3. PERSONALITÀ
• Organizzazione dinamica dei sistemi individuali di
funzionamento, che determinano l’adattamento
all’ambiente e caratterizzano la persona in condizioni
ordinarie (relativamente stabile e prevedibile).
• Organizzazione integrata di tutte le funzioni
cognitive, affettive, volitive e fisiche dell’individuo.
• Integrazione funzionale tra temperamento e
carattere.
• Modelli di comportamento caratteristici e prevedibili
che concorrono a sviluppare lo stile di vita proprio di
una persona e che sono funzionali a garantire
l’equilibrio armonico tra persona ed ambiente.
4. CARATTERE
Insieme dei modi relazionali di un individuo disposti
secondo una prospettiva che dà a ciascun individuo
la sua originalità
7. DISTURBI DI PERSONALITÀ
I Disturbi di personalità sono stati
introdotti solo di recente nella nosografia
psichiatrica interazionale, in quanto:
• sono state per lungo tempo clinicamente
mal definiti da un punto di vista
psicopatologico
• sono stati spesso considerati solo dei modi
di essere disadattativi
• sono ritenuti da molti clinici non trattabili
8. DISTURBO DI PERSONALITA’
• Variante dei tratti di personalità (rigidi, inflessibili e
maladattativi), che va oltre i limiti che si osservano
nella maggior parte delle persone con significativa
compromissione dello status sociale o lavorativo, e
malessere soggettivo.
• Caratteristiche generali:
- precoce
- duraturo
- non suscettibile di sostanziali modificazioni
- menomazione socio-lavorativa
- scarsa/assente capacità di risposta alle richieste del mondo
- mancanza di empatia/sintonia nelle relazioni interpersonali
10. DISTURBI DI PERSONALITA’
• Fattori culturali
• Caratteristiche dell’interazione genitore-figlio a vari
livelli di risposta
• Fattori maturativi
• Alcuni fattori temperamentali identificati nell’infanzia
possono essere associati a disturbi di personalità in età
adulta; es. bambini con temperamento pauroso possono
sviluppare un disturbo evitante di personalità; segni
neurologici lievi in bambini sono associati a disturbi
borderline o antisociali di personalità
• Fattori biologici
• Aumento degli ormoni sessuali, bassa attività di MAO
piastrinica, elevati livelli di endorfine, movimenti
oculari di inseguimento continuo a scatti, rallentamenti
EEG nei borderline/antisociali
11. RAPPORTO DDP – MALATTIA
• DDP come Predisposizione alla malattia: Alterazioni stabili della
struttura personologica si riscontrano in diverse forme di malattia
psichica anche prima che si sia manifestata
• Personalità premorbosa: Situazione in cui vi sono segni premonitori di
un processo morboso in atto o prossimo a verificarsi
• DDP come forme frustre di malattia
• Fattore prognostico negativo
• DDP come sintomo di malattia: Manifestazioni transitorie ed
occasionali procurate da un determinato processo patologico e
patognomoniche (insieme ad altri sintomi) del quadro morboso, come ad
es., personalità aggressive e disforiche nella dipendenza da alcool,
personalità introverse nella depressione
• DDP come conseguenza di malattia: disturbi di personalità comportano
un mutamento radicale e definitivo della struttura personologica in
conseguenza di un evento morboso, ad es., personalità
12. PERSONALITA’ NEGLI ADOLESCENTI
• Gli squilibri negli adolescenti sono in genere transitori e sono
caratterizzati da un polimorfismo che li rende somiglianti a vari
quadri morbosi:
• Stravaganza, incertezza, incoerenza, scontentezza e recriminazione
vs l’autorità, gregarismo acritico, mimesi in modelli derivati e
stereotipi culturali, ritardo dello sviluppo affettivo e scotomizzazione
dell’attività sessuale, difficoltà a costruire relazioni profonde e
autentiche, asocialità
• Possono essere considerati una tappa obbligatoria nello sviluppo.
• Meccanismi messi in atto per il superamento della crisi d’identità
adolescenziale:
• controllo delle pulsioni libidiche ed evitamento della angosce connesse
• migliore strutturazione del sentimento di Sè
• identificazione in nuovi modelli
• iniziative che consentono un’esperienza positiva del sè
• spinta verso nuove relazioni
• psicologia autonoma
• Il ritardo maturativo in alcune di queste tappe o la loro elaborazione
incompiuta conduce ad un ritardo nei processi di emancipazione che
può evolvere verso alterazioni stabili della personalità.
