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INQUINAMENTO
E SVILUPPO SOSTENIBILE
Istituto Comprensivo Domenico Savio
Anno Scolastico 2020/2021
il futuro è nelle nostre mani
Bianca Cignarale
III A
Prologo
Rivoluzione industriale e impronta ecologica
Cause del riscaldamento globale
CO2
e vita quotidiana
Tempo dell’uomo e tempo della natura
Crisi climatica, Antropocene e Accordo di Parigi del 2015
Agenda 2030 e futuro del Pianeta
Epilogo
pag. 1
pag. 1
pag. 2
pag. 3
pag. 4
pag. 5
pag. 6
pag. 10
INDICE
Prologo
“Porto con me costantemente un’immagine. Se usciamo fuori in una giornata di cielo
sereno e guardiamo verso l’alto, abbiamo l’impressione che le risorse del pianeta, a
nostra disposizione, siano infinite. Guardando, invece, dall’alto, l’atmosfera appare
nella sua reale dimensione fisica: una leggerissima nebbiolina che ci protegge,
finché non la distruggiamo”. Questo è il testo di una canzone dei “Deproducers”,
collettivo di artisti che compongono musica per conferenze scientifiche e che hanno
dedicato proprio alla Terra, alla sua fragilità ed alla sua perfetta armonia con il
cosmo, un album dal titolo “Planetario”.
Voglio far partire da questa osservazione, quella di un cosmonauta che guarda il
pianeta da lontano, la mia ricerca di un senso, di un filo conduttore che possa legare il
futuro del pianeta ai comportamenti individuali e collettivi. Tutti noi, infatti,
dovremmo acquisire la necessaria responsabilità nei confronti della natura che ci
ospita, immedesimandoci nel ruolo di un pilota che lavora nella sala macchine di
un’astronave a stretto contatto con il tecnico timoniere. Nel caso specifico,
l’astronave è il nostro pianeta, noi siamo il pilota e i ricercatori sono i timonieri che ci
avvertono che c’è qualcosa che non funziona: “Abbiamo un problema con l'impianto
di riscaldamento e di condizionamento, e questo problema rischia di trasformarsi in
qualcosa di grave, se non interveniamo in tempo, Capitano”.
Ecco perché, oggi, tutti abbiamo il dovere di comprendere le cause di questo
cortocircuito e di fare una riflessione approfondita.
Rivoluzione industriale e impronta ecologica
Duecento anni di Rivoluzione Industriale ci hanno dato tanta prosperità e ci hanno
portato alla straordinaria quantità di mezzi tecnologici di cui disponiamo, ma questo
“progresso” non è stato prodotto senza conseguenze.
Tale sviluppo, come avviene in tutti i processi di produzione, ha generato scarti e
sottoprodotti negativi: ci si riferisce, in particolare, ai residui della combustione del
petrolio, del carbone e del gas, che hanno aumentato la quantità di sostanze gassose
ad effetto serra. Oltre a questi, ci sono anche tanti altri fattori inquinanti il cui studio
1
ci aiuta a comprendere in maniera precisa la direzione nella quale stiamo procedendo,
purtroppo, troppo speditamente. L’indice per calcolare l’impatto dell’esistenza
dell’uomo sul pianeta si chiama impronta ecologica. Essa consiste nel rapporto tra
l'insieme delle risorse che noi preleviamo dal pianeta (tutto ciò che usiamo: dal legno
di una foresta, ai pesci che peschiamo nell'oceano, ai minerali che estraiamo, ai rifiuti
che re-immettiamo nell'ambiente) e quelle che il pianeta riesce a rigenerare nello
stesso arco di tempo. Fino al 1970, in un pianeta popolato da tre miliardi e mezzo di
persone - circa la metà della popolazione odierna - questo rapporto era ancora in
equilibrio, ed infatti nel corso di un anno solare si “consumava” una quantità di
risorse pari a quella che il pianeta riusciva a “rigenerare”. Nel corso del tempo, però,
questo rapporto si è sbilanciato ed è stato calcolato che oggi consumiamo circa “una
Terra e mezza” ogni anno. La “mezza Terra” in più che ogni anno perdiamo in
risorse, non sarà più rigenerata per le generazioni future alle quali stiamo lasciando in
eredità cambiamenti climatici ed inquinamento persistente, fenomeni che potrebbero
portare, in estrema analisi, all’estinzione della specie. Se non vogliamo arrivare alla
“bancarotta della natura”, se non vogliamo, cioè, vivere in un mondo in cui con
l’aumento della popolazione, aumentano in modo sconsiderato i consumi e
l’inquinamento, abbiamo l’obbligo di cambiare quanto prima il percorso intrapreso al
fine di rientrare all'interno dei limiti fisici dell'unico pianeta che abbiamo. Se, al
contrario, continuiamo nella direzione sbagliata e ci avviciniamo pericolosamente
alla previsione di consumo di risorse pari a “tre Terre” ogni anno, ipotizzato intorno
già all’anno 2050 per fronteggiare le necessità fisiche della nostra avidità di specie, la
natura andrà in bancarotta e i danni saranno irreversibili.
