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La localizzazione del software
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Università di Padova, 6 aprile 2006
Convegno “Tradurre: professione e
formazione”
La localizzazione del software
Luigi Muzii
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Convegno “Tradurre: professione e formazione”
La localizzazione del software
Primo postulato del commercio globale
Diversi anni fa, l’ex cancelliere tedesco Willy Brandt, premio Nobel per la pace 1971, dettò quello che oggi è
noto come il primo postulato del commercio globale: «If I am selling to you, I speak your language. If I am
buying, dann müssen Sie Deutsch sprechen».
È in fondo uno dei principi della globalizzazione, intesa con l’accezione positiva dell’integrazione degli
scambi e dell’interdipendenza delle nazioni.
Ovviamente, dello sviluppo di mercati globali hanno goduto innanzitutto le multinazionali cui va riconosciuto
il merito di aver saputo favorire e sfruttare la diffusione dei mezzi di comunicazione.
Microsoft trae oltre il 50% dei propri profitti dalle vendite in paesi di lingua e cultura diversi dalla propria ed
è un perfetto esempio di azienda globale.
La nascita di mercati globali ha posto nuovi problemi che hanno portato alcuni paesi ad autorizzare la vendita
di alcuni prodotti, come i medicali, solo se adattati al mercato di destinazione. In Europa, per esempio, la
direttiva macchine prevede che ogni macchina venduta sul territorio dell’Unione sia accompagnata da istruzioni
per l’uso redatte nella lingua o nelle lingue del paese di destinazione.
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La localizzazione del software
Localizzazione
Nel 1990, alcuni dei più importanti produttori di software, diedero vita a un organismo di normazione
indipendente, la LISA (Localization Industry Standards Association), il cui primo atto fu quello di fissare una
definizione per il concetto di localizzazione: “localization involves taking a product and making it linguistically
and culturally appropriate to the target locale (country/region and language) where it will be used and sold”.
Localizzare un prodotto vuol quindi dire adattarlo alla cultura del paese di destinazione.
La localizzazione di un prodotto software consiste prevalentemente nella traduzione delle componenti
linguistiche: stringhe di interfaccia, guida in linea, documentazione. Tuttavia, non si può parlare semplicemente
di traduzione, anzi, la traduzione è solo una delle attività della localizzazione: oltre ad essa, un progetto di
localizzazione ne prevede molte altre, tra cui project management, software engineering, testing e desktop
publishing.
Oltre a fare riferimento a una realtà oggettiva di carattere tecnico, i testi da tradurre ne sono parte
integrante ed entrano nei suoi meccanismi quali componenti: di un programma localizzato occorre garantire allo
stesso tempo comprensibilità e chiarezza, nonché il corretto funzionamento.
Inoltre, nella localizzazione del software trovano applicazione pratica molte delle discipline a cavallo tra
linguistica e informatica quali il trattamento automatico dei testi, la gestione della terminologia, la traduzione
assistita e quella automatica.
Infine, se l’aspetto tecnico della localizzazione presenta maggiori peculiarità rispetto alla traduzione tecnica
tradizionale, anche quelli culturale e linguistico mostrano caratteri distintivi particolari. Ogni riferimento
culturale presente nel prodotto originale deve essere adattato al mercato di destinazione. In particolare, il
materiale collaterale (confezioni, etichette, materiale promozionale, schede di riferimento e di registrazione
del prodotto, accordi di licenza) subisce in genere profonde modifiche nella presentazione e nei contenuti.
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Livelli di localizzazione
A seconda della natura di ciascun programma, sono possibili livelli di localizzazione diversi. Per ogni livello sono
necessari maggiori investimenti e sono previsti ritorni superiori.
1° livello Nessuna localizzazione o particolare programma di enabling. È questo il caso di un primo ingresso in
un mercato straniero, per cui l’obiettivo principale è sondare la reazione al prodotto prima di
assumere ulteriori impegni. Spesso si traducono comunque i manuali.
2° livello Minima localizzazione, limitata a menu e finestre di dialogo senza guide in linea e altri file a
corredo. Il prodotto è comunque predisposto alla localizzazione.