13. DISTURBI DI PERSONALITÀ
DSM-IV ASSE II
• Personalità eccentriche – spettro schizofrenico (cluster A)
schizoide
schizotipico
paranoide
• Personalità impulsive – spettro psicopatico (cluster B)
antisociale
narcisistico
istrionico
borderline
• Personalità ansiose – spettro nevrotico (cluster C)
ossessivo-compulsivo
evitante
dipendente
14.
15. CLASSIFICAZIONE - DSM IV
• Paranoide di Personalità: sfiducia e sospettosità, per cui le
motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole.
• Schizoide di Personalità: distacco dalle relazioni sociali e da una
gamma ristretta di espressività emotiva.
• Schizotipico di Personalità: disagio acuto nelle relazioni strette,
distorsioni cognitive o percettive, ed eccentricità nel comportamento.
• Antisociale di Personalità: inosservanza e violazione dei diritti degli
altri.
• Borderline di Personalità: instabilità delle relazioni interpersonali,
dell'immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività.
• Istrionico di Personalità: emotività eccessiva e da ricerca di
attenzione.
• Narcisistico di Personalità: grandiosità, necessità di ammirazione, e
mancanza di empatia.
• Evitante di Personalità: inibizione, sentimenti di inadeguatezza, e
ipersensibilità ai giudizi negativi.
• Dipendente di Personalità: comportamento sottomesso e adesivo
legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi.
• Ossessivo-Compulsivo di Personalità preoccupazione per l'ordine,
perfezionismo ed esigenze di controllo.
16. DISTURBI DI PERSONALITÀ
• La diagnosi di Disturbo di Personalità richiede una
valutazione del modello di funzionamento a lungo
termine dell'individuo e le particolari caratteristiche
di personalità devono essere evidenti fin dalla prima
età adulta.
• I tratti di personalità che definiscono questi disturbi
devono anche essere distinti da caratteristiche che
emergono in risposta ad eventi stressanti situazionali
specifici o stati mentali più transitori.
• La valutazione può anche essere complicata dal fatto
che le caratteristiche che definiscono un Disturbo di
Personalità possono non essere considerate
problematiche da parte dell'individuo.
17. Definizione del DSM-IV di DDP
• Una modalità duratura di esperienze interne o
comportamenti che si discosta notevolmente dalle
aspettative della cultura a cui appartiene un individuo.
• Tale modalità deve manifestarsi in almeno due delle
seguenti aree:
esperienza cognitiva
esperienza affettiva
funzionamento sociale
controllo degli impulsi
• Il disturbo deve essere pervasivo, esprimersi in un’ampia
gamma di situazioni, essere immodificabile e condurre a
disagio personale, sociale, occupazionale o altro
clinicamente significativo.
• L’insorgenza del disturbo deve risalire all’adolescenza o
alla prima età adulta.
• Non è l’effetto di un altro disturbo mentale, né è la
conseguenza dell’uso di sostanze o di cause mediche.
18. CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE
DSM-IV
• La caratteristica essenziale di un Disturbo di Personalità è un modello
costante di esperienza interiore e di comportamento che devia
marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo:
• Il disturbo si manifesta in almeno due delle seguenti aree: cognitività,
affettività, funzionamento interpersonale o controllo degli impulsi.
• Questo modello costante risulta inflessibile e pervasivo in un ampio
spettro di contesti personali e sociali
• Determina a disagio clinicamente significativo o compromissione del
funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
• Il quadro è stabile e di lunga durata, e l'esordio si può far risalire
almeno all'adolescenza o alla prima età adulta.
• Il quadro non risulta meglio giustificato come manifestazione o
conseguenza di un altro disturbo mentale.
• Non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza nè di una
condizione medica generale.
19. DISTURBI DI PERSONALITÀ
DIAGNOSI
• Resistenza al colloquio psichiatrico (difficoltà o
fallimento)
• Condotta stabile o labile o abnorme
• Stile Relazionale povero e rigido
• Adattamento Difficile: scarsa plasticità adattativa
(rigidità, monotonia)
• Controllo Emotivo: Ipercontrollo, Scarico Immediato
della tensione
• Incapacità ad un compenso maturo (intolleranza alle
frustrazioni)
• Motivazioni abnormi, Coerenza Interna scarsa,
Progettualità assente
• Insight scarso o mal percepito (si avverte solo il disagio
della tensione psichica)
20. DISTURBI DI PERSONALITÀ
Diagnosi differenziale
• Molti dei criteri specifici per i Disturbi di Personalità descrivono
caratteristiche che sono caratteristici anche degli episodi dei
Disturbi Mentali di Asse I.
