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ALLEGATO 3
”Se vuoi costruire una nave,
non radunare gli uomini
per raccogliere il legno
e distribuire i compiti,
ma insegna loro la nostalgia
del mare ampio ed infinito.”
Antoine de Saint Exupery
AUTOBIOGRATIVE COGNITIVE
DIARIO DI BORDO
ELABORATI N° 1 – 7/06/2017
RIFLESSIONE METACOGNITIVA
Fase 1: Fase di contatto/contratto e interazioni didattiche del formatore
Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta
durante la prima fase d’aula (fase contatto-contratto, visione videoclip, presentazione modello di
curricolo verticale), con particolare riferimento a:
1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative;
2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di
apprendimento/insegnamento.
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4) IL CORSO DI FORMAZIONE SULLA VALUTAZIONE CHE HO INIZIATO IN QUESTI
GIORNI È UN PO’ PARTICOLARE E DIVERSO PER IL MOMENTO DA TUTTI I CORSI CHE
HO FATTO.
DIVERSO PROPRIO AD INIZIARE DALL’APPROCCIO CHE HA AVUTO IL RELATORE CON
NOI DOCENTI. INOLTRE A ME IN QUESTA PRIMA LEZIONE MI È SEMBRATO CHE
SIAMO STATI NOI CORSISTE AD ESSERE VALUTATE.
PARTICOLARI SONO STATI ANCHE I VIDEOCLIP PROIETTATI, SOPRATTUTTO IL PRIMO
È STATO MOLTO TOCCANTE E MI HA FATTO RIFLETTERE SUL NOSTRO ESSERE
STANDARDIZZATI NELL’ESERCIZIO DELLA NOSTRA PROFESSIONE.
5) Fin dalla fase di contatto e contratto, il sentimento immediato è stato lo stupore, perché le due
attività mi sono sembrate insolite rispetto a ciò che immaginavo sarebbe stata la lezione, mi aspettavo
un’impostazione accademica.
Del resto, già la presentazione che il formatore ha fatto di se stesso mi ha spiazzata. Ponendosi subito
come inter pares, mi ha trasmesso un senso di fiducia e rassicurazione. Ho pensato che avrebbe
compreso le nostre istanze formative e le criticità della nostra attività quotidiana.
Durante la fase di contatto, dopo un primo breve momento di noia, è subentrata la curiosità. Mentre
le colleghe esponevano le loro preferenze, è stato spontaneo, in me, provare ad ipotizzare dei tratti
della loro personalità sulla base della risposta data.
Nella fase di contratto mi ha disturbata la velocità di esecuzione che mi è stata imposta, ho avvertito
in me una sensazione sgradevole. Alla fine dell’attività ho provato di nuovo stupore, per i motivi che
esporrò: la richiesto di esplicitare le aspettative sulle azioni dell’intero gruppo mi ha suscitato un
senso di appartenenza.
Mi ha pungolato nel vivo del mio essere docente i fatto di dover esprimere un’aspettativa nei
confronti del formatore, perché mi ha ricordato che il nostro primo dovere è quello di non
disattendere le aspettative degli alunni. La visione dei videoclip è stata di forte impatto emotivo, la
canzone “Controvento” mi ha commosso. Mi ha evocato vissuti di alcuni miei alunni che esprimono
in vari modi il proprio disagio. Per quello che mi è possibile, provo a comprenderli e ad aiutarli. La
canzone mi ha, in un certo senso, ancora agitato: che si risolva “poco o niente”, l’importante è avere
la disponibilità ad ascoltare, a supportare nelle difficoltà della scuola e della vita, “esserci e viaggiare
accanto”. L’ultima fase della lezione ha generato in me tanta frustrazione, perché mi è apparsa, più
chiara del solito, l’avvilente dicotomia tra l’essere e il dover essere della nostra scuola, come sistema.
VISSUTI COGNITIVI SPUNTI E RIFLESSIONI
1 – Un docente, pur sapendo mantenere il giusto livello di autorevolezza necessario al suo ruolo,
deve subito mostrarsi in grado di comprendere le più eterogenee esigenze degli alunni, al fine di
rassicurarli ed ottenere la loro fiducia.
2 – La fase di contatto e contratto mi subito apparsa una valida metodologia per mettere al centro del
corso il soggetto che apprende, con il suo background e le sue aspettative rispetto al percorso
formativo. Io stessa, rispondendo alle tre domande della fase di contatto, ho condiviso di me due
informazioni su quelli che sono due poli importanti della mia vita, due delle mie più grandi passioni.
In maniera meno strutturata, penso che ciò avvenga anche quando veniamo in contatto con nuovi
alunni, quando chiediamo loro il nome e informazioni che riguardano le loro esperienze pregresse, le
abitudini di vita.
3 – Il disagio che ho provato , per l’imposizione del tempo da dedicare all’attività di contratto, mi ha
fatto indossare i panni degli alunni, aiutandomi a sperimentare su me stessa che spesso, imporre ad
essi un tempo limite per le attività, può inibire o depotenziare l’esito o la piena espressione delle
capacità.
4 – Bisogna favorire nella classe la consapevolezza che l’efficacia del percorso formativo dipende
non solo dalle azioni individuali, ma dalla corresponsabilità di tutti i soggetti coinvolti, compreso il
docente.
5 – Riguardo ai contenuti dei videoclip, le riflessioni che emergono sono le seguenti: nella scuola
attuale l’omologazione, in vari modi, tende ad imporsi come regola di sistema, purtroppo. A volte,
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inconsapevolmente, tendiamo ad “inquadrare” i bambini che manifestano, in vari modi, il loro essere
“diverso”, pretendendo di riportare il loro comportamento o le loro modalità espressive entro i ranghi
di una presunta normalità.
In tal modo, invece di insegnare loro a saper andare “controvento”, li abituiamo a farsi trasportare
dal vento della massificazione fisica e mentale.
L’ultima riflessione riguarda la “leggerezza”, l’allegria, la spensieratezza che dovrebbe sempre essere
il clima della permanenza a scuola: bisognerebbe saper creare un ambiente in cui prevalga la
piacevolezza dell’imparare e dello stare insieme.
6 – Veicolare concetti e contenuti con immagini e musica è un’efficace strategia didattica, perché,
oltre a coinvolgere la sfera cognitiva e stimolare la riflessione, ha un forte impatto sulla sfera
emotiva. Ciò permette di mantenere vivi attenzione ed interesse, anche in una fase avanzata della
lezione, quando attenzione ed interesse tendono a diminuire. Ancor più vale per i bambini, per i quali
la musica è un linguaggio significativo.
6)Mercoledì scorso è cominciato un nuovo corso relativo alla valutazione delle competenze.
L’approccio iniziale con il formatore è stato positivo perché nella prima fase di contatto è ricorso al
brainstorming esperienziale, tecnica spesso utilizzata anche da me nell’approccio con un nuovo
gruppo classe.
Successivamente ci è stata richiesta la compilazione di post it che, sistemati alla lavagna, avrebbero
dato forma ad un albero il cui scopo è esprimere i bisogni formativi, le aspettative e gli impegni di
ciascuna di noi rispetto al corso.
Questa fase, un po’ veloce nella sua struttura, mi ha messa a disagio e mi ha fatto pensare a come, a
volte, cerchiamo di racchiudere le esperienze e le aspettative degli alunni che ci sono affidati in
tempi “ristretti” che di fatto limitano la libertà espressiva di ciascuno.
In seguito il formatore ci ha proposto la visione di alcuni videoclip il cui scopo era quello di riflettere
sul ruolo educativo e formativo della scuola.
Questo è stato un momento emozionante perché io credo fortemente nella forza delle canzoni e di
come possano essere un valido strumento di comunicazione e di confronto. La canzone arriva prima
di ogni altra cosa, entra nell’anima e nella testa e rimane impressa.
Il percorso seguito dal formatore è partito dalla visione del videoclip “Another brick in the wall” per
riflettere su come la scuola abbia cercato di omologare intere generazioni di uomini e come questo
abbia portato a risultati nefasti per l’intera società. Gli altri brani scelti sono stati: Controvento,
Scuola rap, Senza fare sul serio e Pensa.
La scelta, ovviamente, è stata mirata perché attraverso questo percorso il formatore ci invitava a
riflettere su come gli insegnanti, nello svolgimento del loro ruolo di educatori, debbano promuovere
una formazione che miri “ad ascoltare il sogno” di ciascuno in silenzio anche se ciò comporta un
viaggio controvento. Noi invece cadiamo spesso nella tentazione di andare come va il vento
ricadendo nell’errore dell’omologazione come già qualche tempo fa denunciavano i Pink Floyd.
Gli altri videoclip ci invitavano a considerare la scuola con “più leggerezza” nel senso che essa deve
diventare un luogo di apprendimento piacevole e stimolante per ogni alunno senza perdere di vista un
obiettivo fondamentale cioè la formazione del pensiero critico di ciascuno. Infine il formatore ci ha
parlato del curricolo verticale che è qualcosa che esiste già da tempo e di cui abbiamo già sentito
parlare più volte.
In quel momento ho vissuto un senso di frustrazione professionale. La didattica messa in atto nelle
nostre classi è ben lontana da quella delle Indicazioni Nazionali, siamo ancora troppo legati alla
divisione delle discipline secondo una scansione oraria ben precisa ed operiamo in classi di 27/28
alunni nelle quali sembra difficile ogni attività che preveda un minimo movimento degli stessi.
Si lotta, inoltre, quotidianamente con un corpo dirigenziale che, arroccato nelle proprie posizioni, non
ascolta le problematiche presentate dalle docenti e molto spesso la sensazione che si vive è di
profonda solitudine.
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7) Lavoro ormai da vent’anni e ricordo che solo un corso di formazione nel quale eravamo i
partecipanti a dare un contributo, non laboratoriale, alla lezione, questa, si, che è un’innovazione!
Nella società di oggi, si parla di scuola che deve cambiare, ma di fatto tutto resta invariato, perché le
persone che ne fanno parte sono poco inclini al cambiamento, il quale, per molti, risulta sempre un
tuffo nel vuoto. Mettersi in gioco nella vita è difficile, ma può risultare un gesto di generosità nei
confronti di soggetti che rappresentano la società del domani. Molteplici sono state le emozioni che
ho provato nella visione del videoclip, e tante le riflessioni. Ma poi penso … tutti hanno
un’intelligenza emotiva tale da comprendere ed attuare ciò che la società di oggi richiede? Ogni
bambino è unico e irripetibile e la scuola omologata non può permettere ad essi una crescita adeguata
sotto tutti i punti di vista.
Scardinare quelle che sono le modalità utilizzate per anni è difficile, bisognerebbe credere fortemente
e andare avanti incondizionatamente.
Infatti, il docente di oggi deve essere un operatore socio-culturale, che svolge ruoli di mediazione, di
socializzazione, di promozione dei processi di apprendimento e di orientamento. L’apprendimento
non è più acquisire nozioni, ma un’elaborazione delle proprie esperienze, modificando il proprio
comportamento e la propria conoscenza per adattarsi in maniera autonoma alle sollecitazioni del suo
stato personale e dell’ambiente. L’insegnante, quindi, è colui che agevola, organizza e sollecita le
occasioni di apprendimento. Naturalmente la comunicazione è il mezzo privilegiato, ma un altro
fattore che condiziona l’apprendimento è la motivazione, che consiste nel dare stimoli emotivi,
affettivi, incoraggiando e sapendo rispettare i tempi personali.
Concludo dicendo che un buon insegnante deve sempre mettersi in discussione, riflettere sul proprio
stile di insegnamento, sugli eventuali insuccessi scolastici, sul disinteresse e la scarsa partecipazione.
Ma soprattutto, deve saper osservare gli alunni e mettersi in una condizione di ascolto attivo per poter
entrare nel loro mondo, così da analizzare e comprendere le loro problematiche.
8) Le mie emozioni in base al primo incontro sono state molto forti.
Non è stata la solita lezione piatta ma molto collaborativa e significativa quasi come una cooperativa
dove si è assunto un ruolo di competenza sociale ed educativa per la produttività all’efficienza
pregressa di ciascun membro responsabile del proprio lavoro.
9) L’insegnante deve creare in aula le condizioni più favorevoli all’apprendimento di tutti gli
studenti, anche di coloro che incontrano difficoltà in alcune discipline di studio.
La presenza di insegnanti motivati, attenti e preparati rappresenta un fattore di qualità per la
costruzione di un ambiente educativo accogliente.
Il docente deve ascoltare, accompagnare, osservare costantemente l’alunno e prendere in carico il suo
mondo con le sue scoperte, sostenerlo e incoraggiarlo durante il percorso di apprendimento.
10) NELLA CLASSE E NELLA SCUOLA E’ NECESSARIO INDIVIDUARE E REALIZZARE LE
CONDIZIONI COMUNICATIVE OTTIMALI PER FAR SENTIRE OGNI ALUNNO PARTE
ATTIVA ED INTEGRANTE DI UN GRUPPO. ACCOGLIERE SIGNIFICA ACCETTARE
L’ALTRO.
11) Davvero particolare il modo in cui è stato presentato questo “ennesimo” corso di formazione: mi
aspettavo la solita lezione frontale con visione di slide, tutta teoria e niente pratica.
E invece … magia! Nulla di tutto ciò, ma un incontro interattivo in cui tutte siamo coinvolte in prima
persona ed esprimiamo liberamente i nostri pensieri “guidati” da un coach che non si erge a
professore, ma è semplicemente uno di noi, con tante esperienze da condividere e con la voglia di
non farci annoiare. Lo ha dimostrato già dal primo contatto riguardante l’autobiografia cognitiva di
ognuna di noi ed ha continuato sia durante la fase del contratto (singolari gli stimoli offerti per
compilare i biglietti) che durante la visione delle videoclips. Queste ultime mi hanno affascinato
molto e ho appuntato delle sensazioni ricevute durante l’ascolto delle varie canzoni. Tutte, o quasi, e
in maniera diversa, mi hanno permesso di comprendere che al centro dell’apprendimento ci deve
essere un soggetto che acquisisca le competenze necessarie per raggiungere l’obiettivo fondamentale,
che è quello dell’educazione al pensiero critico, senza omologazioni, senza standardizzazioni e senza
l’assillo del tempo, ma semplicemente trovandosi in un ambiente in cui prevalgono la tranquillità, la
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gioia e l’allegria. Sinceramente in questo modo l’apprendimento sarà fantastico! Molto interessante è
stata anche la presentazione del curricolo verticale: ho voglia di saperne di più per poi sperimentarlo
con la mia classe.
12) E’ MOLTO IMPORTANTE RIUSCIRE A PENSARE LA SCUOLA COME UN CONTESTO
COMPLESSO, NEL QUALE ENTRANO IN GIOCO MOLTI FATTORI DELLA PERSONALITA’
DELL’INDIVIDUO SIANO ESSI ALUNNI O INSEGNANTI.
FATTORE ESSENZIALE E’ QUELLO RELAZIONALE.
PER LA VISIONE DELLE VIDEOCLIP: BELLISSIMO IL SIGNIFICATO DELLE CANZONI.
OTTIMA PRESENTAZIONE DEL CURRICOLO VERTICALE.
13) Insegnando da diversi anni, ho frequentato diversi corsi e spesso sono rimasta delusa, perché
troppo teorici, standardizzati, senza tener conto delle esigenze reali dell’utenza.
Anche ora mi sono presentata al 1° incontro un po’ sfiduciata, ma devo dire che l’approccio con il
formatore è stato un po’ insolito, tanto che mi ha ricordato l’insegnante del film “Stelle sulla Terra”.
Mi sono ritrovata con molte delle cose dette e ho provato un senso di libertà da tutti quei fattori che
“ci perseguitano durante l’anno”: programmazione, programmi, voti, verifiche …
La visione della prima videoclip, all’inizio mi ha suscitato sensazioni di oppressione, stress,
apparenza, conformismo per apprezzare poi, invece, le ultime che mi hanno fatto vivere un senso di
libertà, fiducia in sé, nelle proprie capacità.
La visione del curricolo verticale con i suoi nodi problematici ha messo ben in evidenza la necessità
di tener conto delle reali potenzialità del bambino.
Spero che le mie aspettative non vengano deluse, come spesso accade, e di arricchirmi sia
umanamente che professionalmente, riconoscendo che ciò può accadere solo se verrò motivata a
seguire il corso e sarò disponibile al confronto e alla critica.
14) Guardando questo filmato (The Wall) mi sono resa conto di quanto sia determinante il ruolo che
ha la scuola ed in particolare il maestro nella formazione della mente dei bambini.
Il video ha messo in evidenza la difficoltà, da parte dell’insegnante, di trovare il giusto equilibrio tra
l’essere troppo rigidi o troppo permissivi.
15) Il prof. Corrado Izzo ha saputo dare sicuramente un’impronta originale alla prima lezione del
corso poiché, se da un lato ha saputo suscitare in me un’iniziale stato d’ansia e timore, (perché non
riuscivo a comprendere il senso di quelle attività) dall’altro canto, senza che me ne rendessi conto,
quel tipo di approccio ha suscitato in me una certa tranquillità che mi ha ridato fiducia in ciò che
avrei dovuto affrontare. La visione dei tre filmati è stata emozionante e significativa poiché ha posto
la mia attenzione sull’importanza della giusta metodologia d’insegnamento che ogni docente
dovrebbe ricercare per garantire la formazione del cittadino e dell’uomo futuro che non può
realizzarsi se non si comprende che la centralità dell’individuo è il primo gradino da salire.
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ELABORATI N° 2 – 13/06/2017
RIFLESSIONE METACOGNITIVA
Fase 1: Fase di contatto/contratto e interazioni didattiche del formatore
Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta
durante la prima fase d’aula (restituzione fase contatto-contratto: mappa concettuale interattiva del
gruppo), con particolare riferimento a:
1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative;
2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di
apprendimento/insegnamento.
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4) Ancora una volta il prof. Corrado Izzo ha saputo sorprenderci.
