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Un'altra dimensione importante della
psicopatologia è l’ autocontrollo
I problemi di un bambino possono essere caratterizzati
o da un eccessivo autocontrollo (versante
dell'internalità) o da uno scarso autocontrollo (versante
dell'esternalità)
Teorie e fattori sottostanti ai disturbi psicologici dello
sviluppo
L'approccio adottato influenza la maniera in cui il
bambino viene preso in considerazione nella
DISTURBI DA DEFICIT ATTENZIONALI
con o senza iperattività
 Regolazione deficitaria in tre aree
 Attenzione
 Inibizione della risposta
 Livello di attività motoria
 Incidenza: 3/5 % della popolazione in eta’ scolare
 Prime formulazioni della diagnosi: inizi 900, ma solo anni
‘80 identificato come disturbo di origine attentiva
 ATTENZIONE ALL’ABUSO DI QUESTA DIAGNOSI!
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 Componenti principali
 Disattenzione
 Arousal attentivo
 Attenzione selettiva-focalizzata
 Attenzione mantenuta
 Iperattivita’
 Impulsivita’
 Prevalente nei maschi
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 A volte hanno evidente situazionalità e connessione
con alcuni atteggiamenti genitoriali, straordinaria
espressività emozionale e ostentata drammaticità:
iperattività e distraibilità con funzione coercitiva e di
controllo diretto sulla figura d’attaccamento.
 Altre volte non vi è situazionalità: massiva e dolorosa
pervasività dell’agire quotidiano, dove si intravede il
“fare” compulsivo “per non sentire”, caratteristico
delle modalità di elaborazione dell’informazione di
una organizzazione difesa.
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 Bassa autostima
 Non controllo
 Ridotta capacita’ attenzionale
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 Fattori di rischio
 Genetico
 Livello individuale di attività motoria
(predisposizione a)
 Connessione con il gene portatore della dopamina
 Aree frontali e prefrontali (inferiori alla norma)
->deficit del comportamento inibitorio
 Cognitivo
 Madri controllanti, ma in modo disfunzionale
 Scarsa reciprocita’
 Rimproveri casuali
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 Intinerari di sviluppo
 Ansioso-resistente
 Maggior situazionalità e connessione con atteggiamento
genitoriale
 Iperattività e distraibilità con chiara funzione coercitiva
di controllo del genitore.
 Bambini attentamente focalizzati (e non distratti)
 intenti a monitorare la loro assoluta priorità affettiva,
cioè la relazione col genitore e la sua prevedibilità.
 Ogni stimolo ambientale perde quindi rilevanza a fronte
di tale bisogno.
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 Intinerari di sviluppo
 Difeso
 carattere pervasivo nella quotidianità
 esasperazione dell’esplorazione compulsiva come “distrattore”
 Iperattività come difesa attiva da disperazione, impotenza,
solitudine e come scarica della rabbia
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 I fattori di vulnerabilità neurobiologica si incontrano
con le differenze in dividuali:
 Quando questo deficit autoregolativo di base si incontra
con quote di sensibilità sufficientemente ampie (pattern
sicuri) le mancanze o gli eccessi di segnalazione del
bambino riescono ad essere compensati o contenuti dal
genitore, con graduale tendenza alla normalizzazione del
quadro comportamentale e attentivo del bambino
 Quando il comportamento scarsamente regolato del
bambino si incontra con atteggiamenti genitoriali con forme
di legame che per essere gestite e “curate” richiedono
l’amplificazione del deficit stesso, si determina e mantiene
il sintomo
Barkley, 1997, 1998; Ross et al. 1982; Sieg et al. 1995; Houke e Wisw, 1995; Russel e Barkley,
1999
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 Un bambino inserito in un funzionamento diadico
ansioso-resistente usa il deficit autoregolativo, come
di una forma di “perdita di controllo” capace di
ancorare potentemente a sé il genitore
 Il deficit rappresenta quindi una risorsa procedurale,
tacita e di notevole valore indipendentemente da tutti
gli “effetti collaterali” che sul piano educativo tali
condotte procurano.
Disturbo da deficit di attenzione DDAI
 IN CONCLUSIONE
 Su entrambi gli itinerari di sviluppo, più ci si sposta
verso pattern a più alto indice e più la sintomatologia
di tipo attentivo e comportamentale si aggrava.
