Aderire al ciò che è. "Se l'uomo arriva al punto nel quale abdica alla mente, ciò che egli esprime è un'azione senza pensiero. Ma l’azione senza pensiero entra in contraddizione con tutta la vostra struttura logica, perché per voi ogni azione è segnata almeno dall'emozione e più spesso dal pensiero che si nasconde dietro l'emozione.."
Il ruolo della mente nelle nostre vite e il suo separarci dall'unità del reale.
La via della Conoscenza è una interpretazione di sé, della vita, delle relazioni, dell’Assoluto, condivisa da un’altro piano di coscienza da un sentire definito “Soggetto”.
[...] Lasciate che passi ogni vostra idea, ogni vostra aspirazione, ogni vostro ideale, ogni vostro incontro; lasciate che passi, ed allora la vostra mente arretrerà, anche se nell'arretrare minaccerà ancora di porre la propria forza e di prendersi la rivincita. E vi dirà che essa sta arretrando e vi dirà che la Coscienza sta emergendo e vi dirà e vi dirà e vi dirà! [...]
Se l’amore è veramente incontaminato, non è altro che pura espressione dell’inutilità: uno non
esiste in quanto deve assolvere un compito, uno non esiste perché deve migliorarsi, uno non
esiste perché deve progredire, uno non esiste perché deve scomparire. Invece, dal vostro punto
di vista, uno esiste perché ha un compito, invece la via della Conoscenza dice: uno non c’è,
quando accetta la propria inutilità. Ma se uno accetta la propria inutilità, dove vanno a finire
aspettative e desideri? E, se si apre lo spazio all’inutilità, si apre lo spazio all’amore che si pone
proprio lì, dove niente più si distingue. Voi distinguete nel dire: “Quello è utile o quello non è
utile. Questa azione è utile o questa azione non è utile. Io sono utile o io sono inutile”. E poi la
vostra mente tende anche a dire: “Quando sono utile, amo; quando sono inutile, non amo.
Quando è utile, lui ama, o comunque è espressione d’amore, quando non è utile, lui non ama”.
Invece, quando la realtà scompare nell’inutilità, appare il Divino nella sua essenza che si
traduce nella totale gratuità.
Soggetto, via della conoscenza. la vita è dissoluzione di ogni individualitàil Sentiero contemplativo
La realtà è evanescente come l'attimo, e voi mai cogliete l'attimo perché non amate l'evanescenza, non amate la non corposità, non amate l'aleatorietà ma amate piantarvi, conficcarvi, aderire fino in fondo alle vostre verità e sacrificarvi per le vostre verità, o condurre ogni lotta possibile per quella che pensate sia la verità di quel momento. Invece la vita conduce al naufragio di ogni vostra verità o di ogni affermazione di voi stessi e vi sottrae il terreno momento dopo momento, proprio quel terreno che voi amate, quel terreno che voi cercate, quel terreno che voi desiderate per voi stessi e spesso per chi amate. Ma anche questa è un'illusione perché chi amate è soggetto alla vostra stessa sorte, e anche l'amore che lui porta a voi è effimero e caduco come il vento: oggi è, forse domani sarà ancora, ma fino a quando sarà? E che sarà di quell'amore, una volta che si scopre che niente è amore di ciò che voi denominate così, dato che l'amore copre ogni cosa: amore e anche non amore?
Il ruolo della mente nelle nostre vite e il suo separarci dall'unità del reale.
La via della Conoscenza è una interpretazione di sé, della vita, delle relazioni, dell’Assoluto, condivisa da un’altro piano di coscienza da un sentire definito “Soggetto”.
[...] Lasciate che passi ogni vostra idea, ogni vostra aspirazione, ogni vostro ideale, ogni vostro incontro; lasciate che passi, ed allora la vostra mente arretrerà, anche se nell'arretrare minaccerà ancora di porre la propria forza e di prendersi la rivincita. E vi dirà che essa sta arretrando e vi dirà che la Coscienza sta emergendo e vi dirà e vi dirà e vi dirà! [...]
Se l’amore è veramente incontaminato, non è altro che pura espressione dell’inutilità: uno non
esiste in quanto deve assolvere un compito, uno non esiste perché deve migliorarsi, uno non
esiste perché deve progredire, uno non esiste perché deve scomparire. Invece, dal vostro punto
di vista, uno esiste perché ha un compito, invece la via della Conoscenza dice: uno non c’è,
quando accetta la propria inutilità. Ma se uno accetta la propria inutilità, dove vanno a finire
aspettative e desideri? E, se si apre lo spazio all’inutilità, si apre lo spazio all’amore che si pone
proprio lì, dove niente più si distingue. Voi distinguete nel dire: “Quello è utile o quello non è
utile. Questa azione è utile o questa azione non è utile. Io sono utile o io sono inutile”. E poi la
vostra mente tende anche a dire: “Quando sono utile, amo; quando sono inutile, non amo.
Quando è utile, lui ama, o comunque è espressione d’amore, quando non è utile, lui non ama”.
Invece, quando la realtà scompare nell’inutilità, appare il Divino nella sua essenza che si
traduce nella totale gratuità.
Soggetto, via della conoscenza. la vita è dissoluzione di ogni individualitàil Sentiero contemplativo
La realtà è evanescente come l'attimo, e voi mai cogliete l'attimo perché non amate l'evanescenza, non amate la non corposità, non amate l'aleatorietà ma amate piantarvi, conficcarvi, aderire fino in fondo alle vostre verità e sacrificarvi per le vostre verità, o condurre ogni lotta possibile per quella che pensate sia la verità di quel momento. Invece la vita conduce al naufragio di ogni vostra verità o di ogni affermazione di voi stessi e vi sottrae il terreno momento dopo momento, proprio quel terreno che voi amate, quel terreno che voi cercate, quel terreno che voi desiderate per voi stessi e spesso per chi amate. Ma anche questa è un'illusione perché chi amate è soggetto alla vostra stessa sorte, e anche l'amore che lui porta a voi è effimero e caduco come il vento: oggi è, forse domani sarà ancora, ma fino a quando sarà? E che sarà di quell'amore, una volta che si scopre che niente è amore di ciò che voi denominate così, dato che l'amore copre ogni cosa: amore e anche non amore?
