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LA FINE DI UN LUNGO VIAGGIO
PERSONAGGI
OMAR: senegalese, 36 anni, magazziniere in Italia
CLARISSE: figlia di OMAR. Ormai grande, lavora nella periferia
di Dakar in un laboratorio artigianale che si occupa di tintura
e pittura su tessuti
MARIO: magazziniere e collega di lavoro di Omar
PROLOGO
APERTURA SIPARIO
PENOMBRA
IN SOTTOFONDO, MUSICA SENEGALESE IN DISSOLVENZA
DAKAR, PERIFERIA, INTERNO LABORATORIO
CLARISSE
OMAR (SULLO SFONDO DELLA SCENA, ASSISTE COME UN’OMBRA AL
MONOLOGO DI CLARISSE…)
CLARISSE (INTENTA A PITTURARE UN TESSUTO TIPICO SENEGALESE) :
oggi è il mio compleanno e per me è sempre stato un giorno
speciale…perché mi fa sentire più vicina a mio padre…A distanza
di tanti anni – ne sono trascorsi ormai dieci – conservo vive
le emozioni e le immagini di quei momenti….Mi sembra di sentire
ancora il calore dei suoi abbracci e lo sento vicino…. Mi manca
ogni giorno, ogni momento, penso a lui in tutto ciò che faccio,
penso a cosa mi direbbe, a cosa farebbe al posto mio quando
qualcosa non va, a quali consigli avrebbe potuto darmi…. Quando
ero piccola, in occasione del mio compleanno mi svegliava la
mattina presto con un sorriso radioso e, guardandomi con i
suoi grandi occhi scuri, mi porgeva il suo piccolo, prezioso
3
regalo aspettando di vedere la mia reazione. Poi, insieme alla
mamma, facevamo festa ed eravamo tanto felici…
E anche quando è partito per andare a lavorare in Italia non
è MAI mancato : “Non perderei il giorno del tuo compleanno per
nessun motivo”, mi ripeteva per rassicurarmi quando ci
sentivamo al telefono e io non smettevo di piangere perché
sentivo troppo forte la sua mancanza….Non è MAI mancato…fino
a quando - 10 anni fa – io e mia madre fummo travolte da una
terribile notizia…:mio padre era morto schiacciato da un carico
sospeso su un muletto, che accidentalmente si era sganciato
durante le operazioni di carico e scarico della merce,
procurandogli lesioni in tutto il corpo, proprio il giorno in
cui sarebbe dovuto partire per il Senegal in occasione del mio
compleanno…E anche oggi non lo rivedrò….
BUIO
SIPARIO
SCENA I
ITALIA, INTERNO MAGAZZINO, PAUSA PRANZO, DIECI ANNI PRIMA.
SULLO SFONDO, UN MULETTO CON IL CARICO SOSPESO E’ PARCHEGGIATO
IN PROSSIMITA’ DI UN PASSAGGIO UTILIZZATO DAL PERSONALE.
MARIO E OMAR
MARIO (MENTRE MANGIA UN PANINO INSIEME AD OMAR. ENTRAMBI SONO
SEDUTI SU UN IMBALLAGGIO): Omar, quando partirai?
OMAR (FELICE, RISPONDE CON VOCE ALLEGRA): stasera, appena
finito il turno. Non vedo l’ora di riabbracciare mia moglie e
mia figlia…. Sai, dopodomani sarà il suo compleanno…. Le ho
preso un regalo che sicuramente le piacerà tantissimo!!
MARIO: ti manca il Senegal, vero?
OMAR: mi manca tutto…
4
MARIO: abbiamo un po’ di tempo, raccontami qualcosa della tua
terra…vorrei conoscere la tua storia.
OMAR: Io vivevo con mia moglie e mia figlia, Clarisse, nella
banlieue, la periferia, di Dakar…eravamo poveri, non avevamo
nulla e io le amavo troppo per non tentare di migliorare le
loro, le nostre vite, e di dare un futuro e un’istruzione degni
a Clarisse….
