La farmacogenomica è una scienza emergente in grado di evidenziare come le nuove conoscenze sul DNA umano e sui suoi prodotti (gli RNA e le Proteine) possano essere utilizzati nella scoperta e nello sviluppo di nuovi farmaci.
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Farmacogenomica
1. Farmacogenomica
A cura del Prof. Giuseppe Di Fede, Medico Chirurgo, Direttore Sanitario di Imbio - Istituto di
Medicina Biologica di Milano, Specialista in Nutrizione e Dietetica Clinica, Esperto in
Medicina Genetica e Preventiva, Ipertermia oncologica e Immunoterapia, Professore a.
C. di Nutrigenomica, presso Università di Pavia, Università di Roma; Dr. Sacha Sorrentino
Biologo e consulte Imbio - Istituto di Medicina Biologica di Milano.
La farmacogenomica è una scienza emergente in grado di evidenziare come le nuove
conoscenze sul DNA umano e sui suoi prodotti (gli RNA e le Proteine) possano essere
utilizzati nella scoperta e nello sviluppo di nuovi farmaci.
Nonostante il genoma umano sia comune agli individui per la sua quasi interezza, esistono
circa 3 milioni di polimorfismi. Poiché ciò che cambia è un singolo nucleotide (o base),
queste variazioni individuali sono chiamate Polimorfismi di Singolo Nucleotide (o SNPs).
Capire e interpretare il comportamento dei geni, consente alla farmacogenomica di
scoprire nuovi farmaci, soprattutto quelli più innovativi, in grado di curare malattie per le
quali oggi non vi è cura disponibile. Studiare i geni ci aiuta a comprendere il meccanismo
patogenetico di una malattia, ma ciò che è fondamentale conoscere è il significato della
variabilità naturale nelle sequenze di DNA. Questa analisi permetterebbe, infatti, non
soltanto di capire perché differenti pazienti rispondano diversamente ai farmaci, ma
soprattutto di progettare una terapia in grado di valutare l’interezza e la complessità del
genoma umano.
Vi sono numerosi esempi in cui gli studi sul genotipo hanno individuato associazioni
clinicamente rilevanti tra polimorfismi genetici nei bersagli farmacologici e le malattie.
Attualmente, però, le più grandi opportunità di applicazione clinica provengono dalla
correlazione tra le variazioni genetiche e gli enzimi coinvolti nel metabolismo dei farmaci.
Esiste un numero ristretto di polimorfismi rilevanti nell’ambito degli enzimi farmaco
metabolizzanti (DMEs). Molti di essi, tra cui il polimorfismo a carico della tiopurina
metiltranferasi (TPMT), danno origine a mancati effetti terapeutici o a eccessive risposte di
farmaci comunemente utilizzati per trattare malattie cardiovascolari, cancro, disordini del
sistema nervoso centrale e dolore. Il TMPT è responsabile del metabolismo dei farmaci
contenenti tiopurina. Pazienti con un deficit congenito di TMPT soffrono di una severa e
potenzialmente fatale tossicità ematopoietica quando esposti a dosi standard di
tiopurina. Test genetici del TMPT hanno mostrato la loro efficacia nel management clinico
di pazienti con leucemia linfoblastica acuta. Inoltre i test di farmacogenomica sono
diventati parte integrante del trattamento del carcinoma mammario metastatizzato, con
l’utilizzo di Trastumazab (Herceptin). Questo anticorpo clonato è infatti in grado di
bloccare il recettore HER2 nella sua attività di progressione di formazione tumorale,
metastasi e resistenza agli agenti chemioterapici. Il test per HER2 è in grado, dunque, di
individuare i pazienti sovraesprimenti HER2 che rispondono al Trastumazumab. Sono stati
2. inoltre effettuati studi sulla famiglia enzimatica CYP2D6, o 2D6, responsabile del
metabolismo del 25% di circa tutti i farmaci.
Polimorfismi di questi geni incidono infatti sulla farmacogenomica e farmacodinamica di
composti quali amitritilina, fluoxetina, perfenazina, timololo, propafenone, codeina e
destromorfano. Fino a poco tempo fa, i test di farmacogenomica venivano usati
principalmente in un limitato numero di centri accademici ed ospedali universitari.
L’espansione e la diffusione di questi test evidenzia come la tendenza odierna e futura sia
l’abbandono della “classica farmacologia”, basata sullo studio generale della patologia,
a favore di un’innovativa terapia individualizzata.
Personalizzare la cura significa dunque prevedere ed evitare effetti collaterali,
migliorando così l’azione e l’efficacia del composto farmacologico.