Forum a Vatican Insider sulla "strategia della comprensione" proposta da papa Francesco per pacificare la Terra Santa. Il vescovo salesiano Mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense: "Papa Francesco ha indicato al mondo la necessità di un salto di qualità culturale e spirituale. La diplomazia non basta quando manca la convinzione culturalmente fondata della necessità della pace. Per fermare le armi in Terra Santa è indispensabile la conversione dei cuori e un salto di qualità nella mentalità, altrimenti nessuna pacificazione sarà duratura".
Mons enrico dal covolo senza cambiare la mentalità la diplomazia non ferma le armi
1. Mons Enrico Dal Covolo, "Senza cambiare la mentalità, la diplomazia
non ferma le armi"
Forum a Vatican Insider sulla "strategia della comprensione" proposta da papa Francesco
per pacificare la Terra Santa. Il vescovo salesiano Mons. Enrico Dal Covolo, rettore
della Pontificia Università Lateranense: "Papa Francesco ha indicato al mondo la
necessità di un salto di qualità culturale e spirituale. La diplomazia non basta quando
manca la convinzione culturalmente fondata della necessità della pace. Per fermare le armi
in Terra Santa è indispensabile la conversione dei cuori e un salto di qualità nella
mentalità, altrimenti nessuna pacificazione sarà duratura".
Mons Enrico Dal Covolo, Rettore lateranense
Senza un "cambiamento nel modo di pensare e nella formazione delle nuove generazioni"
il conflitto israeliano-palestinese non potrà mai essere risolto dalle strategie diplomatiche o
dai negoziati internazionali. "Serve una rivoluzione educativa e culturale per la pace in
Medio Oriente", concordano vescovi e diplomatici che Vatican Insider ha messo a
confronto sul conflitto nella Striscia di Gaza.
Il vescovo salesiano Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università
Lateranense richiama l'incontro in Vaticano tra Shimon Peres e Abu Mazen. "Papa
Francesco ha indicato al mondo la necessità di un salto di qualità culturale e spirituale -
spiega Dal Covolo - La diplomazia non basta quando manca la convinzione culturalmente
fondata della necessità della pace. Per fermare le armi in Terra Santa è indispensabile la
conversione dei cuori e un salto di qualità nella mentalità, altrimenti nessuna pacificazione
sarà duratura".
È appena tornato da un pellegrinaggio nei luoghi di Gesù il vescovo di Carpi Francesco
Cavina, per molti anni in Vaticano nel servizio diplomatico. "La diplomazia non è più
sufficiente per questo il Pontefice ha cercato di portare la questione mediorientale su un
livello soprannaturale con la preghiera per la pace - sottolinea Cavina - Da un punto di
vista delle possibilità umane si sono esaurite tutte le possibili strade per scongiurare la
guerra, quindi il discorso deve mutare prospettiva, occorre cambiare tavolo. Nel viaggio in
Terra Santa mi hanno molto impressionato gli incontri che ho avuto con famiglie cristiane,
ebree e musulmane. Le accomuna un senso profondo di sfiducia nei confronto di una
possibilità di pace. Confidano nell'opportunità di educare le nuove generazioni alla
conoscenza reciproca". Ancora oggi i bambini israeliani e palestini immaginano i loro
coetanei come "mostri" armati di fucili o di pietre. "Nel momento in cui si conosceranno e
si accorgeranno di essere uguali, la diplomazia e la preghiera avranno un valore aggiunto -
2. sottolinea Cavina - Per edificare la pace non basta partire dall'alto. Occorre creare dal
basso un contesto favorevole. I tempi saranno inevitabilmente lunghi ma è il senso del
tentativo di papa Francesco: aprire la strada a qualcosa di diverso. Gli aiuti economici
inviati in Terra Santa da tutto il mondo dati devono avere come condizione l'educazione
alla pace all'interno della scuola in modo che si smetta di vedere nell'altro un nemico".
Puntare sul futuro è anche l'impostazione di "Fides et labor", il fondo di solidarietà per
l'inserimento dei giovani. Al Sacro Convento di Assisi, epicentro delle mobilitazioni
cattoliche "no war", padre Enzo Fortunato, direttore della Rivista di San Francesco, è in
costante contatto con il confratello francescano padre Pierbattista Pizzaballa, custode di
Terra Santa. "Le armi sono disumane e l'impegno contro la guerra è dono di Dio ai
credenti - evidenza Fortunato - Papa Francesco ha aperto la via della preghiera e della
comprensione perché la pace è una realtà in divenire. Il Pontefice ci insegna a non
arrenderci, a continuare a impegnarci in prima persona, a pregare per purificare i cuori.
Malgrado le nubi del conflitto, la pace potrà lievitare negli animi quando l'odio lascerà il
posto alla condivisione della quotidianità".
FONTE: Vatican Insider