MARIO: e così sei partito per l’Italia…
OMAR: eravamo più di ottanta…siamo partiti di notte, a bordo
di una piroga, diretti in Spagna…. Le piroghe sono costruite
in legno: si usa principalmente il legno rosso del Camerun,
che è resistente e adatto alle traversate. L’imbarcazione – ci
aveva riferito il passeur – era lunga più o meno 22 metri…. Io
mi sentivo così piccolo, sperduto…disperato…. (CON VOCE
ESITANTE) Avevo paura di morire annegato e di lasciare da sole
mia moglie e mia figlia….
MARIO: immagino…
OMAR (PROSEGUENDO IL RACCONTO: le piroghe che partono da Barra,
in Gambia, come nel mio caso (da Dakar non si può più partire
perché ci sono troppi controlli),fanno scalo alle Canarie.
Servono almeno dodici giorni di traversata per arrivare in
territorio spagnolo. Da lì sono poi arrivato in Italia dove,
grazie ad un mio connazionale che vive qui da tanti anni, ho
trovato lavoro come magazziniere.
MARIO: come ti trovi in Italia?
5
OMAR: non è facile per me vivere qui, lontano dalla mia
famiglia, in un Paese che mi ha accolto bene, ma che non è il
mio, il Senegal… (SOSPIRA MALINCONICO)
MARIO: ti manca, vero?
OMAR (SOSPIRANDO): sì, non puoi immaginare quanto…. Oh…il cibo,
soprattutto…. Sai, io amo molto mangiare e per me il cibo della
mia terra è un’esperienza unica…. Mia moglie è una cuoca
abilissima…. Quando vuole…voleva…farmi una sorpresa mi
preparava il Thiébou dien, che è un piatto a base di pesce,
riso, verdure e tamarindo accompagnato da una salsa di ibiscus.
Si presenta su un grande piatto circolare. Il pesce è disposto
al centro, contornato dalle verdure e il tutto è sistemato su
un letto di riso. Si mangia tutti insieme, seduti su un
tappeto. I commensali iniziano con l’assaggio del riso (che
viene raccolto e appallottolato con le dita della mano destra
e quindi portato in bocca) e poi possono procedere con il resto
della pietanza, mangiando però solo ciò che trovano davanti a
sé, poiché non sarebbe cortese prendere il cibo che è posto
nella parte del piatto che si trova davanti ad altre persone.
O lo Yassa poulet, pollo stufato con succo di limone e
cipolla….
O il Chocopain, di cui va pazza Clarisse: una crema al
cioccolato fatta con una base di burro di arachidi….
E poi il succo di bissap, un infuso di Karkadè servito freddo
dopo il pranzo…mmmmh!!…Per non parlare del tè Ataya, un tè
alla menta che beviamo nelle giornate molto calde. La sua
preparazione è quasi un rito: si mette sul fuoco una teiera
metallica in cui si fa bollire l’acqua, a cui poi verranno
aggiunte le foglioline del tè. La bevanda verrà servita
passandola ripetutamente da un bicchiere all’altro per far
formare una bella schiuma….
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E il caffè touba, dall’aroma speziatissimo che ti entra nelle
narici…mi sembra quasi di avvertirne il profumo…!
E mi mancano anche la Gazelle e la Flag, le nostre birre, da
sorseggiare sotto il cielo stellato….
MARIO: lo sai? Ascoltandoti, mi viene voglia di assaggiare
tutto….
OMAR: dovresti, ne vale la pena. Facciamo così, quando tornerò
in Senegal da mia moglie e mia figlia tu sarai il benvenuto….
Saremo onorati di farti sperimentare la teranga, la nostra
ospitalità. Ti spiego: nella lingua dei Wolof (che è il gruppo
etnico principale del Senegal), per definire ciò che si offre
all'ospite si usa il termine teranga: il primo gesto è
l'offrire un luogo ove riposare, il secondo è l’offrire da
bere per ristorarsi e solo per terzo avviene lo scambio della
parola…
MARIO: sono colpito, che Paese meraviglioso! Mi piacerebbe
davvero visitarlo! Forse, un giorno…
OMAR (CON SGUARDO SOGNANTE): sì, un giorno…. E ti porterò a
visitare il mercato di Bène Baraque, con i suoi odori, i
colori, le stoffe…. E l’isola di Gorée, che noi chiamiamo Bir
(che significa “ventre muliebre”) e che si trova di fronte
alle coste di Dakar. Quest’isola era definita in passato “la
porta per l’Inferno”, poiché vi venivano rinchiusi uomini,
donne e bambini che poi venivano imbarcati per raggiungere le
piantagioni coloniali americane, o comunque per essere
destinati a servire.
