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Un'altra dimensione importante della 
psicopatologia è l’ autocontrollo 
I problemi di un bambino possono essere caratterizzati 
o da un eccessivo autocontrollo (versante 
dell'internalità) o da uno scarso autocontrollo (versante 
dell'esternalità) 
Teorie e fattori sottostanti ai disturbi psicologici dello 
sviluppo 
L'approccio adottato influenza la maniera in cui il 
bambino viene preso in considerazione nella 
valutazione e nel trattamento.
DISTURBI DA DEFICIT ATTENZIONALI 
con o senza iperattività 
 Regolazione deficitaria in tre aree 
 Attenzione 
 Inibizione della risposta 
 Livello di attività motoria 
 Incidenza: 3/5 % della popolazione in eta’ scolare 
 Prime formulazioni della diagnosi: inizi 900, ma solo anni 
‘80 identificato come disturbo di origine attentiva 
 ATTENZIONE ALL’ABUSO DI QUESTA DIAGNOSI!
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 Componenti principali 
 Disattenzione 
 Arousal attentivo 
 Attenzione selettiva-focalizzata 
 Attenzione mantenuta 
 Iperattivita’ 
 Impulsivita’ 
 Prevalente nei maschi
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 A volte hanno evidente situazionalità e connessione 
con alcuni atteggiamenti genitoriali, straordinaria 
espressività emozionale e ostentata drammaticità: 
iperattività e distraibilità con funzione coercitiva e di 
controllo diretto sulla figura d’attaccamento. 
 Altre volte non vi è situazionalità: massiva e dolorosa 
pervasività dell’agire quotidiano, dove si intravede il 
“fare” compulsivo “per non sentire”, caratteristico 
delle modalità di elaborazione dell’informazione di 
una organizzazione difesa.
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 Bassa autostima 
 Non controllo 
 Ridotta capacita’ attenzionale
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 Fattori di rischio 
 Genetico 
 Livello individuale di attività motoria 
(predisposizione a) 
 Connessione con il gene portatore della dopamina 
 Aree frontali e prefrontali (inferiori alla norma) 
->deficit del comportamento inibitorio 
 Cognitivo 
Madri controllanti, ma in modo disfunzionale 
 Scarsa reciprocita’ 
 Rimproveri casuali
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 Intinerari di sviluppo 
 Ansioso-resistente 
Maggior situazionalità e connessione con atteggiamento 
genitoriale 
 Iperattività e distraibilità con chiara funzione coercitiva 
di controllo del genitore. 
 Bambini attentamente focalizzati (e non distratti) 
 intenti a monitorare la loro assoluta priorità affettiva, 
cioè la relazione col genitore e la sua prevedibilità. 
 Ogni stimolo ambientale perde quindi rilevanza a fronte 
di tale bisogno.
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 Intinerari di sviluppo 
 Difeso 
 carattere pervasivo nella quotidianità 
 esasperazione dell’esplorazione compulsiva come “distrattore” 
 Iperattività come difesa attiva da disperazione, impotenza, 
solitudine e come scarica della rabbia
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 I fattori di vulnerabilità neurobiologica si incontrano 
con le differenze in dividuali: 
 Quando questo deficit autoregolativo di base si incontra 
con quote di sensibilità sufficientemente ampie (pattern 
sicuri) le mancanze o gli eccessi di segnalazione del 
bambino riescono ad essere compensati o contenuti dal 
genitore, con graduale tendenza alla normalizzazione del 
quadro comportamentale e attentivo del bambino 
 Quando il comportamento scarsamente regolato del 
bambino si incontra con atteggiamenti genitoriali con forme 
di legame che per essere gestite e “curate” richiedono 
l’amplificazione del deficit stesso, si determina e mantiene 
il sintomo 
Barkley, 1997, 1998; Ross et al. 1982; Sieg et al. 1995; Houke e Wisw, 1995; Russel e Barkley, 
1999
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 Un bambino inserito in un funzionamento diadico 
ansioso-resistente usa il deficit autoregolativo, come 
di una forma di “perdita di controllo” capace di 
ancorare potentemente a sé il genitore 
 Il deficit rappresenta quindi una risorsa procedurale, 
tacita e di notevole valore indipendentemente da tutti 
gli “effetti collaterali” che sul piano educativo tali 
condotte procurano.