49, Introduzione
51, Libero arbitrio assoluto e relativo
59, Modalità di ampliamento del sentire
63, La catena genetica e l’attivazione delle sue funzioni
67, Problematiche del complesso edipico
73, Ragionare con la propria testa
77, Concezioni errate
77, Errata concezione del corpo akasico
79, Errata concezione della “libera scelta” incarnativa
80, Errata concezione dei Signori del Karma
80, Errata concezione dello Spirito Guida
82, Relazione tra bisogni evolutivi e patrimonio genetico
85, Errata concezione del concetto di variante
89, Akasico, geni e genetica
103, La materia indifferenziata dei vari piani
109, Meccanismi della fecondazione e unicità dello spermatozoo
113, I piani e i sottopiani
119, Il tappeto akasico
129, La vibrazione akasica e l’ovulo
139, Vibrazione, materia e codice vibratorio
142, Accenni sulle unità elementari
143, L’influenza dei figli sui genitori e la responsabilità dell’individuo
147, Appendice - La genetica per la scienza ufficiale
L’esperienza della solitudine è il ritrovarsi in un profondo abisso nel quale ci si sente sfilare qualunque appiglio a cui ci si vorrebbe attaccare. E’ un’esperienza che non si può fare in compagnia, però mai è un chiudersi in se stessi: è un agire in mezzo agli altri privo di una seppur minima ricerca di gratificazione, oppure di senso di delusione qualora il risultato non sia conforme a ciò che voi ritenete necessario. Voi siete abituati a operare per gli altri, giustificando sia il perché, sia il senso, sia il modo in cui lo fate e sia i risultati. La via della Conoscenza metterà in luce quanto sia povera ogni giustificazione sull’importanza e sulle motivazioni che l’individuo attribuisce al proprio agire per gli altri e gli farà incontrare una nuova sensazione di solitudine che lo pervaderà man mano che in lui si smarrirà il significato di ciò che opera da protagonista. Spesso l’uomo dà per scontato che, ad un certo punto del processo interiore, ci si debba muovere anche in direzione degli altri, oltre che della scoperta di sé.
Hai mai perso a morte qualcuno vicino a te? Passiamo attraverso un processo di dolore che è stato meglio descritto da Elizabeth Kublar-Ross in On Death and Dying. In esso parla delle cinque fasi che le persone attraversano: negazione e isolamento; rabbia; contrattazione; depressione e infine accettazione. I morenti, così come coloro che li amano, attraversano queste fasi anche se raramente allo stesso tempo e queste fasi non sono prevedibili
Persona, Impresa, Sistema: tre livelli di soggetti che, per migliorarsi, hanno bisogno di CONSAPEVOLEZZA!
Tutti noi, sia singolarmente che collettivamente, abbiamo bisogno di consapevolezza.
Quando scrivo Imprese, intendo anche le MicroPiccoleMedieImprese (MPMI).
I risultati non sono solo il frutto di capitale e lavoro, ma anche di relazioni interpersonali.
Una persona più consapevole è finalmente soddisfatta.
Un impiegato consapevole è indubbiamente più produttivo.
Un impiegato consapevole è sicuramente più coinvolgente.
Il personale più consapevole è ovviamente più efficiente ed efficace.
Un'impresa con il personale più consapevole è incontestabilmente al di sopra delle sue singole possibilità!
Essere consapevoli è un vantaggio per la persona, per l'impresa, per tutti i suoi "portatori di interessi" e per tutto il sistema esterno!
!:o)
Finalmente liberi - Guida pratica per ragionare con la propria testaAlessandro Pagano
Guida pratica per ragionare con la propria testa
Dall'autore di oltre venti biografie imprenditoriali la 'ricetta' per il pensiero originale estratta dalle sue interviste. Il libro contiene utili suggerimenti per smascherare i mille sofismi e le manipolazioni mediatiche di ogni giorno. Un percorso filosofico e psicologico-pratico per arrivare ad avere un pensiero libero e autonomo.
Il libro che presenta le basi del Sentiero contemplativo, un percorso dentro l’intima natura
di sé per esprimere compiutamente la propria umanità e,
nell’esprimerla, imparare a trascenderla.
Un percorso nell’umano e nell’Assoluto non più vissuti
come separati, ma come unità inscindibile.
Una possibilità di imparare a vivere manifestandosi
e contemplando, osando e abbandonandosi,
sapendo che la vita è gioco e ci chiama ad essere noi stessi
e a dimenticarci di noi, affinché qualcosa di più vasto si affermi.
La struttura di ogni mente etichetta la realtà. Senza etichette, il quotidiano è unità di ciò che vi appare diviso, poiché la vostra mente connette ciò che mai è connesso.
