1. About the author:
Leonardo Pergolini
Solutions Architect & Project Manager
Email: info@leonardopergolini.it
…Promoting Knowledge…
LEZIONE 2
Il lavoro di gruppo
Lavorare in squadra
2. Il lavoro di gruppo, il saper creare un clima favorevole all’interno di un team di lavoro e la
creazione di un clima di soddisfazione all’interno di un team è una tematica che affianca
diverse discipline fra le quali la psicologia del lavoro, il project management, la team
leadership ed altre ancora…
Al giorno d’oggi siamo abituati ad investire buona parte delle nostre 24 ore nel rapporto
con le persone e nel lavoro, dedicando il poco tempo restante alla famiglia o agli interessi
personali.
La qualità ed il benessere nell’ambiente di lavoro e nella propria quotidianità rappresenta
un plus per migliorare la nostra percezione della qualità della vita.
3. Quando parliamo di «progetto» o di attività affini o intrinseche ad un progetto le risorse
sono uno degli elementi chiave.
Un progetto scaturisce da nuove necessità; le nuove necessità possono essere dei
miglioramenti o delle attività volte a sanare problematiche più o meno impattanti nel
business e nell’organizzazione all’interno della quale il progetto viene posizionato.
Creare una squadra vincente composta da tutte le risorse che collaborano ad un progetto
significa dare una marcia in più al progetto stesso.
Buona parte dei progetti considerati come «fallimentari», ammesso che siano stati valutati
i criteri di misurazione del triangolo tempi, costi e qualità, sono dovuti alla realizzazione
del progetto stesso da parte di un team non correttamente motivato verso gli
obiettivi del progetto.
4. Per quanto «brutale» questa
figura essa rappresenta la tipica
situazione del «non lavorare in
squadra», ovvero la metodica di
trovare prima un colpevole per
poi procedere alla risoluzione del
problema.
Un team vincente deve cooperare
per l’identificazione e la risoluzione
dei problemi per poi identificarne
le cause nell’ottica di un
accrescimento della singola
persona.
5. A volte però parliamo di problemi erroneamente identificando nel senso della parola quello
che realmente non è !!!
Un problema, comunemente inteso, è un ostacolo che
rende difficile raggiungere un determinato obiettivo o
soddisfare una certa esigenza, frapponendosi tra la volontà
dell'individuo e la realtà oggettiva.
In senso più specifico con questo termine ci si riferisce ad
una qualsiasi situazione o condizione che è irrisolta e che
presenta delle difficoltà per la sua soluzione.
(fonte Wikipedia Italia)
6. Per far si che si sviluppi un buon team di lavoro sono necessari dei presupposti:
- la dimensione del gruppo – la possibilità di trovare coesione di gruppo è maggiore nei
gruppi piccoli che in quelli grandi.Nei piccoli gruppi le interazioni tra i membri
sono frequenti e vis-a-vis;
- la somiglianza negli atteggiamenti, dei valori e delle credenze fra i membri – quanto più
questi sono somiglianti e condivisi, tanto più aumenta la coesione e l’identificazione
con il gruppo
Il grado di successo nel raggiungimento degli obiettivi comuni è la base del mantenimento
della coesione fra i membri del gruppo. Il successo del gruppo conferma ai membri
l’efficacia del gruppo, ne accresce il valore di appartenenza e quindi la coesione e la
motivazione al lavoro.
7. Il tipo di rapporto che si viene a generare all’interno di un team di lavoro non solo ne
influenza l’attività lavorativa ma può essere un abilitatore a forti condizioni di stress.
Le tensioni emotive dipendono nella maggior parte dei casi dalla conflittualità verso
altre persone del gruppo alla quale apparteniamo. Da recenti statistiche tensioni emotive
e stress rappresentano la causa principale di trasferimenti.
Se la relazione con i colleghi rappresenta un abilitatore positivo, lavorare insieme può
essere un buon antidoto verso lo stress.
Pertanto è fondamentale imparare a riconoscere i nostri interlocutori e affrontare le
situazioni difficili lavorando molto sulla comunicazione e su strategie per il miglioramento
della qualità dei rapporti interpersonali e l’efficienza del lavoro d’equipe.
8. (esperienza personale)
Lo stress dovuto a motivazioni interdipendenti con l’ambiente lavorativo viene spesso
identificato con una sensazione di «stanchezza» o di «rallentamento nel produrre».