3° livello Corrisponde al 2° livello con in più le guide in linea, il programma di autoapprendimento e gli altri
file a corredo. A questo livello si ferma il 70% dei prodotti localizzati.
4° livello Adattamento del programma per il funzionamento su piattaforme hardware diverse da quelle
previste in origine.
5° livello Localizzazione completa del prodotto. Integrazione, sostituzione e modifica di parti di codice per
arricchire il programma di caratteristiche che lo rendano accettabile alle varie classi di utilizzatori
locali. È senza dubbio il livello più costoso: si pensi che per la localizzazione di un prodotto
destinato al mercato internazionale, quindi in almeno 12 lingue o culture, per un totale complessivo
di circa 500.000 parole, deve prevedersi un bilancio di almeno 3 milioni di Euro. Tuttavia questo è
anche il livello di localizzazione che offre i massimi ritorni.
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Internazionalizzazione e localizzazione
L’internazionalizzazione e la localizzazione di un prodotto software non interessano solo la sua interfaccia
utente; sempre più spesso insieme a questa si decide di localizzare anche la documentazione e gli esempi.
Questi ultimi sono del resto utilizzati in supporto ai programmi di autoapprendimento legati al prodotto.
Per i contenuti è in forte crescita la diffusione di sistemi (CMS) che ne consentono il riutilizzo continuo
(single sourcing) per le guide in linea e i manuali come per i siti Web di supporto. Questi ultimi, poi, sono il
principale strumento del personale di assistenza che, non per niente, lamenta spesso di ricevere domande che
potrebbero trovare risposta nella lettura della documentazione. Agli stessi repository si attinge anche per il
materiale di marketing.
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Profili professionali
Il processo di localizzazione coinvolge numerose figure professionali, in alcuni casi estranee alla traduzione in
senso stretto, con percorsi formativi diversi e competenze di tipo linguistico, tecnico e gestionale.
Project manager È il responsabile del progetto di localizzazione. Svolge attività di
coordinamento e predispone il kit di localizzazione. Ha competenze
tecniche e organizzative.
Language specialist È la figura di riferimento per la soluzione dei problemi terminologici e
linguistici e interagisce con gli sviluppatori per la soluzione dei problemi
tecnici. Talvolta questa figura si occupa anche della revisione del
materiale tradotto verificando l’applicazione dei glossari di riferimento
forniti dal cliente e risolvendo le incongruenze terminologiche e della
gestione delle memorie di traduzione. Ha competenze di tipo
spiccatamente linguistico.
Localizzatore Si occupa concretamente della traduzione del materiale. Molto spesso si
tratta di liberi professionisti che collaborano con le agenzie e le società
di localizzazione. Le competenze richieste sono numerose e spaziano da
quelle tecnico-informatiche necessarie per utilizzare correttamente gli
strumenti di traduzione a quelle squisitamente traduttive.
Responsabile QA (Quality Assurance) Implementa i processi di assicurazione qualità per verificare che il
prodotto di ogni attività di progetto rispetti i livelli di qualità stabiliti.
Localization engineer Si occupa della soluzione degli aspetti tecnici del progetto quali
l’internazionalizzazione e la compilazione del codice sorgente e delle
guide in linea. Verifica inoltre il corretto funzionamento e l’aspetto
finale del prodotto localizzato. Dispone di specifiche competenze
tecniche.
Specialista DTP Si occupa della parte grafica del progetto (immagini, diagrammi, schemi
ecc.). Dispone di specifiche competenze tecniche.
