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Narrazione e Comunicazione
Dalla letteratura ai social network, dalle serie tv alla vita quotidiana
Giovanni Prattichizzo
21/01/2015
Un uomo è sempre un narratore di
storie, vive circondato dalle
proprie storie e da quelle di altre
persone, vede ogni cosa nei termini
di quelle storie e cerca di vivere la
sua storia come se la stesse
raccontando.
J. P. Sartre, La nausea, Einaudi,Torino 1990
Origine del narrare
La narrazione
La narrazione è una pratica diffusa nel tessuto anonimo della
vita di ogni giorno.
Il narratore, scrive ancora Benjamin, è “colui che prende
ciò che narra dall’esperienza – la propria e quella degli
altri- e lo trasforma in esperienza di quelli che ascoltano
la storia” (Cfr.W. Benjanim, “Il Narratore”, 1936).
Non esiste popolo senza racconti.
(Cfr. R. Barthes, “Introduzione all’analisi strutturale dei
racconti”, AA.VV., L’analisi del racconto, Bompiani,
Milano, 1969)
Cosa significa narrare?
Narrare è essenzialmente mettere una storia in comune;
ossia condividere l’immaginario, i simboli e i miti che
lo abitano; significa creare e consolidare una comunità.
«Ogni racconto è una iniziativa di liberazione» scrive il
neuropsichiatra Boris Cyrulnik in “Autobiografia di uno
spaventapasseri. Strategie per superare le esperienze
traumatiche, Raffaello Cortina Editore, prima edizione
2009”.
Lo scopo del narrare, come quello dei miti, consiste
«nel dare forma al disordine delle esperienze» (Eco,
1994).
Perché le narrazioni?
«La facoltà di narrare è una
compensazione rispetto alla
depressione che provoca in noi il
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caducità» (Bergson, 1998: cap. 2).
I racconti consentono di dare
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Dare ordine al disordine
della realtà
Questo è quello che voglio
sottolineare oggi: la
responsabilità di ciascuno di voi
nella vostra educazione. Parto da
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voi stessi. Ognuno di voi sa far
bene qualcosa, ha qualcosa da
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scoprirlo.
(Barack Obama, 08/09/2009)
Conoscere, conoscersi
Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi
se non una combinatoria di
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letture, di immaginazioni? Ogni vita
è un’enciclopedia, una biblioteca, un
inventario di oggetti, un
campionario di stili, dove tutto può
essere continuamente rimescolato e
riordinato in tutti i modi possibili.
(Italo Calvino, Lezioni americane)
Attraverso le storie
Interpretiamo le azioni dei nostri simili e diamo significato alle situazioni in cui
ci troviamo;
Cerchiamo di comprendere la natura della nostra esperienza e le dinamiche
relazionali;
Pianifichiamo il nostro agire futuro e proviamo a dare un ordine dotato di senso
alle nostre esperienze vissute.
Come afferma Gadamer: la costruzione narrativa ha il potere di conferire un
incremento d’essere alla nostra visione del mondo impoverita dall’uso quotidiano.
Attraverso le storie
La narrazione può essere “reale” o “immaginaria” senza che
la sua forza come racconto abbia a soffrirne. (J. Bruner, La
costruzione narrativa della realtà, in M. Ammaniti, D. N.Stern (a
cura di), Rappresentazioni e narrazioni, Laterza, Roma- Bari, 1991.)
Ogni racconto è un mondo che si apre all’immaginazione
[…] immergersi in un racconto è entrare in una realtà
parallela a quella in cui stiamo vivendo. (P. Jedlowsky, Storie
comuni. La narrazione della vita quotidiana, Bruno Mondadori,
Milano, 2000)
La costruzione narrativa
Si fa sempre più strada
l’immagine di un essere umano
come homo narrans (Fisher,
1987), homo fabulans (Boje, 2001)
o storyteller (Bruner, 1992) ovvero
di un soggetto che trova la sua
ragione di essere nel narrare, un
narratore «nato e naturale» che
vive raccontando ed
interpretando narrazioni
(Mitroff, Kilmann 1976).