• Un Disturbo di Personalità dovrebbe essere diagnosticato soltanto
quando le caratteristiche che lo definiscono sono comparse
precedentemente alla prima età adulta, sono tipiche del
funzionamento a lungo termine dell'individuo, e non si manifestano
esclusivamente durante un episodio di un disturbo di Asse I.
• Per i Disturbi di Personalità che possono essere correlati con i
Disturbi Psicotici, il modello di comportamento non deve essersi
manifestato esclusivamente durante il decorso di Schizofrenia, di un
Disturbo dell'Umore con Manifestazioni Psicotiche o di un altro
Disturbo Psicotico.
• Il clinico deve essere cauto nel diagnosticare i Disturbi di Personalità
durante un episodio di un Disturbo dell'Umore o di un Disturbo
d'Ansia, poiché queste condizioni possono avere caratteristiche
sintomatologiche trasversali che mimano tratti di personalità.
21. DISTURBI DI PERSONALITÀ
Diagnosi differenziale
• Se modificazioni della personalità emergono e persistono dopo che
l'individuo è stato esposto ad uno stress estremo, si dovrebbe
prendere in considerazione una diagnosi di Disturbo Post-traumatico
da Stress.
• Se una persona è affetta da un Disturbo Correlato a Sostanze, è
importante non fare una diagnosi di Disturbo di Personalità
basandosi esclusivamente su comportamenti che rappresentano
conseguenze dell'Intossicazione o Astinenza da Sostanze, o che
sono associati con attività finalizzate a sostenere la dipendenza.
• Se insorgono cambiamenti duraturi nella personalità come risultato
degli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale, si
dovrebbe considerare una diagnosi di Modificazione della Personalità
Dovuta ad una Condizione Medica Generale.
• I Disturbi di Personalità devono essere distinti dai tratti di
personalità che non raggiungono la soglia per un Disturbo di
Personalità. I tratti di personalità vengono diagnosticati come
Disturbo di Personalità solo quando sono inflessibili, non adattivi,
persistenti, e causano una compromissione sociale significativa o
sofferenza soggettiva
22. TERAPIA
• Psicoterapia
Panorama terapeutico ampio ma aspecifico
Clima iniziale di collaborazione
Puntare l’obiettivo sui vissuti del paziente riguardo ai suoi
comportamenti
Fare qualcosa col paziente, riguardo soprattutto agli aspetti di
sofferenza manifesta
Evitare il soccorso (⇑ la dipendenza) e/o il biasimo e preferire il
rinforzo della responsabilità individuale
Non mantenersi neutrale, evitando comunque i conflitti non verbali
• Farmacoterapia
• Stabilizzanti dell’umore nei disturbi comportamentali aggressivi
• Neurolettici a basse dosi durante le fasi critiche
23. DISTURBI DI PERSONALITA’
• La prevalenza nella popolazione generale è del 5-
15%
• Vi è elevata comorbidità con disturbi dell’Asse I e
con altri disturbi di personalità.
• L’elevata comorbidità tra disturbi di personalità e
depressione potrebbe essere dovuta:
• all’effetto dei comportamenti disadattivi sul
funzionamento sociale dell’individuo con
conseguente induzione di sintomi depressivi
• al fatto che i disturbi di personalità rappresentano
una variante attenuata dei disturbi di Asse I
24. Approccio categoriale vs. dimensionale ai disturbi di personalità
Categoriale Dimensionale
Vantaggi Vantaggi
Facile concettualizzazione e
comunicazione della diagnosi
Ridotta arbitrarietà nelle decisioni
discriminative sul versante delle
diagnosi multiple
Maggiore familiarità dei clinici Maggior contenuto informativo
Maggiore coerenza con modalità
operative e necessità medico-legali
Maggiore flessibilità e adattabilità
con l’adozione di punteggi soglia
Svantaggi Svantaggi
Rischio di sterotipia Rischio di eccessiva variegazione
delle entità descritte
Perdita di elementi informativi Bassa riproducibilità
25. STATI PARANOIDI
• Muncie (1939) descrisse l’evoluzione progressiva degli stati
paranoidi:
- struttura rigida di personalità con incapacità a scendere a
compromessi, tendenza a sfiducia negli altri, ruminazione;
- comparsa di idee nel soggetto che lo illuminano come
rivelazioni, quali gelosie, desideri di vendetta, ipocondrie,
sospettosità;
- continua elaborazione di queste idee, chiusura verso il
mondo esterno continuamente frainteso;
- sistematizzazione di queste idee in modo logico e coerente,
esteso a diverse aree sociali;
- riesame e falsificazione del passato.
• Dallo stato 3 in poi, il paziente sarebbe affetto da stato
paranoide, altrimenti avrebbe una personalità paranoide.