E questo è lo stress che io considero buono ed inutile in quanto autogenerato e tipicamente
frutto di attività non opportunamente gestite dal singolo individuo.
Il problema è che lo stress può diventare patologico e portare all’individuo verso:
- ansia
- attacchi di panico
- problemi di memoria
- difficoltà motorie
- e molte altre….
9. Lo stress patologico è quello che io considero amico…perché è quello che ci fa capire
che qualcosa stiamo sbagliando…e che è necessario metterci nuovamente in gioco.
Logicamente evitare entrambe i tipi di stress è una forma di benessere personale (salute)
e lavorativo (autogratificazione e capacità relazionali valide) che portano valore aggiunto
a tutto il team di lavoro ed alle nostre famiglie.
10. La psicologia del lavoro e delle organizzazioni è lo studio dei comportamenti delle persone
nel contesto lavorativo e nello svolgimento della loro attività professionale in rapporto alle
relazioni interpersonali, ai compiti da svolgere, alle regole e al funzionamento dell’organiz-
zazione.
La psicologia delle organizzazioni prende i modelli e le teorie della psicologia e li applica
nell’ambiente di lavoro cercando di:
- favorire sia il massimo benessere per le persone che lavorano, sia il massimo vantaggio
per l’organizzazione per cui lavorano;
- migliorare le condizioni psicologiche, la motivazione ed i rapporti con gli interlocutori
di ruolo, con l’azienda e con l’ambiente di lavoro in genere.
11. Psicologia del lavoro e Psicologia delle Organizzazioni sono due discipline unite nel loro
complesso ma distinte fra di loro.
La psicologia del lavoro si occupa dell’analisi psicologica delle interazioni tra individuo
e attività lavorativa mediante la richiesta all’individuo dello svolgimento di un compito
all’interno dell’azienda. Questo compito comprende numerose variabili che influenzano
la messa in opera da parte dell’individuo stesso: il carico di lavoro, l’ambiente lavorativo,
gli atteggiamenti verso l’attività lavorativa, le caratteristiche personali, le aspettative, ecc
La psicologia delle organizzazioni si occupa dell’analisi psicologica del comportamento di
di individui e gruppi in relazione al funzionamento delle organizzazioni. L’individuo viene
visto come un soggetto membro di un gruppo definito come organizzazione.
12. I campi di applicazione della Psicologia delle Organizzazioni sono i seguenti:
- gestione del personale
- leadership
- selezione del personale
- valutazione del personale
- formazione professionale
- i processi di comunicazione
- i rapporti
- le dinamiche di gruppo
- la motivazione al lavoro
- il sistema premi-punizioni
- lo sviluppo della carriera
13. Elton George Mayo, nel 1920, conferisce un ruolo fondamentale alla psicologia industriale
nel contesto delle scienze sociali ed organizzative.
Esso fu il primo a pubblicare e documentare scientificamente il collegamento tra elementi
sociali, come le relazioni nel gruppo e il gioco di squadra, con elementi come la
produttività e i risultati. La principale scoperta fu quella dell’ effetto Hawthorne per la
quale tutti i lavoratori impegnati in attività nuove ed interessanti lavorano di più ed in
modo migliore.
Mayo concluse la sua ricerca con la considerazione che l’uomo è motivato da bisogni di
natura sociale ed ottiene il suo reale senso di identità per mezzo dei rapporti con gli
altri; che il lavoro stesso è privo di un significato intrinseco e che esso va ricercato nei
rapporti sociali che si formano nel lavoro; che il lavoratore è più influenzato dalla
forza sociale del gruppo che da incentivi e controlli della Direzione, che il lavoratore
risponde e collabora con la Direzione nella misura in cui essa ne rispetta i bisogni sociali.
14. Una volta si sosteneva che l’uomo era motivato in primis da interessi economici e che
ogni sentimento o proprio interesse doveva essere eliminato in modo da non interferire
con il calcolo razionale dell’interesse economico.
Oggi esiste il concetto di uomo psicologico, ovvero una visione dove il lavoratore è
legittimato ad avere sentimenti ed emozioni e che essi fanno parte della propria esperienza
lavorativa.
15. Innanzitutto la leadership rappresenta un processo.
Consiste nell’intestazione di coloro che occupano una posizione più elevata (leaders) rispetto
al resto del gruppo.