Disturbo da deficit di attenzione DDAI 
 IN CONCLUSIONE 
 Su entrambi gli itinerari di sviluppo, più ci si sposta 
verso pattern a più alto indice e più la sintomatologia 
di tipo attentivo e comportamentale si aggrava. 
 Forme evitanti (A) meno integrate: gravi e pervasivi 
quadri ipercinetici. 
 Pattern controllanti ( C ) ad alto indice: per gestire 
l’ambiente imprevedibile e discontinuo il bambino 
deve incrementare la propria segnalazione e la propria 
“rumorosità” fino a sviluppare gravi forme di 
iperattività dove il rischio fisico è l’unico modo per 
rendersi visibile al genitore distratto
I DIVERSI PATTERN POSSONO ESPRIMERSI 
CON ACCENTUAZIONI DIVERSE DELLE LORO 
COMPONENTI 
 I bambini imparano a sintonizzarsi, sia dal punto 
di vista dei contenuti che delle modalità 
rappresentative, sulle priorità emotive delle 
proprie figure d’attaccamento: sulle tematiche 
centrali della loro organizzazione cognitiva e 
sulle modalità processuali di elaborazione 
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ESEMPI 
 Bambino difeso con linee organizzative di tipo 
ossessivo: fluttuazioni emozionali emergenti, e non 
riconoscibili, sotto forma di indesiderate immagini o 
pensieri intrusivi. Tramite tali frammenti 
rappresentativi, ripuliti da ogni implicazione emotiva, 
comunicherà alla madre il bisogno di rassicurazione 
in forma non già analogica e affettiva, ma logica e 
tutta cognitiva. 
 Bambino psicosomatico: impara precocemente che 
l’uso di distonie neurovegetative consente 
un’attivazione importante e rassicurante della figura 
d’attaccamento, in un contesto altrimenti avvertito 
come insicuro.
DISTURBI DEL 
COMPORTAMENTO
DISTURBI DELLA CONDOTTA 
 Persistente violazione dei diritti fondamentali degli 
altri o delle regole della società in cui la persona vive 
 modalità ripetitive e persistenti di condotta aggressiva, 
provocatoria e antisociale 
 Aggressività e Distruzione di proprietà 
 Furto, 
 Frode e menzogna 
 violazioni delle aspettative sociali in rapporto all’età 
 Limitati o meno al contesto familiare 
 associati o meno alla ridotta socializzazione 
 possono assumere la forma di disturbo oppositivo 
provocatorio con modalità negativistiche e ostili.
DISTURBI DELLA CONDOTTA 
 Aspetti temperamentali: prima dei due anni sono 
bambini spesso irritabili, non collaborativi, 
arrabbiati e facilmente frustrati 
 Fase pre-scolare: rabbia, oppositività e 
provocatorietà persistono e appaiono 
comportamenti aggressivi più palesi 
 Scuola elementare: stabilizzazione del problema, 
compaiono anche i comportamenti ntisociali 
covert, cioè mentire, rubare, raggirare.
