CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
Limits to growth
1. La cura della Terra e degli esseri viventi secondo il Movimento per la Decrescita Felice e della
Transizione. Verso un modello sostenibile non dipendente dal petrolio.
17/04/2013
Biblioteca civica di Scandicci
2. Che significa “Decrescita Felice” ?
“Chi crede che una crescita esponenziale
possa continuare infinitamente in un
mondo finito* è un folle, o un economista”
Kenneth Boulding
* “finito” non in senso di “terminato”, ma nel senso che ha dei limiti fisici cioè “non-infinito”
3.
4. La decrescita non è la riduzione
quantitativa della produzione.
Non è la recessione.
E non è nemmeno la riduzione
volontaria dei consumi per ragioni etiche.
Perché la rinuncia implica una valutazione
positiva di ciò a cui si rinuncia.
La decrescita è il rifiuto razionale
di ciò che non serve.
Maurizio Pallante – “Meno e meglio. Decrescere per progredire.”
Mondadori 2011.
5. Definizione di “Decrescita
Felice”
“La felicità, il benessere, la qualità della vita
non hanno alcuna relazione diretta con la
ricchezza materiale.”
“Avere molto non significa stare bene.
Al contrario, staremo molto meglio se sapremo
porci come obiettivo non il meno in termini
assoluti ma il meno quando è meglio.”
Maurizio Pallante – “Meno e meglio. Decrescere per progredire.”
Mondadori 2011.
6. differenza fra beni e merci
I “beni ” sono oggetti e servizi che migliorano le
condizioni di vita degli esseri umani, fanno vivere
meglio e quindi aumentano il benessere dell’uomo.
Le “merci ” sono oggetti e servizi che vengono
scambiati con denaro.
Nella visione “sviluppista” della crescita del PIL sono prese in considerazione
solo le merci.
Nella visione “decrescita” sono prese in considerazione anche le merci ma
soprattutto i beni.
7. Benessere e PIL
Il benessere umano si misura anche con quei beni che non sono merci e che
non fanno crescere il Pil.
Pensiamo a quegli oggetti e servizi autoprodotti o beni e servizi donati per amore (il baby-sitting dei
nonni): non vengono scambiati per denaro, non fanno crescere il Pil ma soddisfano delle
esigenze umane in maniera molto migliore rispetto alle merci equivalenti
8. Impatti sociali della Decrescita
La decrescita esercita un fascino sempre più forte su un numero sempre più
vasto di persone.
La decrescita non rinuncia alla tecnologia infatti occorre ad esempio molta più
tecnologia per costruire una casa ben coibentata e a risparmio energetico che
una casa ordinaria piena di spifferi e ad alta dispersione di energia. Oppure un
motore a energia rinnovabile rispetto a un motore che gira semplicemente
bruciando benzina.
La forza della decrescita consiste nel fatto che destabilizza il sistema dei valori
su cui l’economia della crescita si è resa desiderabile e ha omologato
progressivamente le persone.
La decrescita ha una forza sovversiva incredibile perché è in grado di
smantellare il lavoro tenace e paziente con cui le potentissime agenzie
pubblicitarie, le istituzioni scolastiche, e i mass-media hanno plasmato giorno
dopo giorno le menti, i modi di pensare, i gusti e i desideri delle persone.
9. Se la Decrescita è “felice”…
La decrescita stimola la auto-produzione locale, cerca di ridurre i viaggi
intercontinentali delle merci, stimola il saper-fare ed è in grado di apportare
miglioramenti alla qualità della vita dell’uomo e all'ecosistema.
Una decrescita guidata in questa direzione, racchiude intrinsecamente un
fattore di felicità (la gente si sente più autosufficiente e attiva).
Da qui il termine di “Decrescita Felice”.
Una decrescita ci sarà comunque: spetta a noi decidere se sarà “felice” cioè
preventivata e pianificata oppure “in-felice” cioè improvvisa, di impatto e
choccante.
Secondo voi vive felicemente chi si propone di avere
sempre maggiori quantità di merci e spende tutta la
vita per questo obbiettivo trascurando affetti, relazioni
e calpestando gli altri e l’ambiente e sacrifica a questo
obbiettivo la qualità dell’aria, delle acque e dei suoli?