• Attualmente si ritiene che la personalità paranoide appartenga ai
disturbi del cosiddetto “spettro schizofrenico”. Essa è più
frequente tra i familiari di pazienti affetti da schizofrenia.
26. Criteri DSM-IV DDP
Paranoide
Diffidenza o sospettosità pervasive nei confronti degli
altri, che iniziano nella prima età adulta, sono presenti
in almeno quattro diversi contesti:
• sospetta di essere sfruttato, danneggiato o ingannato
• dubita della lealtà di amici e colleghi
• è riluttante a confidarsi con gli altri temendo ritorsioni
• scorse significati umilianti o minacciosi in rimproveri o
eventi benevoli
• porta costantemente rancore
• sospetta della fedeltà del coniuge
• percepisce attacchi al proprio ruolo ed è pronto a
reagirvi con rabbia
• Non si manifesta esclusivamente durante il decorso di
un altro disturbo mentale e non è dovuto all’effetto di
sostanze o condizioni organiche
27. DDP Paranoide
• Raramente questo disturbo è presente in maniera isolata in
un individuo.
• Più spesso si associa a disturbo schizo-tipico e ossessivo-
compulsivo.
• Non vi sono dati consistenti riguardo all’ipotesi che questo
disturbo sia una condizione premorbosa di schizofrenia
paranoide.
• Se questo disturbo è presente in un individuo che sviluppa un
episodio depressivo, questo più probabilmente sarà
caratterizzato da deliri persecutori. La sospettosità non
psicotica è stata confermata come tratto fondamentale
significativamente più frequente tra i familiari di soggetti
con schizofrenia.
• Tuttavia, questo tratto caratterizza anche il disturbo
schizotipico che è quello più associato ad una suscettibilità
genetica per la schizofrenia.
• E’ probabile che il disturbo paranoide sia maggiormente
associato ai disturbi deliranti che alla schizofrenia.
28. Disturbo schizoide
• L’uso del termine schizoide divenne comune dopo gli studi
di Bleuler, Hoch e Meyer.
• Hoch – personalità chiusa in se stessa
• Bleuler – lavori sull’autismo
• Nella psichiatria descrittiva tedesca con questo termine
veniva indicato una sintomatologia che poteva essere
notata sia prima dell’esordio della schizofrenia che nelle
fasi di remissione o in alcuni familiari di pazienti con
questa sindrome.
• Kretschmer (1925) era convinto che la schizofrenia e la
personalità schizoide fossero la stessa malattia.
• Perry e Vaillant (1989): la personalità schizoide,
schizotipica e paranoide apparterrebbero tutte allo
spettro schizofrenico
29. Disturbo schizoide
Una modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali
ed una gamma ristretta di espressioni emotive in
contesti interpersonali, che iniziano nell’età adulta e
sono presenti in ameno quattro dei seguenti contesti:
• non desidera né prova piacere nelle relazioni strette
• quasi sempre sceglie attività solitarie
• dimostra poco o nessun interesse per le esperienze
sessuali
• prova piacere in poche o nessuna attività
• non ha amici stretti o confidenti
• sembra indifferente alle lodi e alle critiche
• mostra freddezza emotiva, distacco o affettività
inappropriata
• Non si manifesta esclusivamente durante il decorso di
un altro disturbo mentale e non è dovuto all’effetto di
sostanze o condizioni organiche.
30. Disturbo schizotipico
Distinto alla fine degli anni settanta dalla personalità borderline instabile e
collegata fenomenologicamente e geneticamente alla schizofrenia.
Criteri DSM-IV di disturbo schizotipico di personalità
• Una modalità pervasiva di relazioni sociali ed interpersonali deficitarie, con
disagio acuto e ridotta capacità nelle relazioni strette, e da distorsioni
cognitive e percettive, eccentricità nel comportamento. Tali modalità
compaiono nella prima età adulta e comprendono almeno cinque sei seguenti
elementi:
• idee di riferimento;
• credenze strane o pensiero magico;
• esperienze percettive insolite, comprese le illusioni corporee
• pensiero e linguaggio strani;
• sospettosità o ideazione paranoide;
• affettività inappropriata o coartata,
• comportamenti strani, eccentrici o peculiari
• nessun amico stretto o confidente, tranne i familiari
• eccessiva ansia sociale, associata con preoccupazioni paranoidi
31. Criteri DSM-IV DDP istrionico
Un quadro pervasivo di emotività eccessiva e di ricerca di
attenzione che compare entro la prima età adulta ed è presente
in una varietà di contesti, come indicato da almeno cinque dei
seguenti elementi:
• a disagio in situazioni nelle quali non è al centro dell’attenzione;
• l’interazione con gli altri è spesso caratterizzata da
comportamento sessualmente seducente o provocante;
• esprime le emozioni in modo mutevole e superficiale;
• costantemente utilizza l’aspetto fisico per attirare su di sé
l’attenzione;
• l’eloquio è impressionistico e privo di dettagli;
• mostra autodramatizzazione, teatralità, esagerata espressione
delle emozioni;
• è influenzabile dagli altri e dalle circostanze;
• considera le relazioni più intime di quanto non lo siano realmente.
