1. PROLOGO
PEDAGOGO (sul tetto della reggia)
Lo so, hai insistito tanto, Antigone, e finalmente sei riuscita a convincere tua madre a farti
uscire dalle tue stanze, quelle riservate alle ragazze, per salire qui sopra, a vedere il grande esercito
venuto da Argo! Ma aspetta, aspetta ancora un poco: devo controllare che non ci sia nessuno per
strada, nessuno deve vederti, sarebbe mortificante per me, che sono uno schiavo, ma soprattutto per
te, che sei la principessa. Però, se vuoi, posso raccontarti io stesso quello che ho visto e sentito
quando sono stato nell’accampamento degli Argivi, sì, quando sono andato a consegnare a tuo
fratello Polinice il messaggio nel quale si annunciava la tregua. Ma, aspetta… fammi vedere…. No,
non c’è nessuno. Va bene, puoi salire. Forza, c’è l’ultimo gradino…
Guarda: tutta la pianura, lungo le rive del Fiume, attorno alla Sorgente, è piena di guerrieri.
ANTIGONE (salendo per la scala che porta sul tetto)
Ecco, sono alla fine della scala…
sollevo il piede….
La vecchia alla giovane mano:
la tua alla mia,
strette strette….
PEDAGOGO Guarda, arriviamo proprio al momento giusto: si stanno dividendo in sette
gruppi.
ANTIGONE (guardando giù per la pianura)
O, grande Ecate!
Luccicante di bronzo
è tutta la pianura…
PEDAGOGO …e senti il fragore delle armi? Tuo fratello Polinice è venuto qui con un
esercito poderoso: guarda quanti guerrieri, quanti cavalieri…
ANTIGONE Ma… le sbarre di ferro dietro le porte della città….?
PEDAGOGO Sta’ tranquilla: è tutto al sicuro qui dentro le mura. Ma ora osserva più
attentamente. Dimmi se vuoi sapere qualcosa.
ANTIGONE Sì, vorrei sapere….. Ecco: chi è quel guerriero che porta l’elmo con la criniera
di cavallo bianco?
PEDAGOGO Un comandante, principessa.
ANTIGONE Sì, ma qual è la provenienza, il suo nome?
PEDAGOGO Dicono che venga da Micene. Il suo nome è Ippomedonte.
ANTIGONE Fa paura a vederlo: sembra un gigante, non un mortale!
PEDAGOGO E lo vedi quell’altro che attraversa le acque della Sorgente?
ANTIGONE Sì. Ha un’armatura tutta diversa! Chi è?
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2. PEDAGOGO E’ Tideo, del popolo degli Etoli. Lo spirito di Ares, il dio guerriero, lo incita
infuriandolo.
ANTIGONE E pensare che mio fratello è diventato suo cognato! ….. Le sue armi sono
proprio diverse: sembrano quelle di un selvaggio.
PEDAGOGO Gli Etoli usano uno scudo piccolo e attaccano con lunghe lance; sono
bravissimi in questo.
ANTIGONE E chi è quello con i lunghi capelli, che avanza superbo? E’ molto giovane. Una
massa di armati lo segue: dev’essere uno dei capi.
PEDAGOGO E’ Partenopeo, il figlio di Atalanta la cacciatrice.
ANTIGONE
Possa trafiggerlo Artemide
con le sue frecce,
chi viene a distruggere la mia città!
PEDAGOGO Sì, vorrei anch’io, Antigone. Però la Giustizia sembra dalla loro parte, ed
anche gli Dei.
ANTIGONE E… dov’è, dov’è mio fratello, figlio della stessa madre, frutto del destino
terribile? Dimmi, dov’è Polinice?
PEDAGOGO E’ laggiù, accanto ad Adrasto, vicino la tomba delle Niobidi. Lo vedi?
ANTIGONE
Lo vedo, sì, lo vedo..
ma… solo i lineamenti….
…vorrei essere una nuvola,
correre verso di lui
…attraverso l’aria…..
e abbracciarlo…
la sua armatura d’oro…:
è tutta raggi scintillanti
di sole mattutino..
PEDAGOGO Per fortuna, sta per arrivare qui nella reggia: la tregua glielo consente.
