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CHI SIAMO, POESIE E AFORISMI
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VIGNETTE Pagina 14
Lu Chiazzaiuolu
Notizie varie valselesiane
A cura di Maridina
pagina 16
Cultura & Societa‘
A cura di Nino Bellinvia
Pagine centrali 8/9
COMUNICATI
Palmerini
Pagine 10
CRONACA
Doriana Goracci
Pagina 4
Dall‘ Italia e dall‘ Estero
A cura di Giorgio Brignola
Pagina 3
Periodico gratuito di libere e approfondite informazioni sociopolitiche Fondato, edito e diretto da Carmine Gonnella Londra (2005/2019 )
IV edizione N. 51 Luglio 2019 . Siamo su molti social networks. e arriva a circa 5 mila contatti in formato Pdf . Formato cartaceo limitato.
GEOPOLITICA
Ennio Remondino
Pagine 5
Questo periodico e‟ interamente autogestito
FOR DONATIONS: Sort Code 20-12-26 Account no: 73931346
IBAN : GB03 BUKB 2012 2673 9613 46 GRAZIE
Notizie varie valselesiane. Seconda edizione, numero 2 Luglio 2019. A cura di Maridina Gonnella
Calabritto & Dintorni
Calabritto, auto nella scarpata: un
bimbo tra i 4 all‟ospedale
no a bordo
Auto nella scarpata a Calabritto, un bimbo e altri
3 all‘ospedale. Il grave incidente stradale si è
verificato per cause non ancora accertate intorno
alle ore 19.30, a Calabritto, in contrada Rosma-
rino. Secondo la versione data come più proba-
bile il veicolo avrebbe sbandato, perdendo
aderenza sull‘asfalto precipitando in una scar-
pata, ribaltandosi.
Auto nella scarpata a Calabritto. I Vigili del
Fuoco soccorrono i 4 feriti, tra i quali un bimbo,
finiti in una scarpata con l‘auto sulla quale viag-
giavano, nelle campagne di Calabritto
Tutti feriti i quattro occupanti la vettura, in parti-
colare un bambino. Soccorsi dalle autoambulanze
del 118, sono stati trasportati d‘urgenza presso il
vicino ospedale di Oliveto Citra, per ricevere le
adeguate cure mediche. Sul luogo dell‘incidente i
Vigili del Fuoco, intervenuti per recuperare l‘au-
to in una scarpata a Calabritto e liberare i feriti
dall‘abitacolo, per le cure immediate, prima del
trasporto in ospedale.
Da: nuovairpinia.it
Calabritto, auto nella scarpata: un bimbo tra i 4
all‘ospedale
Il veicolo per cause non accertate sarebbe
sbandato. Precipitando si sarebbe ribaltato. I
soccorsi del 118 hanno trasportato i quattro oc-
cupanti presso l'ospedale di Oliveto Citra
Auto nella scarpata a Calabritto, precipitata per
cause da accertare. Nell'impatto sono rimasti
feriti un bimbo e altre 3 persone adulte che era-
Lioni, lutto cittadino per la
scomparsa di Angelo Colantuono
Il sindaco Yuri Gioino proclama per oggi il lutto cittadino e
apre le porte della sala consiliare per l'allestimento della cam-
era ardente. Il ricordo della presidente del Consiglio regionale
Rosetta D'Amelio: "Avevamo un sogno comune: recuperare il
sito archeologico di Oppido Vetere in montagna, e il Museo
etnografico lionese
La Miss Universo 2019 Teresa Ruglio è
di origini caposelesi
Festeggiamenti per l incoronamento di una
caposelese di seconda generazione. Ha 23 anni
ed è nata in Venezuela, dove emigrarono i suoi
nonni. Ad aspettarla in paese oggi è suo nonno
materno Gerardo Ruglio, bersaglio in queste
ore di complimenti e congratulazioni per il
prestigioso riconoscimento tributato a sua nipo-
te
Miss Universe Malta 2019 ha origini ca-
poselesi. Teresa Ruglio venezuelana di origini
italiane, è stata incoronata Miss Universo a Mal-
ta. Fisico statuario, occhi e capelli nerissimi, è il
nuovo volto della bellezza internazionale. Ad
ammirarla in tv non solo suo nonno paterno
Gerardo Ruglio, ma tutta la comunità capose-
lese.
I suoi nonni emigrarono in Venezuela per fare
fortuna, e lì nacque suo padre Gelsomino. Dalle
cronache mondane però, emerge che la ragazza
sia nuovamente migrata a Malta, a seguito della
grande crisi economica che colpì il Venezuela.
Lei ha rappresentato infatti l‘isola di Malta alla
gara di bellezza. Altro destino per suo nonno
paterno, che invece è tornato in Italia e vive a
Caposele, dove in questi giorni è impegnato a
rispondere alle tante domande e curiosità che gli
vengono poste su sua nipote, incoronata Miss
Universo. Suo nonno, però non è l‘unico parente
stretto della ragazza, e i caposelesi sono
impegnati a fare voti affinchè tutti i componenti
della famiglia possano invitare Teresa a fare
visita a suo nonno a Caposele.
Il momento dell‘incoronazione è avvenuto
all‘Hilton Conference Centre di St. Julian‘s,
dove Teresa è salita sul primo gradino del podio
con un lungo abito da sera rosso, impreziosito da
perline sul corpetto e sulle maniche. ( da
Nuovairpinia.it)
VARIE
Pagina 15
Getta benzina sul corpo della
moglie e minaccia di bruciarla viva
IL DRAMMATICO EPISODIO A LIONI.
L'uomo è stato arrestato. Il gesto del
marito 46enne al culmine di un litigio
tra le mura di casa. La disperata richies-
ta di aiuto di lei ad alcuni conoscenti e
l'arrivo dei Carabinieri che lo hanno
prelevato e condotto in Caserma
Getta benzina sul corpo della moglie
durante una lite, minacciando di darle
fuoco. Il drammatico episodio di violen-
za si è consumato tra le mura domestiche
a Lioni, dove i Carabinieri della locale
Stazione sono intervenuti per accertare i
fatti e arrestare il marito della donna. Ad allertarli alcuni conoscenti, interpellati dalla donna
disperata e in preda al panico per quanto accaduto. Secondo il racconto fatto dalla signora
ad alcune persone da lei chiamate in suo soccorso, l‘uomo sarebbe stato pronto a darle
fuoco. Di qui la richiesta di intervento fatta dai conoscenti ai Carabinieri attraverso il 112,
con l‘immediato intervento dei militari presso l‘abitazione. Giunti sul posto, i militari si
sono ritrovati di fronte un uomo in stato di shock, secondo quanto riferisce l‘Arma, verifi-
cando la presenza della benzina sul corpo della moglie. Non opponendo alcuna resistenza, il
46enne si è lasciato condurre in caserma. Durante la perquisizione dell‘abitazione è stata
effettivamente rinvenuta e sottoposta a sequestro una tanica ancora contenente in misura
residuale benzina. «Il quadro gravemente indiziario ricostruito dai Carabinieri ha fatto così
scattare l‘arresto del 46enne che, su disposizione della Procura della Repubblica di
Avellino, è stato associato alla Casa Circondariale di Bellizzi Irpino», hanno fatto sapere i
Carabinieri, che hanno accusato l‘uomo del reato di ‗maltrattamenti in famiglia‘
Universiadi chiuse, Napoli promossa da tutti.
Ma è polemica Rai: cerimonia in differita
La manifestazione si chiude con ottimi numeri e i
complimenti all‘organizzazione da parte delle
autorità. Il premier Giuseppe Conte al San Paolo:
―Grande prova della città e di tutta la Campania‖.
Molti esprimono rammarico per la mancata diretta
dell‘ultimo atto sulla tv di Stato
Le universiadi di Napoli si chiudono con il pas-
saggio di bandiera tra il sindaco Luigi de Magis-
tris e il collega di Chengdu, sede dell‘edizione
2021. Uno show da tutto esaurito al San Paolo, ma
non mancano i malumori di tanti per la differita
Rai. A supplire c‘è la trasmissione live di tv
locali e siti web, ma resta l‘amarezza di tele-
spettatori e cittadini sui social, per il trattamen-
to della tv di Stato. Il punto d‘arrivo di un
livello d‘attenzione – a detta di tanti – troppo
basso per la manifestazione, pur essendo mam-
ma Rai presente in forze. Gli organizzatori si
consolano con numeri lusinghieri. Dodici gior-
ni di gare disputate su tutto il territorio region-
ale, 6000 atleti in rappresentanza di 118 Paesi,
222 premiazioni, oltre 300mila biglietti stac-
cati, 60 impianti ristrutturati. E dulcis in fundo,
i complimenti del premier Giuseppe Conte,
giunto allo stadio per la cerimonia. ―Le Univer-
siadi – dice il presidente del consiglio – sono
state una grande prova di Napoli e della Cam-
pania, e quindi un ringraziamento va a tutti gli
organizzatori, agli enti locali, e a tutti i cittadini
napoletani. Sono orgoglioso e fiero. Oggi sono
qui perché dovevo mantenere la promessa che
sarei venuto‖. La replica del commissario
Gianluca Basile: ―È stata dura, ma è stato bello
lavorare per i giovani‖.
La cerimonia si era aperta con un bambino a
leggere 3 articoli della Dichiarazione univer-
sale dei diritti dell‘uomo sulla libertà, la dig-
nità, il diritto alla vita e all‘istruzione. C‘è
anche il tributo Pietro Mennea, a 40 anni rec-
ord mondo sui 200 metri: sui maxischermi
scorrono le immagini dell‘impresa. E poi i
giochi di luce, le bandiere portate dai Flag
Marshals e degli atleti. Sul palco gli sketch dei
The Jackal, la musica di Mahmood, Clementi-
no e Dj Sonic. A spegnere il braciere una degli
atleti simbolo della kermesse, Daisy Osakue.
―Siamo stati ancora una volta all‘altezza –
sostiene de Magistris-, questo ci riempie di
orgoglio e di responsabilità nella convinzione
che per Napoli nulla è impossibile se bisogna
raggiungere obiettivi‖. Il clima è di festa, e
anche il governatore Vincenzo De Luca ringra-
zia tutti: ―Una partecipazione straordinaria
anche per la cerimonia di chiusur, tantissimi
giovani. Un‘esperienza bellissima‖. Un omag-
gio ―allo spirito e all‘energia dei napoletani‖
viene dal presidente Fisu, Oleg Matytsin. ―Gli
impianti sono stati ristrutturati – osserva – e
ora sono pronti per ospitare altri eventi. Abbi-
amo avuto dei problemi, ma abbiamo trovato
sempre delle soluzioni. Napoli ci ha dato una
grande lezione‖. Una lezione anche per se
stessa: la città può fare bene le cose, basta sa-
perlo
http://www.ildesk.it/
Note editoriali
IL MANDATO
TEMPORALE
―Con il polarismo saranno sempre
le minoranze a comandare”.
Il caso di Salvini, non e‘ ne‘ il primo e ne‘
sara‘ l‘ ultimo. Anzitutto quando si tratta di
due o tre partiti, come l‘ attuale governo,
che durante le campagne elettorali hanno
promesso mari e monti, senza un minimo
di pragmatismo, alla fine o cadono, op-
pure non ci sara‘ stagnazione. Una volta
le coalizioni di governo si facevano dopo
le elezioni, a volonta‘ espressa, con il po-
larismo le coalizioni sono gia‘ precon-
fezionate. Vi ricordo che il primo governo
bipolarista, quelllo del 94, dopo la prima
tangentopoly duro‘ pochi mesi, perche‘ la
Lega nord per la Padania, tiro‘ la spina.
Per non parlare poi del porcellum che con
le liste bloccate, non solo ha tolto sov-
ranita‘ a; popolo,ma ha permesso di fare
entrare in politica cani e porci e forse an-
che qualche ―gattina‖, E‘ ovvio che questo
meccanismo elettorale , non potra‘; mai
funzionare in una democrazia rappre-
sentativa. E qui noi riproponiamo l‘
―Universalum‖ un nostro meccanismo,
che metterebbe I cani. I porci e le gattine,
tutti sullo stesso binario
CITTADINARIE
Ad ogni tornata elettorale I partiti presen-
tano nei collegi le liste o candidati se un-
inominali, con annessi i rispettivi program-
mi legislativi, per le sottoscrizioni (numero
di firme da prestabilire) prima che
vengano sottoposte alle autorita‘ compe-
tenti per la verifica
COLLEGI ELETTORALI CON IL
METODO UNIVERSALUM
Meta‘ collegi uninominali dove ripresen-
tare i parlamentari uscenti ( invi incluso il
premier ) L‘ altra meta‘ proporzionale con
due preferenze dove candidare le nuove
leve e i candidati che non sono stati rieletti
nelle precedenti legislature. Si chiama
cambio generazionale e culturale, ma
anche per evitare che la politica diventi
una ―professione‖ a vita.
Va altresi‘ estesa la mozione di sfiducia
personale a tutti i parlamentari, in una
Democrazia rispettabile, spetta al Par-
lamento sovrano regolare il libero manda-
to e non ai partiti o ai loro capi popolo.
Questo meccanismo risolvera‘ anche un
po‘ di ―problemi‖ generati dal mattarellum
in poi….
P.S. Avete notato che durante ogni legis-
latura solo il 10% dei parlamentari e‘ atti-
vo, nentre il rimanente e‘ composto solo
da portavoti e scaldasedie. E‘ giusto che
meta‘ di codesti vadano a casa e si rinnovi
il Parlamento, apportando un po‘ di aria
fresca!
( Qui Londra ,continua a pagina 2)
Anche le chiacchiere, come le onde hanno gli alti e i bassi [cg]
Si è spento ieri sera nella sua casa di campagna
Angelo Colantuono, ex sindaco di Lioni. Il
sindaco Yuri Gioino e l‘amministrazione co-
munale proclamano per oggi il lutto cittadino e
aprono le porte della sala consiliare per l‘alles-
timento della camera ardente per l‘ultimo
saluto. La comunità lionese e irpina perdono un
uomo di grande spessore culturale che ha scrit-
to la storia della sua comunità negli anni pos-
tumi al sisma del 1980. Nel tempo è sempre
stato punto un di riferimento per le giovani
generazioni, a cui ha insegnato la storia dei
luoghi e tramandato la sete di conoscenza.
―Tutta Lioni subisce una grave perdita: è venu-
to a mancare Angelo Colantuono, ex sindaco e
punto di riferimento per la nostra comunità per
la sua grande cultura e conoscenza della storia
locale. Come amministratori, abbiamo sentito il
dovere di proclamare il lutto cittadino per la
giornata di domani, venerdì, e di allestire dalla
mattina la camera ardente presso la sala consili-
are del Comune di Lioni per l‘ultimo saluto‖
annuncia il sindaco Gioino.
Poi il ricordo di Rosetta D‘Amelio, presidente
del Consiglio Regionale della Campania.
―Stasera non posso non stringermi insieme, nel
dolore e nel ricordo, alla mia comunità di Lioni
che perde uno dei suoi amministratori più com-
petenti, onesti e umili che abbia mai avuto. Ci
ha lasciati infatti l‘amico Angelo Colantuono,
già sindaco di Lioni, scrittore e storico del nos-
tro paese. Conosceva tutto del nostro passato e
delle nostre origini, era una delle nostre più valide
memorie storiche e la sua riservatezza, il suo
essere anche schivo ma non per questo non dis-
ponibile, lo avevano reso amato da tutti. Ho
ricoperto la carica di sindaco dopo di lui cercando
di portare a termine tanti progetti, che ruotavano
attorno alla ricostruzione e al rilancio dell‘econo-
mia locale, e il suo sostegno e i suoi consigli non
sono mai mancati. Avevamo un sogno comune:
recuperare il sito archeologico di Oppido Vetere,
in montagna, e il Museo etnografico lionese. E
Angelo, in questi anni trascorsi lontano dalla
politica attiva, ha continuato a studiare lasciando-
ci in eredità un grande patrimonio di memoria. Ci
mancherai tantissimo‖.
Tra i tanti messaggi di cordoglio per la scomparsa
dell‘amministratore, anche quello della Pro Loco
cittadina, che ricorda ―il rapporto molto intenso.
Ci hai dato la possibilità di scoprire la Storia dei
luoghi, le leggende e le origini. La possibilità di
scoprire la bellezza della ricerca storica. Ci hai
donato il tuo tempo, i tuoi studi e le tue ricerche
perché credevi in noi. Non sappiamo se merita-
vamo questo onore, ma una cosa è certa: se-
guiremo le orme del sentiero che hai tracciato.
Porteremo a termine il lavoro di ricerca avviato
insieme e faremo di tutto per far conoscere i
luoghi del tuo cuore, come Oppidum, i mulini
della Cascata Brovesao e tanti altri ancora. Grazie
Angelo, non ti dimenticheremo mai
Da: nuovairpinia
Irlanda del Nord: il
matrimonio egualitario è
legge, rimosso il divieto
d‟aborto
Una delle legislazioni più dure al mondo in mate-
ria d‘aborto, in vigore in Irlanda del Nord da 158
anni, è crollata il 22 luglio di fronte al voto del
parlamento di Westminster, che ha anche approv-
ato una legge che riconosce il matrimonio eguali-
tario. L‘iniziativa legislativa è stata assunta dal
parlamento di Londra poiché dall‘inizio del 2017
l‘Irlanda del Nord è priva di un governo e di un
parlamento. Se entro il 21 ottobre i due principali
partiti nord-irlandesi non troveranno un accordo, i
due provvedimenti diventeranno definitivi. Le due
norme approvate a Westminster entreranno in
vigore all‘inizio del 2020 ma già dal 22 ottobre
2019 l‘interruzione di gravidanza non sarà più un
reato e i procedimenti giudiziari in corso a quella
data saranno annullati. Fino al 22 luglio, l‘in-
terruzione di gravidanza era vietata – salvo nei
casi di pericolo per la vita della madre – dalla
legge sui reati contro la persona del 1861, che
sebbene mai applicata prevedeva persino l‘ergas-
tolo per chi si fosse sottoposta a un aborto illegale
e chi avesse collaborato. Secondo Amnesty Inter-
national, dagli anni Settanta oltre 60.000 donne e
ragazze nord-irlandesi hanno dovuto recarsi in
Inghilterra per avere accesso a servizi legali
e sicuri di aborto.
Camilleri e il teatro. Buon viag-
gio... caro Maestro! di Errico
Centofanti
Pagina 10
Quando anche la scienza, ritorna
all‟ oscurantismo
Pagina 7
“Vi racconto quel giorno in cui i
Carabinieri uccisero mio
figlio”, parla il papà di
Carlo Giuliani a 17 anni dal G8
Pagina 13
How Boris Johnson could trigger
the breakup of the United King-
dom
Pagina 12
La nuova strage dell‟eroina in
Italia: decessi per overdose
+9,7% in un anno
Pagina 6
La gaffe di Johnson: “Questa
aringa così incartata simbolo
della follia Ue”.
Pagina 2
Opinion …
BREXIT, IN THE EVENT OF A NEW
FAILURE BY BORIS, A SECOND REF-
ERENDUM IS DESIRABLE: "EXIT
WITHOUT DEAL, OR STAY IN EU-
ROPE"
From what anyone can understand, not even
Boris will be able to handle a political crisis
that has lasted for three years. A new nego-
tiation to get a new deal with the Union is
just a pretense to go out without ifs and
buts, then blaming European countries.
Even if Parliament has already voted a bill
of no exit without a deal. In the event of a
new failure by Boris, a second referendum
is desirable: "Going out without a deal, or
staying in Europe". A solution that would
put people, politics and democracy together
(cg)
Brexit o not Brexit
Alle pagine 2/12
Il concerto di Marco Armani a
"Calabritto" in occasione della
Festa della
Madonna
della Neve,
rinviato
causa
pioggia ...
La Nuova
data ancora
da stabilire
Per cinque anni percepisce la pensione del
nonno morto, nei guai uomo ad Oliveto Citra
Il nonno era morto da 5 anni ma continuava a percepire la sua pensione. E‘ successo ad
Oliveto Citra dove la Guardia di Finanza ha scoperto la truffa di un uomo a cui è stato no-
tificato un decreto di sequestro preventivo di 66mila euro emesso dal Tribunale di Salerno.
L‘uomo aveva approfittato della mancata comunicazione di decesso tramite il sistema in-
formatizzato solitamente utilizzato in questi casi da parte del Comune di Campagna, ultimo
luogo di residenza dell‘anziano. Il sequestro riguarda quote societarie, un autoveicolo e
disponibilità finanziarie.
AUGURIAMO
BUONE FERIE
A TUTTI
Torneremo a
settembre
DAL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO
EPOCALE, A QUELLO DEL NULLA
TEMPORALE
Mentre nelle altre demorazie chi sbaglia esce
dalla politica e piu‘ di una volta con la coda
fra le gambe, in Italia si preferice gridare al
complotto, e‘ sempre colpa di qualcun‘ altro o
a loro insaputa
L‘ ultimo caso e‘ il russiagate, dove un vice –
primo ministro della Repubblica si trova al
cospetto di una delagazione fatta da qualcun‘
altro e a sua insaputa. .IL problema e‘ sem-
pre lo stesso, la scarsa onesta intellettuale
delle classi politiche. Nelle altre democrazie
esiste un codice etrico politico. In Italia, a
parte il fatto che l‘ etica non ha mai fatto
parte di nessun programma legislativo, ma
se qualcuno cerca di applicarla, viene subito
isolato e poi assimilato dal sistema, come e‘
successo con i 5 Stelle. Per risolvere una
volta per tutte, la cosidetta ―questione mo-
rale, vuoi in politica, vuoi nella cosa pubblica,
occorre imporre il codice etico, con una legge
dello Stato che valga per tutti, e anche qui, io
avrei qualche dubbio ! Ovviamente e qui lo
ribadiamo ancora una volta, bisognerebbe
come inizio, estendere la mozione di sfiducia
a tutti I politici. Chi sbaglia paga e lascia la
politica e gli subendra il prino dei non eletti
se I college sono prozionali e ri-elezoione se
uninominali
NON SONO I PARLAMENTARI CHE
SON TROPPI, MA E‘ L‘ ONESTA‘
INTELLETTUALE DEI POLITICI
CHE E‘ POCA
Ok alla riduzione dei parlamentari, ma occor-
re anche un deterrente che regoli la loro on-
orabilita‘ e disciplina. Senza una riforma del
libero mandato, chi rubava prima lo fara‘ an-
che dopo. Secondo noi l‘ unico deterrente,
senza togliere niente al libero mandato ovvia-
mente, e‘ l‘ estensione della mozione di sfi-
ducia personale a tutti I membri del Par-
lamento. Anche chi legifera e non solo chi
governa, dovrebbe essere sfiduciato, perche‘
ha ottenuto il mandato dai cittadini e secondo
la Costituzione, dovrebbe adempiere alle
sue funzioni, con disciplina ed onore. Anche
se qualche dubbio l‘ avrei per quell che ri-
guarda gli eletti all‘ estero, che saranno ridotti
unteriolmente da 12 deputati a 8, uno ogni
625 mila elettori e da sei senatori a 4, uno
ogni un milione e 250 mila elettori.In quanto
a rappresentativa‘ la dice lunga, gli iatliani all‘
estero sono 5 miioni. Ammesso che la rifor-
ma poi passera‘ il referendum costituzionale,
visto che nella seconda lettura al senato e‘
stata approvata dalla maggioranza asslouta
e non con I due terzi
SENZA CONFLITTI ISTITUZIONALI,
ANCHE LE DEMOCRAZIE PIU‘
EVOLUTE, RITORNANO DITTATURE
Da non confondere l‘ odio con il conflitto.
Questo avviene, come nel caso specifico
italiano, quando il Quirinale se ne lava le
mani su decreti e iniziatie legislative dei gov-
erni, il Parlamento non piu‘ in grado di gestire
la legislatura, la Corte Costituzionale si ad-
dormenta e la Giustizia chiude un occhio nel
riguardi della politica.
" In Italia per alcuni decenni la gestione dello
Stato, e' stata lasciata esclusivamente nelle
mani della politica, mentre gli organi di gar-
anzia sono stati dormienti, se non addirittura
assenti"
FLAT TAX IN ARRIVO…
Il sistema tributario è informato a criteri di
progressività. In altre parole, chi piu guada-
gna piu' paghi. A quanto sembra la flat tax
del 15% di Salvini e' solo per coloro che
guadagnano piu' 26 mila euro.
Lasciamo perdere l' articolo 53 sulla progres-
sivita' tributaria, ma qui si viola l' articolo ter-
zo uno dei principi fonfamenatali ella nostra
Carta dei diritti/doveri, tutti uguali davanti alla
legge, senza favoritismi alcuni ..
2 A cura di Carmine Gonnella Britalyca La Voce Alternativa Sempre con meno parole Luglio 2019 15 VARIE Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019
Le discriminazioni iniziano con le sfumature L’Angolino della Poesia
Marynzia Panico Borrelli
“BIBBIAMO”
Bibbiano, na pagina nera,
'a cancellà 'a dint'à storia!
Affariste senza core ca se vestono
d'autorita e, s'arrobbano 'e ccriature pè sè
vvennere e fà denare,
levannel'a sott'o ciato dè ggenitori e,
facenne credere a chesti anem'e Ddio ca 'e
ggenitori nun 'e vonno bbene e nun 'e
trattano bbuono…
E fosse sulo chesto...
cu tutto ca comunque è nu grave reato!
Addirittura 'e drogavano e 'e facevano
sevizie pè fa credere a lloro ca chello ca
dicevano era verità!
Ma mmò, chisti bastardi autorizzate da nu
Stato assente e figlie 'e nisciuno...addò
stanno...mica nc'è fanno 'o pruciesso
all'intenzione?
Nooooooooo...nun pazziamme proprio…
ma quà pruciesso…
pigliatele e vuttatele subbeto cu 'a capa
dint'o cesso e tirat'a catena!