E’ riuscito a cogliere il tratto personale di tutte noi avvalendosi semplicemente di tre indicatori:
colore, animale e canzone preferita. E’ stata un’esplosione di emozioni e senza che ce ne
accorgessimo siamo riuscite a condividere la voglia di stare bene insieme ascoltando e raccontandoci.
Tre ore di grandi emozioni senza mai perdere di vista l’obiettivo principale: la centralità del soggetto.
Una validissima metodologia per farci comprendere come poter scoprire e valorizzare ogni
personalità. Nella dinamica educativa è necessario partire dall’individuo se vogliamo formare
l’individuo del futuro.
5) La presentazione della mappa è stata molto interessante ed ha suscitato in me grande emozione,
determinata soprattutto dal constatare che quasi tutte le colleghe, per quello che le “conosco”,
rispondevano effettivamente alle caratteristiche individuate dal formatore.
Ho avuto modo di capire in questa seduta che una nuova modalità di lavoro del genere, applicata ai
bambini entusiasmerà tanto sia gli alunni che gli stessi docenti, favorendo un clima di condivisione e
soprattutto perché ogni alunno vivrà “il suo momento” che avrà tanto valore anche sull’autostima e
favorirà l’inserimento sociale anche dei bambini più problematici.
6)Pur essendo molto scettica all’inizio ho comunque deciso di fidarmi appunto per testare quanto
questo “gioco” potesse capire di me con le sole tre nozioni che richiedeva.
Il risultato è stato straordinario!
Oltre ogni mia immaginazione!
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Forse le parole non sono sufficienti a spiegare le emozioni che sono scaturite in me.
Mi sono sentita capita e a tratti anche imbarazzata per qualcosa che alla fine ha avuto come risultato
il colpirmi nel profondo.
7)Oggi il formatore del corso ha condiviso con tutte la mappa realizzata attraverso il brainstorming
esperienziale del primo incontro.
E’ stato sorprendente scoprire come, fornendo solo 3 indicazioni di gradimento (colore, animale e
canzone preferita) lui sia riuscito a stilare il profilo approssimativamente reale di ciascuno di noi.
Dico “approssimativamente” perché nella sua valutazione non ha tenuto conto degli elementi
ambientali e fisici che in quel momento influivano sul comportamento delle persone in aula. In ogni
caso, per molte di noi ci è andato davvero vicino!
Questo tipo di lavoro che lui ci propone abbassa il mio livello di percezione di competenze
professionali perché ho la sensazione che alla base di tale metodologia siano necessarie anche abilità
psicologiche ed una forte capacità di osservazione che purtroppo non sempre riesco ad esercitare
imprigionata, come sono, nelle mie infinite cose da fare e tormentata da un tempo che non è mai
abbastanza.
E’ chiaro che lui, nel formarci ad una didattica per competenze, smantelli un intero sistema ormai
amaramente consolidato nel nostro modo di essere docenti, ci metta in crisi,ci obbliga ad un riesame
profondo che ci fa sentire incapaci di svolgere il nostro lavoro.
La mia difficoltà, però, ha radici ben profonde perché io non sono troppo convinta che la scuola
debba mirare solo, o almeno prevalentemente, allo sviluppo di competenze.
Le famose conoscenze disciplinari che erano alla base del nostro sapere e della nostra formazione,
così com’erano strutturate, hanno creato generazioni di uomini che sapevano pensare. Dalla riforma
Moratti in poi si è voluto abbassare il livello di conoscenze degli alunni, basti pensare all’amara
rivoluzione dei programmi di storia e geografia o all’inspiegabile ampliamento dei contenuti di
matematica.
Per me, l’obiettivo principale della riforma è stato quello di svilire il livello culturale perché un
popolo che “pensa” dà fastidio a chi governa.
Credo fortemente che non si possa finire la classe quinta della scuola primaria senza conoscere
l’intera storia dell’uomo nella sua evoluzione culturale, industriale, politica e sociale. Non si può
concludere un percorso quinquennale senza sapere che oltre l’Italia e l’Europa ci sono altri
continenti, altri popoli, altre culture, altre tradizioni, altri cibi, altri profumi.
E’ giusto che il bambino abbia gli strumenti per saper fare, ma deve avere ben chiari i contenuti dove
andare a pescare le informazioni che gli servono. Ho la sensazione, invece, che ora la competenza
abbia preso il sopravvento assoluto, tanto la conoscenza è facilmente fruibile da internet … basta un
click!
E’ probabile che io della scuola non abbia compreso nulla e che forse sarebbe stato meglio se avessi
concluso il mio percorso universitario che mi portava altrove, ma mi piace sempre pensare che anche
la mia crescita professionale ed umana sia in un continuo stato di “work in progress”.
8) E’ stato un secondo incontro, ed ho provato un’emozione del tutto positiva associata ad un
particolare quadro fisiologico. Siamo state esaminate: ad ognuna di noi sono uscite le proprie
personalità mettendo in risalto le positività e le negatività. Nello stesso tempo si è creata una tale
concentrazione suscitandomi curiosità ed emotività al giudizio; mi è piaciuto tanto perché si è svolto
in maniera divertente e vivace, forse è uscito anche fuori un pizzico di gelosia e di malcontento
individuale.
9) LA SECONDA LEZIONE DEL CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLA VALUTAZIONE SI
E’ SVOLTA SULLA CONDIVISIONE CON TUTTO IL GRUPPO DELLA MAPPA
INTERATTIVA DEL GRUPPO STESSO, ELABORATA DA CORRADO.
MOLTO EMOZIONANTE, RILASSANTE E VERITIERA.
MI SONO RIVISTA DEL TUTTO NELLA SUA ESPOSIZIONE NON SOLIO SU DI ME, MA
ANCHE PER QUANTO RIGUARDA ALCUNE MIE COLLEGHE: QUELLE A ME PIU’ VICINE
E QUINDI CHE CONOSCO MAGGIORMENTE.
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10) Altre emozioni si sono avvicendate nel corso di questo secondo incontro. La visione della mappa,
dell’osservazione, dell’ascolto delle canzoni e del commento del relatore si ognuna di noi, è stato un
approfondire la conoscenza dell’altro, nonostante ci conoscessimo da qualche tempo.
Attraverso la costruzione della mappa stiamo diventando un gruppo, nel quale condividere le proprie
esperienze e abbandonare quel lavoro individualistico che contraddistingue alcune docenti.
All’interno di esso, ognuna di noi, è entrata in contatto con “la storia” dell’altro, per iniziare un
percorso di apprendimento e di miglioramento. Certo esso funzionerà quando ci sarà condivisione di
uno stesso impegno ed obiettivi comuni. Ma abbiamo gettato le basi per un lavoro lontano dalle
logiche che ci propinano, ma che ci arricchirà di una nuova esperienza che potremmo trasmettere ai
nostri alunni.
11) Dopo essere stata assente alla prima lezione, ho deciso, un po’ riluttante per l’orario a me non
molto congeniale, di seguire il corso sulla valutazione delle competenze (forse spinta anche delle
considerazioni positive delle mie colleghe circa la preparazione del referente).
Devo dire che sebbene fossi ancora un po’ scettica, mi sono ricreduta: la presentazione della mappa
interattiva del gruppo è stata davvero una bella idea!
3 ore volate via (senza pausa) trascorse insieme in un’atmosfera di curiosità e complicità. 3 ore di
piacere, condivisione e relax. Abbiamo cantato, alcune hanno ballato, ci siamo divertite.
Ci siamo “conosciute” un pochino di più e forse (almeno per me è così) abbiamo imparato qualcosa
in più: l’importanza di star bene insieme, ridere “rivelarsi” e, analizzandosi, valorizzarsi.
Questo è alla base di un insegnamento efficace! Bravo Corrado!
12) Nella mappa interattiva del gruppo, Corrado ci ha praticamente fotografate e, per quanto mi
riguarda, mi ha inquadrata completamente: io sono proprio come lui mi ha pensata!
Condividere questa mappa mi ha permesso di capire meglio le persone con le quali mi relaziono ogni
giorno e che spesso io non riuscivo ad “osservare”. Mettendole, invece, al centro ed osservandole con
più attenzione, mi sarà più semplice cogliere le particolarità di ognuna di loro. Forse questo lavoro
con gli alunni, credo che mi aiuterà a far emergere il meglio (o il peggio) di ognuno di loro senza
bisogno di schemi fissi.
Cosa accadrà nel prossimo incontro???
Sono molto curiosa!!!
13) E’ stato molto interessante scoprire alcuni lati sconosciuti del carattere di alcuni componenti del
nostro gruppo.
Ciò è importante perché se ci si conosce ci si relaziona meglio. Oggi ho scoperto delle persone
completamente diverse da quelle che conoscevo e questo mi ha aiutato a capire cose che non avevo
mai compreso.
14) Ieri mattina ho “vissuto” un incontro di formazione “spettacolare”, dove il formatore
(protagonista) è riuscito a catturare l’attenzione di tutti i docenti del corso, me compresa, nella
condivisione di una mappa concettuale.
La mappa era costruita su 3 risposte che potevano sembrare banali ma che hanno dato modo, allo
stesso formatore, di “conoscere” le docenti presenti (attenta osservazione a parte) e condividere col
gruppo queste “conoscenze”.
Ho percepito l’imbarazzo di alcune colleghe che si sentivano “lette dentro”, l’entusiasmo di chi stava
vivendo una situazione nuova, l’ansia di chi si mette in gioco, i dubbi nella validità di alcune
affermazioni.
Personalmente, e come sempre, nel mio modo di essere e vivere il mio lavoro anch’io ho ripensato al
mio modo di “fare scuola”, a quante volte mi “fermo” per parlare con gli alunni, per ascoltare i loro
vissuti, per cogliere le loro emozioni nella risposta provocata dalle stesse, per risolvere in maniera
positiva situazioni conflittuali e a quante volte invece lascio correre.
Presa dai miei dubbi e dai miei pensieri, dico a me stessa: Ogni evento di formazione sarà momento
di crescita.
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ELABORATI N° 3 – 14/06/2017
RIFLESSIONE METACOGNITIVA
Fase 1: Fase di contatto/contratto e interazioni didattiche del formatore
Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta
durante la prima fase d’aula (integrazione mappa concettuale interattiva del gruppo, avvio
presentazione relazione fase di contratto, discussione modelli di programmazione e valutazione in
ottica transdisciplinare, restituzione elaborato n. 1, visione videoclip “La linea d’ombra”), con
particolare riferimento a:
1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative;
2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di
apprendimento/insegnamento.
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7) Incontro alquanto movimentato quello di oggi! Sono venuti fuori molti dubbi ed interrogativi sul
modo di procedere nella stesura della programmazione.
Ogni formatore ci ha dato le sue indicazioni e noi, forse per inerzia o per paura del cambiamento,
siamo rimaste ancorate ai vecchi schemi.
Non nascondo che questo nuovo modo di programmare mi affascina e credo che riesca a ridurre
maggiormente l’ansia degli alunni in situazioni di apprendimento. Lavorare per nodi problematici
rispetta quella che è la centralità del soggetto e permette al docente di avere un chiaro profilo del
proprio alunno per poi poter procedere alla valutazione delle sue conoscenze e delle competenze
acquisite.
Oggi ho avuto la sensazione che ancora non siamo “gruppo” e spesso viene fuori l’individualismo.
8) Anche questo incontro è stato molto interessante sia dal punto di vista professionale che umano.
Le modalità d’insegnamento trasmesse dal formatore suscitano molto interesse “in noi alunni” e
stimolano ad apprendere.
A chi ha un buon approccio con le nuove tecnologie (pc e lim) sarà più facile utilizzarle.
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Tutto quanto mi è stato proposto mette in evidenza che è giunta l’ora di approcciarsi agli alunni in
modo diverso da come lo si fa in genere, proprio perché molti, anche se dotati intellettualmente, sono
apatici e demotivati. Invece sicuramente con questi approcci diversi gli alunni saranno più partecipi.
Mi auguro, come penso le mie colleghe, di riuscire a metterle in atto e di trarne i frutti certamente
sicuri.
9) L’esperienza vissuta il 14/06/17 è stata per me interessante e mi ha fatto riflettere molto.
Nella prima parte è stata condivisa la mappa concettuale dei docenti con:
↙ ↘
La correzione dell’errore da parte la condivisione delle preferenze espresse
del formatore dai docenti assenti al primo incontro
↓ ↓
Il docente che accetta e corregge i propri errori
con gli alunni:
Il docente non trascura nessun alunno, anzi crea
le condizioni per farli “sentire importanti”.
- non crea ansie nei bambini che commettono
errori
- insegna loro a correggerli spiegandone le
motivazioni del proprio e le modalità di
correzione
Personalmente mi sono sentita “sfiorare” da un’immagine molto delicata che mi rappresentava e
quando ho sentito le note della canzone scelta da me, è tornata quella sensazione, quella emozione
che a volte provo quando mi trovo tra la gente, tra amici, tra parenti e sento parole che non “mi
arrivano”, discorsi che non “mi appartengono” e allora mi rifugio nella luce dei miei pensieri.
Questa sensazione di trovarmi “fuori posto”, l’ho letta tante volte negli occhi dei miei alunni e ciò mi
è servito a riflettere su me stessa, sulle attività proposte e sulla metodologia applicata.
Una mattina mi sono accorta che un bambino della “mia” classe vagava sulla sua nuvoletta e,
catturata la sua attenzione, sono venute fuori le sue paure e le sue ansie per una nuova situazione
familiare che si stava presentando. Ne abbiamo parlato a lungo in classe, sono intervenuti diversi
compagni ed io “conducevo” la conversazione cercando di creare intorno a lui e all’intera classe un
clima sereno, disteso, dove ci poteva essere spazio anche per gli apprendimenti.
L’incontro di formazione è proseguito con una discussione sulle competenze in uscita, sui modelli di
programmazione e valutazione in ottica transdisciplinare.
La programmazione curricolare (annuale e settimanale) presentata, secondo me, favorisce
l’applicazione di metodologie (costruzione di mappe concettuali, problem solving, ricerca,
sperimentazione) efficaci e della didattica meta cognitiva. Tutti i bambini apprendono, anche quelli
con bisogni educativi speciali.
Per quanto riguarda la valutazione, media, moda e mediana sembrano un valido strumento per
l’insegnante che deve assegnare il voto.
L’incontro termina con la visione del videoclip “La linea d’ombra” di Jovanotti che ha provocato in
me una sensazione “di sollievo”, non mi sono sentita più sola; tutti come me si sentono responsabili
della loro “nave” e del fatto che condurla in un porto sicuro non è semplice, perciò certezze e
competenze professionali possono essere l’ancora di salvezza per docenti e alunni.
10) In questa terza lezione ci siamo un po’ allontanati dalla fase iniziale: rilassante e coinvolgente per
entrare a pieno nell’argomento. Imparare a leggere le Indicazioni Nazionali per poi valutare.
11) Il mio viaggio formativo continua e, questa volta, mi piace partire dall’evoluzione dei pensieri
che mi affollano la mente mentre ascolto il brano “La linea d’ombra” di Jovanotti.
Allora ripenso all’incarico importante che ho assunto scegliendo il mio ruolo e al fatto che sono “il
comandante di una nave” la cui rotta è la formazione delle generazioni future e la mia “responsabilità
nei confronti degli esseri umani che mi sono accanto”, è grande. Ogni azione, parola, sguardo,
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atteggiamento, sorriso contribuisce alla crescita di un bambino e alla percezione che quest’ultimo ha
di se stesso e del mondo.
Allora si naviga seguendo una “linea d’ombra” tra quello che è il mio passato e il futuro.
Questo viaggio può dare ansia, ci vuole coraggio perché il mio non è un lavoro qualunque, è
necessario mettermi in gioco continuamente, rinnovarmi, guardare verso orizzonti lontani. E’ una
lotta tra le certezze acquisite e il nuovo che non conosco, la paura è quella di sbagliare perché il mio
errore può ricadere sul “piccolo uomo” che mi è stato affidato.
12) E’ stato bello potersi conoscere attraverso una mappa interattiva di gruppo! Ho riconosciuto
molte delle persone presenti e … mi sono riconosciuta.
La prima reazione è stata quella di fare degli aggiustamenti, dei distinguo ma, poi, mi sono resa conto
che si trattava di una foto scattata su di me senza filtri, né preconcetti. Ero io, lì, in quella immagine,
un po’ sbigottita per quello che mi veniva detto. Vero! ……… un arancio che non contiene più il
“rosso” che si spegne per autocombustione. E’ il pericolo che ho sempre avvertito quando dicevo
“Ho paura di me quando non mi arrabbio più”. E lì a trovare mille giustificazioni: le delusioni, i
dolori solo sopiti, le rinunce, per non ferire, i sogni non realizzati…. Ma tutto questo fa male, molto
male e, forse, la voglia di non soffrire ha preso il sopravvento.
Con i grandi ho smesso di prestare il fianco.
A volte preferisco i rapporti formali. Come Paolo Sorrentino fa dire al suo “Youg Pope”, nella serie
televisiva, “I rapporti amichevoli sono pericolosi, si prestano ad ambiguità e fraintendimenti ….
Quelli formali sono limpidi, hanno regole che sono scolpite nella pietra …”
In fondo, anzi, di fatto, ho sempre cercato un rapporto con gli altri “umanamente connotato”, ho poco
giudicato e ho guardato negli occhi chi mi stava intorno, riuscendo a coglierne sempre lo stato
d’animo. Sono empatica, forse anche antipatica. Ma sono così! Con il mio piglio, ma con le mie tante
fragilità. Ho scoperto, poi, di avere un rapporto privilegiato con i bambini. Loro ti sentono, ti
annusano, ti percepiscono. A volte mi sorprende vedere come loro capiscano questo mio “I CARE”,
nonostante sia esigente. Ma in realtà i bambini capiscono molto di più di noi, hanno occhi che li
portano lontano.