ANTIGONE E, dimmi, chi è quell’altro che tiene saldo le redini dei cavalli di un carro?
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3. PEDAGOGO E’ Anfiarao, l’indovino. Trasporta le vittime per i sacrifici. Sarà sparso sangue
sulla terra…
ANTIGONE
Oh Selene,
figlia del Sole,
volto d’argento,
che governi il cielo stellato,
proteggici!
E… dov’è Capaneo, il più terribile, il più violento?
PEDAGOGO E’ lì, che alza lo sguardo, lo abbassa, osserva le mura, cerca i punti più
accessibili…
ANTIGONE
O Vendetta, Vendetta,
tuoni, fulmini di Zeus
che colpite e bruciate
chi vuole superare se stesso;
vedete:
Capaneo vuole farci schiave
noi tutte donne di Tebe
e portarci a Micene…
Mai, mai
o Artemide,
bellissima, capelli d’oro,
non permetterlo mai,
non farci mai conoscere la schiavitù!
PEDAGOGO Bene, sei stata accontentata: hai visto quello che volevi vedere, adesso torna a
casa. Sei felice di rivedere tuo fratello, non è vero? Andiamo: sento voci di donne… ecco, si
avvicinano. Meglio allontanarci….. Andiamo, andiamo…..
(escono)
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4. PARODO
CORO
I (strofe)
Alte le onde del mare
quando lasciammo l’Isola…
….distese d’acqua,
acqua e nient’altro…
…spinte dal vento…
….soffio soave, leggero….
In mezzo alla neve
sarà la nostra casa,
sul monte del Dio,
Apollo il Profeta.
II (antistrofe)
Così hanno deciso:
noi, a Lui consacrate.
Questa terra
è solo una tappa del viaggio:
presto ci bagneremo i capelli
nelle acque della Sorgente,
per celebrare il rito.
Vedo già i fuochi sulle vette del monte;
due cori, due templi.
Vedo già i grappoli,
il Vino che sgorga, senza fine;
e il Serpente Sacro,
le cime innevate,
le danze della Terra…
Chiusa, al sicuro,
nella grotta voglio stare,
non più quaggiù, prigioniera.
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5. III (strofe)
Dio della Guerra,
non devi far scorrere sangue!
Stesso dolore,
Tebe,
il tuo ed il mio:
questa terra è la mia terra;
i tuoi padri, i nostri padri….
IV (antistrofe)
Massa d’armi si stringe,
di scudi scintillanti.
Sangue, sangue forse scorrerà:
il Dio della Guerra si abbatte sui figli di Edipo!
Argo violenta,
perché gli Dei sono con te?
Giustizia, forse,
protegge la lotta dell’uomo
che s’avvicina a questa reggia…….
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6. PRIMO EPISODIO
POLINICE (entra in scena, senza accorgersi delle donne)
Devo stare attento, molto attento…. troppo facile è stato entrare qui, dentro la città: le guardie
hanno staccato le sbarre di ferro e mi hanno fatto passare. Vogliono forse catturarmi e uccidermi?
Devo guardarmi bene in giro, davanti, dietro, di lato… Devo controllare che non ci sia nessuno…
Ma con questa spada saprò difendermi se è il caso, senza paura…
Ehi, chi è là? No, per fortuna è solo il vento. Quando sei nervoso, basta poco per farti agitare
ancora di più. Ma ora basta: ormai sono qui, sono venuto, me l’ha chiesto mia madre Giocasta, mi
ha assicurato che c’è una tregua, che non mi possono fare niente, e io ci devo credere… (anche se
non ci credo). Magari.. mi nascondo lì, dietro gli altari dei sacrifici…
Ma…. sembra che ci sia qualcuno… Sì, sono donne: posso rimettere a posto la spada, e
chiedere aiuto a loro.
(al coro) Straniere, ditemi, da dove venite? Perché siete qui in Grecia?
CORO
La Fenicia è la nostra terra, Delfi la nostra meta; lì dobbiamo arrivare, per servire Apollo. Il
figlio di Edipo aveva preparato tutto quello che occorreva per la nostra partenza, ma poi da Argo è
arrivato un esercito…. E tu chi sei? Perché sei qui a Tebe?