Nun esiste ca 'sti chiaveche,
esseri immondi e figli'e puttane,
'anna sta ngalera…
chille, 'anna murì chianu chiano cu ppene e
ddulore e 'anna essere schifate da figlie,
mamme e mugliere si sfurtunatamente 'e
ttenene!
Mmè credite...io, mmè mettesse scuorno a
tenè chisti bastarde pè pariente...e allora io
dico…
:
"Schifatele pè mman'e legge!
Mamma napulitana
Tu si‘ na mamma, pure senza figlie
Chill‘uocchie doce so‘ ddoje perle nere.I‘
fosse niente, senza ‘sti cunziglie,i‘, senza ‘e
te, tenesse sulo sere …
Ll‘ammore è na parola grossa assaje ma
ll‘amicizzia vera è assaje cchiù bbella, chel-
la ca nun fernesce ovèro maje, chella ca
ncielo fa brillà na stella.
Comm‘a na mamma sape vulé bbene ‘o
core tujo ca tene tant‘ammore; comm‘a na
mamma lev‘ ‘a dint‘ê ppene ‗o figlio sujo ca
smània p‘ ‘o dulore.
Tu te luvàsse ‘a vocca pure ‘o ttujo, oj‘
mamma bbella, mamma appassiunata, ca,
senza figlie, pruove ll‘addecrijo e fa‘ ‘a
mamma a cchi n‘ha perza n‘ata.
E sso‘ ssicuro: ‘a vera mamma mia d‘ô cie-
lo guarda e apprezza tutto cosa. Guarda
d‘ô cielo, senza nustalgìa …
e nne so‘ ccerto: no, nun è ggelosa
AUTAFORISMO
Intelligenza e conoscenza, sono
andati sempre a braccetto
Il fatto che all’ inizio tutti gli animali
erano maschi e femmine e Adamo
da solo, e’ la dimostrazione che
Dio fu creato da un uomo
Non mi sono mai fatto un selfie, li
lascio agl’ egotistici
Spesso i politici dimenticano, di
essere anche legislatori
Il problema della nostra
Costituzione, e' che e' stata
elaborata da comunisti, ma e'
stata ed e' tutt' oggi applicata da
fascisti
Sulla vita solo noi essere umani
applichiamo piu’ codici, ecco
perche’ non abbiamo ancora
capito un cazzo
Anche in politica, battere la lingua
sul dente che duole, puo' creare
piu' consensi, ma non cura il
dente
E' molto difficile spiegare ad un'
inglese, che essere italiano e
avere orinini italiane, non e' la
stessa cosa
Io non ho mai capito il perche' ad
ogni compleanno spegniamo le
candeline, includendo anche
quelle gia' spente negli anni
precedenti .
Un politico per quanto si possa
sfozare , non potra’ mai essere se
stesso, perche’ le sue facolta’
intellettive, sono basate sui
pensieri altrui
Oggi cercare lavoro, e’ piu’
faticoso e stressante di chi gia’
lavora
Senza il rispetto della carta dei
diritti e doveri, nessun politico o
uomo della provvidenza che si
voglia, sara’ in grado di
amministrare bene la Nazione
In tutta la mia vita dei politici non
ho mai avuto una grande stima,
anzitutto di quelli che si riempino
la bocca di democrazia
In politica tutto si trasforma e nulla
si cancella
Io ancora non ho capito, dove i
grandi dellaTerra vorrebbero
arrivare
La vita non e’ fatta solo di denaro
e patrimoni, ma anche di onesta’
intellettuale, coerenza solidarieta’
e generosita', ergo, moriro’ povero
Il popolo sara' sovrano, quando la
smettera' di pendere dalle labbra
dei politici
Se Dio avesse voluto che la
donna portasse un regiseno, non
le avrebbe dato la foglia
Ilario Mario
Ponzi
Photo reporter
E Socio onorario
BritalycaNewsLondra
(La Voce Alternativa)
CHI SIAMO
Britalyca La Voce Alternativa, nasce nel 2005 da una idea innovatrice di Carmine Gonnella (G.B) .
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Analizziamo e approfondiamo le tematiche sociopolitiche e culturali scientemente con metodo imparziale,
con onesta‘ intellettuale e senza urlare. Nel nostro piccolo, non facciamo giornalismo ma informazione.
Motto: ― In una democrazia avanzata, sensibizzare e indirizzare il egislatore. , e’ compito di ogni
cittadino
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Collaboratori :Cronaca, Doriana Goracci (Italia) Alle politiche in Italia e all‘ Estero , il Comm. Giorgio
Brignola (Italia) Cultura e Societa‘ Nino Bellinvia ( Italia ) Comunicati, Goffredo Palmerini (Italia) alla
diffusione online , Mario Ponzi. (G.B.) Arnaldo De Porti ( Italia) Daniela Rubino (Giornalista pubblicista
Italia ) Poeie Marynzia Panico Borrelli (Italia) Maridina ( Italy ) Fondato, edito e pubblicato da Carmine
Gonnella Londra (GB)
Formato cartaceo limitato
DECRETI ANCHE IN DEMOCRAZIA,
SONO RIMASTI REGI
I decreti legge sono la palese prova, che il
fasismo non e‘ ha mai abbandonato l‘ Italia
Lo so che e‘ un analisi un po‘ semplicistica,
ma seguitemi…
Art. 77 (Terzo comma)
"I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se
non sono convertiti in legge entro sessanta
giorni dalla loro pubblicazione"
Leggete bene: ― I decreti perdono efficacia
sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge
entro sessanta giorni dalla loro pubblica-
zione.‖
La Costituzione da 60 giorni di tempo per
convertili in legge, ma nessun tempo agl‘
organi di garanzie per stabilirne la cos-
tituzionalita‘. E quando parlo di organi di
garanzia il riferimento e‘ la Consulta, anche
perche‘ il Quirinale puo‘ far poco se non
nulla, per non parlare poi del Parlamento.
Per quell che rigrarda I decreti, occorrereb-
be una riforma della Corte Costituzionale,
riforma che imponga una sentenza entro I
60 giorni. Come tutti sappiamo, la Corte
non ha nessun limite, l‘ abbiamo visto con il
porcellum, quasi dieci anni per stabilire poi
quell che tutti sapevamo, ―l‘ incostituzional-
ita‘‖.
In una democrazia rappresentativa, non si
possono lasciare I decreti in mano ai soli
governi, ne hanno abusato in passato e
continuano al presente e molto probabil-
mente anche in futuro I decreti sono quelli
ce arrecano piu' danni alla politica na-
zionale. Occorre ripetiamo, una riforma che
preveda una sentenza entro I 60 giorni per I
decreti e un anno per le leggi ordinarie .
Carola Rackete, nuovo attacco a Salvini: “Ecco la verità sullo
speronamento della Guardia di Finanza”
L‘11 luglio ha infatti depositato alla procura di Roma
una querela contro il leader del Carroccio, in cui lo
accusa di ―diffamazione aggravata‖ e ―istigazione a
delinquere‖. Nel giardino della sua abitazione il quo-
tidiano tedesco Bild l‘ha intervistata sulle ultime
polemiche e sul suo braccio di ferro con il governo
italiano.
―Abbiamo agito correttamente – ribadisce Carola
Rackete – esiste la legge del mare che impone di
salvare le persone bisognose di soccorso. È come in
un incidente con la macchina, non puoi andartene se
qualcuno viene investito, ma ovviamente devi pre-
stare soccorso. La legge dice espressamente che bi-
sogna portare i naufraghi soccorsi al porto vicino più
sicuro e questo porto si chiama Lampedusa. Non
esistono porti sicuri né in Libia né in Tunisia‖.
Il giornalista le chiede se non pensa di aver agito in
maniera provocatoria decidendo di attraccare a Lam-
pedusa dopo aver violato l‘alt imposto dalle autorità
italiane e lei risponde secca: ―No, è la conseguenza
del diritto del mare! È assurdo che adesso i politici
dicano che avremmo dovuto portare i profughi in
Libia o in Tunisia. Se lo avessimo fatto saremmo stati
perseguibili penalmente, in questi Paesi non esiste la
possibilità di una procedura d‘asilo. Quando abbiamo
iniziato ad avere difficoltà con l‘Italia, abbiamo
chiesto a Malta, alla Francia e alla Spagna, ma ci
hanno detto di no‖.
La capitana della Sea Watch non crede sia giusto
ricevere una punizione e si difende anche sulla
vicenda dell‘incidente al momento dell‘attracco della
nave al porto il 29 giugno scorso, quando ha speronato
una motovedetta della Guardia di Finanza.
―Io la vedo diversamente e molti mi danno ragione.
Per quello che riguarda l‘incidente: nessuno ha rischi-
ato la vita, si è trattato di una piccola collisione tec-
nica. E anche riguardo a questo punto non sono i
politici a dovere giudicare ma solo gli esperti. In gen-
erale vale la regola che si sarebbe potuto evitare
qualsiasi incidente se l‘Italia ci avesse aiutati. La ten-
sione a bordo era insostenibile, le persone non ne po-
tevano più, per questo dovevamo agire‖.
Carola ritiene l‘Europa direttamente responsabile della
situazione in Africa. Nella ricerca delle responsabilità
la Capitana risale indietro fino ai tempi della colo-
nizzazione e attribuisce il problema dell‘emigrazione
anche ai cambiamenti climatici di cui gli europei
sarebbero ―colpevoli‖. Ritiene anche che le persone
detenute in Libia debbano essere liberate e non pensa
che le Ong alimentino l‘immigrazione: ―Se non ci
sono navi che effettuano i salvataggi, le persone che
muoiono in mare aumentano, non viceversa‖
La risposta a Salvini
Il giornalista le chiede infine quali siano i suoi piani
per il futuro: ―Vorrei lavorare di nuovo nel settore
dell‘ambiente. Prima però voglio lasciarmi alle spalle
tutta questa vicenda legale. Non penso che si possa
lasciar sempre correre. Il ministro Salvini ha detto
cose false e io voglio che le cancelli da Facebook e da
Twitter. E voglio che un giudice gli dica: ―Una cosa
del genere lei non deve dirla mai più‖. La capitana
infatti nella sua querela ha chiesto anche la chiusura di
tutti gli account social di Salvini ed è pronta a dargli
battaglia fin quando non avrà ottenuto vittoria.
Chi è Carola Rackete
Carola Rackete è la capitana della nave Sea Watch 3
che nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 giugno è
attraccata senza autorizzazione con 40 migranti a bor-
do al porto di Lampedusa, speronando una motovedet-
ta della Guardia di Finanza. In seguito la capitana è
stata arrestata dalle Fiamme Gialle ma dopo l‘inter-
rogatorio del 1 luglio il gip di Agrigento non ha con-
validato l‘arresto Di Madi Ferrucci (/www.tpi.it/)
La gaffe di Johnson: ―Questa aringa così incartata simbolo della
follia Ue‖.
Ma è una legge
britannicaLa gaffe di
Johnson: “Questa aringa
così incartata simbolo
della follia Ue”. Ma è una
legge Britannica
Il probabile prossimo premier britanni-
co, euroscettico di ferro, dal palco at-
tacca "la burocrazia europea" per una
piccola borsa di ghiaccio associata alla
vendita del pesce affumicato. Ma l'Ue
smentisce: non si tratta di una misura
della legislazione europea, bensì di
Londra
LONDRA. Forse lo chiameranno
l'aringa-gate. Fatto sta che il "brexiter"
e molto probabile prossimo premier
britannico Boris Johnson è riuscito an-
che in questo: attaccare la burocrazia
dell'Unione Europea per una legge che
è in realtà britannica. Tutto è nato ieri
sera, durante l'ultimo comizio a Londra
delle "primarie" dei conservatori tra
Johnson e lo sfidante ministro degli
Esteri Jeremy Hunt. A un certo punto,
Johnson dal palco ha fatto una delle sue
sceneggiate che divertono molto il pub-
blico: da una borsa ha tirato fuori una
aringa affumicata sottovuoto che gli
avrebbe mandato un pescatore dell'isola
di Man e ha iniziato ad agitarla alla fol-
la. "Ecco vedete, questa aringa secondo
le leggi europee e i burocrati di Brux-
elles deve essere incartata con questa
borsa del ghiaccio. Che cosa costosa,
inquinante e inutile! Ecco che cos'è
l'Unione Europea!". Ma l'Unione Eu-
ropea smentisce in toto. Un portavoce
della commissione Ue ha detto: "La
vendita di un alimento dal suo produt-
tore al cliente non fa
parte delle leggi
dell'Unione Europea
sull'igiene del cibo.
Il caso descritto dal
signor Johnson esula
dalla legislazione
europea e dunque fa
riferimento total-
mente a quella bri-
tannica. Le nostre
norme, inoltre, si
applicano al pesce
fresco, non a quello
confezionato, come
nel caso citato da Boris Johnson". Un
curioso contrappasso, perché più di una
volta, quando era corrispondente da
Bruxelles negli anni Ottanta-Novanta,
Johnson ha gonfiato notizie sull'Ue
spesso inconsistenti. Ora, per la sua ulti-
ma mezza bufala, è rimasto scottato lui.
Il membro lituano della commissione
Europea Vytenis Andriukaitis, che si
occupa proprio di alimentazione e sanità,
ha twittato: "Il pesce puzza dalla testa".
ANTONELLO GUERRERA
www.repubblica.it
Noi invece diciamo...
BREXIT, IN THE EVENT OF A NEW FAILURE BY
BORIS, A SECOND REFERENDUM IS DESIRABLE:
"EXIT WITHOUT DEAL, OR STAY IN EUROPE"
From what anyone can understand, not even Boris will be able to handle a political crisis that has lasted for three
years. A new negotiation to get a new deal with the Union is just a pretense to go out without ifs and buts, then blam-
ing European countries. Even if Parliament has already voted a bill of no exit without a deal. In the event of a new
failure by Boris, a second referendum is desirable: "Going out without a deal, or staying in Europe". A solution that
would put people, politics and democracy together
Nelle caserme e nei commissariati nessun „fine giustifica i mezzi‟
Nessuno deve abusare dei propri
poteri di custodia. Nessuna giusti-
ficazione può esserci per bendare
una persona indagata durante la
permanenza in una caserma. Si
tratta di una condotta che lede
l‘integrità psico-fisica della perso-
na sottoposta a indagine e turba il
regolare svolgimento delle attività
investigative. Fortunatamente le
nostre leggi vietano e puniscono
chi abusa dei propri poteri di cus-
todia. La legge vale per tutti, e
deve valere ancora di più per chi
rappresenta lo Stato. Uno Stato
forte è quello che reprime il
crimine nel rispetto delle proprie
regole e dello Stato di diritto.
E‘ del tutto privo di senso logico,
strumentale, nonché istituzional-
mente scorretto giustificare la
condotta dei carabinieri che hanno
bendato la persona sottoposta a
indagini alla luce della gravità del
fatto commesso. Gli interrogatori
formali e informali dovrebbero,
secondo costoro, cambiare mo-
dalità e severità a seconda del
reato di cui si è accusati. Ovvia-
mente è una follia scritta o urlata
da chi non ha la capacità di
ragionare in termini astratti e gen-
erali, da chi non si rende conto
che se esiste una regola essa vale
per tutti ed è a garanzia di tutti,
innocenti o colpevoli, custodi e
custoditi. Ogni forma di pressione
psicologica o fisica coarta la vo-
lontà delle persona indagata, non
facilita la ricerca della verità stori-
ca, inserisce elementi di paura che
inquinano il lavoro degli inquiren-
ti.
Dunque sono due le grandi ques-
tioni sollevate da quella foto: 1) il
rispetto della persona sottoposta a
indagine; 2) il buon esito dell‘a-
zione investigativa a ricerca della
verità. Tutti quei politici che han-
no ridimensionato quanto accadu-
to in caserma non hanno a cuore
né una né l‘altra delle due ques-
tioni.
La giustizia non ha bisogno di
bendare nessuno per essere tale.
Da tempo Antigone ha sollevato il
tema del rispetto dei diritti delle
persone arrestate. La fase del fer-
mo e dell‘arresto è spesso una fase
a rischio, anche di violenze e tor-
tura Lo hanno da sempre certifica-
to gli organismi internazionali.
Basta leggersi i rapporti del Comi-
tato europeo per la prevenzione
della tortura, quelli del garante
nazionale delle persone private
della libertà o ascoltare le testi-
monianze di tutti quelli che lavora-
no in carcere.
Non sempre, soprattutto ai meno
abbienti, è garantito un effettivo
diritto di difesa, il quale com-
prende il diritto a essere adeguata-
mente informati su quanto sta
accadendo, oltre al diritto a essere
protetti nella propria integrità psi-
co-fisica. Non sempre l‘habeas
corpus è pienamente assicurato
nelle prime fasi successive al fer-
mo o all‘arresto.
Nelle caserme e nei commissariati
nessun ‗fine giustifica i mezzi‘.
Patrizio Gonnella
Le dittature ritornano anche
quando gli organi di
garanzie si rilassano, nel caso
dell' Autonomia
differenziata, la Corte
Costituzionale e' in catalessi
MOMENTO DELLA RIFLESSIONE
In tanti anni in area Euro, non siamo stati
mai così subordinati da un‘economia
nazionale tanto precaria. Questa ―lezione‖
dovrebbe aprire un periodo socio/politico
che, in pratica, potrebbe consentire al Paese
di risollevarsi dalla ―palude‖ e promuovere
vere riforme. Scrivere di crisi, ora, non
avrebbe senso. Dato che questa realtà è la
norma, non ci sembra opportuno rimarcarne
l‘evidenza. Le piccole e medie imprese sono
implose e i cicli produttivi, di conseguenza,
ridotti. Intanto, il secondo semestre 2019
evidenzia ancora una flessione economica
nazionale.
In Patria manca ancora una piattaforma di
discussione su quanto ci potrebbe unire,
tralasciando quello che, invece, già ci divide.
Dietro questa realtà, c‘è un Paese che
chiede, prima di tutto, tempi di riflessione
sociale, più che politica.
Si percorreranno strada scelte che, bene o
male, andranno a coinvolgere anche chi
potrebbe non essere d‘accordo. Da noi
funziona così. Dietro le alleanze ci sono i
compromessi che condizionano anche le
migliori intenzioni. Chi non ci sta è tagliato
fuori. Quando c‘è da piazzare un ―primo‖
della lista, gli scomodi sono allontanati e
senza troppi complimenti. I giochi del potere
hanno i loro santuari con certe regole da
rispettare e, soprattutto, da far rispettare.
Questo Esecutivo di Centro/Destra potrebbe
avere i mesi contati. A questo punto ci
chiediamo, con colpevolezza, quali saranno
le sorti del Bel Paese anche tenuto conto di
un Parlamento UE che non consente ai
Paesi membri ―spazi‖ di ripensamento per
―errori‖ già segnalati in precedenza.
LA FIDUCIA
In questi tempi d‘incertezza, assume
particolare valore il termine ―fiducia‖. Intesa,
appunto, come segno di coerenza che
coinvolge chi la garantisce e il complesso di
realtà alle quali è rivolta. Insomma, essa
rappresenta una sorte di ―contratto‖ morale
la cui importanza sarebbe sempre da
rispettare.
Riteniamo, di conseguenza, che
quest‘oggettività debba essere riscoperta.
Con tutta la dignità che merita e che,
spesso, non è considerata nella sua
pienezza. La‖fiducia‖ racchiude un insieme
d‘atteggiamenti che vanno ben oltre la
coerenza e viene a essere parte del
carattere di chi la evidenzia.
Non a caso, resta reale il motto: “La fiducia
è una cosa seria‖. Insomma, per meritare
―fiducia‖ si deve essere in grado di meritarla.
Col modo di comportarci e nel gestire, col
criterio ritenuto migliore, tutti i fatti che
destano interesse; anche di chi ci sta vicino.
Se è difficile meritare “fiducia”, molto più
semplice è perderla. Magari per una serie
d‘eventi non direttamente voluti, ma
tangibilmente capitati. Perché se
―promettere‖, è importante, ―mantenere‖ lo è
assai di più. Soprattutto quando l‘attuazione
di progetti si base proprio sulla ―fiducia‖.
Molti fulcri della realtà umana si fondano sulla
―fiducia‖. Che rappresenta, in definitiva, uno
stato di fatto che può ridare forza a una
promessa; forse, apparentemente, obliata.
Tra la ―promessa‖ e la ―realizzazione‖ dei suoi
contenuti c‘è, appunto la ―fiducia‖. Una
tangibilità di coscienza non sempre valutata
nella sua effettiva dimensione.
L’OPPORTUNITA’
Abbiamo avuto l‘ispirazione di rileggere i
contenuti del ―Contratto per il Governo del
Cambiamento‖ stipulato tra Luigi Di Maio
nella sua qualità di Capo Politico del
―Movimento 5 Stelle‖ e Matteo Salvini
Segretario Federale della Lega. Data
l‘evoluzione della situazione socio/politica
nazionale, c‘è sembrato più che appropriato
seguire l‘ispirazione.
Il compendiato dell’atto notarile è fitto. Si
apre col ―Funzionamento del Governo e dei
Gruppi Parlamentari‖ e termina con
―Università e Ricerca‖.Tra questi due
riferimenti, si sviluppano tutti i numerosi
aspetti che erano stati proposti, pur se
sommariamente, durante la campagna
elettorale dai due membri del Governo che
dovrebbe essere totalmente operativo entro la
fine del 2019.
Senza, per il momento, entrare nel merito
specifico, c‘è sembrato che la linea messa a
punto tra i due leaders della Destra italiana
dovrà, dopo la globale applicazione dei
contenuti, essere vagliata per costatarne, poi,
l‘effettiva attuazione. Certo è che tante nostre
perplessità non sono rientrate.
Sarà nostro impegno, una volta studiati gli atti
e i loro effetti pratici, esprimere una riflessione
su questo ―Contratto‖ del quale abbiamo
avuto modo di mettere a fuoco i contenuti
principali
LA VOGLIA DI CAPIRE
Secondo noi, prendere atto della politica
nazionale significa, soprattutto, interessarsi ai
problemi della gente. Anche se gli stessi non
sempre possono essere risolti, l‘importante è
provarci. Possibilmente, senza compromessi
di bassa lega.
A dispetto del preambolo, la critica continua a
prevalere sul buon senso. Abbiamo, infatti,
rilevato una voglia sfrenata di focalizzare gli
―errori‖ degli altri senza rivedere i propri.
A fronte di una situazione inficiata, le
soluzioni alternative sono poche. Almeno a
nostro avviso. Al presente non è più
possibile ―sottovalutare‖ le situazioni che,
comunque, non lasciano da parte più
nessuno dei politici nazionali.
Per migliorare la situazione, bisognerebbe,
prima di tutto, avere ben chiaro come
affrontarla. Continua, invece, a mancare
l‘impegno per garantire interventi risanatori
fuori dalle promesse di un Esecutivo che
dovrà, col tempo, qualificarsi. Anche gli
aspetti minori della nostra realtà fanno
parte della Democrazia. Con l‘incertezza,
non è possibile, ma neppure probabile, fare
progetti. Insomma, sarebbe opportuno
prospettare meno e concretare di più.
La voglia di cambiare è evidente. Il difficile
è immaginare come. Eppure, nonostante
l‘evidenza, tutto continua a svilirsi. I
cambiamenti, francamente, non hanno
trovato sintonia. Ancora una volta,
dobbiamo riconoscere che il potere logora
proprio chi lo detiene. Resta, però, vivo il
desiderio di capire; anche per offrire ai
Lettori indicazioni attendibili.
Il bisogno di comprendere la nostra realtà
socio/politica s‘è fatto indifferibile.
L‘accessibilità ai problemi del Bel Paese
non è più solo nazionale. Anche i milioni
d‘italiani all‘estero, dei quali si tratta sempre
poco, intendono contare di più in Patria e il
bisogno di capire cosa, effettivamente,
capita nel bel Paese è palese. Di ragioni, a
nostro avviso, ne hanno parecchie.
ITALIA DIVERSA
Questo millennio ha riservato al nostro
Paese sostanziali trasformazioni e
mutamenti politici. Se in ―meglio‖ o in
―peggio‖ preferiamo lasciare il giudizio a chi
ci legge. Preferiamo a un‘analisi dei fatti
alle porte di un‘estate che potrebbe essere
l‘ultima per un Esecutivo che continua a
meritare le nostre riflessioni.
Non ci siamo, per ovvie ragioni, ancora
abituati alle alleanze con sfumature
―polemiche‖. Neppure tanto di poco conto.
Se è vero che governare un Paese come il
nostro è ―difficile‖, ci hanno messi nelle
condizioni di verificalo con una frequenza
che, per il passato, non era neppure
prevedibile. Le ―alleanze‖ sul fronte
dell‘Esecutivo restano ―eterogenee‖.
Neppure nel secolo scorso abbiamo
assistito a formule d‘‖assestamento‖
politico come quelle partorite dal binomio
Lega/5S.
Il Potere Legislativo resta in parziale tono
―polemico‖. Intanto, la guida del Paese
resta problematica sotto il profilo sociale.
Quello che ci ha, da sempre, interessato.
Nonostante certe tensioni che non
avevamo previsto, restiamo, volutamente,
―possibilisti‖. Non perché è ―meglio‖, ma
perché è ―meno peggio.‖ L‘Italia continua
ad avere problemi interni che,
strutturalmente, non sembrerebbero
ribaltabili a livello comunitario.
Insomma, a casa propria, ogni Paese ha
da affrontare la sua realtà senza contare
su mediazioni di altri Stati UE. E‘ stato
così per il passato e sarà così anche per
il futuro. Indipendentemente dalla
composizione del Parlamento UE, il
nostro Paese rimane in fase
d‘‖assestamento‖. Peccato che il
―rodaggio‖ di questo Esecutivo non abbia
ancora dato segnali migliorativi socio/
economici.
Ci sembra poco opportuno, se non
assurdo, sperare in ―miglioramenti‖ che
non intravediamo neppure nell‘immediato
futuro. Eppure, il corso politico d‘Italia
dovrebbe essere rivisitato. Se, per il
passato, il potere logorava chi non lo
deteneva, oggi sembra evidenziarsi il
contrario. Con l‘assenza di
un‘Opposizione con programmi
alternativi, è questa Maggioranza a
fornire ―direttive‖ non sempre in sintonia
con le necessità reali del Paese.