Quando ero piccola ricordo che avevo una percezione del tempo molto allargata, non cronologica ma
l’ho perduta e me ne è rimasta solo la traccia. Forse è proprio questo che dobbiamo cercare di
stimolare nei bambini che ci sono affidati: ciò che ognuno può esprimere in modo unico e irripetibile.
E’ il “genere umano” che ce lo chiede!
Oggi, più di prima, la massificazione è globale. “The Wall” viene costruito e propagandato come
rimedio ai problemi che noi stessi abbiamo creato.
Forse, però, sto andando oltre.
Grazie per avermi fatto riflettere. ….
Ciao Gruppo Ciao Corrado
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ELABORATI N° 4 – 21/06/2017
RIFLESSIONE METACOGNITIVA
Fase 1: Prove di ingresso ed interazioni didattiche del formatore
Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta
durante la prima fase d’aula (restituzione 2 elaborati compito n. 2, presentazione mappa delle canzoni
dedicate al gruppo, visione videoclip “La linea d’ombra”, lettura della favola “L’isola dell’arca”,
presentazione relazione fase di contratto, presentazione modello di relazione e prove di ingresso,
restituzione elaborati compito n. 2) con particolare riferimento a:
1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative;
2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di
apprendimento/insegnamento.
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6) Ciò che ho trovato interessante scoprire durante questa lezione è il fatto che le prove di ingresso
somministrate all’inizio del nuovo anno scolastico devono essere le stesse che sono state presentate
al termine dell’anno precedente.
L’obbiettivo di quest’azione è valutare nel modo più preciso possibile, se i livelli di conoscenze e
abilità in uscita siano stati mantenuti o se invece, come spesso accade, ci sia una flessione in negativo
dei dati.
Questo, ovviamente, comporta un rallentamento del lavoro e la progettazione di attività di
consolidamento e recupero delle conoscenze/competenze in cui sono emerse le criticità.
La cosa altrettanto interessante è stata scoprire che le prove di ingresso non devono essere valutate
con voti, ma per parametrare i dati si fa un parallelo tra i voti precedenti ed i punteggi assegnati alle
prove per stabilire se quelle competenze sono state acquisite secondo questo schema:
SI
IN PARTE
NO
Il materiale che ci è stato fornito dal formatore risulta articolato e completo e può rappresentare un
valido strumento di analisi per attuare valutazioni significative per la pianificazione del lavoro del
docente.
7) Il nostro formatore Corrado, è una persona che non finisce di stupire, sembra stare nello stesso
mondo ma su due paralleli diversi: parla di metodi e mezzi, quello che alla fine tutti facciamo, ma
diverso uno dall’altro. Il soggetto in esame è il bambino, l’individuo su cui noi operiamo, il suo
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conoscere sia verbale o meno, spontaneo o appositamente stimolato. Il nostro obiettivo è quello di
migliorare la sua formazione educativa qualunque essa sia.
8) Non avendo svolto in giornata il compito relativo all’incontro del 21/06, mi ritrovo a scrivere dopo
quattro giorni e ho riportato alla mente alcuni momenti che posso sintetizzare così:
vissuti emotivi vissuti cognitivi
↓ ↓
Palpabile percezione che tante
docenti (forse tutte) vogliono “sapere”
per “saper fare”
Prove di ingresso
Utilizzo prove finali classe
precedente →riduzione dell’ansia da
parte degli alunni
Dubbi sull’utilizzo del
“materiale” di Corrado (ce la farò io?)
Valutazione delle abilità con
punteggi prestabiliti→oggettività nella
valutazione
Lettura della favola di Rodari
ho pensato ai bambini durante
l’ascolto di favole → massima
attenzione per trovarne la “chiave”.
Risultati con grafici
→immediatezza nella lettura
Confronto con risultati finali
anno precedente e valutazione
“orientativa” →progettazione attività
successive
9) Dopo la restituzione degli elaborati che, come al solito, è stato bello “accogliere” Corrado ci ha
presentato la mappa interattiva contenente le canzoni dedicate al gruppo, ognuna delle quali
focalizzava un aspetto cognitivo particolare.
La visione del videoclip “La linea d’ombra” di Jovanotti, che ho ascoltato con attenzione, mi ha
colpito molto. Il testo è profondo ed ho capito che per noi è giunto il tempo di operare delle scelte sul
modo di fare scuola, cambiare rotta con la consapevolezza che prendere una decisione comporta un
carico di responsabilità.
Ma, se ci crediamo fino in fondo, sicuramente avremo fatto la scelta giusta. Io voglio provarci e spero
che la nuova direzione possa rendere felice non solo me, ma anche e soprattutto i miei alunni.
Il materiale messo a disposizione da Corrado sicuramente mi tornerà utile e sarà per me uno spunto
proprio per operare il cambiamento.
10) L’esperienza quotidiana ci dice che la maggior parte dei problemi, delle difficoltà di relazione, le
opportunità perse nascono dalla difficoltà di comunicare.
Comunicare non è una dote innata e non si riduce esclusivamente all’atto di parlare o di scrivere.
Si tratta di una competenza relazionale che tutti possono imparare a migliorare … e ti assicuro che
non è una camminata in riva al mare, si avvicina più a una maratona che ti cambia la vita ad ogni
passo, ad ogni curva, ad ogni Km.
Ma devi decidere di partire e di farla con la preparazione giusta. Anche io mi sono trovata nella
situazione di non riuscire a farmi capire da chi mi stava vicino, in quanto non riuscivo a far capire le
mie esigenze e soprattutto le mie competenze e capacità.
Ti racconterei una bugia se ti dicessi che oggi la mia comunicazione è tutta “rose e fiori” e vado
d’accordo con tutti. Ma da quando ho deciso di partire la mia capacità di comunicare è diventata
molto più efficace.
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ELABORATI N° 5 – 22/06/2017
RIFLESSIONE METACOGNITIVA
Fase 1: Interazioni didattiche del formatore
Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta
durante la prima fase d’aula (restituzione elaborati compito n. 2, visione videoclip “Nu juorno
buono”, slide “Peculiarità condizione umana – Comprensione e ripetizione – Intenzione e
attenzione”, presentazione modelli di progettazione transdisciplinare, presentazione modelli di
valutazione con pesi differenziati e calcolo della moda, media e mediana – slide “Effetti discorsivi
della standardizzazione) con particolare riferimento a:
1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative;
2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di
apprendimento/insegnamento.
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3) Svolgo il compito a casa perché mi permette di “organizzare” le mie conoscenze e riflettere sulle
emozioni (che non imparerò mai a gestire!). E’ la risposta alla mia stessa domanda: - Che ci fai a
quest’ora a scrivere? Perché lo fai? ( ore 00.35)
E continuo.
- Mancano due incontri alla fine del corso ed io sono in grado di valutare le competenze acquisite dai
miei alunni?
- Ma Corrado?
Musica
Immagini
Strategie per l’attuazione di
processi cognitivi
↓
Riconoscere i processi attivati in noi?
↓
Riconoscere il ruolo che giocano le emozioni nell’apprendimento?
↓
“Esplorare” il suo materiale per collegare le nostre “conoscenze” (sulla programmazione e sulla
valutazione) con le nuove, proposte da lui?
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↓
Elaborare un “proprio” modo di programmare, insegnare e valutare?
↓
Utilizzare le sue mappe (copiare) per la programmazione e non portare una didattica innovativa in
classe = confusione per docenti e alunni!
Il nostro corso
↓
I docenti
↓
Scelgono l’idea/le idee (della lezione) che ritengono
Più importante, quella che li ha
Coinvolti di più (emotivamente e
cognitivamente)
↓
Organizzano l’idea/le idee mentalmente
E nel compito assegnato
↓
Rielaborano le conoscenze
↓
Le memorizzano (attraverso la ripetizione
e l’esercizio)
↓
E’ questa la didattica metacognitiva?
4) La parola “cambiamento” è una di quelle parole alle quali inevitabilmente si associano significati
emotivamente connotati, sia in senso positivo che negativo.
Per alcuni di noi questa parola rappresenta qualcosa di piacevole, desiderabile e di valore positivo,
mentre per altri potrebbe invece associarsi a sensazioni spiacevoli di minaccia, dolore psicologico o
preoccupazione.
Nell’ambito di ogni percorso il cambiamento rappresenta l’aspetto più importante e più impegnativo
ma anche quello meno conosciuto e più frainteso.
Spesso le persone si convincono che la fonte delle loro sofferenze sono gli altri e su di essi spostano
il fuoco dell’attenzione e le loro aspettative di cambiamento. Ma gli altri indipendentemente dalle
loro mancanze sono come sono e così restano finchè lo desiderano, mentre noi possiamo cambiare.
Il cambiamento permette, attraverso la consapevolezza e la conoscenza di sé, di modificare gli
schemi e gli automatismi responsabili dei comportamenti disfunzionali e indirettamente, grazie alla
maturazione di una realizzazione personale più libera e completa, di operare scelte relazionali più
adatte a sé.
“Imparare a cambiare adattandoci alla realtà che cambia intorno a noi, alle situazioni che cambiano,
ai sentimenti e alle emozioni che cambiano, è dunque un passo fondamentale per la crescita
personale”.
L’ “universo scuola” è in continua evoluzione ed in continuo movimento; i tentativi di restare
agganciati ad una situazione stabile nella speranza che non cambierà mai sono destinati a fallire ma
anche molto faticosi e dolorosi! Se non impariamo ad accettare il cambiamento e il continuo flusso
della realtà rischiamo di cristallizzarci in una forma rigida che prima o poi schiaccerà anche noi e le
sbarre della gabbia che prima ci proteggeva, diventeranno le sbarre della nostra prigione.
5) Il videoclip di Rocco Hunt, la cui visione è stata incentrata non tanto sul testo ma sulle immagini
proiettate, ci ha dimostrato che, proprio perché esistono tante differenze (nel nostro caso all’interno
di ogni gruppo-classe), dobbiamo prestare molta attenzione ad ogni bambino e alle loro famiglie
d’origine, abbassarci al livello di ognuno e abbattere tutti i muri esistenti.
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Si è passati poi alla fase di brainstorming in cui ognuna di noi doveva dare una risposta alla domanda
“Qual è la peculiarità della condizione umana?” Le risposte sono state molto diversificate e,
attraverso un gioco sulla lettura di alcune immagini tratte da un film, tutte siamo giunte alla
conclusione che l’uomo ha necessariamente bisogno di comunicare, non solo con la scrittura, ma
anche con i linguaggi non verbali e che la comunicazione deve essere intesa come confronto con
l’altro da sé.
Infatti il processo di apprendimento si struttura in 2 momenti: comprensione ( che deve essere
favorita in classe) e ripetizione/esercitazione ( che deve essere un processo continuo), inoltre,
affinchè si realizzino i processi di base, 2 sono le condizioni necessarie: intenzione (la voglia di
apprendere) ed attenzione( capacità di non farsi distrarre da niente).
Attraverso il modello di programmazione transdisciplinare, diviso per nodi problematici, siamo poi
giunte alla fase di valutazione non standardizzata degli apprendimenti con assegnazione di voti
attribuibili con il calcolo di media, moda e mediana. Tutto molto interessante!
6) Il 5° incontro è iniziato con la visione del videoclip “Nu juorno buono” di Rocco Hunt. Il nostro
formatore ricorre spesso a questo tipo di stimolazione cognitiva che risulta sicuramente molto
efficace.
Nel caso specifico, l’obiettivo di questa scelta era quello di farci riflettere su quanto è importante
avere fiducia nel cambiamento e di come esso può avvenire partendo dalle nuove generazioni. Di qui
la centralità del bambino come soggetto che apprende e intorno al quale ruota tutto il processo di
formazione. L’alunno deve essere costantemente stimolato e sollecitato perché mostri curiosità verso
ogni argomento o attività che gli viene proposta.
Per questo Corrado ricorre sempre al brainstorming rigorosamente “affiancato” a stimolazioni visive
e sonore. E’ un diverso modo di fare scuola che non trascura le conoscenze, ma mette in campo una
serie di strategie il cui scopo è rendere l’apprendimento semplice, divertente e coinvolgente.
L’alunno deve acquisire competenze che lo rendano “auto efficace” e gli diano la consapevolezza di
“potercela fare” anche quando le situazioni sembrano più complesse. E’ un processo di
apprendimento che parte dal favorire, in classe, la comprensione che deve essere poi consolidata
mediante la ripetizione e l’esercitazione sistematica. Alla fine di questo percorso si colloca la
verifica.
I processi di base di questo passaggio sono: l’intenzione e l’attenzione. La prima dipende
esclusivamente dall’alunno e dalla sua volontà di imparare, la seconda invece è a carico del docente
che deve attuare tutte le strategie per mantenere alta la concentrazione.
Durante questo corso ho capito anche cosa sia la programmazione transdisciplinare e come questa sia
lontana dalla programmazione disciplinare che ho sempre realizzato per le mie classi. E’ una
progettazione che parte da nuclei problematici che ruotano intorno al vissuto del bambino e si
sviluppa coinvolgendo tutte le discipline.
In questo quadro, la valutazione segue regole precise stabilite dalla matematica, in particolare la
valutazione dovrebbe rispondere a calcoli di media, moda e mediana per essere quanto più oggettiva
possibile.
Ciò suscita in me un po’ di perplessità perché credo che, nella scuola primaria, la valutazione non
possa essere legata ad un calcolo preciso, ma deve tener conto di diverse variabili: il singolo
soggetto, il suo punto di partenza e quello di arrivo, il percorso fatto, le difficoltà incontrate e la
volontà/capacità di superarle. L’alunno deve, se opportuno, essere premiato specialmente quando il
raggiungimento di un obiettivo gli è costato un grosso sacrificio.
Ad un certo punto, durante la lezione, si è discusso anche della validità o meno delle prove INVALSI
e sono stati presentati dal relatore tutti gli aspetti negativi di queste pratiche di valutazione
standardizzate i cui effetti collaterali ricadono sugli alunni e sul “sistema scuola”.
Il corso fino ad ora mi è piaciuto tanto e l’ho trovato stimolante perché offre diversi punti di
riflessione, ma sono convinta che tutti gli input offerti dal nostro relatore hanno bisogno di tempi più
lunghi di studio e maggiore approfondimento.
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ELABORATO N° 6 – 27/06/2017
RIFLESSIONE METACOGNITIVA CONCLUSIVA
La fase di formazione è terminata! Cosa porto via con me in termini di … emozioni vissute e
apprendimenti professionali?
1) Sono le ore 17.15 del 27 giugno, ci sono circa 35° di temperatura, non è propriamente la situazione
ideale per una riflessione limpida e incondizionata. Ad ogni modo, dirò, di getto, cosa mi resterà di
questo corso.
In primo luogo, il messaggio complessivo che, per me, è più significativo è l’attenzione alla
emotività, la necessità di riportare al centro delle pratiche didattiche la dimensione emotiva ed
affettiva.
Abbiamo sperimentato su noi stessi che, colpendo l’emotività, si attiva il processo cognitivo con il
massimo coinvolgimento del soggetto che apprende, con conseguente efficacia dell’azione didattica.
Questo significa anche mettere al centro di tutto il processo il soggetto nella sua globalità, evitando la
frattura tra sfera cognitiva ed emozionale.
A livello di apprendimenti ho ricevuto, direi, una bussola che mi orienta nella conoscenza delle teorie
della didattica per competenze, mi fornisce gli strumenti scientifici, normativi e teorici dai quali
partire per poter, autonomamente, operare i necessari approfondimenti per le applicazioni pratiche.
Al di là di tutto ciò, l’aspetto più importante ed incisivo, per me, è stato un altro.
Ciò che più mi ha arricchito professionalmente, è stato il fatto di sperimentare praticamente la
valenza di alcuni approcci metodologici e alcune strategie.
Mettendomi nel banco, ho indossato i panni degli alunni, mi sono immedesimata nella loro
situazione; ho potuto comprendere quali possano essere le difficoltà, le criticità, le problematiche
che, spesso, restano inespresse da parte dei bambini.
Ho accumulato un grosso tesoro da spendere nell’azione didattica quotidiana.
Grazie Corrado, semplicemente!
2) Quando si sceglie di frequentare un qualsiasi corso di aggiornamento lo si decide liberamente,
senza costrizione alcuna e sempre perché la persona possa trovare dei miglioramenti nel lavoro che
svolge prima per se stessa, poi per aiuto al prossimo.
Nel mio caso aiutare ogni giorno chi mi sta accanto mi dà il massimo della carica per fare sempre
meglio, mi fa sentire orgogliosa soprattutto se riesco a trarre il massimo anche da un bambino che
nella vita, per sua sfortuna è meno dotato nelle potenzialità di apprendimento.
Questo corso di aggiornamento su “La valutazione delle competenze” mi ha condotto ad una
maggiore riflessione sul lavoro che svolgo, e, in molti aspetti mi ci ritrovo con tutti gli argomenti
trattati dal relatore del corso.
3) Siamo giunti alla fine di questo percorso. Molte sono le emozioni suscitate in me dalla visione di
filmati, videoclip, mappe concettuali, relazioni, compiti letti e ascoltati: un grosso bagaglio che
porterò con me e di cui farò tesoro.
Diverse anche le perplessità su come, il prossimo anno scolastico, vorrò organizzare il mio lavoro
con gli alunni: ne sarò capace o mi servirà sempre l’aiuto di chi ne sa più di me?
Sicuramente sarò più attenta ai bisogni dei miei alunni, metterò loro al centro e intorno ai loro vissuti
farò ruotare tutto il mio lavoro: non sono alunni, ma esseri umani con le loro storie, le loro ansie, i
loro bisogni. Cercherò di insegnare loro che devono credere in se stessi, darò loro fiducia, rispetterò i
tempi di ognuno e non farò di certo la “corsa” per terminare il programma. Avrò certamente delle
difficoltà quando applicherò il nuovo modo di valutare, ma con gli input ricevuti spero di cavarmela.