POLINICE
Sono anch’io figlio di Edipo: il mio nome è Polinice.
CORO
Oh… signore…. ci inginocchiamo davanti a te, secondo il nostro uso. E tu, Giocasta, cosa
aspetti? Esci dalla casa, guarda, guarda: tuo figlio è tornato! Abbraccialo, abbraccialo!
GIOCASTA (esce dalla reggia, entra in scena)
Figlio, ti rivedo finalmente, dopo tanto tempo! Vieni tra le mie braccia, sul mio petto,
abbracciami forte (si abbracciano). Fatti vedere: le tue guance, i tuoi capelli…. non ci speravo
più… Non ho parole, non ho neppure la forza di essere contenta.
Ho perduto il sorriso, la voglia di vivere, da quando te ne sei andato via, da solo, fuori dalla
città, per colpa di tuo fratello, lasciando tutti nella disperazione. Vedi? Ho tagliato i capelli, in segno
di lutto, e vesto sempre di nero.
Lui, tuo padre, senza occhi, non riesce a piangere: pensa alla casa vuota, come un carro senza
cavalli, scappati via.
A volte…. – sì: prende la spada, o una corda, come…. per farla finita…
E grida sempre…
E vi lancia oscure maledizioni, a tutti e due…
I suoi lunghi lamenti, lo piegano sempre di più, e sembra svanire pian piano nel buio…
Ma tu, dimmi, mi hanno detto del tuo matrimonio con una donna straniera…
Vuoi dei figli, per questo l’hai fatto, non è vero?
Ma è terribile per me, lo capisci? S’interrompe la discendenza, Tebe finisce… e…
Non ho potuto neppure vederti, festeggiare il tuo matrimonio…. Come? Io, tua madre….?
Il Fiume è rimasto silenzioso; voleva anche lui partecipare, offrirti le sue acque, purificarti! E
invece….
Ma perché? Chi è stato? Chi ha fatto tutto questo?
E’ stata la guerra? I vostri scontri, tra te e tuo fratello?
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7. O…. è colpa di tuo padre?
Oppure…. È stato uno Spirito Maligno?
Perché sta crollando la casa di Edipo?
Perché sprofondo sempre di più in questo abisso di dolore?
POLINICE
Madre, io sono qui, sono venuto da te. Forse è stata un’imprudenza, una follìa, c’è chi mi odia,
in questa città. Ma è la mia città, la mia patria, è tutto per me. Eppure ho avuto paura, entrando, che
qualcuno mi uccidesse, qualche amico di mio fratello… e allora ho preso la spada, mi sono guardato
bene intorno… Ma tu mi avevi assicurato che nessuno mi avrebbe toccato, e così, eccomi qua.
Sai, ho rivisto dopo tanto tempo la nostra casa, i templi, i luoghi della mia giovinezza, la
Sorgente, e …. ho pianto per la commozione.
Che grande ingiustizia, madre: io cacciato via, costretto a rifugiarmi in una città straniera,
dove penso sempre a voi, con l’angoscia nel cuore. E ora, cosa mi tocca vedere? Questi capelli
tagliati, questi vestiti neri….
Oh, madre, troppo odio, troppo odio, capisci? Un odio che non si può placare, tra fratelli, per
di più!
Ma, dimmi di mio padre: cosa rimugina, con il suo sguardo spento, nel suo buio totale?
E le mie sorelle? Sentono almeno un poco la mia mancanza?
GIOCASTA
Un Dio, un Dio ci perseguita, Polinice. Tortura soprattutto me, che vi ho generato, e… che mi
sono unita a vostro padre…
E’ terribile! Non riesco neppure a parlare, devo solo sopportare.
Vorrei chiederti tante cose, ma ho troppa paura, non voglio farti del male.
POLINICE
No, chiedi, chiedi tutto quello che vuoi!
GIOCASTA
Allora… dimmi, come hai vissuto lontano dalla Città? Quanto hai sofferto?
POLINICE
Tantissimo, madre: non ci sono parole per descriverlo.
GIOCASTA
Qual è la cosa più terribile per chi sta in una terra straniera?