Non stonerebbe, almeno a livello
informativo, fare dei confronti con ciò che
siamo stati; in previsioni di quello che
saremo. Insomma, l‘Italia politica è
―diversa‖. Una diversità che, purtroppo,
potrebbe condizionare la nostra economia
già in recessione.
I MURI
Quando si vuole ―isolare‖ una parte da
un‘altra, s‘ipotizza dei muri. Strutture
solide, ma che potrebbero essere anche
ideologiche, varate per impedire il
superamento fisico di un confine o per
limitare un certo ordine di ―pensiero‖.
In questo caso, più comune di quanto
potrebbe apparire, ci si trova di fronte a
un muro‖politico‖. Insomma, i ―muri‖,
concreti o ideologici, servono per
dividere, sempre e comunque.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel
novembre 1986 e il successivo crollo del
comunismo internazionale, i ―muri‖ sono
tornati d‘attualità e con gli stessi scopi di
quelli già in essere nel secolo scorso.
La Democrazia non può essere cinta da
―muri‖ né fisici, né ideologici. Ci sono
realtà da verificare e dottrine da
raffrontare. Senza questa premessa, i
―muri‖ tenderanno sempre a dividere
senza risolvere le cause per le quali sono
state erette.
Dalle colonne di questo quotidiano
internazionale intendiamo aprire un
dialogo produttivo che non sia limitato
dalla possibile costruzione di nuovi ―muri".
IL DISORDINE
In questi tempi d‘incertezza politica, si
confonde, spesso, e non sempre a caso,
―Libertà‖, con ―Disordine‖. I due termini,
neppure in apparenza, hanno aspetti
comuni tali da farli imbrogliare. Sempre
che non si voglia, scientemente, farlo.
La ―Libertà‖, individuale e collettiva, è
regolata da norme di vita che nascono da
una logica generale. Il ―disordine‖ è tutto
l‘opposto e, se s‘insinua con la ―libertà‖,
allora ne deriva il caos; con tutte le
sfumature più negative che possono far
parte della natura umana. Meglio, di
conseguenza, mantenere una netta
distinzione tra i due termini che, tuttavia,
non hanno nulla in comune. La differenza,
invece, sono molteplici e d‘agevole
individuazione.
Da noi, il confine tra ―libertà‖ e ―disordine‖
s‘è fatto complesso. Ancor più per le
interferenze di una politica che non
promette nulla di buono proprio parchè
fondata su alleanze di poca affidabilità.
Quando le rivendicazioni non hanno più
limiti definiti e la ―Libertà‖ sconfina nel
―Disordine‖, allora ci sono principi da
rivedere e situazioni da modificare. Ben
sappiamo che non sarà facile. Ma di
necessità sarebbe opportuno fare virtù.
Giorgio Brignola
DALL‘ ITALIA E DALL‘ ESTERO
14 VIGNETTE Britalyca La Voce Alternativa Giugno 2019 3 POLITICA E NON SOLO Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019
Sono una blogger in copy left da molti anni e mi piace impegnare parte del mio tempo nel giornalismo partecipativo,
usando il cestino-come mezzo- per raccogliere quelle piccole e preziose cronache di vita, spesso sotto traccia.
www.agoravox.it
13 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 20194 CRONACA Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019
Ágnes Heller storia di una Donna europea
“Vi racconto quel giorno in cui i Carabinieri
uccisero mio figlio”, parla il papà di
Carlo Giuliani a 17 anni dal G8
――Vi racconto quel giorno in cui i Carabi-
nieri uccisero mio figlio‖, parla il papà di
Carlo Giuliani a 17 anni dal G8
Giuliano Giuliani, padre di Carlo, rac-
conta a TPI di quel 20 luglio 2001 in cui il
figlio 23enne moriva per un colpo di pis-
tola sparato con l‘arma di ordinanza dal
carabiniere Mario Placanica ―La polizia
venne a prenderci alle 11 di sera e ci portò
in Questura. Lì ci dissero che nostro figlio
Carlo era morto. Era lui il ragazzo ucciso
negli scontri. Ma loro lo sapevano già da
tempo‖.
Il 20 luglio 2001, in piazza Alimonda,
quella piazza rettangolare tagliata da due
lingue di strada, moriva Carlo Giuliani, 23
anni, durante i giorni di guerriglia urbana
in cui si trasformò il G8 di Genova. A
ucciderlo, un colpo di pistola sparato con
l‘arma di ordinanza dal carabiniere Mario
Placanica. I giudici stabilirono che
Placanica aveva sparato per legittima dif-
esa e il procedimento aperto nei suoi con-
fronti fu archiviato nel 2003.
Giuliano Giuliani, padre di Carlo Giulia-
ni, racconta a TPI di quei tragici giorni di
17 anni fa che hanno segnato la storia
recente del nostro paese a partire da
giovedì 19 luglio sino a domenica 22
luglio 2001, contestualmente allo svolgi-
mento della riunione del G8.
―Avevo sentito Carlo intorno alle tre di
pomeriggio, era in piazza Manin, gli ave-
vo raccomandato di stare attento, mi disse
‗stai tranquillo‘. Poi più niente. Mi aveva
raccontato di aver già assistito a scene di
violenza sempre in piazza Manin: c‘era
stato un intervento molto brutto da parte
di un reparto di polizia su un gruppo di
manifestanti che erano addirittura l‘esem-
pio massimo del pacifismo, l‘ala cattolica
del movimento no-global, quelli incapaci
di manifestare alcun atteggiamento vio-
lento. Eppure vennero picchiati duramente,
senza nessuno motivo‖, racconta Giuliano.
―Fu forse la cosa più brutta fatta dalla
Polizia nella giornata di venerdì‖, prosegue
Giuliano. ―Perché invece gli atti che poi
portarono progressivamente all‘appesanti-
mento della vicenda, fino all‘omicidio di
Carlo, furono compiuti da indegni reparti dei
Carabinieri con cariche violente e ingiustifi-
cate nei confronti dei manifestanti‖.
Qui il papà di Carlo tiene a precisare: ―Dico
indegni perché mi sorregge una sentenza
della Corte di Cassazione genovese che rela-
tivamente al processo contro 25 manifestanti
accusati di associazione per delinque fi-
nalizzata alla devastazione e al saccheggio,
alla fine ne ha assolti 15, e per altri 10 ha
disposto una riduzione della pena. Verrà
scritto che il loro reato era stato prevalente-
mente di resistenza a pubblico ufficiale.
Avevano resistito a cariche violente, indis-
criminate, e ingiustificate di un reparto di
Carabinieri. Naturalmente nessun reparto dei
Carabinieri è stato incriminato per gli atti
commessi‖.
Giuliano va avanti nel racconto di quella
tragica giornata: ―Nel corso del pomeriggio
io e mia moglie avevamo sentito che il clima
si stava facendo man mano più pesante, ma
dalle informazioni che trapelavano in tv non
si capiva bene, lo capimmo dopo, sulla base
della documentazione che ci diedero. L‘in-
formazione che per la gran parte era ruffiana
al servizio del potere, parlava solo di mani-
festanti violenti, nemmeno una volta ha par-
lato di Carabinieri violenti‖.
―Dopo la telefonata delle tre eravamo ancora
lì ad aspettarlo‖, ricorda Giuliano.
―Rispetto a quanto si è detto, mio figlio non
andava in giro incappucciato, aveva in-
dossato il cappuccio per ripararsi da quei
maledetti seimila candelotti lacrimogeni col
gas. Ci sono scene in cui si vede Carlo che
cerca di difendere se stesso e gli altri
dall‘attacco più bestiale che sia stato fatto da
un reparto dei Carabinieri contro un corteo
autorizzato che non aveva fatto assolutamen-
te niente‖.
La mattina del 20 luglio ci furono i primi
cortei della giornata, che cominciarono sen-
za violenze. Poi la situazione cambiò in fret-
ta: iniziarono a verificarsi degli incidenti e
gli scontri tra manifestanti e polizia si fecero
molto duri. Le immagini riprese in quei mo-
menti, e in generale nei giorni del G8, furo-
no trasmesse da molte televisioni in giro per
il mondo, anche perché mostravano episodi
di reazioni molto dure della polizia contro i
manifestanti.
―Mio figlio è morto perché vittima di chi
voleva eliminare un progetto che dava fas-
tidio, questa è la verità‖, ripete Giuliano che
dopo 17 anni, e vari procedimenti archiviati,
è ancora deciso nel far emergere la verità su
quei giorni.
―Genova è stata gestita nel modo peggiore, o
nel modo migliore, dipende dai punti di
vista. L‘obiettivo che si erano preposti era
quello di distruggere quel movimento che
dava grande fastidio perché aveva grandis-
sime idee, quello lo hanno realizzato e rag-
giunto. Lo hanno raggiunto perché sono
riusciti a far passare l‘idea – tramite un‘in-
formazione che ha fatto abbastanza schifo in
molti aspetti – che davvero ci fossero i vio-
lenti. E così hanno convinto l‘opinione pub-
blica. Mentre al più i violenti potevano es-
sere pochi gruppi di imbecilli con dentro un
po‘ di poliziotti e carabinieri in borghese,
che hanno rotto e spaccato le cose per
avallare la repressione del movimento vero‖.
Dalle ricostruzioni di quei giorni emerse che
le forze di sicurezza si trovarono in grande
difficoltà nel gestire la situazione, sia causa
della disorganizzazione che della conforma-
zione della città di Genova, intersecata da
strade spesso strette e ripide. Poliziotti e
carabinieri furono anche accusati di aver
lasciato liberi i vandali e di aver attaccato i
grossi cortei più pacifici.
―Ricordiamocelo sempre, l‘operazione più
schifosa non fu nemmeno il massacro di
quegli innocenti alla Diaz, ma il tentativo
dei più alti vertici della Polizia di insinuare
che i ragazzi fossero colpevoli di terrorismo.
Fu il tentativo di far introdurre nella scuola
le molotov da un sottoposto, con l‘inten-
zione di far condannare i ragazzi che erano
dentro‖.
―In questi anni mi sono battuto molto per far
emergere la verità ma è stata una lotta im-
pari perché ho dovuto fronteggiare magistra-
ti assolutamente inadeguati che hanno deciso
l‘archiviazione‖, ripete Giuliano.
―Non ignoro che Enrico Zucca, Cardona
Albini e Petruzzella si sono occupati delle
inchieste sulla scuola Diaz e su Bolzaneto,
anche a rischio della propria esistenza.
Questi magistrati hanno sconfitto il primo
giudizio emesso nel 2008, che definiva
quelle alla Diaz ‗perquisizioni legittime‘ e
Bolzaneto ‗distribuzione di caramelle e cioc-
colatini‘. Sono ricorsi in appello e poi in
Cassazione, fino ad arrivare a dire che alla
Diaz si è commessa una delle più grandi
porcherie di questo Paese, una vera
‗macelleria messicana‘‖.
―C‘era la voglia da parte del governo di des-
tra di sconfiggere questa opera, questo mo-
vimento‖, insiste Giuliano.
C‘è una telefonata incredibile tra alti uffi-
ciali dei Carabinieri – che poi è stata resa
pubblica – nella quale uno dice: ‗ci avete
garantito quel reparto (parla della folgore) e
i due alti ufficiali si dicono ‗no, stanno dis-
cutendo perché se escono quelli non si sa
che ca**o succede. Quindi lo sapevano che
all‘interno delle cosiddette ‗forze
dell‘ordine‘, c‘era della gente pronta a pic-
chiare e non a fare ordine pubblico‖.
Poi Giuliano conclude: ―Io continuo a cerca-
re di spiegare alla gente che le istituzioni
sono una cosa seria e importante, quello che
rovina le istituzioni sono gli individui in-
adeguati che occupano posti di comando e
sono quelli che bisogna riuscire a cacciare
via‖.
―L‘errore più grosso che possiamo fare è
generalizzare, i termini collettivi cerco di
non usarli più‖.
A 17 anni di distanza, rimangono diversi
dettagli poco chiari, tra cui due partico-
larmente importanti: gli agenti sul posto
tentarono un goffo depistaggio delle
indagini? E come venne ferito esattamente
Carlo Giuliani?
Nessun ufficiale è stato indagato o proces-
sato per la conduzione dell‘azione in piazza
Alimonda o per il presunto depistaggio delle
indagini. Nel 2011 la Corte Europea dei
diritti dell‘uomo ha assolto completamente il
governo da tutte le accuse di aver contribuito
indirettamente alla morte di Giuliani.
Da: https://www.tpi.it/
Ágnes Heller è una bambina nata a Budapest,
il 12 maggio del 1929, segno zodiacale Toro e
si dice pure che chi è nato in questo giorno
abbia un angelo Custode di nome Lauviah che
è saggezza, protezione per i politici, grande
forza di riprendersi dopo seri problemi. E lei di
"problemi" ne ha avuti tanti fin da piccola: è
una sopravvissuta ad Auschwitz, all'Olocausto,
alle persecuzioni del regime comunista.
Da più grandicella ,allieva del filosofo marx-
ista Goerg Lukacs, divenne una dei principali
esponenti della "scuola di Budapest", corrente
critica del socialismo. "Nel 1959 viene espulsa
dall'università e poi anche dal partito per aver
sostenuto «le idee false e revisioniste» del gio-
vane Lukács e costretta ad insegnare in una
scuola media mentre i suoi scritti vengono sot-
toposti al veto di pubblicazione. Nel 1963 en-
tra come ricercatrice nell'Istituto di Sociologia
dell'Accademia delle Scienze e sempre nello
stesso anno a seguito di un suo viaggio in Ita-
lia ha origine "L'uomo del rinascimento": "...fu
il mio primo viaggio in occidente [...] nelle
vie, nelle chiese, nelle case, nei palazzi di Firen-
ze ho incontrato un sogno, o meglio, ho incon-
trato il mio sogno di un mondo adeguato all'uo-
mo.
Una volta che i confini dell'occidente si erano di
nuovo richiusi per me, volevo semplicemente
tornare in questo mondo, anche se solo con la
fantasia, col pensiero. Se volete fu un libro
d'amore: una dichiarazione d'amore per l'Italia".
Nel 1968 protesta contro l'intervento sovietico
in Cecoslovacchia, viene licenziata dall'Acca-
demia nel 1973 con l'accusa di aver negato la
realtà socialista del suo paese e di altri paesi
usciti dalla rivoluzione d'Ottobre nell'esercita-
re il suo lavoro di "cultore di scienze sociali".
Non condivide le svolte reazionarie di tanti
paesi dell'Est e nel 1977 decide infine di lasci-
are l'Ungheria insieme al marito, il filosofo
Ferenc Fehér e gli amici Gyorgy e Maria Mar-
cus, anch'essi noti esponenti della "scuola di
Budapest" e con il timore di non poter più
rientrare in Ungheria emigra in Australia. A
Melbourne insegnerà sociologia presso La
Trobe University. Ritornata in Ungheria, ha
insegnato anche alla New School for Social
Research di New York, rimanendo ancorata
alle sue teorizzazioni dei bisogni radicali, pur
non professandosi più marxista."
Negli ultimi anni era entrata in aperto conflitto
con il premier sovranista Viktor Orban che
l'aveva estromessa dall'università. Poi in un
giorno di luglio molto caldo, a soli 90 anni, si
è buttata per una nuotata nel lago Balaton,
chiamato anche "mare magiaro", che si trova
nell'Ungheria occidentale ed è il più grande
lago dell'Europa centrale. Scomparsa, forse un
malore. Penso che l'abbraccio dell'acqua sia
stato il riposo migliore, per sempre. Una
grande piccola donna, Ágnes Heller, di cui
ignoravo l'esistenza e passo la sua storia, che è
un po' quella di tante anziane signore che sono
riuscite a nuotarci attraverso, alla storia, e a
non affogare nella vigliaccheria del silenzio.
Come diceva Ágnes Heller "You always have
a choice", e oggi ho scelto di scrivere di lei,
per non dimenticare.
Tav oltre la politica,
costi-benefici e cose non dette
The prime minister may end up doing more for
Welsh independence than the nationalist hero
Owain Glyndŵr
In a distant echo of a medieval monarch‘s royal
progress around the realm, Boris Johnson has
been journeying on a prime ministerial grand tour
around the country to show his new subjects
who is boss. Last weekend it was northern Eng-
land; on Monday, Scotland; Tuesday was Wales
day and Wednesday was the turn of Northern
Ireland. These visits contained none of the cele-
bratory pageants that would have been expected
in the middle ages. Instead, the new leader was
whisked in and then out again. Much of the tour
has been controlled. Journalists were mostly
kept at a distance. In the streets, boos seem to
have been more common than cheers.
It is hard to dispute the widening gulf between
current reality and the rhetoric of Johnson‘s
‗awesome foursome'
Like Theresa May did, Johnson talks the talk
about holding the United Kingdom together amid
the disruption of Brexit. He has even cast himself
as minister for the union. But it is hard to dispute
the widening gulf between current reality and the
rhetoric of both May‘s ―precious union‖ and John-
son‘s ―awesome foursome‖. Tours like Johnson‘s
only emphasise that this union is increasingly
divided – and perhaps even breaking apart. Po-
litically, by far the most urgent stop on Johnson‘s
tour was in Northern Ireland. The most fraught of
the visits was probably the one to Scotland. But
in many ways the most telling trip was Johnson‘s
foray into Wales on Tuesday, when he cuddled a
chicken in Newport, visited a retail company
How Boris Johnson could trigger the breakup of the United
Kingdom
Ennio Remondino
Brecon and met Wales‘s Labour first minister,
Mark Drakeford, in Cardiff before heading to Bel-
fast.
Wales was not included in the Johnsonian pro-
gress merely for completeness‘s sake. It was also
there because of Thursday‘s byelection in the vast
and lovely mid-Wales rural constituency of Brecon
and Radnorshire. The result will test whether there
is the Johnson bounce for the Tory party that his
supporters crave, or whether Jo Swinson will be
celebrating a Liberal Democrat recapture of a seat
that the old Liberal party first won in a famous
1985 byelection.
Yet Wales should never be overlooked. In discus-
sions about the UK‘s constitutional and political
distresses, Wales is all too often treated as an af-
terthought. The reasons are not hard to see. Mod-
ern Wales has endured little of the existential pain
of Northern Ireland. The nationalist cause has nev-
er carved through Welsh politics the way it has in
Scotland. Wales has been welded to England for
far longer than the other nations. And its support
for devolution was often lukewarm.
Brexit will be 'catastrophic', first minister tells Boris
Johnson ahead of his visit to Wales – as it hap-
pened
Yet amid the more eye-catching convulsions of
Brexit elsewhere, the old idea that nothing is likely
to change in the relationship between Wales and
England is looking lazy. That‘s not to say that
Welsh independence is on the cards any time
soon. But it most definitely is to say that support
for Welsh independence is liable to rise, and pos-
sibly to rise quite fast if Brexit eventually triggers
either Irish reunification or Scottish independence,
let alone both. Johnson‘s personality contributes
its own flame-thrower to this combustible mix. His
insouciance this week about the devastation that
threatens the Welsh hill-farming industry from a no
-deal Brexit could come back to haunt him, and not
just on the sheep-farms of Brecon and Radnor-
shire. The land, like the language, plays a dynamic
role in nationalist consciousness. Angry farmers
can make a leader suddenly vulnerable. Look what
they and the ―gilets jaunes‖ did to Emmanuel Mac-
ron. But this volatility is not simply about Johnson‘s
Marmite personality. Nor is it simply about the sin-
gle-mindedness of the nationalist parties to exploit
every situation for the separatist cause. It is also
structurally bound up with Brexit itself, whatever
the terms.
In a lecture in June, the civil servant formerly in
charge of the Brexit department, Philip Rycroft,
laid this on the line. ―The fact of Brexit poses a se-
ries of challenges at a practical, as well as an exis-
tential, level to the current governance of the Unit-
ed Kingdom,‖ Rycroft said. ―It seems clear that
this and any future UK government is going to
have to devote considerable time and effort to
reworking its policy towards the union.‖ He con-
cluded: ―Our sense of social cohesion, indeed
the very cohesion of the United Kingdom, will
depend on it.‖ Rycroft offered some well-chosen
illustrations. What if Scotland chooses to subsi-
dise its fishing fleets while England does not?
What if Welsh hill-farmers secure a differential
subsidy rate for their lamb that northern English
hill-farmers cannot access? ―The requirement
for increased agreement across a whole range
of new territory increases the scope for friction,‖
he concludes. ―It will put new pressure on a
system of inter-governmental relations that was
devised for a very different era,‖ he suggests.
It is important not to exaggerate, of course.
There are many bridges to be crossed before
Wales becomes as much of a threat to the un-
ion as Northern Ireland and Scotland now are.
There are radical ways of heading off the disin-
tegration of the United Kingdom, including the
federalist new Act of Union proposed by Lord
Lisvane and extolled by one of the prime minis-
ter‘s former colleagues in the Daily Telegraph
this week.
But Brexit has put the possibility of breakup
squarely on the table, even in Wales.
Outright support for independence in Wales lan-
guishes in single figures. But more than one in
three Welsh voters now feel some support for
the idea, and the proportion of those whom na-
tionalists dub the ―indycurious‖ is clearly rising.
Use of the Welsh language is growing and be-
coming more fashionable. Even Drakeford said
in July that his support for the UK was not
―unconditional‖ and that, if other parts seceded,
it would be sensible ―to reassess Wales‘s place
in the components that were there in the fu-
ture‖.
Johnson refuses to give details on his no-deal
Brexit plans for farming
Wales is no exception to the disruption of old
ideas that Brexit is causing. Only this week,
Plaid Cymru came first for the first time in a
Welsh Assembly voting intention poll . There
are many differences, but the overturning of the
old order that occurred in Scotland a generation
ago could now be starting to repeat itself in
Wales too. Labour has never been weaker, and
Jeremy Corbyn refuses to engage on these
identity issues. But it is a big stretch to say that
Labour‘s decline means Wales will soon be
pressing for or achieving independence. Five
hundred years of union are unlikely to dissolve
in a hurry. Yet modern politics is nothing if not
volatile. Wales‘s sense of nationhood takes
many forms and has gone through many
changes, but its existence as a living reality is
undeniable. Around the time of the last Brecon
and Radnor byelection, the lateand life-
enhancing Welsh historian Gwyn Alf Williams
wrote about the continuing potency of the leg-
end of Owain Glyndŵr. ―Since 1410 most Welsh
people most of the time have abandoned any
sort of independence as unthinkable,‖ wrote
Williams. ―But since 1410 most Welsh people,
at some time or another, if only in some secret
corner of the mind, have been ‗out with Owain
and his barefoot scrubs‘. For the Welsh mind is
still haunted by its lightning-flash vision of a
people that was free.‖nBoris Johnson would be
wise to remember that thought. If he does not,
he may even turn out to have done more for
Welsh independence than almost anyone since
Glyndŵr himself.
By Martin Kettle (The guardian )
5 da, Remocontro.it Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 12 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019
Oltre il polverone della polemica politica. Cosa non torna nell‘an-
alisi costi-benefici sul Tav? si chiede Marina Forti su Interna-
zionale. Oltre Salvini-Di Maio, piccola attualità, trent‘anni di
opposizioni anche dure in val di Susa
Sulla Tav Torino Lione, favorevoli o contrari che si possa essere,
tanta polemica e battaglia politica, e pochi fatti. Marina Forte,
giornalista esperta di questioni ambientali, prova a rimuovere
vecchie polemiche e possibili preconcetti, riesaminando i fatto
noti. Analisi costi-benefici voluta dal contestato ministro delle
infrastrutture Danilo Toninelli e affidata a una commissione di sei
esperti presieduta dall‘economista Marco Ponti. Tra loro anche
Pierluigi Coppola, l‘unico che non ha sottoscritto le conclusioni e
merita quindi particolare attenzione. «Dopo molte anticipazioni e
speculazioni, il dossier è stato pubblicato dal ministero. E traccia
un bilancio negativo: calcola che i costi dell‘opera superano i
benefici di sette miliardi di euro previsti nell‘ipotesi definita
―realistica‖ (le altre oscillano tra un minimo di 5,7 e un massimo
di 8 miliardi)».
Costi e benefici tra
passeggeri e merci
Subito un po‘ di storia. Le ‗previsioni di traffico‘. Trent‘anni fa,
linea veloce fu pensata per i passeggeri, per connettere Torino e il
nord Italia alla rete ad alta velocità francese. «Poi l‘accento è
passato dai passeggeri alle merci, con un sistema misto ―ad alta
capacità‖», e siamo alla prima confusione. Dai passeggeri alle
merci «per trasferire il trasporto delle merci dalla strada alla
ferrovia, con vantaggio per i consumi energetici, la conges-
tione stradale, l‘inquinamento e le emissioni di gas di serra».
Sintesi perfetta di Marina Forti, col dubbio finale di tutti: il
traffico sulla direttrice Torino-Lione giustifica la quantità di
miliardi in parte già spesi?
Due ipotesi di traffico, prima
Le vecchie previsioni 2011 e 2017 commissionate dalla presi-
denza del consiglio. Come base, l‘ipotesi che il traffico merci
aumenti del 2,5 per cento ogni anno nei prossimi trent‘anni, e
che la nuova ferrovia assorba un po‘ del traffico di merci che
oggi passa attraverso i passi del Sempione e del Gottardo ver-
so la Svizzera, e un terzo di quello che transita per Ventimi-
glia e per il traforo del Frejus verso la Francia. E i conti sulle
ipotesi dicono che il traffico merci su rotaia dovrebbe crescere
di circa venti volte in quarant‘anni, e una moltiplicazione
ancora maggiore per i passeggeri (700mila a 4,6 milioni di
persone sulla lunga distanza, raddoppio regionale da 4 a 8
milioni).