• Non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un altro
disturbo mentale e non è dovuto all’effetto di sostanze o
condizioni organiche
32. PERSONALITÀ ISTRIONICA
La personalità istrionica si caratterizza
per:
• Elevata ricerca di novità
• Basso evitamento del pericolo
• Elevata dipendenza dalla ricompensa
• Nel 60% dei casi vi è comorbidità con
disturbi somatoformi
33. Criteri DSM-IV DDP narcisistico
Una modalità pervasiva di grandiosità, necessità di ammirazione e
mancanza di empatia, che compare nella prima età adula ed è presente in
una varietà di contesti, come indicato da almeno cinque dei seguenti
elementi:
- ha un senso grandioso di importanza;
- è assorbito da fantasie di illimitati successo, potere, bellezza, fascino;
- crede di essere speciale o unico e di poter essere apprezzato solo da
persone di elevata classe sociale;
- richiede eccessiva ammirazione;
- ha la sensazione che tutto gli sia dovuto;
- tende allo sfruttamento degli altri per propri scopi;
- manca di empatia
- è spesso invidioso degli altri o crede di essere invidiato;
- mostra atteggiamenti arroganti o presuntuosi.
Non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un altro disturbo
mentale e non è dovuto all’effetto di sostanze o condizioni organiche.
La prevalenza nella popolazione generale è del 1.5%.
34. Criteri DSM-IV DDP antisociale
Un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti
degli altri, che si manifesta fin dai 15 anni, come indicato da
almeno tre dei seguenti elementi:
- incapacità a conformarsi alle regole sociali per quanto riguarda
il comportamento legale
- disonestà
- impulsività o incapacità di pianificare
- irritabilità o aggressività
- inosservanza della sicurezza propria e degli altri
- irresponsabilità abituale
- mancanza di rimorso
- maggiore età
Presenza di un disturbo della condotta con esordio prima dei 15
anni
Non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un altro
disturbo mentale e non è dovuto all’effetto di sostanze o
condizioni organiche.
35. DDP antisociale
• Frequente comorbidità con abuso di sostanze (93%) e
alcool (89%)
• Concordanza maggiore tra gemelli criminali monozigoti
rispetto ai dizigoti.
• I parenti di primo grado di sesso maschile di soggetti
con disturbo da somatizzazione mostrano un rischio
aumentato sia per lo stesso disturbo che per il disturbo
di personalità antisociale.
• Si ipotizza che i due disturbi siano espressioni
alternative della stessa predisposizione genetica, con
maggiore espressione come somatizzazione nelle donne e
personalità antisociale negli uomini.
• Le basi biologiche consisterebbero in una ipofunzione
dei sistemi serotoninergici deputati a controllare le
condotte che provocano conseguenze negative per
l’individuo.
36. DDP borderline
• Utilizzata solo in rari casi nel passato, questa
diagnosi viene oggi a includere una vasta gamma di
pazienti.
• Il termine si riferisce a disturbi che si possono
collocare al margine tra nevrosi e psicosi.
• Nella metà del secolo scorso, il termine borderline
veniva utilizzato per caratterizzare:
• disturbi non manifestatamente psicotici e a prima
vista analizzabili ma in seguito trovati refrattari
alla psiconalisi;
• disturbi in qualche modo collegati con la
schizofrenia
37. Criteri DSM-IV DDP borderline
Una modalità pervasiva di instabilità nelle relazioni interpersonali,
nell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, comparse nella
prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da almeno uno
dei seguenti elementi:
- sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono
- relazioni interpersonali instabili e intense con alternanza tra
iperidealizzazione e svalutazione
- alterazione dell’identità
- impulsività in almeno due aree dannose per il soggetto
- minacce, gesti, comportamenti automutilanti o suicidari
- instabilità affettiva per marcata reattività dell’umore
- sentimenti cronici di vuoto
- rabbia immotivata o intensa e difficoltà a controllarla
- ideazione paranoide o s. dissociativi transitori legati a stress
Frequente comorbidità con disturbi affettivi, d’ansia, da abuso di
sostanze, dell’alimentazione
Familiarità per i disturbi borderline
Familiarità elevata per i disturbi affettivi
38. DDP borderline
Terapia
• antipsicotici a basso dosaggio
• stabilizzanti dell’umore
• psicoterapia
• SST
• cognitivo-comportamentale individuale
e di gruppo
39. DDP evitante
• La personalità evitante è stata distinta da
quella schizoide in base alla capacità di
provare un coinvolgimento emotivo e
dall’essere disturbati dall’incapacità di
mettersi adeguatamente in rapporto con
gli altri.