POLINICE
La cosa più terribile? Non puoi dire quello che pensi.
GIOCASTA
Come gli schiavi?
POLINICE
Esatto: i potenti del luogo sono i tuoi padroni.
GIOCASTA
Dover essere giusti con chi è ingiusto… è assurdo!
POLINICE
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8. Ma vantaggioso, quando sei schiavo.
GIOCASTA
Nessuna speranza di tornare?
POLINICE
Speranze? Tante.
GIOCASTA
Ma inutili, vero?
POLINICE
E già.
GIOCASTA
Allora perché ti cullavi nelle illusioni?
POLINICE
Sono troppo dolci…
GIOCASTA
Ma come vivevi? Prima di sposarti, voglio dire.
POLINICE
Come vuoi che vivessi? Un giorno mangiavo, un altro no.
GIOCASTA
I vecchi amici di tuo padre non ti hanno aiutato?
POLINICE
Gli amici! Quando navighi in cattive acque ….
GIOCASTA
E il fatto che eri nobile, figlio di un re …
POLINICE
A cosa ti serve, se hai dovuto lasciare tutta la tua ricchezza in patria?
GIOCASTA
Certo, la Città è l’unico luogo in cui si può vivere da uomini.
POLINICE
E’ quello che penso anch’io.
GIOCASTA
Ma come sei finito ad Argo? Cosa avevi in mente?
POLINICE
Io? Niente! E’ stato Apollo, sai. Le sue profezie…
GIOCASTA
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9. Quali profezie? Non ne so nulla!
POLINICE
Aveva annunciato ad Adrasto, il re di Argo, che un giorno avrebbe visto un leone ed un
cinghiale..
GIOCASTA
E allora?
POLINICE
E allora avrebbe fatto sposare con loro le sue due figlie.
GIOCASTA
E tu saresti una belva feroce?
POLINICE
Non saprei, il Dio mi vede così.
GIOCASTA
Certo, Lui sa quel che fa. Ma.. come avvenne il matrimonio?
POLINICE
Una notte arrivai a casa di Adrasto….
GIOCASTA
…in cerca di un letto dove dormire?
POLINICE
Sì. E proprio nello stesso momento si presentò un altro poveraccio come me….
GIOCASTA
E chi era?
POLINICE
Tideo.
GIOCASTA
E Adrasto come fece a capire che eravate voi le “bestie feroci”?
POLINICE
Abbiamo litigato ferocemente per una coperta che lui ci aveva offerto.
GIOCASTA
…e così…?
POLINICE
Capì tutto.
GIOCASTA
…e vi ha dato in spose le figlie. Ma almeno è una buona moglie?
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10. POLINICE
Non ho niente da dire, finora.
GIOCASTA
E questo esercito che hai messo insieme?
POLINICE
E’ un favore che ci ha fatto Adrasto, a me e a Tideo. Volevamo rientrare nelle nostre Città, e
così lui ha chiamato vari guerrieri, i più forti, da tutta la Grecia, per combattere insieme a noi.
Ma, giuro, davanti agli Dei, che non per mia volontà avviene tutto questo: sono costretto mio
malgrado dalle circostanze. Semmai è mio fratello che vuole la guerra.
Madre, solo tu puoi evitare la catastrofe. Ti prego, salvaci dalla distruzione, salva te stessa,
salva la Città!
CORO
Ecco Eteocle che arriva. Giocasta, sei sua madre: trova le parole giuste. Placa la sua ira!
(arriva Eteocle)
ETEOCLE
Madre, facciamo presto, non ho tempo da perdere. Ho lasciato le truppe fuori dalla Città, stavo
organizzando la difesa, ma tu mi hai chiamato, “per una cosa importante”, hai detto, ed eccomi qua.
(si accorge di Polinice)
Vedo che c’è anche lui. Gli hai concesso una tregua, vero?
GIOCASTA
Eteocle, vogliamo tutti Giustizia, qui. Manteniamo la calma. “Lui” è tuo fratello. Guardalo in
faccia. Non è la Medusa. Anche tu, Polinice, gira la testa. Quando c’è da risolvere una lite,
specialmente tra fratelli, non si deve pensare più al passato, ma solo al momento presente.