Narrazione e realtà sociale
Le narrazioni che servono ad alimentare
l’immaginario collettivo sono le radici
stabili su cui si fonda la cosiddetta
conoscenza di senso comune (P. L.
Berger,T. Luckmann, La realtà come
costruzione sociale, Il Mulino, Bologna
1997).
La narrazione risulta essere quella
valenza essenziale, elementare, nel nostro
addestramento alla vita sociale e per il
costituirsi della società (G. Simmel,
Sociologia, Ed. di Comunità, Milano
1989).
Weber e l’agire sociale
Centralità del senso
soggettivamente
intenzionato nell’agire
sociale.
La relazione tra senso
soggettivo e agire sociale
rappresenta la dimensione
cruciale per la narrazione.
Origini e contaminazioni
la conoscenza come
processo interpretativo
la costruzione sociale
della realtà
il sè come effetto
drammatico
rendere conto
dell’azione sociale
Verso le piccole narrazioni
La fine delle Grandi Narrazioni uno dei fattori
decisivi per il passaggio ad una fase di
radicalizzazione della modernità.
Opposizione ad ogni formula universalizzante
del sapere e ad ogni progetto di razionalità
assoluta
Crisi della modernità e una miriade di piccole
narrazioni.
Multiverso
La narrazione e la società
Strumento principale della costruzione della conoscenza e
della trasmissione del sapere.
La narrazione è un modo per legare assieme i protagonisti e le
intenzioni del loro agire e dei loro rapporti, la particolarità della
situazione, le coloriture emotive che si colgono; […] è un tentativo di
elaborare un modello interpretativo di ciò che si vede o legge per
cercare di costruire il significato. (M. Livolsi, Manuale di sociologia
della comunicazione, Laterza, Bari 2000)
Nucleo della narrazione
1. Il setting, ambientazione spazio-contestuale
2. Il fattore causale, che induce una trasformazione iniziale nel setting
3. La risposta interna, motivazione dell’attore nel reagire alla
trasformazione del setting
4. Obiettivo, indica la direzione del desiderio da parte dell’attore di
ridefinire il setting attraverso
5. Un’intenzione da cui si genera
6. Un’azione consequenziale e infine
7. Una reazione.
Discorso, storia e racconto
La narrazione è definita
come una forma
particolare di discorso e
la storia come una forma
particolare di narrazione.
La narrazione
La narrazione può essere
considerata come una forma
specifica di discorso
connotata principalmente
dal fatto di mettere in
relazione degli eventi, di
costruire delle connessioni
tra azioni e avvenimenti.
I mondi narrati
In linea di principio, non si inventa
nulla, perché la fantasia è limitata da
tutto quanto esiste. (P. Bichsel, Il lettore,
il narrare, Milano, 1989).
Questa non è una pipa.
“Ogni narratore dovrebbe dire in calce
al proprio racconto, anche il più veridico
che si possa immaginare: “questo non è
quel che è successo” (Jedlowski,2000)
Narrazione e discorso
Narrazioni come “discorsi su azioni” di varia
complessità.
Si narra qualcosa e si narra a qualcuno.
Distinzione di Genette tra storia, racconto e
narrazione.
Se possono esistere storie senza racconto, non
possono esistere racconti senza storie.
Le storie
Le storie hanno sempre una struttura sequenziale. Il tempo delle storie è
quello complesso, articolato e contraddittorio dell’esperienza umana.
“Una narrazione è composta da una particolare sequenza di eventi, stati
mentali, avvenimenti, che coinvolgono gli esseri umani come personaggi o
come attori. [...] tali componenti non hanno, beninteso, una vita o un significato
propri.
Il significato scaturisce dalla loro ubicazione nell’ambito generale dell’intera
sequenza, la trama o la fabula.