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Il processo di localizzazione
In linea generale, il processo di localizzazione si articola in un ciclo iterativo di otto fasi:
1. pianificazione
1. analisi delle esigenze e stesura del piano di progetto
2. elaborazione del preventivo di spesa
3. selezione delle risorse e definizione dei ruoli
2. preparazione del materiale
1.estrazione delle stringhe di testo
2.selezione degli strumenti di lavoro
3.predisposizione memorie di traduzione e glossari
4.predisposizione kit di localizzazione
3. traduzione della GUI
4. traduzione della guida
5. traduzione della documentazione e del materiale collaterale
6. preparazione versione di prova
1. importazione del testo tradotto
2. compilazione
7. assicurazione qualità
1. collaudo linguistico
2. collaudo funzionale
8. rilascio
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L’interfaccia utente
La localizzazione dell’interfaccia utente è probabilmente la localizzazione per eccellenza. Oggetto di questa
parte di attività sono i le “risorse” che possono essere costituite da elementi di interfaccia (un’immagine,
un’icona o un cursore), da dati necessari all’applicazione, o menu e finestre di dialogo. Le risorse possono essere
recuperate in fase di esecuzione e visualizzate nell’interfaccia utente. Un file di risorse può essere
• uno script di risorsa (.rc)
• un modello di risorsa (.rct)
• un’intestazione generata dall’ambiente di sviluppo (.h)
Le risorse si possono trovare anche in file binari che in genere presentano estensione .exe o .dll.
Solitamente si lavora su file di script di risorsa in formato testo e, in linea di principio, possono essere
lavorati con qualunque programma di elaborazione testi; in essi, però, le stringe sono, per così dire, “nascoste”
tra numerose altre informazioni descrittive. Una volta tradotti, questi file devono essere compilati nuovamente
insieme al codice del programma.
La traduzione avviene solitamente mediante strumenti di traduzione che supportano il formato .rc, ossia
quasi tutti quelli attualmente disponibili sul mercato.
Dato che la lunghezza delle opzioni varia da lingua a lingua in modo significativo, non sono infrequenti
sovrapposizioni dei menu. La maggiore difficoltà nella localizzazione dell’interfaccia utente consiste comunque
nel mantenere o ricostruire gli acceleratori (p. es. Alt+F per aprire il menu File) e nel non eccedere nella
lunghezza della traduzione, anche se ormai i moderni ambienti di sviluppo permettono ai menu di
ridimensionarsi orizzontalmente in modo automatico.
La difficoltà di mantenere o ricostruire gli acceleratori e di non eccedere nella lunghezza della traduzione si
presenta anche con le finestre di dialogo. i moderni ambienti di sviluppo permettono di impostare finestre di
dialogo dinamiche anche in questo caso, ma spesso è comunque necessario variare posizione e dimensione degli
elementi in funzione della maggior lunghezza del testo.
Nei file di risorse, le parti di testo sono associate a codici che il localizzatore potrebbe accidentalmente
modificare o cancellare durante la traduzione. Stante la capacità degli strumenti di traduzione e di
localizzazione di estrarre e disporre le stringhe di testo in tabelle, la traduzione si può effettuare più
agevolmente con strumenti di localizzazione che permettono di visualizzare l’oggetto cui fanno riferimento,
menu o finestra di dialogo, e intervenire sulle parti di testo senza pericolo di danneggiare codici o altri elementi
non traducibili. In questo modo è anche più semplice controllare che menu e finestre di dialogo non siano in
conflitto con i bordi dello schermo.
Dell’interfaccia utente fanno ugualmente parte i messaggi, stringhe di testo di cui il programmatore si serve
per comunicare con l’utente, che vengono visualizzati in apposite aree di testo, all’interno di finestre di dialogo
o nella barra di stato. Sono un elemento critico perché spesso del tutto isolati e privi di contesto, senza cioè
poter disporre di informazioni su dove e come appaiano nel prodotto finito e in che relazione siano gli uni con gli
altri. Inoltre, non di rado, contengono una parte “dinamica”, che varia in base a parametri inseriti dall’utente o
a suoi comportamenti e può determinare errori di interpretazione. Infine, benché si tratti di una pratica
deprecata e scoraggiata, è tutt’altro che insolito per un programmatore, specie se alle prime armi, costruisca le
stringhe concatenandone altre. Il programma, al momento dell’esecuzione, compone la frase con i vari tronconi
e la completa con i valori assunti dalle variabili a seconda del contesto e dell’esito dell’operazione. Questo
significa che il significato di un messaggio potrebbe comprendersi con precisione solo eseguendo il prodotto
finito e riproducendo le condizioni esatte che lo provocano. Questo problema assume caratteristiche imponenti
in fase di assicurazione della qualità. È uno dei momenti più delicati di un progetto di localizzazione in cui si
verifica la corrispondenza delle caratteristiche del prodotto alle specifiche. I test vengono svolti alla fine del
processo di localizzazione e mirano a verificare che il prodotto sia stato localizzato correttamente e
completamente. Si cerca quindi di riprodurre tutte le possibili condizioni di funzionamento in modo da verificare
non solo se il risultato finale sia linguisticamente accettabile, ma soprattutto se la localizzazione abbia
influenzato le caratteristiche funzionali e visive del prodotto. Per questo, si predispongono apposite specifiche e
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script di collaudo. Le prime descrivono i passi da effettuare per ottenere la condizione da verificare e il risultato
atteso; i secondi sono sequenze di comandi la cui esecuzione produce precise condizioni di test.