Secondo noi vive più felicemente chi sceglie solo i
beni di cui ha realmente bisogno in base alla loro
qualità e utilità effettiva, lavorando anche di meno per
dedicare più tempo ai suoi affetti cioè antepone la
qualità della vita e dell’ambiente, alla crescita della
produzione di merci
10. I limiti della Terra
Donella Meadows – Dennis Meadows – Jorgen Randers
1972: “Limits to Growth” I nuovi limiti dello sviluppo
2008: Thinking in systems (opera postuma)
1972 M.I.T. – “Club di Roma” commissiona studio per
modello computerizzato “Mondo 3” (World3)
Teoria dei sistemi complessi
Dimostrò che il sistema Terra non poteva avere
durata illimitata essendo basato su risorse non
rinnovabili
Il sistema attuale non è resiliente (non si adegua ai cambiamenti esterni)
Non è possibile comprendere un sistema così complesso con miliardi di
interconnessioni parallele
Ogni metodo correttivo inserito nel sistema per risolvere un certo problema genera
irreparabilmente un impatto imprevisto e imprevedibile in un’altra parte del sistema
(vedi picco del petrolio ed effetto serra)
11.
12.
13. Il picco del petrolio
Il Picco di Hubbert:
Teoria scientifica (o modello) formulata nel 1956 dal geofisico americano Marion King Hubbert, riguardante
l'evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o
fisicamente limitata. Hubbert predisse nel 1956 con estrema precisione tutta la storia dei picchi che abbiamo
vissuto dal 1972 ad oggi.
Nel 2015 è previsto che la domanda mondiale di greggio superi la
totalità dell’offerta disponibile con le conseguenti ricadute sul tessuto
economico e sociale e il nostro stile di vita.
14. Il picco del petrolio
The Hirsch report:
Nel 2005 lo US Department of Energy commissionò uno studio sul picco del petrolio al fisico
americano Robert Hirsch. Lo studioso arrivo alle seguenti conclusioni:
Il picco del petrolio sicuramente avverrà e quando avverrà probabilmente sarà brusco
Il picco del petrolio avrà effetti negativi sulla economia mondiale
Uno dei più grossi problemi è quello dei combustibili liquidi che sono usati per i trasporti, i
trasporti andranno in crisi sia di terra che aerei e navali
Senza una sua mitigazione massiccia il problema sarà pervasivo e a lungo termine
Fare precoci sforzi di mitigazione rispetto a quando sia richiesto può essere assai costoso, se il
picco fosse a lungo ritardato. D'altra parte, se il picco avviene presto, il mancato avvio dell’
attenuazione del rischio potrebbe essere estremamente dannoso. Gli sforzi di mitigazione
richiederanno ancora molto tempo prima di sentirne gli effetti.
Rimanere in attesa fino al picco di produzione del petrolio potrebbe lasciare il mondo con un
deficit di combustibile liquido per 20 anni. L’avvio di un programma accelerato 10 anni prima del
picco lascia il mondo con un deficit di combustibili liquidi di un decennio.
L’avvio di un programma accelerato antecedente di 20 anni prima del picco potrebbe evitare al
mondo un deficit da combustibili liquidi.
Uno scenario disastroso …
Leggi il report:
http://www.netl.doe.gov/publications/others/pdf/Oil_Peaking_NETL.pdf
15. Il picco del clima
Detto anche impropriamente “Effetto serra”.
L’effetto serra è quello strato di anidride carbonica (CO2) che permette alla
terra di avere una temperatura di circa 30° superiore a quella che avrebbe
senza la CO2:
Temperatura media al terreno senza effetto serra ~ -18°
L’aumento CO2 aumento temperatura media della Terra (stima IPCC del
2007 di ~ 0,76° rispetto alla fine del 1800)
entro 2100 si stima aumento progressivo da un minimo di 1,1° a max 6,4°
con 4° di aumento di temperatura media vaste zone terrestri saranno
inabitabili
16. Densità Co2
limite posto precedente al 2010 350 ppm
rilevazione al 2010 390 ppm
spostamento assicella del limite 450 ppm
richiesta di ulteriore alzamento del limite 500-550 ppm
tendenza attuale se non abbassa 650 ppm nel 2100
studi su ere geologiche passate (M/y): CO2 > 500 ppm (per cause naturali) si
sono innescati meccanismi di estinzione diffusa sul pianeta
17. DOME C – EPICA - Antartide
CO2: mai così alta da 700.000
anni
?
2010
18. Summit internazionali sul clima
1992 Earth Summit Rio de Janeiro: conferenza sulla sostenibiltà della Terra
Kyoto Protocol–1997(Japan) in vigore dal 2005-2012 (55/55 Russia, no USA
Canada etc) riduzione del 5,2% emissioni di “gas serra” entro il 2012
Cop15 Copenaghen–12/2009: impegno rimanere sotto i 2° di aumento
temperatura media
Cop16 Cancun–11/2010 : certifica tendenza ad aumento medio di 3,2° Impone di rimanere con emissioni di gas serra sotto i 44 mldT/anno (2010 = 50
mldT/anno).