DISTURBI DELLA CONDOTTA 
 Presente prevalentemente nella 
popolazione maschile tra il 6 e il 16% dei 
soggetti
 Elementari DISTURBI DELLA CONDOTTA 
 Prime esperienze di rifiuto sociale 
 Affiliazione a gruppi antisociali 
 Fallimento scolastico 
 Demotivazione allo studio 
 Medie 
 Possono stabilizzarsi i comportamenti aggressivi aperti e 
aumentare i comportamenti aggressivi coperti 
 Atti vandalici 
 Assenze frequenti da scuola 
 Innesco di incendi 
 Uso e abuso di sostanze
DISTURBI DELLA CONDOTTA 
 Adolescenza 
 Cristallizzazione dei comportamenti 
 Atti criminosi 
 Violenze 
 Uso di armi 
 Partecipazione a bande devianti 
 Anticipo relazioni sessuali e gravidanze indesiderate 
 Abuso di droga e di alcool 
 Un terzo dei bambini con Disturbo della 
Condotta sviluppa un disturbo di personalità 
antisociale in età adulta
DISTURBI DELLA CONDOTTA 
 Fattori di rischio 
 Biologici 
 Lobi frontali: sistema di attivazione del comportamento più attivo 
della norma e sistema di inibizione del comportamento meno 
attivo della norma 
 Funzioni esecutive: scarsa capacità di controllo e regolazione 
delle azioni 
 Basso livello di serotonina e alto livello di testosterone 
 Predispongono alla vulnerabilità, ma i fattori di rischio 
ambientali e gli eventi stressanti incrementano la 
probabilità di comparsa dei problemi
DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio 
 Familiari 
 Depressione materna associata a comportamenti coercitivi 
 Ridotte interazioni positive (calore/affetto) 
 Abuso di sostanze e comportamenti antisociali nei genitori 
(soprattutto padre) 
 Genitori che si percepiscono incapaci di regolare il 
comportamento dei figli 
 Genitori “distratti” verso i figli o troppo rigidamente severi 
 Genitori oscillanti in modo incoerente, imprevedibile e 
caotico tra affetto senza freni e indifferenza glaciale 
 Attaccamento: 
 insicuro ambivalente/resistente 
 disorganizzato
DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio 
 Ambientali 
 Svantaggio socioeconomico 
Modelli aggressivi adulti
DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Klyen, Speltz e 
Greenberg (1996 
 disturbi della condotta connessi a modelli d’attaccamento 
evitanti o disorganizzati 
 Alternanza di condotte di ritiro e isolamento del bambino, con 
episodici e improvvisi scoppi d’ira. 
 disturbo oppositivo-provocatorio con comportamenti 
negativistici, provocatori, tirannici e vincolanti verso il 
genitore 
 stile relazionale coercitivo
DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Fonagy e coll. 
(1997) 
 I comportamenti violenti e criminali sono basati su difficoltà 
metacognitive e di mentalizzazione presenti in questi 
bambini. 
 I deficit non consentirebbero loro di sviluppare un’adeguata 
consapevolezza degli stati mentali altrui e quindi 
un’appropriata considerazione dei loro bisogni e sentimenti
DISTURBI DELLA CONDOTTA - INTERVENTI 
 Modellamento su una figura di riferimento 
 Role-play per gestire le situazioni difficili 
soprattutto per la gestione dell’aggressività 
 Aiutare l’autocontrollo e l’autoregolazione 
 Insegnare la coerenza ai genitori
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 Interazione deviata tra coetanei in cui un attore è 
protagonista di atti di aggressione e prevaricazione 
utilizzata in maniera continuativa verso soggetti 
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vittima) 
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comportamenti aggressivi e segnale di disadattamento 
sociale 
 È l’espressione di un disagio sia nell’aggressore che nella 
vittima 
 Studiato a partire dagli anni ‘70
Il bullismo 
 Condizioni per parlare di bullismo 
 Asimmetria/squilibrio nella relazione (forza o 
controllo della situazione) 
 Volontà/intenzionalità di arrecare danno - 
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gruppo 
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 Ansioso 
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 Bassa autostima e opinione negativca di sè 
 Fisicamente più debole dei compagni 
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 A scuola 
 Intimidito, comandato e sottomesso dai compagni 
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 Solo e escluso dai pari, tende a stare con gli adulti 
 Ansioso e insicuro in aula, difficoltà a parlare 
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 A casa 
 Isolato, non invita i compagni a casa sua, non ha amici 
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 Vittima: depressione, ansia, insicurezza, scarsa 
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 Dai 7-8 a 14-15 anni 
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 41% di bambini alle elementari e 26% alle medie 
dichiarano di essere vittime dei bulli (Fonzi, 1997) 
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 Fattori di rischio 
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 Genitori poco coinvolti e poco partecipi alla vita del 
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Ddai d.condotta bullismo-evolutiva

  • 1. Un'altra dimensione importante della psicopatologia è l’ autocontrollo I problemi di un bambino possono essere caratterizzati o da un eccessivo autocontrollo (versante dell'internalità) o da uno scarso autocontrollo (versante dell'esternalità) Teorie e fattori sottostanti ai disturbi psicologici dello sviluppo L'approccio adottato influenza la maniera in cui il bambino viene preso in considerazione nella valutazione e nel trattamento.