Forse operare un cambiamento, alla mia età, è un po’ azzardato, ma io sono testarda (sono un ariete)
e so che, anche con le “ossa” rotte, ci riuscirò.
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Grazie Corrado per la tua voglia di farci cambiare!
4) Alla fine di questo corso diverso dagli altri fatti fino ad ora porto via un ricco bagaglio di emozioni
e soprattutto una grande voglia di cambiamento.
Porto via anche la speranza di continuare a lavorare come gruppo anche se consapevole delle
difficoltà che incontrerò e che dovrò affrontare.
Ma come si dice: “Volere è potere”. “Il cambiamento basta volerlo”.
5) Sicuramente la voglia di applicare quanto appreso, la simpatia e la preparazione del relatore che è
stato capace di scuotere ciascuno di noi sempre e solo allo scopo di farci riflettere su quanto attuato
nella pratica quotidiana, ancora di più mi sono convinta dei “danni” che forse inconsciamente
facciamo nella nostra azione educatrice quando non ascoltiamo l’altro!
Con presunzione posso dire di essermi ritrovata nei messaggi delle canzoni, dei filmati quando
ascolto i miei alunni, mi emoziono con loro!
Mi auguro che anche le mie colleghe, quelle un po’ più restie e troppo “professionali” scendano dal
piedistallo e si rendano conto di quanto gli alunni ci danno per la nostra crescita umana e
professionale!
Grazie! Il corso è servito a farmi sentire meno colpevole delle mie amarezze, arrabbiature quando
dico ai miei alunni “siete gli uomini del domani e dovrete essere ricchi dentro e non vuoti”
stimolandoli ad essere più attenti e rispettosi dell’altro.
Grazie di cuore!
6) Potrei scriverlo semplicemente così: è stata un’esperienza FORTE, da RICORDARE!...
Personalmente conferma ciò in cui credo da sempre: iniziare la mia giornata di lavoro sapendo che
ciascuno dei miei alunni mi aspetta con la gioia di apprendere, perché sanno bene che prima di
iniziare l’impegno nello studio, dobbiamo cantare e tante volte ascoltano le mie battute…
Il malessere che vivo da anni ha trovato riscontro, non importa se qualcuno che riveste il suo ruolo
importante non ti ha capita e non mostra di credere in me; è importante invece che io continui a
credere in ciascuno dei miei “cuccioli”, mi piace chiamarli così …
Trovare un “pazzo” come me che li vede ciascuno sotto i propri occhi, senza essere formali, che li
rende liberi nel dire la propria opinione e che sa aspettare i loro tempi così diversi l’uno dall’altro.
Avevo inizialmente affermato che mi bastava una frase, ma forse dovrei scrivere un libro….
Grazie perché hai saputo dire ciò che avrei da sempre voluto urlare per farmi capire…almeno tu sei
vero.
Voglio credere che ciascuno di noi possa farne tesoro …
E poi, sì, le emozioni, porto via con me il desiderio di attuare strumenti nuovi di valutazione che mi
sembrano più efficaci, più efficienti.
Uffà ma perché le cose belle durano così poco.
7) Il dispiacere che sia finito!
Sembra incredibile ma è così, non mi era mai capitato. Oggi nel cortile ho incontrato una collega che
mi ha detto: “Meno male, è finita!”. Io l’ho assecondata e le ho parlato del caldo, dell’orario. In realtà
so che questo corso è stata un’occasione, forse l’ultima, che ho avuto, per prendermi ciò che io
spesso non ho mai saputo cogliere, per timidezza, per pigrizia o perché non ho avuto, nel momento in
cui sarebbe stato fondamentale, chi credesse in me: la possibilità di dimostrare ciò che valgo. In
realtà ho sempre saputo di valere e molti mi hanno in più occasioni apprezzata, ma non sono mai
riuscita a vivere nella mia vita privata e in quella professionale, nel modo in cui immaginavo di poter
fare e di meritare.
E cosa c’entra questo corso?
E’ stata una di quelle occasioni in cui mi sono sentita apprezzata. E’ già capitato, ma adesso è stato
diverso.
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Sarà per l’età, ma in certi momenti non riuscivo a confessare la mia gioia.
Oggi mi è dispiaciuto essere stata al centro di un equivoco, che non voglio e non posso chiarire,
voglio solo chiedere scusa e ribadire il mio apprezzamento per la qualità delle lezioni a cui ho
assistito.
Dal punto di vista cognitivo ho avuto la conferma che ciò che conta, in ogni campo, è la bravura della
persona.
Abbiamo a disposizione strumenti innovativi che potremo utilizzare totalmente o in parte per
migliorarci e migliorare la nostra scuola. Ma resto convinta che anche nelle scuole del medioevo,
qualche buon maestro è riuscito, assecondando i propri alunni ed ascoltando i loro bisogni, ad
insegnare loro il modo per essere dei cittadini consapevoli e degli esseri umani responsabili.
8) Difficile non scrivere un romanzo per esprimere tutti i vissuti di questo corso. E’ stato già difficile
racchiudere le tante emozioni provate in un foglio di carta o poche righe, ma ci proverò ugualmente a
trovare un finale (anche se per ogni fine c’è un nuovo inizio!). L’importanza che Corrado ha dato alle
emozioni, mi ha fatto sentire meno “ridicola”, quando mi sono commossa per un compito o una frase
di un alunno. Spesso ho dovuto nascondere dietro una pesante maschera le mie emozioni.
Il coraggio di Corrado nel proporre un cambiamento, di credere in noi, di valorizzare il nostro modo
di essere, sentire, apprendere: tante emozioni!
Mi sento anch’io spinta al cambiamento, provo una profonda paura di non farcela, ma solo nel
programmare e valutare perché nel contatto con gli alunni mi sento sempre più forte (sono i bambini
che mi danno forza, coraggio e soprattutto mi offrono ogni giorno uno spunto nuovo per parlare con
loro, conoscerli e “sostenerli”).
A settembre sicuramente il mio primo giorno di scuola sarà diverso; ho sentito da Corrado troppe
volte “bambini al centro” per poterlo dimenticare o trascurare.
9) Questa “avventura” dal punto di vista emozionale mi ha dato tanto (mi è successo pochissime
volte).
Le capacità e soprattutto la sensibilità all’ascolto, il sorriso sempre presente sul viso di Corrado,
l’abilità di coinvolgere il gruppo senza annoiarlo, anzi!!!
Dal punto di vista degli apprendimenti nonostante i tempi ristretti ho scoperto nuovi modi di
organizzare il lavoro, nuovi approcci all’insegnamento, nuovi strumenti di verifica e valutazione.
Spero solo che questa esperienza sia solo un punto di partenza.
Grazie Corrado
10) Di sicuro l’aver vissuto momenti di forti emozioni scaturite dalla visione di filmati o dall’ascolto
di canzoni che il nostro formatore ha utilizzato per farci arrivare messaggi che difficilmente
dimenticheremo e che ci forniranno spunti per realizzare le nostre future attività.
E poi l’avere la mente più libera da dubbi su come utilizzare strumenti e tecniche per valutare.
Confesso di aver cominciato questo corso più per dovere che non perché sperassi di avere i necessari
chiarimenti, ma la sensazione che alla mia esistente confusione si aggiungessero altre inutili
chiacchiere teoriche è svanita ben presto.
Non dico che adesso ho capito tutto e che tutto ciò che ho sentito mi è sufficiente, ma almeno non
ripenserò alle ore trascorse come a una mera perdita di tempo.
11) Come detto all’inizio, il formatore si è posto in modo informale, al di fuori dei soliti canoni, e
così è stato durante tutto il corso.
Nell’ascoltarlo ho più volte provato un senso di liberazione e più volte mi sono passati davanti agli
occhi i volti di alcuni alunni con difficoltà di scrittura e di apprendimento non certificati ed ho capito
che spesso con le sue “scartoffie” e “roba varia” fa molto male a questi bambini sul piano
psicologico, soprattutto laddove impone tempi.
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Ho capito attraverso questo corso che è possibile insegnare rispettando le diversità se non ci facciamo
“imprigionare”.
Tutto dipende da noi docenti!!! Abbiamo ricevuto tanti input e spero tanto che tutto quello che
abbiamo “ascoltato”, tutti i suggerimenti ricevuti, le strategie (facendo sempre riferimento alle
Indicazioni Nazionali) siano il nostro supporto lungo la strada che abbiamo ancora da percorrere con
i nostri alunni.
Corrado è una persona speciale e trasmette la voglia di insegnare e di superare tutte le difficoltà che
si incontrano durante il nostro percorso.
Spero di avere, insieme alle colleghe che sono state compagne di viaggio, il coraggio e l’entusiasmo
di porre in atto gli apprendimenti acquisiti durante questa formazione e spero di trovare lungo la
strada che devo ancora percorrere “tanti Corrado”.
12) SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DI QUESTO CORSO DEVO DIRE PER ME
SPERIMENTALE!!! E’ STATO UN CORSO DIVERSO DAGLI ALTRI, “FRIZZANTE” GRAZIE
AL NOSTRO FORMATORE, CHE CI HA FATTO CAPIRE CHE FARE SCUOLA NON
SIGNIFICA SOLO “SPIEGARE”, “ASSEGNARE COMPITI”, “INTERROGARE” ECC..MA
SIGNIFICA SOPRATTUTTO, METTERE AL CENTRO DI TUTTO IL BAMBINO, SAPER
ASCOLTARLO, CAPIRE I SUOI PROBLEMI E PERCHE’ NO LASCIARLO STARE QUANDO
NON HA VOGLIA DI FARE NIENTE, ANZICHE’ COME A VOLTE CAPITA CI
ARRABBIAMO E MAGARI CAPITA ANCHE LA PUNIZIONE. EBBENE, IO DA QUESTO
CORSO HO RICEVUTO TANTO E HO IMPARATO TANTO, IN PRIMIS “L’ASCOLTO” CHE
SICURAMENTE FARO’ CON I MIEI BAMBINI, E POI TANTE NOVITA’ SU COME FARE
SCUOLA OGGI CHE A ME MANCAVA. PERCIO’, CARO CORRADO, TI RINGRAZIO DI
TUTTE LE EMOZIONI CHE CI HAI FATTO VIVERE: DALL’ASCOLTO DEI BELLISSIMI
BRANI CANTATI DA ARTISTI FAMOSI, DALLA NOSTRA PRESENTAZIONE: ANIMALE,
COLORE, CANZONE E VIA COSI’. SPERO DI INCONTRARTI IN UN PROSSIMO CORSO
PER ALTRE BELLE EMOZIONI.
CIAO E GRAZIE
13) IN QUESTO CORSO DI FORMAZIONE SONO STATA MOLTO BENE. LA VISIONE E I
VIDEO CLIP CHE IL RELATORE HA MESSO IN AUDIO-VISIONE, HANNO TIRATO FUORI
IN ME MOLTE EMOZIONI CHE NON SEMPRE MI SOFFERMO A PROVARE PRESA DA
TANTE COSE IN QUESTA VITA FRENETICA.
E’ STATO UN MOMENTO DI CONFRONTO CON IL GRUPPO. ATTRAVERSO QUESTO
CORSO HO APPRESO CHE BISOGNA USCIRE DAGLI SCHEMI PER POTER OPERARE AL
MEGLIO LA MIA PROFESSIONALITA’.
14) SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DEL CORSO E MI DISPIACE TANTO PERCHE’ CON TE
E’ STATA UN’AVVENTURA CONTINUA E TU SEI STATO IL NOSTRO CAPITANO.
CON QUESTO CALDO E’ STATA UNA “FATICA” SEGUIRTI, MA VALE TUTTA LA FATICA
FATTA; E’ COME SE VALE!
E NON MI RIFERISCO “SOLO” AL MOMENTO DEL TUO ARRIVO, QUANDO TUTTI TI
ABBIAMO FATTO I COMPLIMENTI.
IL RISULTATO E’ STATO SODDISFACENTE! OLTRE OGNI IMMAGINAZIONE.
GRAZIE PER TUTTO QUELLO CHE CI HAI INSEGNATO.
15) CREDO CHE QUESTO CORSO MI ABBIA ARRICCHITO SOTTO TUTTI I PUNTI DI
VISTA.
HO VISSUTO BELLE EMOZIONI SIA NELLA INIZIALE, ALLEGRA CONDIVISIONE DELLA
MAPPA INTERATTIVA DELLE DOCENTI, SIA NELLA VISIONE DI VIDEOCLIP CHE, DI
VOLTA IN VOLTA, IL FORMATORE HA SCELTO E CI HA PROPOSTO.
44
HO ASCOLTATO CANZONI CHE SPESSO NON CONOSCEVO MA CHE RIVISITATE IN
UN’OTTICA SCOLASTICA MI HANNO RIVELATO QUALCOSA DI PROFONDO.
CANZONI E VIDEO CHE AVEVANO UN FILO CONDUTTORE, “CREDERE” SEMPRE IN
CIO’ CHE SI FA PER SUPERARE LA “LINEA D’OMBRA”, PER TROVARE “LA CURA”, PER
ASCOLTARE E INCORAGGIARE, PER GUIDARE, NUTRIRE LA FAME DI SCOPRIRE IL
MONDO E CAPIRE CHI SIAMO O VOGLIAMO ESSERE.
OLTRE AD AVERMI DATO MOLTE INDICAZIONI SU COME FARE UNA PIU’ CORRETTA
VALUTAZIONE BASATA SU VERIFICHE OGGETTIVE E COME CREARE UNA
PROGRAMMAZIONE ANNUALE E SETTIMANALE PARTENDO DALLE INDICAZIONI
NAZIONALI (COSA CHE IN MANIERA DIVERSA GIA’ FACEVO), HA CONSOLIDATO IN
ME LA VOGLIA DI QUALCOSA DI DIVERSO, IL DESIDERIO DI FARE SCUOLA IN
MANIERA NUOVA, PONENDO “SERIAMENTE” AL CENTRO
DELL’APPRENDIMENTO/INSEGNAMENTO L’ALUNNO.
16) Il corso è ormai alle battute finali, è cominciato in un clima di stanchezza di fine anno e si è
sviluppato anche in ore pomeridiane quando il caldo e la fatica fanno sentire ancora di più la loro
pressione.
Sin dall’inizio, però, il nostro formatore ha utilizzato strategie mirate a conoscere la parte più intima
del gruppo che gli era stato affidato. Le prime due lezioni sono state impostate seguendo proprio
questa direzione: conoscere e conoscersi, Per la prima volta un relatore non veniva ad indottrinarci di
contenuti, a volte incomprensibili e poco spendibili nella pratica, ma attraverso l’utilizzo di videoclip
e brainstorming ci faceva riflettere su quanto sia fondamentale porre il bambino al centro di tutto il
processo formativo.
Il bambino con la sua storia, il suo bagaglio esperienziale, le sue ferite, le sue vittorie e le sue
sconfitte deve trovare nell’insegnante colei che “lo prende per mano, lo rialza e gli dice di fidarsi”.
Cambia completamente la prospettiva, ora è la condizione umana dell’alunno il punto di partenza per
ogni attività e il docente ha il dovere morale e professionale di non trascurarla mai.
Il corso mi è piaciuto tantissimo, l’ho trovato stimolante e mi ha dato diversi spunti di riflessione e
delle indicazioni per reimpostare il mio lavoro, resta tuttavia la consapevolezza che sarebbero stati
necessari tempi più lunghi per entrare nel metodo delle azioni.
Ciò che mi porto dietro è la consapevolezza che il cambiamento è possibile, l’ho sperimentato, ma
resta la paura di non riuscire da sola! Mi auguro di poter intraprendere questo nuovo viaggio
supportata da un gruppo di lavoro che ha condiviso le mie emozioni e le mie esperienze. Grazie
Corrado per averci consegnato una visione diversa del nostro modo di essere insegnanti.
17) Inizio dalla fine: la visione del filmato “Il primo giorno di scuola che vorrei”.
La prima considerazione è stata quella di capire cosa vuol dire “l’Insegnamento è un’arte”. L’arte
rappresenta quanto di più alto a livello emotivo, cognitivo ed espressivo, l’uomo possa raggiungere.
Ed è proprio questo che ho pensato in questi momenti. L’arte di insegnare! Nel corso degli anni sono
stati tanti i percorsi attivati ed i libri letti su come diventare dei bravi professionisti. Forse però, e non
parlo a livello personale, abbiamo perso di vista quanto di più creativo e “produttivo” possiamo
mettere in campo quando svolgiamo questo meraviglioso “mestiere”.
Il mestiere è quello che si impara giorno per giorno, avendo sì delle conoscenze, ma sperimentando
ogni momento quelle che sono le piste migliori per raggiungere un obiettivo.
Personalmente ancora provo forti emozioni quando penso a quando mi relaziono con i bambini;
quando sono capace di cogliere le loro emozioni, i loro dubbi e di saper dare loro la risposta. Credo
che questo corso abbia dato un contributo importante a tutti noi nel recupero di quell’umanità, a volte
perduta, nel rapporto con i bambini, ed anche con i colleghi. Se resterà traccia di tutto questo e “non
sarà tutto dimenticato” sarà stato un successo. Troppo spesso ci perdiamo nei rivoli delle “inutili
cose”, dei falsi problemi e di un individualismo che ci sta facendo perdere di vista quanto sia
importante l’unico, vero, primo valore della nostra vita: l’umanità che c’è in ognuno di noi. Troppo
spesso ce ne dimentichiamo.
45
Vivo con grande sofferenza questo aspetto della mia professione: dove non c’è umanità c’è chiusura
e svilimento del proprio agire.
E non c’è progresso, né significatività.
La significatività, anche nelle piccole cose, rimanda ad una visione della vita e dei rapporti che ti
aiuta a dare un “senso” a ciò che fai. Il senso che dobbiamo trasmettere ai bambini che, troppo
spesso, sono influenzati da falsi miti ed effimere gioie. Pensavo guardando il filmato del Panda a
quante volte anche le famiglie non permettono ai loro “piccoli alberi” di fiorire naturalmente.