Cause del riscaldamento globale
Il cambiamento climatico è il problema forse più importante e complicato a cui siamo
stati chiamati a cercare una soluzione. I dati in nostro possesso, per la ricerca della
strada giusta verso la soluzione, non sono tantissimi ma sono chiari: sappiamo ad
oggi che la temperatura sul pianeta è aumentata di circa un grado nell'ultimo secolo e
noi ne siamo responsabili. La maggior parte di questo aumento termico è avvenuto
negli ultimi 30 anni e si è imposto con una straordinaria forza. Si pensi che il 2019 è
2
La terra e l’atmosfera viste dalla Stazione Spaziale Internazionale
stato l'anno più caldo della storia, preceduto dal 2018, preceduto dal 2017, a riprova
di una sequenza importante di aumento della temperatura: primo sintomo della
malattia climatica del nostro pianeta. La causa è stata ormai chiaramente identificata:
è la CO2, l'anidride carbonica, il biossido di carbonio di origine fossile.
CO2 e Vita quotidiana
Non tutta la CO2, tuttavia, è dannosa per il pianeta, basti pensare al circolo virtuoso
della fotosintesi o, per esempio, a quando mangiamo un semplice panino al salame:
dentro il pane e dentro il salame non c'è altro che una parte di quel carbonio che noi
usiamo per vivere e che restituiamo respirando. È un ciclo chiuso. Invece, liberando
carbone, petrolio e gas, sotto terra da milioni di anni, noi abbiamo aggiunto una
notevole quantità di CO2 che circola nell’atmosfera e ne cambia la composizione
chimica (attualmente sono 36 miliardi di tonnellate all'anno). La attuale quantità
stimata è pari a 400 parti per milione che corrisponde ad una quantità di CO2 nell'aria
che non si rilevava da almeno 800.000 anni. I prelevamenti di campioni di aria
fossile, inclusi nel ghiaccio antico, fatti al Polo Sud (carotaggi) ed analizzati in
laboratorio, hanno evidenziato che il massimo assoluto di quantità di CO2 nell'aria, in
800.000 anni, si è verificato una volta sola attorno a 330.000 anni fa, con il valore di
300 parti per milione. Ne consegue che il valore attuale di 400 parti per milione è un
danno recente, che causa il cambiamento dell'atmosfera terrestre e, di conseguenza,
l'aumento della temperatura perché la CO2 è il principale gas a effetto serra che
svolge la funzione di una coperta chimica che scalda il pianeta.
I sintomi di quell’aumento di un grado in un secolo sono evidenti: i ghiacciai
(termometri naturali e testimoni muti dei dati misurati dagli strumenti) sono in
inesorabile riduzione. In un secolo, nelle Alpi, essi hanno perso il 50% della loro
superficie e preoccupanti riduzioni sono state rilevate nelle Ande, nella catena
dell’Himalaya, ma anche al Polo Nord e in Groenlandia.
Ciò a riprova che le simulazioni matematiche del clima messe in atto da oltre 50 anni
sono purtroppo affidabili e, pur nell'incertezza di prevedere il futuro, ci suggeriscono
qualcosa di importante e ci inducono a cercare insieme un cambio di traiettoria,
scegliendone una più ragionevole. Al contrario, il rischio è di avere, presumibilmente
3
intorno all’anno 2100, un aumento di circa cinque gradi nella temperatura terrestre,
una vera catastrofe ecologica per l’uomo prima ancora che per la natura: la natura
infatti cambia, si evolve e si adatterà ai cinque gradi in più, l’uomo sarà in grado di
farlo? Probabilmente no, perché una società complessa come la nostra non ha la
capacità di adattarsi a variazioni così rapide. L’unica scelta che abbiamo, allora, è
quella di iniziare una “dieta ferrea sulla nostra economia”, che ci permetterà di
contenere l'aumento della temperatura, entro il 2100, in 2°C invece che in 5°C. Vuol
dire aggiungere, purtroppo, 1°C in più all’aumento di temperatura già registrato dalla
fine del 1800, ma vuol dire comunque avere maggiori capacità di adattamento e
reazione.
Tempo dell’uomo e tempo della natura
Tali obiettivi, riconosciuti da tutte le organizzazioni internazionali, devono essere una
via corale condivisa per tutta l'umanità e devono necessariamente passare attraverso
la comprensione profonda delle differenze tra il tempo dell’uomo e il tempo della
natura della quale ci dobbiamo occupare come parte della nostra esistenza, come
qualcosa da preservare per la nostra stessa sopravvivenza.
Il tempo della natura e il tempo dell’uomo sono visti spesso in opposizione, in quanto
il primo è eterno e ciclico, il secondo è destinato alla morte ed è sostanzialmente
lineare. La natura ha bisogno di tempi molto più lunghi di quelli di un uomo, di una
generazione, di una specie umana. Un giornalista sardo, durante un servizio sul
mondo agropastorale del Centro Sardegna, intervistò un pastore seduto ai piedi di un
albero in montagna. Il giornalista chiese all’uomo se non soffrisse di solitudine a
stare per dei mesi da solo con gli animali in montagna. Egli rispose di non soffrire di
solitudine e che, anzi, quello che gli piaceva di più era stare seduto ai piedi di
quell’albero e immaginare quante persone fossero passate davanti e quante vicende
fossero accadute proprio ai piedi dell’albero dove stava lui. “L’albero resta sempre
qui, gli uomini passano”. Ecco: immaginare poeticamente la caducità della vita
umana ci fa sembrare veramente insignificanti rispetto alla natura.