Prende nuovo impegno degli Stati ad adottare il Protocollo di Kyoto .
Richiede 100 mld$/anno fino al 2020 per supporto ai paesi in via di sviluppo per
adottare il P.Kyoto ad oggi non ci sono tali fondi.
Durban 2011+Qatar 2012 (Kyoto-2) rinnovato protocollo di Kyoto dal 2013 al
2020 (no Russia, Jap,NZ, Canada)
Giugno 2012 conferenza Rio + 20… un disastro.
19. Gli altri picchi
Picco dell’acqua l’acqua potabile o almeno non inquinata
diventerà il bene più prezioso per la sopravvivenza umana,
mentre ci sarà una sovrabbondanza di acqua come residuo
industriale inutilizzabile o dannosa
Picco dei Metalli le riserve di rame sono in via di estinzione
Picco dei Minerali le riserve di fosforo, sostanza che serve
alla agricoltura intensiva, sono quasi esaurite, i ricercatori si sono
rallegrati avendo scovato un nuovo giacimento stimato come
durata sufficiente per soddisfare la domanda per altri 2/3 anni !!
Picco del carbone e degli altri combustibili fossili
20. Oltre il limite
Viviamo al di là delle nostre possibilità – dal punto di vista ecologico: la nostra “impronta
ecologica” (*) è maggiore rispetto alla capacità di rigenerazione della Terra.
Com'è possibile ?
Perché utilizziamo tre fonti extra per gli input di energia e per lo smaltimento dei rifiuti:
Ettari fantasma: cioè usiamo risorse non nostre - importiamo cibo, legna, vestiti,
minerali e altre risorse di materie prime oppure beni finiti da altri paesi.
Ettari fossili: ettari “del passato” cioè energia da risorse fossili ma anche
l'estrazione di metalli ed altri minerali.
Anticipi. Utilizziamo quantità eccessive di risorse naturali senza considerare il
tempo necessario per il loro rinnovo. Diamo in eredità ai nostri figli un mondo sempre
più deteriorato – con meno acqua, foresta, pesce, ambienti selvatici, alberi, specie,
terra, ecc.
(*) Impronta ecologica: Quanti ettari di terra occorrono per rigenerare le risorse naturali che
consumiamo e per assorbire i rifiuti che produciamo (compreso CO2).
22. L'INFERNO DELLA CRESCITA
La società della crescita non è sostenibile (base annua):
Terra:
51 miliardi di ettari
spazio bioriproduttivo:
12 miliardi di ettari
Consumo umano medio
2,2 ettari!!!
(30% in più della capacità rigenerazione della biosfera)
cittadino americano:
9,6 ettari
cittadino italiano:
3,8
nel 2050: 9 miliardi persone
1,2 ettari procapite
modi di vita occidentali per tutti
6 pianeti!
E’ tempo di cambiare …
1,8 ettari procapite
23. LA SOLUZIONE: CHIUDERE IL CICLO
L’impostazione economica mondiale è basata sull’approccio INOUT
“dentro le risorse – fuori i rifiuti”
il sistema produttivo è aperto e disconnesso dall’ambiente esterno.
Dobbiamo passare ad una visione di sistema “pianeta” nel suo insieme che è un sistema “chiuso”.
• Riciclo-Riuso – dove l'output di un sistema diventa l'input di un altro. Es. cartoni si trasformano in
biocarburanti, i rifiuti organici diventano concime per l’agricoltura, etc.
• La Permacultura è un modo di progettare sistemi chiusi.
• Anche i sistemi di vita indigeni e pre-industriali mostravano come poter realizzare cicli chiusi: niente
veniva sprecato e ci si ingegnava
per riutilizzare tutto ciò che non era
usato.
24. La Permacultura
“permanent agricolture” = permacoltura “permanent culture” = permacultura
Australia, 1978, Bill Mollison e David Holmgren
(“Permacultura” edizioni Arianna)
Progettare permacultura significa creare sistemi produttivi che durino nel tempo, che siano
sostenibili, equilibrati e stabili; ovvero in grado di auto-mantenersi e rinnovarsi (resilienza) con un
basso input di energia.
Prende come esempio, come misura della produzione, le modalità di produzione eco-compatibli ed
eco-sostenibili della natura. Lavorare con la natura e non contro la natura.
La permacultura non è orientata al profitto.
I fondamenti etici della permacultura sono:
prendersi cura della terra;
prendersi cura della gente;
condividere le risorse.