Compito del leader è quello di proporre e condividere idee ed attività nel gruppo utilizzando
dei mezzi per influenzarne i membri e modificarne il loro comportamento.
Considerato che l’influenza sociale è comunque un processo reciproco un leader deve
essere in grado di influenzare gli altri più di quanto sia influenzato egli stesso. Quindi la
leadership è una relazione e, come affermò Druker:
«il leader è colui che ha dei seguaci; senza seguaci non ci possono essere leader»
16. Nella parola leadership sono presenti molti significati. Si riportano le 11 categorie identi-
ficate da Bernard Bass:
1) Leadership come focus della dinamica di gruppo: il leader viene visto come centro focale
del gruppo;
2) Leadership come personalità e suoi effetti: secondo la quale si devono ricercare le
caratteristiche che rendono alcune persone più capaci di altre nell’esercitare la
leadership;
3) Leadership come l’arte di indurre il consenso: ovvero l’abilità di «manipolare» le persone
così da ottenerne il meglio con i minimi contrasti e la massima cooperazione attraverso
il contatto diretto fra il leader ed il resto del gruppo;
4) Leadership come esercizio dell’influenza: ovvero mediante una relazione reciproca fra
individui, non necessariamente caratterizzata da dominio, controllo o induzione
del consenso da parte del leader;
17. 5) Leadership come comportamento: ovvero nell’analisi di quali sono gli atti e i comporta-
menti caratteristici dell’esercizio della leadership, quelli propri di un individuo
orientato alle attività di gruppo;
6) Leadership come forma di persuasione: focalizza l’attenzione alla relazione con i seguaci.
La strategia persuasiva è indicata come una delle modalità di leadership;
7) Leadership come relazione di potere: simulando una relazione di potere fra un soggetto
A ed un soggetto B; se A induce B ad attuare dei comportamenti per raggiungere un
obiettivo comune, allora A ha esercitato leadership su B;
8) Leadership come strumento per raggiungere l’obiettivo: ovvero la leadership come forza
principale per stimolare, motivare e coordinare coloro che si muovono per raggiungere
un obiettivo comune;
9) Leadership come fattore emergente dell’iterazione: ovvero la leadership viene considera-
ta un effetto dell’azione di gruppo e non più un suo elemento formante;
18. 10) Leadership come come ruolo di differenziazione: secondo la quale ogni individuo
interagendo con altre persone o con un gruppo gioca un ruolo solitamente diverso
dagli altri individui; pertanto la leadership è un elemento che differenzia i membri
all’interno di un gruppo;
11) Leadership come l’iniziazione di una struttura: ovvero che la funzione di leadership
è indispensabile per l’avvio di una struttura e per il suo mantenimento.
La leadership può essere diretta o indiretta.
Quella diretta comprende le relazioni e le interazioni fra un leader riconosciuto e i suoi
collaboratori.
Quella indiretta (o leadership a distanza) consiste nell’influenza di un leader ricono-
sciuto su persone che non sono subordinate direttamente ad esso.
19. La comunicazione….uhmmmm
dal latino cum = con, e munire = legare, costruire
e sempre dal latino communico = mettere in comune, far partecipe
Definizione di Grice
« La comunicazione è un processo costituito da un soggetto che ha intenzione di far si
che il ricevente pensi o faccia qualcosa»
La mancanza di comunicazione o l’utilizzo di una comunicazione inadeguata rappresenta
uno dei principali problemi all’interno delle organizzazioni.
20. Comunicare significa interagire tra soggetti differenti e quindi trattasi di una attività che
presuppone la cooperazione. Ogni processo comunicativo avviene in entrambe le
direzioni e, per molti studiosi, se la comunicazione è unidirezionale non si può parlare di
comunicazione.
Ad esempio durante una attività di speaking in un evento, quando una persona può
parlare a molti senza la necessità di ascoltare, siamo in presenza di una trasmissione di
informazioni, ma non di comunicazione.
Quindi finchè noi esseri umani stiamo comunicando dobbiamo distinguere se siamo
parte attiva della comunicazione (e quindi ne siamo parte costruttiva) oppure solo dei
riceventi dell’informazione (e quindi stiamo apprendendo).