L’atto di comprendere una narrazione è quindi duplice: l’interprete deve
cogliere la trama portante per poter capire il senso delle sue componenti, per
metterlo poi in relazione con la trama”(Bruner 1992: 55).
Le storie
Le narrazioni si riferiscono
sempre ad avvenimenti
particolari e concreti nei quali
sono coinvolti soggetti umani,
o comunque esseri umanizzati.
Gli attori e i personaggi che
popolano le storie sono dotati
di stati intenzionali, ovvero
sono in grado di pianificare le
proprie azioni secondo un
qualche principio logico e in
vista di un risultato.
Narrazione e linguaggio
Ogni narrazione è artefatto culturale: la
cultura parla di sé attraverso le storie degli
individui e i termini in cui le storie vengono
raccontate.
Anche le storie individuali si inseriscono in
processi culturali più ampi.
“Le storie non sono ciò che si vive, ma ciò
che si racconta” (Mink, 1970, p. 557)
La verosimiglianza nel racconto
“La funzione del racconto è quella di
trovare uno stato intenzionale che
m i t i g h i o a l m e n o r e n d a
comprensibile una deviazione rispetto
ad un modello di cultura canonico.
È q u e s t o c h e c o n f e r i s c e
verosimiglianza al racconto”. (Bruner
1992:60)
Il coinvolgimento nei confronti dei
personaggi avviene nel percepirli
come “umani a livello emotivo”, anche
se non realistici in senso letterale.
Due tipi di schema
Lo schema di storia
il copione
Il narrare rappresenta il luogo privilegiato del sense-
making, ovvero della costruzione di significato.
La narrazione permette di rendere l’inatteso
comprensibile, l’imprevisto prevedibile e come tale
gestibile.
Non esiste una “narrativa naturale” ma solo una narrativa
convenzionale o credibile.
Il piacere della narrativa
La mediazione simbolica
Funzione ludica
Funzione pragmatica
I mondi narrati sono
simulazioni.
Moltiplicare la vita.
La narrazione è magia
... se “nei racconti abbiamo mille avventure e
moriamo di mille morti, incontriamo infiniti amanti,
tradiamo e siamo traditi [...] tutto questo senza
rischiare la morte, senza mettere in crisi il nostro
matrimonio, [...] senza che la nostra personalità sia
per ciò schizofrenica” (Jedlowsky 2000).
La narrazione è magia
Nelle narrazioni mediali, se
il narratore desidera, i
personaggi
p o s s i a m o c o n o s c e r l i
perfettamente, e, a parte il
piacere della lettura, possiamo
trovare un compenso alla
mancanza di trasparenza della
vita. (E. M. Forster, Aspetti del
romanzo, 1991)
I mondi al congiuntivo
Il racconto (sia reale che immaginario) sollecita la ricostruzione di ciò
potrebbe essere accaduto.
Nei racconti “congiuntivi” del “come se” è più facile penetrare, più
facile identificarsi.
“L’ “onnipotenza del pensiero” del bambino, secondo me, rimane
abbastanza vitale nell’età adulta da poterci permettere di balzare oltre
il proscenio per immedesimarci (anche se solo per un momento) in
chiunque possa trovarsi sulla scena in qualsivoglia situazione.
Il racconto, in altre parole, è un’esperienza vicariante, e il tesoro della
narrazione a cui possiamo accedere comprende, ambiguamente, sia i
“resoconti dell’esperienza reale” sia ciò che offre un’immaginazione
culturalmente modellata” (Bruner 1992: 63)
Pertanto…
«Oggi, tutto, informazione, tv, politica, stampa, è
guidato dal principio dello storytelling, che sarebbe
il racconto di una storia. E perché ci sia narrazione
cosa si deve fare? si deve mischiare informazione
alta e bassa. la crisi dell’informazione viene da lì.
tutto dev’essere racconto, non ci può essere
ragionamento. è come se fossimo tornati ai tempi
dei greci, quando si racconta- vano solo
miti» (Freccero, 2009: pp. 28-29 in Leonzi, 2009).