(a Polinice) Figlio mio, sei arrivato con un esercito, hai subito un torto, dici. Parla per primo
dunque, gli Dei ti ascoltino e siano giudici imparziali.
POLINICE
Dirò la verità, brevemente, senza troppe parole.
Ho diritto anch’io, tanto quanto lui, di esercitare il Potere che era di nostro padre. Sono andato
via dalla Città, volontariamente, per lasciarla nelle mani di mio fratello, e per non far realizzare le
terribili maledizioni di Edipo. Avevamo stabilito però, di comune accordo, che dopo un anno sarei
tornato io al Potere, altrimenti avrei agito di conseguenza, come sto facendo, perché lui, violando i
patti, è ancora al Potere, e io ne sono escluso.
Sono pronto a smantellare le macchine da guerra e ordinare la ritirata, ma solo se posso
riprendermi ciò che è mio. Giuro che lascerò il mio posto allo scadere dell’anno, mi siano testimoni
gli Dei. Giustizia prometto, io che Ingiustizia ho subito.
Penso di essere stato chiaro. O no?
CORO
Chiarissimo. Noi ti abbiamo capito, anche se siamo straniere.
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11. ETEOCLE
Certo, se i concetti di male e di bene fossero uguali per tutti, non esisterebbero liti, contrasti,
guerre. Purtroppo non è così. Usiamo tutti le stesse parole, ma ognuno le intende a modo suo.
Sentite, dirò chiaramente come la penso: per me il Potere è come un Dio, il Dio più grande di
tutti, e io lo voglio rispettare, onorare, e non tradirlo mai. Sarebbe assurdo lasciare il doppio per
prendere la metà.
E poi, lui viene qui, a portare distruzione, infischiandosene di tutte le leggi. Ma ve
l’immaginate se io, per paura dei suoi “amici”, gli consegnassi le chiavi della Città? Che cosa
penserebbero di me i miei sudditi? I contrasti si risolvono con il dialogo, non con le armi!
Dispostissimo a farlo rientrare… ma come semplice cittadino, non voglio essere il suo
schiavo.
Vuoi incendiare la Città? Provaci: sarà un grande spettacolo, guerrieri, lance, scudi…..
Ma sappi che io non tradirò mai il Potere, mai, capito?
“Ingiustizia” la chiami? E allora ti dico: meglio l’ “Ingiustizia” che la Schiavitù!
GIOCASTA
Eteocle, ascolta tua madre, che è vecchia e ne sa più di te. Vuoi il “Potere”? Lascia stare:
porta solo liti, scontri, violenze, tra parenti, tra concittadini: chi vuole più di quello che ha è sempre
in guerra con tutti.
L’Armonia, invece, unisce le persone, le avvicina le une alle altre: è il fondamento della
Civiltà.
Pensa: la Notte e il Giorno si alternano in perfetto accordo, il Sole non odia il Buio quando gli
deve cedere il posto. E tu, non vuoi lasciare a tuo fratello la parte che gli spetta?
Vuoi essere Potente, ammirato da tutti: ma non ti rendi conto che sono solo illusioni? Pensi
davvero che saresti felice? Superiore, sì, ma solo esteriormente. Perché, dimmi, che significa
“essere superiori”? Le persone intelligenti sono forse insoddisfatte di quello che hanno?
Ragiona: se ti chiedessi di scegliere tra il “Potere” e la Città, sceglieresti forse il Potere?
E poi, se vincesse tuo fratello, con quale coraggio guarderesti in faccia i tuoi concittadini,
prigionieri di guerra?
Eteocle, ascoltami: quel “Potere” che tu cerchi, io, al contrario, ti scongiuro di evitarlo con
tutte le tue forze. Sii saggio, abbi rispetto per la Città!
Ascolta tu, adesso, Polinice.
Hai detto che Adrasto ti ha fatto un favore: e lo chiami “favore” aiutare qualcuno a distruggere
la sua Città? Dimmi, se per caso ci riuscissi – non sia mai! – come potresti poi celebrare i sacrifici
di ringraziamento agli Dei? Ringraziamento per che cosa? Vuoi che tutti pensino che sei pazzo?