  • 2. DISTURBI DA DEFICIT ATTENZIONALI con o senza iperattività  Regolazione deficitaria in tre aree  Attenzione  Inibizione della risposta  Livello di attività motoria  Incidenza: 3/5 % della popolazione in eta’ scolare  Prime formulazioni della diagnosi: inizi 900, ma solo anni ‘80 identificato come disturbo di origine attentiva  ATTENZIONE ALL’ABUSO DI QUESTA DIAGNOSI!
  • 3. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Componenti principali  Disattenzione  Arousal attentivo  Attenzione selettiva-focalizzata  Attenzione mantenuta  Iperattivita’  Impulsivita’  Prevalente nei maschi
  • 4. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  A volte hanno evidente situazionalità e connessione con alcuni atteggiamenti genitoriali, straordinaria espressività emozionale e ostentata drammaticità: iperattività e distraibilità con funzione coercitiva e di controllo diretto sulla figura d’attaccamento.  Altre volte non vi è situazionalità: massiva e dolorosa pervasività dell’agire quotidiano, dove si intravede il “fare” compulsivo “per non sentire”, caratteristico delle modalità di elaborazione dell’informazione di una organizzazione difesa.
  • 5. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Bassa autostima  Non controllo  Ridotta capacita’ attenzionale
  • 6. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Fattori di rischio  Genetico  Livello individuale di attività motoria (predisposizione a)  Connessione con il gene portatore della dopamina  Aree frontali e prefrontali (inferiori alla norma) ->deficit del comportamento inibitorio  Cognitivo Madri controllanti, ma in modo disfunzionale  Scarsa reciprocita’  Rimproveri casuali
  • 7. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Intinerari di sviluppo  Ansioso-resistente Maggior situazionalità e connessione con atteggiamento genitoriale  Iperattività e distraibilità con chiara funzione coercitiva di controllo del genitore.  Bambini attentamente focalizzati (e non distratti)  intenti a monitorare la loro assoluta priorità affettiva, cioè la relazione col genitore e la sua prevedibilità.  Ogni stimolo ambientale perde quindi rilevanza a fronte di tale bisogno.
  • 8. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Intinerari di sviluppo  Difeso  carattere pervasivo nella quotidianità  esasperazione dell’esplorazione compulsiva come “distrattore”  Iperattività come difesa attiva da disperazione, impotenza, solitudine e come scarica della rabbia
  • 9. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  I fattori di vulnerabilità neurobiologica si incontrano con le differenze in dividuali:  Quando questo deficit autoregolativo di base si incontra con quote di sensibilità sufficientemente ampie (pattern sicuri) le mancanze o gli eccessi di segnalazione del bambino riescono ad essere compensati o contenuti dal genitore, con graduale tendenza alla normalizzazione del quadro comportamentale e attentivo del bambino  Quando il comportamento scarsamente regolato del bambino si incontra con atteggiamenti genitoriali con forme di legame che per essere gestite e “curate” richiedono l’amplificazione del deficit stesso, si determina e mantiene il sintomo Barkley, 1997, 1998; Ross et al. 1982; Sieg et al. 1995; Houke e Wisw, 1995; Russel e Barkley, 1999
  • 10. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Un bambino inserito in un funzionamento diadico ansioso-resistente usa il deficit autoregolativo, come di una forma di “perdita di controllo” capace di ancorare potentemente a sé il genitore  Il deficit rappresenta quindi una risorsa procedurale, tacita e di notevole valore indipendentemente da tutti gli “effetti collaterali” che sul piano educativo tali condotte procurano.