La narrazione 2.0

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  • 1. Narrazione e Comunicazione Dalla letteratura ai social network, dalle serie tv alla vita quotidiana Giovanni Prattichizzo 21/01/2015
  • 2. Un uomo è sempre un narratore di storie, vive circondato dalle proprie storie e da quelle di altre persone, vede ogni cosa nei termini di quelle storie e cerca di vivere la sua storia come se la stesse raccontando. J. P. Sartre, La nausea, Einaudi,Torino 1990
  • 4. La narrazione La narrazione è una pratica diffusa nel tessuto anonimo della vita di ogni giorno. Il narratore, scrive ancora Benjamin, è “colui che prende ciò che narra dall’esperienza – la propria e quella degli altri- e lo trasforma in esperienza di quelli che ascoltano la storia” (Cfr.W. Benjanim, “Il Narratore”, 1936). Non esiste popolo senza racconti. (Cfr. R. Barthes, “Introduzione all’analisi strutturale dei racconti”, AA.VV., L’analisi del racconto, Bompiani, Milano, 1969)
  • 5. Cosa significa narrare? Narrare è essenzialmente mettere una storia in comune; ossia condividere l’immaginario, i simboli e i miti che lo abitano; significa creare e consolidare una comunità. «Ogni racconto è una iniziativa di liberazione» scrive il neuropsichiatra Boris Cyrulnik in “Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie per superare le esperienze traumatiche, Raffaello Cortina Editore, prima edizione 2009”. Lo scopo del narrare, come quello dei miti, consiste «nel dare forma al disordine delle esperienze» (Eco, 1994).
  • 6. Perché le narrazioni? «La facoltà di narrare è una compensazione rispetto alla depressione che provoca in noi il principio di realtà, depressione legata alla coscienza della caducità» (Bergson, 1998: cap. 2). I racconti consentono di dare visibilità sociale agli eventi e definiscono le aspettative per gli eventi futuri.
  • 7. Dare ordine al disordine della realtà Questo è quello che voglio sottolineare oggi: la responsabilità di ciascuno di voi nella vostra educazione. Parto da quella che avete nei confronti di voi stessi. Ognuno di voi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire.Avete la responsabilità di scoprirlo. (Barack Obama, 08/09/2009)
  • 8. Conoscere, conoscersi Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria di esperienze, di informazioni, di letture, di immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili. (Italo Calvino, Lezioni americane)
  • 9. Attraverso le storie Interpretiamo le azioni dei nostri simili e diamo significato alle situazioni in cui ci troviamo; Cerchiamo di comprendere la natura della nostra esperienza e le dinamiche relazionali; Pianifichiamo il nostro agire futuro e proviamo a dare un ordine dotato di senso alle nostre esperienze vissute. Come afferma Gadamer: la costruzione narrativa ha il potere di conferire un incremento d’essere alla nostra visione del mondo impoverita dall’uso quotidiano.
  • 10. Attraverso le storie La narrazione può essere “reale” o “immaginaria” senza che la sua forza come racconto abbia a soffrirne. (J. Bruner, La costruzione narrativa della realtà, in M. Ammaniti, D. N.Stern (a cura di), Rappresentazioni e narrazioni, Laterza, Roma- Bari, 1991.) Ogni racconto è un mondo che si apre all’immaginazione […] immergersi in un racconto è entrare in una realtà parallela a quella in cui stiamo vivendo. (P. Jedlowsky, Storie comuni. La narrazione della vita quotidiana, Bruno Mondadori, Milano, 2000)
  • 11. La costruzione narrativa Si fa sempre più strada l’immagine di un essere umano come homo narrans (Fisher, 1987), homo fabulans (Boje, 2001) o storyteller (Bruner, 1992) ovvero di un soggetto che trova la sua ragione di essere nel narrare, un narratore «nato e naturale» che vive raccontando ed interpretando narrazioni (Mitroff, Kilmann 1976).