Vogliamo troppo, tanto, tutto da questi piccoli “fiori dell’uomo” che debbono omologarsi ai modelli
imperanti. E noi che crediamo di far capire che ogni bambino ha diritto ai propri tempi, ai propri
“limiti”, ma non per questo debba sentirsi diverso o non adeguato.
Riappropriarsi di una dimensione umana e che rispetti ogni singolo alunno.
Partiamo da qui. Poi, forse con molta, difficoltà riusciremo ad affrontare un metodo di valutazione
che sia “equo e solidale” . Voglio crederci.
Ciao Corrado

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  • 1. 1 ALLEGATO 3 ”Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio ed infinito.” Antoine de Saint Exupery AUTOBIOGRATIVE COGNITIVE DIARIO DI BORDO ELABORATI N° 1 – 7/06/2017 RIFLESSIONE METACOGNITIVA Fase 1: Fase di contatto/contratto e interazioni didattiche del formatore Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta durante la prima fase d’aula (fase contatto-contratto, visione videoclip, presentazione modello di curricolo verticale), con particolare riferimento a: 1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative; 2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di apprendimento/insegnamento.
  • 2. 2
  • 3. 3
  • 4. 4 4) IL CORSO DI FORMAZIONE SULLA VALUTAZIONE CHE HO INIZIATO IN QUESTI GIORNI È UN PO’ PARTICOLARE E DIVERSO PER IL MOMENTO DA TUTTI I CORSI CHE HO FATTO. DIVERSO PROPRIO AD INIZIARE DALL’APPROCCIO CHE HA AVUTO IL RELATORE CON NOI DOCENTI. INOLTRE A ME IN QUESTA PRIMA LEZIONE MI È SEMBRATO CHE SIAMO STATI NOI CORSISTE AD ESSERE VALUTATE. PARTICOLARI SONO STATI ANCHE I VIDEOCLIP PROIETTATI, SOPRATTUTTO IL PRIMO È STATO MOLTO TOCCANTE E MI HA FATTO RIFLETTERE SUL NOSTRO ESSERE STANDARDIZZATI NELL’ESERCIZIO DELLA NOSTRA PROFESSIONE. 5) Fin dalla fase di contatto e contratto, il sentimento immediato è stato lo stupore, perché le due attività mi sono sembrate insolite rispetto a ciò che immaginavo sarebbe stata la lezione, mi aspettavo un’impostazione accademica. Del resto, già la presentazione che il formatore ha fatto di se stesso mi ha spiazzata. Ponendosi subito come inter pares, mi ha trasmesso un senso di fiducia e rassicurazione. Ho pensato che avrebbe compreso le nostre istanze formative e le criticità della nostra attività quotidiana. Durante la fase di contatto, dopo un primo breve momento di noia, è subentrata la curiosità. Mentre le colleghe esponevano le loro preferenze, è stato spontaneo, in me, provare ad ipotizzare dei tratti della loro personalità sulla base della risposta data. Nella fase di contratto mi ha disturbata la velocità di esecuzione che mi è stata imposta, ho avvertito in me una sensazione sgradevole. Alla fine dell’attività ho provato di nuovo stupore, per i motivi che esporrò: la richiesto di esplicitare le aspettative sulle azioni dell’intero gruppo mi ha suscitato un senso di appartenenza. Mi ha pungolato nel vivo del mio essere docente i fatto di dover esprimere un’aspettativa nei confronti del formatore, perché mi ha ricordato che il nostro primo dovere è quello di non disattendere le aspettative degli alunni. La visione dei videoclip è stata di forte impatto emotivo, la canzone “Controvento” mi ha commosso. Mi ha evocato vissuti di alcuni miei alunni che esprimono in vari modi il proprio disagio. Per quello che mi è possibile, provo a comprenderli e ad aiutarli. La canzone mi ha, in un certo senso, ancora agitato: che si risolva “poco o niente”, l’importante è avere la disponibilità ad ascoltare, a supportare nelle difficoltà della scuola e della vita, “esserci e viaggiare accanto”. L’ultima fase della lezione ha generato in me tanta frustrazione, perché mi è apparsa, più chiara del solito, l’avvilente dicotomia tra l’essere e il dover essere della nostra scuola, come sistema. VISSUTI COGNITIVI SPUNTI E RIFLESSIONI 1 – Un docente, pur sapendo mantenere il giusto livello di autorevolezza necessario al suo ruolo, deve subito mostrarsi in grado di comprendere le più eterogenee esigenze degli alunni, al fine di rassicurarli ed ottenere la loro fiducia. 2 – La fase di contatto e contratto mi subito apparsa una valida metodologia per mettere al centro del corso il soggetto che apprende, con il suo background e le sue aspettative rispetto al percorso formativo. Io stessa, rispondendo alle tre domande della fase di contatto, ho condiviso di me due informazioni su quelli che sono due poli importanti della mia vita, due delle mie più grandi passioni. In maniera meno strutturata, penso che ciò avvenga anche quando veniamo in contatto con nuovi alunni, quando chiediamo loro il nome e informazioni che riguardano le loro esperienze pregresse, le abitudini di vita. 3 – Il disagio che ho provato , per l’imposizione del tempo da dedicare all’attività di contratto, mi ha fatto indossare i panni degli alunni, aiutandomi a sperimentare su me stessa che spesso, imporre ad essi un tempo limite per le attività, può inibire o depotenziare l’esito o la piena espressione delle capacità. 4 – Bisogna favorire nella classe la consapevolezza che l’efficacia del percorso formativo dipende non solo dalle azioni individuali, ma dalla corresponsabilità di tutti i soggetti coinvolti, compreso il docente. 5 – Riguardo ai contenuti dei videoclip, le riflessioni che emergono sono le seguenti: nella scuola attuale l’omologazione, in vari modi, tende ad imporsi come regola di sistema, purtroppo. A volte,
  • 5. 5 inconsapevolmente, tendiamo ad “inquadrare” i bambini che manifestano, in vari modi, il loro essere “diverso”, pretendendo di riportare il loro comportamento o le loro modalità espressive entro i ranghi di una presunta normalità. In tal modo, invece di insegnare loro a saper andare “controvento”, li abituiamo a farsi trasportare dal vento della massificazione fisica e mentale. L’ultima riflessione riguarda la “leggerezza”, l’allegria, la spensieratezza che dovrebbe sempre essere il clima della permanenza a scuola: bisognerebbe saper creare un ambiente in cui prevalga la piacevolezza dell’imparare e dello stare insieme. 6 – Veicolare concetti e contenuti con immagini e musica è un’efficace strategia didattica, perché, oltre a coinvolgere la sfera cognitiva e stimolare la riflessione, ha un forte impatto sulla sfera emotiva. Ciò permette di mantenere vivi attenzione ed interesse, anche in una fase avanzata della lezione, quando attenzione ed interesse tendono a diminuire. Ancor più vale per i bambini, per i quali la musica è un linguaggio significativo. 6)Mercoledì scorso è cominciato un nuovo corso relativo alla valutazione delle competenze. L’approccio iniziale con il formatore è stato positivo perché nella prima fase di contatto è ricorso al brainstorming esperienziale, tecnica spesso utilizzata anche da me nell’approccio con un nuovo gruppo classe. Successivamente ci è stata richiesta la compilazione di post it che, sistemati alla lavagna, avrebbero dato forma ad un albero il cui scopo è esprimere i bisogni formativi, le aspettative e gli impegni di ciascuna di noi rispetto al corso. Questa fase, un po’ veloce nella sua struttura, mi ha messa a disagio e mi ha fatto pensare a come, a volte, cerchiamo di racchiudere le esperienze e le aspettative degli alunni che ci sono affidati in tempi “ristretti” che di fatto limitano la libertà espressiva di ciascuno. In seguito il formatore ci ha proposto la visione di alcuni videoclip il cui scopo era quello di riflettere sul ruolo educativo e formativo della scuola. Questo è stato un momento emozionante perché io credo fortemente nella forza delle canzoni e di come possano essere un valido strumento di comunicazione e di confronto. La canzone arriva prima di ogni altra cosa, entra nell’anima e nella testa e rimane impressa. Il percorso seguito dal formatore è partito dalla visione del videoclip “Another brick in the wall” per riflettere su come la scuola abbia cercato di omologare intere generazioni di uomini e come questo abbia portato a risultati nefasti per l’intera società. Gli altri brani scelti sono stati: Controvento, Scuola rap, Senza fare sul serio e Pensa. La scelta, ovviamente, è stata mirata perché attraverso questo percorso il formatore ci invitava a riflettere su come gli insegnanti, nello svolgimento del loro ruolo di educatori, debbano promuovere una formazione che miri “ad ascoltare il sogno” di ciascuno in silenzio anche se ciò comporta un viaggio controvento. Noi invece cadiamo spesso nella tentazione di andare come va il vento ricadendo nell’errore dell’omologazione come già qualche tempo fa denunciavano i Pink Floyd. Gli altri videoclip ci invitavano a considerare la scuola con “più leggerezza” nel senso che essa deve diventare un luogo di apprendimento piacevole e stimolante per ogni alunno senza perdere di vista un obiettivo fondamentale cioè la formazione del pensiero critico di ciascuno. Infine il formatore ci ha parlato del curricolo verticale che è qualcosa che esiste già da tempo e di cui abbiamo già sentito parlare più volte. In quel momento ho vissuto un senso di frustrazione professionale. La didattica messa in atto nelle nostre classi è ben lontana da quella delle Indicazioni Nazionali, siamo ancora troppo legati alla divisione delle discipline secondo una scansione oraria ben precisa ed operiamo in classi di 27/28 alunni nelle quali sembra difficile ogni attività che preveda un minimo movimento degli stessi. Si lotta, inoltre, quotidianamente con un corpo dirigenziale che, arroccato nelle proprie posizioni, non ascolta le problematiche presentate dalle docenti e molto spesso la sensazione che si vive è di profonda solitudine.
  • 6. 6 7) Lavoro ormai da vent’anni e ricordo che solo un corso di formazione nel quale eravamo i partecipanti a dare un contributo, non laboratoriale, alla lezione, questa, si, che è un’innovazione! Nella società di oggi, si parla di scuola che deve cambiare, ma di fatto tutto resta invariato, perché le persone che ne fanno parte sono poco inclini al cambiamento, il quale, per molti, risulta sempre un tuffo nel vuoto. Mettersi in gioco nella vita è difficile, ma può risultare un gesto di generosità nei confronti di soggetti che rappresentano la società del domani. Molteplici sono state le emozioni che ho provato nella visione del videoclip, e tante le riflessioni. Ma poi penso … tutti hanno un’intelligenza emotiva tale da comprendere ed attuare ciò che la società di oggi richiede? Ogni bambino è unico e irripetibile e la scuola omologata non può permettere ad essi una crescita adeguata sotto tutti i punti di vista. Scardinare quelle che sono le modalità utilizzate per anni è difficile, bisognerebbe credere fortemente e andare avanti incondizionatamente. Infatti, il docente di oggi deve essere un operatore socio-culturale, che svolge ruoli di mediazione, di socializzazione, di promozione dei processi di apprendimento e di orientamento. L’apprendimento non è più acquisire nozioni, ma un’elaborazione delle proprie esperienze, modificando il proprio comportamento e la propria conoscenza per adattarsi in maniera autonoma alle sollecitazioni del suo stato personale e dell’ambiente. L’insegnante, quindi, è colui che agevola, organizza e sollecita le occasioni di apprendimento. Naturalmente la comunicazione è il mezzo privilegiato, ma un altro fattore che condiziona l’apprendimento è la motivazione, che consiste nel dare stimoli emotivi, affettivi, incoraggiando e sapendo rispettare i tempi personali. Concludo dicendo che un buon insegnante deve sempre mettersi in discussione, riflettere sul proprio stile di insegnamento, sugli eventuali insuccessi scolastici, sul disinteresse e la scarsa partecipazione. Ma soprattutto, deve saper osservare gli alunni e mettersi in una condizione di ascolto attivo per poter entrare nel loro mondo, così da analizzare e comprendere le loro problematiche. 8) Le mie emozioni in base al primo incontro sono state molto forti. Non è stata la solita lezione piatta ma molto collaborativa e significativa quasi come una cooperativa dove si è assunto un ruolo di competenza sociale ed educativa per la produttività all’efficienza pregressa di ciascun membro responsabile del proprio lavoro. 9) L’insegnante deve creare in aula le condizioni più favorevoli all’apprendimento di tutti gli studenti, anche di coloro che incontrano difficoltà in alcune discipline di studio. La presenza di insegnanti motivati, attenti e preparati rappresenta un fattore di qualità per la costruzione di un ambiente educativo accogliente. Il docente deve ascoltare, accompagnare, osservare costantemente l’alunno e prendere in carico il suo mondo con le sue scoperte, sostenerlo e incoraggiarlo durante il percorso di apprendimento. 10) NELLA CLASSE E NELLA SCUOLA E’ NECESSARIO INDIVIDUARE E REALIZZARE LE CONDIZIONI COMUNICATIVE OTTIMALI PER FAR SENTIRE OGNI ALUNNO PARTE ATTIVA ED INTEGRANTE DI UN GRUPPO. ACCOGLIERE SIGNIFICA ACCETTARE L’ALTRO. 11) Davvero particolare il modo in cui è stato presentato questo “ennesimo” corso di formazione: mi aspettavo la solita lezione frontale con visione di slide, tutta teoria e niente pratica. E invece … magia! Nulla di tutto ciò, ma un incontro interattivo in cui tutte siamo coinvolte in prima persona ed esprimiamo liberamente i nostri pensieri “guidati” da un coach che non si erge a professore, ma è semplicemente uno di noi, con tante esperienze da condividere e con la voglia di non farci annoiare. Lo ha dimostrato già dal primo contatto riguardante l’autobiografia cognitiva di ognuna di noi ed ha continuato sia durante la fase del contratto (singolari gli stimoli offerti per compilare i biglietti) che durante la visione delle videoclips. Queste ultime mi hanno affascinato molto e ho appuntato delle sensazioni ricevute durante l’ascolto delle varie canzoni. Tutte, o quasi, e in maniera diversa, mi hanno permesso di comprendere che al centro dell’apprendimento ci deve essere un soggetto che acquisisca le competenze necessarie per raggiungere l’obiettivo fondamentale, che è quello dell’educazione al pensiero critico, senza omologazioni, senza standardizzazioni e senza l’assillo del tempo, ma semplicemente trovandosi in un ambiente in cui prevalgono la tranquillità, la
  • 7. 7 gioia e l’allegria. Sinceramente in questo modo l’apprendimento sarà fantastico! Molto interessante è stata anche la presentazione del curricolo verticale: ho voglia di saperne di più per poi sperimentarlo con la mia classe. 12) E’ MOLTO IMPORTANTE RIUSCIRE A PENSARE LA SCUOLA COME UN CONTESTO COMPLESSO, NEL QUALE ENTRANO IN GIOCO MOLTI FATTORI DELLA PERSONALITA’ DELL’INDIVIDUO SIANO ESSI ALUNNI O INSEGNANTI. FATTORE ESSENZIALE E’ QUELLO RELAZIONALE. PER LA VISIONE DELLE VIDEOCLIP: BELLISSIMO IL SIGNIFICATO DELLE CANZONI. OTTIMA PRESENTAZIONE DEL CURRICOLO VERTICALE. 13) Insegnando da diversi anni, ho frequentato diversi corsi e spesso sono rimasta delusa, perché troppo teorici, standardizzati, senza tener conto delle esigenze reali dell’utenza. Anche ora mi sono presentata al 1° incontro un po’ sfiduciata, ma devo dire che l’approccio con il formatore è stato un po’ insolito, tanto che mi ha ricordato l’insegnante del film “Stelle sulla Terra”. Mi sono ritrovata con molte delle cose dette e ho provato un senso di libertà da tutti quei fattori che “ci perseguitano durante l’anno”: programmazione, programmi, voti, verifiche … La visione della prima videoclip, all’inizio mi ha suscitato sensazioni di oppressione, stress, apparenza, conformismo per apprezzare poi, invece, le ultime che mi hanno fatto vivere un senso di libertà, fiducia in sé, nelle proprie capacità. La visione del curricolo verticale con i suoi nodi problematici ha messo ben in evidenza la necessità di tener conto delle reali potenzialità del bambino. Spero che le mie aspettative non vengano deluse, come spesso accade, e di arricchirmi sia umanamente che professionalmente, riconoscendo che ciò può accadere solo se verrò motivata a seguire il corso e sarò disponibile al confronto e alla critica. 14) Guardando questo filmato (The Wall) mi sono resa conto di quanto sia determinante il ruolo che ha la scuola ed in particolare il maestro nella formazione della mente dei bambini. Il video ha messo in evidenza la difficoltà, da parte dell’insegnante, di trovare il giusto equilibrio tra l’essere troppo rigidi o troppo permissivi. 15) Il prof. Corrado Izzo ha saputo dare sicuramente un’impronta originale alla prima lezione del corso poiché, se da un lato ha saputo suscitare in me un’iniziale stato d’ansia e timore, (perché non riuscivo a comprendere il senso di quelle attività) dall’altro canto, senza che me ne rendessi conto, quel tipo di approccio ha suscitato in me una certa tranquillità che mi ha ridato fiducia in ciò che avrei dovuto affrontare. La visione dei tre filmati è stata emozionante e significativa poiché ha posto la mia attenzione sull’importanza della giusta metodologia d’insegnamento che ogni docente dovrebbe ricercare per garantire la formazione del cittadino e dell’uomo futuro che non può realizzarsi se non si comprende che la centralità dell’individuo è il primo gradino da salire.
  • 8. 8 ELABORATI N° 2 – 13/06/2017 RIFLESSIONE METACOGNITIVA Fase 1: Fase di contatto/contratto e interazioni didattiche del formatore Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta durante la prima fase d’aula (restituzione fase contatto-contratto: mappa concettuale interattiva del gruppo), con particolare riferimento a: 1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative; 2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di apprendimento/insegnamento.