Siamo sempre in un rapporto senza proporzione nei confronti della natura, possiamo
controllare molti fenomeni naturali, o meglio, possiamo fare e condurre la nostra vita
4
comoda nonostante le difficoltà che a volte ci presenta proprio la natura, ma non
possiamo controllarla del tutto. Siamo sempre dipendenti dalla catena di eventi che
determinano il ciclo naturale della crescita e dello sviluppo della catena alimentare.
Einstein diceva che se dovessero estinguersi le api, tutta la razza umana si
estinguerebbe nel giro di 4 anni, perché tutto è legato alla vita delle api, alla loro
impollinazione, alla loro riproduzione. Non è possibile ripetere artificialmente tutto
il processo della catena naturale della riproduzione perché le api volano dappertutto
senza una logica apparente. Questo è solo un esempio di come potremmo sparire
dalla faccia della terra se non si rispettassero i ritmi e i tempi della natura. Ed invece
fino ad ora abbiamo continuato ad essere troppo veloci nel consumare le risorse
naturali, siamo stati alla continua ricerca di energie inesauribili, senza pensare
minimamente di modificare il ritmo di crescita e di consumo dell’uomo laddove il
consumo è diventata l’unica legge del mercato, la sopravvivenza nel presente senza
alcun progetto per il futuro: “siamo diventati cicale e non formiche”. Per questo solo
di recente si è iniziato a parlare di “sviluppo sostenibile a lungo termine”, e noi
dobbiamo prendere atto del fatto che il presente è adesso e nessuno si preoccupa
delle future generazioni, se non lo fanno le future generazioni: noi. “Siete rimasti
senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo” dice Greta Thunberg, attivista
per il pianeta e fondatrice del movimento Friday for Future, “venerdì per il futuro”,
movimento ambientalista internazionale di protesta, composto da alunni e studenti
che decidono di non frequentare le lezioni scolastiche per partecipare a
manifestazioni in cui chiedono e rivendicano azioni atte a prevenire il riscaldamento
globale e il cambiamento climatico.
Crisi climatica, antropocene e Accordo di Parigi del 2015
La consapevolezza della crisi climatica in atto ha portato, nel 2015, alla firma
dell’Accordo di Parigi in cui si stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi
cambiamenti climatici al fine di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC e,
proseguendo con gli sforzi, per limitarlo a 1,5ºC.
L’Accordo punta a rafforzare la capacità dei Paesi di affrontare gli impatti dei
cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi.
5
Si tratta del primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti
climatici, adottato alla Conferenza di Parigi sul clima (COP21) nel dicembre 2015.
L’UE e i suoi Stati membri (27 tra cui anche l’Italia) sono tra le 190 parti
dell’Accordo di Parigi. L’UE ha formalmente ratificato l’Accordo il 5 ottobre 2016,
consentendo in tal modo la sua entrata in vigore il 4 novembre 2016. Affinché
l’Accordo entrasse in vigore, almeno 55 paesi che rappresentano almeno il 55% delle
emissioni globali hanno dovuto depositare i loro strumenti di ratifica e così,
responsabili e consapevoli dei gravi malfunzionamenti del sistema, hanno assunto
finalmente in una posizione costruttiva. La crisi climatica, quindi, rappresenta la sfida
più importante per l’antropocene, ovvero per l’epoca geologica nella quale l'essere
umano con le sue attività è riuscito, con modifiche territoriali, strutturali e climatiche,
ad incidere su processi geologici.
Agenda 2030 e futuro del pianeta
L’Accordo di Parigi si inserisce nella cornice più ampia dell’Agenda 2030.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone,
il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi
membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile –
Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per
un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo
Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla
strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati
a raggiungerli entro il 2030.
Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano
obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla
povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per
citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti
gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino
necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.
6
Obiettivo 1: Porre fine alla povertà in tutte le sue forme
Ad oggi sono ancora molte le persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno;
un fenomeno ingiusto per la dignità di qualsiasi essere umano che può giungere al
termine con la cooperazione tra Paesi e l’implementazione di sistemi e misure sociali
di protezione per tutti.
Obiettivo 2: Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la
nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile
Ognuno di noi ha diritto ad avere cibo sufficiente per tutto l’anno: un concetto
elementare ma ancora trascurato. Tuttavia lo si può affermare, ad esempio, con
sistemi di coltivazione e produzione di cibo sostenibili e mantenendo intatto
l’ecosistema e la diversità di semi e di piante da coltivare.
Obiettivo 3: Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età
Monito basilare è la riduzione del tasso mondiale di mortalità materna e impedire la
morte di neonati e di bambini sotto i 5 anni per cause prevedibili.
Obiettivo 4: Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere
le opportunità di apprendimento durante la vita per tutti
L’istruzione può davvero garantire ai giovani un futuro migliore. Un passo in avanti è
fare in modo che tutti, uomini e donne, possano leggere e scrivere, eliminando ogni
forma di discriminazione di genere e promuovendo un accesso paritario a tutti i livelli
di educazione accompagnato da un’elevata qualità degli insegnanti.
Obiettivo 5: Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita
delle donne
Ancora oggi vengono perseguite discriminazioni verso il genere femminile: sradicare
ogni forma di violenza contro le donne nella sfera privata e pubblica, è fondamentale.