 Forme evitanti (A) meno integrate: gravi e pervasivi
quadri ipercinetici.
 Pattern controllanti ( C ) ad alto indice: per gestire
l’ambiente imprevedibile e discontinuo il bambino
deve incrementare la propria segnalazione e la propria
“rumorosità” fino a sviluppare gravi forme di
iperattività dove il rischio fisico è l’unico modo per
rendersi visibile al genitore distratto
I DIVERSI PATTERN POSSONO ESPRIMERSI
CON ACCENTUAZIONI DIVERSE DELLE LORO
COMPONENTI
 I bambini imparano a sintonizzarsi, sia dal punto
di vista dei contenuti che delle modalità
rappresentative, sulle priorità emotive delle
proprie figure d’attaccamento: sulle tematiche
centrali della loro organizzazione cognitiva e
sulle modalità processuali di elaborazione
dell’informazione con esse condivisibili.
ESEMPI
 Bambino difeso con linee organizzative di tipo
ossessivo: fluttuazioni emozionali emergenti, e non
riconoscibili, sotto forma di indesiderate immagini o
pensieri intrusivi. Tramite tali frammenti
rappresentativi, ripuliti da ogni implicazione emotiva,
comunicherà alla madre il bisogno di rassicurazione
in forma non già analogica e affettiva, ma logica e
tutta cognitiva.
 Bambino psicosomatico: impara precocemente che
l’uso di distonie neurovegetative consente
un’attivazione importante e rassicurante della figura
d’attaccamento, in un contesto altrimenti avvertito
come insicuro.
DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO
DISTURBI DELLA CONDOTTA
 Persistente violazione dei diritti fondamentali degli
altri o delle regole della società in cui la persona vive
 modalità ripetitive e persistenti di condotta aggressiva,
provocatoria e antisociale
 Aggressività e Distruzione di proprietà
 Furto,
 Frode e menzogna
 violazioni delle aspettative sociali in rapporto all’età
 Limitati o meno al contesto familiare
 associati o meno alla ridotta socializzazione
 possono assumere la forma di disturbo oppositivo
provocatorio con modalità negativistiche e ostili.
DISTURBI DELLA CONDOTTA
 Aspetti temperamentali: prima dei due anni sono
bambini spesso irritabili, non collaborativi,
arrabbiati e facilmente frustrati
 Fase pre-scolare: rabbia, oppositività e
provocatorietà persistono e appaiono
comportamenti aggressivi più palesi
 Scuola elementare: stabilizzazione del problema,
compaiono anche i comportamenti ntisociali
covert, cioè mentire, rubare, raggirare.
DISTURBI DELLA CONDOTTA
 Presente prevalentemente nella
popolazione maschile tra il 6 e il 16% dei
soggetti
DISTURBI DELLA CONDOTTA Elementari
 Prime esperienze di rifiuto sociale
 Affiliazione a gruppi antisociali
 Fallimento scolastico
 Demotivazione allo studio
 Medie
 Possono stabilizzarsi i comportamenti aggressivi aperti e
aumentare i comportamenti aggressivi coperti
 Atti vandalici
 Assenze frequenti da scuola
 Innesco di incendi
 Uso e abuso di sostanze
DISTURBI DELLA CONDOTTA
 Adolescenza
 Cristallizzazione dei comportamenti
 Atti criminosi
 Violenze
 Uso di armi
 Partecipazione a bande devianti
 Anticipo relazioni sessuali e gravidanze indesiderate
 Abuso di droga e di alcool
 Un terzo dei bambini con Disturbo della
Condotta sviluppa un disturbo di personalità
antisociale in età adulta
DISTURBI DELLA CONDOTTA
 Fattori di rischio
 Biologici
 Lobi frontali: sistema di attivazione del comportamento più attivo
della norma e sistema di inibizione del comportamento meno
attivo della norma
 Funzioni esecutive: scarsa capacità di controllo e regolazione
delle azioni
 Basso livello di serotonina e alto livello di testosterone
 Predispongono alla vulnerabilità, ma i fattori di rischio
ambientali e gli eventi stressanti incrementano la
probabilità di comparsa dei problemi
DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio
 Familiari
 Depressione materna associata a comportamenti coercitivi
 Ridotte interazioni positive (calore/affetto)
 Abuso di sostanze e comportamenti antisociali nei genitori
(soprattutto padre)
 Genitori che si percepiscono incapaci di regolare il
comportamento dei figli
 Genitori “distratti” verso i figli o troppo rigidamente severi
 Genitori oscillanti in modo incoerente, imprevedibile e
caotico tra affetto senza freni e indifferenza glaciale
 Attaccamento:
 insicuro ambivalente/resistente
 disorganizzato
DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio
 Ambientali
 Svantaggio socioeconomico
 Modelli aggressivi adulti
DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Klyen, Speltz e
Greenberg (1996
 disturbi della condotta connessi a modelli d’attaccamento
evitanti o disorganizzati
 Alternanza di condotte di ritiro e isolamento del bambino, con
episodici e improvvisi scoppi d’ira.