Seconda ipotesi, e Ponti frena
Ma un‘analisi costi-benefici non è una scienza assoluta,
premette l‘attenta cronista. Dipende da cosa si include tra i
costi e cosa tra i benefici. Previsioni irrealistiche secondo la
commissione presieduta da Ponti. Nuova ipotesi, decisamente
più cauta, sui dati degli attuali flussi di traffico nazionali ed
europei. Il traffico merci che cresce solo di una volta e mezzo
l‘anno, tagliando a metà la previsione ministeriale precedente.
Passeggeri idem. Conti finali, ―valore attuale netto economi-
co‖ della nuova opera sarebbe negativo, anche aggiungendo
cosa costerebbe bloccare il progetto (ripristinare i luoghi dove
sono già stati aperti dei cantieri, più le penali per i contratti già
firmati , stimate tra 1,3 e 1,7 miliardi di euro).
Critiche ambientaliste
Primo litigio, cosa si mette tra i costi e cosa tra i benefici. La
commissione Ponti mette tra i costi il mancato introito fiscale sul
carburante e sui pedaggi autostradali. 1,6 miliardi in meno da
carburanti, 3 in meno da autostrade. Inciampo da troppa ragioner-
ia contabile rispetto all‘ambiente? Valutazione contemporanea su
decongestione autostrade, rumore, qualità dell‘aria, emissioni di
gas serra. Contabilità avara: tra 500mila e 700mila tonnellate di
anidride carbonica in meno all‘anno rispetto a oggi. «Appena lo
0,5 per cento delle emissioni che ogni anno produce il sistema
nazionale dei trasporti in Italia», annota Marina Forti, assieme al
fatto che lo studio è già entrato ‗nel tritatutto dello scontro politi-
co‘, e considerato ‗di parte‘.
I favorevoli non politici
Tra i favorevoli a farla, ci sono dodici associazioni imprenditoriali
che sostengono l‘opera per ‗restare competitivi‘ e per avvicinare
l‘Italia all‘Europa. Resta il dubbio che il traffico merci sulla ferro-
via Torino-Lione è in calo. Oggi 38 treni merci al giorno per circa
tre milioni di tonnellate di merci ogni anno. Alternative? Anna
Donati, ambientalista ed esperta in sistemi di trasporti ricorda lo
Studio tecnico anno 2000 delle ferrovie Italo-Francesi. Moderniz-
zare la linea esistente per portare il traffico dagli attuali 38 a 150
treni merci al giorno, 20 milioni di tonnellate l‘anno‖. Annota-
zione finale di Marina Forti, «Da tempo sembra che le strategie
europee dei trasporti puntino sulle direttrici sud-nord, dall‘asse
Milano-Svizzera a quello del Brennero. Ma è difficile ragionarci:
il Tav è e rimane ostaggio dello scontro politico».
Corsa al riarmo, in arrivo nuovi euromissili. Gli Usa si riti-
rano dal trattato sul nucleare siglato da Reagan e Gorbaciov
e incolpano Mosca. Stati Uniti: ―Russia unica re-
sponsabile‖. La Nato: ―Gli alleati sostengono la decisione
di Washington‖
Euromissili di ritorno. Il Pentagono annuncia il ritiro defin-
itivo dall‘intesa del 1987 con la Russia. Washington si
prepara al braccio di ferro nucleare anche con la Cina e la
Ue dà luce verde e si allinea agli ordini Nato. L‘Italia,
impegnata sul fronte del Migrante-Ong, politicamente tace,
mentre la stampa, in semi vacanza, quasi ignora.
In arrivo nuovi euromissili
Gli Usa si ritirano dal trattato sul nucleare siglato da
Reagan e Gorbaciov e incolpano Mosca. La Nato: «Gli
alleati sostengono la decisione di Washington». Dopo mesi
di sospensiva e speranze mai sopite su un possibile colpo di
scena positivo, l‘accordo tra Usa e Russia che bandì gli
euromissili nucleari, chiudendo di fatto la Guerra Fredda,
finisce in archivio. Chi la storia l‘ha fatta e chi la disfa.
«Ora si rischia il caos», ha commentato Mikhail Gorbaciov,
che l‘INF lo ha firmato oltre 30 anni fa al fianco di Ronald
Regan. Altra epoca e altro spessore di personaggi.
Come si è arrivati fin qui? Si chiede l‘HuffPost. Gli Stati
Uniti puntano il dito contro la Russia, colpevole di aver
modificato il missile da crociera Kalibr – in dotazione alla
Marina e dunque escluso dal trattato – creando una versione
terrestre con una gittata superiore ai 500 chilometri. Mosca
non ha mai accettato questa interpretazione e anzi accusa
l‘avversario di aver messo in crisi l‘accordo con il tanto
contestato ‗scudo missilistico‘ nell‘Est dell‘Europa, con la
favola di voler difendere gli alleati dall‘Iran.
Accuse incrociate anche ‗il giorno dopo‘. «La Russia è
l‘unica responsabile: la Nato risponderà in modo misurato»,
scodinzola il segretario generale Stoltenberg. Il ministero
degli Esteri russo: «Disinformazione sulle presunte nostre
violazioni, gli Usa volevano sbarazzarsi delle restrizioni
previste». La Commissione Ue chiede di evitare «una nuova
corsa agli armamenti» e quasi non viene neppure citata nei
comunicati ‗contro‘. Russia maliziosamente cattiva e Amer-
ica accecata dalla volontà di affermare il suo ‗predominio‘
globale. Paroloni. Ma di fatto cosa accadrà, cosa rischia il
mondo?
La Russia in questo senso rassicura e dice di essersi auto-
imposta ‗una moratoria‘ sul dislocamento dei vettori, a pat-
to che lo facciano anche gli americani e che ‗non ne svilup-
pino‘ di nuovi. Patto fra gentiluomini? Difficile crederci. Il
segretario generale Onu, Guterres, teme che si sia perso «un
inestimabile freno alla guerra nucleare». Ora le trattative sul
New START, l‘accordo sulla riduzione delle testate nucle-
ari strategiche. Russia pronta a prolungarlo, ma anche qui ci
sono dei problemi. E nel 2021 senza intese sull‘antiprolifer-
azione atomica? Un salto indietro agli anni Settanta, ma con
altri personaggi in scena.
Scenario storico e posta in gioco
Euromissili di ritorno. Il Trattato Inf, firmato nel 1987 dai
presidenti Gorbaciov e Reagan, eliminò tutti i missili nucle-
ari a gittata corta e intermedia (tra 500 e 5.500 km) con base
a terra, anzitutto i missili balistici Pershing 2, schierati dagli
Stati uniti in Germania occidentale, e quelli da crociera lan-
ciati da terra, schierati dagli Stati uniti in Gran Bretagna,
Italia, Germania occidentale, Belgio e Olanda, e allo
stesso tempo i missili balistici SS-20 schierati
dall‘Unione sovietica sul proprio territorio, ci ricorda nel
dettaglio Manlio Dinucci, sul Manifesto.
La questione missili e scudo spaziale in Romania già
citati. Con precisazioni geografiche utili. Mentre un mis-
sile nucleare Usa a raggio intermedio schierato in Europa
può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla
Russia sul proprio territorio può colpire le capitali euro-
pee, ma non Washington. «Rovesciando lo scenario, è
come se la Russia schierasse missili nucleari a raggio
intermedio in Messico», commenta Dinucci. Nuova cor-
sa agli armamenti, e gli Usa, lo dice esplicitamente il
segretario di Stato Usa Pompeo, che si preparano a
schierare nuovi missili nucleari a raggio intermedio non
solo contro la Russia ma anche contro la Cina. Dare
avere. La Russia ha avvertito che, se verranno schierati
in Europa, punterà i suoi missili nucleari sui territori in
cui saranno installati. Fuori partita l‘Unione europea,
come già detto, salvo un dettaglio sfuggito ai più.
All‘Assemblea generale Onu (il 21 dicembre 2018),
l‘Unione europea compatta aveva bocciato la risoluzione
con cui la Russia proponeva di preservare il Trattato
stabilendo meccanismi di verifica e negoziati. Linea Usa
Nato. Con un dettaglio che leggiamo chiaramente oggi.
L‘Ue ha dato allora di fatto luce verde alla installazione
di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa.
Euromissili di ritorno: Usa-Russia rompono il trattato
Gorby-Reagan. Europa complice applaude
La nuova strage dell’eroina in Italia: decessi per
overdose +9,7% in un anno
di Elisabetta Andreis e Gianni Santucci,e Milena Gabanelli
dopo, l‘ultimo su cui si hanno dati disponibili e certificati, su
294 vittime, 148 sono per eroina: un aumento del 50 per cento.
Solo per dare un‘idea, sempre nel 2017, 53 morti sono legate
alla cocaina, 13 al metadone, 1 ai barbiturici e 2 all‘Mdma.
Guardando all‘età , i livelli di mortalità più alti si riscontrano a
partire dai 25 anni per raggiungere i picchi massimi nella fas-
cia superiore ai 40 anni. La domanda decisiva allora diventa:
sono i primi segnali di una nuova potenziale strage? Per ca-
pirlo bisogna incrociare i dati delle Relazioni al Parlamento
sullo stato delle tossicodipendenze, i rapporti della Dcsa
(Direzione centrale servizi antidroga) e lo studio del Cnr
sull‘uso di alcol e sostanze psicoattive in Italia.
Le morti «misteriose»
Ai 148 morti acclarati per eroina nel 2017, si aggiungono 74
morti da sostanza non determinata: sostanzialmente decessi
«misteriosi», non attribuibili con certezza a sostanze note
(erano 118 nel 2016). Una delle ipotesi è che siano però anche
quelli legati all‘eroina, probabilmente tagliata con altre sostan-
ze. Sui tagli e le «sperimentazioni» criminali si hanno poche
certezze, anche perché una delle principali carenze del sistema
italiano è una totale mancanza di analisi preventiva sulle
sostanze al fine di adeguare le risposte sociali e sanitarie. Il
mercato della droga, come quello legale, deve fidelizzare i
clienti, conquistarne di nuovi, allargare i profitti: dunque cerca
il punto di compromesso tra qualità della sostanza, prezzo,
impiego di altre sostanze. Questo punto di intersezione sta
sempre più in basso, e si è visto a Milano, al «boschetto» di
Rogoredo, la piazza di spaccio più grande del nord Italia dove
le forze dell‘ordine stanno facendo un importante lavoro di
prevenzione. Qui i prezzi erano scesi fino a 5 euro a dose e
anche più sotto, con una «qualità» ancora accettabile visto che
viene utilizzata anche da persone con una lunga storia di toss-
icodipendenza. Nelle altre città i prezzi sono più alti. Una
nuova emergenza sono poi gli psicofarmaci spacciati per stra-
da, anche quelli low cost e facilmente reperibili dai ragazzi
(sostanze «legali»): Rivotril, Suboxone, Contramal, il primo a
base di benzodiazepina, utilizzati per combattere l‘ansia o
l‘epilessia. Se associati all‘alcol e presi in dosi massicce o
mixati con altre sostanze hanno effetti simili all‘eroina. La
criminalità nigeriana, per scalzare le gang nordafricane, a
Mestre ha fatto una strage (oltre 20 morti) con l‘eroina tagliata
con il metorfano, una sostanza che ne moltiplicava gli effetti.
La morte di ragazzi e ragazze adolescenti con una siringa nel
braccio nei bagni delle stazioni ferroviarie replicano immagini
di trent‘anni fa.
I nuovi consumatori
Secondo l‘ultima Relazione al parlamento, nel 2017 i consumatori di
eroina sono 285 mila, per un giro di affari da 2,3 miliardi. Le stime
per il 2018, ancora non disponibili, vanno nella stessa direzione:
l‘uso sta aumentando. Quanto alla popolazione studentesca, secondo
l‘Espad elaborato dal Cnr, l‘1,1 per cento ammette di aver fatto uso
di eroina almeno una volta nella vita (circa 28.000 studenti); lo 0,8
per cento l‘ha assunta almeno una volta nel 2017 (oltre 20.000) e lo
0,6 per cento nel mese precedente la compilazione del questionario
(15.500). Il 64 per cento degli studenti che hanno fatto uso di eroina
almeno una volta nella vita riferisce di averla fumata con le
«stagnole» (alluminio da cucina), il 28,5 per cento con la siringa in
vena. Tra gli studenti che hanno riferito di aver usato eroina durante
l‘ultimo anno, il 79 per cento ha utilizzato anche altre sostanze stu-
pefacenti, il 91 per cento cannabis, l‘81 per cento cocaina, il 72 per
cento sostanze stimolanti, il 66 per cento allucinogeni
Il rischio «americano»
Il quadro in Italia oggi è questo: aumento del consumo di eroina,
creazione di una nuova fascia di consumatori giovani, mercato crim-
inale che sperimenta nuove strategie come l‘abbassamento dei prez-
zi o la miscela di sostanze. Il risultato è l‘impennata dei decessi per
overdose da eroina. Questo scenario va necessariamente analizzato
con un occhio a quel che sta accadendo negli Stati Uniti, dove la più
grave epidemia di droga nella storia umana sta provocando circa 70
mila decessi l‘anno (leggi l‘inchiesta di Dataroom del 16 aprile
2018). In una città come Philadelphia ad esempio, come dimensioni
poco più grande di Milano, nel 2017 ci sono state oltre 1.200 over-
dose mortali e più di 8 mila non mortali (su la Lettura #390 in edi-
cola il reportage di Gianni Santucci da Philadelphia). Accade perché
le gang criminali hanno inondato le strade di Fentanyl, o eroina
mescolata al Fentanyl. Si tratta di un oppioide sintetico utilizzato
come fortissimo antidolorofico, ma cento volte più potente della
morfina, e che permette ai venditori di moltiplicare i guadagni (un
chilo di Fentanyl prodotto clandestinamente nei laboratori cinesi
costa 5 mila dollari al chilo e può essere tagliato molto più dell‘e-
roina naturale)
Da .corriere.it
L’Italia sta ricominciando«a contare i morti». Dopo un calo
costante durato più di 15 anni, dal 2017 sono tornati ad aumen-
tare. Ma non se n‘è accorta. Non vuole vedere. E nessuno tra
politici, responsabili della salute pubblica, sindaci, assessori
(tranne poche menti illuminate, o terrorizzate da una storia che
già si conosce) si chiede perché la curva dei decessi ha piegato
— di nuovo — verso l‘alto. E qualcuno si chiede qual è (quali
sono) le sostanze che uccidono? È l‘eroina? Solo l‘eroina? O i
«fentanili», farmaci oppioidi sintetici (ultra potenti «parenti»
dell‘eroina creati in laboratorio) che negli Stati Uniti stanno
provocando un‘ecatombe, e che in Italia hanno già causato due
decessi, uno a Milano, l‘altro a Varese? Intanto sono 350 i de-
cessi classificati come overdose negli anni 2015-2017. Ma alla
voce «sostanza responsabile del decesso», ci si scontra con un:
«Non identificata». Contemporaneamente le statistiche dicono
che il numero dei morti torna a salire a causa di una sola sostan-
za: eroina. Solo segnali, per il momento, ma per leggerli, ed
eventualmente contrastarli, bisognerebbe conoscere una storia
iniziata 46 anni fa.
Il primo morto
Nel 1973 viene rapito a Roma Paul Getty III, nipote dell‘uomo
all‘epoca più ricco del mondo; un‘epidemia di colera si diffonde
in estate a Bari, Palermo, Napoli, Cagliari; a settembre il
segretario del Pci Enrico Berlinguer lancia la proposta del
«compromesso storico»; e a dicembre, il giorno 17, un comman-
do di terroristi palestinesi attacca un aereo della Pan Am a
Fiumicino, una strage che provoca 34 morti. In quell‘anno passa
del tutto inosservata la prima vittima di un‘altra strage, che si
sarebbe propagata per decenni: il primo decesso in Italia per
overdose di eroina. Uno stupefacente che iniziava appena a
comparire sullo scenario criminale e sociale, come raccontano
gli archivi italiani dell‘antidroga (un chilo d‘eroina sequestrato
nel 1971, 29 chili l‘anno dopo). A partire da quell‘anno, in Ita-
lia, di droga sono morte oltre 25 mila persone. L‘anno peggiore
fu il 1996: 1.562 decessi per overdose (275 dei quali in Lombar-
dia, 220 nel Lazio). I numeri «parlano»: l‘eroina si diffonde e
crea per qualche anno un numero sempre più ampio di tossicodi-
pendenti, all‘inizio sono anni di latenza, di incubazione. Poi, si
iniziano a contare i morti. Sempre di più.
Nuovo anno nero: il 2017
Per 16 anni (dal 2000 al 2016) i decessi sono calati gradualmen-
te (meno 48 per cento). Un trend positivo, ma che ha portato
l‘oblio sul tema droga. Nel 2017 però arriva, inaspettata, una
inversione di tendenza: più 9,7 per cento in un anno solo. A
determinarla, un aumento della diffusione di eroina. Nel 2016,
su 268 morti, 99 sono da eroina, pari al 37 per cento; l‘anno
Il grande scrittore francese, ospite al Festi-
valetteratura di Mantova per un reading del
suo ultimo libro, si confronta con le nuove
tecnologie e con vecchie paure che ci
spacciano continuamente per nuove:
"Nessuno legge più libri? Lo sento ripetere
da 50 anni eppure siamo ancora qui"
Prima ancora di essere uno degli scrittori
più letti del mondo, Daniel Pennac è un
insegnante, un professore di lettere. Lo si
direbbe anche senza saperlo, basta os-
servare la pazienza con la quale ascolta le
domande, la calma con cui si prende il
tempo per pensare e, poi, per rispondere,
la tendenza a cercare lo sguardo di tutti i
presenti quando parla.
Addirittura, più che un insegnante Pennac
ha l'aura del maestro, uno di quelli pazienti
e acuti che capisce sempre chi ha davanti,
uno di quelli che cambiano la vita degli
allievi che gli passano davanti. Ma c'è una
cosa che più della scrittura di saggi, di
opere teatrali, di romanzi, perfino di fumet-
ti, appassiona Pennac, da sempre: la lettu-
ra. E proprio di questo abbiamo parlato,
dietro le quinte del Teatro di Mantova, po-
co prima del reading che lo scrittore
francese avrebbe tenuto domenica 10
settembre davanti al pubblico del Festiva-
letteratura di Mantova.
«Che effetto ha fatto sulla lettura l'arrivo
nelle nostre vite di tutti questi schermi, la
dematerializzazione dei libri e il consumis-
mo della comunicazione?», risponde con
calma, ripetendo la domanda come fanno i
maestri quando gliene si pone una un po'
stupida. Ma non perde per niente la pazi-
enza, anzi, inizia a raccontare una storia:
«Allora, devi sapere che il mio primo posto
da insegnante mi capitò nel 1969. Il primo
giorno sono entrato a scuola, sono andato
in aula professori e tutti i miei colleghi più
anziani, dei vecchi professori di sessanta-
settant'anni, mi accolsero come si accolgie
un novellino, un principiante. Mi ricordo
che una delle prime cose che mi dissero
fu: ―Sai, ormai non leggono più...‖.
Ah, cavolo, già nel 1969?
Sì, ed è una cosa che ho sentito mille altre
volte nel corso di tutta la mia vita. Tutta la
mia vita l'ho sentito dire: non leggono più
per colpa della televisione, o per colpa dei
videogiochi, della pigrizia, del consumis-
mo. Ok, benissimo, non leggono più. «Ma
allora», dissi ai miei colleghi, ―Voi? Voi leg-
gete? Cosa leggi tu?‖, chiesi al mio collega di
filosofia. Lui mi rispose che leggeva saggi,
«Tanti saggi, sai, per preparare le lezioni, per
tenermi aggiornato». ―E cos'altro‖, gli chiesi.
―Mah‖, rispose, ―confesso che non amo molto
i romanzi, in generale‖. ―Quindi‖, gli dissi sorri-
dendo, ―in fondo non leggi niente neppure tu?
Sei un tecnico della filosofia che non legge
altro che filosofia per fare dei corsi di filosofia.
E vieni a dire a me che i ragazzi non leggono
più? Ma nemmeno tu leggi più‖. E allora
chiesi al collega di Storia. Sai cosa mi
rispose?
La stessa cosa del suo collega di filosofia?
(Ride) Esatto. Questo vuol dire che questa
concezione della lettura come mero principio
del dovere non c'entra nulla con il desiderio di
leggere e di far leggere. È solo un'attività ped-
agogica. «I ragazzi di oggi non valgono niente
perché non leggono più», dire una cosa del
genere non ha senso. E infatti lo si dice da
oltre 50 anni. Ogni volta cambia solo il pretes-
to. Una volta la televisione, poi il divorzio, poi i
cellulari, le serie tv, chissà quale sarà il pros-
simo nemico numero uno della lettura. Ma sta
di fatto che, da 50 anni, nessuno legge più.
Perché allora?
L'unica ragione per cui dei ragazzi scolarizzati
non leggono è che i loro professori non sono
in grado di condividere con loro le proprie
letture. E perché non sono in grado di condi-
videre con i loro ragazzi le loro letture? Per-
ché non leggono. Perché leggono soltanto
libri specializzati, tecnici, sulla propria mate-
ria. E i professori di lettere? Dagli anni
Sessanta agli anni Novanta, per trent'anni,
non si sono interessati che allo strutturalismo,
alla semiotica e a tutto ciò che era teoria della
Letteratura. Non leggevano letteratura, leg-
gevano metaletteratura. E avevano anche il
coraggio di dire ai ragazzi che erano loro a
non leggere. Che idioti…
Ma c'è stato veramente un tempo in cui non si
diceva?
Ma, sai, è proprio la frase in sé che non tiene.
Perché dire che i giovani non leggono più
significa fare un confronto. Ma in rapporto
a quando non leggono più? In confronto al
E perché non sono in grado di condividere
con i loro ragazzi le loro letture? Perché
non leggono»
E invece la serialità ha cambiato qualcosa
nel nostro rapporto con la letteratura? È un
nemico come pensa qualcuno?
Non credo, credo che più che sulla fre-
quentazione della letteratura abbia avuto
più impatto sulla frequentazione dei cinema
e dei film. La tendenza alla serializzazione
della narrativa audiovisiva è certamente un
concorrente per la dimensione del film
―unico‖. Tanto che quando c'è un film clas-
sico che funziona subito pensano di farci
una serie. Ora, in letteratura questo fe-
nomeno esiste in maniera molto minore, se
esiste. Anche io, che ho scritto una specie
di serie come i Malaussène, scrivo anche
molto altro tra un ―episodio‖ e l'altro, saggi,
un libro su mio fratello, altri romanzi. Ques-
to perché l'autore di un libro lavora per se
stesso, scrive quello che ha voglia di
scrivere. E infatti dietro alla magior parte
delle serie ci sono squadre di sceneggia-
tori. Nei casi migliori, uno scrittore scrive
perché segue una pulsione, un istinto, e
non è diretta a nessuno se non a se stesso.
Ora che sto scrivendo per esempio un libro
su mio fratello, un fratello che ho perso, lo
sto facendo prima di tutto per me, per lui.
Poi, certo, i lettori lo leggeranno, ma non
nasce dalla necessitò di raggiungerli, come
invece le serie televisive.
Pensa mai ai suoi lettori quando scrive?
No, o meglio, ogni tanto, ma solo quando
scrivo dei saggi, me lo chiedo continua-
mente quale sia il punto di vista dei miei
lettori. Mi fermo a riflettere sulle possibili
critiche e obiezioni, sui loro bisogni, su
quello che si aspettano da me. Ma quando
si parla di romanzi no, non ci penso ai let-
tori…
Non è un dialogo, quindi…
No, no, proprio per niente, scrivere romanzi
è qualcosa di molto infantile, di idealmente
infantile. È banale da dire, ma c'è qualcosa
nei romanzi che si rivolge direttamente al
bambino che è restato dentro di noi. Lo
dico in senso positivo. C'è un appetito di
metafore incredibile nell'essere umano, da
sempre. È incredibile, ci abbiamo combat-
tuto sempre con questo appetito, dallo
strutturalismo alla stessa Università...
Credo di aver presente, ho frequentato
l'università in Francia...
È una roba da pazzi, l'Università in Francia
ha tentato in ogni modo di uccidere il rap-
porto spontaneo e ―infantile‖ con la lettera-
tura.
È il modo migliore di ucciderla...
Sì, ma non ha funzionato. Il romanzo con-
tinua a esistere…
Forse perché la narrativa è la vera pulsione
dell'Uomo? N
on è un caso che uno come Stephen Jay
Gould proponesse di chiamare l'Homo sapi-
ens Homo narrator…
Certo! Ci sono delle arti che sembrano
deboli, ma che non soffocano mai. Prendi il
teatro. Il teatro è in crisi dai tempi di
Sofocle. Nessun ha mai guadagnato tanto
dal teatro, tranne qualche eccezione. Ma è
come con me, che vivo di letteratura, non
sono un caso interessante, sono una ec-
cezione, quasi più unica che rara. La cosa
interessante è che da Boccaccio in poi, per
restare in Italia, le persone leggono roman-
zi in prosa. Come è da Sofocle, ma anche
da prima, che tutti fanno teatro...
D'altronde quando siamo bambini e gi-
ochiamo a impersonare qualcuno stiamo
facendo del teatro no?
Sì, sì, esatto! C'è questa potenza della per-
cezione metaforica del reale che resiste a
tutto. E scommetto che resisterà, esatta-
mente come la letteratura.
.linkiesta.it/ (2017
1869? Eh no, perché rispetto a un secolo
prima è imparagonabile la quantità di lettori
che ci sono in Europa, c'è stata la democra-
tizzazione delle scuole, la scuola dell'obbligo
e via dicendo. Molto bene, e invece in rap-
porto a dove, non leggono più? In confronto
al Texas? Eh no.Sai, hanno fatto un sondag-
gio, qualche anno fa, sui regali di Natale.
Statisticamente secondo te qual è il primo
oggetto che si regala a Natale negli Stati
Uniti?
Libri?
Mmmh, no. Negli Stati Uniti...