Seminario sul tema della comunicazione intra-familiare
con la psicologa Rosa Maria Muratori presso il Plesso “La Marca”
Progetto “GENITORI INSIEME” organizzato dall' AGe Mazzarino
49, Introduzione
51, Libero arbitrio assoluto e relativo
59, Modalità di ampliamento del sentire
63, La catena genetica e l’attivazione delle sue funzioni
67, Problematiche del complesso edipico
73, Ragionare con la propria testa
77, Concezioni errate
77, Errata concezione del corpo akasico
79, Errata concezione della “libera scelta” incarnativa
80, Errata concezione dei Signori del Karma
80, Errata concezione dello Spirito Guida
82, Relazione tra bisogni evolutivi e patrimonio genetico
85, Errata concezione del concetto di variante
89, Akasico, geni e genetica
103, La materia indifferenziata dei vari piani
109, Meccanismi della fecondazione e unicità dello spermatozoo
113, I piani e i sottopiani
119, Il tappeto akasico
129, La vibrazione akasica e l’ovulo
139, Vibrazione, materia e codice vibratorio
142, Accenni sulle unità elementari
143, L’influenza dei figli sui genitori e la responsabilità dell’individuo
147, Appendice - La genetica per la scienza ufficiale
L’esperienza della solitudine è il ritrovarsi in un profondo abisso nel quale ci si sente sfilare qualunque appiglio a cui ci si vorrebbe attaccare. E’ un’esperienza che non si può fare in compagnia, però mai è un chiudersi in se stessi: è un agire in mezzo agli altri privo di una seppur minima ricerca di gratificazione, oppure di senso di delusione qualora il risultato non sia conforme a ciò che voi ritenete necessario. Voi siete abituati a operare per gli altri, giustificando sia il perché, sia il senso, sia il modo in cui lo fate e sia i risultati. La via della Conoscenza metterà in luce quanto sia povera ogni giustificazione sull’importanza e sulle motivazioni che l’individuo attribuisce al proprio agire per gli altri e gli farà incontrare una nuova sensazione di solitudine che lo pervaderà man mano che in lui si smarrirà il significato di ciò che opera da protagonista. Spesso l’uomo dà per scontato che, ad un certo punto del processo interiore, ci si debba muovere anche in direzione degli altri, oltre che della scoperta di sé.
Hai mai perso a morte qualcuno vicino a te? Passiamo attraverso un processo di dolore che è stato meglio descritto da Elizabeth Kublar-Ross in On Death and Dying. In esso parla delle cinque fasi che le persone attraversano: negazione e isolamento; rabbia; contrattazione; depressione e infine accettazione. I morenti, così come coloro che li amano, attraversano queste fasi anche se raramente allo stesso tempo e queste fasi non sono prevedibili
Persona, Impresa, Sistema: tre livelli di soggetti che, per migliorarsi, hanno bisogno di CONSAPEVOLEZZA!
Tutti noi, sia singolarmente che collettivamente, abbiamo bisogno di consapevolezza.
Quando scrivo Imprese, intendo anche le MicroPiccoleMedieImprese (MPMI).
I risultati non sono solo il frutto di capitale e lavoro, ma anche di relazioni interpersonali.
Una persona più consapevole è finalmente soddisfatta.
Un impiegato consapevole è indubbiamente più produttivo.
Un impiegato consapevole è sicuramente più coinvolgente.
Il personale più consapevole è ovviamente più efficiente ed efficace.
Un'impresa con il personale più consapevole è incontestabilmente al di sopra delle sue singole possibilità!
Essere consapevoli è un vantaggio per la persona, per l'impresa, per tutti i suoi "portatori di interessi" e per tutto il sistema esterno!
!:o)
Finalmente liberi - Guida pratica per ragionare con la propria testaAlessandro Pagano
Guida pratica per ragionare con la propria testa
Dall'autore di oltre venti biografie imprenditoriali la 'ricetta' per il pensiero originale estratta dalle sue interviste. Il libro contiene utili suggerimenti per smascherare i mille sofismi e le manipolazioni mediatiche di ogni giorno. Un percorso filosofico e psicologico-pratico per arrivare ad avere un pensiero libero e autonomo.
Il libro che presenta le basi del Sentiero contemplativo, un percorso dentro l’intima natura
di sé per esprimere compiutamente la propria umanità e,
nell’esprimerla, imparare a trascenderla.
Un percorso nell’umano e nell’Assoluto non più vissuti
come separati, ma come unità inscindibile.
Una possibilità di imparare a vivere manifestandosi
e contemplando, osando e abbandonandosi,
sapendo che la vita è gioco e ci chiama ad essere noi stessi
e a dimenticarci di noi, affinché qualcosa di più vasto si affermi.
La struttura di ogni mente etichetta la realtà. Senza etichette, il quotidiano è unità di ciò che vi appare diviso, poiché la vostra mente connette ciò che mai è connesso.
Seminario sul tema della comunicazione intra-familiare
con la psicologa Rosa Maria Muratori presso il Plesso “La Marca”
Progetto “GENITORI INSIEME” organizzato dall' AGe Mazzarino
Eva pierrakos, il significato spirituale delle crisiEremo Silenzio
Nelle nostre vite ci sono momenti, o anche periodi piuttosto lunghi, nei quali ci sembra che tutto sia irrimediabilmente perduto. Siamo scossi fin nel più profondo del nostro essere da eventi che ci mettono di fronte a decisioni difficili, e siamo emotivamente così turbati, da non sapere più cosa fare. In questa lezione, profondamente coinvolgente, vengono affrontati i motivi per cui tali crisi insorgono ed i modi in cui si possono affrontare in maniera costruttiva gli schiaccianti problemi che ci troviamo ad affrontare in tali difficili momenti.
Le persone sono tendenzialmente insoddisfatte e infelici. La maggioranza cerca una soluzione a questo problema nel posto sbagliato. Dove? All’esterno, fuori di sé. E come fa? Dando la colpa agli altri, puntando il dito, lamentandosi per ciò che non va, giudicando, criticando
La società ci vuole tutti uguali, e possibilmente insicuri. Non c’è bisogno di essere malati di dietrologia e complottismo per capire che è più facile controllare una massa omogenea di persone con scarsa autostima piuttosto che una moltitudine di persone tutte diverse che credono in se stesse, no? Gli ingranaggi di una macchina possono sembrare diversi, ma sono tutti uguali: ognuno ha un posto e una libertà di azione che non può controllare.
Conoscere i segreti e le strategie sul come aumentare l'autostima, può rivelarsi, ai giorni nostri, davvero determinante per il nostro successo e il nostro benessere
Anche i bambini a volte si arrabbiano! Fa parte di una serie d'incontri con i genitori della Scuola Materna ed Elementare parificata "Santa Maria di Lourdes" di Roma. Incontri nati dal desiderio di rinforzare il processo psicoeducativo/didattico sulla base comune di valori formativi con cui lavorare in squadra: scuola-professionisti-famiglia
Similar to Azione senza pensiero. Soggetto, via della Conoscenza, Cerchio Marina (18)
Le parole di queste pagine descrivono un itinerario spirituale e un complesso di comprensioni maturato nel tempo: la vita nella solitudine di un eremo e la relazione con le sorelle e i fratelli del Sentiero contemplativo le hanno incubate.