 disturbo oppositivo-provocatorio con comportamenti
negativistici, provocatori, tirannici e vincolanti verso il
genitore
 stile relazionale coercitivo
DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Fonagy e coll.
(1997)
 I comportamenti violenti e criminali sono basati su difficoltà
metacognitive e di mentalizzazione presenti in questi
bambini.
 I deficit non consentirebbero loro di sviluppare un’adeguata
consapevolezza degli stati mentali altrui e quindi
un’appropriata considerazione dei loro bisogni e sentimenti
DISTURBI DELLA CONDOTTA - INTERVENTI
 Modellamento su una figura di riferimento
 Role-play per gestire le situazioni difficili
soprattutto per la gestione dell’aggressività
 Aiutare l’autocontrollo e l’autoregolazione
 Insegnare la coerenza ai genitori
Il bullismo
 Interazione deviata tra coetanei in cui un attore è
protagonista di atti di aggressione e prevaricazione
utilizzata in maniera continuativa verso soggetti
particolarmente deboli e incapaci di difendersi (la
vittima)
 Particolare comportamento a rischio all’interno dei
comportamenti aggressivi e segnale di disadattamento
sociale
 È l’espressione di un disagio sia nell’aggressore che nella
vittima
 Studiato a partire dagli anni ‘70
Il bullismo
 Condizioni per parlare di bullismo
 Asimmetria/squilibrio nella relazione (forza o
controllo della situazione)
 Volontà/intenzionalità di arrecare danno -
percezione di una sopraffazione
 Mancanza di compassione
 Sistematicità: le aggressioni si ripetono in modo
continuo e perseverante nel tempo
 Potere del bullo e vulnerabilità della vittima
 Mancanza di sostegno sociale per la vittima
 Cronicizzazione di questa relazione
Il bullismo
 Bullismo diretto
 Attacchi relativamente aperti che tendono a ferire
la vittima immediatamente
 Fisico
 Verbale
 Bullismo indiretto
 Isolamento sociale intenzionale esclusione dal
gruppo
 Diffondere pettegolezzi
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Il bullismo
 Il bullo
 Tende a dominare e usare la forza fisica per imporsi
 Fatica a rispettare le regole
 Bassa tolleranza alle frustrazioni
 Alta irritabilità e reattività
 Apparentemente alto livello di autostima
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 Comportamenti antisociali
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Il bullismo
 La vittima
 Ansioso
 Insicuro
 Bassa autostima e opinione negativca di sè
 Fisicamente più debole dei compagni
 Cauto, riservato passivo
 Bassa assertività
 Impaurito per la propria incolumità fisica
 Si rapporta meglio con gli adulti
 A volte iperattivo e goffo
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Il bullismo Come riconoscere una vittima
 A scuola
 Intimidito, comandato e sottomesso dai compagni
 Oggetto di derisione
 Lividi o feriti di cui non si può dare spiegazione naturale
 Aggredito fisicamente senza che possa difendersi
 Solo e escluso dai pari, tende a stare con gli adulti
 Ansioso e insicuro in aula, difficoltà a parlare
 Rendimento scolastico in peggioramento graduale
 A casa
 Isolato, non invita i compagni a casa sua, non ha amici
 Riluttante e timoroso di andare a scuola la mattina
 Chiede di fare strade diverse o in modo diverso dagli altri
 Scatti d’umore e instabilità emotiva, mal di testa, disturbi del sonno
 Progressiva perdita di interesse per la scuola
 Richieste di denaro ingiustificate
Il bullismo
 Bullo: percorso a rischio verso comportamenti
devianti nell’età adulta
 45% degli ex-bulli a 24 anni condannati dal tribunale
per almeno 3 crimini
 Vittima: depressione, ansia, insicurezza, scarsa
autostima e passività nelle relazioni sociali;
ostacolo al benessere sociale e all’adattamento
scolastico, difficoltà di apprendimento
Il bullismo
 Dai 7-8 a 14-15 anni
 Prevalentemente elementari e medie, soprattutto
nella scuola
 Con l’età diminuisce la frequenza ma si
radicalizzano i ruoli, da cui è sempre più difficile
uscire
 41% di bambini alle elementari e 26% alle medie
dichiarano di essere vittime dei bulli (Fonzi, 1997)