Ah! Armi!
Esatto. E invece sai qual è il regalo più dif-
fuso in Francia?
Questa la so: libri.
(Ride) Sì. E ciò nonostante c'è un sacco di
gente, professori per di più, che da cin-
quant'anni si lamentano che non legge più
nessuno.
Ma come sta veramente la letteratura oggi?
Nonostante questa interessante autovittimiz-
zazione del mondo letterario direi che c'è al
contrario una iper produzione, un'inflazione
delle pubblicazioni. Poi, sia chiaro, non è che
tutto quello che si pubblica sia letteratura,
molto spesso è persino difficile considerarli
libri. Hanno la forma dei libri, ma non c'entra-
no nulla e in più hanno trasformato gran
parte dei librai in magazzinieri, sormontati da
queste montagne di libri che non sanno più
dove mettere e la gente fa quel che può per
leggere.
In ogni caso, nonostante le librerie siano
pieni di libri usa e getta e nonostante da più
di cinquant'anni si continui a ripetere che
nessuno legge, noi siamo qui, seduti dietro le
quinte di un teatro a un festival di Letteratura
che ha più di vent'anni e lei vive della sua
scrittura da decenni...
Ah, ma questo è solo il caso. Il fatto che io
sia molto letto e altri no credo che derivi mol-
to più dal caso che da altre cose. Non credo
nel merito dello scrittore. Credo piuttosto nel
merito del lettore che continua a leggere.
I lettori sono tipi umani molto resilienti sem-
bra, non la stupisce che ne esistano ancora
così tanti?
Sì, mi stupisce, ma è perché la letteratura
crea dei legami. Ci sono scrittori che ne
creano più di altri. Per esempio, quel che è
successo alla famiglia Malaussène — una
famiglia che non è esattamente una famiglia,
che è una famiglia elettiva nella quale tutto è
mischiato — è entrata nell'immaginario dei
lettori, ovvero ha formato dei legami con i
suoi lettori. Se prendi invece la letteratura di
Houellebecq, anche lui crea dei legami, ma
in un settore opposto, quello di individui
monadi della classe media francese, con-
sumatori che detestano consumare, solitari
che odiano la solitudine.
È un altro gruppo di lettori, e Heuellebecq è il
loro trait d'union. Ma in Francia c'è anche
gente che vuole semplicemente sentirsi rac-
contare delle storie. Prendi Jean Christoph
Rufin, lui è un narratore puro, e soddisfa
qualcosa che abita in profondità un certo
pubblico di lettori, un bisogno aneddotico, ma
ancora più un desiderio di metafore, di figure
che possano spiegarci il senso di quello che
viviamo, della nostra vita, della nostra
esistenza sulla Terra. Ci sono alcuni ambienti
e classi sociali quindi, in cui la lettura resiste.
È per questo che una decina, una ventina o
forse anche un centinaio di scrittori possono
ancora vivere solo della propria scrittura. Ma
più che merito loro è merito della fortuna che
gli ha fatto incontrare dei lettori.
«L'unica ragione per cui dei ragazzi sco-
larizzati non leggono è che i loro professori
non sono in grado di condividere con loro le
proprie letture.
6 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 11 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019
Daniel Pennac: «Per favore, professori:
piantatela di dire che i giovani non leggono!»
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A cura di Maridina Gonnella Calabritto & Dintorni Calabritto, auto nella scarpata: un bimbo tra i 4 all‟ospedale no a bordo Auto nella scarpata a Calabritto, un bimbo e altri 3 all‘ospedale. Il grave incidente stradale si è verificato per cause non ancora accertate intorno alle ore 19.30, a Calabritto, in contrada Rosma- rino. Secondo la versione data come più proba- bile il veicolo avrebbe sbandato, perdendo aderenza sull‘asfalto precipitando in una scar- pata, ribaltandosi. Auto nella scarpata a Calabritto. I Vigili del Fuoco soccorrono i 4 feriti, tra i quali un bimbo, finiti in una scarpata con l‘auto sulla quale viag- giavano, nelle campagne di Calabritto Tutti feriti i quattro occupanti la vettura, in parti- colare un bambino. Soccorsi dalle autoambulanze del 118, sono stati trasportati d‘urgenza presso il vicino ospedale di Oliveto Citra, per ricevere le adeguate cure mediche. Sul luogo dell‘incidente i Vigili del Fuoco, intervenuti per recuperare l‘au- to in una scarpata a Calabritto e liberare i feriti dall‘abitacolo, per le cure immediate, prima del trasporto in ospedale. Da: nuovairpinia.it Calabritto, auto nella scarpata: un bimbo tra i 4 all‘ospedale Il veicolo per cause non accertate sarebbe sbandato. Precipitando si sarebbe ribaltato. I soccorsi del 118 hanno trasportato i quattro oc- cupanti presso l'ospedale di Oliveto Citra Auto nella scarpata a Calabritto, precipitata per cause da accertare. Nell'impatto sono rimasti feriti un bimbo e altre 3 persone adulte che era- Lioni, lutto cittadino per la scomparsa di Angelo Colantuono Il sindaco Yuri Gioino proclama per oggi il lutto cittadino e apre le porte della sala consiliare per l'allestimento della cam- era ardente. Il ricordo della presidente del Consiglio regionale Rosetta D'Amelio: "Avevamo un sogno comune: recuperare il sito archeologico di Oppido Vetere in montagna, e il Museo etnografico lionese La Miss Universo 2019 Teresa Ruglio è di origini caposelesi Festeggiamenti per l incoronamento di una caposelese di seconda generazione. Ha 23 anni ed è nata in Venezuela, dove emigrarono i suoi nonni. Ad aspettarla in paese oggi è suo nonno materno Gerardo Ruglio, bersaglio in queste ore di complimenti e congratulazioni per il prestigioso riconoscimento tributato a sua nipo- te Miss Universe Malta 2019 ha origini ca- poselesi. Teresa Ruglio venezuelana di origini italiane, è stata incoronata Miss Universo a Mal- ta. Fisico statuario, occhi e capelli nerissimi, è il nuovo volto della bellezza internazionale. Ad ammirarla in tv non solo suo nonno paterno Gerardo Ruglio, ma tutta la comunità capose- lese. I suoi nonni emigrarono in Venezuela per fare fortuna, e lì nacque suo padre Gelsomino. Dalle cronache mondane però, emerge che la ragazza sia nuovamente migrata a Malta, a seguito della grande crisi economica che colpì il Venezuela. Lei ha rappresentato infatti l‘isola di Malta alla gara di bellezza. Altro destino per suo nonno paterno, che invece è tornato in Italia e vive a Caposele, dove in questi giorni è impegnato a rispondere alle tante domande e curiosità che gli vengono poste su sua nipote, incoronata Miss Universo. Suo nonno, però non è l‘unico parente stretto della ragazza, e i caposelesi sono impegnati a fare voti affinchè tutti i componenti della famiglia possano invitare Teresa a fare visita a suo nonno a Caposele. Il momento dell‘incoronazione è avvenuto all‘Hilton Conference Centre di St. Julian‘s, dove Teresa è salita sul primo gradino del podio con un lungo abito da sera rosso, impreziosito da perline sul corpetto e sulle maniche. ( da Nuovairpinia.it) VARIE Pagina 15 Getta benzina sul corpo della moglie e minaccia di bruciarla viva IL DRAMMATICO EPISODIO A LIONI. L'uomo è stato arrestato. Il gesto del marito 46enne al culmine di un litigio tra le mura di casa. La disperata richies- ta di aiuto di lei ad alcuni conoscenti e l'arrivo dei Carabinieri che lo hanno prelevato e condotto in Caserma Getta benzina sul corpo della moglie durante una lite, minacciando di darle fuoco. Il drammatico episodio di violen- za si è consumato tra le mura domestiche a Lioni, dove i Carabinieri della locale Stazione sono intervenuti per accertare i fatti e arrestare il marito della donna. Ad allertarli alcuni conoscenti, interpellati dalla donna disperata e in preda al panico per quanto accaduto. Secondo il racconto fatto dalla signora ad alcune persone da lei chiamate in suo soccorso, l‘uomo sarebbe stato pronto a darle fuoco. Di qui la richiesta di intervento fatta dai conoscenti ai Carabinieri attraverso il 112, con l‘immediato intervento dei militari presso l‘abitazione. Giunti sul posto, i militari si sono ritrovati di fronte un uomo in stato di shock, secondo quanto riferisce l‘Arma, verifi- cando la presenza della benzina sul corpo della moglie. Non opponendo alcuna resistenza, il 46enne si è lasciato condurre in caserma. Durante la perquisizione dell‘abitazione è stata effettivamente rinvenuta e sottoposta a sequestro una tanica ancora contenente in misura residuale benzina. «Il quadro gravemente indiziario ricostruito dai Carabinieri ha fatto così scattare l‘arresto del 46enne che, su disposizione della Procura della Repubblica di Avellino, è stato associato alla Casa Circondariale di Bellizzi Irpino», hanno fatto sapere i Carabinieri, che hanno accusato l‘uomo del reato di ‗maltrattamenti in famiglia‘ Universiadi chiuse, Napoli promossa da tutti. Ma è polemica Rai: cerimonia in differita La manifestazione si chiude con ottimi numeri e i complimenti all‘organizzazione da parte delle autorità. Il premier Giuseppe Conte al San Paolo: ―Grande prova della città e di tutta la Campania‖. Molti esprimono rammarico per la mancata diretta dell‘ultimo atto sulla tv di Stato Le universiadi di Napoli si chiudono con il pas- saggio di bandiera tra il sindaco Luigi de Magis- tris e il collega di Chengdu, sede dell‘edizione 2021. Uno show da tutto esaurito al San Paolo, ma non mancano i malumori di tanti per la differita Rai. A supplire c‘è la trasmissione live di tv locali e siti web, ma resta l‘amarezza di tele- spettatori e cittadini sui social, per il trattamen- to della tv di Stato. Il punto d‘arrivo di un livello d‘attenzione – a detta di tanti – troppo basso per la manifestazione, pur essendo mam- ma Rai presente in forze. Gli organizzatori si consolano con numeri lusinghieri. Dodici gior- ni di gare disputate su tutto il territorio region- ale, 6000 atleti in rappresentanza di 118 Paesi, 222 premiazioni, oltre 300mila biglietti stac- cati, 60 impianti ristrutturati. E dulcis in fundo, i complimenti del premier Giuseppe Conte, giunto allo stadio per la cerimonia. ―Le Univer- siadi – dice il presidente del consiglio – sono state una grande prova di Napoli e della Cam- pania, e quindi un ringraziamento va a tutti gli organizzatori, agli enti locali, e a tutti i cittadini napoletani. Sono orgoglioso e fiero. Oggi sono qui perché dovevo mantenere la promessa che sarei venuto‖. La replica del commissario Gianluca Basile: ―È stata dura, ma è stato bello lavorare per i giovani‖. La cerimonia si era aperta con un bambino a leggere 3 articoli della Dichiarazione univer- sale dei diritti dell‘uomo sulla libertà, la dig- nità, il diritto alla vita e all‘istruzione. C‘è anche il tributo Pietro Mennea, a 40 anni rec- ord mondo sui 200 metri: sui maxischermi scorrono le immagini dell‘impresa. E poi i giochi di luce, le bandiere portate dai Flag Marshals e degli atleti. Sul palco gli sketch dei The Jackal, la musica di Mahmood, Clementi- no e Dj Sonic. A spegnere il braciere una degli atleti simbolo della kermesse, Daisy Osakue. ―Siamo stati ancora una volta all‘altezza – sostiene de Magistris-, questo ci riempie di orgoglio e di responsabilità nella convinzione che per Napoli nulla è impossibile se bisogna raggiungere obiettivi‖. Il clima è di festa, e anche il governatore Vincenzo De Luca ringra- zia tutti: ―Una partecipazione straordinaria anche per la cerimonia di chiusur, tantissimi giovani. Un‘esperienza bellissima‖. Un omag- gio ―allo spirito e all‘energia dei napoletani‖ viene dal presidente Fisu, Oleg Matytsin. ―Gli impianti sono stati ristrutturati – osserva – e ora sono pronti per ospitare altri eventi. Abbi- amo avuto dei problemi, ma abbiamo trovato sempre delle soluzioni. Napoli ci ha dato una grande lezione‖. Una lezione anche per se stessa: la città può fare bene le cose, basta sa- perlo http://www.ildesk.it/ Note editoriali IL MANDATO TEMPORALE ―Con il polarismo saranno sempre le minoranze a comandare”. Il caso di Salvini, non e‘ ne‘ il primo e ne‘ sara‘ l‘ ultimo. Anzitutto quando si tratta di due o tre partiti, come l‘ attuale governo, che durante le campagne elettorali hanno promesso mari e monti, senza un minimo di pragmatismo, alla fine o cadono, op- pure non ci sara‘ stagnazione. Una volta le coalizioni di governo si facevano dopo le elezioni, a volonta‘ espressa, con il po- larismo le coalizioni sono gia‘ precon- fezionate. Vi ricordo che il primo governo bipolarista, quelllo del 94, dopo la prima tangentopoly duro‘ pochi mesi, perche‘ la Lega nord per la Padania, tiro‘ la spina. Per non parlare poi del porcellum che con le liste bloccate, non solo ha tolto sov- ranita‘ a; popolo,ma ha permesso di fare entrare in politica cani e porci e forse an- che qualche ―gattina‖, E‘ ovvio che questo meccanismo elettorale , non potra‘; mai funzionare in una democrazia rappre- sentativa. E qui noi riproponiamo l‘ ―Universalum‖ un nostro meccanismo, che metterebbe I cani. I porci e le gattine, tutti sullo stesso binario CITTADINARIE Ad ogni tornata elettorale I partiti presen- tano nei collegi le liste o candidati se un- inominali, con annessi i rispettivi program- mi legislativi, per le sottoscrizioni (numero di firme da prestabilire) prima che vengano sottoposte alle autorita‘ compe- tenti per la verifica COLLEGI ELETTORALI CON IL METODO UNIVERSALUM Meta‘ collegi uninominali dove ripresen- tare i parlamentari uscenti ( invi incluso il premier ) L‘ altra meta‘ proporzionale con due preferenze dove candidare le nuove leve e i candidati che non sono stati rieletti nelle precedenti legislature. Si chiama cambio generazionale e culturale, ma anche per evitare che la politica diventi una ―professione‖ a vita. Va altresi‘ estesa la mozione di sfiducia personale a tutti i parlamentari, in una Democrazia rispettabile, spetta al Par- lamento sovrano regolare il libero manda- to e non ai partiti o ai loro capi popolo. Questo meccanismo risolvera‘ anche un po‘ di ―problemi‖ generati dal mattarellum in poi…. P.S. Avete notato che durante ogni legis- latura solo il 10% dei parlamentari e‘ atti- vo, nentre il rimanente e‘ composto solo da portavoti e scaldasedie. E‘ giusto che meta‘ di codesti vadano a casa e si rinnovi il Parlamento, apportando un po‘ di aria fresca! ( Qui Londra ,continua a pagina 2) Anche le chiacchiere, come le onde hanno gli alti e i bassi [cg] Si è spento ieri sera nella sua casa di campagna Angelo Colantuono, ex sindaco di Lioni. Il sindaco Yuri Gioino e l‘amministrazione co- munale proclamano per oggi il lutto cittadino e aprono le porte della sala consiliare per l‘alles- timento della camera ardente per l‘ultimo saluto. La comunità lionese e irpina perdono un uomo di grande spessore culturale che ha scrit- to la storia della sua comunità negli anni pos- tumi al sisma del 1980. Nel tempo è sempre stato punto un di riferimento per le giovani generazioni, a cui ha insegnato la storia dei luoghi e tramandato la sete di conoscenza. ―Tutta Lioni subisce una grave perdita: è venu- to a mancare Angelo Colantuono, ex sindaco e punto di riferimento per la nostra comunità per la sua grande cultura e conoscenza della storia locale. Come amministratori, abbiamo sentito il dovere di proclamare il lutto cittadino per la giornata di domani, venerdì, e di allestire dalla mattina la camera ardente presso la sala consili- are del Comune di Lioni per l‘ultimo saluto‖ annuncia il sindaco Gioino. Poi il ricordo di Rosetta D‘Amelio, presidente del Consiglio Regionale della Campania. ―Stasera non posso non stringermi insieme, nel dolore e nel ricordo, alla mia comunità di Lioni che perde uno dei suoi amministratori più com- petenti, onesti e umili che abbia mai avuto. Ci ha lasciati infatti l‘amico Angelo Colantuono, già sindaco di Lioni, scrittore e storico del nos- tro paese. Conosceva tutto del nostro passato e delle nostre origini, era una delle nostre più valide memorie storiche e la sua riservatezza, il suo essere anche schivo ma non per questo non dis- ponibile, lo avevano reso amato da tutti. Ho ricoperto la carica di sindaco dopo di lui cercando di portare a termine tanti progetti, che ruotavano attorno alla ricostruzione e al rilancio dell‘econo- mia locale, e il suo sostegno e i suoi consigli non sono mai mancati. Avevamo un sogno comune: recuperare il sito archeologico di Oppido Vetere, in montagna, e il Museo etnografico lionese. E Angelo, in questi anni trascorsi lontano dalla politica attiva, ha continuato a studiare lasciando- ci in eredità un grande patrimonio di memoria. Ci mancherai tantissimo‖. Tra i tanti messaggi di cordoglio per la scomparsa dell‘amministratore, anche quello della Pro Loco cittadina, che ricorda ―il rapporto molto intenso. Ci hai dato la possibilità di scoprire la Storia dei luoghi, le leggende e le origini. La possibilità di scoprire la bellezza della ricerca storica. Ci hai donato il tuo tempo, i tuoi studi e le tue ricerche perché credevi in noi. Non sappiamo se merita- vamo questo onore, ma una cosa è certa: se- guiremo le orme del sentiero che hai tracciato. Porteremo a termine il lavoro di ricerca avviato insieme e faremo di tutto per far conoscere i luoghi del tuo cuore, come Oppidum, i mulini della Cascata Brovesao e tanti altri ancora. Grazie Angelo, non ti dimenticheremo mai Da: nuovairpinia Irlanda del Nord: il matrimonio egualitario è legge, rimosso il divieto d‟aborto Una delle legislazioni più dure al mondo in mate- ria d‘aborto, in vigore in Irlanda del Nord da 158 anni, è crollata il 22 luglio di fronte al voto del parlamento di Westminster, che ha anche approv- ato una legge che riconosce il matrimonio eguali- tario. L‘iniziativa legislativa è stata assunta dal parlamento di Londra poiché dall‘inizio del 2017 l‘Irlanda del Nord è priva di un governo e di un parlamento. Se entro il 21 ottobre i due principali partiti nord-irlandesi non troveranno un accordo, i due provvedimenti diventeranno definitivi. Le due norme approvate a Westminster entreranno in vigore all‘inizio del 2020 ma già dal 22 ottobre 2019 l‘interruzione di gravidanza non sarà più un reato e i procedimenti giudiziari in corso a quella data saranno annullati. Fino al 22 luglio, l‘in- terruzione di gravidanza era vietata – salvo nei casi di pericolo per la vita della madre – dalla legge sui reati contro la persona del 1861, che sebbene mai applicata prevedeva persino l‘ergas- tolo per chi si fosse sottoposta a un aborto illegale e chi avesse collaborato. Secondo Amnesty Inter- national, dagli anni Settanta oltre 60.000 donne e ragazze nord-irlandesi hanno dovuto recarsi in Inghilterra per avere accesso a servizi legali e sicuri di aborto. Camilleri e il teatro. Buon viag- gio... caro Maestro! di Errico Centofanti Pagina 10 Quando anche la scienza, ritorna all‟ oscurantismo Pagina 7 “Vi racconto quel giorno in cui i Carabinieri uccisero mio figlio”, parla il papà di Carlo Giuliani a 17 anni dal G8 Pagina 13 How Boris Johnson could trigger the breakup of the United King- dom Pagina 12 La nuova strage dell‟eroina in Italia: decessi per overdose +9,7% in un anno Pagina 6 La gaffe di Johnson: “Questa aringa così incartata simbolo della follia Ue”. Pagina 2 Opinion … BREXIT, IN THE EVENT OF A NEW FAILURE BY BORIS, A SECOND REF- ERENDUM IS DESIRABLE: "EXIT WITHOUT DEAL, OR STAY IN EU- ROPE" From what anyone can understand, not even Boris will be able to handle a political crisis that has lasted for three years. A new nego- tiation to get a new deal with the Union is just a pretense to go out without ifs and buts, then blaming European countries. Even if Parliament has already voted a bill of no exit without a deal. In the event of a new failure by Boris, a second referendum is desirable: "Going out without a deal, or staying in Europe". A solution that would put people, politics and democracy together (cg) Brexit o not Brexit Alle pagine 2/12 Il concerto di Marco Armani a "Calabritto" in occasione della Festa della Madonna della Neve, rinviato causa pioggia ... La Nuova data ancora da stabilire Per cinque anni percepisce la pensione del nonno morto, nei guai uomo ad Oliveto Citra Il nonno era morto da 5 anni ma continuava a percepire la sua pensione. E‘ successo ad Oliveto Citra dove la Guardia di Finanza ha scoperto la truffa di un uomo a cui è stato no- tificato un decreto di sequestro preventivo di 66mila euro emesso dal Tribunale di Salerno. L‘uomo aveva approfittato della mancata comunicazione di decesso tramite il sistema in- formatizzato solitamente utilizzato in questi casi da parte del Comune di Campagna, ultimo luogo di residenza dell‘anziano. Il sequestro riguarda quote societarie, un autoveicolo e disponibilità finanziarie. AUGURIAMO BUONE FERIE A TUTTI Torneremo a settembre
  • 2. DAL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO EPOCALE, A QUELLO DEL NULLA TEMPORALE Mentre nelle altre demorazie chi sbaglia esce dalla politica e piu‘ di una volta con la coda fra le gambe, in Italia si preferice gridare al complotto, e‘ sempre colpa di qualcun‘ altro o a loro insaputa L‘ ultimo caso e‘ il russiagate, dove un vice – primo ministro della Repubblica si trova al cospetto di una delagazione fatta da qualcun‘ altro e a sua insaputa. .IL problema e‘ sem- pre lo stesso, la scarsa onesta intellettuale delle classi politiche. Nelle altre democrazie esiste un codice etrico politico. In Italia, a parte il fatto che l‘ etica non ha mai fatto parte di nessun programma legislativo, ma se qualcuno cerca di applicarla, viene subito isolato e poi assimilato dal sistema, come e‘ successo con i 5 Stelle. Per risolvere una volta per tutte, la cosidetta ―questione mo- rale, vuoi in politica, vuoi nella cosa pubblica, occorre imporre il codice etico, con una legge dello Stato che valga per tutti, e anche qui, io avrei qualche dubbio ! Ovviamente e qui lo ribadiamo ancora una volta, bisognerebbe come inizio, estendere la mozione di sfiducia a tutti I politici. Chi sbaglia paga e lascia la politica e gli subendra il prino dei non eletti se I college sono prozionali e ri-elezoione se uninominali NON SONO I PARLAMENTARI CHE SON TROPPI, MA E‘ L‘ ONESTA‘ INTELLETTUALE DEI POLITICI CHE E‘ POCA Ok alla riduzione dei parlamentari, ma occor- re anche un deterrente che regoli la loro on- orabilita‘ e disciplina. Senza una riforma del libero mandato, chi rubava prima lo fara‘ an- che dopo. Secondo noi l‘ unico deterrente, senza togliere niente al libero mandato ovvia- mente, e‘ l‘ estensione della mozione di sfi- ducia personale a tutti I membri del Par- lamento. Anche chi legifera e non solo chi governa, dovrebbe essere sfiduciato, perche‘ ha ottenuto il mandato dai cittadini e secondo la Costituzione, dovrebbe adempiere alle sue funzioni, con disciplina ed onore. Anche se qualche dubbio l‘ avrei per quell che ri- guarda gli eletti all‘ estero, che saranno ridotti unteriolmente da 12 deputati a 8, uno ogni 625 mila elettori e da sei senatori a 4, uno ogni un milione e 250 mila elettori.In quanto a rappresentativa‘ la dice lunga, gli iatliani all‘ estero sono 5 miioni. Ammesso che la rifor- ma poi passera‘ il referendum costituzionale, visto che nella seconda lettura al senato e‘ stata approvata dalla maggioranza asslouta e non con I due terzi SENZA CONFLITTI ISTITUZIONALI, ANCHE LE DEMOCRAZIE PIU‘ EVOLUTE, RITORNANO DITTATURE Da non confondere l‘ odio con il conflitto. Questo avviene, come nel caso specifico italiano, quando il Quirinale se ne lava le mani su decreti e iniziatie legislative dei gov- erni, il Parlamento non piu‘ in grado di gestire la legislatura, la Corte Costituzionale si ad- dormenta e la Giustizia chiude un occhio nel riguardi della politica. " In Italia per alcuni decenni la gestione dello Stato, e' stata lasciata esclusivamente nelle mani della politica, mentre gli organi di gar- anzia sono stati dormienti, se non addirittura assenti" FLAT TAX IN ARRIVO… Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. In altre parole, chi piu guada- gna piu' paghi. A quanto sembra la flat tax del 15% di Salvini e' solo per coloro che guadagnano piu' 26 mila euro. Lasciamo perdere l' articolo 53 sulla progres- sivita' tributaria, ma qui si viola l' articolo ter- zo uno dei principi fonfamenatali ella nostra Carta dei diritti/doveri, tutti uguali davanti alla legge, senza favoritismi alcuni .. 