Ogni composizione è l’istantanea di un sentire, l’affiorare di un’intuizione o il compiersi di una sfumatura di comprensione.
I brani percorrono l’arco temporale di quasi cinque anni (2018-2022), gli ultimi di un trentennio dedicato alla vita contemplativa, all’insegnamento e alla trasmissione del Sentiero.
Il libro completo: https://www.contemplazione.it/2023/01/20/il-sentiero-contemplativo-a-dorso-di-somaro/
All’inizio del terzo millennio il monachesimo tradizionale delle religioni è in declino, nuove forme avanzano e sempre più diffusamente si parla di monachesimo interiorizzato sia in ambienti religiosi che estranei a essi.
Il Sentiero contemplativo da anni incarna una di queste forme, la Via del monaco, intesa come incarnazione dell’archetipo del monaco: il seguire un imperativo interiore che chiama senza sosta e conduce a sé, indirizza verso ciò che nella vita è essenziale e incontro alla realizzazione esistenziale di ciascuno.
81, Archetipi transitori e archetipi permanenti
97, Gli archetipi e la dualità
109, Gli archetipi e la libertà dell’uomo
127, I molti alla ricerca dell’Uno
71, I fantasmi interiori
83, Le dinamiche dei fantasmi vibratori
97, I fantasmi vibratori e le altre componenti dell’individuo
107, I fantasmi vibratori e l’Io
119, Gli archetipi e l’evoluzione della razza
133, Localizzazione degli archetipi nello sviluppo della Realtà
Il flusso dei dati dal corpo mentale a quello fisico. Cerchio Ifior, L'Uno e ...il Sentiero contemplativo
71, La virtuale trasformazione della Verità
73, Il flusso dei dati dal corpo mentale a quello fisico
83, Psicosomatismo e fantasmi mentali
97, I fantasmi vibratori e i vari corpi dell’uomo
105, Le dinamiche dei fantasmi vibratori
113, I fantasmi vibratori e i cicli della vibrazione
129, L’Uno e i Molti
99, Atlantide
103, Atmosfera vibratoria individuale e ambiente individuale
109, Atmosfera vibratoria e ambiente collettivo
123, Atmosfera vibratoria, ambiente individuale e corpo astrale
129, Chiarimenti sui concetti di atmosfera e ambiente vibratorio
139, Gli archetipi e il corpo mentale
145, I picchi vibratori del corpo astrale e del corpo mentale
163, Il ciclo della Vibrazione Prima
L’ambiente fisico, il dna e la vibrazione prima. Cerchio Ifior, L'Uno e i mol...il Sentiero contemplativo
81, Quella strana cosa che è la Verità
87, L’ambiente fisico, il Dna e la Vibrazione Prima
105, Le forme dei corpo fisico e il Grande Disegno
109, Il piano astrale
149, Il pia no mentale
69, Terra, acqua, aria, fuoco
79, L’ambiente e gli elementi dell’insegnamento
89, La discesa della Vibrazione Prima nella materia
101, Il corpo fisico e l’ambiente
117, Il Cosmo e il corpo fisico
Archetipi transitori e archetipi permanenti . Cerchio Ifior, L'Uno e i molti,...il Sentiero contemplativo
75, Introduzione
81, Le razze e la reincarnazione
87, La realtà ambivalente
93, L’archetipo come vibrazione
103, Imprinting, istinto e leggi naturali
119, Formazione e strutturazione della massa akasica delle razze
141, Archetipi transitori e archetipi permanenti
153, La catena genetica della Realtà
169, La “mutazione genetica”
65, Introduzione
67, Quesiti sulla materia
75, Il sentire e le possibilità di scelta
81, L’istinto
87, L’uomo tra piano astrale e akasico
101, Le sfumature del sentire e le scelte personali
107, Istinto, vibrazione e imprinting
123, La formazione di un Cosmo
129, Il piano astrale
145, Ricapitolazione su istinto, imprinting e scissione della massa akasica
157, Il piano mentale
175, Il piano akasico
187, Adler, Jung e l’insegnamento
205, I limiti di Adler e Jung
219, Il sentire
55, Introduzione
57, Relazione tra chakra e organo bersaglio dello piscosomatismo
69, Il rapporto tra medico e paziente psicosomatico
79, Psicosomatismo negativo e positivo
91, Libertà e genetica
97, Il complesso edipico
117, Il complesso edipico: il bambino, la madre e il padre
135, L’inconscio e queste riunioni
41, L’Io e l’inconscio: analogia col computer
47, L’Io e l’inconscio: conoscenza, consapevolezza e comprensione
63, Favola del rompicapo: inconscio preconscio e conscio
75, L’Io e il suo superamento
81, L’inconscio: la “censura” e il presentarsi dello psicosomatismo
95, Difesa e attacco dell’Io: corpo akasico, karma e psicosomatismo
105, La vibrazione e l’interiorità
111, Genesi dello psicosomatismo e il cammino dell’impulso relativo
117, Psicanalisi, ipnosi e psicosomatismo
123, Il simbolismo del 7
127, Chiusura del ciclo d’insegnamento
Conscio, inconscio, psicanalisi, materia, Dio, Cerchio Ifior, L'Uno e i molti...il Sentiero contemplativo
85, Introduzione
87, Incontro d’apertura del ciclo
94, La base comune di ogni religione
97, Approccio al concetto di Dio
109, L’ordine e la struttura dell’universo
117, Dalla materia a Dio,da Dio alla materia
122, Il sentire e il condizionamento
124, Il vero misticismo
129, Confronti e paralleli con alcuni pensatori
129, Spinoza
130, Plotino
132, Sant’Agostino
133, Emanatismo e creazionismo
135, Inconscio e psicoanalisi
135, Introduzione
138, L’inconscio e le azioni dell’uomo
143, L’Io e l’inconscio
147, Problematiche delle sedute psicoanalitiche
149, Es, Io e Super-Io
150, Le istanze freudiane e l’insegnamento
151, Conscio, inconscio e preconscio: approccio a una diversa concezione
Elementi per interpretare e gestire i somatismi fisici e psichici.Cerchio Ifioril Sentiero contemplativo
Il punto più facile da individuare e dal quale partire è, ovviamente, il sintomo somatico, specialmente se esso si presenta a livello fisico, in quanto se il somatismo è di tipo comportamentale è di più complicata individuazione, principalmente per i meccanismi di difesa dell'Io.