25. Le Transition Towns
2005, Kinsale (Irlanda): Rob Hopkins crea la prima Transition Town
Transition Town = comunità organizzata per sopravvivere al picco del petrolio
Parola d’ordine : Resilienza
senso di comunità e aiuto reciproco (socialità)
recupero del saper fare e autoproduzione locale, permacultura
sobrietà dello stile di vita (saggezza, parsimonia, no al consumismo)
utilizzo ultime tecnologie per risparmio energetico
sfruttamento energie alternative e rinnovabili
forniture su “filiera corta” e produzioni locali
contrasto speculazioni finanziarie
utilizzo monete locali e/o sistema di credito alternativo (banca del tempo)
Bill Mollison: “non posso cambiare il mondo da solo dobbiamo essere
almeno in tre”
26. Transition Towns nel mondo
e in Italia?
Monteveglio (BO)
Montespertoli
Firenze (gruppo teatro)
…pochi altri …
27. Concludendo…
“ll miglior discorso del Mondo”
L’unica voce d’allarme che è pervenuta dal summit di
Rio +20: il Presidente Uruguay José “Pepe” Mujica
Kenneth Ewart Boulding (Liverpool, 18 gennaio 1910 – Boulder, 18 marzo 1993) è stato un economista, pacifista e poeta inglese naturalizzato statunitense.Mistico religioso, devoto quacchero, scienziato dei sistemi e filosofo[1][2], è stato cofondatore della teoria generale dei sistemi, fondatore di numerosi progetti in economia e scienze sociali. Era sposato con Elise Boulding M., sociologa e tra le maggiori contributrici della creazione accademica della disciplina di peace and conflict studies, o polemologia.
Definizioni
Rinuncia = privazione di qualcosa che stimiamo necessario o utile
Sebbene non sia vero il contrario cioè che l’essere poveri porti inevitabilmente al benessere (a meno di non essere S.Francesco d’Assisi).
I beni non sempre vengono scambiati per mezzo del denaro. Lo scambio delle merci è regolato dalle leggi del mercato, della pubblicità e del profitto.
I beni non scambiati con denaro non entrano nel calcolo del PIL (esempio: il servizio di baby sitting svolto dai nonni o la scuola pubblica gratuita sono beni preziosi ma non rientrando nel PIL falsamente non misurano il benessere di una società).
Per definizione solo le merci scambiate sul mercato fanno crescere il PIL, ma ci sono merci che non comportano un aumento del benessere, anzi, in alcuni casi lo peggiorano. Gli sprechi di merce invece fanno aumentare il PIL ma non creano affatto benessere (smaltimento rifiuti, perdite energetiche delle case, prodotti invenduti nei supermarket e distrutti).
Un esempio: per riscaldare una casa in Italia il consumo medio è di circa 20 litri di gasolio all'anno per mq. In Alto Adige e in Germania non è consentito consumare più di 7 litri di gasolio al mq l'anno.Confrontando le nostre case che consumano 20 litri/anno, con quelle tedesche, da 7 litri, constatiamo che nelle nostre c'è uno spreco e una dispersione enorme di energia dovuta alla cattiva coibentazione dei muri, degli infissi, del sottotetto.I nostri consumi di gasolio da riscaldamento fanno aumentare il nostro PIL rispetto a quello tedesco ma non stiamo certo meglio di loro.
Lasciamo stare la frase retorica che ci fa l’amico Lessie.
Che il mondo così come lo conosciamo non sia sostenibile non è la prima volta che lo sentiamo:
Nel 1972 Donella Meadows era nella squadra al MIT che ha prodotto il modello computerizzato globale "Mondo 3" per il Club di Roma e che ha fornito la base per il suo libro “Limits to Growth”. Il libro ha riportato uno studio delle tendenze globali a lungo termine della popolazione, dell'economia e dell'ambiente. Il libro ha fatto notizia in tutto il mondo, e cominciò un dibattito sui limiti della capacità della Terra di sostenere l'espansione economica umana, un dibattito che continua ancora oggi.
Il Club di Roma è una associazione non governativa, non-profit, di scienziati, economisti, uomini d'affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di stato di tutti e cinque i continenti.
Fu fondato nell'aprile del 1968 dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali, fra cui Elisabeth Mann Borgese.
Il nome del gruppo nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell'Accademia dei Lincei alla Villa Farnesina.
Conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo Rapporto sui limiti dello sviluppo, meglio noto come Rapporto Meadows, pubblicato nel 1972, il quale prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta. La crisi petrolifera del 1973 attirò ulteriormente l'attenzione dell'opinione pubblica su questo problema.