Ma, poniamo il caso che tu non ci riuscissi: con quale faccia torneresti ad Argo? Direbbero:
“Ecco quello che ci ha rovinato! Adrasto, sei stato un pazzo a dare tua figlia in sposa a
quest’uomo!” Cosa otterresti? Te lo dico io: niente, proprio niente, solo odio!
Allora, figli miei, vi scongiuro, ragionate, non fatevi prendere dalla smania di Successo, di
Potere, di “Giustizia”! Trovate un accordo, riconciliatevi, riappacificatevi!
CORO
O Dei immortali! Liberateci da questi mali, fate riconciliare i fratelli!
ETEOCLE
Ora basta con questi discorsi inutili, l’ho detto e lo ripeto: il Potere è solo mio.
(A Polinice) E adesso via di qui o morirai!
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12. POLINICE
Nessuno sarebbe tanto pazzo da rischiare di essere ucciso da me..
ETEOCLE
Non sarei così sicuro. Le vedi queste mani?
POLINICE
….mani di vigliacco..
ETEOCLE
….un vigliacco che tu vorresti attaccare…
POLINICE
….perché so di avere ragione…
ETEOCLE
….perché hai le spalle coperte da tua madre…
POLINICE
Senti, vuoi darmi o no quello che mi spetta?
ETEOCLE
Ci riprovi? E’ inutile! Vattene!
POLINICE
Fammi almeno guardare per l’ultima volta i templi…
ETEOCLE
…che vorresti incendiare …
POLINICE
…e pregare gli Dei…
ETEOCLE
..credi che ti ascolteranno?
POLINICE
O Dei, abbiate pietà di me: mi cacciano via dalla Città….
ETEOCLE
…che vorresti distruggere …
POLINICE
..ingiustamente…
ETEOCLE
Senti, vai a pregare gli Dei di Argo, non i nostri..
POLINICE
Blasfemo!
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13. ETEOCLE
Nemico pubblico!
POLINICE
… cacciato via…
ETEOCLE
…morirai, se rimani!
POLINICE
Padre, padre, dove sei?
ETEOCLE
Padre, padre, guarda cosa vuole fare…
POLINICE
Madre…
ETEOCLE
Non hai nessun diritto di parlare con lei.
POLINICE
Concittadini!
ETEOCLE
Non hanno niente a che fare con te….
POLINICE
Va bene, me ne vado.
ETEOCLE
Sì, e subito!
POLINICE
Ma prima vorrei vedere mio padre…
ETEOCLE
Non puoi!
POLINICE
.. le mie sorelle…
ETEOCLE
No!
POLINICE
Ma…
ETEOCLE
Sei un verme!
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14. POLINICE
D’accordo. Allora me ne vado. Addìo, madre..
GIOCASTA
Figlio…
POLINICE
E’ un mostro!
ETEOCLE
Devo pure difendermi!
POLINICE
Dimmi un’ultima cosa: dove ti piazzerai a difendere la Città?
ETEOCLE
Perché?
POLINICE
Perché lì ci sarò anch’io, e t’ammazzerò!!
ETEOCLE
Ti sbagli: sarò io ad ucciderti prima.
GIOCASTA
Cosa dite, cosa dite? Basta, basta… Non fate compiere le maledizioni di Edipo!
ETEOCLE
Vada al diavolo tutta la stirpe…..
POLINICE
Guardate, tutti, uomini e Dei: mi sta cacciando via, come uno schiavo! Se succederà qualcosa
sarà solo colpa sua! (A Polinice) Pensi che non la sappia usare questa spada? Se riuscirò ad
ammazzarti, mi riprenderò finalmente quello che mi spetta!
ETEOCLE
Bravo, bravo. Sempre lo stesso: in guerra contro tutto e tutti! Vai via, verme, via, viaaa!
(Escono tutti)
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15. PRIMO STASIMO
Dalla Fenicia,
dalla nostra terra, partì Cadmo,
per fondare questa Città:
inseguì la Giovenca
che gli indicò il luogo.
Era qui,
dove l’acqua della Sorgente
scorre per i solchi
fertili e fecondi.