  • 11. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  IN CONCLUSIONE  Su entrambi gli itinerari di sviluppo, più ci si sposta verso pattern a più alto indice e più la sintomatologia di tipo attentivo e comportamentale si aggrava.  Forme evitanti (A) meno integrate: gravi e pervasivi quadri ipercinetici.  Pattern controllanti ( C ) ad alto indice: per gestire l’ambiente imprevedibile e discontinuo il bambino deve incrementare la propria segnalazione e la propria “rumorosità” fino a sviluppare gravi forme di iperattività dove il rischio fisico è l’unico modo per rendersi visibile al genitore distratto
  • 12. I DIVERSI PATTERN POSSONO ESPRIMERSI CON ACCENTUAZIONI DIVERSE DELLE LORO COMPONENTI  I bambini imparano a sintonizzarsi, sia dal punto di vista dei contenuti che delle modalità rappresentative, sulle priorità emotive delle proprie figure d’attaccamento: sulle tematiche centrali della loro organizzazione cognitiva e sulle modalità processuali di elaborazione dell’informazione con esse condivisibili.
  • 13. ESEMPI  Bambino difeso con linee organizzative di tipo ossessivo: fluttuazioni emozionali emergenti, e non riconoscibili, sotto forma di indesiderate immagini o pensieri intrusivi. Tramite tali frammenti rappresentativi, ripuliti da ogni implicazione emotiva, comunicherà alla madre il bisogno di rassicurazione in forma non già analogica e affettiva, ma logica e tutta cognitiva.  Bambino psicosomatico: impara precocemente che l’uso di distonie neurovegetative consente un’attivazione importante e rassicurante della figura d’attaccamento, in un contesto altrimenti avvertito come insicuro.
  • 15. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Persistente violazione dei diritti fondamentali degli altri o delle regole della società in cui la persona vive  modalità ripetitive e persistenti di condotta aggressiva, provocatoria e antisociale  Aggressività e Distruzione di proprietà  Furto,  Frode e menzogna  violazioni delle aspettative sociali in rapporto all’età  Limitati o meno al contesto familiare  associati o meno alla ridotta socializzazione  possono assumere la forma di disturbo oppositivo provocatorio con modalità negativistiche e ostili.
  • 16. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Aspetti temperamentali: prima dei due anni sono bambini spesso irritabili, non collaborativi, arrabbiati e facilmente frustrati  Fase pre-scolare: rabbia, oppositività e provocatorietà persistono e appaiono comportamenti aggressivi più palesi  Scuola elementare: stabilizzazione del problema, compaiono anche i comportamenti ntisociali covert, cioè mentire, rubare, raggirare.