In realtà le previsioni del rapporto riguardo al progressivo esaurimento delle risorse del pianeta erano tutte relative a momenti successivi al primo ventennio del XXI secolo, ma il superamento della crisi petrolifera degli anni settanta contribuì alla nascita di una leggenda metropolitana, secondo cui le previsioni del Club di Roma non si sarebbero avverate. Nella pratica, l'andamento dei principali indicatori ha sinora seguito piuttosto bene quanto previsto nel Rapporto sui limiti dello sviluppo, e l'umanità è destinata a confrontarsi nei prossimi decenni con le conseguenze del superamento dei limiti fisici del pianeta. Un esempio di ciò è dato dal picco di Hubbert.
Pubblicato negli anni della grande crisi petrolifera e dell'unica crisi dei mercati cerealicoli della seconda metà del secolo i due rapporti realizzati dal MIT per il Club di Roma produssero immensa attenzione, ma l'essenza del messaggio, la previsione che dopo l'anno 2000 l'umanità si sarebbe scontrata con la rarefazione delle risorse naturali fu sostanzialmente rigettata dalla cultura economica internazionale, compresi illustri premi Nobel quale l'economista Amartya Sen, assolutamente convinti che lo sviluppo tecnologico avrebbe sopperito ad ogni rarefazione di risorsa.
Solo pochi analisti degli equilibri tra disponibilità ed impiego di risorse naturali avrebbero continuato nei decenni successivi ad ispirare il proprio lavoro di indagine e prospezione al teorema del MIT: si può ricordare negli stati Uniti Lester Brown e in Italia Antonio Saltini.
Presidente del Club dal 2000 al 2006, è stato il principe giordano El Hassan bin Talal, a cui sono succeduti due copresidenti: Ashok Khosla e Eberhard von Koerber.
La sede da Amburgo è stata spostata a Winterthur.
Aurelio Peccei (Torino, 4 luglio 1908 – Torino, 13 marzo 1984) è stato un imprenditore italiano e filantropo. Manager della FIAT, partecipò alla resistenza, fu imprenditore in Italia e all'estero. Nel 1968 riunì a Roma alcuni studiosi e insieme costituirono il Club di Roma.
Durante la Seconda guerra mondiale Peccei fu coinvolto nel movimento anti-fascista e nella resistenza, dove fu membro di "Giustizia e Libertà". La sua lottà durò fino al 1944, quando fu arrestato, incarcerato e torturato e giunse ad un passo dall'esecuzione, ma riuscì a resistere fino alla liberazione. Dopo la fine della guerra Peccei fu coinvolto in prima persona nel processo di ricostruzione dell'Italia del dopoguerra, si occupò di svariati affari, sia di tipo pubblico che di tipo privato, tra cui la fondazione della prima compagnia aerea italiana, l'Alitalia.
Nel 1949 accettò di trasferirsi in America Latina per conto della Fiat, la quale intratteneva già relazioni commerciali con il Sud America, che si erano interrotte tuttavia durante la guerra. Si stabilì in Argentina, dove visse con la sua famiglia una decina di anni all'incirca. Grazie al suo ingegno capì le grandi potenzialità del luogo dove si trovava e riuscì ad aprire una filiale argentina della Fiat, la Fiat-Concord, che si occupava di produrre automobili e trattori. La Filiale presto divenne una delle prime linee di produzione di grande successo in America Latina.
Nel 1958 il potere economico della Fiat era in piena crescita, il che gli permise di fondare la Italconsult, una joint-venture tra i più famosi marchi italiani nel campo automobilistico, quali la Innocenti, la Montecatini e la stessa Fiat. La Italconsult si pose l'obiettivo di fornire consulenza economica e ingegneristica ai paesi in via di sviluppo. Sotto di lui la società lavorò principalmente come un'organizzazione non-profit. Infatti egli stesso le diede il compito di aiutare lo sviluppo delle popolazioni del terzo mondo: la sensibilità di Peccei verso le popolazioni meno fortunate si spiega con il fatto che avendo egli trascorso molti anni in Sud America, si era reso conto prima di altri delle situazioni estremamente disagiate in cui vivevano le popolazioni locali.
Nel 1964 gli fu chiesto di diventare amministratore delegato della Olivetti che già allora iniziava ad affrontare le prime difficoltà a causa dei profondi cambiamenti in atto nella produzione delle macchine da ufficio. Grazie alla sua lungimiranza e alla sua inventiva, Peccei riuscì a risollevare le sorti dell'azienda.