 Più maschi che femmine (che però ci sono)
 Prepotenze di tipo fisico: 42% elementari, 21%
medie (Fonzi, 1997)
Il bullismo
 Fattori di rischio
 Non le condizioni socio-economiche
 Stile educativo e familiare aggressivo e/o violento
 Genitori poco coinvolti e poco partecipi alla vita del
figlio, ridotta condivisione delle sue esperienze
 Incoerenza nelle norme e nelle punizioni
 Stile educativo permissivo e tollerante
 punizioni corporali violente e usate in modo coerecitivo
 Ostilità verso l’ambiente
 Difficoltà a riconoscere le emozioni
 Deficit sulla rabbia per le vittime
 Deficit sui meccanismi empatici dei bulli
Il bullismo
 Intervento
 Non solo la scuola, ma anche la famiglia e le
istituzioni
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 Creare spazi per far lavorare sulle relazioni sociali
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 Per il bullo: acquisire la capacità di porsi in maniera
socialmente accettabile
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 Scuola
 Coordinamento insegnanti
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 Spazi adeguati di ricreazione
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 Classe
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 Concordare le sanzioni, chiarendo quale specifico comportamento
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Ddai d.condotta bullismo-evolutiva

  • 1. Un'altra dimensione importante della psicopatologia è l’ autocontrollo I problemi di un bambino possono essere caratterizzati o da un eccessivo autocontrollo (versante dell'internalità) o da uno scarso autocontrollo (versante dell'esternalità) Teorie e fattori sottostanti ai disturbi psicologici dello sviluppo L'approccio adottato influenza la maniera in cui il bambino viene preso in considerazione nella
  • 2. DISTURBI DA DEFICIT ATTENZIONALI con o senza iperattività  Regolazione deficitaria in tre aree  Attenzione  Inibizione della risposta  Livello di attività motoria  Incidenza: 3/5 % della popolazione in eta’ scolare  Prime formulazioni della diagnosi: inizi 900, ma solo anni ‘80 identificato come disturbo di origine attentiva  ATTENZIONE ALL’ABUSO DI QUESTA DIAGNOSI!
  • 3. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Componenti principali  Disattenzione  Arousal attentivo  Attenzione selettiva-focalizzata  Attenzione mantenuta  Iperattivita’  Impulsivita’  Prevalente nei maschi
  • 4. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  A volte hanno evidente situazionalità e connessione con alcuni atteggiamenti genitoriali, straordinaria espressività emozionale e ostentata drammaticità: iperattività e distraibilità con funzione coercitiva e di controllo diretto sulla figura d’attaccamento.  Altre volte non vi è situazionalità: massiva e dolorosa pervasività dell’agire quotidiano, dove si intravede il “fare” compulsivo “per non sentire”, caratteristico delle modalità di elaborazione dell’informazione di una organizzazione difesa.
  • 5. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Bassa autostima  Non controllo  Ridotta capacita’ attenzionale
  • 6. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Fattori di rischio  Genetico  Livello individuale di attività motoria (predisposizione a)  Connessione con il gene portatore della dopamina  Aree frontali e prefrontali (inferiori alla norma) ->deficit del comportamento inibitorio  Cognitivo  Madri controllanti, ma in modo disfunzionale  Scarsa reciprocita’  Rimproveri casuali
  • 7. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Intinerari di sviluppo  Ansioso-resistente  Maggior situazionalità e connessione con atteggiamento genitoriale  Iperattività e distraibilità con chiara funzione coercitiva di controllo del genitore.  Bambini attentamente focalizzati (e non distratti)  intenti a monitorare la loro assoluta priorità affettiva, cioè la relazione col genitore e la sua prevedibilità.  Ogni stimolo ambientale perde quindi rilevanza a fronte di tale bisogno.