  • 12. Narrazione e realtà sociale Le narrazioni che servono ad alimentare l’immaginario collettivo sono le radici stabili su cui si fonda la cosiddetta conoscenza di senso comune (P. L. Berger,T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna 1997). La narrazione risulta essere quella valenza essenziale, elementare, nel nostro addestramento alla vita sociale e per il costituirsi della società (G. Simmel, Sociologia, Ed. di Comunità, Milano 1989).
  • 13. Weber e l’agire sociale Centralità del senso soggettivamente intenzionato nell’agire sociale. La relazione tra senso soggettivo e agire sociale rappresenta la dimensione cruciale per la narrazione.
  • 14. Origini e contaminazioni la conoscenza come processo interpretativo la costruzione sociale della realtà il sè come effetto drammatico rendere conto dell’azione sociale
  • 15. Verso le piccole narrazioni La fine delle Grandi Narrazioni uno dei fattori decisivi per il passaggio ad una fase di radicalizzazione della modernità. Opposizione ad ogni formula universalizzante del sapere e ad ogni progetto di razionalità assoluta Crisi della modernità e una miriade di piccole narrazioni. Multiverso
  • 16. La narrazione e la società Strumento principale della costruzione della conoscenza e della trasmissione del sapere. La narrazione è un modo per legare assieme i protagonisti e le intenzioni del loro agire e dei loro rapporti, la particolarità della situazione, le coloriture emotive che si colgono; […] è un tentativo di elaborare un modello interpretativo di ciò che si vede o legge per cercare di costruire il significato. (M. Livolsi, Manuale di sociologia della comunicazione, Laterza, Bari 2000)
  • 17. Nucleo della narrazione 1. Il setting, ambientazione spazio-contestuale 2. Il fattore causale, che induce una trasformazione iniziale nel setting 3. La risposta interna, motivazione dell’attore nel reagire alla trasformazione del setting 4. Obiettivo, indica la direzione del desiderio da parte dell’attore di ridefinire il setting attraverso 5. Un’intenzione da cui si genera 6. Un’azione consequenziale e infine 7. Una reazione.
  • 18. Discorso, storia e racconto La narrazione è definita come una forma particolare di discorso e la storia come una forma particolare di narrazione.
  • 19. La narrazione La narrazione può essere considerata come una forma specifica di discorso connotata principalmente dal fatto di mettere in relazione degli eventi, di costruire delle connessioni tra azioni e avvenimenti.
  • 20. I mondi narrati In linea di principio, non si inventa nulla, perché la fantasia è limitata da tutto quanto esiste. (P. Bichsel, Il lettore, il narrare, Milano, 1989). Questa non è una pipa. “Ogni narratore dovrebbe dire in calce al proprio racconto, anche il più veridico che si possa immaginare: “questo non è quel che è successo” (Jedlowski,2000)
  • 21. Narrazione e discorso Narrazioni come “discorsi su azioni” di varia complessità. Si narra qualcosa e si narra a qualcuno. Distinzione di Genette tra storia, racconto e narrazione. Se possono esistere storie senza racconto, non possono esistere racconti senza storie.
  • 22. Le storie Le storie hanno sempre una struttura sequenziale. Il tempo delle storie è quello complesso, articolato e contraddittorio dell’esperienza umana. “Una narrazione è composta da una particolare sequenza di eventi, stati mentali, avvenimenti, che coinvolgono gli esseri umani come personaggi o come attori. [...] tali componenti non hanno, beninteso, una vita o un significato propri. Il significato scaturisce dalla loro ubicazione nell’ambito generale dell’intera sequenza, la trama o la fabula. L’atto di comprendere una narrazione è quindi duplice: l’interprete deve cogliere la trama portante per poter capire il senso delle sue componenti, per metterlo poi in relazione con la trama”(Bruner 1992: 55).