Elementi per interpretare e gestire i somatismi fisici e psichici.Cerchio Ifior
Azione senza pensiero. Soggetto, via della Conoscenza, Cerchio Marina
1. COMUNITA’ PER LA VIA DELLA CONOSCENZA
Voce nell’ impermanenza
L’azione senza pensiero: aderire al ciò che è
Soggetto: Se l'uomo arriva al punto nel quale abdica alla mente,
ciò che egli esprime è un'azione senza pensiero. Ma l’azione senza
pensiero entra in contraddizione con tutta la vostra struttura logica,
perché per voi ogni azione è segnata almeno dall'emozione e più
spesso dal pensiero che si nasconde dietro l'emozione o che è
esplicitamente espresso e conduce ad una certa azione. Eppure
l'uomo sperimenta attimi in cui gli sembra di non pensare affatto e
di agire come dietro un'onda: sono questi i momenti nei quali
l'uomo dimentica di protendersi verso l'esterno e si rifugia nel
proprio interno. In alcuni di questi momenti l'uomo agisce senza
pensare, semplicemente assecondando qualcosa che sorge dentro
di lui e che si esprime in un certo modo, tant'è vero che in questi
casi l'uomo poi si domanda: "Ma che cosa ho fatto? Perché e come
ho fatto ad agire così?". Si tratta solo di attimi in cui l'uomo
sperimenta l'adesione immediata alla sua profondità, che si
esprime in questa per voi strana forma nella quale lui agisce e non
pensa, agisce e non sente, agisce e si ritrova poi a chiedersi perché
abbia agito. Sono molto rari questi momenti, ma ciascuno di voi,
se sta attento alla propria quotidianità, scopre che di quando in
quando appaiono. Sono flash, soltanto dei flash, eppure ci sono. Si
tratta di trasformare questi flash nella struttura profonda che deve
governare ciò che voi non siete.
Se tutti voi foste posti di fronte alla necessità di aiutare un
morente o di lasciarlo morire lì, perché un'onda della Coscienza
arriva e vi dice di lasciarlo morire, cosa farebbe ciascuno di voi,
così come oggi si ritrova, e quindi adoperando ancora la vostra
mente?
Partecipante (1): E' difficile in questo caso aderire all'onda.
Soggetto: Finché si ha la mente è quasi impossibile aderire
all'onda, perché quando si ha la mente che funziona - non rispetto
1
2. al quotidiano ma rispetto all’aiutare o non aiutare -
immediatamente voi ponete un segno sull'aiutare e un altro segno
sul non aiutare. Per voi è difficile scindervi da questo giudizio e
spesso è sul giudizio che voi vi fermate, non sul risultato, ed è
proprio sul giudizio che si fonda il senso di colpa che può
derivarvi dal fatto di non aiutare. Invece, se per caso prevalesse
l'amore in termini di totale altruismo, non ci sarebbe più la
questione dell'aiutare o non aiutare, ma si presenterebbe un'unica
alternativa: l'aiutare, nient'altro che l'aiutare. E non sarebbe più
l'aiutare, ma semplicemente essere lì, in quel momento, in quell'ora
o in quell'istante: soltanto lì si può essere e soltanto lì si può stare e
soltanto lì si può vivere. Mentre, quando voi vi ponete
nell'alternativa fra fare e non fare, aiutare e non aiutare, diffondere
o non diffondere immediatamente vi riconducete al vostro io, a ciò
che gli altri possono pensare, a ciò che la vostra interiorità può dire
ed a ciò che è stato detto, come giudizio, per il passato. Scindersi
dal giudizio significa avventurarsi in una strada dove altri possono
anche condannarvi o possono giudicarvi o possono dire che voi
siete pazzi o che magari state violando il codice fondamentale di
comportamento altruistico. Nel pronunciare queste parole non vi
sto certo dicendo di non aiutate, sto invece cercando di farvi
ragionare su un’assurdità. Per voi si chiama altruismo se qualcuno
di voi si trova nella situazione di porgere l'aiuto e qualcosa dentro
di lui gli dice: “non porgerlo!”, e tuttavia egli lo porge spinto da un
senso di colpa?
Come chiamate l’avviare in voi il processo di stare lì perché altro
vi conduce e quasi vi obbliga ad essere lì in modo tale da mostrare
a voi stessi ciò che non siete ed agli altri ciò che non sono? Questo
è l'ego, questo è l'io, questo è il rafforzamento dell'io! Questo è il
giudizio accettato come parte integrante della propria esistenza;
questo è prestare attenzione a ciò che altri dicono, a ciò che le
leggi dicono o a ciò che il duale propugna. Ma ascoltare ciò non
significa affatto rompere i legami con il duale o rompere i legami
della divisione fra bene e male, significa invece approfondirli.
2
3. Lottare contro il male, propagare il bene o essere altruisti sotto la
spinta di giudizi morali non è andare verso la non-mente.
E quindi la non-mente non è altro che aderire a ciò che accade!