Ma egli, non contento dei risultati ottenuti con la Italconsult e con la presidenza dell'Olivetti, concentrò i suoi sforzi anche su altre organizzazioni, ad esempio la ADELA, un consorzio internazionale di banchieri di supporto allo sviluppo economico dell'America del Sud. Peccei ebbe l'onore di tenerne il discorso di apertura dei lavori, in spagnolo, nel 1965. Dopo quest'incontro, venne costituito un club famoso in tutto il mondo, chiamato Club di Roma.
I 5 parametri macro presi in considerazione
Andamento degli stessi 5 parametri dopo la crisi da crescita piazzata intorno al 2050. Tutto ciò è dovuto alla rarefazione della risorsa principe della nostra produzione industriale: il petrolio.
Picco c’è già stato ed è collocato intorno al 2010
Crisi energetica (1973)
La crisi energetica del 1973 fu dovuta principalmente alla improvvisa e inaspettata interruzione del flusso dell'approvvigionamento di petrolio proveniente dalle nazioni appartenenti all'Opec (l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) verso le nazioni importatrici del petrolio. In quegli anni infatti la situazione mediorientale era incandescente: i Paesi arabi non avevano ancora riconosciuto il diritto dello Stato di Israele ad esistere.
Contesto politico
Per approfondire, vedi Guerra del Kippur. Nell'ottobre del 1973, il giorno dello Yom Kippur l'esercito egiziano attaccò Israele da sud, ovvero dalla penisola del Sinai di concerto con quello siriano che attaccò invece da nord, dalle alture del Golan. Israele si trovò in grave difficoltà durante i primi giorni della guerra, ma dopo i primi momenti di smarrimento iniziale l'esercito israeliano risultò vincente su entrambi i fronti, tanto da minacciare Il Cairo. La guerra finì dopo una ventina di giorni con la proclamazione di un cessate-il-fuoco tra le due parti. Durante i combattimenti Egitto e Siria furono aiutati e sostenuti dalla quasi totalità dei Paesi arabi e anti-americani, mentre Israele fu appoggiato dagli Stati Uniti e dai Paesi europei. Ed è per questo motivo che i Paesi Arabi appartenenti all'Opec bloccarono le proprie esportazioni di petrolio verso questi Paesi fino al gennaio 1975.
Questo processo portò all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che in molti casi aumentò più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei Paesi dell'Europa Occidentale, i più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio, vararono provvedimenti per diminuire il consumo di petrolio e per evitare gli sprechi. In Italia il governo, presieduto da Mariano Rumor, varò un piano nazionale di “austerity economica” per il risparmio energetico che prevedeva cambiamenti immediati: il divieto di circolare in auto la domenica, la fine anticipata dei programmi televisivi, la riduzione dell'illuminazione stradale e commerciale. Insieme a questi provvedimenti con effetti immediati, il governo impostò anche una riforma energetica complessiva con la costruzione, da parte dell'Enel, di centrali nucleari per limitare l'uso del greggio.
Conseguenze
In Europa Occidentale la crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento, che diede anche risultati positivi: la Norvegia trovò sui fondali del mare del Nord nuovi giacimenti petroliferi, la Danimarca avviò un programma di incentivi e supporto alla nascente industria dell'energia eolica. Ci fu poi un forte interesse verso nuove fonti di energia alternative al petrolio, come il gas naturale e l'energia atomica per cercare di limitare l'uso del greggio e quindi anche la dipendenza energetica dai Paesi detentori del greggio. Infatti si diffuse la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema produttivo occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta. E le conseguenze della crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale, che infatti non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Negli Stati Uniti la situazione fu meno problematica, data la minor dipendenza energetica dai Paesi Arabi produttori di greggio. Nell'Europa dell'Est gli effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono a una lenta decadenza.
Per quanto riguarda invece i Paesi arabi detentori dell'oro nero, le conseguenze della crisi energetica furono positive perché le entrate degli Stati Arabi aumentarono in maniera considerevole, anche se spesso questa maggiore disponibilità finanziaria non portò considerevoli vantaggi alla popolazione. Per esempio tra Iran e Iraq - due Paesi produttori di petrolio - scoppiò una guerra con gravi lutti per la popolazione civile. Ma questi combattimenti posero fine anche alle alte tariffe petrolifere perché Arabia Saudita e altri Paesi dell'Opec aumentarono l'estrazione di petrolio e quindi il prezzo del greggio diminuì. La “crisi energetica del 1973” poteva dirsi conclusa.
La crisi energetica cambiò certamente la mentalità della popolazione su alcuni importanti temi. Si diffuse una maggior consapevolezza dell'instabilità del sistema produttivo e si rivalutò l'importanza del petrolio, che non fu più visto come l'unica fonte di energia possibile. Con la crisi energetica del 1973 cominciarono ad entrare nel vocabolario comune nuove parole come 'ecologia' e 'risparmio energetico', simboli di un cambiamento della mentalità della società europea.