Obiettivo 6: Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e
condizioni igieniche per tutti
L’acqua è fonte di vita ed è necessario che questa sia accessibile a chiunque.
Un’affermazione che sprona a garantire entro il 2030 l’accesso universale all’acqua
pulita e potabile, e a garantire adeguate condizioni igieniche con particolare
attenzione alle persone più vulnerabili.
7
Friday for Future Potenza
Greta Thunberg
Obiettivo 7: Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile
per tutti
Ad oggi, i sistemi energetici sono elemento fondamentale per la vita quotidiana di
tutti noi: per questo una tappa importante è quella di renderli accessibili a tutti.
Obiettivo 8: Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e
sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti
Il lavoro ci dà la possibilità di vivere la nostra vita dignitosamente: sostenere la
crescita economica e raggiungere alti livelli di produttività possono aiutare la nostra
sopravvivenza.
Obiettivo 9: Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione
sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione
Sia le infrastrutture che l’industria sono importanti per supportare l’intero sviluppo
economico e il nostro benessere divenendo sostenibili ed affidabili con lo sviluppo
tecnologico e la ricerca.
Obiettivo 10: Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi
Ogni Paese dovrebbe avere pari opportunità e diritti a livello economico e globale:
per questo è necessario che sia raggiunta e sostenuta la crescita del reddito interno.
Per andare in questa direzione urge che entro il 2030 vengano promosse politiche
fiscali, salariali, di protezione che assicurino gradualmente una maggiore uguaglianza
tra la popolazione.
Obiettivo 11: Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e
sostenibili
L’ambiente che ci circonda può influire drasticamente sulle nostre abitudini e stili di
vita. Per questo il miglioramento in ottica sostenibile dei nostri spazi vitali è un
obiettivo imprescindibile entro il 2030.
Obiettivo 12: Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili
Il nostro pianeta ha bisogno di essere rispettato e salvaguardato: in quest’ottica entro
il 2030 è importante ridurre gli sprechi e le sostanze chimiche rilasciate soprattutto
dalle grandi aziende multinazionali tramite politiche sostenibili e improntate sul
riciclaggio dei prodotti.
8
Obiettivo 13: Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e
il suo impatto
I cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno e balzano agli occhi di tutti: una
situazione che non può più essere ignorata e che deve essere affrontata entro il 2030
con politiche e strategie globali sostenibili in modo da arginare i rischi ambientali e
gli effettivi disastri naturali.
Obiettivo 14: Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro
sviluppo sostenibile
La conservazione e lo sfruttamento sostenibile degli oceani, dei mari e di tutte quelle
risorse al loro interno sono importanti per la nostra vita: la riduzione
dell’inquinamento marino, così come una gestione sostenibile dell’ecosistema e una
protezione dell’ambiente subacqueo sono obiettivi necessari per salvaguardare la
nostra salute.
Obiettivo 15: Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi
terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e
rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità
Preservare il nostro pianeta è un compito affidato a tutti noi e per questo motivo è
necessario che entro il 2030 si persegua un’azione congiunta per proteggere,
ristabilire e promuovere l’impiego sostenibile dell’ecosistema terrestre.
Obiettivo 16: Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo
sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni
effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli. Un futuro migliore per ognuno di
noi è possibile, ma solo in caso di una riduzione drastica di violenza e mortalità: una
visione che oggi sembra lontana, ma tuttavia fattibile con la realizzazione entro il
2030 di società pacifiche, l’accesso alla giustizia per tutti e l’esistenza di istituzioni
responsabili. Obiettivo 17: Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare
le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile
L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti
della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni
filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e
della cultura. Tutti i Paesi sono chiamati, dunque, a contribuire allo sforzo di portare
9
il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra paesi sviluppati,
emergenti e in via di sviluppo: ciò significa che ogni Paese deve impegnarsi a
definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli
SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato
dall’ONU. Questa è l'unica cosa intelligente che possiamo fare, perché se si rompe
“l’astronave” il problema è grave: non possiamo più ripararla. Allora, in breve, e per
concludere, gli ingredienti della “ricetta della sostenibilità” che ragionevolmente
possiamo e dobbiamo utilizzare già da oggi, con la consapevolezza che l'impegno, lo
studio e l'innovazione ci aiuteranno ad aggiungerne di altri, sono questi: - ridurre il
consumo delle risorse non rinnovabili e dei suoli; - produrre meno rifiuti e riciclare il
più possibile (il miglior rifiuto è quello non prodotto); - passare rapidamente alle
energie rinnovabili; - favorire l'agricoltura di prossimità. Siamo già in ritardo, ma
forse ancora in tempo per farcela. Winston Churchill nel 1934 si lamentava che
nessuno reagiva alla Germania nazista che si stava riarmando. Nel 1936 disse:
“Ragazzi, troppo tardi, qui ormai siamo entrati nell'era delle conseguenze. La
prevenzione bisognava farla prima”. Le conseguenze le conosciamo tutti e
cominceranno nel 1939 col più terribile conflitto dell'umanità. Ecco, in quel
momento, Churchill diventava un leader perché non si limitò semplicemente a dire:
“Ah, io ve l'avevo detto”, ma disse: “Non mollate, continuiamo, perché possiamo
ancora farcela”. Siamo in questa situazione. Avanti, da oggi io vorrei che cominciate
tutti a fare il vostro piccolo gesto per salvare il futuro.