2 A cura di Carmine Gonnella Britalyca La Voce Alternativa Sempre con meno parole Luglio 2019 15 VARIE Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 Le discriminazioni iniziano con le sfumature L’Angolino della Poesia Marynzia Panico Borrelli “BIBBIAMO” Bibbiano, na pagina nera, 'a cancellà 'a dint'à storia! Affariste senza core ca se vestono d'autorita e, s'arrobbano 'e ccriature pè sè vvennere e fà denare, levannel'a sott'o ciato dè ggenitori e, facenne credere a chesti anem'e Ddio ca 'e ggenitori nun 'e vonno bbene e nun 'e trattano bbuono… E fosse sulo chesto... cu tutto ca comunque è nu grave reato! Addirittura 'e drogavano e 'e facevano sevizie pè fa credere a lloro ca chello ca dicevano era verità! Ma mmò, chisti bastardi autorizzate da nu Stato assente e figlie 'e nisciuno...addò stanno...mica nc'è fanno 'o pruciesso all'intenzione? Nooooooooo...nun pazziamme proprio… ma quà pruciesso… pigliatele e vuttatele subbeto cu 'a capa dint'o cesso e tirat'a catena! Nun esiste ca 'sti chiaveche, esseri immondi e figli'e puttane, 'anna sta ngalera… chille, 'anna murì chianu chiano cu ppene e ddulore e 'anna essere schifate da figlie, mamme e mugliere si sfurtunatamente 'e ttenene! Mmè credite...io, mmè mettesse scuorno a tenè chisti bastarde pè pariente...e allora io dico… : "Schifatele pè mman'e legge! Mamma napulitana Tu si‘ na mamma, pure senza figlie Chill‘uocchie doce so‘ ddoje perle nere.I‘ fosse niente, senza ‘sti cunziglie,i‘, senza ‘e te, tenesse sulo sere … Ll‘ammore è na parola grossa assaje ma ll‘amicizzia vera è assaje cchiù bbella, chel- la ca nun fernesce ovèro maje, chella ca ncielo fa brillà na stella. Comm‘a na mamma sape vulé bbene ‘o core tujo ca tene tant‘ammore; comm‘a na mamma lev‘ ‘a dint‘ê ppene ‗o figlio sujo ca smània p‘ ‘o dulore. Tu te luvàsse ‘a vocca pure ‘o ttujo, oj‘ mamma bbella, mamma appassiunata, ca, senza figlie, pruove ll‘addecrijo e fa‘ ‘a mamma a cchi n‘ha perza n‘ata. E sso‘ ssicuro: ‘a vera mamma mia d‘ô cie- lo guarda e apprezza tutto cosa. Guarda d‘ô cielo, senza nustalgìa … e nne so‘ ccerto: no, nun è ggelosa AUTAFORISMO Intelligenza e conoscenza, sono andati sempre a braccetto Il fatto che all’ inizio tutti gli animali erano maschi e femmine e Adamo da solo, e’ la dimostrazione che Dio fu creato da un uomo Non mi sono mai fatto un selfie, li lascio agl’ egotistici Spesso i politici dimenticano, di essere anche legislatori Il problema della nostra Costituzione, e' che e' stata elaborata da comunisti, ma e' stata ed e' tutt' oggi applicata da fascisti Sulla vita solo noi essere umani applichiamo piu’ codici, ecco perche’ non abbiamo ancora capito un cazzo Anche in politica, battere la lingua sul dente che duole, puo' creare piu' consensi, ma non cura il dente E' molto difficile spiegare ad un' inglese, che essere italiano e avere orinini italiane, non e' la stessa cosa Io non ho mai capito il perche' ad ogni compleanno spegniamo le candeline, includendo anche quelle gia' spente negli anni precedenti . Un politico per quanto si possa sfozare , non potra’ mai essere se stesso, perche’ le sue facolta’ intellettive, sono basate sui pensieri altrui Oggi cercare lavoro, e’ piu’ faticoso e stressante di chi gia’ lavora Senza il rispetto della carta dei diritti e doveri, nessun politico o uomo della provvidenza che si voglia, sara’ in grado di amministrare bene la Nazione In tutta la mia vita dei politici non ho mai avuto una grande stima, anzitutto di quelli che si riempino la bocca di democrazia In politica tutto si trasforma e nulla si cancella Io ancora non ho capito, dove i grandi dellaTerra vorrebbero arrivare La vita non e’ fatta solo di denaro e patrimoni, ma anche di onesta’ intellettuale, coerenza solidarieta’ e generosita', ergo, moriro’ povero Il popolo sara' sovrano, quando la smettera' di pendere dalle labbra dei politici Se Dio avesse voluto che la donna portasse un regiseno, non le avrebbe dato la foglia Ilario Mario Ponzi Photo reporter E Socio onorario BritalycaNewsLondra (La Voce Alternativa) CHI SIAMO Britalyca La Voce Alternativa, nasce nel 2005 da una idea innovatrice di Carmine Gonnella (G.B) . Siamo picccoli operatori dell’ Informazione libera, approfondita e gratuita, non abbiamo soluzioni, solo alternative ! Analizziamo e approfondiamo le tematiche sociopolitiche e culturali scientemente con metodo imparziale, con onesta‘ intellettuale e senza urlare. Nel nostro piccolo, non facciamo giornalismo ma informazione. Motto: ― In una democrazia avanzata, sensibizzare e indirizzare il egislatore. , e’ compito di ogni cittadino Il format Pdf e‘ in A2 , per averne una copia scrivere a lavocealternativa@gmail.com Collaboratori :Cronaca, Doriana Goracci (Italia) Alle politiche in Italia e all‘ Estero , il Comm. Giorgio Brignola (Italia) Cultura e Societa‘ Nino Bellinvia ( Italia ) Comunicati, Goffredo Palmerini (Italia) alla diffusione online , Mario Ponzi. (G.B.) Arnaldo De Porti ( Italia) Daniela Rubino (Giornalista pubblicista Italia ) Poeie Marynzia Panico Borrelli (Italia) Maridina ( Italy ) Fondato, edito e pubblicato da Carmine Gonnella Londra (GB) Formato cartaceo limitato DECRETI ANCHE IN DEMOCRAZIA, SONO RIMASTI REGI I decreti legge sono la palese prova, che il fasismo non e‘ ha mai abbandonato l‘ Italia Lo so che e‘ un analisi un po‘ semplicistica, ma seguitemi… Art. 77 (Terzo comma) "I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione" Leggete bene: ― I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblica- zione.‖ La Costituzione da 60 giorni di tempo per convertili in legge, ma nessun tempo agl‘ organi di garanzie per stabilirne la cos- tituzionalita‘. E quando parlo di organi di garanzia il riferimento e‘ la Consulta, anche perche‘ il Quirinale puo‘ far poco se non nulla, per non parlare poi del Parlamento. Per quell che rigrarda I decreti, occorrereb- be una riforma della Corte Costituzionale, riforma che imponga una sentenza entro I 60 giorni. Come tutti sappiamo, la Corte non ha nessun limite, l‘ abbiamo visto con il porcellum, quasi dieci anni per stabilire poi quell che tutti sapevamo, ―l‘ incostituzional- ita‘‖. In una democrazia rappresentativa, non si possono lasciare I decreti in mano ai soli governi, ne hanno abusato in passato e continuano al presente e molto probabil- mente anche in futuro I decreti sono quelli ce arrecano piu' danni alla politica na- zionale. Occorre ripetiamo, una riforma che preveda una sentenza entro I 60 giorni per I decreti e un anno per le leggi ordinarie . Carola Rackete, nuovo attacco a Salvini: “Ecco la verità sullo speronamento della Guardia di Finanza” L‘11 luglio ha infatti depositato alla procura di Roma una querela contro il leader del Carroccio, in cui lo accusa di ―diffamazione aggravata‖ e ―istigazione a delinquere‖. Nel giardino della sua abitazione il quo- tidiano tedesco Bild l‘ha intervistata sulle ultime polemiche e sul suo braccio di ferro con il governo italiano. ―Abbiamo agito correttamente – ribadisce Carola Rackete – esiste la legge del mare che impone di salvare le persone bisognose di soccorso. È come in un incidente con la macchina, non puoi andartene se qualcuno viene investito, ma ovviamente devi pre- stare soccorso. La legge dice espressamente che bi- sogna portare i naufraghi soccorsi al porto vicino più sicuro e questo porto si chiama Lampedusa. Non esistono porti sicuri né in Libia né in Tunisia‖. Il giornalista le chiede se non pensa di aver agito in maniera provocatoria decidendo di attraccare a Lam- pedusa dopo aver violato l‘alt imposto dalle autorità italiane e lei risponde secca: ―No, è la conseguenza del diritto del mare! È assurdo che adesso i politici dicano che avremmo dovuto portare i profughi in Libia o in Tunisia. Se lo avessimo fatto saremmo stati perseguibili penalmente, in questi Paesi non esiste la possibilità di una procedura d‘asilo. Quando abbiamo iniziato ad avere difficoltà con l‘Italia, abbiamo chiesto a Malta, alla Francia e alla Spagna, ma ci hanno detto di no‖. La capitana della Sea Watch non crede sia giusto ricevere una punizione e si difende anche sulla vicenda dell‘incidente al momento dell‘attracco della nave al porto il 29 giugno scorso, quando ha speronato una motovedetta della Guardia di Finanza. ―Io la vedo diversamente e molti mi danno ragione. Per quello che riguarda l‘incidente: nessuno ha rischi- ato la vita, si è trattato di una piccola collisione tec- nica. E anche riguardo a questo punto non sono i politici a dovere giudicare ma solo gli esperti. In gen- erale vale la regola che si sarebbe potuto evitare qualsiasi incidente se l‘Italia ci avesse aiutati. La ten- sione a bordo era insostenibile, le persone non ne po- tevano più, per questo dovevamo agire‖. Carola ritiene l‘Europa direttamente responsabile della situazione in Africa. Nella ricerca delle responsabilità la Capitana risale indietro fino ai tempi della colo- nizzazione e attribuisce il problema dell‘emigrazione anche ai cambiamenti climatici di cui gli europei sarebbero ―colpevoli‖. Ritiene anche che le persone detenute in Libia debbano essere liberate e non pensa che le Ong alimentino l‘immigrazione: ―Se non ci sono navi che effettuano i salvataggi, le persone che muoiono in mare aumentano, non viceversa‖ La risposta a Salvini Il giornalista le chiede infine quali siano i suoi piani per il futuro: ―Vorrei lavorare di nuovo nel settore dell‘ambiente. Prima però voglio lasciarmi alle spalle tutta questa vicenda legale. Non penso che si possa lasciar sempre correre. Il ministro Salvini ha detto cose false e io voglio che le cancelli da Facebook e da Twitter. E voglio che un giudice gli dica: ―Una cosa del genere lei non deve dirla mai più‖. La capitana infatti nella sua querela ha chiesto anche la chiusura di tutti gli account social di Salvini ed è pronta a dargli battaglia fin quando non avrà ottenuto vittoria. Chi è Carola Rackete Carola Rackete è la capitana della nave Sea Watch 3 che nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 giugno è attraccata senza autorizzazione con 40 migranti a bor- do al porto di Lampedusa, speronando una motovedet- ta della Guardia di Finanza. In seguito la capitana è stata arrestata dalle Fiamme Gialle ma dopo l‘inter- rogatorio del 1 luglio il gip di Agrigento non ha con- validato l‘arresto Di Madi Ferrucci (/www.tpi.it/) La gaffe di Johnson: ―Questa aringa così incartata simbolo della follia Ue‖. Ma è una legge britannicaLa gaffe di Johnson: “Questa aringa così incartata simbolo della follia Ue”. Ma è una legge Britannica Il probabile prossimo premier britanni- co, euroscettico di ferro, dal palco at- tacca "la burocrazia europea" per una piccola borsa di ghiaccio associata alla vendita del pesce affumicato. Ma l'Ue smentisce: non si tratta di una misura della legislazione europea, bensì di Londra LONDRA. Forse lo chiameranno l'aringa-gate. Fatto sta che il "brexiter" e molto probabile prossimo premier britannico Boris Johnson è riuscito an- che in questo: attaccare la burocrazia dell'Unione Europea per una legge che è in realtà britannica. Tutto è nato ieri sera, durante l'ultimo comizio a Londra delle "primarie" dei conservatori tra Johnson e lo sfidante ministro degli Esteri Jeremy Hunt. A un certo punto, Johnson dal palco ha fatto una delle sue sceneggiate che divertono molto il pub- blico: da una borsa ha tirato fuori una aringa affumicata sottovuoto che gli avrebbe mandato un pescatore dell'isola di Man e ha iniziato ad agitarla alla fol- la. "Ecco vedete, questa aringa secondo le leggi europee e i burocrati di Brux- elles deve essere incartata con questa borsa del ghiaccio. Che cosa costosa, inquinante e inutile! Ecco che cos'è l'Unione Europea!". Ma l'Unione Eu- ropea smentisce in toto. Un portavoce della commissione Ue ha detto: "La vendita di un alimento dal suo produt- tore al cliente non fa parte delle leggi dell'Unione Europea sull'igiene del cibo. Il caso descritto dal signor Johnson esula dalla legislazione europea e dunque fa riferimento total- mente a quella bri- tannica. Le nostre norme, inoltre, si applicano al pesce fresco, non a quello confezionato, come nel caso citato da Boris Johnson". Un curioso contrappasso, perché più di una volta, quando era corrispondente da Bruxelles negli anni Ottanta-Novanta, Johnson ha gonfiato notizie sull'Ue spesso inconsistenti. Ora, per la sua ulti- ma mezza bufala, è rimasto scottato lui. Il membro lituano della commissione Europea Vytenis Andriukaitis, che si occupa proprio di alimentazione e sanità, ha twittato: "Il pesce puzza dalla testa". ANTONELLO GUERRERA www.repubblica.it Noi invece diciamo... BREXIT, IN THE EVENT OF A NEW FAILURE BY BORIS, A SECOND REFERENDUM IS DESIRABLE: "EXIT WITHOUT DEAL, OR STAY IN EUROPE" From what anyone can understand, not even Boris will be able to handle a political crisis that has lasted for three years. A new negotiation to get a new deal with the Union is just a pretense to go out without ifs and buts, then blam- ing European countries. Even if Parliament has already voted a bill of no exit without a deal. In the event of a new failure by Boris, a second referendum is desirable: "Going out without a deal, or staying in Europe". A solution that would put people, politics and democracy together Nelle caserme e nei commissariati nessun „fine giustifica i mezzi‟ Nessuno deve abusare dei propri poteri di custodia. Nessuna giusti- ficazione può esserci per bendare una persona indagata durante la permanenza in una caserma. Si tratta di una condotta che lede l‘integrità psico-fisica della perso- na sottoposta a indagine e turba il regolare svolgimento delle attività investigative. Fortunatamente le nostre leggi vietano e puniscono chi abusa dei propri poteri di cus- todia. La legge vale per tutti, e deve valere ancora di più per chi rappresenta lo Stato. Uno Stato forte è quello che reprime il crimine nel rispetto delle proprie regole e dello Stato di diritto. E‘ del tutto privo di senso logico, strumentale, nonché istituzional- mente scorretto giustificare la condotta dei carabinieri che hanno bendato la persona sottoposta a indagini alla luce della gravità del fatto commesso. Gli interrogatori formali e informali dovrebbero, secondo costoro, cambiare mo- dalità e severità a seconda del reato di cui si è accusati. Ovvia- mente è una follia scritta o urlata da chi non ha la capacità di ragionare in termini astratti e gen- erali, da chi non si rende conto che se esiste una regola essa vale per tutti ed è a garanzia di tutti, innocenti o colpevoli, custodi e custoditi. Ogni forma di pressione psicologica o fisica coarta la vo- lontà delle persona indagata, non facilita la ricerca della verità stori- ca, inserisce elementi di paura che inquinano il lavoro degli inquiren- ti. Dunque sono due le grandi ques- tioni sollevate da quella foto: 1) il rispetto della persona sottoposta a indagine; 2) il buon esito dell‘a- zione investigativa a ricerca della verità. Tutti quei politici che han- no ridimensionato quanto accadu- to in caserma non hanno a cuore né una né l‘altra delle due ques- tioni. La giustizia non ha bisogno di bendare nessuno per essere tale. Da tempo Antigone ha sollevato il tema del rispetto dei diritti delle persone arrestate. La fase del fer- mo e dell‘arresto è spesso una fase a rischio, anche di violenze e tor- tura Lo hanno da sempre certifica- to gli organismi internazionali. Basta leggersi i rapporti del Comi- tato europeo per la prevenzione della tortura, quelli del garante nazionale delle persone private della libertà o ascoltare le testi- monianze di tutti quelli che lavora- no in carcere. Non sempre, soprattutto ai meno abbienti, è garantito un effettivo diritto di difesa, il quale com- prende il diritto a essere adeguata- mente informati su quanto sta accadendo, oltre al diritto a essere protetti nella propria integrità psi- co-fisica. Non sempre l‘habeas corpus è pienamente assicurato nelle prime fasi successive al fer- mo o all‘arresto. Nelle caserme e nei commissariati nessun ‗fine giustifica i mezzi‘. Patrizio Gonnella Le dittature ritornano anche quando gli organi di garanzie si rilassano, nel caso dell' Autonomia differenziata, la Corte Costituzionale e' in catalessi
  • 3. MOMENTO DELLA RIFLESSIONE In tanti anni in area Euro, non siamo stati mai così subordinati da un‘economia nazionale tanto precaria. Questa ―lezione‖ dovrebbe aprire un periodo socio/politico che, in pratica, potrebbe consentire al Paese di risollevarsi dalla ―palude‖ e promuovere vere riforme. Scrivere di crisi, ora, non avrebbe senso. Dato che questa realtà è la norma, non ci sembra opportuno rimarcarne l‘evidenza. Le piccole e medie imprese sono implose e i cicli produttivi, di conseguenza, ridotti. Intanto, il secondo semestre 2019 evidenzia ancora una flessione economica nazionale. In Patria manca ancora una piattaforma di discussione su quanto ci potrebbe unire, tralasciando quello che, invece, già ci divide. Dietro questa realtà, c‘è un Paese che chiede, prima di tutto, tempi di riflessione sociale, più che politica. Si percorreranno strada scelte che, bene o male, andranno a coinvolgere anche chi potrebbe non essere d‘accordo. Da noi funziona così. Dietro le alleanze ci sono i compromessi che condizionano anche le migliori intenzioni. Chi non ci sta è tagliato fuori. Quando c‘è da piazzare un ―primo‖ della lista, gli scomodi sono allontanati e senza troppi complimenti. I giochi del potere hanno i loro santuari con certe regole da rispettare e, soprattutto, da far rispettare. Questo Esecutivo di Centro/Destra potrebbe avere i mesi contati. A questo punto ci chiediamo, con colpevolezza, quali saranno le sorti del Bel Paese anche tenuto conto di un Parlamento UE che non consente ai Paesi membri ―spazi‖ di ripensamento per ―errori‖ già segnalati in precedenza. LA FIDUCIA In questi tempi d‘incertezza, assume particolare valore il termine ―fiducia‖. Intesa, appunto, come segno di coerenza che coinvolge chi la garantisce e il complesso di realtà alle quali è rivolta. Insomma, essa rappresenta una sorte di ―contratto‖ morale la cui importanza sarebbe sempre da rispettare. Riteniamo, di conseguenza, che quest‘oggettività debba essere riscoperta. Con tutta la dignità che merita e che, spesso, non è considerata nella sua pienezza. La‖fiducia‖ racchiude un insieme d‘atteggiamenti che vanno ben oltre la coerenza e viene a essere parte del carattere di chi la evidenzia. Non a caso, resta reale il motto: “La fiducia è una cosa seria‖. Insomma, per meritare ―fiducia‖ si deve essere in grado di meritarla. Col modo di comportarci e nel gestire, col criterio ritenuto migliore, tutti i fatti che destano interesse; anche di chi ci sta vicino. Se è difficile meritare “fiducia”, molto più semplice è perderla. Magari per una serie d‘eventi non direttamente voluti, ma tangibilmente capitati. Perché se ―promettere‖, è importante, ―mantenere‖ lo è assai di più. Soprattutto quando l‘attuazione di progetti si base proprio sulla ―fiducia‖. Molti fulcri della realtà umana si fondano sulla ―fiducia‖. Che rappresenta, in definitiva, uno stato di fatto che può ridare forza a una promessa; forse, apparentemente, obliata. Tra la ―promessa‖ e la ―realizzazione‖ dei suoi contenuti c‘è, appunto la ―fiducia‖. Una tangibilità di coscienza non sempre valutata nella sua effettiva dimensione. L’OPPORTUNITA’ Abbiamo avuto l‘ispirazione di rileggere i contenuti del ―Contratto per il Governo del Cambiamento‖ stipulato tra Luigi Di Maio nella sua qualità di Capo Politico del ―Movimento 5 Stelle‖ e Matteo Salvini Segretario Federale della Lega. Data l‘evoluzione della situazione socio/politica nazionale, c‘è sembrato più che appropriato seguire l‘ispirazione. Il compendiato dell’atto notarile è fitto. Si apre col ―Funzionamento del Governo e dei Gruppi Parlamentari‖ e termina con ―Università e Ricerca‖.Tra questi due riferimenti, si sviluppano tutti i numerosi aspetti che erano stati proposti, pur se sommariamente, durante la campagna elettorale dai due membri del Governo che dovrebbe essere totalmente operativo entro la fine del 2019. Senza, per il momento, entrare nel merito specifico, c‘è sembrato che la linea messa a punto tra i due leaders della Destra italiana dovrà, dopo la globale applicazione dei contenuti, essere vagliata per costatarne, poi, l‘effettiva attuazione. Certo è che tante nostre perplessità non sono rientrate. Sarà nostro impegno, una volta studiati gli atti e i loro effetti pratici, esprimere una riflessione su questo ―Contratto‖ del quale abbiamo avuto modo di mettere a fuoco i contenuti principali LA VOGLIA DI CAPIRE Secondo noi, prendere atto della politica nazionale significa, soprattutto, interessarsi ai problemi della gente. Anche se gli stessi non sempre possono essere risolti, l‘importante è provarci. Possibilmente, senza compromessi di bassa lega. A dispetto del preambolo, la critica continua a prevalere sul buon senso. Abbiamo, infatti, rilevato una voglia sfrenata di focalizzare gli ―errori‖ degli altri senza rivedere i propri. A fronte di una situazione inficiata, le soluzioni alternative sono poche. Almeno a nostro avviso. Al presente non è più possibile ―sottovalutare‖ le situazioni che, comunque, non lasciano da parte più nessuno dei politici nazionali. Per migliorare la situazione, bisognerebbe, prima di tutto, avere ben chiaro come affrontarla. Continua, invece, a mancare l‘impegno per garantire interventi risanatori fuori dalle promesse di un Esecutivo che dovrà, col tempo, qualificarsi. Anche gli aspetti minori della nostra realtà fanno parte della Democrazia. Con l‘incertezza, non è possibile, ma neppure probabile, fare progetti. Insomma, sarebbe opportuno prospettare meno e concretare di più. La voglia di cambiare è evidente. Il difficile è immaginare come. Eppure, nonostante l‘evidenza, tutto continua a svilirsi. I cambiamenti, francamente, non hanno trovato sintonia. Ancora una volta, dobbiamo riconoscere che il potere logora proprio chi lo detiene. Resta, però, vivo il desiderio di capire; anche per offrire ai Lettori indicazioni attendibili. Il bisogno di comprendere la nostra realtà socio/politica s‘è fatto indifferibile. L‘accessibilità ai problemi del Bel Paese non è più solo nazionale. Anche i milioni d‘italiani all‘estero, dei quali si tratta sempre poco, intendono contare di più in Patria e il bisogno di capire cosa, effettivamente, capita nel bel Paese è palese. Di ragioni, a nostro avviso, ne hanno parecchie. ITALIA DIVERSA Questo millennio ha riservato al nostro Paese sostanziali trasformazioni e mutamenti politici. Se in ―meglio‖ o in ―peggio‖ preferiamo lasciare il giudizio a chi ci legge. Preferiamo a un‘analisi dei fatti alle porte di un‘estate che potrebbe essere l‘ultima per un Esecutivo che continua a meritare le nostre riflessioni. Non ci siamo, per ovvie ragioni, ancora abituati alle alleanze con sfumature ―polemiche‖. Neppure tanto di poco conto. Se è vero che governare un Paese come il nostro è ―difficile‖, ci hanno messi nelle condizioni di verificalo con una frequenza che, per il passato, non era neppure prevedibile. Le ―alleanze‖ sul fronte dell‘Esecutivo restano ―eterogenee‖. Neppure nel secolo scorso abbiamo assistito a formule d‘‖assestamento‖ politico come quelle partorite dal binomio Lega/5S. Il Potere Legislativo resta in parziale tono ―polemico‖. Intanto, la guida del Paese resta problematica sotto il profilo sociale. Quello che ci ha, da sempre, interessato. Nonostante certe tensioni che non avevamo previsto, restiamo, volutamente, ―possibilisti‖. Non perché è ―meglio‖, ma perché è ―meno peggio.‖ L‘Italia continua ad avere problemi interni che, strutturalmente, non sembrerebbero ribaltabili a livello comunitario. Insomma, a casa propria, ogni Paese ha da affrontare la sua realtà senza contare su mediazioni di altri Stati UE. E‘ stato così per il passato e sarà così anche per il futuro. Indipendentemente dalla composizione del Parlamento UE, il nostro Paese rimane in fase d‘‖assestamento‖. Peccato che il ―rodaggio‖ di questo Esecutivo non abbia ancora dato segnali migliorativi socio/ economici. Ci sembra poco opportuno, se non assurdo, sperare in ―miglioramenti‖ che non intravediamo neppure nell‘immediato futuro. Eppure, il corso politico d‘Italia dovrebbe essere rivisitato. Se, per il passato, il potere logorava chi non lo deteneva, oggi sembra evidenziarsi il contrario. Con l‘assenza di un‘Opposizione con programmi alternativi, è questa Maggioranza a fornire ―direttive‖ non sempre in sintonia con le necessità reali del Paese. Non stonerebbe, almeno a livello informativo, fare dei confronti con ciò che siamo stati; in previsioni di quello che saremo. Insomma, l‘Italia politica è ―diversa‖. Una diversità che, purtroppo, potrebbe condizionare la nostra economia già in recessione. I MURI Quando si vuole ―isolare‖ una parte da un‘altra, s‘ipotizza dei muri. Strutture solide, ma che potrebbero essere anche ideologiche, varate per impedire il superamento fisico di un confine o per limitare un certo ordine di ―pensiero‖. In questo caso, più comune di quanto potrebbe apparire, ci si trova di fronte a un muro‖politico‖. Insomma, i ―muri‖, concreti o ideologici, servono per dividere, sempre e comunque. Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre 1986 e il successivo crollo del comunismo internazionale, i ―muri‖ sono tornati d‘attualità e con gli stessi scopi di quelli già in essere nel secolo scorso. La Democrazia non può essere cinta da ―muri‖ né fisici, né ideologici. Ci sono realtà da verificare e dottrine da raffrontare. Senza questa premessa, i ―muri‖ tenderanno sempre a dividere senza risolvere le cause per le quali sono state erette. Dalle colonne di questo quotidiano internazionale intendiamo aprire un dialogo produttivo che non sia limitato dalla possibile costruzione di nuovi ―muri". IL DISORDINE In questi tempi d‘incertezza politica, si confonde, spesso, e non sempre a caso, ―Libertà‖, con ―Disordine‖. I due termini, neppure in apparenza, hanno aspetti comuni tali da farli imbrogliare. Sempre che non si voglia, scientemente, farlo. La ―Libertà‖, individuale e collettiva, è regolata da norme di vita che nascono da una logica generale. Il ―disordine‖ è tutto l‘opposto e, se s‘insinua con la ―libertà‖, allora ne deriva il caos; con tutte le sfumature più negative che possono far parte della natura umana. Meglio, di conseguenza, mantenere una netta distinzione tra i due termini che, tuttavia, non hanno nulla in comune. La differenza, invece, sono molteplici e d‘agevole individuazione. Da noi, il confine tra ―libertà‖ e ―disordine‖ s‘è fatto complesso. Ancor più per le interferenze di una politica che non promette nulla di buono proprio parchè fondata su alleanze di poca affidabilità. Quando le rivendicazioni non hanno più limiti definiti e la ―Libertà‖ sconfina nel ―Disordine‖, allora ci sono principi da rivedere e situazioni da modificare. Ben sappiamo che non sarà facile. Ma di necessità sarebbe opportuno fare virtù. Giorgio Brignola DALL‘ ITALIA E DALL‘ ESTERO 14 VIGNETTE Britalyca La Voce Alternativa Giugno 2019 3 POLITICA E NON SOLO Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019