MARIO: che storia triste….
7
OMAR: sì, ma l’isola offre anche un meraviglioso paesaggio,
con le sue vie strette e sabbiose, con i colori sgargianti
delle case che si affacciano su un mare cristallino che bagna
spiagge bianchissime…(INTERROMPENDO IL DISCORSO). Sai, mentre
ti parlo mi sembra quasi di essere già a casa…(SOSPIRA
MALINCONICO).
SCENA II
ITALIA, INTERNO MAGAZZINO
MARIO E OMAR
OMAR: forza, Mario, rimettiamoci al lavoro, altrimenti non
finiremo in tempo…
MARIO: hai ragione… il fatto è che mi ero perso nei tuoi
racconti….
OMAR: un giorno riuscirò a tornare per sempre dalla mia
famiglia e tu sarai il benvenuto…. Ma ora diamoci da fare
(SOVRAPPENSIERO, SI POSIZIONA PER DISTRAZIONE SOTTO IL CARICO
SOSPESO), sistemiamo quest’ultimo carico… e stasera finalmente
partirò per rivedere mia figlia e mia …. Ma… cosa…??
(UN RUMORE IMPROVVISO GLI FA ALZARE LO SGUARDO VERSO L’ALTO)
BUIO
VOCE FUORI CAMPO, CHE SPIEGA LA DINAMICA DELL’INCIDENTE: il
carico sospeso sopra la testa di Omar, che in ogni caso non
avrebbe dovuto trovarsi lì, si è improvvisamente sganciato
perché non correttamente ancorato alle forche del muletto, che
non erano opportunamente distanziate in relazione al carico da
8
movimentare e questo è precipitato proprio addosso a lui, che
non riesce a scansarlo in tempo e, ahimè, ne resta schiacciato.
Inoltre, prima di usare il muletto, l’operatore avrebbe dovuto
effettuare un controllo dello stato di sicurezza dello stesso
e del carico da movimentare e non avrebbe dovuto parcheggiarlo,
tantomeno col carico sospeso (e anzi, le forche avrebbero
dovuto essere completamente abbassate), in prossimità di un
passaggio utilizzato dal personale.
(SILENZIO)
SI RIACCENDE LA SCENA
MARIO
(MARIO ACCORRE PER SOCCORRERE OMAR, CHE GIACE IMMOBILE AL
SUOLO. SEGUONO URLA E GESTI DI DISPERAZIONE DI MARIO)
MARIO (PIANGENDO): Omar, Omar, rispondi…!! Tutto bene?
Rispondi….
SUL PALCO CALA LA PENOMBRA.
MARIO SI ALLONTANA SULLO SFONDO
EPILOGO
(VOCE FUORI CAMPO DI OMAR, CHE GIACE PER TERRA)
Non rivedrò più la mia terra, il posto dove sono nato e
cresciuto, dove sono stato felice come mai più nella vita, non
contemplerò più l’Oceano, che ogni volta mi attraversa l’anima
con la sua immensità, né avvertirò più il suo profumo, non
odrò più il fragore incessante delle onde o il silenzio dei
pescatori, o le risate dei bambini che giocano felici
nonostante non abbiano quasi niente, né sentirò più la sabbia
sotto i piedi, non godrò più dei tramonti, perso nei miei
pensieri mentre seguo con lo sguardo il sole rosso che cade
9
nell’Oceano, non vedrò più le palme e i baobab sulla spiaggia,
gli stormi di uccelli che solcano il cielo, i volti della mia
gente, i colori vivi….E te, Clarisse…..
