3. Auto-divulgazione e camouflage
Facebook ci esorta a mostrare il nostro volto,
dentro uno schema standardizzato e semplificato,
funzionale ai suoi obiettivi di business
Quale risposta alla logica dell’auto-divulgazione?
Tre strade sono teoricamente possibili: defezione,
camouflage strategico o anonimato
Tuttavia «la maggior parte degli utenti non si
trova a proprio agio con un’esistenza parallela:
preferiscono rimanere se stessi e nascondersi»(*)
(*) Geert Lovink, Ossessioni collettive, op. cit.
6. « There areto types
of response
two
unsatisfactory
situations in one's firm,
organization or
country. The first is
"exit" or leaving
without trying to fix
things. The second is
"voice," that is,
speaking up and trying
to remedy the defects. »
(Albert O. Hirschman)
Fonte: Shelby White and Leon Levy Archives
9. La coda lunga, ovvero «less of more»
La coda lunga(*) è un modello di distribuzione
del valore in Rete: la coda si allunga e acquista un
peso maggiore rispetto alla testa della curva
(*)
Chris Anderson, The Long Tail: Why the Future of Business is Selling
Less of More, Hyperion, New York, 2006
10. La distribuzione ineguale dei commenti
La pratica di inserire commenti, cruciale per blog
e forum, definisce l’esperienza stessa dei social
network e di Twitter (piattaforma di micro-blog)
La ripartizione dei commenti online smentisce il
modello della coda lunga: essi si concentrano nella
testa, perché ogni commento ne attrae altri
«Anziché essere distribuita nell’intero network, la
cultura della discussione prende forma intorno a
pochi siti, autori o commenti»(*)
(*) Geert Lovink, Ossessioni collettive, op. cit.
11. La legge di potenza nelle reti sociali
Il fenomeno fu osservato già da Clay Shirky,
nel post Power Laws, Weblogs, and Inequality
("Networks, Economics, and Culture" 2003)(*)
Shirky evidenziò tale ineguaglianza di
distribuzione con riferimento ai commenti, nei
blog, ma anche agli inbound link di tutti i siti
L’effetto della legge di potenza si accentua in
misura direttamente proporzionale al numero di
opzioni teoriche, ossia alla crescita della Rete
(*) Ora disponibile qui: http://www.shirky.com/writings/herecomeseverybody/powerlaw_weblog.html
12. La cultura della discussione è scale-free
Il fondamento teorico della legge di potenza si
deve a Albert-László Barabási, studioso delle reti
a invarianza di scala (scale-free)
In esse il grafico che esprime la relazione tra il
numero di nodi e il numero delle loro connessioni
è di tipo esponenziale negativo
Un nodo che stabilisce un nuovo collegamento,
preferisce farlo verso un nodo che ne ha già molti,
portando questi a una crescita esponenziale
13. L’effetto power laws sulla reputazione
Nella network analysis il rapporto fra la media
delle connessioni di tutti i nodi di una rete e le
connessioni di uno specifico nodo è detto degrees
Nella retorica della Rete la misura di degrees
equivale alla reputazione e corrisponde dunque a
un dato meramente quantitativo
Non è vero che a un’elevata reputazione
corrisponda necessariamente un’elevata qualità
dell’informazione e dei contenuti
14. La gerarchia anti-egualitaria di Google
Il Google Page Rank (algoritmo che determina la
graduatoria dei risultati di una ricerca) premia i
contenuti con il numero maggiore di backlink
Non è dunque verificato su base empirica che la
sfera pubblica del Web riduca le disuguaglianze
fra chi ha più massa critica e chi ne ha meno
Gli attori dominanti della comunicazione online
tendono a rafforzare la propria posizione, mentre
gli outsider fanno fatica ad affermarsi(*)
(*)
M. Hindman, K. Tsioutsiouliklis, J.A. Johnson, “Googlearchy“, How a Few
Heavily-Linked Sites Dominate Politics on the Web, 31 marzo 2003:
16. Una dimensione povera e puerile
Le culture dei commenti di Internet d’inizio XXI
secolo rivelano «un’ansia astile nel relazionarsi
con le altre voci del vicinato»(*)
Siamo spesso di fronte a una «valanga di
commenti ripetitivi e casuali» e alla «riluttanza a
raggiungere il consenso» o formulare una sintesi
Si tratta dunque secondo Lovink di rivitalizzare la
cultura dei commenti, renderla matura e
consapevole delle proprie possibilità
(*) Geert Lovink, Ossessioni collettive, op. cit.