Epilogo
Immaginate delle macchine che purifichino l’aria, trasformando l’anidride carbonica
in ossigeno e che siano in grado di regolare la temperatura del pianeta. Immaginate
che queste macchine non abbiano bisogno di manutenzione e necessitino solo
dell’energia della Terra e del Sole. Immaginate che siano capaci di replicarsi
autonomamente e che i loro prodotti di scarto non inquinino, ma siano alla base della
catena alimentare di tutti gli esseri viventi. Questi congegni così sofisticati esistono:
si chiamano Alberi. Prendiamoci cura del nostro pianeta verde, prendiamoci
cura di noi.
10

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  • 1. INQUINAMENTO E SVILUPPO SOSTENIBILE Istituto Comprensivo Domenico Savio Anno Scolastico 2020/2021 il futuro è nelle nostre mani Bianca Cignarale III A
  • 2. Prologo Rivoluzione industriale e impronta ecologica Cause del riscaldamento globale CO2 e vita quotidiana Tempo dell’uomo e tempo della natura Crisi climatica, Antropocene e Accordo di Parigi del 2015 Agenda 2030 e futuro del Pianeta Epilogo pag. 1 pag. 1 pag. 2 pag. 3 pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 10 INDICE
  • 3. Prologo “Porto con me costantemente un’immagine. Se usciamo fuori in una giornata di cielo sereno e guardiamo verso l’alto, abbiamo l’impressione che le risorse del pianeta, a nostra disposizione, siano infinite. Guardando, invece, dall’alto, l’atmosfera appare nella sua reale dimensione fisica: una leggerissima nebbiolina che ci protegge, finché non la distruggiamo”. Questo è il testo di una canzone dei “Deproducers”, collettivo di artisti che compongono musica per conferenze scientifiche e che hanno dedicato proprio alla Terra, alla sua fragilità ed alla sua perfetta armonia con il cosmo, un album dal titolo “Planetario”. Voglio far partire da questa osservazione, quella di un cosmonauta che guarda il pianeta da lontano, la mia ricerca di un senso, di un filo conduttore che possa legare il futuro del pianeta ai comportamenti individuali e collettivi. Tutti noi, infatti, dovremmo acquisire la necessaria responsabilità nei confronti della natura che ci ospita, immedesimandoci nel ruolo di un pilota che lavora nella sala macchine di un’astronave a stretto contatto con il tecnico timoniere. Nel caso specifico, l’astronave è il nostro pianeta, noi siamo il pilota e i ricercatori sono i timonieri che ci avvertono che c’è qualcosa che non funziona: “Abbiamo un problema con l'impianto di riscaldamento e di condizionamento, e questo problema rischia di trasformarsi in qualcosa di grave, se non interveniamo in tempo, Capitano”. Ecco perché, oggi, tutti abbiamo il dovere di comprendere le cause di questo cortocircuito e di fare una riflessione approfondita. Rivoluzione industriale e impronta ecologica Duecento anni di Rivoluzione Industriale ci hanno dato tanta prosperità e ci hanno portato alla straordinaria quantità di mezzi tecnologici di cui disponiamo, ma questo “progresso” non è stato prodotto senza conseguenze. Tale sviluppo, come avviene in tutti i processi di produzione, ha generato scarti e sottoprodotti negativi: ci si riferisce, in particolare, ai residui della combustione del petrolio, del carbone e del gas, che hanno aumentato la quantità di sostanze gassose ad effetto serra. Oltre a questi, ci sono anche tanti altri fattori inquinanti il cui studio 1
  • 4. ci aiuta a comprendere in maniera precisa la direzione nella quale stiamo procedendo, purtroppo, troppo speditamente. L’indice per calcolare l’impatto dell’esistenza dell’uomo sul pianeta si chiama impronta ecologica. Essa consiste nel rapporto tra l'insieme delle risorse che noi preleviamo dal pianeta (tutto ciò che usiamo: dal legno di una foresta, ai pesci che peschiamo nell'oceano, ai minerali che estraiamo, ai rifiuti che re-immettiamo nell'ambiente) e quelle che il pianeta riesce a rigenerare nello stesso arco di tempo. Fino al 1970, in un pianeta popolato da tre miliardi e mezzo di persone - circa la metà della popolazione odierna - questo rapporto era ancora in equilibrio, ed infatti nel corso di un anno solare si “consumava” una quantità di risorse pari a quella che il pianeta riusciva a “rigenerare”. Nel corso del tempo, però, questo rapporto si è sbilanciato ed è stato calcolato che oggi consumiamo circa “una Terra e mezza” ogni anno. La “mezza Terra” in più che ogni anno perdiamo in risorse, non sarà più rigenerata per le generazioni future alle quali stiamo lasciando in eredità cambiamenti climatici ed inquinamento persistente, fenomeni che potrebbero portare, in estrema analisi, all’estinzione della specie. Se non vogliamo arrivare alla “bancarotta della natura”, se non vogliamo, cioè, vivere in un mondo in cui con l’aumento della popolazione, aumentano in modo sconsiderato i consumi e l’inquinamento, abbiamo l’obbligo di cambiare quanto prima il percorso intrapreso al fine di rientrare all'interno dei limiti fisici dell'unico pianeta che abbiamo. Se, al contrario, continuiamo nella direzione sbagliata e ci avviciniamo pericolosamente alla previsione di consumo di risorse pari a “tre Terre” ogni anno, ipotizzato intorno già all’anno 2050 per fronteggiare le necessità fisiche della nostra avidità di specie, la natura andrà in bancarotta e i danni saranno irreversibili. Cause del riscaldamento globale Il cambiamento climatico è il problema forse più importante e complicato a cui siamo stati chiamati a cercare una soluzione. I dati in nostro possesso, per la ricerca della strada giusta verso la soluzione, non sono tantissimi ma sono chiari: sappiamo ad oggi che la temperatura sul pianeta è aumentata di circa un grado nell'ultimo secolo e noi ne siamo responsabili. La maggior parte di questo aumento termico è avvenuto negli ultimi 30 anni e si è imposto con una straordinaria forza. Si pensi che il 2019 è 2