BUIO
IN SOTTOFONDO, STESSA MUSICA SENEGALESE IN DISSOLVENZA
DELL’INIZIO
SIPARIO

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  • 2. 2 LA FINE DI UN LUNGO VIAGGIO PERSONAGGI OMAR: senegalese, 36 anni, magazziniere in Italia CLARISSE: figlia di OMAR. Ormai grande, lavora nella periferia di Dakar in un laboratorio artigianale che si occupa di tintura e pittura su tessuti MARIO: magazziniere e collega di lavoro di Omar PROLOGO APERTURA SIPARIO PENOMBRA IN SOTTOFONDO, MUSICA SENEGALESE IN DISSOLVENZA DAKAR, PERIFERIA, INTERNO LABORATORIO CLARISSE OMAR (SULLO SFONDO DELLA SCENA, ASSISTE COME UN’OMBRA AL MONOLOGO DI CLARISSE…) CLARISSE (INTENTA A PITTURARE UN TESSUTO TIPICO SENEGALESE) : oggi è il mio compleanno e per me è sempre stato un giorno speciale…perché mi fa sentire più vicina a mio padre…A distanza di tanti anni – ne sono trascorsi ormai dieci – conservo vive le emozioni e le immagini di quei momenti….Mi sembra di sentire ancora il calore dei suoi abbracci e lo sento vicino…. Mi manca ogni giorno, ogni momento, penso a lui in tutto ciò che faccio, penso a cosa mi direbbe, a cosa farebbe al posto mio quando qualcosa non va, a quali consigli avrebbe potuto darmi…. Quando ero piccola, in occasione del mio compleanno mi svegliava la mattina presto con un sorriso radioso e, guardandomi con i suoi grandi occhi scuri, mi porgeva il suo piccolo, prezioso
  • 3. 3 regalo aspettando di vedere la mia reazione. Poi, insieme alla mamma, facevamo festa ed eravamo tanto felici… E anche quando è partito per andare a lavorare in Italia non è MAI mancato : “Non perderei il giorno del tuo compleanno per nessun motivo”, mi ripeteva per rassicurarmi quando ci sentivamo al telefono e io non smettevo di piangere perché sentivo troppo forte la sua mancanza….Non è MAI mancato…fino a quando - 10 anni fa – io e mia madre fummo travolte da una terribile notizia…:mio padre era morto schiacciato da un carico sospeso su un muletto, che accidentalmente si era sganciato durante le operazioni di carico e scarico della merce, procurandogli lesioni in tutto il corpo, proprio il giorno in cui sarebbe dovuto partire per il Senegal in occasione del mio compleanno…E anche oggi non lo rivedrò…. BUIO SIPARIO SCENA I ITALIA, INTERNO MAGAZZINO, PAUSA PRANZO, DIECI ANNI PRIMA. SULLO SFONDO, UN MULETTO CON IL CARICO SOSPESO E’ PARCHEGGIATO IN PROSSIMITA’ DI UN PASSAGGIO UTILIZZATO DAL PERSONALE. MARIO E OMAR MARIO (MENTRE MANGIA UN PANINO INSIEME AD OMAR. ENTRAMBI SONO SEDUTI SU UN IMBALLAGGIO): Omar, quando partirai? OMAR (FELICE, RISPONDE CON VOCE ALLEGRA): stasera, appena finito il turno. Non vedo l’ora di riabbracciare mia moglie e mia figlia…. Sai, dopodomani sarà il suo compleanno…. Le ho preso un regalo che sicuramente le piacerà tantissimo!! MARIO: ti manca il Senegal, vero? OMAR: mi manca tutto…
  • 4. 4 MARIO: abbiamo un po’ di tempo, raccontami qualcosa della tua terra…vorrei conoscere la tua storia. OMAR: Io vivevo con mia moglie e mia figlia, Clarisse, nella banlieue, la periferia, di Dakar…eravamo poveri, non avevamo nulla e io le amavo troppo per non tentare di migliorare le loro, le nostre vite, e di dare un futuro e un’istruzione degni a Clarisse…. MARIO: e così sei partito per l’Italia… OMAR: eravamo più di ottanta…siamo partiti di notte, a bordo di una piroga, diretti in Spagna…. Le piroghe sono costruite in legno: si usa principalmente il legno rosso del Camerun, che è resistente e adatto alle traversate. L’imbarcazione – ci aveva riferito il passeur – era lunga più o meno 22 metri…. Io mi sentivo così piccolo, sperduto…disperato…. (CON VOCE ESITANTE) Avevo paura di morire annegato e di lasciare da sole mia moglie e mia figlia…. MARIO: immagino… OMAR (PROSEGUENDO IL RACCONTO: le piroghe che partono da Barra, in Gambia, come nel mio caso (da Dakar non si può più partire perché ci sono troppi controlli),fanno scalo alle Canarie. Servono almeno dodici giorni di traversata per arrivare in territorio spagnolo. Da lì sono poi arrivato in Italia dove, grazie ad un mio connazionale che vive qui da tanti anni, ho trovato lavoro come magazziniere. MARIO: come ti trovi in Italia?