  • 4. Sono una blogger in copy left da molti anni e mi piace impegnare parte del mio tempo nel giornalismo partecipativo, usando il cestino-come mezzo- per raccogliere quelle piccole e preziose cronache di vita, spesso sotto traccia. www.agoravox.it 13 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 20194 CRONACA Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 Ágnes Heller storia di una Donna europea “Vi racconto quel giorno in cui i Carabinieri uccisero mio figlio”, parla il papà di Carlo Giuliani a 17 anni dal G8 ――Vi racconto quel giorno in cui i Carabi- nieri uccisero mio figlio‖, parla il papà di Carlo Giuliani a 17 anni dal G8 Giuliano Giuliani, padre di Carlo, rac- conta a TPI di quel 20 luglio 2001 in cui il figlio 23enne moriva per un colpo di pis- tola sparato con l‘arma di ordinanza dal carabiniere Mario Placanica ―La polizia venne a prenderci alle 11 di sera e ci portò in Questura. Lì ci dissero che nostro figlio Carlo era morto. Era lui il ragazzo ucciso negli scontri. Ma loro lo sapevano già da tempo‖. Il 20 luglio 2001, in piazza Alimonda, quella piazza rettangolare tagliata da due lingue di strada, moriva Carlo Giuliani, 23 anni, durante i giorni di guerriglia urbana in cui si trasformò il G8 di Genova. A ucciderlo, un colpo di pistola sparato con l‘arma di ordinanza dal carabiniere Mario Placanica. I giudici stabilirono che Placanica aveva sparato per legittima dif- esa e il procedimento aperto nei suoi con- fronti fu archiviato nel 2003. Giuliano Giuliani, padre di Carlo Giulia- ni, racconta a TPI di quei tragici giorni di 17 anni fa che hanno segnato la storia recente del nostro paese a partire da giovedì 19 luglio sino a domenica 22 luglio 2001, contestualmente allo svolgi- mento della riunione del G8. ―Avevo sentito Carlo intorno alle tre di pomeriggio, era in piazza Manin, gli ave- vo raccomandato di stare attento, mi disse ‗stai tranquillo‘. Poi più niente. Mi aveva raccontato di aver già assistito a scene di violenza sempre in piazza Manin: c‘era stato un intervento molto brutto da parte di un reparto di polizia su un gruppo di manifestanti che erano addirittura l‘esem- pio massimo del pacifismo, l‘ala cattolica del movimento no-global, quelli incapaci di manifestare alcun atteggiamento vio- lento. Eppure vennero picchiati duramente, senza nessuno motivo‖, racconta Giuliano. ―Fu forse la cosa più brutta fatta dalla Polizia nella giornata di venerdì‖, prosegue Giuliano. ―Perché invece gli atti che poi portarono progressivamente all‘appesanti- mento della vicenda, fino all‘omicidio di Carlo, furono compiuti da indegni reparti dei Carabinieri con cariche violente e ingiustifi- cate nei confronti dei manifestanti‖. Qui il papà di Carlo tiene a precisare: ―Dico indegni perché mi sorregge una sentenza della Corte di Cassazione genovese che rela- tivamente al processo contro 25 manifestanti accusati di associazione per delinque fi- nalizzata alla devastazione e al saccheggio, alla fine ne ha assolti 15, e per altri 10 ha disposto una riduzione della pena. Verrà scritto che il loro reato era stato prevalente- mente di resistenza a pubblico ufficiale. Avevano resistito a cariche violente, indis- criminate, e ingiustificate di un reparto di Carabinieri. Naturalmente nessun reparto dei Carabinieri è stato incriminato per gli atti commessi‖. Giuliano va avanti nel racconto di quella tragica giornata: ―Nel corso del pomeriggio io e mia moglie avevamo sentito che il clima si stava facendo man mano più pesante, ma dalle informazioni che trapelavano in tv non si capiva bene, lo capimmo dopo, sulla base della documentazione che ci diedero. L‘in- formazione che per la gran parte era ruffiana al servizio del potere, parlava solo di mani- festanti violenti, nemmeno una volta ha par- lato di Carabinieri violenti‖. ―Dopo la telefonata delle tre eravamo ancora lì ad aspettarlo‖, ricorda Giuliano. ―Rispetto a quanto si è detto, mio figlio non andava in giro incappucciato, aveva in- dossato il cappuccio per ripararsi da quei maledetti seimila candelotti lacrimogeni col gas. Ci sono scene in cui si vede Carlo che cerca di difendere se stesso e gli altri dall‘attacco più bestiale che sia stato fatto da un reparto dei Carabinieri contro un corteo autorizzato che non aveva fatto assolutamen- te niente‖. La mattina del 20 luglio ci furono i primi cortei della giornata, che cominciarono sen- za violenze. Poi la situazione cambiò in fret- ta: iniziarono a verificarsi degli incidenti e gli scontri tra manifestanti e polizia si fecero molto duri. Le immagini riprese in quei mo- menti, e in generale nei giorni del G8, furo- no trasmesse da molte televisioni in giro per il mondo, anche perché mostravano episodi di reazioni molto dure della polizia contro i manifestanti. ―Mio figlio è morto perché vittima di chi voleva eliminare un progetto che dava fas- tidio, questa è la verità‖, ripete Giuliano che dopo 17 anni, e vari procedimenti archiviati, è ancora deciso nel far emergere la verità su quei giorni. ―Genova è stata gestita nel modo peggiore, o nel modo migliore, dipende dai punti di vista. L‘obiettivo che si erano preposti era quello di distruggere quel movimento che dava grande fastidio perché aveva grandis- sime idee, quello lo hanno realizzato e rag- giunto. Lo hanno raggiunto perché sono riusciti a far passare l‘idea – tramite un‘in- formazione che ha fatto abbastanza schifo in molti aspetti – che davvero ci fossero i vio- lenti. E così hanno convinto l‘opinione pub- blica. Mentre al più i violenti potevano es- sere pochi gruppi di imbecilli con dentro un po‘ di poliziotti e carabinieri in borghese, che hanno rotto e spaccato le cose per avallare la repressione del movimento vero‖. Dalle ricostruzioni di quei giorni emerse che le forze di sicurezza si trovarono in grande difficoltà nel gestire la situazione, sia causa della disorganizzazione che della conforma- zione della città di Genova, intersecata da strade spesso strette e ripide. Poliziotti e carabinieri furono anche accusati di aver lasciato liberi i vandali e di aver attaccato i grossi cortei più pacifici. ―Ricordiamocelo sempre, l‘operazione più schifosa non fu nemmeno il massacro di quegli innocenti alla Diaz, ma il tentativo dei più alti vertici della Polizia di insinuare che i ragazzi fossero colpevoli di terrorismo. Fu il tentativo di far introdurre nella scuola le molotov da un sottoposto, con l‘inten- zione di far condannare i ragazzi che erano dentro‖. ―In questi anni mi sono battuto molto per far emergere la verità ma è stata una lotta im- pari perché ho dovuto fronteggiare magistra- ti assolutamente inadeguati che hanno deciso l‘archiviazione‖, ripete Giuliano. ―Non ignoro che Enrico Zucca, Cardona Albini e Petruzzella si sono occupati delle inchieste sulla scuola Diaz e su Bolzaneto, anche a rischio della propria esistenza. Questi magistrati hanno sconfitto il primo giudizio emesso nel 2008, che definiva quelle alla Diaz ‗perquisizioni legittime‘ e Bolzaneto ‗distribuzione di caramelle e cioc- colatini‘. Sono ricorsi in appello e poi in Cassazione, fino ad arrivare a dire che alla Diaz si è commessa una delle più grandi porcherie di questo Paese, una vera ‗macelleria messicana‘‖. ―C‘era la voglia da parte del governo di des- tra di sconfiggere questa opera, questo mo- vimento‖, insiste Giuliano. C‘è una telefonata incredibile tra alti uffi- ciali dei Carabinieri – che poi è stata resa pubblica – nella quale uno dice: ‗ci avete garantito quel reparto (parla della folgore) e i due alti ufficiali si dicono ‗no, stanno dis- cutendo perché se escono quelli non si sa che ca**o succede. Quindi lo sapevano che all‘interno delle cosiddette ‗forze dell‘ordine‘, c‘era della gente pronta a pic- chiare e non a fare ordine pubblico‖. Poi Giuliano conclude: ―Io continuo a cerca- re di spiegare alla gente che le istituzioni sono una cosa seria e importante, quello che rovina le istituzioni sono gli individui in- adeguati che occupano posti di comando e sono quelli che bisogna riuscire a cacciare via‖. ―L‘errore più grosso che possiamo fare è generalizzare, i termini collettivi cerco di non usarli più‖. A 17 anni di distanza, rimangono diversi dettagli poco chiari, tra cui due partico- larmente importanti: gli agenti sul posto tentarono un goffo depistaggio delle indagini? E come venne ferito esattamente Carlo Giuliani? Nessun ufficiale è stato indagato o proces- sato per la conduzione dell‘azione in piazza Alimonda o per il presunto depistaggio delle indagini. Nel 2011 la Corte Europea dei diritti dell‘uomo ha assolto completamente il governo da tutte le accuse di aver contribuito indirettamente alla morte di Giuliani. Da: https://www.tpi.it/ Ágnes Heller è una bambina nata a Budapest, il 12 maggio del 1929, segno zodiacale Toro e si dice pure che chi è nato in questo giorno abbia un angelo Custode di nome Lauviah che è saggezza, protezione per i politici, grande forza di riprendersi dopo seri problemi. E lei di "problemi" ne ha avuti tanti fin da piccola: è una sopravvissuta ad Auschwitz, all'Olocausto, alle persecuzioni del regime comunista. Da più grandicella ,allieva del filosofo marx- ista Goerg Lukacs, divenne una dei principali esponenti della "scuola di Budapest", corrente critica del socialismo. "Nel 1959 viene espulsa dall'università e poi anche dal partito per aver sostenuto «le idee false e revisioniste» del gio- vane Lukács e costretta ad insegnare in una scuola media mentre i suoi scritti vengono sot- toposti al veto di pubblicazione. Nel 1963 en- tra come ricercatrice nell'Istituto di Sociologia dell'Accademia delle Scienze e sempre nello stesso anno a seguito di un suo viaggio in Ita- lia ha origine "L'uomo del rinascimento": "...fu il mio primo viaggio in occidente [...] nelle vie, nelle chiese, nelle case, nei palazzi di Firen- ze ho incontrato un sogno, o meglio, ho incon- trato il mio sogno di un mondo adeguato all'uo- mo. Una volta che i confini dell'occidente si erano di nuovo richiusi per me, volevo semplicemente tornare in questo mondo, anche se solo con la fantasia, col pensiero. Se volete fu un libro d'amore: una dichiarazione d'amore per l'Italia". Nel 1968 protesta contro l'intervento sovietico in Cecoslovacchia, viene licenziata dall'Acca- demia nel 1973 con l'accusa di aver negato la realtà socialista del suo paese e di altri paesi usciti dalla rivoluzione d'Ottobre nell'esercita- re il suo lavoro di "cultore di scienze sociali". Non condivide le svolte reazionarie di tanti paesi dell'Est e nel 1977 decide infine di lasci- are l'Ungheria insieme al marito, il filosofo Ferenc Fehér e gli amici Gyorgy e Maria Mar- cus, anch'essi noti esponenti della "scuola di Budapest" e con il timore di non poter più rientrare in Ungheria emigra in Australia. A Melbourne insegnerà sociologia presso La Trobe University. Ritornata in Ungheria, ha insegnato anche alla New School for Social Research di New York, rimanendo ancorata alle sue teorizzazioni dei bisogni radicali, pur non professandosi più marxista." Negli ultimi anni era entrata in aperto conflitto con il premier sovranista Viktor Orban che l'aveva estromessa dall'università. Poi in un giorno di luglio molto caldo, a soli 90 anni, si è buttata per una nuotata nel lago Balaton, chiamato anche "mare magiaro", che si trova nell'Ungheria occidentale ed è il più grande lago dell'Europa centrale. Scomparsa, forse un malore. Penso che l'abbraccio dell'acqua sia stato il riposo migliore, per sempre. Una grande piccola donna, Ágnes Heller, di cui ignoravo l'esistenza e passo la sua storia, che è un po' quella di tante anziane signore che sono riuscite a nuotarci attraverso, alla storia, e a non affogare nella vigliaccheria del silenzio. Come diceva Ágnes Heller "You always have a choice", e oggi ho scelto di scrivere di lei, per non dimenticare.
  • 5. Tav oltre la politica, costi-benefici e cose non dette The prime minister may end up doing more for Welsh independence than the nationalist hero Owain Glyndŵr In a distant echo of a medieval monarch‘s royal progress around the realm, Boris Johnson has been journeying on a prime ministerial grand tour around the country to show his new subjects who is boss. Last weekend it was northern Eng- land; on Monday, Scotland; Tuesday was Wales day and Wednesday was the turn of Northern Ireland. These visits contained none of the cele- bratory pageants that would have been expected in the middle ages. Instead, the new leader was whisked in and then out again. Much of the tour has been controlled. Journalists were mostly kept at a distance. In the streets, boos seem to have been more common than cheers. It is hard to dispute the widening gulf between current reality and the rhetoric of Johnson‘s ‗awesome foursome' Like Theresa May did, Johnson talks the talk about holding the United Kingdom together amid the disruption of Brexit. He has even cast himself as minister for the union. But it is hard to dispute the widening gulf between current reality and the rhetoric of both May‘s ―precious union‖ and John- son‘s ―awesome foursome‖. Tours like Johnson‘s only emphasise that this union is increasingly divided – and perhaps even breaking apart. Po- litically, by far the most urgent stop on Johnson‘s tour was in Northern Ireland. The most fraught of the visits was probably the one to Scotland. But in many ways the most telling trip was Johnson‘s foray into Wales on Tuesday, when he cuddled a chicken in Newport, visited a retail company How Boris Johnson could trigger the breakup of the United Kingdom Ennio Remondino Brecon and met Wales‘s Labour first minister, Mark Drakeford, in Cardiff before heading to Bel- fast. Wales was not included in the Johnsonian pro- gress merely for completeness‘s sake. It was also there because of Thursday‘s byelection in the vast and lovely mid-Wales rural constituency of Brecon and Radnorshire. The result will test whether there is the Johnson bounce for the Tory party that his supporters crave, or whether Jo Swinson will be celebrating a Liberal Democrat recapture of a seat that the old Liberal party first won in a famous 1985 byelection. Yet Wales should never be overlooked. In discus- sions about the UK‘s constitutional and political distresses, Wales is all too often treated as an af- terthought. The reasons are not hard to see. Mod- ern Wales has endured little of the existential pain of Northern Ireland. The nationalist cause has nev- er carved through Welsh politics the way it has in Scotland. Wales has been welded to England for far longer than the other nations. And its support for devolution was often lukewarm. Brexit will be 'catastrophic', first minister tells Boris Johnson ahead of his visit to Wales – as it hap- pened Yet amid the more eye-catching convulsions of Brexit elsewhere, the old idea that nothing is likely to change in the relationship between Wales and England is looking lazy. That‘s not to say that Welsh independence is on the cards any time soon. But it most definitely is to say that support for Welsh independence is liable to rise, and pos- sibly to rise quite fast if Brexit eventually triggers either Irish reunification or Scottish independence, let alone both. Johnson‘s personality contributes its own flame-thrower to this combustible mix. His insouciance this week about the devastation that threatens the Welsh hill-farming industry from a no -deal Brexit could come back to haunt him, and not just on the sheep-farms of Brecon and Radnor- shire. The land, like the language, plays a dynamic role in nationalist consciousness. Angry farmers can make a leader suddenly vulnerable. Look what they and the ―gilets jaunes‖ did to Emmanuel Mac- ron. But this volatility is not simply about Johnson‘s Marmite personality. Nor is it simply about the sin- gle-mindedness of the nationalist parties to exploit every situation for the separatist cause. It is also structurally bound up with Brexit itself, whatever the terms. In a lecture in June, the civil servant formerly in charge of the Brexit department, Philip Rycroft, laid this on the line. ―The fact of Brexit poses a se- ries of challenges at a practical, as well as an exis- tential, level to the current governance of the Unit- ed Kingdom,‖ Rycroft said. ―It seems clear that this and any future UK government is going to have to devote considerable time and effort to reworking its policy towards the union.‖ He con- cluded: ―Our sense of social cohesion, indeed the very cohesion of the United Kingdom, will depend on it.‖ Rycroft offered some well-chosen illustrations. What if Scotland chooses to subsi- dise its fishing fleets while England does not? What if Welsh hill-farmers secure a differential subsidy rate for their lamb that northern English hill-farmers cannot access? ―The requirement for increased agreement across a whole range of new territory increases the scope for friction,‖ he concludes. ―It will put new pressure on a system of inter-governmental relations that was devised for a very different era,‖ he suggests. It is important not to exaggerate, of course. There are many bridges to be crossed before Wales becomes as much of a threat to the un- ion as Northern Ireland and Scotland now are. There are radical ways of heading off the disin- tegration of the United Kingdom, including the federalist new Act of Union proposed by Lord Lisvane and extolled by one of the prime minis- ter‘s former colleagues in the Daily Telegraph this week. But Brexit has put the possibility of breakup squarely on the table, even in Wales. Outright support for independence in Wales lan- guishes in single figures. But more than one in three Welsh voters now feel some support for the idea, and the proportion of those whom na- tionalists dub the ―indycurious‖ is clearly rising. Use of the Welsh language is growing and be- coming more fashionable. Even Drakeford said in July that his support for the UK was not ―unconditional‖ and that, if other parts seceded, it would be sensible ―to reassess Wales‘s place in the components that were there in the fu- ture‖. Johnson refuses to give details on his no-deal Brexit plans for farming Wales is no exception to the disruption of old ideas that Brexit is causing. Only this week, Plaid Cymru came first for the first time in a Welsh Assembly voting intention poll . There are many differences, but the overturning of the old order that occurred in Scotland a generation ago could now be starting to repeat itself in Wales too. Labour has never been weaker, and Jeremy Corbyn refuses to engage on these identity issues. But it is a big stretch to say that Labour‘s decline means Wales will soon be pressing for or achieving independence. Five hundred years of union are unlikely to dissolve in a hurry. Yet modern politics is nothing if not volatile. Wales‘s sense of nationhood takes many forms and has gone through many changes, but its existence as a living reality is undeniable. Around the time of the last Brecon and Radnor byelection, the lateand life- enhancing Welsh historian Gwyn Alf Williams wrote about the continuing potency of the leg- end of Owain Glyndŵr. ―Since 1410 most Welsh people most of the time have abandoned any sort of independence as unthinkable,‖ wrote Williams. ―But since 1410 most Welsh people, at some time or another, if only in some secret corner of the mind, have been ‗out with Owain and his barefoot scrubs‘. For the Welsh mind is still haunted by its lightning-flash vision of a people that was free.‖nBoris Johnson would be wise to remember that thought. If he does not, he may even turn out to have done more for Welsh independence than almost anyone since Glyndŵr himself. By Martin Kettle (The guardian ) 5 da, Remocontro.it Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 12 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 Oltre il polverone della polemica politica. Cosa non torna nell‘an- alisi costi-benefici sul Tav? si chiede Marina Forti su Interna- zionale. Oltre Salvini-Di Maio, piccola attualità, trent‘anni di opposizioni anche dure in val di Susa Sulla Tav Torino Lione, favorevoli o contrari che si possa essere, tanta polemica e battaglia politica, e pochi fatti. Marina Forte, giornalista esperta di questioni ambientali, prova a rimuovere vecchie polemiche e possibili preconcetti, riesaminando i fatto noti. Analisi costi-benefici voluta dal contestato ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli e affidata a una commissione di sei esperti presieduta dall‘economista Marco Ponti. Tra loro anche Pierluigi Coppola, l‘unico che non ha sottoscritto le conclusioni e merita quindi particolare attenzione. «Dopo molte anticipazioni e speculazioni, il dossier è stato pubblicato dal ministero. E traccia un bilancio negativo: calcola che i costi dell‘opera superano i benefici di sette miliardi di euro previsti nell‘ipotesi definita ―realistica‖ (le altre oscillano tra un minimo di 5,7 e un massimo di 8 miliardi)». Costi e benefici tra passeggeri e merci Subito un po‘ di storia. Le ‗previsioni di traffico‘. Trent‘anni fa, linea veloce fu pensata per i passeggeri, per connettere Torino e il nord Italia alla rete ad alta velocità francese. «Poi l‘accento è passato dai passeggeri alle merci, con un sistema misto ―ad alta capacità‖», e siamo alla prima confusione. Dai passeggeri alle merci «per trasferire il trasporto delle merci dalla strada alla ferrovia, con vantaggio per i consumi energetici, la conges- tione stradale, l‘inquinamento e le emissioni di gas di serra». Sintesi perfetta di Marina Forti, col dubbio finale di tutti: il traffico sulla direttrice Torino-Lione giustifica la quantità di miliardi in parte già spesi? Due ipotesi di traffico, prima Le vecchie previsioni 2011 e 2017 commissionate dalla presi- denza del consiglio. Come base, l‘ipotesi che il traffico merci aumenti del 2,5 per cento ogni anno nei prossimi trent‘anni, e che la nuova ferrovia assorba un po‘ del traffico di merci che oggi passa attraverso i passi del Sempione e del Gottardo ver- so la Svizzera, e un terzo di quello che transita per Ventimi- glia e per il traforo del Frejus verso la Francia. E i conti sulle ipotesi dicono che il traffico merci su rotaia dovrebbe crescere di circa venti volte in quarant‘anni, e una moltiplicazione ancora maggiore per i passeggeri (700mila a 4,6 milioni di persone sulla lunga distanza, raddoppio regionale da 4 a 8 milioni). Seconda ipotesi, e Ponti frena Ma un‘analisi costi-benefici non è una scienza assoluta, premette l‘attenta cronista. Dipende da cosa si include tra i costi e cosa tra i benefici. Previsioni irrealistiche secondo la commissione presieduta da Ponti. Nuova ipotesi, decisamente più cauta, sui dati degli attuali flussi di traffico nazionali ed europei. Il traffico merci che cresce solo di una volta e mezzo l‘anno, tagliando a metà la previsione ministeriale precedente. Passeggeri idem. Conti finali, ―valore attuale netto economi- co‖ della nuova opera sarebbe negativo, anche aggiungendo cosa costerebbe bloccare il progetto (ripristinare i luoghi dove sono già stati aperti dei cantieri, più le penali per i contratti già firmati , stimate tra 1,3 e 1,7 miliardi di euro). Critiche ambientaliste Primo litigio, cosa si mette tra i costi e cosa tra i benefici. La commissione Ponti mette tra i costi il mancato introito fiscale sul carburante e sui pedaggi autostradali. 