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Guide in linea, documentazione utente e
materiale collaterale
Le guide in linea (on-line help) sono parte integrante della documentazione elettronica fornita a corredo con il
software e sono realizzate a partire da normali documenti Word redatti con particolari accortezze o da pagine
HTML/XML.
Nel primo caso il localizzatore si troverà a lavorare con un file di testo i cui contenuti sono identificati da
marcatori che ne indicano anche gli attributi tipografici e di struttura. Un file della guida in linea di un prodotto
in formato RTF è a tutti gli effetti un documento Word nel quale nome, titolo e parole chiave di ogni argomento
(topic) o pagina sono contrassegnati da altrettanti codici referenziati in note a pie’ di pagina: #, $ e K. I rimandi
ipertestuali sono codificati con una sottolineatura semplice per le finestre a comparsa e doppia per i rimandi
veri e propri, seguita dall’argomento di destinazione in caratteri nascosti.
La traduzione di una guida in linea è molto vicina alla traduzione tecnica tradizionale, ed è necessario
conoscere a fondo il formato in lavorazione e disporre di competenze specifiche nella materia di cui trattano i
contenuti. Si effettua normalmente servendosi di comuni strumenti di traduzione che permettono di proteggere
le istruzioni di formattazione e di intervenire solo sulle parti di testo senza pericolo di danneggiare gli elementi
di accesso e navigazione.
Col tempo, il formato RTF è stato soppiantato dall’HTML o dall’XML che permettono di realizzare una guida in
modo molto più semplice con maggiori capacità grafiche e di animazione. In questo caso, gli argomenti sono
costituiti da singoli file. Anche la traduzione risulta notevolmente semplificata giacché tutti gli strumenti di
traduzione attualmente disponibili sul mercato trattano senza problemi entrambi i formati, seppure con
accorgimenti diversi.
Inoltre, sempre più spesso, la documentazione a corredo è realizzata in modalità single sourcing servendosi di
sistemi per la gestione dei contenuti (CMS) che privilegiano generalmente il formato XML. Il caso più tipico di
documentazione utente è la manualistica che accompagna quasi ogni prodotto software, contenente
informazioni descrittive del prodotto finalizzate all’istruzione dell’utente e alla consultazione. A questa si
possono aggiungere tutti gli altri documenti a corredo, dalle licenze ai pieghevoli per finire alle confezioni.
La localizzazione di questo materiale è del tutto assimilabile alla traduzione tecnica tradizionale, benché lo
sviluppo degli strumenti informatici renda oggi necessarie competenze che in passato erano considerate un plus.
È utile, per esempio, conoscere i fondamenti del desk top publishing, anche se, data la varietà di prodotti usati
per questo scopo, è di fatto impossibile disporre di tutti e destreggiarsi con tutti. Anche in questo caso, sono gli
strumenti di traduzione a rivelarsi fondamentali per gestire i vari formati attraverso appositi filtri, permettendo
di proteggere formattazione e disposizione dei vari elementi e di intervenire solo sulle parti di testo.
La localizzazione della documentazione a corredo di un prodotto software si può svolgere agevolmente con
uno qualunque dei numerosi strumenti di traduzione comunemente disponibili sul mercato. Una delle ragioni
all’oigine della crescente diffusione degli strumenti di traduzione è la sempre più rara opportunità di lavorare su
un prodotto del tutto nuovo. Gli strumenti di traduzione permettono infatti di far leva sulle memorie di
traduzione provenienti da precedenti cicli di lavorazione condotti su versioni anteriori del software abbattendo i
costi, riducendo i tempi e mantenendo coerenza e coesione del materiale testuale.