• Isolamento sociale attivo : evitante
• Isolamento sociale passivo: schizoide
40. Criteri DSM-IV DDP evitante
Un quadro pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di
inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo, che compare
entro al prima età adulta ed è presente in vari contesti come
evidente dalla presenza di almeno 4 dei seguenti elementi:
- evita attività lavorative che implicano un significativo contatto
interpersonale, per il timore di essere criticato o disapprovato
- riluttante ad entrare in relazione con altre persone
- inibito nelle relazioni intime per il timore di essere umiliato o
ridicolizzato
- si preoccupa di essere criticato o rifiutato nelle situazioni sociali
- inibito in situazioni interpersonali nuove per sentimenti di
inadeguatezza
- si vede come socialmente netto, non attraente, inferiore agli altri
- insolitamente riluttante ad assumere rischi personali o
ingaggiarsi in nuove attività
-spesso connesso alle fobie sociali e al disturbo di panico
41. Criteri DSM-IV DDP dipendente
Una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi
che determina comportamento sottomesso o dipendente e timore
della separazione, che compare nella prima età adulta, in vari
contesti, come indicato da almeno cinque dei seguenti elementi:
- difficoltà a prendere decisioni quotidiane senza consigli e
rassicurazioni
- bisogno che gli altri si assumano la responsabilità per la maggior
parte dei settori della sua vita
- difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri
- difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose in maniera autonoma
- può giungere a compromessi pur di ottenere accudimento e
supporto
- si sente a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di
saper badare a se stesso
- quando termina una relazione stretta ne ricerca urgentemente
un’altra
- si preoccupa eccessivamente di essere lasciato solo a provvedere a
se stesso
42. DDP dipendente
Comorbidità
• Asse I
disturbi dell’alimentazione
depressine
disturbo da attacchi di panico
disturbo d’ansia generalizzato
• Asse II
disturbo schizoide
disturbo evitante
disturbo schizotipico
disturbo borderline
disturbo istrionico
disturbo passivo-aggressivo
43. Criteri diagnosici DSM-IV DDP
ossessivo-compulsivo
Un quadro pervasivo di preoccupazione per ordine, perfezionismo,
controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura e
efficienza, che compare nella prima età adulta, coinvolge vari
contesti e di evidenzia per la presenza di almeno quattro tra i
seguenti elementi:
- attenzione per i dettagli le regole, le liste, l’ordine,
l’organizzazione, gli schemi
- mostra un perfezionismo che interferisce cn il completamento dei
compiti
- eccessiva dedizione al lavoro o alla produttività
- esageratamente coscienzioso, inflessibile in termini di morale, etica
o valori
- incapace a gettare via oggetti consumati o di nessun valore
- è riluttante a delegare compiti o a lavorare con altri
- adotta una modalità di spesa improntata all’avarizia
- manifesta rigidità e testardaggine
44. DDP ossessivo-compulsivo
• Il disturbo appare più frequente tra i
consanguinei di primo grado di persone
affette da questo disturbo.
• Più frequente tra gli uomini.
• Spesso questi pazienti vanno incontro a
disturbi psicosomatici
45. Disturbi del Controllo degli
Impulsi
Caratteristiche Essenziali
• Incapacità a resistere all’impulso, alla spinta o alla
tentazione di eseguire un atto pericoloso per la persona
e/o per gli altri
• Un crescente senso di tensione o attivazione prima di
commettere l’atto
• Un senso di piacere, gratificazione o riduzione della
tensione al momento di commettere l’atto o poco dopo.
46. Il Disturbo Esplosivo
Intermittente
• Categoria diagnostica introdotta nell’ICD-9 per caratterizzare un
comportamento violento intermittente distirnto da un disturbo di
personalità
• Caratteristiche cliniche:
– numerosi episodi definiti dal soggetto come di incapacità di resistere
agli impulsi aggressivi, che causano gravi atti aggressivi o distruzione
della proprietà
– il grado di aggressività, nel corso di tali episodi, è del tutto
sproporzionato rispetto a qualsiasi fattore precipitante di stress
psicosociale
• Va distinto da comportamento aggressivo :
– indotto da cause organiche (trauma cranico, demenza, ipossia
cerebrale..)