Ed aderire a ciò che accade non vuol dire non essere lì dove c'è la
sofferenza o dove c'è il dolore o dove c'è la difficoltà o dove c'è il
male; no, non significa non essere lì, anzi significa proprio che lì ci
si situa, che lì ci si colloca, che lì si è ciò che si è, ovverosia non
duale, rappresentando agli altri la propria non dualità, sfidando
magari anche il giudizio degli altri, ma assorbendo dentro di sé
tutto ciò che gli altri dicono, senza che si depositi, e invece
rappresentando agli altri un modo diverso lo stare accanto a chi
soffre, a chi prova dolore o a chi è in difficoltà, e non perché questi
siano gli unici uomini a cui si porge la mano, ma perché è lì che ci
si situa nel momento in cui ciò accade. E se si incontra un ricco o
se si incontra qualcuno che festeggia l'abbondanza, lì ci si situa e
non si va lontano da lui in nome e per conto di chi soffre, ma ci si
situa lì e si testimonia anche lì che l'abbondanza può essere
povertà, che la povertà può essere abbondanza, che nulla distingue
la Coscienza, che nulla può essere separato dalla Coscienza e che
il ricco è pur anch’egli Coscienza. E si poseranno i propri occhi, si
agiteranno le proprie mani e si userà la propria parola nel modo
consono e non si valuterà questo modo che sorgerà spontaneo e
che arriverà all’altro a rappresentargli la non dualità, magari
provocandolo, magari facendolo adirare o magari invece
accarezzandolo. Non si saprà quale sarà il risultato della propria
azione e non si saprà neppure quale azione si fa, essendo solo lì,
nel momento. E non si prepara il momento e non si fanno piani di
azione e non si coltivano strategie e non ci si arrabatta - come
spesso fate voi - a chiedersi: “Che cosa dirò, come agirò, quali
saranno le parole che io dovrò porgere perché lui capisca?”,
poiché l’altro non ha da capire, ha soltanto da riconoscere in se
stesso ciò che è. Dunque, si porge questa opportunità e nient'altro,
poiché non sarà un qualcuno a porgere, ma sarà la Coscienza che
porgerà attraverso la bocca di quel qualcuno incontrando l'azione
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4. che l’altro farà, e da essa maturerà qualcosa di cui non ci si deve
occupare.
Certamente qualcuno di voi potrebbe obiettare: "Ma, come, io
non devo occuparmi del risultato o dell'effetto?". Proprio così,
l'effetto non riguarda la non-mente, almeno fino a quando non si
ripresenterà a lui come sofferenza o come letizia o come serenità o
come inquietudine, cioè fino a quando non si ripresenterà a lui
richiedendogli di essere lì. Ed allora di nuovo si sarà lì, senza la
propria mente che giudica e quindi senza domandarsi: "Perché non
ha capito? Guarda dove è arrivato per non avermi voluto
ascoltare!". Si starà lì, si sarà in quel momento, e ancora si porgerà
ciò che la Coscienza dirà in quel momento e non si rimprovererà,
se non spinti dalla Coscienza, che non rifarà però l'esame di ciò
che l’altro non ha fatto, almeno per quanto riguarda quello
specifico aspetto su cui gli si sarà parlato, perché questo
significherebbe suscitare nell'altro l'idea che è stato colpito poiché
non ha rispettato, mentre ciò non deve affatto avvenire, dato che
sarebbe rafforzare l'idea che ciò che gli accade davanti, compreso
l'incontro con chi è non-mente, è qualcosa che deve essere preso
come parametro per giudicare se stesso. Ed invece questo non deve
avvenire. Si deve porgere e lasciare che accada, porgere e lasciare
che accada, magari rimproverare se il porgere richiede il
rimproverare, ma non per quanto l’altro non ha ascoltato di ciò che
gli è stato detto, ma per quanto lui non ha inteso se stesso.
Ma se ciascuno di voi fosse messo di fronte alla situazione di
impedire un omicidio e in quel momento una voce dentro dicesse:
“Tu non lo devi impedire!”, ciascuno di voi non soltanto lo
impedirebbe, ma cercherebbe in tutti i modi di far sì che
l'individuo assassino - o possibile assassino - possa essere catturato
o magari braccato. E questo voi lo reputate comportamento da
uomini saggi? Ma che cos'è, figli cari, se non un modo di intendere
ciò che è bene e ciò che è male? E’ un modo per dire l'uno all'altro:
"Io non voglio che tu ti comporti in un certo modo”.
Eppure, allora, che senso ha parlare di Coscienza se è la
Coscienza che mette il pugnale nelle mani di quell'uomo ed è la
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5. Coscienza che fa sì che un altro si offra, nel senso che magari si
trova sulla sua strada e, di fatto, diventa una specie di agnello
immolato? E' sempre la Coscienza. Ma che senso ha, figli cari, dire
che è la Coscienza che mette il pugnale e che è la Coscienza che
impedisce che l'altro sfugga? Non è questo forse l'espressione del
non-amore?
Partecipante (2): Perché c'è il libero arbitrio.
Soggetto: E che cos'è il libero arbitrio, se tutto è?
Partecipante (2): Ma non nel duale.
Soggetto: Però il duale è un modo dell'uomo di vedere ciò che
invece è già.
Partecipante (2): Sì, ma l'uomo non lo vede come ciò che è già.
Soggetto: Se l'uomo non lo vede, non significa che non lo sia.
Ma, se è vero che l'essenza di ogni cosa è la Coscienza, e che
quindi il limitato è pervaso dall'essenza, allora veramente la
Coscienza è assassina; allora veramente la Coscienza produce
l'omicidio; allora veramente la Coscienza produce le guerre; allora
veramente la Coscienza distrugge ciò che crea.
Dove sta il limite di tutte queste espressioni? Sto osando tanto
per farvi intendere come ogni volta in cui ci si avventura sul
terreno della non-mente ci si trova di fronte all'impossibilità di
usare le categorie che voi usate. Ed è per questo che ho condotto
fino a questo punto il discorso, poiché ciò che vale per la
Coscienza non vale per la mente, mentre voi tendete in
continuazione a trasportare i concetti che la mente utilizza
nell'ambito della Coscienza. Per noi è molto complesso parlare di
Coscienza senza usare quei concetti che voi stessi usate, ed è per
questo che spesso noi violentiamo questi concetti che non servono
più di tanto e che, per quel tanto che servono, devono però essere
riadattati.
