Alcune brevi annotazioni tratte dalla lettura di un noto poema simbolico, della tradizione del Buddhismo tibetano: il "Bardo tödöl", Il libro dei morti tibetani.
presentazione della filosofia di Nietzsche in 20 slides non realizzata da me ma da un autore di cui non conosco il nome e che mi ha linkato questa presentazione nel forum scolastico da me utilizzato con imiei studenti
Tesi liceale sull'esistenza, un percorso filosofico ed introspettivo per concepire meglio l'esistenza individuale e la sua fragilità, nonché la sua potenza.
presentazione della filosofia di Nietzsche in 20 slides non realizzata da me ma da un autore di cui non conosco il nome e che mi ha linkato questa presentazione nel forum scolastico da me utilizzato con imiei studenti
Tesi liceale sull'esistenza, un percorso filosofico ed introspettivo per concepire meglio l'esistenza individuale e la sua fragilità, nonché la sua potenza.
Parrocchia Sant'Antonino Martire Castelbuono.
Parroco Don Mimmo Sideli
Ciclo di conferenze " Le religioni e i reconditi enigmi della condizione umana" a cura di padre Filippo Cucinotta, ofm, docente di Teologia Orientale presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia " San Giovanni Evangelista", Anno Pastorale 2013-14
4° incontro "L'origine e lo scopo del dolore".
Le origini sciamaniche dell'Art counselingAlberto Folli
Le pratiche sciamaniche sono all'origine dell'Arte e della relazione di cura. Si esplora questa tesi per arrivare a proporre un modello di intervento ispirato da un canto sciamanico
Metatron,Dio, Cubo, Universo, Spazio, Movimento, Genesi, Yetzirah, Qabbalah, Sauthenerom, Libro di Zin, Liber Legis, Liber Nox, Libro dell’Apocalisse..................................
...o sono un angelo che viene da una scintilla divina
creato per portare il bene nel cuore della vita di ogni creato
io vivo in un universo inimmaginabile per voi
ma dove tutto interagisce fra di noi
non solo il pianeta Terra
ma tutti gli universi paralleli ed i pianeti sono sotto il mio controllo dell'amore
.................................
ATTENZIONE COMMON CREATIVE EGIDA, CON OBBLIGO DI PUBBLICARE IL NOME;
ßy Dreaker pubblisher (Luciano)& Ettore
La scoperta della persona nella filosofia medioevale
Breve annotazione sul "Bardo tödöl", Il libro dei morti tibetani
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Breve annotazione sul “Bardo tödöl”, il libro tibetano dei morti
Leggendo “Il libro tibetano dei morti” (Bardo tödöl), (1985 UTET, a cura di Giuseppe Tucci) non
se ne può non subire l’inevitabile fascino: di grande suggestione risulta la valenza culturale e
spirituale che queste tematiche sono in grado di suscitare, in particolar modo per l’alterità del punto
di vista che offrono rispetto alla tradizione occidentale. La loro comprensione in realtà dipende
dalla maturità della mente, non importa se uno vive in Oriente o in Occidente.
La parola Bardo significa ‘esistenza intermedia’, ‘trapasso’, un temporaneo sopravvivere alla morte.
La parola tödöl significa ‘liberazione’. Infatti questo poema simbolico tibetano, in lingua sanscrita,
parla di una tecnica iniziatica per compiere un viaggio interiore e giungere alla liberazione dalla
paura della morte. Malgrado la denominazione, quest’opera è scritta per i vivi e non per i morti.
Il trattato del Bardo tödöl conduce il principio cosciente del defunto per i 49 giorni che passano tra
la morte e la nuova incarnazione, sorte estrema riservata agli infimi. Quando una persona è
spiritualmente matura la salvazione è certa: non si può rinascere a questa vita. Colui che non sia
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così imbrigliato dal carma da non intendere questi insegnamenti ha di fronte a sé infinite possibilità
di salvezza, che lo sottrarranno al dolore della vita o piuttosto all’illusione della vita. La
trasmigrazione (samsara) si riduce, in definitiva, alla trasmissione di un errore. L’individuo è solo
pensiero, pensiero illusorio ed erroneo: un pensiero che non riconosce se stesso come miraggio.
Sapere è vincere. Conoscenza è liberazione. E liberazione vuol dire spegnimento di questo miraggio
che è la vita individuale. Come essa nasca dalla verità lucente e per quale offuscamento, come dice
Laotzu, è il mistero dei misteri.
Il Bardo tödöl vuole dissolvere l’illusione dell’io nella luce incolore, impassibile, immobile della
coscienza essenziale. L’eternità è sospesa ad un istante: “in un solo istante uno diventa Buddha
perfetto”. In quel momento si riconosce intuitivamente che noi siamo quella luce incolore;
scomparendo in essa, più non si rinasce. La vita è tormentata preparazione alla morte, anzi non ha
altro scopo che condurci a quella di uno stato di serenità raccolta ed agguerrita che ci ponga in
condizione di poterla affrontare, di passare vittoriosi oltre le sue soglie e di svincolarci dai legami
della maya. Aver già avuto esperienza di quei rapimenti di mistica esaltazione – nei quali, sia pure
per breve tempo, la creatura dimentica la propria caducità mortale e si identifica con la coscienza
cosmica – nel momento della morte renderà più facile il riconoscimento: è come un incontro con
una persona nota, non ci sarà più luogo a dubbio o smarrimento.
Nella concezione buddhista la consapevolezza chiara, al momento della morte della propria essenza,
opera la salvazione, perché il morente si consustanzia con quel piano al quale è rivolto il suo
pensiero nell’ora estrema: “su quale che sia la forma d’essere su cui uno medita, sul punto di
abbandonare il corpo, verso quella solo egli fluisce, perché da quella sempre la sua natura sarà
influenzata” (Canto del Beato, VIII, 6). Insomma: “ognuno otterà quella forma di esistenza sulla
quale è concentrato il suo cuore quando muore” (Kathasaritsagara). Così meditando molte creature
saranno liberate, ma altre sopraffatte dal carma, non avranno scampo: la rinascita per loro è fatale.
Infatti, il carma susciterà immagini paurose che lo sospingeranno a prendere rifugio in grotte,
caverne o fiori di loto, dove crederà di trovare scampo dai turbini che lo incalzano o dai demoni che
lo inseguono e sarà quello l’ingresso fatale in una delle deprecabili forme di esistenza, nelle quali
rinascendo egli espierà le sue colpe e la sua ostinazione nell’errore. Durata della vita e genere della
morte non possono sfuggire al carma.
“La vita è sogno, magari anche l’ombra di un sogno e chi ha senno deve liberarsene per sempre ed
agognare la pace del nirvana, dove si spegne ogni vanità della persona; ma l’uomo ha sempre amato
questo sogno e quando la morte incombe con implacabile certezza, la vita non cede in quest’ultima
battaglia senza accoramenti e rimpianti. Tutto è dolore, vanità, illusione; ma questo cielo, questa
luce, questa armonia delle cose, sono una fascinosa lusinga, alla quale la morte non sa contrapporre
che lo squallore del suo mistero” (Giuseppe Tucci).