  • 5. 5 OMAR: non è facile per me vivere qui, lontano dalla mia famiglia, in un Paese che mi ha accolto bene, ma che non è il mio, il Senegal… (SOSPIRA MALINCONICO) MARIO: ti manca, vero? OMAR (SOSPIRANDO): sì, non puoi immaginare quanto…. Oh…il cibo, soprattutto…. Sai, io amo molto mangiare e per me il cibo della mia terra è un’esperienza unica…. Mia moglie è una cuoca abilissima…. Quando vuole…voleva…farmi una sorpresa mi preparava il Thiébou dien, che è un piatto a base di pesce, riso, verdure e tamarindo accompagnato da una salsa di ibiscus. Si presenta su un grande piatto circolare. Il pesce è disposto al centro, contornato dalle verdure e il tutto è sistemato su un letto di riso. Si mangia tutti insieme, seduti su un tappeto. I commensali iniziano con l’assaggio del riso (che viene raccolto e appallottolato con le dita della mano destra e quindi portato in bocca) e poi possono procedere con il resto della pietanza, mangiando però solo ciò che trovano davanti a sé, poiché non sarebbe cortese prendere il cibo che è posto nella parte del piatto che si trova davanti ad altre persone. O lo Yassa poulet, pollo stufato con succo di limone e cipolla…. O il Chocopain, di cui va pazza Clarisse: una crema al cioccolato fatta con una base di burro di arachidi…. E poi il succo di bissap, un infuso di Karkadè servito freddo dopo il pranzo…mmmmh!!…Per non parlare del tè Ataya, un tè alla menta che beviamo nelle giornate molto calde. La sua preparazione è quasi un rito: si mette sul fuoco una teiera metallica in cui si fa bollire l’acqua, a cui poi verranno aggiunte le foglioline del tè. La bevanda verrà servita passandola ripetutamente da un bicchiere all’altro per far formare una bella schiuma….
  • 6. 6 E il caffè touba, dall’aroma speziatissimo che ti entra nelle narici…mi sembra quasi di avvertirne il profumo…! E mi mancano anche la Gazelle e la Flag, le nostre birre, da sorseggiare sotto il cielo stellato…. MARIO: lo sai? Ascoltandoti, mi viene voglia di assaggiare tutto…. OMAR: dovresti, ne vale la pena. Facciamo così, quando tornerò in Senegal da mia moglie e mia figlia tu sarai il benvenuto…. Saremo onorati di farti sperimentare la teranga, la nostra ospitalità. Ti spiego: nella lingua dei Wolof (che è il gruppo etnico principale del Senegal), per definire ciò che si offre all'ospite si usa il termine teranga: il primo gesto è l'offrire un luogo ove riposare, il secondo è l’offrire da bere per ristorarsi e solo per terzo avviene lo scambio della parola… MARIO: sono colpito, che Paese meraviglioso! Mi piacerebbe davvero visitarlo! Forse, un giorno… OMAR (CON SGUARDO SOGNANTE): sì, un giorno…. E ti porterò a visitare il mercato di Bène Baraque, con i suoi odori, i colori, le stoffe…. E l’isola di Gorée, che noi chiamiamo Bir (che significa “ventre muliebre”) e che si trova di fronte alle coste di Dakar. Quest’isola era definita in passato “la porta per l’Inferno”, poiché vi venivano rinchiusi uomini, donne e bambini che poi venivano imbarcati per raggiungere le piantagioni coloniali americane, o comunque per essere destinati a servire. MARIO: che storia triste….