  • 8. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Intinerari di sviluppo  Difeso  carattere pervasivo nella quotidianità  esasperazione dell’esplorazione compulsiva come “distrattore”  Iperattività come difesa attiva da disperazione, impotenza, solitudine e come scarica della rabbia
  • 9. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  I fattori di vulnerabilità neurobiologica si incontrano con le differenze in dividuali:  Quando questo deficit autoregolativo di base si incontra con quote di sensibilità sufficientemente ampie (pattern sicuri) le mancanze o gli eccessi di segnalazione del bambino riescono ad essere compensati o contenuti dal genitore, con graduale tendenza alla normalizzazione del quadro comportamentale e attentivo del bambino  Quando il comportamento scarsamente regolato del bambino si incontra con atteggiamenti genitoriali con forme di legame che per essere gestite e “curate” richiedono l’amplificazione del deficit stesso, si determina e mantiene il sintomo Barkley, 1997, 1998; Ross et al. 1982; Sieg et al. 1995; Houke e Wisw, 1995; Russel e Barkley, 1999
  • 10. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  Un bambino inserito in un funzionamento diadico ansioso-resistente usa il deficit autoregolativo, come di una forma di “perdita di controllo” capace di ancorare potentemente a sé il genitore  Il deficit rappresenta quindi una risorsa procedurale, tacita e di notevole valore indipendentemente da tutti gli “effetti collaterali” che sul piano educativo tali condotte procurano.
  • 11. Disturbo da deficit di attenzione DDAI  IN CONCLUSIONE  Su entrambi gli itinerari di sviluppo, più ci si sposta verso pattern a più alto indice e più la sintomatologia di tipo attentivo e comportamentale si aggrava.  Forme evitanti (A) meno integrate: gravi e pervasivi quadri ipercinetici.  Pattern controllanti ( C ) ad alto indice: per gestire l’ambiente imprevedibile e discontinuo il bambino deve incrementare la propria segnalazione e la propria “rumorosità” fino a sviluppare gravi forme di iperattività dove il rischio fisico è l’unico modo per rendersi visibile al genitore distratto
  • 12. I DIVERSI PATTERN POSSONO ESPRIMERSI CON ACCENTUAZIONI DIVERSE DELLE LORO COMPONENTI  I bambini imparano a sintonizzarsi, sia dal punto di vista dei contenuti che delle modalità rappresentative, sulle priorità emotive delle proprie figure d’attaccamento: sulle tematiche centrali della loro organizzazione cognitiva e sulle modalità processuali di elaborazione dell’informazione con esse condivisibili.
  • 13. ESEMPI  Bambino difeso con linee organizzative di tipo ossessivo: fluttuazioni emozionali emergenti, e non riconoscibili, sotto forma di indesiderate immagini o pensieri intrusivi. Tramite tali frammenti rappresentativi, ripuliti da ogni implicazione emotiva, comunicherà alla madre il bisogno di rassicurazione in forma non già analogica e affettiva, ma logica e tutta cognitiva.  Bambino psicosomatico: impara precocemente che l’uso di distonie neurovegetative consente un’attivazione importante e rassicurante della figura d’attaccamento, in un contesto altrimenti avvertito come insicuro.
  • 15. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Persistente violazione dei diritti fondamentali degli altri o delle regole della società in cui la persona vive  modalità ripetitive e persistenti di condotta aggressiva, provocatoria e antisociale  Aggressività e Distruzione di proprietà  Furto,  Frode e menzogna  violazioni delle aspettative sociali in rapporto all’età  Limitati o meno al contesto familiare  associati o meno alla ridotta socializzazione  possono assumere la forma di disturbo oppositivo provocatorio con modalità negativistiche e ostili.
  • 16. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Aspetti temperamentali: prima dei due anni sono bambini spesso irritabili, non collaborativi, arrabbiati e facilmente frustrati  Fase pre-scolare: rabbia, oppositività e provocatorietà persistono e appaiono comportamenti aggressivi più palesi  Scuola elementare: stabilizzazione del problema, compaiono anche i comportamenti ntisociali covert, cioè mentire, rubare, raggirare.