– nel corso di schizofrenia, episodio maniacale, disturbo borderline di
personalità, disturbo antisociale di personalità
– indotto dall’uso di sostanze
47. Il Disturbo Esplosivo
Intermittente
• Epidemiologia: piuttosto raro nella popolazione generale
– la maggior parte dei comportamenti violenti rientrano nelle categorie
diagnostiche dei disturbi di personalità
• Trattamento: va pianificato a seconda dei casi
– non esiste al momento un farmaco “antiaggressivo”
– nei casi secondari occorre curare il disturbo di base
– sono utilizzati:
• antipsicotici
• antiepilettici: carbamazepina e valproato
• SSRI
• benzodiazepine
– nei casi acuti può essere necessaria la contenzione e l’isolamento
48. La Cleptomania
• Ricorrente incapacità di resistere agli impulsi di rubare oggetti
che non sono necessari per uso personale o dal valore economico
piuttosto scarso (a differenza dei ladri che rubano per ottenere un
guadagno personale o per utilizzare gli oggetti rubati ad uso
personale)
• Sensazione crescente di tensione immediatamente prima di
commettere il furto
• Piacere, gratificazione o sollievo al momento in cui il furto viene
commesso
• il furto non viene compiuto come espressione di rabbia o vendetta,
nè in risposta ad un delirio o allucinazione
• il furto non è giustificato da un disturbo antisociale di personalità,
episodio maniacale
49. La Cleptomania
• Il disturbo in genere è tenuto nascoto dal soggetto
• Etiopatogenesi:
– interpretazioni psicodinamiche
– disfunzione del sistema serotoninergico
• Prevalenza di difficile definizione, sembrano maggiormente
interessate le donne (dai 20 anni in su)
• Trattamento:
– psicoterapia analitica o cognitivo-comportamentale
– SSRI
50. La Piromania
• Inizialmente descritta come “appiccamento immotivato di
incendi”
– ma chi appicca un incendio doloso non ammette la propria colpa!
Nel DSM-IV:
• Appiccamento di incendi deliberato e intenzionale in più di
un’occasione,
• Tensione o eccitazione emotiva prima dell’atto
• Il soggetto è affascinato, interessato, incuriosito o attratto dal
fuoco o dai suoi contesti situazionali (attrezzature, usi..)
– trascorrono del tempo al locale dipartimento di pompieri o possono
farsi assumere tra i volontari che combattono gli incendi
• Il soggetto prova piacere, gratificazione o sollievo quando viene
appiccato un incendio o quando assiste o partecipa alle sue
conseguenze
51. La Piromania
• L’appiccamento di incendi non è messo in atto per un vantaggio
economico, come espressione di un’ideologia socio-politica, per
occultare un’attività criminosa, per esprimere rabbia o vendetta,
per migliorare le proprie condizioni di vita, o in risposta a deliri
e/o allucinazioni o come conseguenza di una compromissione del
giudizio (demenza, ritardo mentale, intossicazione da sostanze)
• Non è giustificato da un episodio maniacale, un disturbo
antisociale di personalità
Etiopatogenesi:
– interpretazioni psicoanalitiche basate sul simbolismo del fuoco (come
sessualità focosa, impulsi sadici e distruttivi)
– ipotesi biologiche
• Trattamento:
– Psicoterapia: psicoanalisi, tecniche comportamentali (aversive, di
desensibilizzazione)
52. Il Gioco d’Azzardo Patologico
• Persistente e ricorrente comportamento di gioco d’azzardo
maladattativo come indicato da:
– Il soggetto è eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo ( rivivere le
passate esperienze di gioco; soppesare o programmare la successiva
avventura; pensare ai modi per procurarsi il denaro con cui giocare)
– ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per
raggiungere l’eccitazione desiderata (sviluppo di tolleranza)
– ha ripetutamente tentato con insuccesso di controllare, ridurre o
interrompere il gioco d’azzardo
– è irrequieto o irritabile quando tenta di interrompere o ridurre il
gioco d’azzardo (sintomi di astinenza)
– gioca d’azzardo per sfuggire a problemi o per alleviare un umore
disforico (sentimenti di impotenza, colpa, ansia ...)