  • 23. Le storie Le narrazioni si riferiscono sempre ad avvenimenti particolari e concreti nei quali sono coinvolti soggetti umani, o comunque esseri umanizzati. Gli attori e i personaggi che popolano le storie sono dotati di stati intenzionali, ovvero sono in grado di pianificare le proprie azioni secondo un qualche principio logico e in vista di un risultato.
  • 24. Narrazione e linguaggio Ogni narrazione è artefatto culturale: la cultura parla di sé attraverso le storie degli individui e i termini in cui le storie vengono raccontate. Anche le storie individuali si inseriscono in processi culturali più ampi. “Le storie non sono ciò che si vive, ma ciò che si racconta” (Mink, 1970, p. 557)
  • 25. La verosimiglianza nel racconto “La funzione del racconto è quella di trovare uno stato intenzionale che m i t i g h i o a l m e n o r e n d a comprensibile una deviazione rispetto ad un modello di cultura canonico. È q u e s t o c h e c o n f e r i s c e verosimiglianza al racconto”. (Bruner 1992:60) Il coinvolgimento nei confronti dei personaggi avviene nel percepirli come “umani a livello emotivo”, anche se non realistici in senso letterale.
  • 26. Due tipi di schema Lo schema di storia il copione Il narrare rappresenta il luogo privilegiato del sense- making, ovvero della costruzione di significato. La narrazione permette di rendere l’inatteso comprensibile, l’imprevisto prevedibile e come tale gestibile. Non esiste una “narrativa naturale” ma solo una narrativa convenzionale o credibile.
  • 27. Il piacere della narrativa La mediazione simbolica Funzione ludica Funzione pragmatica I mondi narrati sono simulazioni. Moltiplicare la vita.
  • 28. La narrazione è magia ... se “nei racconti abbiamo mille avventure e moriamo di mille morti, incontriamo infiniti amanti, tradiamo e siamo traditi [...] tutto questo senza rischiare la morte, senza mettere in crisi il nostro matrimonio, [...] senza che la nostra personalità sia per ciò schizofrenica” (Jedlowsky 2000).
  • 29. La narrazione è magia Nelle narrazioni mediali, se il narratore desidera, i personaggi p o s s i a m o c o n o s c e r l i perfettamente, e, a parte il piacere della lettura, possiamo trovare un compenso alla mancanza di trasparenza della vita. (E. M. Forster, Aspetti del romanzo, 1991)
  • 30. I mondi al congiuntivo Il racconto (sia reale che immaginario) sollecita la ricostruzione di ciò potrebbe essere accaduto. Nei racconti “congiuntivi” del “come se” è più facile penetrare, più facile identificarsi. “L’ “onnipotenza del pensiero” del bambino, secondo me, rimane abbastanza vitale nell’età adulta da poterci permettere di balzare oltre il proscenio per immedesimarci (anche se solo per un momento) in chiunque possa trovarsi sulla scena in qualsivoglia situazione. Il racconto, in altre parole, è un’esperienza vicariante, e il tesoro della narrazione a cui possiamo accedere comprende, ambiguamente, sia i “resoconti dell’esperienza reale” sia ciò che offre un’immaginazione culturalmente modellata” (Bruner 1992: 63)
  • 31. Pertanto… «Oggi, tutto, informazione, tv, politica, stampa, è guidato dal principio dello storytelling, che sarebbe il racconto di una storia. E perché ci sia narrazione cosa si deve fare? si deve mischiare informazione alta e bassa. la crisi dell’informazione viene da lì. tutto dev’essere racconto, non ci può essere ragionamento. è come se fossimo tornati ai tempi dei greci, quando si racconta- vano solo miti» (Freccero, 2009: pp. 28-29 in Leonzi, 2009).