Allora, se la Coscienza è assassina, dove sta il libero arbitrio?
Dove sta la possibilità di scelta?
Partecipante (2): La scelta sta tra l'amore e il non-amore.
Soggetto: Ma chi sceglie, se è la Coscienza che pone il coltello
nelle mani dell'assassino e che impedisce all'altro di sfuggire?
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6. Partecipante (2): Ti pone due strade, sei tu che scegli quale. Nel
duale le due strade sono: di ascoltare più il cuore o di ascoltare più
l'ego.
Soggetto: Ma che tu abbandoni il coltello o che tu colpisca,
entrambe le strade hanno radice nella Coscienza, perché senza la
Coscienza tu non potresti né abbandonare il coltello né colpire. E
allora, nella sua essenza, la Coscienza è responsabile dell'uno e
dell'altro e quindi, è anche assassina; è santa ed assassina. Ma voi
insorgete, perché per voi non è possibile mettere insieme il santo e
l'assassino, in quanto il santo è il bene, l'assassino è il male. Invece
per la Coscienza essere santa ed essere assassina è una profonda
realtà.
Partecipante (2): E quando voi dite che la Coscienza è amore, in
questo amore ci sono queste due facce?
Soggetto: Nell'amore c'è soltanto l'amore; non c'è né santità né
crudeltà; nell'amore c'è solo l'amore e basta. Ma se si utilizzano gli
occhi e le categorie umane, si arriva a concludere che la Coscienza
è santa ed è assassina. Però, per la Coscienza, l'essere santa e
l'essere assassina non significa nulla; è soltanto una
concettualizzazione umana a cui si arriva radicalizzando i concetti
che voi applicate nel duale. E poiché questi concetti non trovano
spazio nel mondo della Coscienza, tutto questo ragionamento serve
per sfatare un mito, ed il mito è che l'amore non comprende anche
l'odio. L'amore non comprende anche il non-amore, cioè l'amore
non è anche quello che voi chiamate non-amore, ed è per questo
che qui diciamo e ripetiamo che la Coscienza è santa ed è
assassina, certamente, però non nel modo con cui voi lo intendete,
ma nel modo di chi è andato al di là della mente.
Partecipante (1): Prima si diceva che uno sente come deve agire,
ma come si fa a distinguere se quel sentire nasce dalla Coscienza o
da quella che a noi hanno insegnato essere la "nostra" coscienza?
Soggetto: Rispondere vuol dire parlarvi di quali sono i segni che
appaiono nel momento in cui la non-mente si afferma. Qui posso
solo anticipare sinteticamente che, quando la non-mente si
afferma, l’individuo non ha più attaccamenti, non lo colpisce
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7. un'offesa, non lo colpisce chi non lo considera, non lo colpisce chi
lo disprezza, non lo colpisce se una sua idea viene presa e viene
trasformata come propria e presentata agli altri come propria e non
lo colpisce se qualcuno parla di lui in modo piuttosto brutale.
Questo, per esempio, è un segno per capire di essere giunti alla
non-mente, e tutto il resto parla sempre secondo la modalità del
duale che, in quanto tale, non è da disprezzare o non è da negare,
ma è comunque appartenente al mondo del duale, cioè a quello del
passo dopo passo.
E, quindi, ciò che in quel momento tu consideri espressione del
tuo livello di consapevolezza, accettalo, accettalo, magari non è
questo, ma attraverso l'esperienza tu impari anche quando ciò che
consideri frutto della tua consapevolezza è in realtà frutto di
qualcos'altro. Non importa, tu impari anche attraverso questo.
Invece, l'azione senza pensiero parte da un'altra premessa nella
quale uno non è più ed ogni offesa non tocca nulla di lui, visto che
lui non è più nulla. Questo è il segno per cui la non-mente lo
riguarda come realtà.
Ora provo ad andare avanti e vi provocherò un altro poco, perché
dobbiamo arrivare ad un punto nel quale tutte le vostre strutture
concettuali devono naufragare. Ma se la Coscienza mette il
pugnale ed fa anche sì che il braccato non possa sfuggire, allora la
Coscienza recita una parte e contemporaneamente recita un'altra
parte: quindi è la Coscienza che gioca le parti, e quindi voi non
siete. Ma qualcuno potrebbe domandare: “Perché recita le parti?".
E’ questo il mistero! Sì, recita le parti, e ogni cosa che voi fate è un
copione recitato dalla Coscienza, e colui che offendete è sempre la
Coscienza, e l'azione dell'offesa è sempre la Coscienza, e il ritorno
dell'offesa è sempre la Coscienza. E se voi invece accettate l'offesa
è sempre la Coscienza, e se voi invece ritorcete contro altri l'offesa
subita è ancora sempre la Coscienza che si riveste di tante parti e
che recita questo strano poema che è la tragica storia o la felice
storia - dipende dai punti di vista - dell'umanità.
Ma allora perché mai vi parliamo di voi come esseri che devono
trasformarsi, modificarsi e alfine fare il salto se tutto è Coscienza e
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8. se ogni gesto è Coscienza e se ogni azione è Coscienza e se ogni
pensiero è Coscienza e se tutto questo dramma non è altro che
tante parti recitate dalla Coscienza? Ora provo a dirvelo in modo
provocatorio: ma chi siete voi che pretendete di essere soggetti
assolutamente legati alla propria individualità? Ma chi pretendete
di essere? Eppure voi volete che la spiegazione torni a voi secondo
i vostri concetti e secondo i vostri schemi in modo da poter
continuare a dire: "Ma io sono! Io sono colui che è protagonista".