  • 5. La terra e l’atmosfera viste dalla Stazione Spaziale Internazionale
  • 6. stato l'anno più caldo della storia, preceduto dal 2018, preceduto dal 2017, a riprova di una sequenza importante di aumento della temperatura: primo sintomo della malattia climatica del nostro pianeta. La causa è stata ormai chiaramente identificata: è la CO2, l'anidride carbonica, il biossido di carbonio di origine fossile. CO2 e Vita quotidiana Non tutta la CO2, tuttavia, è dannosa per il pianeta, basti pensare al circolo virtuoso della fotosintesi o, per esempio, a quando mangiamo un semplice panino al salame: dentro il pane e dentro il salame non c'è altro che una parte di quel carbonio che noi usiamo per vivere e che restituiamo respirando. È un ciclo chiuso. Invece, liberando carbone, petrolio e gas, sotto terra da milioni di anni, noi abbiamo aggiunto una notevole quantità di CO2 che circola nell’atmosfera e ne cambia la composizione chimica (attualmente sono 36 miliardi di tonnellate all'anno). La attuale quantità stimata è pari a 400 parti per milione che corrisponde ad una quantità di CO2 nell'aria che non si rilevava da almeno 800.000 anni. I prelevamenti di campioni di aria fossile, inclusi nel ghiaccio antico, fatti al Polo Sud (carotaggi) ed analizzati in laboratorio, hanno evidenziato che il massimo assoluto di quantità di CO2 nell'aria, in 800.000 anni, si è verificato una volta sola attorno a 330.000 anni fa, con il valore di 300 parti per milione. Ne consegue che il valore attuale di 400 parti per milione è un danno recente, che causa il cambiamento dell'atmosfera terrestre e, di conseguenza, l'aumento della temperatura perché la CO2 è il principale gas a effetto serra che svolge la funzione di una coperta chimica che scalda il pianeta. I sintomi di quell’aumento di un grado in un secolo sono evidenti: i ghiacciai (termometri naturali e testimoni muti dei dati misurati dagli strumenti) sono in inesorabile riduzione. In un secolo, nelle Alpi, essi hanno perso il 50% della loro superficie e preoccupanti riduzioni sono state rilevate nelle Ande, nella catena dell’Himalaya, ma anche al Polo Nord e in Groenlandia. Ciò a riprova che le simulazioni matematiche del clima messe in atto da oltre 50 anni sono purtroppo affidabili e, pur nell'incertezza di prevedere il futuro, ci suggeriscono qualcosa di importante e ci inducono a cercare insieme un cambio di traiettoria, scegliendone una più ragionevole. Al contrario, il rischio è di avere, presumibilmente 3
  • 7. intorno all’anno 2100, un aumento di circa cinque gradi nella temperatura terrestre, una vera catastrofe ecologica per l’uomo prima ancora che per la natura: la natura infatti cambia, si evolve e si adatterà ai cinque gradi in più, l’uomo sarà in grado di farlo? Probabilmente no, perché una società complessa come la nostra non ha la capacità di adattarsi a variazioni così rapide. L’unica scelta che abbiamo, allora, è quella di iniziare una “dieta ferrea sulla nostra economia”, che ci permetterà di contenere l'aumento della temperatura, entro il 2100, in 2°C invece che in 5°C. Vuol dire aggiungere, purtroppo, 1°C in più all’aumento di temperatura già registrato dalla fine del 1800, ma vuol dire comunque avere maggiori capacità di adattamento e reazione. Tempo dell’uomo e tempo della natura Tali obiettivi, riconosciuti da tutte le organizzazioni internazionali, devono essere una via corale condivisa per tutta l'umanità e devono necessariamente passare attraverso la comprensione profonda delle differenze tra il tempo dell’uomo e il tempo della natura della quale ci dobbiamo occupare come parte della nostra esistenza, come qualcosa da preservare per la nostra stessa sopravvivenza. Il tempo della natura e il tempo dell’uomo sono visti spesso in opposizione, in quanto il primo è eterno e ciclico, il secondo è destinato alla morte ed è sostanzialmente lineare. La natura ha bisogno di tempi molto più lunghi di quelli di un uomo, di una generazione, di una specie umana. Un giornalista sardo, durante un servizio sul mondo agropastorale del Centro Sardegna, intervistò un pastore seduto ai piedi di un albero in montagna. Il giornalista chiese all’uomo se non soffrisse di solitudine a stare per dei mesi da solo con gli animali in montagna. Egli rispose di non soffrire di solitudine e che, anzi, quello che gli piaceva di più era stare seduto ai piedi di quell’albero e immaginare quante persone fossero passate davanti e quante vicende fossero accadute proprio ai piedi dell’albero dove stava lui. “L’albero resta sempre qui, gli uomini passano”. Ecco: immaginare poeticamente la caducità della vita umana ci fa sembrare veramente insignificanti rispetto alla natura. Siamo sempre in un rapporto senza proporzione nei confronti della natura, possiamo controllare molti fenomeni naturali, o meglio, possiamo fare e condurre la nostra vita 4