IPCC=L'Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, IPCC) è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale.
Questo grafico rappresenta la variazione delle temperature medie annuali in superficie nel corso degli anni 1880-2007. La linea dello zero rappresenta la media di tutte le temperature, mentre le barre rosse e blu indicano gli scostamenti da tale media. Come si può vedere, c'è un chiaro trend di crescita. Le temperature riferite alle terre emerse presentano degli scostamenti maggiori di quelle degli oceani perchè le terre si riscaldano e si raffreddano più velocemente delle acque. VAI ALLA SLIDE E LEGGI
Il progresso che si farà nella riduzione delle emissioni dei gas serra nell’immediato futuro determinerà il livello di riscaldamento globale a cui dovranno andare incontro le generazioni che verranno. L’approccio dovrà essere necessariamente coordinato, infatti i progressi fatti con la riduzione delle emissioni in un determinato settore possono essere facilmente compromessi dall’aumento delle emissioni in un altro. In ogni caso le azioni intraprese finora a livello internazionale e locale non sono confortanti e la situazione continua a peggiorare.
LEGGI PRIMA LA SLIDE
Causa dell’effetto serra non è solo il CO2 Biossido di Carbonio (influsso del 15% sull’aumento della temperatura media) ma anche il metano CH4 (influsso 8% con capacità di trattenere il calore 30 volte maggiore passato da 700 a 1750 ppb dal 1800 al 2000) e gli cloroflurocarburi CFC presenti in minima parte ma con una potenza di trattenere il calore fino a 13.000 volte maggiore della CO2 e il protossido di azoto N2O presente in minima parte ma in forte aumento da 275 a 312 ppb con potenza calorica 300 volte maggiore del CO2.
Durata media CO2 in atmosfera 70 anni – Durata – durata CFC alcuni mesi – durata metano 10-15 anni
Aumento temperatura scioglimento dei ghiacci rilascio in atmosfera di metano presente negli idrati di metano presente nel permafrost (ghiaccio che brucia)
La barriera corallina è molto sensibile ai cambiamenti della temperatura dell’acqua ed ai livelli di acidità. Il rapporto avverte che dal momento in cui i livelli di riscaldamento raggiungono gli 1,4°C nel 2030, la barriera corallina potrebbe smettere di crescere. Questo sarebbe il risultato di un oceano che diventa più acido a sua volta risultato di più alte concentrazioni di CO2. E con +2,4°C, le barriere coralline in diverse aree potrebbe di fatto cominciare a dissolversi
Si parla di “bomba d’acqua” (libera traduzione di cloud burst) quando si superano in 2 ore i 50 millimetri di pioggia.
Prima del 1990, in Italia, ve ne era una ogni 10 anni; adesso ne abbiamo almeno una all’anno, ma arriviamo anche a 3 o 4: È provocata dal riscaldamento dei mari, le cui acque producono più umidità, che viene raccolta dalle masse d’aria che incrociano nei cieli. Così le nuvole sono più cariche di pioggia e aumentano le probabilità che scarichino in un colpo solo tutto il loro carico.
Il record italiano si è avuto nel 2003 a Carrara: 450 millimetri di pioggia in 2 ore; la metà di quella che, in media, cade in un intero
anno. I danni delle “bombe d’acqua” ci costano in media 4 miliardi di euro l’anno.
Buco Ozono: In Europa alcuni ricercatori hanno scoperto che l'ozono influisce sul ruolo svolto dall'oceano nell'assorbimento del carbonio: l'oceano funge infatti da "pozzo di carbonio" (carbon sink), ovvero come una sorta di serbatoio che assorbe e immagazzina il carbonio proveniente da altre fasi del ciclo del carbonio. I quattro pozzi di carbonio principali sono l'atmosfera, la biosfera terrestre, gli oceani e i sedimenti.
Eccezioni Emirati Arabi Uniti, Danimarca, Olanda-Belgio, Finlandia
Il modello del Sistema di crescita industriale basato sulla crescita del PIL prevede che ci siano risorse illimitate
come input e un bacino illimitato per accogliere gli output, cioè i rifiuti.
Anche se ci focalizziamo su cambiamento climatico e il picco del petrolio, uno sguardo più profondo rivela che
ogni parte di questo sistema è in crisi.
Inoltre, il sistema è costruito per un breve uso e buttare via e crea enormi squilibri nella distribuzione del benessere.
E non tiene conto della crescita esponenziale della popolazione mondiale che a breve porterà a una crisi da sovraffollamento del pianeta.