  • 17. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Presente prevalentemente nella popolazione maschile tra il 6 e il 16% dei soggetti
  • 18.  Elementari DISTURBI DELLA CONDOTTA  Prime esperienze di rifiuto sociale  Affiliazione a gruppi antisociali  Fallimento scolastico  Demotivazione allo studio  Medie  Possono stabilizzarsi i comportamenti aggressivi aperti e aumentare i comportamenti aggressivi coperti  Atti vandalici  Assenze frequenti da scuola  Innesco di incendi  Uso e abuso di sostanze
  • 19. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Adolescenza  Cristallizzazione dei comportamenti  Atti criminosi  Violenze  Uso di armi  Partecipazione a bande devianti  Anticipo relazioni sessuali e gravidanze indesiderate  Abuso di droga e di alcool  Un terzo dei bambini con Disturbo della Condotta sviluppa un disturbo di personalità antisociale in età adulta
  • 20. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Fattori di rischio  Biologici  Lobi frontali: sistema di attivazione del comportamento più attivo della norma e sistema di inibizione del comportamento meno attivo della norma  Funzioni esecutive: scarsa capacità di controllo e regolazione delle azioni  Basso livello di serotonina e alto livello di testosterone  Predispongono alla vulnerabilità, ma i fattori di rischio ambientali e gli eventi stressanti incrementano la probabilità di comparsa dei problemi
  • 21. DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio  Familiari  Depressione materna associata a comportamenti coercitivi  Ridotte interazioni positive (calore/affetto)  Abuso di sostanze e comportamenti antisociali nei genitori (soprattutto padre)  Genitori che si percepiscono incapaci di regolare il comportamento dei figli  Genitori “distratti” verso i figli o troppo rigidamente severi  Genitori oscillanti in modo incoerente, imprevedibile e caotico tra affetto senza freni e indifferenza glaciale  Attaccamento:  insicuro ambivalente/resistente  disorganizzato
  • 22. DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio  Ambientali  Svantaggio socioeconomico Modelli aggressivi adulti
  • 23. DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Klyen, Speltz e Greenberg (1996  disturbi della condotta connessi a modelli d’attaccamento evitanti o disorganizzati  Alternanza di condotte di ritiro e isolamento del bambino, con episodici e improvvisi scoppi d’ira.  disturbo oppositivo-provocatorio con comportamenti negativistici, provocatori, tirannici e vincolanti verso il genitore  stile relazionale coercitivo
  • 24. DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Fonagy e coll. (1997)  I comportamenti violenti e criminali sono basati su difficoltà metacognitive e di mentalizzazione presenti in questi bambini.  I deficit non consentirebbero loro di sviluppare un’adeguata consapevolezza degli stati mentali altrui e quindi un’appropriata considerazione dei loro bisogni e sentimenti
  • 25. DISTURBI DELLA CONDOTTA - INTERVENTI  Modellamento su una figura di riferimento  Role-play per gestire le situazioni difficili soprattutto per la gestione dell’aggressività  Aiutare l’autocontrollo e l’autoregolazione  Insegnare la coerenza ai genitori
  • 26. Il bullismo  Interazione deviata tra coetanei in cui un attore è protagonista di atti di aggressione e prevaricazione utilizzata in maniera continuativa verso soggetti particolarmente deboli e incapaci di difendersi (la vittima)  Particolare comportamento a rischio all’interno dei comportamenti aggressivi e segnale di disadattamento sociale  È l’espressione di un disagio sia nell’aggressore che nella vittima  Studiato a partire dagli anni ‘70
  • 27. Il bullismo  Condizioni per parlare di bullismo  Asimmetria/squilibrio nella relazione (forza o controllo della situazione)  Volontà/intenzionalità di arrecare danno - percezione di una sopraffazione  Mancanza di compassione  Sistematicità: le aggressioni si ripetono in modo continuo e perseverante nel tempo  Potere del bullo e vulnerabilità della vittima  Mancanza di sostegno sociale per la vittima  Cronicizzazione di questa relazione