  • 8. comoda nonostante le difficoltà che a volte ci presenta proprio la natura, ma non possiamo controllarla del tutto. Siamo sempre dipendenti dalla catena di eventi che determinano il ciclo naturale della crescita e dello sviluppo della catena alimentare. Einstein diceva che se dovessero estinguersi le api, tutta la razza umana si estinguerebbe nel giro di 4 anni, perché tutto è legato alla vita delle api, alla loro impollinazione, alla loro riproduzione. Non è possibile ripetere artificialmente tutto il processo della catena naturale della riproduzione perché le api volano dappertutto senza una logica apparente. Questo è solo un esempio di come potremmo sparire dalla faccia della terra se non si rispettassero i ritmi e i tempi della natura. Ed invece fino ad ora abbiamo continuato ad essere troppo veloci nel consumare le risorse naturali, siamo stati alla continua ricerca di energie inesauribili, senza pensare minimamente di modificare il ritmo di crescita e di consumo dell’uomo laddove il consumo è diventata l’unica legge del mercato, la sopravvivenza nel presente senza alcun progetto per il futuro: “siamo diventati cicale e non formiche”. Per questo solo di recente si è iniziato a parlare di “sviluppo sostenibile a lungo termine”, e noi dobbiamo prendere atto del fatto che il presente è adesso e nessuno si preoccupa delle future generazioni, se non lo fanno le future generazioni: noi. “Siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo” dice Greta Thunberg, attivista per il pianeta e fondatrice del movimento Friday for Future, “venerdì per il futuro”, movimento ambientalista internazionale di protesta, composto da alunni e studenti che decidono di non frequentare le lezioni scolastiche per partecipare a manifestazioni in cui chiedono e rivendicano azioni atte a prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. Crisi climatica, antropocene e Accordo di Parigi del 2015 La consapevolezza della crisi climatica in atto ha portato, nel 2015, alla firma dell’Accordo di Parigi in cui si stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici al fine di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC e, proseguendo con gli sforzi, per limitarlo a 1,5ºC. L’Accordo punta a rafforzare la capacità dei Paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi. 5
  • 9. Si tratta del primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla Conferenza di Parigi sul clima (COP21) nel dicembre 2015. L’UE e i suoi Stati membri (27 tra cui anche l’Italia) sono tra le 190 parti dell’Accordo di Parigi. L’UE ha formalmente ratificato l’Accordo il 5 ottobre 2016, consentendo in tal modo la sua entrata in vigore il 4 novembre 2016. Affinché l’Accordo entrasse in vigore, almeno 55 paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni globali hanno dovuto depositare i loro strumenti di ratifica e così, responsabili e consapevoli dei gravi malfunzionamenti del sistema, hanno assunto finalmente in una posizione costruttiva. La crisi climatica, quindi, rappresenta la sfida più importante per l’antropocene, ovvero per l’epoca geologica nella quale l'essere umano con le sue attività è riuscito, con modifiche territoriali, strutturali e climatiche, ad incidere su processi geologici. Agenda 2030 e futuro del pianeta L’Accordo di Parigi si inserisce nella cornice più ampia dell’Agenda 2030. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità. 6
  • 10. Obiettivo 1: Porre fine alla povertà in tutte le sue forme Ad oggi sono ancora molte le persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno; un fenomeno ingiusto per la dignità di qualsiasi essere umano che può giungere al termine con la cooperazione tra Paesi e l’implementazione di sistemi e misure sociali di protezione per tutti. Obiettivo 2: Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile Ognuno di noi ha diritto ad avere cibo sufficiente per tutto l’anno: un concetto elementare ma ancora trascurato. Tuttavia lo si può affermare, ad esempio, con sistemi di coltivazione e produzione di cibo sostenibili e mantenendo intatto l’ecosistema e la diversità di semi e di piante da coltivare. Obiettivo 3: Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età Monito basilare è la riduzione del tasso mondiale di mortalità materna e impedire la morte di neonati e di bambini sotto i 5 anni per cause prevedibili. Obiettivo 4: Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di apprendimento durante la vita per tutti L’istruzione può davvero garantire ai giovani un futuro migliore. Un passo in avanti è fare in modo che tutti, uomini e donne, possano leggere e scrivere, eliminando ogni forma di discriminazione di genere e promuovendo un accesso paritario a tutti i livelli di educazione accompagnato da un’elevata qualità degli insegnanti. Obiettivo 5: Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne Ancora oggi vengono perseguite discriminazioni verso il genere femminile: sradicare ogni forma di violenza contro le donne nella sfera privata e pubblica, è fondamentale. Obiettivo 6: Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti L’acqua è fonte di vita ed è necessario che questa sia accessibile a chiunque. Un’affermazione che sprona a garantire entro il 2030 l’accesso universale all’acqua pulita e potabile, e a garantire adeguate condizioni igieniche con particolare attenzione alle persone più vulnerabili. 7
  • 11. Friday for Future Potenza Greta Thunberg
