuarsi di modalità che favoriscono il
processo di integrazione o invece producono condizioni ostili alla realizzazione di tale processo in cui vengono
coinvolti tutti i soggetti.
Appare subito chiaro che siamo chiamati tutti in causa e che ogni reale cambiamento passa attraverso la
consapevolezza che siamo tutti attori di un processo in cui la parte svolta non è mai trascurabile. Si tratta
pertanto di affinare le tecniche di osservazione da parte di chi ha il ruolo educativo, didattico e formativo, ed
individuare strategie di intervento flessibili ed adattabili ad una relazione complessa come quella insegnante –
alunno.
NO AL BULLISMO
3. E’ opportuno sottolineare che la presenza attiva all’interno del gruppo-classe dell’insegnante oltre a rappresentare
fonte di sapere costituisce modello di comportamento e filtro rispetto ai comportamenti distorti e/o disfunzionali di
cui, a volte, gli alunni sono portatori; pertanto considerare la propria posizione con occhi attenti porta sicuramente
ad agire con maggiore consapevolezza e a riparare per tempo eventuali errori.
Il carico di lavoro, le continue aspettative e pressioni esterne portano, in alcune circostanze, a selezionare i campi di
intervento e, a volte, a perdere di vista alcune particolari situazioni che potrebbero poi generare condizioni
sfavorevoli ad un intervento educativo efficace.
Io chiedo perciò, a tutti gli insegnanti che vorranno partecipare a questo corso, la disponibilità a mettersi in gioco
senza cercare colpe o colpevoli, perché credo che solo abbandonando i pregiudizi ed i luoghi comuni, che si
utilizzano per semplificare e per stanchezza, si possa operare una lettura globale del fenomeno relazionale, per
renderlo funzionale alla crescita di tutti.
4. La scuola è inserita in un territorio vario e complesso e spesso ogni giorno bisogna tentare di smontare messaggi
negativi provenienti dai diversi contesti frequentati dagli alunni. Per esperienza aggiungo che a volte di certi
comportamenti non vengono considerate adeguatamente le connotazioni negative, sottovalutando l’involontario
rinforzo che si agisce e soprattutto rendendo possibile il radicarsi di certi atteggiamenti nel repertorio
comportamentale , considerati ,se non corretti, tollerati. Vorrei accendere una luce rossa proprio su tutti quei gesti,
parole ed azioni di fronte alle quali troppo volte abbozziamo un sorriso distratto, convinti che la non attenzione
porti all’estinzione dello stesso comportamento. L’attenzione va invece attivata per rispondere in modo equilibrato
alle diverse sfumature di comportamenti disfunzionali, modulando l’intervento in relazione alla qualità e quantità
dell’agito, ma senza trascurarlo. Gli obiettivi del percorso che faremo assieme non prevedono l’acquisizione di
tecniche di risoluzione certa delle problematiche che si affronteranno; richiedono invece la partecipazione attiva
per raggiungere “la consapevolezza dell’operare”, attraverso strumenti e metodologie, probabilmente, già
conosciuti ma troppo spesso utilizzati in modo spontaneo o parziale e pertanto poco efficaci.
5. Viene proposto un lavoro di “riposizionamento “, cioè l’assunzione di un punto di osservazione diverso e
svincolato da schemi di interpretazione rigidi. Spesso, ad es., colleghiamo dei comportamenti tra loro in modo
lineare, non dando la giusta attenzione a tanti altri aspetti che potrebbero dare un senso diverso a quegli stessi
comportamenti.
Nel percorso individuato viene utilizzato il confronto come mezzo privilegiato di lavoro, infatti il confronto,
consentito solo tramite il reale ascolto dell’altro, rappresenta un altro momento fondamentale nell’acquisizione di
strumenti operativi efficaci. Il punto di vista dell’altro, nell’ambito delle relazioni umane, rappresenta una
condizione ineludibile con la quale misurarsi per attuare un progetto educativo-formativo che ponga l’accento
soprattutto sull’educazione emotiva, da cui partire per affrontare con maggiore speranza di riuscita la lotta al
bullismo e a tutti quei comportamenti disfunzionali che pregiudicano la crescita “sana” dei ragazzi
6. Si parte dalla definizione di BULLISMO.
Vorrei che ognuno in forma sintetica, in base alla propria percezione, sensibilità, esperienza, conoscenza desse
una definizione del termine. Vi chiederei di non cercare raffinate definizioni, ma solo quello che vi viene in mente
di getto.