Messaggio della Consigliera per le Missioni_14 agosto 2021 ita
14 febbraio 2015
1. Roma, 14 febbraio 2015.
Carissime sorelle,
Spero di incontrarvi entusiaste e creative nell’annunciare Gesù e la sua Parola.
Nel mese precedente, vi ho comunicato d’aver fatto la scelta di presentarvi durante l’Anno
Bicentenario alcuni aspetti del cuore missionario di Don Bosco. Don Bosco, sebbene non abbia
realizzato la sua vocazione missionaria ad gentes, ha animato e guidato i suoi figli e le sue figlie a
realizzarla, quasi come quei genitori che per raggiungere la felicità cercano di vedere realizzata la loro
vocazione nei propri figli. Certamente conoscete casi simili, vero?
Questa volta, vorrei condividere con voi una riflessione sul cuore missionario e “sognatore” di Don
Bosco. Sì, proprio così: Don Bosco sogna le missioni, vede terre lontane, paesaggi stupendi, persone
sconosciute, avvenimenti straordinari; sente qualcuno che parla, che offre delle indicazioni, che
orienta verso nazioni e continenti. Don Bosco, nei suoi 5 grandi sogni missionari, viaggia, si sposta, fa
calcoli, pianificazioni, collega informazioni e dati, riconosce i suoi Salesiani, vede i suoi giovani,
incontra e fa incontrare. I sogni missionari di Don Bosco gli riconfermano il senso del suo essere e del
suo fare: “da mihi animas, cetera tolle”.
Vi invito a rileggere con lo “sguardo allargato”, come chi contempla, il primo sogno missionario di
Don Bosco (MB X, p. 54 - 55 ) quello che ha fatto proprio quando stava nascendo il nostro Istituto1. Un
sogno missionario che ci ha aperto le porte della Patagonia, e non solo!
Riprendere il sogno del 1872 in questo momento della storia ci fa subito pensare a Papa Francesco,
venuto proprio “dalla fine del mondo”, dall’Argentina, e che porta dentro di sé un grande amore e
interesse per la Patagonia. Secondo Papa Francesco, la Patagonia appartiene al carisma fondazionale di
Don Bosco. Ecco perché ha insistito e insiste che le FMA non possono lasciare la Patagonia: «Anch’io mi
permetto di essere insistente pensando alla Patagonia… Non dico di più!» (8 novembre 2014).
Nel sogno della Patagonia, che oltre a tutto è un sogno molto colorato, Don Bosco avverte una
presenza molto significativa. Dopo le stragi di un gruppo di missionari riconosciuti come appartenenti
ad altri Ordini, si vedono all’orizzonte i Salesiani, anch’essi riconosciuti da Don Bosco. Impaurito,
temendo per la loro vita, desidera avvisarli del pericolo, ma a un certo punto comprende che con
l’avvicinarsi dei missionari salesiani gli autoctoni si tranquillizzano, gli vanno incontro e li ascoltano
volentieri. Anzi, si uniscono ai missionari per pregare. E Don Bosco si accorge che i missionari recitano
il Rosario … Ecco la presenza!
Carissime sorelle, in questo nostro tempo, così segnato da guerre, da violenze religiose, politiche ed
etniche, in cui sembra che i segni di morte (morte fisica, spirituale, morale…) abbiano più forza dei
segni di vita…, uniamoci fervidamente nella preghiera del Rosario, invocando la Regina della pace,
l’Aiuto dei Cristiani, implorando il dono della pace per il mondo, per i sofferenti, i perseguitati, i «non-
cittadini: persone invisibili, povere di mezzi e di calore umano, che abitano “non-luoghi”, che vivono
delle “non-relazioni”», come ha detto in questi giorni Papa Francesco (7 febbraio 2015). Preghiamo la
Madonna, strappiamo dal suo cuore il dono della pace per il mondo. Don Bosco ripeteva con forza:
«Abbiate fede in Maria Ausiliatrice e vedrete cosa sono i miracoli». (cf. MB XI 395)
In compagnia di Maria, preghiamo anche per le Neo-missionarie che, nei prossimi giorni, dopo il
discernimento accompagnato dalla Madre e dalla Consigliera per le Missioni, riceveranno la loro
destinazione. Dovunque vadano, siano con i giovani, donne di pace, missionarie di speranza e di gioia!
1 Lo trovate in allegato.
2. Mi permetto di farvi un altro invito, anch’esso molto pratico: mentre contempliamo il sogno
missionario di Don Bosco, che ancora oggi si realizza nel quotidiano delle nostre comunità e desidera
diventare realtà nelle periferie del mondo, interroghiamoci personalmente e comunitariamente:
. Quali sono le ricadute del sogno missionario del 1872 nella mia vita personale, nel mio Sì quotidiano
alla missione che mi è stata affidata?
. Quale posto occupa il da mihi animas cetera tolle nell’ordinario della mia vita?
. Oggi, chi sono i più lontani ai quali dobbiamo andare incontro come missionarie di speranza e di gioia?
Alla conclusione del primo sogno missionario, Don Bosco dichiara: «Questo sogno fece molta
impressione sul mio animo, ritenendo che fosse un avviso celeste».
Carissime sorelle, mi auguro che ognuna di noi rimanga non soltanto impressionata da questo sogno
missionario, ma che veramente sia toccata dalla passione del da mihi animas cetera tolle, al punto di
essere capace di allargare lo sguardo per offrire spazio ai giovani nel proprio cuore, uno spazio
pieno di speranza e di gioia, dove la norma sia «Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe
stato per i miei poveri giovani».
Con affetto di sorella, un forte abbraccio e un ricordo nella preghiera del Rosario, chiedendo a Dio per
intercessione di Maria il dono della pace.
Sr. Alaide Deretti
Consigliera per l’Ambito Missioni
“Questo sogno fece molta impressione sul mio animo,
ritenendo che fosse un avviso celeste.”
Fortín Mercedes - Argentina
Archivio CGFMA