53. Il Gioco d’Azzardo Patologico
– Dopo aver perso denaro al gioco, spesso torna un altro giorno per
giocare ancora onde rivincere le somme perdute (“rincorrendo” le
proprie perdite)
– mente ai familiari, al terapista e ad altri per nascondere l’entità del
proprio coinvolgimento con il gioco d’azzardo
– ha commesso azioni illegali, come falsificazioni, frode, furto,
appropriazioni indebite per finanziare il gioco d’azzardo
– ha messo a repentaglio o ha perso una relazione significativa, il lavoro
o opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo
– fa affidamento sugli altri per reperire denaro per alleviare una
situazione finanziaria disperata causata dal gioco d’azzardo
• Il comportamento del gioco d’azzardo non è giustificato da un
episodio maniacale
54. Il Gioco d’Azzardo Patologico
• Molti soggetti credono che il denaro sia la causa e la soluzione di
tutti i problemi
• Sono frequentemente altamente competitivi, iperenergetici,
instancabili e facilmente soggetti ad annoiarsi
• Sono estremamente preoccupati di ottenere l’approvazione degli
altri e, per tale motivo, spesso sono ipergenerosi al punto di
assumere comportamenti stravaganti
• Prevalenza : 1-3% della popolazione
• Decorso:
– inizio nella tarda adolescenza (maschi) o età media (donne)
– andamento insidioso, cronico, progressivamente ingravescente
55. Il Gioco d’Azzardo Patologico
• Etiopatogenesi:
– interpretazioni psicodinamiche: la certezza illogica del giocatore che
vincerà origina da un senso infantile di onnipotenza
– analogie con i comportamenti d’abuso
– rapporto con i disturbi affettivi:
• alta incidenza di depressione tra i giocatori d’azzardo e tra i loro familiari
di primo grado
• equivalente maniacale
• funzione antidepressiva del gioco d’azzardo
– rapporti con il DOC
• Trattamento:
– psicoterapie varie
– SSRI: soprattutto fluvoxamina
56. Tricotillomania
• Termine ideato da Hallopeau (1889): compulsione a strapparsi i
capelli
• presenza di chiazze irregolari, non cicatriziali, focali di perdita di
capelli di forma lineare, rettangolare o ovale
• di solito confinate al cuoio capelluto, ma possono interessare anche
le sopracciglia, le cigli o il pube
• più frequentemente localizzate nelle zone del corpo opposte alla
mano dominante
• entro l’area di alopecia si trovano capelli rotti di varia lunghezza e
il cuoio capelluto può assumere una colorazione brunastra da
sfregamento
57. Tricotillomania
DIAGNOSI DIFF. CON MALATTIE DERMATOLOGICHE:
• il paziente non presenta altre alterazioni cutanee o delle unghie
(tranne onicofagia) dovute ad alterazioni dermatologiche
• l’applicazione di collodio permette la crescita dei capelli
CRITERI DEL DSM-IV:
• Ricorrente strappamento dei propri capelli che causa un’evidente
perdita di capelli
• Un senso crescente di tensione immediatamente prima di
strapparsi i capelli o quando si tenta di resistere al
comportamento
• Piacere, gratificazione o sollievo durante lo strappamento dei
capelli
• Il disturbo non è giustificato da altro disturbo mentale e non è
dovuto ad una condizione medica generale (ad es., malattia
dermatologica)
• Il disturbo causa disagio clinicamente significativo e/o alterazione
del funzionamento sociale e lavorativo
58. Tricotillomania
• Epidemiologia:
– insorgenza nell’infanzia/adolescenza
– prevalenza : maschi: 0.6-1.5%; donne: 0.6-3.4%
– sedi:
• cuoio capelluto: 67%
• ciglia: 22%
• sopracciglia: 8%
• peli facciali: 2%
• pube: 2%
• Etiopatogenesi:
– Interpretazioni psicoanalitiche: capelli rappresentano la virilità, la
bellezza, la forza sessuale; lo strappamento dei capelli
rappresenterebbe la castrazione
– di solito scatenata da stress psico-sociali
– correlata al DOC
• Trattamento: psicoterapie e antidepressivi (desipramina ed SSRI)
59. Disturbi del Controllo degli
Impulsi
(non classificati altrove)• Categoria diagnostica residua nel DSM-IV (anche se non vi è
alcun altro gruppo di disturbi del controllo degli impulsi)
• Include:
– Disturbo Esplosivo Intermittente
– Cleptomania
– Piromania
– Gioco d’Azzardo Patologico
– Tricotillomania
– Disturbi del controllo degli Impulsi NAS
• Implicazione del sistema serotoninergico ed efficacia terapeutica
degli SSRI
• Categoria diagnostica a se stante o da includere nello “spettro
affettivo” o nel disturbo ossessivo-compulsivo?