  • 17. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Presente prevalentemente nella popolazione maschile tra il 6 e il 16% dei soggetti
  • 18. DISTURBI DELLA CONDOTTA Elementari  Prime esperienze di rifiuto sociale  Affiliazione a gruppi antisociali  Fallimento scolastico  Demotivazione allo studio  Medie  Possono stabilizzarsi i comportamenti aggressivi aperti e aumentare i comportamenti aggressivi coperti  Atti vandalici  Assenze frequenti da scuola  Innesco di incendi  Uso e abuso di sostanze
  • 19. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Adolescenza  Cristallizzazione dei comportamenti  Atti criminosi  Violenze  Uso di armi  Partecipazione a bande devianti  Anticipo relazioni sessuali e gravidanze indesiderate  Abuso di droga e di alcool  Un terzo dei bambini con Disturbo della Condotta sviluppa un disturbo di personalità antisociale in età adulta
  • 20. DISTURBI DELLA CONDOTTA  Fattori di rischio  Biologici  Lobi frontali: sistema di attivazione del comportamento più attivo della norma e sistema di inibizione del comportamento meno attivo della norma  Funzioni esecutive: scarsa capacità di controllo e regolazione delle azioni  Basso livello di serotonina e alto livello di testosterone  Predispongono alla vulnerabilità, ma i fattori di rischio ambientali e gli eventi stressanti incrementano la probabilità di comparsa dei problemi
  • 21. DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio  Familiari  Depressione materna associata a comportamenti coercitivi  Ridotte interazioni positive (calore/affetto)  Abuso di sostanze e comportamenti antisociali nei genitori (soprattutto padre)  Genitori che si percepiscono incapaci di regolare il comportamento dei figli  Genitori “distratti” verso i figli o troppo rigidamente severi  Genitori oscillanti in modo incoerente, imprevedibile e caotico tra affetto senza freni e indifferenza glaciale  Attaccamento:  insicuro ambivalente/resistente  disorganizzato
  • 22. DISTURBI DELLA CONDOTTA - Fattori di rischio  Ambientali  Svantaggio socioeconomico  Modelli aggressivi adulti
  • 23. DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Klyen, Speltz e Greenberg (1996  disturbi della condotta connessi a modelli d’attaccamento evitanti o disorganizzati  Alternanza di condotte di ritiro e isolamento del bambino, con episodici e improvvisi scoppi d’ira.  disturbo oppositivo-provocatorio con comportamenti negativistici, provocatori, tirannici e vincolanti verso il genitore  stile relazionale coercitivo
  • 24. DISTURBI DELLA CONDOTTA - da Fonagy e coll. (1997)  I comportamenti violenti e criminali sono basati su difficoltà metacognitive e di mentalizzazione presenti in questi bambini.  I deficit non consentirebbero loro di sviluppare un’adeguata consapevolezza degli stati mentali altrui e quindi un’appropriata considerazione dei loro bisogni e sentimenti
  • 25. DISTURBI DELLA CONDOTTA - INTERVENTI  Modellamento su una figura di riferimento  Role-play per gestire le situazioni difficili soprattutto per la gestione dell’aggressività  Aiutare l’autocontrollo e l’autoregolazione  Insegnare la coerenza ai genitori
  • 26. Il bullismo  Interazione deviata tra coetanei in cui un attore è protagonista di atti di aggressione e prevaricazione utilizzata in maniera continuativa verso soggetti particolarmente deboli e incapaci di difendersi (la vittima)  Particolare comportamento a rischio all’interno dei comportamenti aggressivi e segnale di disadattamento sociale  È l’espressione di un disagio sia nell’aggressore che nella vittima  Studiato a partire dagli anni ‘70
  • 27. Il bullismo  Condizioni per parlare di bullismo  Asimmetria/squilibrio nella relazione (forza o controllo della situazione)  Volontà/intenzionalità di arrecare danno - percezione di una sopraffazione  Mancanza di compassione  Sistematicità: le aggressioni si ripetono in modo continuo e perseverante nel tempo  Potere del bullo e vulnerabilità della vittima  Mancanza di sostegno sociale per la vittima  Cronicizzazione di questa relazione