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La grafica
Sebbene rientri logicamente nel campo della localizzazione di documenti, la localizzazione di immagini,
diagrammi e disegni è attività trasversale alle altre e costituisce sempre più campo di applicazione separato.
Il ventaglio dei formati di file da trattare può essere molto ampio, dalle presentazioni agli screenshot per
finire alle animazioni multimediali.
Per le presentazioni si può utilizzare l’applicazione di un normale ambiente di office automation o uno
strumento di traduzione in grado di lavorare il formato in cui è stata realizzata o uno di scambio in cui è
possibile convertirla e ri-convertirla a traduzione ultimata senza danneggiarla.
Per manipolare le immagini, invece, spesso occorrono l’editor specifico con cui sono state realizzate e i
sorgenti in formato layered in cui, cioè i vari elementi sono disposti su livelli indipendenti, ovvero devono essere
ricreate inserendovi il testo magari prelevandolo da tabelle di corrispondenze. Un classico esempio di queste
immagini sono i cosiddetti splash screen, quelle schermate solitamente contenenti i messaggi di saluto che
compaiono all’apertura di un programma.
Anche gli screenshot, le “istantanee” delle finestre di un’applicazione, sono immagini bitmap, e, anche se
sono piuttosto semplici da ricreare, farlo è piuttosto laborioso e richiede una piattaforma configurata
esattamente come quella su cui sono stati realizzati gli originali.
Le animazioni, infine, possono essere un vero e proprio incubo, specialmente quelle in Flash che sono di
realizzazione così semplice da essere alla portata di chiunque, ma proprio per questo sono spesso prodotte
trascurando eventuali successive esigenze di localizzazione.
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La localizzazione del software
Siti Web
Se la localizzazione di pagine Web è riconducibile a quella della documentazione elettronica, tutt’altra cosa è
quella di script, applet, servlet, moduli e altri oggetti componenti un’applicazione Web. In questo caso, le
pagine costituiscono “solo” l’interfaccia utente, mentre il cuore risiede in file che non sono esposti all’utente. È
quindi necessaria una conoscenza delle tecnologie, delle modalità e dei linguaggi di realizzazione e di sviluppo e
dei relativi ambienti e piattaforme.
Inoltre, lo sviluppo di un sito o di un’applicazione Web, siano essi pubblici o ad uso interno, è solitamente
ininterrotto. Per questo è necessaria una strategia di gestione dei contenuti per la quale sempre più spesso si fa
ricorso a sistemi specifici, i CMS.
Per un’applicazione Web, invece, dal momento che i cicli di sviluppo normalmente non seguono quelli delle
applicazioni tradizionali, l’impegno richiesto è funzione del livello di internazionalizzazione.
La localizzazione di siti statici si esplica nella traduzione di documenti di testo ordinari il cui formato (HTML)
non pone particolari problemi di trattamento ed è riconducibile alla traduzione della documentazione
elettronica e, come questa, si può condurre servendosi di un qualunque strumento di traduzione tra quelli
comunemente disponibili sul mercato.
La particolarità di un documento HTML, che è un normale file di testo, consiste nel fatto che la sua
visualizzazione è determinata da marcatori attraverso i quali si definiscono la disposizione e la formattazione
degli elementi, nonché i rimandi ipertestuali che garantiscono la navigazione.
Solo le parti descrittive sono quindi di interesse per la localizzazione. Tra queste vanno considerati alcuni
attributi, come quelli relativi alle immagini o al documento stesso, i cosiddetti metadati.