Perché mai avete bisogno che io confermi le vostre ipotesi sul
funzionamento del cosmo e sul funzionamento dell'umanità,
questo vostro bisogno che chiede a me di dirvi: “oh figli cari,
quanto siete protagonisti e quanto siete determinanti nel processo
evolutivo!”? Ma quale processo evolutivo? Ma quale
protagonismo? Tutto è Coscienza e quindi voi non siete, ed è su
questo che continueremo a puntare il dito per ripetervi che ciò che
accade non accade, ciò che voi siete non è, ma tutto è Coscienza,
basta aprire gli occhi e levarsi l'idea che voi siate qualcosa.
Domanda:
Partecipante (3): Che cosa succede quando un fatto si impone a
noi nella sua veste di destino? Per noi esiste un destino e dentro il
destino non c'è scappatoia.
Soggetto: L'obiezione più comune, quando si parla di destino, è
quella di portare in campo l'esperienza che ognuno fa, che è quella
che in ogni istante o in molti istanti della propria vita voi scegliete
questo piuttosto che quello, attuate una cosa piuttosto che un'altra,
vi radicate in certe convinzioni piuttosto che in altre, andate da una
parte piuttosto che da un'altra, cominciate un lavoro o
l'abbandonate, scegliete di stare in un certo luogo oppure andate in
un altro. Però non è interessante stabilire se queste sono tappe
forzate o se queste corrispondono a delle possibilità che ha un
uomo. Si può arrivare ad ammettere che un uomo può cogliere
degli elementi di libertà nel suo agire quotidiano, mentre non si
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9. può ammettere che il percorso evolutivo dell'uomo presenti delle
libertà quando finalmente in lui si abdica alla mente. In quel
momento non c'è libertà, perché quell’individuo non aderisce a
nulla, non sceglie nulla ed in lui si esprime soltanto la Coscienza.
Dove sta la vostra libertà, che per noi è invece la vostra rinuncia ad
essere liberi? Ciò che voi chiamate libertà sta proprio in quel
dualismo che vi spinge in continuazione a dire: "Io scelgo” oppure
“Io rinuncio a qualcosa e sviluppo altro", mentre questa è la
negazione della libertà.
La vera libertà sta proprio dove non c'è più identificazione ed in
quel momento non ci si attacca a nulla, non si è presi dagli
avvenimenti, non si è coinvolti dalle emozioni, non si è trascinati
da una parte e dall'altra dicendo a se stessi che si sceglie. No, non
si sceglie, e in ciò sta la grande libertà; non si sceglie e in questo è
la realizzazione del destino, che non è destino ma che è l'essere in
quanto tale.
La vera libertà sta nella rinuncia ad essere ciò che ci si
immagina, e non perché ci si rinunci ma perché accade che non ci
si attacchi più. Ed accade certamente anche perché si è accettato
per un pezzo del proprio cammino di praticare forme e modi che
portano a distaccarsi. Ma quando poi si realizza il salto, non c'è più
forma, non ci sono più modi, è soltanto la Coscienza che agisce e
che non sceglie perché non può scegliere. Ed allora tutto ciò che a
voi oggi appare come avvenimento diventa soltanto un aspetto che
può essere e che può non essere, dipende! Invece, per l'uomo che
ha la mente, ciò che egli fa esprime talvolta il suo grado di libertà e
talvolta il suo grado di dipendenza. Non è vero che l'uomo, quando
sceglie, è libero. Molte volte, anche nella dualità, egli è preda di
emozioni, egli è preda di pensieri, egli è preda dell'azione degli
altri, egli è preda dei pensieri degli altri oppure è preda delle
proprie aspettative. Quindi, non è vero che l'uomo è libero, ma se
lo racconta, Benché sia vero che in taluni casi l'uomo esprime
anche la libertà, perché nel duale c'è libertà e c'è non libertà: l'uno
e l'altro. Però più spesso l'uomo non è libero, neanche nel duale,
proprio perché ciò che immagina come libertà è invece il risultato
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10. di processi che egli non considera e di avvenimenti a cui egli
soggiace.
La vera libertà - per l'uomo che sta nel relativo e che non è
giunto alla non-mente - è accettare che la propria libertà venga
sfatta, e quindi accettare pian piano di conoscere i propri limiti e di
vedere le proprie scelte come profondamente vincolate o come
profondamente condizionate da ciò che egli è, cioè da ciò che egli
ha maturato fino a quel momento. E quindi le sue scelte saranno
sicuramente legate alle proprie imperfezioni, alle proprie
insufficienze ed alle proprie limitazioni, ed in questo non è libero,
e tuttavia egli si può pensare come libero se sposta lo sguardo sui
fatti e dimentica chi è, e dimentica i suoi limiti, e dimentica il suo
avvinghiarsi. Ma quando l'uomo scopre il proprio avvinghiarsi,
allora desidera abbandonarlo, e in questo desiderio di
abbandonarlo comincia a sorgere la vera libertà, perché la libertà
sta nell'abbandonare il suo avvinghiarsi e nel cedere alla
Coscienza. Lì sta la vera libertà, tutto il resto è condizionamento.
Figli cari, come vedete, ciò che l'uomo definisce libertà nella
maggior parte dei casi è condizionamento ai propri istinti, alle
proprie pulsioni, alle proprie sensazioni, ai propri pensieri, alle
leggi della società, alle leggi che un gruppo si è dato o alle
aspettative degli altri; per cui ciò che per l’uomo è libertà è invece
la sua paura: la paura di perdere, di perdere se stesso. Perché la
vera libertà nasce nel momento in cui uno decide che non vuole
più identificarsi con se stesso, con le proprie pulsioni, con i propri
desideri o con le proprie aspettative. E a quel punto il destino si
rivela in tutta la sua bellezza ed in tutta la sua magnificenza e
diventa ciò che lo solleva dal peso del proprio io. Allora, in quel
momento, l’uomo non può più identificare la Coscienza come
parzialità, non può più identificare la Coscienza come assassina o
come santa, ma la Coscienza è ciò a cui quell’uomo appartiene nel
proprio dissolversi. Ed allora santità o criminalità non diventano
più parole che contano, poiché nel realizzarsi della Coscienza tutto
è!
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