Messaggio della Consigliera per le Missioni_14 agosto 2021 ita
14 marzo 2015
1. Roma, 14 marzo 2015
Carissime sorelle,
vi penso piene di speranza e di gioia nella vostra missione, anche se talvolta si presentano sfide
nuove, che possiamo assumere come opportunità di crescita. L’importante è mantenere acceso nel
cuore il fuoco del «da mihi animas cetera tolle» e aiutarsi reciprocamente a vivere la dinamica della
CASA dalle porte spalancate che, CON I GIOVANI, EVANGELIZZA!
Oggi, vi offro qualche riflessione sul secondo sogno missionario di Don Bosco, fatto a San Benigno
Canavese nel 1883: una rappresentazione allegorica, ricca di elementi profetici, del futuro delle
Missioni Salesiane nell’America del Sud.
Questo sogno è di un’attualità sorprendente! Leggendolo nelle Memorie Biografiche (Volume 16, p. 385
– 394), si ha la percezione che Don Bosco in qualche modo sia andato in America. Vi faccio un primo
invito: rileggete questo sogno e individuate tutte le nazioni e i luoghi che Don Bosco ha visto, toccato e
conosciuto. Chissà, troverete anche la vostra nazione! Sarà una sorpresa, ne sono sicura.
Il secondo sogno missionario di Don Bosco è un racconto poliedrico; Don Bosco stesso confessa di
trovare difficoltà a descriverne tutti i particolari.
Questo sogno ci presenta tanti argomenti su cui riflettere per imparare a guardare diversamente la
nostra realtà. Colpisce subito il fatto che è un giovane a guidare Don Bosco in ogni luogo per fargli
capire quanto fosse grande la missione che aspettava i suoi figli. «Ecco la messe dei Salesiani! Ecco la
messe dei Salesiani!».
E non solo, questo giovane chiama Don Bosco per nome – quindi lo conosce -, lo prende per mano fin
dal principio e gliela tiene stretta fino alla fine del sogno.
Ancora oggi, carissime sorelle, sono i giovani che possono guidarci e aiutarci a capire dove loro si
trovano, dove “abita” la nostra missione. Sono i giovani che ci interpellano nella fedeltà carismatica e
ci fanno intravedere i bisogni del mondo: «Fin qui, fin là è la messe offerta ai Salesiani (alle FMA). Sono
migliaia e milioni di abitanti che attendono il vostro aiuto, attendono la fede». Queste sono le parole di
Luigi, il giovane del sogno, figlio di un benefattore di Don Bosco, al quale nel momento della sua morte,
abbastanza prematura, Don Bosco aveva assicurato che sarebbe andato in paradiso. E il giovane
affrontò la morte senza paura.
Osservando il protagonismo di Luigi nel secondo sogno missionario, penso al nostro CG23 e vi faccio
un secondo invito: riprendete gli Atti del CG23 e “ascoltate” cosa hanno detto i giovani alle Capitolari,
che è proprio quanto i giovani vogliono dire ad ogni FMA. Sempre nel secondo sogno missionario, Don
Bosco si accorge che, nonostante la voglia di fare delle domande alle persone che incontra, c’è bisogno
di ascoltare, c’è bisogno di osservare.
E che cosa vede Don Bosco? Don Bosco vede stupende regioni, boschi, montagne, pianure, fiumi
lunghissimi e maestosi; vede in miniatura tutto ciò che poi si vedrà nella misura reale. Vede tante isole,
e tra queste un centro dal quale partivano i missionari diretti a luoghi sperduti e lontani. «Ecco che la
sua vista può estendersi fino all’estremo orizzonte.» È un sogno in cui Don Bosco ha uno sguardo
allargato su una parte del mondo, mentre pensa ad altrettante terre dove ci sono persone che ancora
aspettano l’annuncio del Vangelo; dove manca educazione, sanità, lavoro, pace, giustizia … senso alla
vita.
In questo sogno - che non è altro che un grande viaggio, molto significativo - Don Bosco vede molto,
ascolta altrettanto e impara tantissime cose da quel giovane.
Il sogno presenta tanti altri aspetti ed elementi su cui possiamo riflettere: i fichi piccoli e verdi; il
sangue e il sudore; le generazioni future che saranno capaci di inculturare il carisma di Don Bosco in
2. tutte le parti del mondo; le ricchezze naturali identificate da Don Bosco e che, in quel tempo, non erano
ancora state scoperte; la visita ai suoi Salesiani che, purtroppo, non lo riconoscono subito perché «Oh
Don Bosco! Noi lo conosciamo di fama, ma l'abbiamo visto solamente nei ritratti! Di persona, no certo!».
Lascio tutto alla vostra curiosità… perché possiate dedicare un po’ di tempo alla lettura di questo
sogno.
Vorrei concludere la riflessione con due sottolineature:
All’inizio del sogno, Don Bosco sente che alcune persone parlano delle missioni nei diversi continenti
dove molti si trovano «lontani dalla conoscenza del Vangelo», e avverte il rischio di una possibile
«apatia per le missioni estere».
Ancora oggi, ci sono tante persone che, lontane dalla conoscenza del Vangelo, hanno bisogno di
qualcuno che viva «la dolce e confortante gioia di evangelizzare» (EG 10). Per cui, vorrei ringraziare
le Ispettorie che hanno collaborato perché le 12 neo-missionarie di quest’anno potessero
rispondere SÌ alla vocazione missionaria ad gentes! Speriamo che tante altre sorelle avvertano la
chiamata del Signore e, con la loro risposta coraggiosa, felice e libera, vincano la minaccia dell’«apatia»
che può introdursi nella nostra missione!
Ed infine…
«E adesso che cosa vuoi dire con questo? Don Bosco chiede al giovane.»
Carissime sorelle,
allarghiamo lo sguardo sulla nostra realtà, sul
mondo dei giovani, sulle persone che vivono
accanto a noi, sulle periferie del nostro tempo e
lasciamoci evangelizzare. Con serenità, cerchiamo
di osservare in profondità quanto abbiamo
davanti ai nostri occhi e domandiamoci: cosa vedo
oltre alla mia missione? Che cosa vedo aldilà di
quanto faccio ogni giorno? Quali sono le nuove
chiamate di Dio per me, per la mia comunità, per
la mia Ispettoria? Sono dalla parte dei giovani?
Il mio orizzonte è la conversione pastorale
missionaria?
Vi auguro un cammino fecondo verso la Pasqua.
Sia il secondo sogno missionario di Don Bosco ad
allargare il nostro orizzonte per vivere in uno
stato permanente di missione con il coraggio di
rimetterci in cammino, come i discepoli di
Emmaus.
Con affetto di sorella, un forte abbraccio e un
ricordo nella preghiera.
Sr. Alaide Deretti
Consigliera per le Missioni