I siti dinamici sono invece basati su pagine costruite al momento in base alle richieste inviate al server. Le
pagine sono realizzate servendosi di un linguaggio di scripting e possono assolvere compiti diversi, dal disporre il
loro contenuto in funzione della piattaforma utente a visualizzare i dati prelevati da un database. La rapidità di
sviluppo imposta dai ritmi di aggiornamento costanti di un sito Web può portare a trascurare le best practice
dell’internazionalizzazione e a inserire stringhe di testo all’interno del codice. La separazione di codice e
presentazione, invece, permette di limitarsi alla manutenzione di una sola copia di ogni pagina
indipendentemente dal numero di locale previsti giacché per il programmatore è possibile servirsi del locale
identifier per istruire il motore che analizza il codice sul server a interpretare i parametri relativi al locale
dell’utente e a restituire le stringhe nella lingua associata inserendole all’interno di template.
I linguaggi di scripting non si limitano al lato server. Le pagine possono contenere elementi attivi che
provvedono a visualizzare stringhe di testo nascosto in seguito ad eventi successivi ad azioni dell’utente. Si
tratta solitamente di funzioni di controllo che innescano messaggi al pari delle applicazioni tradizionali. Le
stringhe associate a questi elementi attivi fanno generalmente parte della pagina e si trattano insieme ad essa,
ma, nel caso di siti dinamici o applicazioni Web multilingue, possono essere isolate in file separati.
Negli script eseguiti sul server prima dell’invio all’utente della pagina richiesta non è improbabile imbattersi
negli stessi problemi che interessano le applicazioni tradizionali. Le stringhe di testo che costituiscono le
etichette degli elementi di una pagina o il suo contenuto, così come i messaggi inviati all’utente sono
largamente “dinamici”, nel senso che vengono composti al momento e variano in base a parametri inseriti
dall’utente. Gli errori di interpretazione, e le difficoltà di traduzione, che possono derivarne sono svariati.
Inoltre, per poter riprodurre le condizioni di esercizio del sito, in modo da disporre di informazioni su dove e
come le etichette e messaggi appaiOno nelle pagine e in che relazione siano gli uni con gli altri, è necessario
replicare l’intero ambiente, a partire dal server Web per finire ai motori di scripting e installare tutti i
componenti associati. Disporre un test bed per un’applicazione Web può quindi presentare diverse difficoltà per
un localizzatore.
La diffusione del Web come strumento di comunicazione e di supporto ha favorito il trasferimento, e la
distribuzione, di molte attività dando vita a strumenti che si integrano con le applicazioni di gestione per
l’automazione di interi processi, del cosiddetto workflow.
I principali attori in questo scenario sono i CMS (Content Management System), sistemi per la definizione, il
posizionamento, il flusso, l’amministrazione e la pubblicazione dei contenuti di un sito Web indipendentemente
dalla posizione geografica, l’esperienza e le competenze tecniche degli autori senza la mediazione di strutture
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Convegno “Tradurre: professione e formazione”
La localizzazione del software
tecniche di supporto, attraverso processi automatici di controllo dei contenuti, delle immagini, della struttura e
della veste grafica del sito.
Ai CMS si abbinano con sempre maggior frequenza i GMS (Globalization Management System) che permettono
di rilevare e segnalare le modifiche apportate ai documenti presenti su un sito Web con l’invio automatico ai
traduttori dei documenti da aggiornare o di loro porzioni. Per massimizzare la convenienza di questi sistemi, ne
è stata estesa la funzionalità ad ogni tipo di contenuti, non solo, quindi, a quelli destinati alla pubblicazione su
Web, arrivando a integrare la gestione remota delle memorie di traduzione; per questo rappresentano il futuro
prossimo venturo.
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La localizzazione del software
Video giochi
La localizzazione dei video giochi è, attualmente, il segmento di mercato con le migliori prospettive.
Si tratta tuttavia di un processo complesso per il quale sono necessarie amplissime competenze, coinvolgendo
di fatto tutti i media con intervento artistico e culturale sui contenuti. Si va, infatti, dalla localizzazione classica
di risorse, grafica e animazioni alla traduzione dei “copioni” utilizzati per i dialoghi dei personaggi e per
l’interazione dei giocatori, che presenta per questo alcune delle caratteristiche tipiche della traduzione per il
doppiaggio, a cominciare dal lip sync per finire al trattamento dei componenti multimediali che, a sua volta, va
dalla manipolazione delle tracce al doppiaggio e al voice over.
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