  • 28. Il bullismo  Bullismo diretto  Attacchi relativamente aperti che tendono a ferire la vittima immediatamente  Fisico  Verbale  Bullismo indiretto  Isolamento sociale intenzionale esclusione dal gruppo  Diffondere pettegolezzi  Isolare dal gruppo
  • 29. Il bullismo  Il bullo  Tende a dominare e usare la forza fisica per imporsi  Fatica a rispettare le regole  Bassa tolleranza alle frustrazioni  Alta irritabilità e reattività  Apparentemente alto livello di autostima  Oppositivo verso gli adulti  Comportamenti antisociali  Rendimento vario tendente al basso
  • 30. Il bullismo  La vittima  Ansioso  Insicuro  Bassa autostima e opinione negativca di sè  Fisicamente più debole dei compagni  Cauto, riservato passivo  Bassa assertività  Impaurito per la propria incolumità fisica  Si rapporta meglio con gli adulti  A volte iperattivo e goffo  Abitudini irritanti e a volte sgradito anche agli adulti
  • 31.  Come riconoscere una vittima Il bullismo  A scuola  Intimidito, comandato e sottomesso dai compagni  Oggetto di derisione  Lividi o feriti di cui non si può dare spiegazione naturale  Aggredito fisicamente senza che possa difendersi  Solo e escluso dai pari, tende a stare con gli adulti  Ansioso e insicuro in aula, difficoltà a parlare  Rendimento scolastico in peggioramento graduale  A casa  Isolato, non invita i compagni a casa sua, non ha amici  Riluttante e timoroso di andare a scuola la mattina  Chiede di fare strade diverse o in modo diverso dagli altri  Scatti d’umore e instabilità emotiva, mal di testa, disturbi del sonno  Progressiva perdita di interesse per la scuola  Richieste di denaro ingiustificate
  • 32. Il bullismo  Bullo: percorso a rischio verso comportamenti devianti nell’età adulta  45% degli ex-bulli a 24 anni condannati dal tribunale per almeno 3 crimini  Vittima: depressione, ansia, insicurezza, scarsa autostima e passività nelle relazioni sociali; ostacolo al benessere sociale e all’adattamento scolastico, difficoltà di apprendimento
  • 33. Il bullismo  Dai 7-8 a 14-15 anni  Prevalentemente elementari e medie, soprattutto nella scuola  Con l’età diminuisce la frequenza ma si radicalizzano i ruoli, da cui è sempre più difficile uscire  41% di bambini alle elementari e 26% alle medie dichiarano di essere vittime dei bulli (Fonzi, 1997)  Più maschi che femmine (che però ci sono)  Prepotenze di tipo fisico: 42% elementari, 21% medie (Fonzi, 1997)
  • 34. Il bullismo  Fattori di rischio  Non le condizioni socio-economiche  Stile educativo e familiare aggressivo e/o violento  Genitori poco coinvolti e poco partecipi alla vita del figlio, ridotta condivisione delle sue esperienze  Incoerenza nelle norme e nelle punizioni  Stile educativo permissivo e tollerante  punizioni corporali violente e usate in modo coerecitivo  Ostilità verso l’ambiente  Difficoltà a riconoscere le emozioni  Deficit sulla rabbia per le vittime  Deficit sui meccanismi empatici dei bulli
  • 35. Il bullismo  Intervento  Non solo la scuola, ma anche la famiglia e le istituzioni  Necessitano tempi lunghi  Creare spazi per far lavorare sulle relazioni sociali  Per la vittima: acquisire maggior fiducia  Per il bullo: acquisire la capacità di porsi in maniera socialmente accettabile
  • 36. Il bullismo - Intervento  Scuola  Coordinamento insegnanti  Supervisione nelle ore d’intervallo e mensa  Spazi adeguati di ricreazione  Contatti genitori/insegnanti  Classe  Esplicitare le regole sul bullismo a tutta la classe  Non si deve prevaricare gli altri, Aiutare chi è prevaricato,Coinvolgere chi è isolato  Concordare le sanzioni, chiarendo quale specifico comportamento viene punito  Elogi positivi ai comportamenti adeguati - soprattutto ai soggetti aggressivi quando non usano tale modalità  Discussione in classe sul bullismo  Attuare l’apprendimento cooperativo e attività cooperative
  • 37. Il bullismo - Intervento  Individuo  Colloqui con i soggetti identificati come bulli e vittime  Colloqui con i genitori dei soggetti per aiutarli a intervenire in modo adeguato  Gruppi  Gruppo dei pari  Fare leva sulle capacità prosociali e empatiche dei ragazzi Modificare le dinamiche di gruppo  Usare i compagni come appoggio