  • 7. 7 OMAR: sì, ma l’isola offre anche un meraviglioso paesaggio, con le sue vie strette e sabbiose, con i colori sgargianti delle case che si affacciano su un mare cristallino che bagna spiagge bianchissime…(INTERROMPENDO IL DISCORSO). Sai, mentre ti parlo mi sembra quasi di essere già a casa…(SOSPIRA MALINCONICO). SCENA II ITALIA, INTERNO MAGAZZINO MARIO E OMAR OMAR: forza, Mario, rimettiamoci al lavoro, altrimenti non finiremo in tempo… MARIO: hai ragione… il fatto è che mi ero perso nei tuoi racconti…. OMAR: un giorno riuscirò a tornare per sempre dalla mia famiglia e tu sarai il benvenuto…. Ma ora diamoci da fare (SOVRAPPENSIERO, SI POSIZIONA PER DISTRAZIONE SOTTO IL CARICO SOSPESO), sistemiamo quest’ultimo carico… e stasera finalmente partirò per rivedere mia figlia e mia …. Ma… cosa…?? (UN RUMORE IMPROVVISO GLI FA ALZARE LO SGUARDO VERSO L’ALTO) BUIO VOCE FUORI CAMPO, CHE SPIEGA LA DINAMICA DELL’INCIDENTE: il carico sospeso sopra la testa di Omar, che in ogni caso non avrebbe dovuto trovarsi lì, si è improvvisamente sganciato perché non correttamente ancorato alle forche del muletto, che non erano opportunamente distanziate in relazione al carico da
  • 8. 8 movimentare e questo è precipitato proprio addosso a lui, che non riesce a scansarlo in tempo e, ahimè, ne resta schiacciato. Inoltre, prima di usare il muletto, l’operatore avrebbe dovuto effettuare un controllo dello stato di sicurezza dello stesso e del carico da movimentare e non avrebbe dovuto parcheggiarlo, tantomeno col carico sospeso (e anzi, le forche avrebbero dovuto essere completamente abbassate), in prossimità di un passaggio utilizzato dal personale. (SILENZIO) SI RIACCENDE LA SCENA MARIO (MARIO ACCORRE PER SOCCORRERE OMAR, CHE GIACE IMMOBILE AL SUOLO. SEGUONO URLA E GESTI DI DISPERAZIONE DI MARIO) MARIO (PIANGENDO): Omar, Omar, rispondi…!! Tutto bene? Rispondi…. SUL PALCO CALA LA PENOMBRA. MARIO SI ALLONTANA SULLO SFONDO EPILOGO (VOCE FUORI CAMPO DI OMAR, CHE GIACE PER TERRA) Non rivedrò più la mia terra, il posto dove sono nato e cresciuto, dove sono stato felice come mai più nella vita, non contemplerò più l’Oceano, che ogni volta mi attraversa l’anima con la sua immensità, né avvertirò più il suo profumo, non odrò più il fragore incessante delle onde o il silenzio dei pescatori, o le risate dei bambini che giocano felici nonostante non abbiano quasi niente, né sentirò più la sabbia sotto i piedi, non godrò più dei tramonti, perso nei miei pensieri mentre seguo con lo sguardo il sole rosso che cade
  • 9. 9 nell’Oceano, non vedrò più le palme e i baobab sulla spiaggia, gli stormi di uccelli che solcano il cielo, i volti della mia gente, i colori vivi….E te, Clarisse….. BUIO IN SOTTOFONDO, STESSA MUSICA SENEGALESE IN DISSOLVENZA DELL’INIZIO SIPARIO