  • 12. Obiettivo 7: Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti Ad oggi, i sistemi energetici sono elemento fondamentale per la vita quotidiana di tutti noi: per questo una tappa importante è quella di renderli accessibili a tutti. Obiettivo 8: Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti Il lavoro ci dà la possibilità di vivere la nostra vita dignitosamente: sostenere la crescita economica e raggiungere alti livelli di produttività possono aiutare la nostra sopravvivenza. Obiettivo 9: Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione Sia le infrastrutture che l’industria sono importanti per supportare l’intero sviluppo economico e il nostro benessere divenendo sostenibili ed affidabili con lo sviluppo tecnologico e la ricerca. Obiettivo 10: Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi Ogni Paese dovrebbe avere pari opportunità e diritti a livello economico e globale: per questo è necessario che sia raggiunta e sostenuta la crescita del reddito interno. Per andare in questa direzione urge che entro il 2030 vengano promosse politiche fiscali, salariali, di protezione che assicurino gradualmente una maggiore uguaglianza tra la popolazione. Obiettivo 11: Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili L’ambiente che ci circonda può influire drasticamente sulle nostre abitudini e stili di vita. Per questo il miglioramento in ottica sostenibile dei nostri spazi vitali è un obiettivo imprescindibile entro il 2030. Obiettivo 12: Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili Il nostro pianeta ha bisogno di essere rispettato e salvaguardato: in quest’ottica entro il 2030 è importante ridurre gli sprechi e le sostanze chimiche rilasciate soprattutto dalle grandi aziende multinazionali tramite politiche sostenibili e improntate sul riciclaggio dei prodotti. 8
  • 13. Obiettivo 13: Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto I cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno e balzano agli occhi di tutti: una situazione che non può più essere ignorata e che deve essere affrontata entro il 2030 con politiche e strategie globali sostenibili in modo da arginare i rischi ambientali e gli effettivi disastri naturali. Obiettivo 14: Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile La conservazione e lo sfruttamento sostenibile degli oceani, dei mari e di tutte quelle risorse al loro interno sono importanti per la nostra vita: la riduzione dell’inquinamento marino, così come una gestione sostenibile dell’ecosistema e una protezione dell’ambiente subacqueo sono obiettivi necessari per salvaguardare la nostra salute. Obiettivo 15: Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità Preservare il nostro pianeta è un compito affidato a tutti noi e per questo motivo è necessario che entro il 2030 si persegua un’azione congiunta per proteggere, ristabilire e promuovere l’impiego sostenibile dell’ecosistema terrestre. Obiettivo 16: Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli. Un futuro migliore per ognuno di noi è possibile, ma solo in caso di una riduzione drastica di violenza e mortalità: una visione che oggi sembra lontana, ma tuttavia fattibile con la realizzazione entro il 2030 di società pacifiche, l’accesso alla giustizia per tutti e l’esistenza di istituzioni responsabili. Obiettivo 17: Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura. Tutti i Paesi sono chiamati, dunque, a contribuire allo sforzo di portare 9
  • 14.
  • 15. il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo: ciò significa che ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’ONU. Questa è l'unica cosa intelligente che possiamo fare, perché se si rompe “l’astronave” il problema è grave: non possiamo più ripararla. Allora, in breve, e per concludere, gli ingredienti della “ricetta della sostenibilità” che ragionevolmente possiamo e dobbiamo utilizzare già da oggi, con la consapevolezza che l'impegno, lo studio e l'innovazione ci aiuteranno ad aggiungerne di altri, sono questi: - ridurre il consumo delle risorse non rinnovabili e dei suoli; - produrre meno rifiuti e riciclare il più possibile (il miglior rifiuto è quello non prodotto); - passare rapidamente alle energie rinnovabili; - favorire l'agricoltura di prossimità. Siamo già in ritardo, ma forse ancora in tempo per farcela. Winston Churchill nel 1934 si lamentava che nessuno reagiva alla Germania nazista che si stava riarmando. Nel 1936 disse: “Ragazzi, troppo tardi, qui ormai siamo entrati nell'era delle conseguenze. La prevenzione bisognava farla prima”. Le conseguenze le conosciamo tutti e cominceranno nel 1939 col più terribile conflitto dell'umanità. Ecco, in quel momento, Churchill diventava un leader perché non si limitò semplicemente a dire: “Ah, io ve l'avevo detto”, ma disse: “Non mollate, continuiamo, perché possiamo ancora farcela”. Siamo in questa situazione. Avanti, da oggi io vorrei che cominciate tutti a fare il vostro piccolo gesto per salvare il futuro. Epilogo Immaginate delle macchine che purifichino l’aria, trasformando l’anidride carbonica in ossigeno e che siano in grado di regolare la temperatura del pianeta. Immaginate che queste macchine non abbiano bisogno di manutenzione e necessitino solo dell’energia della Terra e del Sole. Immaginate che siano capaci di replicarsi autonomamente e che i loro prodotti di scarto non inquinino, ma siano alla base della catena alimentare di tutti gli esseri viventi. Questi congegni così sofisticati esistono: si chiamano Alberi. Prendiamoci cura del nostro pianeta verde, prendiamoci cura di noi. 10