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  • 13. 13
  • 14. 14 4) Ancora una volta il prof. Corrado Izzo ha saputo sorprenderci. E’ riuscito a cogliere il tratto personale di tutte noi avvalendosi semplicemente di tre indicatori: colore, animale e canzone preferita. E’ stata un’esplosione di emozioni e senza che ce ne accorgessimo siamo riuscite a condividere la voglia di stare bene insieme ascoltando e raccontandoci. Tre ore di grandi emozioni senza mai perdere di vista l’obiettivo principale: la centralità del soggetto. Una validissima metodologia per farci comprendere come poter scoprire e valorizzare ogni personalità. Nella dinamica educativa è necessario partire dall’individuo se vogliamo formare l’individuo del futuro. 5) La presentazione della mappa è stata molto interessante ed ha suscitato in me grande emozione, determinata soprattutto dal constatare che quasi tutte le colleghe, per quello che le “conosco”, rispondevano effettivamente alle caratteristiche individuate dal formatore. Ho avuto modo di capire in questa seduta che una nuova modalità di lavoro del genere, applicata ai bambini entusiasmerà tanto sia gli alunni che gli stessi docenti, favorendo un clima di condivisione e soprattutto perché ogni alunno vivrà “il suo momento” che avrà tanto valore anche sull’autostima e favorirà l’inserimento sociale anche dei bambini più problematici. 6)Pur essendo molto scettica all’inizio ho comunque deciso di fidarmi appunto per testare quanto questo “gioco” potesse capire di me con le sole tre nozioni che richiedeva. Il risultato è stato straordinario! Oltre ogni mia immaginazione!
  • 15. 15 Forse le parole non sono sufficienti a spiegare le emozioni che sono scaturite in me. Mi sono sentita capita e a tratti anche imbarazzata per qualcosa che alla fine ha avuto come risultato il colpirmi nel profondo. 7)Oggi il formatore del corso ha condiviso con tutte la mappa realizzata attraverso il brainstorming esperienziale del primo incontro. E’ stato sorprendente scoprire come, fornendo solo 3 indicazioni di gradimento (colore, animale e canzone preferita) lui sia riuscito a stilare il profilo approssimativamente reale di ciascuno di noi. Dico “approssimativamente” perché nella sua valutazione non ha tenuto conto degli elementi ambientali e fisici che in quel momento influivano sul comportamento delle persone in aula. In ogni caso, per molte di noi ci è andato davvero vicino! Questo tipo di lavoro che lui ci propone abbassa il mio livello di percezione di competenze professionali perché ho la sensazione che alla base di tale metodologia siano necessarie anche abilità psicologiche ed una forte capacità di osservazione che purtroppo non sempre riesco ad esercitare imprigionata, come sono, nelle mie infinite cose da fare e tormentata da un tempo che non è mai abbastanza. E’ chiaro che lui, nel formarci ad una didattica per competenze, smantelli un intero sistema ormai amaramente consolidato nel nostro modo di essere docenti, ci metta in crisi,ci obbliga ad un riesame profondo che ci fa sentire incapaci di svolgere il nostro lavoro. La mia difficoltà, però, ha radici ben profonde perché io non sono troppo convinta che la scuola debba mirare solo, o almeno prevalentemente, allo sviluppo di competenze. Le famose conoscenze disciplinari che erano alla base del nostro sapere e della nostra formazione, così com’erano strutturate, hanno creato generazioni di uomini che sapevano pensare. Dalla riforma Moratti in poi si è voluto abbassare il livello di conoscenze degli alunni, basti pensare all’amara rivoluzione dei programmi di storia e geografia o all’inspiegabile ampliamento dei contenuti di matematica. Per me, l’obiettivo principale della riforma è stato quello di svilire il livello culturale perché un popolo che “pensa” dà fastidio a chi governa. Credo fortemente che non si possa finire la classe quinta della scuola primaria senza conoscere l’intera storia dell’uomo nella sua evoluzione culturale, industriale, politica e sociale. Non si può concludere un percorso quinquennale senza sapere che oltre l’Italia e l’Europa ci sono altri continenti, altri popoli, altre culture, altre tradizioni, altri cibi, altri profumi. E’ giusto che il bambino abbia gli strumenti per saper fare, ma deve avere ben chiari i contenuti dove andare a pescare le informazioni che gli servono. Ho la sensazione, invece, che ora la competenza abbia preso il sopravvento assoluto, tanto la conoscenza è facilmente fruibile da internet … basta un click! E’ probabile che io della scuola non abbia compreso nulla e che forse sarebbe stato meglio se avessi concluso il mio percorso universitario che mi portava altrove, ma mi piace sempre pensare che anche la mia crescita professionale ed umana sia in un continuo stato di “work in progress”. 8) E’ stato un secondo incontro, ed ho provato un’emozione del tutto positiva associata ad un particolare quadro fisiologico. Siamo state esaminate: ad ognuna di noi sono uscite le proprie personalità mettendo in risalto le positività e le negatività. Nello stesso tempo si è creata una tale concentrazione suscitandomi curiosità ed emotività al giudizio; mi è piaciuto tanto perché si è svolto in maniera divertente e vivace, forse è uscito anche fuori un pizzico di gelosia e di malcontento individuale. 9) LA SECONDA LEZIONE DEL CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLA VALUTAZIONE SI E’ SVOLTA SULLA CONDIVISIONE CON TUTTO IL GRUPPO DELLA MAPPA INTERATTIVA DEL GRUPPO STESSO, ELABORATA DA CORRADO. MOLTO EMOZIONANTE, RILASSANTE E VERITIERA. MI SONO RIVISTA DEL TUTTO NELLA SUA ESPOSIZIONE NON SOLIO SU DI ME, MA ANCHE PER QUANTO RIGUARDA ALCUNE MIE COLLEGHE: QUELLE A ME PIU’ VICINE E QUINDI CHE CONOSCO MAGGIORMENTE.
  • 16. 16 10) Altre emozioni si sono avvicendate nel corso di questo secondo incontro. La visione della mappa, dell’osservazione, dell’ascolto delle canzoni e del commento del relatore si ognuna di noi, è stato un approfondire la conoscenza dell’altro, nonostante ci conoscessimo da qualche tempo. Attraverso la costruzione della mappa stiamo diventando un gruppo, nel quale condividere le proprie esperienze e abbandonare quel lavoro individualistico che contraddistingue alcune docenti. All’interno di esso, ognuna di noi, è entrata in contatto con “la storia” dell’altro, per iniziare un percorso di apprendimento e di miglioramento. Certo esso funzionerà quando ci sarà condivisione di uno stesso impegno ed obiettivi comuni. Ma abbiamo gettato le basi per un lavoro lontano dalle logiche che ci propinano, ma che ci arricchirà di una nuova esperienza che potremmo trasmettere ai nostri alunni. 11) Dopo essere stata assente alla prima lezione, ho deciso, un po’ riluttante per l’orario a me non molto congeniale, di seguire il corso sulla valutazione delle competenze (forse spinta anche delle considerazioni positive delle mie colleghe circa la preparazione del referente). Devo dire che sebbene fossi ancora un po’ scettica, mi sono ricreduta: la presentazione della mappa interattiva del gruppo è stata davvero una bella idea! 3 ore volate via (senza pausa) trascorse insieme in un’atmosfera di curiosità e complicità. 3 ore di piacere, condivisione e relax. Abbiamo cantato, alcune hanno ballato, ci siamo divertite. Ci siamo “conosciute” un pochino di più e forse (almeno per me è così) abbiamo imparato qualcosa in più: l’importanza di star bene insieme, ridere “rivelarsi” e, analizzandosi, valorizzarsi. Questo è alla base di un insegnamento efficace! Bravo Corrado! 12) Nella mappa interattiva del gruppo, Corrado ci ha praticamente fotografate e, per quanto mi riguarda, mi ha inquadrata completamente: io sono proprio come lui mi ha pensata! Condividere questa mappa mi ha permesso di capire meglio le persone con le quali mi relaziono ogni giorno e che spesso io non riuscivo ad “osservare”. Mettendole, invece, al centro ed osservandole con più attenzione, mi sarà più semplice cogliere le particolarità di ognuna di loro. Forse questo lavoro con gli alunni, credo che mi aiuterà a far emergere il meglio (o il peggio) di ognuno di loro senza bisogno di schemi fissi. Cosa accadrà nel prossimo incontro??? Sono molto curiosa!!! 13) E’ stato molto interessante scoprire alcuni lati sconosciuti del carattere di alcuni componenti del nostro gruppo. Ciò è importante perché se ci si conosce ci si relaziona meglio. Oggi ho scoperto delle persone completamente diverse da quelle che conoscevo e questo mi ha aiutato a capire cose che non avevo mai compreso. 14) Ieri mattina ho “vissuto” un incontro di formazione “spettacolare”, dove il formatore (protagonista) è riuscito a catturare l’attenzione di tutti i docenti del corso, me compresa, nella condivisione di una mappa concettuale. La mappa era costruita su 3 risposte che potevano sembrare banali ma che hanno dato modo, allo stesso formatore, di “conoscere” le docenti presenti (attenta osservazione a parte) e condividere col gruppo queste “conoscenze”. Ho percepito l’imbarazzo di alcune colleghe che si sentivano “lette dentro”, l’entusiasmo di chi stava vivendo una situazione nuova, l’ansia di chi si mette in gioco, i dubbi nella validità di alcune affermazioni. Personalmente, e come sempre, nel mio modo di essere e vivere il mio lavoro anch’io ho ripensato al mio modo di “fare scuola”, a quante volte mi “fermo” per parlare con gli alunni, per ascoltare i loro vissuti, per cogliere le loro emozioni nella risposta provocata dalle stesse, per risolvere in maniera positiva situazioni conflittuali e a quante volte invece lascio correre. Presa dai miei dubbi e dai miei pensieri, dico a me stessa: Ogni evento di formazione sarà momento di crescita.
  • 17. 17 ELABORATI N° 3 – 14/06/2017 RIFLESSIONE METACOGNITIVA Fase 1: Fase di contatto/contratto e interazioni didattiche del formatore Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta durante la prima fase d’aula (integrazione mappa concettuale interattiva del gruppo, avvio presentazione relazione fase di contratto, discussione modelli di programmazione e valutazione in ottica transdisciplinare, restituzione elaborato n. 1, visione videoclip “La linea d’ombra”), con particolare riferimento a: 1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative; 2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di apprendimento/insegnamento.
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  • 21. 21 7) Incontro alquanto movimentato quello di oggi! Sono venuti fuori molti dubbi ed interrogativi sul modo di procedere nella stesura della programmazione. Ogni formatore ci ha dato le sue indicazioni e noi, forse per inerzia o per paura del cambiamento, siamo rimaste ancorate ai vecchi schemi. Non nascondo che questo nuovo modo di programmare mi affascina e credo che riesca a ridurre maggiormente l’ansia degli alunni in situazioni di apprendimento. Lavorare per nodi problematici rispetta quella che è la centralità del soggetto e permette al docente di avere un chiaro profilo del proprio alunno per poi poter procedere alla valutazione delle sue conoscenze e delle competenze acquisite. Oggi ho avuto la sensazione che ancora non siamo “gruppo” e spesso viene fuori l’individualismo. 8) Anche questo incontro è stato molto interessante sia dal punto di vista professionale che umano. Le modalità d’insegnamento trasmesse dal formatore suscitano molto interesse “in noi alunni” e stimolano ad apprendere. A chi ha un buon approccio con le nuove tecnologie (pc e lim) sarà più facile utilizzarle.
  • 22. 22 Tutto quanto mi è stato proposto mette in evidenza che è giunta l’ora di approcciarsi agli alunni in modo diverso da come lo si fa in genere, proprio perché molti, anche se dotati intellettualmente, sono apatici e demotivati. Invece sicuramente con questi approcci diversi gli alunni saranno più partecipi. Mi auguro, come penso le mie colleghe, di riuscire a metterle in atto e di trarne i frutti certamente sicuri. 9) L’esperienza vissuta il 14/06/17 è stata per me interessante e mi ha fatto riflettere molto. Nella prima parte è stata condivisa la mappa concettuale dei docenti con: ↙ ↘ La correzione dell’errore da parte la condivisione delle preferenze espresse del formatore dai docenti assenti al primo incontro ↓ ↓ Il docente che accetta e corregge i propri errori con gli alunni: Il docente non trascura nessun alunno, anzi crea le condizioni per farli “sentire importanti”. - non crea ansie nei bambini che commettono errori - insegna loro a correggerli spiegandone le motivazioni del proprio e le modalità di correzione Personalmente mi sono sentita “sfiorare” da un’immagine molto delicata che mi rappresentava e quando ho sentito le note della canzone scelta da me, è tornata quella sensazione, quella emozione che a volte provo quando mi trovo tra la gente, tra amici, tra parenti e sento parole che non “mi arrivano”, discorsi che non “mi appartengono” e allora mi rifugio nella luce dei miei pensieri. Questa sensazione di trovarmi “fuori posto”, l’ho letta tante volte negli occhi dei miei alunni e ciò mi è servito a riflettere su me stessa, sulle attività proposte e sulla metodologia applicata. Una mattina mi sono accorta che un bambino della “mia” classe vagava sulla sua nuvoletta e, catturata la sua attenzione, sono venute fuori le sue paure e le sue ansie per una nuova situazione familiare che si stava presentando. Ne abbiamo parlato a lungo in classe, sono intervenuti diversi compagni ed io “conducevo” la conversazione cercando di creare intorno a lui e all’intera classe un clima sereno, disteso, dove ci poteva essere spazio anche per gli apprendimenti. L’incontro di formazione è proseguito con una discussione sulle competenze in uscita, sui modelli di programmazione e valutazione in ottica transdisciplinare. La programmazione curricolare (annuale e settimanale) presentata, secondo me, favorisce l’applicazione di metodologie (costruzione di mappe concettuali, problem solving, ricerca, sperimentazione) efficaci e della didattica meta cognitiva. Tutti i bambini apprendono, anche quelli con bisogni educativi speciali. Per quanto riguarda la valutazione, media, moda e mediana sembrano un valido strumento per l’insegnante che deve assegnare il voto. L’incontro termina con la visione del videoclip “La linea d’ombra” di Jovanotti che ha provocato in me una sensazione “di sollievo”, non mi sono sentita più sola; tutti come me si sentono responsabili della loro “nave” e del fatto che condurla in un porto sicuro non è semplice, perciò certezze e competenze professionali possono essere l’ancora di salvezza per docenti e alunni. 10) In questa terza lezione ci siamo un po’ allontanati dalla fase iniziale: rilassante e coinvolgente per entrare a pieno nell’argomento. Imparare a leggere le Indicazioni Nazionali per poi valutare. 11) Il mio viaggio formativo continua e, questa volta, mi piace partire dall’evoluzione dei pensieri che mi affollano la mente mentre ascolto il brano “La linea d’ombra” di Jovanotti. Allora ripenso all’incarico importante che ho assunto scegliendo il mio ruolo e al fatto che sono “il comandante di una nave” la cui rotta è la formazione delle generazioni future e la mia “responsabilità nei confronti degli esseri umani che mi sono accanto”, è grande. Ogni azione, parola, sguardo,
  • 23. 23 atteggiamento, sorriso contribuisce alla crescita di un bambino e alla percezione che quest’ultimo ha di se stesso e del mondo. Allora si naviga seguendo una “linea d’ombra” tra quello che è il mio passato e il futuro. Questo viaggio può dare ansia, ci vuole coraggio perché il mio non è un lavoro qualunque, è necessario mettermi in gioco continuamente, rinnovarmi, guardare verso orizzonti lontani. E’ una lotta tra le certezze acquisite e il nuovo che non conosco, la paura è quella di sbagliare perché il mio errore può ricadere sul “piccolo uomo” che mi è stato affidato. 12) E’ stato bello potersi conoscere attraverso una mappa interattiva di gruppo! Ho riconosciuto molte delle persone presenti e … mi sono riconosciuta. La prima reazione è stata quella di fare degli aggiustamenti, dei distinguo ma, poi, mi sono resa conto che si trattava di una foto scattata su di me senza filtri, né preconcetti. Ero io, lì, in quella immagine, un po’ sbigottita per quello che mi veniva detto. Vero! ……… un arancio che non contiene più il “rosso” che si spegne per autocombustione. E’ il pericolo che ho sempre avvertito quando dicevo “Ho paura di me quando non mi arrabbio più”. E lì a trovare mille giustificazioni: le delusioni, i dolori solo sopiti, le rinunce, per non ferire, i sogni non realizzati…. Ma tutto questo fa male, molto male e, forse, la voglia di non soffrire ha preso il sopravvento. Con i grandi ho smesso di prestare il fianco. A volte preferisco i rapporti formali. Come Paolo Sorrentino fa dire al suo “Youg Pope”, nella serie televisiva, “I rapporti amichevoli sono pericolosi, si prestano ad ambiguità e fraintendimenti …. Quelli formali sono limpidi, hanno regole che sono scolpite nella pietra …” In fondo, anzi, di fatto, ho sempre cercato un rapporto con gli altri “umanamente connotato”, ho poco giudicato e ho guardato negli occhi chi mi stava intorno, riuscendo a coglierne sempre lo stato d’animo. Sono empatica, forse anche antipatica. Ma sono così! Con il mio piglio, ma con le mie tante fragilità. Ho scoperto, poi, di avere un rapporto privilegiato con i bambini. Loro ti sentono, ti annusano, ti percepiscono. A volte mi sorprende vedere come loro capiscano questo mio “I CARE”, nonostante sia esigente. Ma in realtà i bambini capiscono molto di più di noi, hanno occhi che li portano lontano. Quando ero piccola ricordo che avevo una percezione del tempo molto allargata, non cronologica ma l’ho perduta e me ne è rimasta solo la traccia. Forse è proprio questo che dobbiamo cercare di stimolare nei bambini che ci sono affidati: ciò che ognuno può esprimere in modo unico e irripetibile. E’ il “genere umano” che ce lo chiede! Oggi, più di prima, la massificazione è globale. “The Wall” viene costruito e propagandato come rimedio ai problemi che noi stessi abbiamo creato. Forse, però, sto andando oltre. Grazie per avermi fatto riflettere. …. Ciao Gruppo Ciao Corrado
  • 24. 24 ELABORATI N° 4 – 21/06/2017 RIFLESSIONE METACOGNITIVA Fase 1: Prove di ingresso ed interazioni didattiche del formatore Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta durante la prima fase d’aula (restituzione 2 elaborati compito n. 2, presentazione mappa delle canzoni dedicate al gruppo, visione videoclip “La linea d’ombra”, lettura della favola “L’isola dell’arca”, presentazione relazione fase di contratto, presentazione modello di relazione e prove di ingresso, restituzione elaborati compito n. 2) con particolare riferimento a: 1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative; 2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di apprendimento/insegnamento.