1,6 miliardi in meno da carburanti, 3 in meno da autostrade. Inciampo da troppa ragioner- ia contabile rispetto all‘ambiente? Valutazione contemporanea su decongestione autostrade, rumore, qualità dell‘aria, emissioni di gas serra. Contabilità avara: tra 500mila e 700mila tonnellate di anidride carbonica in meno all‘anno rispetto a oggi. «Appena lo 0,5 per cento delle emissioni che ogni anno produce il sistema nazionale dei trasporti in Italia», annota Marina Forti, assieme al fatto che lo studio è già entrato ‗nel tritatutto dello scontro politi- co‘, e considerato ‗di parte‘. I favorevoli non politici Tra i favorevoli a farla, ci sono dodici associazioni imprenditoriali che sostengono l‘opera per ‗restare competitivi‘ e per avvicinare l‘Italia all‘Europa. Resta il dubbio che il traffico merci sulla ferro- via Torino-Lione è in calo. Oggi 38 treni merci al giorno per circa tre milioni di tonnellate di merci ogni anno. Alternative? Anna Donati, ambientalista ed esperta in sistemi di trasporti ricorda lo Studio tecnico anno 2000 delle ferrovie Italo-Francesi. Moderniz- zare la linea esistente per portare il traffico dagli attuali 38 a 150 treni merci al giorno, 20 milioni di tonnellate l‘anno‖. Annota- zione finale di Marina Forti, «Da tempo sembra che le strategie europee dei trasporti puntino sulle direttrici sud-nord, dall‘asse Milano-Svizzera a quello del Brennero. Ma è difficile ragionarci: il Tav è e rimane ostaggio dello scontro politico». Corsa al riarmo, in arrivo nuovi euromissili. Gli Usa si riti- rano dal trattato sul nucleare siglato da Reagan e Gorbaciov e incolpano Mosca. Stati Uniti: ―Russia unica re- sponsabile‖. La Nato: ―Gli alleati sostengono la decisione di Washington‖ Euromissili di ritorno. Il Pentagono annuncia il ritiro defin- itivo dall‘intesa del 1987 con la Russia. Washington si prepara al braccio di ferro nucleare anche con la Cina e la Ue dà luce verde e si allinea agli ordini Nato. L‘Italia, impegnata sul fronte del Migrante-Ong, politicamente tace, mentre la stampa, in semi vacanza, quasi ignora. In arrivo nuovi euromissili Gli Usa si ritirano dal trattato sul nucleare siglato da Reagan e Gorbaciov e incolpano Mosca. La Nato: «Gli alleati sostengono la decisione di Washington». Dopo mesi di sospensiva e speranze mai sopite su un possibile colpo di scena positivo, l‘accordo tra Usa e Russia che bandì gli euromissili nucleari, chiudendo di fatto la Guerra Fredda, finisce in archivio. Chi la storia l‘ha fatta e chi la disfa. «Ora si rischia il caos», ha commentato Mikhail Gorbaciov, che l‘INF lo ha firmato oltre 30 anni fa al fianco di Ronald Regan. Altra epoca e altro spessore di personaggi. Come si è arrivati fin qui? Si chiede l‘HuffPost. Gli Stati Uniti puntano il dito contro la Russia, colpevole di aver modificato il missile da crociera Kalibr – in dotazione alla Marina e dunque escluso dal trattato – creando una versione terrestre con una gittata superiore ai 500 chilometri. Mosca non ha mai accettato questa interpretazione e anzi accusa l‘avversario di aver messo in crisi l‘accordo con il tanto contestato ‗scudo missilistico‘ nell‘Est dell‘Europa, con la favola di voler difendere gli alleati dall‘Iran. Accuse incrociate anche ‗il giorno dopo‘. «La Russia è l‘unica responsabile: la Nato risponderà in modo misurato», scodinzola il segretario generale Stoltenberg. Il ministero degli Esteri russo: «Disinformazione sulle presunte nostre violazioni, gli Usa volevano sbarazzarsi delle restrizioni previste». La Commissione Ue chiede di evitare «una nuova corsa agli armamenti» e quasi non viene neppure citata nei comunicati ‗contro‘. Russia maliziosamente cattiva e Amer- ica accecata dalla volontà di affermare il suo ‗predominio‘ globale. Paroloni. Ma di fatto cosa accadrà, cosa rischia il mondo? La Russia in questo senso rassicura e dice di essersi auto- imposta ‗una moratoria‘ sul dislocamento dei vettori, a pat- to che lo facciano anche gli americani e che ‗non ne svilup- pino‘ di nuovi. Patto fra gentiluomini? Difficile crederci. Il segretario generale Onu, Guterres, teme che si sia perso «un inestimabile freno alla guerra nucleare». Ora le trattative sul New START, l‘accordo sulla riduzione delle testate nucle- ari strategiche. Russia pronta a prolungarlo, ma anche qui ci sono dei problemi. E nel 2021 senza intese sull‘antiprolifer- azione atomica? Un salto indietro agli anni Settanta, ma con altri personaggi in scena. Scenario storico e posta in gioco Euromissili di ritorno. Il Trattato Inf, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, eliminò tutti i missili nucle- ari a gittata corta e intermedia (tra 500 e 5.500 km) con base a terra, anzitutto i missili balistici Pershing 2, schierati dagli Stati uniti in Germania occidentale, e quelli da crociera lan- ciati da terra, schierati dagli Stati uniti in Gran Bretagna, Italia, Germania occidentale, Belgio e Olanda, e allo stesso tempo i missili balistici SS-20 schierati dall‘Unione sovietica sul proprio territorio, ci ricorda nel dettaglio Manlio Dinucci, sul Manifesto. La questione missili e scudo spaziale in Romania già citati. Con precisazioni geografiche utili. Mentre un mis- sile nucleare Usa a raggio intermedio schierato in Europa può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia sul proprio territorio può colpire le capitali euro- pee, ma non Washington. «Rovesciando lo scenario, è come se la Russia schierasse missili nucleari a raggio intermedio in Messico», commenta Dinucci. Nuova cor- sa agli armamenti, e gli Usa, lo dice esplicitamente il segretario di Stato Usa Pompeo, che si preparano a schierare nuovi missili nucleari a raggio intermedio non solo contro la Russia ma anche contro la Cina. Dare avere. La Russia ha avvertito che, se verranno schierati in Europa, punterà i suoi missili nucleari sui territori in cui saranno installati. Fuori partita l‘Unione europea, come già detto, salvo un dettaglio sfuggito ai più. All‘Assemblea generale Onu (il 21 dicembre 2018), l‘Unione europea compatta aveva bocciato la risoluzione con cui la Russia proponeva di preservare il Trattato stabilendo meccanismi di verifica e negoziati. Linea Usa Nato. Con un dettaglio che leggiamo chiaramente oggi. L‘Ue ha dato allora di fatto luce verde alla installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa. Euromissili di ritorno: Usa-Russia rompono il trattato Gorby-Reagan. Europa complice applaude
  • 6. La nuova strage dell’eroina in Italia: decessi per overdose +9,7% in un anno di Elisabetta Andreis e Gianni Santucci,e Milena Gabanelli dopo, l‘ultimo su cui si hanno dati disponibili e certificati, su 294 vittime, 148 sono per eroina: un aumento del 50 per cento. Solo per dare un‘idea, sempre nel 2017, 53 morti sono legate alla cocaina, 13 al metadone, 1 ai barbiturici e 2 all‘Mdma. Guardando all‘età , i livelli di mortalità più alti si riscontrano a partire dai 25 anni per raggiungere i picchi massimi nella fas- cia superiore ai 40 anni. La domanda decisiva allora diventa: sono i primi segnali di una nuova potenziale strage? Per ca- pirlo bisogna incrociare i dati delle Relazioni al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, i rapporti della Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) e lo studio del Cnr sull‘uso di alcol e sostanze psicoattive in Italia. Le morti «misteriose» Ai 148 morti acclarati per eroina nel 2017, si aggiungono 74 morti da sostanza non determinata: sostanzialmente decessi «misteriosi», non attribuibili con certezza a sostanze note (erano 118 nel 2016). Una delle ipotesi è che siano però anche quelli legati all‘eroina, probabilmente tagliata con altre sostan- ze. Sui tagli e le «sperimentazioni» criminali si hanno poche certezze, anche perché una delle principali carenze del sistema italiano è una totale mancanza di analisi preventiva sulle sostanze al fine di adeguare le risposte sociali e sanitarie. Il mercato della droga, come quello legale, deve fidelizzare i clienti, conquistarne di nuovi, allargare i profitti: dunque cerca il punto di compromesso tra qualità della sostanza, prezzo, impiego di altre sostanze. Questo punto di intersezione sta sempre più in basso, e si è visto a Milano, al «boschetto» di Rogoredo, la piazza di spaccio più grande del nord Italia dove le forze dell‘ordine stanno facendo un importante lavoro di prevenzione. Qui i prezzi erano scesi fino a 5 euro a dose e anche più sotto, con una «qualità» ancora accettabile visto che viene utilizzata anche da persone con una lunga storia di toss- icodipendenza. Nelle altre città i prezzi sono più alti. Una nuova emergenza sono poi gli psicofarmaci spacciati per stra- da, anche quelli low cost e facilmente reperibili dai ragazzi (sostanze «legali»): Rivotril, Suboxone, Contramal, il primo a base di benzodiazepina, utilizzati per combattere l‘ansia o l‘epilessia. Se associati all‘alcol e presi in dosi massicce o mixati con altre sostanze hanno effetti simili all‘eroina. La criminalità nigeriana, per scalzare le gang nordafricane, a Mestre ha fatto una strage (oltre 20 morti) con l‘eroina tagliata con il metorfano, una sostanza che ne moltiplicava gli effetti. La morte di ragazzi e ragazze adolescenti con una siringa nel braccio nei bagni delle stazioni ferroviarie replicano immagini di trent‘anni fa. I nuovi consumatori Secondo l‘ultima Relazione al parlamento, nel 2017 i consumatori di eroina sono 285 mila, per un giro di affari da 2,3 miliardi. Le stime per il 2018, ancora non disponibili, vanno nella stessa direzione: l‘uso sta aumentando. Quanto alla popolazione studentesca, secondo l‘Espad elaborato dal Cnr, l‘1,1 per cento ammette di aver fatto uso di eroina almeno una volta nella vita (circa 28.000 studenti); lo 0,8 per cento l‘ha assunta almeno una volta nel 2017 (oltre 20.000) e lo 0,6 per cento nel mese precedente la compilazione del questionario (15.500). Il 64 per cento degli studenti che hanno fatto uso di eroina almeno una volta nella vita riferisce di averla fumata con le «stagnole» (alluminio da cucina), il 28,5 per cento con la siringa in vena. Tra gli studenti che hanno riferito di aver usato eroina durante l‘ultimo anno, il 79 per cento ha utilizzato anche altre sostanze stu- pefacenti, il 91 per cento cannabis, l‘81 per cento cocaina, il 72 per cento sostanze stimolanti, il 66 per cento allucinogeni Il rischio «americano» Il quadro in Italia oggi è questo: aumento del consumo di eroina, creazione di una nuova fascia di consumatori giovani, mercato crim- inale che sperimenta nuove strategie come l‘abbassamento dei prez- zi o la miscela di sostanze. Il risultato è l‘impennata dei decessi per overdose da eroina. Questo scenario va necessariamente analizzato con un occhio a quel che sta accadendo negli Stati Uniti, dove la più grave epidemia di droga nella storia umana sta provocando circa 70 mila decessi l‘anno (leggi l‘inchiesta di Dataroom del 16 aprile 2018). In una città come Philadelphia ad esempio, come dimensioni poco più grande di Milano, nel 2017 ci sono state oltre 1.200 over- dose mortali e più di 8 mila non mortali (su la Lettura #390 in edi- cola il reportage di Gianni Santucci da Philadelphia). Accade perché le gang criminali hanno inondato le strade di Fentanyl, o eroina mescolata al Fentanyl. Si tratta di un oppioide sintetico utilizzato come fortissimo antidolorofico, ma cento volte più potente della morfina, e che permette ai venditori di moltiplicare i guadagni (un chilo di Fentanyl prodotto clandestinamente nei laboratori cinesi costa 5 mila dollari al chilo e può essere tagliato molto più dell‘e- roina naturale) Da .corriere.it L’Italia sta ricominciando«a contare i morti». Dopo un calo costante durato più di 15 anni, dal 2017 sono tornati ad aumen- tare. Ma non se n‘è accorta. Non vuole vedere. E nessuno tra politici, responsabili della salute pubblica, sindaci, assessori (tranne poche menti illuminate, o terrorizzate da una storia che già si conosce) si chiede perché la curva dei decessi ha piegato — di nuovo — verso l‘alto. E qualcuno si chiede qual è (quali sono) le sostanze che uccidono? È l‘eroina? Solo l‘eroina? O i «fentanili», farmaci oppioidi sintetici (ultra potenti «parenti» dell‘eroina creati in laboratorio) che negli Stati Uniti stanno provocando un‘ecatombe, e che in Italia hanno già causato due decessi, uno a Milano, l‘altro a Varese? Intanto sono 350 i de- cessi classificati come overdose negli anni 2015-2017. Ma alla voce «sostanza responsabile del decesso», ci si scontra con un: «Non identificata». Contemporaneamente le statistiche dicono che il numero dei morti torna a salire a causa di una sola sostan- za: eroina. Solo segnali, per il momento, ma per leggerli, ed eventualmente contrastarli, bisognerebbe conoscere una storia iniziata 46 anni fa. Il primo morto Nel 1973 viene rapito a Roma Paul Getty III, nipote dell‘uomo all‘epoca più ricco del mondo; un‘epidemia di colera si diffonde in estate a Bari, Palermo, Napoli, Cagliari; a settembre il segretario del Pci Enrico Berlinguer lancia la proposta del «compromesso storico»; e a dicembre, il giorno 17, un comman- do di terroristi palestinesi attacca un aereo della Pan Am a Fiumicino, una strage che provoca 34 morti. In quell‘anno passa del tutto inosservata la prima vittima di un‘altra strage, che si sarebbe propagata per decenni: il primo decesso in Italia per overdose di eroina. Uno stupefacente che iniziava appena a comparire sullo scenario criminale e sociale, come raccontano gli archivi italiani dell‘antidroga (un chilo d‘eroina sequestrato nel 1971, 29 chili l‘anno dopo). A partire da quell‘anno, in Ita- lia, di droga sono morte oltre 25 mila persone. L‘anno peggiore fu il 1996: 1.562 decessi per overdose (275 dei quali in Lombar- dia, 220 nel Lazio). I numeri «parlano»: l‘eroina si diffonde e crea per qualche anno un numero sempre più ampio di tossicodi- pendenti, all‘inizio sono anni di latenza, di incubazione. Poi, si iniziano a contare i morti. Sempre di più. Nuovo anno nero: il 2017 Per 16 anni (dal 2000 al 2016) i decessi sono calati gradualmen- te (meno 48 per cento). Un trend positivo, ma che ha portato l‘oblio sul tema droga. Nel 2017 però arriva, inaspettata, una inversione di tendenza: più 9,7 per cento in un anno solo. A determinarla, un aumento della diffusione di eroina. Nel 2016, su 268 morti, 99 sono da eroina, pari al 37 per cento; l‘anno Il grande scrittore francese, ospite al Festi- valetteratura di Mantova per un reading del suo ultimo libro, si confronta con le nuove tecnologie e con vecchie paure che ci spacciano continuamente per nuove: "Nessuno legge più libri? Lo sento ripetere da 50 anni eppure siamo ancora qui" Prima ancora di essere uno degli scrittori più letti del mondo, Daniel Pennac è un insegnante, un professore di lettere. Lo si direbbe anche senza saperlo, basta os- servare la pazienza con la quale ascolta le domande, la calma con cui si prende il tempo per pensare e, poi, per rispondere, la tendenza a cercare lo sguardo di tutti i presenti quando parla. Addirittura, più che un insegnante Pennac ha l'aura del maestro, uno di quelli pazienti e acuti che capisce sempre chi ha davanti, uno di quelli che cambiano la vita degli allievi che gli passano davanti. Ma c'è una cosa che più della scrittura di saggi, di opere teatrali, di romanzi, perfino di fumet- ti, appassiona Pennac, da sempre: la lettu- ra. E proprio di questo abbiamo parlato, dietro le quinte del Teatro di Mantova, po- co prima del reading che lo scrittore francese avrebbe tenuto domenica 10 settembre davanti al pubblico del Festiva- letteratura di Mantova. «Che effetto ha fatto sulla lettura l'arrivo nelle nostre vite di tutti questi schermi, la dematerializzazione dei libri e il consumis- mo della comunicazione?», risponde con calma, ripetendo la domanda come fanno i maestri quando gliene si pone una un po' stupida. Ma non perde per niente la pazi- enza, anzi, inizia a raccontare una storia: «Allora, devi sapere che il mio primo posto da insegnante mi capitò nel 1969. Il primo giorno sono entrato a scuola, sono andato in aula professori e tutti i miei colleghi più anziani, dei vecchi professori di sessanta- settant'anni, mi accolsero come si accolgie un novellino, un principiante. Mi ricordo che una delle prime cose che mi dissero fu: ―Sai, ormai non leggono più...‖. Ah, cavolo, già nel 1969? Sì, ed è una cosa che ho sentito mille altre volte nel corso di tutta la mia vita. Tutta la mia vita l'ho sentito dire: non leggono più per colpa della televisione, o per colpa dei videogiochi, della pigrizia, del consumis- mo. Ok, benissimo, non leggono più. «Ma allora», dissi ai miei colleghi, ―Voi? Voi leg- gete? Cosa leggi tu?‖, chiesi al mio collega di filosofia. Lui mi rispose che leggeva saggi, «Tanti saggi, sai, per preparare le lezioni, per tenermi aggiornato». ―E cos'altro‖, gli chiesi. ―Mah‖, rispose, ―confesso che non amo molto i romanzi, in generale‖. ―Quindi‖, gli dissi sorri- dendo, ―in fondo non leggi niente neppure tu? Sei un tecnico della filosofia che non legge altro che filosofia per fare dei corsi di filosofia. E vieni a dire a me che i ragazzi non leggono più? Ma nemmeno tu leggi più‖. E allora chiesi al collega di Storia. Sai cosa mi rispose? La stessa cosa del suo collega di filosofia? (Ride) Esatto. Questo vuol dire che questa concezione della lettura come mero principio del dovere non c'entra nulla con il desiderio di leggere e di far leggere. È solo un'attività ped- agogica. «I ragazzi di oggi non valgono niente perché non leggono più», dire una cosa del genere non ha senso. E infatti lo si dice da oltre 50 anni. Ogni volta cambia solo il pretes- to. Una volta la televisione, poi il divorzio, poi i cellulari, le serie tv, chissà quale sarà il pros- simo nemico numero uno della lettura. Ma sta di fatto che, da 50 anni, nessuno legge più. Perché allora? L'unica ragione per cui dei ragazzi scolarizzati non leggono è che i loro professori non sono in grado di condividere con loro le proprie letture. E perché non sono in grado di condi- videre con i loro ragazzi le loro letture? Per- ché non leggono. Perché leggono soltanto libri specializzati, tecnici, sulla propria mate- ria. E i professori di lettere? Dagli anni Sessanta agli anni Novanta, per trent'anni, non si sono interessati che allo strutturalismo, alla semiotica e a tutto ciò che era teoria della Letteratura. Non leggevano letteratura, leg- gevano metaletteratura. E avevano anche il coraggio di dire ai ragazzi che erano loro a non leggere. Che idioti… Ma c'è stato veramente un tempo in cui non si diceva? Ma, sai, è proprio la frase in sé che non tiene. Perché dire che i giovani non leggono più significa fare un confronto. Ma in rapporto a quando non leggono più? In confronto al E perché non sono in grado di condividere con i loro ragazzi le loro letture? Perché non leggono» E invece la serialità ha cambiato qualcosa nel nostro rapporto con la letteratura? È un nemico come pensa qualcuno? Non credo, credo che più che sulla fre- quentazione della letteratura abbia avuto più impatto sulla frequentazione dei cinema e dei film. La tendenza alla serializzazione della narrativa audiovisiva è certamente un concorrente per la dimensione del film ―unico‖. Tanto che quando c'è un film clas- sico che funziona subito pensano di farci una serie. Ora, in letteratura questo fe- nomeno esiste in maniera molto minore, se esiste. Anche io, che ho scritto una specie di serie come i Malaussène, scrivo anche molto altro tra un ―episodio‖ e l'altro, saggi, un libro su mio fratello, altri romanzi. Ques- to perché l'autore di un libro lavora per se stesso, scrive quello che ha voglia di scrivere. E infatti dietro alla magior parte delle serie ci sono squadre di sceneggia- tori. Nei casi migliori, uno scrittore scrive perché segue una pulsione, un istinto, e non è diretta a nessuno se non a se stesso. Ora che sto scrivendo per esempio un libro su mio fratello, un fratello che ho perso, lo sto facendo prima di tutto per me, per lui. Poi, certo, i lettori lo leggeranno, ma non nasce dalla necessitò di raggiungerli, come invece le serie televisive. Pensa mai ai suoi lettori quando scrive? No, o meglio, ogni tanto, ma solo quando scrivo dei saggi, me lo chiedo continua- mente quale sia il punto di vista dei miei lettori. Mi fermo a riflettere sulle possibili critiche e obiezioni, sui loro bisogni, su quello che si aspettano da me. Ma quando si parla di romanzi no, non ci penso ai let- tori… Non è un dialogo, quindi… No, no, proprio per niente, scrivere romanzi è qualcosa di molto infantile, di idealmente infantile. È banale da dire, ma c'è qualcosa nei romanzi che si rivolge direttamente al bambino che è restato dentro di noi. Lo dico in senso positivo. C'è un appetito di metafore incredibile nell'essere umano, da sempre. È incredibile, ci abbiamo combat- tuto sempre con questo appetito, dallo strutturalismo alla stessa Università... Credo di aver presente, ho frequentato l'università in Francia... È una roba da pazzi, l'Università in Francia ha tentato in ogni modo di uccidere il rap- porto spontaneo e ―infantile‖ con la lettera- tura. È il modo migliore di ucciderla... Sì, ma non ha funzionato. Il romanzo con- tinua a esistere… Forse perché la narrativa è la vera pulsione dell'Uomo? N on è un caso che uno come Stephen Jay Gould proponesse di chiamare l'Homo sapi- ens Homo narrator… Certo! Ci sono delle arti che sembrano deboli, ma che non soffocano mai. Prendi il teatro. Il teatro è in crisi dai tempi di Sofocle. Nessun ha mai guadagnato tanto dal teatro, tranne qualche eccezione. Ma è come con me, che vivo di letteratura, non sono un caso interessante, sono una ec- cezione, quasi più unica che rara. La cosa interessante è che da Boccaccio in poi, per restare in Italia, le persone leggono roman- zi in prosa. Come è da Sofocle, ma anche da prima, che tutti fanno teatro... D'altronde quando siamo bambini e gi- ochiamo a impersonare qualcuno stiamo facendo del teatro no? Sì, sì, esatto! C'è questa potenza della per- cezione metaforica del reale che resiste a tutto. E scommetto che resisterà, esatta- mente come la letteratura. .linkiesta.it/ (2017 1869? Eh no, perché rispetto a un secolo prima è imparagonabile la quantità di lettori che ci sono in Europa, c'è stata la democra- tizzazione delle scuole, la scuola dell'obbligo e via dicendo. Molto bene, e invece in rap- porto a dove, non leggono più? In confronto al Texas? Eh no.Sai, hanno fatto un sondag- gio, qualche anno fa, sui regali di Natale. Statisticamente secondo te qual è il primo oggetto che si regala a Natale negli Stati Uniti? Libri? Mmmh, no. Negli Stati Uniti... Ah! Armi! Esatto. E invece sai qual è il regalo più dif- fuso in Francia? Questa la so: libri. (Ride) Sì. E ciò nonostante c'è un sacco di gente, professori per di più, che da cin- quant'anni si lamentano che non legge più nessuno. Ma come sta veramente la letteratura oggi? Nonostante questa interessante autovittimiz- zazione del mondo letterario direi che c'è al contrario una iper produzione, un'inflazione delle pubblicazioni. Poi, sia chiaro, non è che tutto quello che si pubblica sia letteratura, molto spesso è persino difficile considerarli libri. Hanno la forma dei libri, ma non c'entra- no nulla e in più hanno trasformato gran parte dei librai in magazzinieri, sormontati da queste montagne di libri che non sanno più dove mettere e la gente fa quel che può per leggere. In ogni caso, nonostante le librerie siano pieni di libri usa e getta e nonostante da più di cinquant'anni si continui a ripetere che nessuno legge, noi siamo qui, seduti dietro le quinte di un teatro a un festival di Letteratura che ha più di vent'anni e lei vive della sua scrittura da decenni... Ah, ma questo è solo il caso. Il fatto che io sia molto letto e altri no credo che derivi mol- to più dal caso che da altre cose. Non credo nel merito dello scrittore. Credo piuttosto nel merito del lettore che continua a leggere. I lettori sono tipi umani molto resilienti sem- bra, non la stupisce che ne esistano ancora così tanti? Sì, mi stupisce, ma è perché la letteratura crea dei legami. Ci sono scrittori che ne creano più di altri. Per esempio, quel che è successo alla famiglia Malaussène — una famiglia che non è esattamente una famiglia, che è una famiglia elettiva nella quale tutto è mischiato — è entrata nell'immaginario dei lettori, ovvero ha formato dei legami con i suoi lettori. Se prendi invece la letteratura di Houellebecq, anche lui crea dei legami, ma in un settore opposto, quello di individui monadi della classe media francese, con- sumatori che detestano consumare, solitari che odiano la solitudine. È un altro gruppo di lettori, e Heuellebecq è il loro trait d'union. Ma in Francia c'è anche gente che vuole semplicemente sentirsi rac- contare delle storie. Prendi Jean Christoph Rufin, lui è un narratore puro, e soddisfa qualcosa che abita in profondità un certo pubblico di lettori, un bisogno aneddotico, ma ancora più un desiderio di metafore, di figure che possano spiegarci il senso di quello che viviamo, della nostra vita, della nostra esistenza sulla Terra. Ci sono alcuni ambienti e classi sociali quindi, in cui la lettura resiste. È per questo che una decina, una ventina o forse anche un centinaio di scrittori possono ancora vivere solo della propria scrittura. Ma più che merito loro è merito della fortuna che gli ha fatto incontrare dei lettori. «L'unica ragione per cui dei ragazzi sco- larizzati non leggono è che i loro professori non sono in grado di condividere con loro le proprie letture. 6 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 11 Britalyca La Voce Alternativa Luglio 2019 Daniel Pennac: «Per favore, professori: piantatela di dire che i giovani non leggono!»