L’Italia ha un’impronta ecologica di 4.2 ettari globali pro capite (2011) con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro capite. l'impronta ecologica dell'umanità è di 2,2 ettari globali pro capite.
Se tutti gli esseri umani avessero un'impronta ecologica pari a quella degli abitanti dei paesi "sviluppati" non basterebbe l'attuale pianeta per sostenerla: nel 2050 ce ne vorrebbero due di pianeti, se continuerà l’attuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile, risorse forestali, specie animali tra cui le risorse ittiche.
Oggi il consumo di risorse nel mondo e’ superiore al 130% della capacità globale della Terra. Questo significa che l’umanità avrebbe bisogno di 1,3 volte il pianeta per sostenere i propri consumi e assorbire i propri rifiuti. Secondo le attuali stime, nel 2050 i pianeti necessari sarebbero più di due. Barbara Buchner, dell’International Energy Agency (Iea) di Parigi
Verificare se è il caso di tenere questa slide o descrivere meglio
La permacultura è un approccio olistico all'agricoltura, che tiene in considerazione le attività e i bisogni umani cercando di conciliarli con quelli della natura, attraverso la costruzione di un equilibro fra l'ambiente naturale e l'ambiente antropizzato. Utilizza il territorio imitando i legami e le relazioni che si ritrovano in natura al fine di avere abbondanza di alimenti, fibre ed energia per coprire le esigenze locali. Dal movimento della Permacultura inglese, e più precisamente da Rob Hopkins, nasce l'idea delle transition towns (città di transizione).
Sulla scia dei concetti della permacultura sono nati in Irlanda e Inghilterra i primi esperimenti di gruppi aggregati di persone che partendo da tali principi e intendendo applicarli nei loro stili di vita hanno dato vita alle prime città in Transizione (Kinsale, Totnes, Brixton, etc.).
resilienza è la capacità di un ecosistema, inclusi quelli umani come le città, o di un organismo di ripristinare l'omeostasi, ovvero la condizione di equilibrio del sistema, a seguito di un intervento esterno (come quello dell'uomo) che può provocare un deficit ecologico, ovvero l'erosione della consistenza di risorse che il sistema è in grado di produrre rispetto alla capacità di carico.
Il concetto base delle Transition Town è quello della Resilienza (che abbiamo già visto nella prima parte come antidoto al collasso del sistema-società) cioè quella capacità di un sistema gruppo-società di adattarsi agli stimoli e agli agenti e alle interferenze esterne non solo per sopravvivere a tali cambiamenti ma per migliorarsi e per sviluppare positivamente il proprio modo di vivere e il tessuto sociale.
Lo strumento è quello di riscoprire i vecchi stili di vita, la socialità, il supporto reciproco, la sfruttamento oculato e limitato delle risorse della terra, l’equilibrio fra tutti gli elementi della terrà di cui l’uomo è solo uno di essi e non per l’ultimo raggiungere quell’equilibrio psico-fisico dell’uomo stesso che gli stili di vita odierni non permettono.
Non è tuttavia aborrita in senso assoluto la tecnologia, gli strumenti utili e i miglioramenti sociali che l’evoluzione e il progresso hanno portato nel tempo non devono essere cancellati con un colpo di spugna. Non si può né si deve tornare ai tempi dei selvaggi.
La tecnologia deve essere usata con saggezza e parsimonia, senza andare a discapito delle risorse della terra; i prodotti industriali non saranno banditi solo per la loro peculiarità di esserlo, ma devono essere prodotti ed utilizzati limitatamente nella effettiva quantità indispensabile, solo per gli scopi a cui sono destinati e laddove non è possibile sostituirli con oggetti artigianali (es. i mezzi di trasporto, quale che sia l’energia che utilizzeranno, non potranno essere autoprodotti, così come le materie prime necessarie a costruirli). Quindi tutta la produzione industriale dovrà essere ben tenuta sotto controllo da un organismo super-partes (“stato”?).
Ciò che non deve essere industriale è tutta le sfera di “beni” afferenti alla persona, alimentari, vestiario, cura, etc. che può e deve tornare ad essere più a dimensione d’uomo.
Bill Mollison dice in merito: “non posso cambiare il mondo da solo dobbiamo essere almeno in tre”. Questo per sottolineare che il cambiamento parte da piccole comunità, non aspettiamoci un coinvolgimento immediato generale, ma non può essere nemmeno un movimento di singoli individui che operano in tal senso isolatamente dagli altri. Poco per volta, persona dopo persona, la cultura della Transizione si diffonderà e la diffusione avrà un andamento geometrico.