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  • 30. 30 6) Ciò che ho trovato interessante scoprire durante questa lezione è il fatto che le prove di ingresso somministrate all’inizio del nuovo anno scolastico devono essere le stesse che sono state presentate al termine dell’anno precedente. L’obbiettivo di quest’azione è valutare nel modo più preciso possibile, se i livelli di conoscenze e abilità in uscita siano stati mantenuti o se invece, come spesso accade, ci sia una flessione in negativo dei dati. Questo, ovviamente, comporta un rallentamento del lavoro e la progettazione di attività di consolidamento e recupero delle conoscenze/competenze in cui sono emerse le criticità. La cosa altrettanto interessante è stata scoprire che le prove di ingresso non devono essere valutate con voti, ma per parametrare i dati si fa un parallelo tra i voti precedenti ed i punteggi assegnati alle prove per stabilire se quelle competenze sono state acquisite secondo questo schema: SI IN PARTE NO Il materiale che ci è stato fornito dal formatore risulta articolato e completo e può rappresentare un valido strumento di analisi per attuare valutazioni significative per la pianificazione del lavoro del docente. 7) Il nostro formatore Corrado, è una persona che non finisce di stupire, sembra stare nello stesso mondo ma su due paralleli diversi: parla di metodi e mezzi, quello che alla fine tutti facciamo, ma diverso uno dall’altro. Il soggetto in esame è il bambino, l’individuo su cui noi operiamo, il suo
  • 31. 31 conoscere sia verbale o meno, spontaneo o appositamente stimolato. Il nostro obiettivo è quello di migliorare la sua formazione educativa qualunque essa sia. 8) Non avendo svolto in giornata il compito relativo all’incontro del 21/06, mi ritrovo a scrivere dopo quattro giorni e ho riportato alla mente alcuni momenti che posso sintetizzare così: vissuti emotivi vissuti cognitivi ↓ ↓ Palpabile percezione che tante docenti (forse tutte) vogliono “sapere” per “saper fare” Prove di ingresso Utilizzo prove finali classe precedente →riduzione dell’ansia da parte degli alunni Dubbi sull’utilizzo del “materiale” di Corrado (ce la farò io?) Valutazione delle abilità con punteggi prestabiliti→oggettività nella valutazione Lettura della favola di Rodari ho pensato ai bambini durante l’ascolto di favole → massima attenzione per trovarne la “chiave”. Risultati con grafici →immediatezza nella lettura Confronto con risultati finali anno precedente e valutazione “orientativa” →progettazione attività successive 9) Dopo la restituzione degli elaborati che, come al solito, è stato bello “accogliere” Corrado ci ha presentato la mappa interattiva contenente le canzoni dedicate al gruppo, ognuna delle quali focalizzava un aspetto cognitivo particolare. La visione del videoclip “La linea d’ombra” di Jovanotti, che ho ascoltato con attenzione, mi ha colpito molto. Il testo è profondo ed ho capito che per noi è giunto il tempo di operare delle scelte sul modo di fare scuola, cambiare rotta con la consapevolezza che prendere una decisione comporta un carico di responsabilità. Ma, se ci crediamo fino in fondo, sicuramente avremo fatto la scelta giusta. Io voglio provarci e spero che la nuova direzione possa rendere felice non solo me, ma anche e soprattutto i miei alunni. Il materiale messo a disposizione da Corrado sicuramente mi tornerà utile e sarà per me uno spunto proprio per operare il cambiamento. 10) L’esperienza quotidiana ci dice che la maggior parte dei problemi, delle difficoltà di relazione, le opportunità perse nascono dalla difficoltà di comunicare. Comunicare non è una dote innata e non si riduce esclusivamente all’atto di parlare o di scrivere. Si tratta di una competenza relazionale che tutti possono imparare a migliorare … e ti assicuro che non è una camminata in riva al mare, si avvicina più a una maratona che ti cambia la vita ad ogni passo, ad ogni curva, ad ogni Km. Ma devi decidere di partire e di farla con la preparazione giusta. Anche io mi sono trovata nella situazione di non riuscire a farmi capire da chi mi stava vicino, in quanto non riuscivo a far capire le mie esigenze e soprattutto le mie competenze e capacità. Ti racconterei una bugia se ti dicessi che oggi la mia comunicazione è tutta “rose e fiori” e vado d’accordo con tutti. Ma da quando ho deciso di partire la mia capacità di comunicare è diventata molto più efficace.
  • 32. 32 ELABORATI N° 5 – 22/06/2017 RIFLESSIONE METACOGNITIVA Fase 1: Interazioni didattiche del formatore Ognuno di voi dovrà elaborare, in forma libera ed anonima, una riflessione sull’esperienza vissuta durante la prima fase d’aula (restituzione elaborati compito n. 2, visione videoclip “Nu juorno buono”, slide “Peculiarità condizione umana – Comprensione e ripetizione – Intenzione e attenzione”, presentazione modelli di progettazione transdisciplinare, presentazione modelli di valutazione con pesi differenziati e calcolo della moda, media e mediana – slide “Effetti discorsivi della standardizzazione) con particolare riferimento a: 1) le emozioni vissute: il proprio vissuto emotivo attivato dalle sequenze formative; 2) le possibili connessioni con le problematiche relative al processo di apprendimento/insegnamento.
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  • 34. 34
  • 35. 35 3) Svolgo il compito a casa perché mi permette di “organizzare” le mie conoscenze e riflettere sulle emozioni (che non imparerò mai a gestire!). E’ la risposta alla mia stessa domanda: - Che ci fai a quest’ora a scrivere? Perché lo fai? ( ore 00.35) E continuo. - Mancano due incontri alla fine del corso ed io sono in grado di valutare le competenze acquisite dai miei alunni? - Ma Corrado? Musica Immagini Strategie per l’attuazione di processi cognitivi ↓ Riconoscere i processi attivati in noi? ↓ Riconoscere il ruolo che giocano le emozioni nell’apprendimento? ↓ “Esplorare” il suo materiale per collegare le nostre “conoscenze” (sulla programmazione e sulla valutazione) con le nuove, proposte da lui?
  • 36. 36 ↓ Elaborare un “proprio” modo di programmare, insegnare e valutare? ↓ Utilizzare le sue mappe (copiare) per la programmazione e non portare una didattica innovativa in classe = confusione per docenti e alunni! Il nostro corso ↓ I docenti ↓ Scelgono l’idea/le idee (della lezione) che ritengono Più importante, quella che li ha Coinvolti di più (emotivamente e cognitivamente) ↓ Organizzano l’idea/le idee mentalmente E nel compito assegnato ↓ Rielaborano le conoscenze ↓ Le memorizzano (attraverso la ripetizione e l’esercizio) ↓ E’ questa la didattica metacognitiva? 4) La parola “cambiamento” è una di quelle parole alle quali inevitabilmente si associano significati emotivamente connotati, sia in senso positivo che negativo. Per alcuni di noi questa parola rappresenta qualcosa di piacevole, desiderabile e di valore positivo, mentre per altri potrebbe invece associarsi a sensazioni spiacevoli di minaccia, dolore psicologico o preoccupazione. Nell’ambito di ogni percorso il cambiamento rappresenta l’aspetto più importante e più impegnativo ma anche quello meno conosciuto e più frainteso. Spesso le persone si convincono che la fonte delle loro sofferenze sono gli altri e su di essi spostano il fuoco dell’attenzione e le loro aspettative di cambiamento. Ma gli altri indipendentemente dalle loro mancanze sono come sono e così restano finchè lo desiderano, mentre noi possiamo cambiare. Il cambiamento permette, attraverso la consapevolezza e la conoscenza di sé, di modificare gli schemi e gli automatismi responsabili dei comportamenti disfunzionali e indirettamente, grazie alla maturazione di una realizzazione personale più libera e completa, di operare scelte relazionali più adatte a sé. “Imparare a cambiare adattandoci alla realtà che cambia intorno a noi, alle situazioni che cambiano, ai sentimenti e alle emozioni che cambiano, è dunque un passo fondamentale per la crescita personale”. L’ “universo scuola” è in continua evoluzione ed in continuo movimento; i tentativi di restare agganciati ad una situazione stabile nella speranza che non cambierà mai sono destinati a fallire ma anche molto faticosi e dolorosi! Se non impariamo ad accettare il cambiamento e il continuo flusso della realtà rischiamo di cristallizzarci in una forma rigida che prima o poi schiaccerà anche noi e le sbarre della gabbia che prima ci proteggeva, diventeranno le sbarre della nostra prigione. 5) Il videoclip di Rocco Hunt, la cui visione è stata incentrata non tanto sul testo ma sulle immagini proiettate, ci ha dimostrato che, proprio perché esistono tante differenze (nel nostro caso all’interno di ogni gruppo-classe), dobbiamo prestare molta attenzione ad ogni bambino e alle loro famiglie d’origine, abbassarci al livello di ognuno e abbattere tutti i muri esistenti.
  • 37. 37 Si è passati poi alla fase di brainstorming in cui ognuna di noi doveva dare una risposta alla domanda “Qual è la peculiarità della condizione umana?” Le risposte sono state molto diversificate e, attraverso un gioco sulla lettura di alcune immagini tratte da un film, tutte siamo giunte alla conclusione che l’uomo ha necessariamente bisogno di comunicare, non solo con la scrittura, ma anche con i linguaggi non verbali e che la comunicazione deve essere intesa come confronto con l’altro da sé. Infatti il processo di apprendimento si struttura in 2 momenti: comprensione ( che deve essere favorita in classe) e ripetizione/esercitazione ( che deve essere un processo continuo), inoltre, affinchè si realizzino i processi di base, 2 sono le condizioni necessarie: intenzione (la voglia di apprendere) ed attenzione( capacità di non farsi distrarre da niente). Attraverso il modello di programmazione transdisciplinare, diviso per nodi problematici, siamo poi giunte alla fase di valutazione non standardizzata degli apprendimenti con assegnazione di voti attribuibili con il calcolo di media, moda e mediana. Tutto molto interessante! 6) Il 5° incontro è iniziato con la visione del videoclip “Nu juorno buono” di Rocco Hunt. Il nostro formatore ricorre spesso a questo tipo di stimolazione cognitiva che risulta sicuramente molto efficace. Nel caso specifico, l’obiettivo di questa scelta era quello di farci riflettere su quanto è importante avere fiducia nel cambiamento e di come esso può avvenire partendo dalle nuove generazioni. Di qui la centralità del bambino come soggetto che apprende e intorno al quale ruota tutto il processo di formazione. L’alunno deve essere costantemente stimolato e sollecitato perché mostri curiosità verso ogni argomento o attività che gli viene proposta. Per questo Corrado ricorre sempre al brainstorming rigorosamente “affiancato” a stimolazioni visive e sonore. E’ un diverso modo di fare scuola che non trascura le conoscenze, ma mette in campo una serie di strategie il cui scopo è rendere l’apprendimento semplice, divertente e coinvolgente. L’alunno deve acquisire competenze che lo rendano “auto efficace” e gli diano la consapevolezza di “potercela fare” anche quando le situazioni sembrano più complesse. E’ un processo di apprendimento che parte dal favorire, in classe, la comprensione che deve essere poi consolidata mediante la ripetizione e l’esercitazione sistematica. Alla fine di questo percorso si colloca la verifica. I processi di base di questo passaggio sono: l’intenzione e l’attenzione. La prima dipende esclusivamente dall’alunno e dalla sua volontà di imparare, la seconda invece è a carico del docente che deve attuare tutte le strategie per mantenere alta la concentrazione. Durante questo corso ho capito anche cosa sia la programmazione transdisciplinare e come questa sia lontana dalla programmazione disciplinare che ho sempre realizzato per le mie classi. E’ una progettazione che parte da nuclei problematici che ruotano intorno al vissuto del bambino e si sviluppa coinvolgendo tutte le discipline. In questo quadro, la valutazione segue regole precise stabilite dalla matematica, in particolare la valutazione dovrebbe rispondere a calcoli di media, moda e mediana per essere quanto più oggettiva possibile. Ciò suscita in me un po’ di perplessità perché credo che, nella scuola primaria, la valutazione non possa essere legata ad un calcolo preciso, ma deve tener conto di diverse variabili: il singolo soggetto, il suo punto di partenza e quello di arrivo, il percorso fatto, le difficoltà incontrate e la volontà/capacità di superarle. L’alunno deve, se opportuno, essere premiato specialmente quando il raggiungimento di un obiettivo gli è costato un grosso sacrificio. Ad un certo punto, durante la lezione, si è discusso anche della validità o meno delle prove INVALSI e sono stati presentati dal relatore tutti gli aspetti negativi di queste pratiche di valutazione standardizzate i cui effetti collaterali ricadono sugli alunni e sul “sistema scuola”. Il corso fino ad ora mi è piaciuto tanto e l’ho trovato stimolante perché offre diversi punti di riflessione, ma sono convinta che tutti gli input offerti dal nostro relatore hanno bisogno di tempi più lunghi di studio e maggiore approfondimento.
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  • 40. 40 ELABORATO N° 6 – 27/06/2017 RIFLESSIONE METACOGNITIVA CONCLUSIVA La fase di formazione è terminata! Cosa porto via con me in termini di … emozioni vissute e apprendimenti professionali? 1) Sono le ore 17.15 del 27 giugno, ci sono circa 35° di temperatura, non è propriamente la situazione ideale per una riflessione limpida e incondizionata. Ad ogni modo, dirò, di getto, cosa mi resterà di questo corso. In primo luogo, il messaggio complessivo che, per me, è più significativo è l’attenzione alla emotività, la necessità di riportare al centro delle pratiche didattiche la dimensione emotiva ed affettiva. Abbiamo sperimentato su noi stessi che, colpendo l’emotività, si attiva il processo cognitivo con il massimo coinvolgimento del soggetto che apprende, con conseguente efficacia dell’azione didattica. Questo significa anche mettere al centro di tutto il processo il soggetto nella sua globalità, evitando la frattura tra sfera cognitiva ed emozionale. A livello di apprendimenti ho ricevuto, direi, una bussola che mi orienta nella conoscenza delle teorie della didattica per competenze, mi fornisce gli strumenti scientifici, normativi e teorici dai quali partire per poter, autonomamente, operare i necessari approfondimenti per le applicazioni pratiche. Al di là di tutto ciò, l’aspetto più importante ed incisivo, per me, è stato un altro. Ciò che più mi ha arricchito professionalmente, è stato il fatto di sperimentare praticamente la valenza di alcuni approcci metodologici e alcune strategie. Mettendomi nel banco, ho indossato i panni degli alunni, mi sono immedesimata nella loro situazione; ho potuto comprendere quali possano essere le difficoltà, le criticità, le problematiche che, spesso, restano inespresse da parte dei bambini. Ho accumulato un grosso tesoro da spendere nell’azione didattica quotidiana. Grazie Corrado, semplicemente! 2) Quando si sceglie di frequentare un qualsiasi corso di aggiornamento lo si decide liberamente, senza costrizione alcuna e sempre perché la persona possa trovare dei miglioramenti nel lavoro che svolge prima per se stessa, poi per aiuto al prossimo. Nel mio caso aiutare ogni giorno chi mi sta accanto mi dà il massimo della carica per fare sempre meglio, mi fa sentire orgogliosa soprattutto se riesco a trarre il massimo anche da un bambino che nella vita, per sua sfortuna è meno dotato nelle potenzialità di apprendimento. Questo corso di aggiornamento su “La valutazione delle competenze” mi ha condotto ad una maggiore riflessione sul lavoro che svolgo, e, in molti aspetti mi ci ritrovo con tutti gli argomenti trattati dal relatore del corso. 3) Siamo giunti alla fine di questo percorso. Molte sono le emozioni suscitate in me dalla visione di filmati, videoclip, mappe concettuali, relazioni, compiti letti e ascoltati: un grosso bagaglio che porterò con me e di cui farò tesoro. Diverse anche le perplessità su come, il prossimo anno scolastico, vorrò organizzare il mio lavoro con gli alunni: ne sarò capace o mi servirà sempre l’aiuto di chi ne sa più di me? Sicuramente sarò più attenta ai bisogni dei miei alunni, metterò loro al centro e intorno ai loro vissuti farò ruotare tutto il mio lavoro: non sono alunni, ma esseri umani con le loro storie, le loro ansie, i loro bisogni. Cercherò di insegnare loro che devono credere in se stessi, darò loro fiducia, rispetterò i tempi di ognuno e non farò di certo la “corsa” per terminare il programma. Avrò certamente delle difficoltà quando applicherò il nuovo modo di valutare, ma con gli input ricevuti spero di cavarmela. Forse operare un cambiamento, alla mia età, è un po’ azzardato, ma io sono testarda (sono un ariete) e so che, anche con le “ossa” rotte, ci riuscirò.