  • 28. Il bullismo  Bullismo diretto  Attacchi relativamente aperti che tendono a ferire la vittima immediatamente  Fisico  Verbale  Bullismo indiretto  Isolamento sociale intenzionale esclusione dal gruppo  Diffondere pettegolezzi  Isolare dal gruppo
  • 29. Il bullismo  Il bullo  Tende a dominare e usare la forza fisica per imporsi  Fatica a rispettare le regole  Bassa tolleranza alle frustrazioni  Alta irritabilità e reattività  Apparentemente alto livello di autostima  Oppositivo verso gli adulti  Comportamenti antisociali  Rendimento vario tendente al basso
  • 30. Il bullismo  La vittima  Ansioso  Insicuro  Bassa autostima e opinione negativca di sè  Fisicamente più debole dei compagni  Cauto, riservato passivo  Bassa assertività  Impaurito per la propria incolumità fisica  Si rapporta meglio con gli adulti  A volte iperattivo e goffo  Abitudini irritanti e a volte sgradito anche agli adulti
  • 31. Il bullismo Come riconoscere una vittima  A scuola  Intimidito, comandato e sottomesso dai compagni  Oggetto di derisione  Lividi o feriti di cui non si può dare spiegazione naturale  Aggredito fisicamente senza che possa difendersi  Solo e escluso dai pari, tende a stare con gli adulti  Ansioso e insicuro in aula, difficoltà a parlare  Rendimento scolastico in peggioramento graduale  A casa  Isolato, non invita i compagni a casa sua, non ha amici  Riluttante e timoroso di andare a scuola la mattina  Chiede di fare strade diverse o in modo diverso dagli altri  Scatti d’umore e instabilità emotiva, mal di testa, disturbi del sonno  Progressiva perdita di interesse per la scuola  Richieste di denaro ingiustificate
  • 32. Il bullismo  Bullo: percorso a rischio verso comportamenti devianti nell’età adulta  45% degli ex-bulli a 24 anni condannati dal tribunale per almeno 3 crimini  Vittima: depressione, ansia, insicurezza, scarsa autostima e passività nelle relazioni sociali; ostacolo al benessere sociale e all’adattamento scolastico, difficoltà di apprendimento
  • 33. Il bullismo  Dai 7-8 a 14-15 anni  Prevalentemente elementari e medie, soprattutto nella scuola  Con l’età diminuisce la frequenza ma si radicalizzano i ruoli, da cui è sempre più difficile uscire  41% di bambini alle elementari e 26% alle medie dichiarano di essere vittime dei bulli (Fonzi, 1997)  Più maschi che femmine (che però ci sono)  Prepotenze di tipo fisico: 42% elementari, 21% medie (Fonzi, 1997)
  • 34. Il bullismo  Fattori di rischio  Non le condizioni socio-economiche  Stile educativo e familiare aggressivo e/o violento  Genitori poco coinvolti e poco partecipi alla vita del figlio, ridotta condivisione delle sue esperienze  Incoerenza nelle norme e nelle punizioni  Stile educativo permissivo e tollerante  punizioni corporali violente e usate in modo coerecitivo  Ostilità verso l’ambiente  Difficoltà a riconoscere le emozioni  Deficit sulla rabbia per le vittime  Deficit sui meccanismi empatici dei bulli
  • 35. Il bullismo  Intervento  Non solo la scuola, ma anche la famiglia e le istituzioni  Necessitano tempi lunghi  Creare spazi per far lavorare sulle relazioni sociali  Per la vittima: acquisire maggior fiducia  Per il bullo: acquisire la capacità di porsi in maniera socialmente accettabile
  • 36. Il bullismo - Intervento  Scuola  Coordinamento insegnanti  Supervisione nelle ore d’intervallo e mensa  Spazi adeguati di ricreazione  Contatti genitori/insegnanti  Classe  Esplicitare le regole sul bullismo a tutta la classe  Non si deve prevaricare gli altri, Aiutare chi è prevaricato,Coinvolgere chi è isolato  Concordare le sanzioni, chiarendo quale specifico comportamento viene punito  Elogi positivi ai comportamenti adeguati - soprattutto ai soggetti aggressivi quando non usano tale modalità  Discussione in classe sul bullismo  Attuare l’apprendimento cooperativo e attività cooperative
  • 37. Il bullismo - Intervento  Individuo  Colloqui con i soggetti identificati come bulli e vittime  Colloqui con i genitori dei soggetti per aiutarli a intervenire in modo adeguato  Gruppi  Gruppo dei pari  Fare leva sulle capacità prosociali e empatiche dei ragazzi  Modificare le dinamiche di gruppo  Usare i compagni come appoggio