21. Questo modello distingue quattro dimensioni e crea il
«quadrato della comunicazione»:
Contenuti: di cosa si tratta (blu)
Relazione: come definisce il rapporto con te, che cosa
ti fa capire di pensare di te, colui che parla? (giallo)
Rivelazione di se: ogni volta che qualcuno si esprime
rivela qualcosa di se (verde)
Appello: che effetti vuole ottenere chi parla? Ciò che
il parlante chiede in maniera implicita o esplicita
alla controparte di fare, dire, pensare, sentire (rosso)
22. Il messaggio può essere trasformato creando all’interno di una comunicazione stati di
agio o disagio da entrambe le parti.
23. Creare la motivazione fra i membri del team di lavoro è uno degli strumenti del coaching,
che consiste nel creare le condizioni tali da stimolare alti livelli di prestazioni lavorative.
Il tutto si traduce nel far diventare il proprio lavoro una passione. La passione e l’entusiasmo
della singola persona per il proprio lavoro è una cosa molto contagiosa che rende attraente
anche l’ascolto delle esperienze della persona stessa.
La passione all’interno del lavoro solitamente è data da:
Il conseguimento di una specializzazione: per chi è assetato di conoscenza. Essere esperti
in una materia significa diventarne un punto di riferimento e spesso quindi un leader all’
interno del gruppo di lavoro. Condividere le proprie conoscenze con gli altri è uno stimolo
per infondere conoscenza alle persone del gruppo.
24. Insegnare agli altri: gratificante per chi ama trovarsi, dopo aver conseguito una specializza-
zione, al centro di una attività formativa. Per chi opera da molto tempo all’interno di una
organizzazione, l’insegnare ai colleghi, è un elemento estremamente gratificante e quindi
un abilitatore della passione per il proprio lavoro.
Esprimere la propria creatività: avere nuove idee, saperle condividere, comunicarle,
trasmettere il proprio entusiasmo e vederlo recepito da chi ascolta è un abilitatore di
produttività individuale ed organizzativa.
Condividere la risoluzione dei problemi: ci sono persone maggiormente portate al
Problem Solving o Troubleshooting. Queste persone tipicamente sono produttive molte
più ore in quanto trovano gratifica ed entusiamo nella risoluzione delle problematiche.
Condividere l’entusiamo nella risoluzione del problema e coinvolgere persone aumenta
la passione dell’individuo; per problemi ricorsivi si aumenta la produttività aziendale.
25. Aiutare gli altri: l’aiuto fra colleghi è un aspetto gratificante perché, nell’ottica della
cooperazione, altre persone possono trarre vantaggio dalla propria esperienza. Il saper
dir grazie e il ricevere un grazie a volte bastano per alimentare la passione per il proprio
lavoro. Il solo vedere che gli altri traggono beneficio dal servizio apportato è già di per
se un riconoscimento.
Apportare il proprio contributo: per chi vuole che il proprio contributo costituisca una
«differenza positiva». Chi percepisce che il suo operato ha fornito un apporto alla realizza-
zione di un qualcosa di nuovo tipicamente ha sempre una marcia in più. Se poi chi sta
alla Direzione dell’organizzazione percepisce e riconosce l’operato del proprio dipendente
la gratificazione è ulteriormente maggiore.
Assumere i rischi: Se qualcuno dice che una cosa non si è mai fatta prima d’ora, oppure
ha dubbi sul risultato…allora li dovremmo essere pronti ad agire e vincere per fare
noi la differenza.
26. Puoi essere il primo della classe su qualsiasi cosa, ma se non lo comunichi io non lo so; e
quindi potrei cercare un primo della classe e non percepire il tuo reale valore.
Puoi essere un buon leader, ma se la tua strategia è imporre e non condividere, sarai
solo nelle gratificazioni ma anche nei fallimenti.
Se fai parte di una squadra ascolta sempre prima di parlare e se sei tu a parlare fai si
che gli altri possano interromperti. Leader non necessariamente significa essere il capo…
meglio che tu sia un moderatore.
Se l’unica ragione che ti lega al lavoro è una continua gratificazione economica non pensare
a far parte di una squadra…lavora in proprio. Il tuo apporto sarebbe orientato al tuo solo
benessere.
Se fai parte di un team non condividere i tuoi problemi lavorativi con persone che non
ne fanno parte…creeresti solo astio. Comunica con il team; anche un tuo problema emotivo
potrebbe influenzare il team di lavoro.