18. Il fronte «esterno» e quello «interno»
Come abbiamo già sottolineato, i diritti in Rete
sono spesso minacciati da entità «esterne»:
governi autoritari, telcom, editori tradizionali, ...
Esiste tuttavia anche un fronte «interno»,
alimentato dagli interessi degli stessi fornitori di
servizi online e dai loro ecosistemi
Lungo questo fronte si combattono battaglie che
riguardano la libertà di movimento e di scambio, il
diritto alla privacy e la libertà di espressione
20. La paura di Facebook per
l’esposizione del seno femminile
21. La Bild e il caso della app per
iPhone «Shake that girl»
22. Il diritto alla privacy nell’era di big data
Non esiste un senso condiviso riguardo a ciò che è
privato e ciò che non lo è: la privacy è contestuale,
legata alle differenze di cultura e alle situazioni
Il principio generale, in base al quale si riconosce
la proprietà dell’individuo sui dati privati che lo
riguardano, non è sempre facile da applicare
Questa ambiguità di fondo e le differenze di
legislazione fra USA e UE lasciano spazio ai
comportamenti arbitrari degli operatori online
23. L’indagine della Federal Trade Commision
Nel dicembre scorso la FTC americana ha avviato
un’indagine nei confronti di tre società che
svolgono brocheraggio dei dati degli utenti online
L’indagine ha lo scopo di conoscere la natura e le
fonti dei dati raccolti, le modalità del loro utilizzo
e gli strumenti di controllo offerti agli utenti
Le società sotto indagine sono Acxiom, Corelogic,
Datalogix, eBureau, ID Analytics, Intelius, Peekyou,
Rapleaf e Recorded Future
24. La collaborazione fra Facebook e i broker
Nelle scorse settimane Facebook ha stipulato un
accordo di collaborazione con Acxiom, Datalogix,
Epsilon e BlueKay
Le prime tre società svolgono brocheraggio dei
dati degli utenti, mentre la quarta è specializzata
nel tracciamento online tramite cookie
Scopo della partnership è migliorare la rilevanza –
oggi spesso modesta – e quindi l’efficacia delle
inserzioni pubblicitarie su Facebook
25. La balcanizzazione della Rete
A parte le politiche censorie dei governi autoritari,
c’è una sfida al principio dell’universalità della
Rete che viene dall’«interno» ed è poco percepita
L’ecosistema di Facebook e, più ancora, quello di
Apple tendono all’autoconsistenza e alla chiusura
con il mondo estero, cioè con il resto della Rete
Internet rischia di trasformarsi in un insieme di
enclave o «orti conchiusi» (walled garden)
caratterizzati da forme severe di controllo interno
26. Walled garden: il caso Apple iOS
Un walled garden può essere visto come un
ecosistema informativo completo, sottoposto al
controllo del suo gestore e in guerra con gli altri
Il mondo di Apple è di questo tipo: include
sistema operativo (iOS), terminali (iPhone, iPad) e
piattaforma di distribuzione (Apple Store)
Apple non solo definisce gli standard, ma
sorveglia sui contenuti immessi nell’ecosistema e
fissa le regole di scambio fra gli attori coinvolti
27. Walled garden: non solo Apple
Il modello dei walled garden è applicato anche da
Amazon (ecosistema Kindle) e da Facebook
(ecosistema delle Facebook applications)
Ma anche altri operatori stanno abbracciando
questa filosofia, risucchiati in una escalation fatta
di attacchi e rappresaglie fra concorrenti
Twitter, per esempio, ha attuato una politica di
progressiva chiusura nei confronti di Instagram,
cui la stessa Instagram ha risposto prontamente