  • 41. 41 Grazie Corrado per la tua voglia di farci cambiare! 4) Alla fine di questo corso diverso dagli altri fatti fino ad ora porto via un ricco bagaglio di emozioni e soprattutto una grande voglia di cambiamento. Porto via anche la speranza di continuare a lavorare come gruppo anche se consapevole delle difficoltà che incontrerò e che dovrò affrontare. Ma come si dice: “Volere è potere”. “Il cambiamento basta volerlo”. 5) Sicuramente la voglia di applicare quanto appreso, la simpatia e la preparazione del relatore che è stato capace di scuotere ciascuno di noi sempre e solo allo scopo di farci riflettere su quanto attuato nella pratica quotidiana, ancora di più mi sono convinta dei “danni” che forse inconsciamente facciamo nella nostra azione educatrice quando non ascoltiamo l’altro! Con presunzione posso dire di essermi ritrovata nei messaggi delle canzoni, dei filmati quando ascolto i miei alunni, mi emoziono con loro! Mi auguro che anche le mie colleghe, quelle un po’ più restie e troppo “professionali” scendano dal piedistallo e si rendano conto di quanto gli alunni ci danno per la nostra crescita umana e professionale! Grazie! Il corso è servito a farmi sentire meno colpevole delle mie amarezze, arrabbiature quando dico ai miei alunni “siete gli uomini del domani e dovrete essere ricchi dentro e non vuoti” stimolandoli ad essere più attenti e rispettosi dell’altro. Grazie di cuore! 6) Potrei scriverlo semplicemente così: è stata un’esperienza FORTE, da RICORDARE!... Personalmente conferma ciò in cui credo da sempre: iniziare la mia giornata di lavoro sapendo che ciascuno dei miei alunni mi aspetta con la gioia di apprendere, perché sanno bene che prima di iniziare l’impegno nello studio, dobbiamo cantare e tante volte ascoltano le mie battute… Il malessere che vivo da anni ha trovato riscontro, non importa se qualcuno che riveste il suo ruolo importante non ti ha capita e non mostra di credere in me; è importante invece che io continui a credere in ciascuno dei miei “cuccioli”, mi piace chiamarli così … Trovare un “pazzo” come me che li vede ciascuno sotto i propri occhi, senza essere formali, che li rende liberi nel dire la propria opinione e che sa aspettare i loro tempi così diversi l’uno dall’altro. Avevo inizialmente affermato che mi bastava una frase, ma forse dovrei scrivere un libro…. Grazie perché hai saputo dire ciò che avrei da sempre voluto urlare per farmi capire…almeno tu sei vero. Voglio credere che ciascuno di noi possa farne tesoro … E poi, sì, le emozioni, porto via con me il desiderio di attuare strumenti nuovi di valutazione che mi sembrano più efficaci, più efficienti. Uffà ma perché le cose belle durano così poco. 7) Il dispiacere che sia finito! Sembra incredibile ma è così, non mi era mai capitato. Oggi nel cortile ho incontrato una collega che mi ha detto: “Meno male, è finita!”. Io l’ho assecondata e le ho parlato del caldo, dell’orario. In realtà so che questo corso è stata un’occasione, forse l’ultima, che ho avuto, per prendermi ciò che io spesso non ho mai saputo cogliere, per timidezza, per pigrizia o perché non ho avuto, nel momento in cui sarebbe stato fondamentale, chi credesse in me: la possibilità di dimostrare ciò che valgo. In realtà ho sempre saputo di valere e molti mi hanno in più occasioni apprezzata, ma non sono mai riuscita a vivere nella mia vita privata e in quella professionale, nel modo in cui immaginavo di poter fare e di meritare. E cosa c’entra questo corso? E’ stata una di quelle occasioni in cui mi sono sentita apprezzata. E’ già capitato, ma adesso è stato diverso.
  • 42. 42 Sarà per l’età, ma in certi momenti non riuscivo a confessare la mia gioia. Oggi mi è dispiaciuto essere stata al centro di un equivoco, che non voglio e non posso chiarire, voglio solo chiedere scusa e ribadire il mio apprezzamento per la qualità delle lezioni a cui ho assistito. Dal punto di vista cognitivo ho avuto la conferma che ciò che conta, in ogni campo, è la bravura della persona. Abbiamo a disposizione strumenti innovativi che potremo utilizzare totalmente o in parte per migliorarci e migliorare la nostra scuola. Ma resto convinta che anche nelle scuole del medioevo, qualche buon maestro è riuscito, assecondando i propri alunni ed ascoltando i loro bisogni, ad insegnare loro il modo per essere dei cittadini consapevoli e degli esseri umani responsabili. 8) Difficile non scrivere un romanzo per esprimere tutti i vissuti di questo corso. E’ stato già difficile racchiudere le tante emozioni provate in un foglio di carta o poche righe, ma ci proverò ugualmente a trovare un finale (anche se per ogni fine c’è un nuovo inizio!). L’importanza che Corrado ha dato alle emozioni, mi ha fatto sentire meno “ridicola”, quando mi sono commossa per un compito o una frase di un alunno. Spesso ho dovuto nascondere dietro una pesante maschera le mie emozioni. Il coraggio di Corrado nel proporre un cambiamento, di credere in noi, di valorizzare il nostro modo di essere, sentire, apprendere: tante emozioni! Mi sento anch’io spinta al cambiamento, provo una profonda paura di non farcela, ma solo nel programmare e valutare perché nel contatto con gli alunni mi sento sempre più forte (sono i bambini che mi danno forza, coraggio e soprattutto mi offrono ogni giorno uno spunto nuovo per parlare con loro, conoscerli e “sostenerli”). A settembre sicuramente il mio primo giorno di scuola sarà diverso; ho sentito da Corrado troppe volte “bambini al centro” per poterlo dimenticare o trascurare. 9) Questa “avventura” dal punto di vista emozionale mi ha dato tanto (mi è successo pochissime volte). Le capacità e soprattutto la sensibilità all’ascolto, il sorriso sempre presente sul viso di Corrado, l’abilità di coinvolgere il gruppo senza annoiarlo, anzi!!! Dal punto di vista degli apprendimenti nonostante i tempi ristretti ho scoperto nuovi modi di organizzare il lavoro, nuovi approcci all’insegnamento, nuovi strumenti di verifica e valutazione. Spero solo che questa esperienza sia solo un punto di partenza. Grazie Corrado 10) Di sicuro l’aver vissuto momenti di forti emozioni scaturite dalla visione di filmati o dall’ascolto di canzoni che il nostro formatore ha utilizzato per farci arrivare messaggi che difficilmente dimenticheremo e che ci forniranno spunti per realizzare le nostre future attività. E poi l’avere la mente più libera da dubbi su come utilizzare strumenti e tecniche per valutare. Confesso di aver cominciato questo corso più per dovere che non perché sperassi di avere i necessari chiarimenti, ma la sensazione che alla mia esistente confusione si aggiungessero altre inutili chiacchiere teoriche è svanita ben presto. Non dico che adesso ho capito tutto e che tutto ciò che ho sentito mi è sufficiente, ma almeno non ripenserò alle ore trascorse come a una mera perdita di tempo. 11) Come detto all’inizio, il formatore si è posto in modo informale, al di fuori dei soliti canoni, e così è stato durante tutto il corso. Nell’ascoltarlo ho più volte provato un senso di liberazione e più volte mi sono passati davanti agli occhi i volti di alcuni alunni con difficoltà di scrittura e di apprendimento non certificati ed ho capito che spesso con le sue “scartoffie” e “roba varia” fa molto male a questi bambini sul piano psicologico, soprattutto laddove impone tempi.
  • 43. 43 Ho capito attraverso questo corso che è possibile insegnare rispettando le diversità se non ci facciamo “imprigionare”. Tutto dipende da noi docenti!!! Abbiamo ricevuto tanti input e spero tanto che tutto quello che abbiamo “ascoltato”, tutti i suggerimenti ricevuti, le strategie (facendo sempre riferimento alle Indicazioni Nazionali) siano il nostro supporto lungo la strada che abbiamo ancora da percorrere con i nostri alunni. Corrado è una persona speciale e trasmette la voglia di insegnare e di superare tutte le difficoltà che si incontrano durante il nostro percorso. Spero di avere, insieme alle colleghe che sono state compagne di viaggio, il coraggio e l’entusiasmo di porre in atto gli apprendimenti acquisiti durante questa formazione e spero di trovare lungo la strada che devo ancora percorrere “tanti Corrado”. 12) SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DI QUESTO CORSO DEVO DIRE PER ME SPERIMENTALE!!! E’ STATO UN CORSO DIVERSO DAGLI ALTRI, “FRIZZANTE” GRAZIE AL NOSTRO FORMATORE, CHE CI HA FATTO CAPIRE CHE FARE SCUOLA NON SIGNIFICA SOLO “SPIEGARE”, “ASSEGNARE COMPITI”, “INTERROGARE” ECC..MA SIGNIFICA SOPRATTUTTO, METTERE AL CENTRO DI TUTTO IL BAMBINO, SAPER ASCOLTARLO, CAPIRE I SUOI PROBLEMI E PERCHE’ NO LASCIARLO STARE QUANDO NON HA VOGLIA DI FARE NIENTE, ANZICHE’ COME A VOLTE CAPITA CI ARRABBIAMO E MAGARI CAPITA ANCHE LA PUNIZIONE. EBBENE, IO DA QUESTO CORSO HO RICEVUTO TANTO E HO IMPARATO TANTO, IN PRIMIS “L’ASCOLTO” CHE SICURAMENTE FARO’ CON I MIEI BAMBINI, E POI TANTE NOVITA’ SU COME FARE SCUOLA OGGI CHE A ME MANCAVA. PERCIO’, CARO CORRADO, TI RINGRAZIO DI TUTTE LE EMOZIONI CHE CI HAI FATTO VIVERE: DALL’ASCOLTO DEI BELLISSIMI BRANI CANTATI DA ARTISTI FAMOSI, DALLA NOSTRA PRESENTAZIONE: ANIMALE, COLORE, CANZONE E VIA COSI’. SPERO DI INCONTRARTI IN UN PROSSIMO CORSO PER ALTRE BELLE EMOZIONI. CIAO E GRAZIE 13) IN QUESTO CORSO DI FORMAZIONE SONO STATA MOLTO BENE. LA VISIONE E I VIDEO CLIP CHE IL RELATORE HA MESSO IN AUDIO-VISIONE, HANNO TIRATO FUORI IN ME MOLTE EMOZIONI CHE NON SEMPRE MI SOFFERMO A PROVARE PRESA DA TANTE COSE IN QUESTA VITA FRENETICA. E’ STATO UN MOMENTO DI CONFRONTO CON IL GRUPPO. ATTRAVERSO QUESTO CORSO HO APPRESO CHE BISOGNA USCIRE DAGLI SCHEMI PER POTER OPERARE AL MEGLIO LA MIA PROFESSIONALITA’. 14) SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DEL CORSO E MI DISPIACE TANTO PERCHE’ CON TE E’ STATA UN’AVVENTURA CONTINUA E TU SEI STATO IL NOSTRO CAPITANO. CON QUESTO CALDO E’ STATA UNA “FATICA” SEGUIRTI, MA VALE TUTTA LA FATICA FATTA; E’ COME SE VALE! E NON MI RIFERISCO “SOLO” AL MOMENTO DEL TUO ARRIVO, QUANDO TUTTI TI ABBIAMO FATTO I COMPLIMENTI. IL RISULTATO E’ STATO SODDISFACENTE! OLTRE OGNI IMMAGINAZIONE. GRAZIE PER TUTTO QUELLO CHE CI HAI INSEGNATO. 15) CREDO CHE QUESTO CORSO MI ABBIA ARRICCHITO SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA. HO VISSUTO BELLE EMOZIONI SIA NELLA INIZIALE, ALLEGRA CONDIVISIONE DELLA MAPPA INTERATTIVA DELLE DOCENTI, SIA NELLA VISIONE DI VIDEOCLIP CHE, DI VOLTA IN VOLTA, IL FORMATORE HA SCELTO E CI HA PROPOSTO.
  • 44. 44 HO ASCOLTATO CANZONI CHE SPESSO NON CONOSCEVO MA CHE RIVISITATE IN UN’OTTICA SCOLASTICA MI HANNO RIVELATO QUALCOSA DI PROFONDO. CANZONI E VIDEO CHE AVEVANO UN FILO CONDUTTORE, “CREDERE” SEMPRE IN CIO’ CHE SI FA PER SUPERARE LA “LINEA D’OMBRA”, PER TROVARE “LA CURA”, PER ASCOLTARE E INCORAGGIARE, PER GUIDARE, NUTRIRE LA FAME DI SCOPRIRE IL MONDO E CAPIRE CHI SIAMO O VOGLIAMO ESSERE. OLTRE AD AVERMI DATO MOLTE INDICAZIONI SU COME FARE UNA PIU’ CORRETTA VALUTAZIONE BASATA SU VERIFICHE OGGETTIVE E COME CREARE UNA PROGRAMMAZIONE ANNUALE E SETTIMANALE PARTENDO DALLE INDICAZIONI NAZIONALI (COSA CHE IN MANIERA DIVERSA GIA’ FACEVO), HA CONSOLIDATO IN ME LA VOGLIA DI QUALCOSA DI DIVERSO, IL DESIDERIO DI FARE SCUOLA IN MANIERA NUOVA, PONENDO “SERIAMENTE” AL CENTRO DELL’APPRENDIMENTO/INSEGNAMENTO L’ALUNNO. 16) Il corso è ormai alle battute finali, è cominciato in un clima di stanchezza di fine anno e si è sviluppato anche in ore pomeridiane quando il caldo e la fatica fanno sentire ancora di più la loro pressione. Sin dall’inizio, però, il nostro formatore ha utilizzato strategie mirate a conoscere la parte più intima del gruppo che gli era stato affidato. Le prime due lezioni sono state impostate seguendo proprio questa direzione: conoscere e conoscersi, Per la prima volta un relatore non veniva ad indottrinarci di contenuti, a volte incomprensibili e poco spendibili nella pratica, ma attraverso l’utilizzo di videoclip e brainstorming ci faceva riflettere su quanto sia fondamentale porre il bambino al centro di tutto il processo formativo. Il bambino con la sua storia, il suo bagaglio esperienziale, le sue ferite, le sue vittorie e le sue sconfitte deve trovare nell’insegnante colei che “lo prende per mano, lo rialza e gli dice di fidarsi”. Cambia completamente la prospettiva, ora è la condizione umana dell’alunno il punto di partenza per ogni attività e il docente ha il dovere morale e professionale di non trascurarla mai. Il corso mi è piaciuto tantissimo, l’ho trovato stimolante e mi ha dato diversi spunti di riflessione e delle indicazioni per reimpostare il mio lavoro, resta tuttavia la consapevolezza che sarebbero stati necessari tempi più lunghi per entrare nel metodo delle azioni. Ciò che mi porto dietro è la consapevolezza che il cambiamento è possibile, l’ho sperimentato, ma resta la paura di non riuscire da sola! Mi auguro di poter intraprendere questo nuovo viaggio supportata da un gruppo di lavoro che ha condiviso le mie emozioni e le mie esperienze. Grazie Corrado per averci consegnato una visione diversa del nostro modo di essere insegnanti. 17) Inizio dalla fine: la visione del filmato “Il primo giorno di scuola che vorrei”. La prima considerazione è stata quella di capire cosa vuol dire “l’Insegnamento è un’arte”. L’arte rappresenta quanto di più alto a livello emotivo, cognitivo ed espressivo, l’uomo possa raggiungere. Ed è proprio questo che ho pensato in questi momenti. L’arte di insegnare! Nel corso degli anni sono stati tanti i percorsi attivati ed i libri letti su come diventare dei bravi professionisti. Forse però, e non parlo a livello personale, abbiamo perso di vista quanto di più creativo e “produttivo” possiamo mettere in campo quando svolgiamo questo meraviglioso “mestiere”. Il mestiere è quello che si impara giorno per giorno, avendo sì delle conoscenze, ma sperimentando ogni momento quelle che sono le piste migliori per raggiungere un obiettivo. Personalmente ancora provo forti emozioni quando penso a quando mi relaziono con i bambini; quando sono capace di cogliere le loro emozioni, i loro dubbi e di saper dare loro la risposta. Credo che questo corso abbia dato un contributo importante a tutti noi nel recupero di quell’umanità, a volte perduta, nel rapporto con i bambini, ed anche con i colleghi. Se resterà traccia di tutto questo e “non sarà tutto dimenticato” sarà stato un successo. Troppo spesso ci perdiamo nei rivoli delle “inutili cose”, dei falsi problemi e di un individualismo che ci sta facendo perdere di vista quanto sia importante l’unico, vero, primo valore della nostra vita: l’umanità che c’è in ognuno di noi. Troppo spesso ce ne dimentichiamo.
  • 45. 45 Vivo con grande sofferenza questo aspetto della mia professione: dove non c’è umanità c’è chiusura e svilimento del proprio agire. E non c’è progresso, né significatività. La significatività, anche nelle piccole cose, rimanda ad una visione della vita e dei rapporti che ti aiuta a dare un “senso” a ciò che fai. Il senso che dobbiamo trasmettere ai bambini che, troppo spesso, sono influenzati da falsi miti ed effimere gioie. Pensavo guardando il filmato del Panda a quante volte anche le famiglie non permettono ai loro “piccoli alberi” di fiorire naturalmente. Vogliamo troppo, tanto, tutto da questi piccoli “fiori dell’uomo” che debbono omologarsi ai modelli imperanti. E noi che crediamo di far capire che ogni bambino ha diritto ai propri tempi, ai propri “limiti”, ma non per questo debba sentirsi diverso o non adeguato. Riappropriarsi di una dimensione umana e che rispetti ogni singolo alunno. Partiamo da qui. Poi, forse con molta, difficoltà riusciremo ad affrontare un metodo di valutazione che sia “equo e solidale” . Voglio crederci. Ciao Corrado