E qui
Selene partorì Diòniso,
e subito l’edera l’avvolse,
lo ricoprì,
rivestì colui
per cui le donne
danzano invasate,
impazzite,
proprio qui…
in questa Città.
E qui
Cadmo uccise il Drago,
che guardava con i suoi mille occhi,
e custodiva la Sorgente,
terribile, sanguinario,
figlio del Dio della Guerra.
Lo uccise con una pietra,
ed Atena gli ordinò
di seminare i suoi denti
E qui li lanciò,
li gettò nei solchi della Terra,
e germogliarono i Guerrieri
e lottarono tra loro….
E si uccisero a vicenda:
dalla Terra emersi
s’immersero in un lago di sangue.
Ora noi invochiamo
il figlio della Giovenca,
e lo preghiamo,
noi, barbare, Fenicie,
di proteggere Tebe.
Epafo - questo è il tuo nome -
ricorda, i tuoi discendenti abitano questa Città.
Portale aiuto!
Difendila!
Niente è impossibile
per gli Dei.
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16. SECONDO EPISODIO
CREONTE
Oh, eccoti, finalmente! Ti ho cercato dappertutto!
ETEOCLE
Anch’io ti cercavo, Creonte. Ti devo dire di mio fratello.
CREONTE
Dimmi.
ETEOCLE
Ho parlato con lui, e ho rifiutato tutte le sue proposte.
CREONTE
Hai fatto bene: è di un’arroganza spaventosa. Pensa di impadronirsi del Potere, solo perché c’è
suo suocero che lo aiuta. Ma, andiamo al dunque: ho una buona notizia.
ETEOCLE
Quale?
CREONTE
Abbiamo preso un nemico.
ETEOCLE
E ha parlato?
CREONTE
Sì: dice che l’attacco è imminente.
ETEOCLE
Accidenti: vado a far uscire l’esercito dalle mura!
CREONTE
Aspetta, non puoi!
ETEOCLE
Perché?
CREONTE
Loro sono molti di più.
ETEOCLE
Sì, ma non più forti.
CREONTE
…dicono che sono imbattibili..
ETEOCLE
Non preoccuparti, ci penso io: vedrai quanti ne ammazziamo…
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17. CREONTE
Speriamo. Però….
ETEOCLE
Vado.
CREONTE (lo trattiene)
…. bisogna agire bene.
ETEOCLE
E come?
CREONTE
Meglio pensare ad altre soluzioni.
ETEOCLE
Forse potremmo attaccarli di sorpresa?
CREONTE
No, no: troppo rischioso.
ETEOCLE
Allora di notte, che dici? Il rischio è uguale per noi e per loro.
CREONTE
Il buio non aiuta….
ETEOCLE
E se li sorprendiamo mentre mangiano?
CREONTE
Creeremmo solo caos.
ETEOCLE
Possiamo colpire la loro cavalleria.
CREONTE
… è ben protetta
ETEOCLE
Insomma, vuoi che gli consegno la Città nelle mani?
CREONTE
Ma no. Ho io un piano migliore.
ETEOCLE
E quale?
CREONTE
Visto che, a quanto pare, loro sono in sette…
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18. ETEOCLE
Sette?
CREONTE
Ognuno è a capo di un gruppo di guerrieri.
ETEOCLE
Ho capito: uno per ogni porta.
CREONTE
Esatto: allora prendi anche tu sette uomini, i più forti.
ETEOCLE
Per…?
CREONTE
Per metterli a capo di altri sette gruppi…..
ETEOCLE
.. e difendere le sette porte?
CREONTE
Sì, e anche per farti aiutare: meglio dividersi i compiti.
ETEOCLE
E come mi conviene sceglierli, seguendo l’ istinto o pensandoci bene?
CREONTE
In tutti e due i modi: hai più garanzie.
ETEOCLE
D’accordo: farò così: piazzerò un guerriero davanti ad ogni porta, uno contro ognuno di loro.
Ed io… Sì, io affronterò lui, mio fratello. Spero di farlo prigioniero, anzi, di ucciderlo, quel
traditore.
E, senti, Creonte: pensa tu a mia sorella Antigone, se mi succedesse qualche cosa. Mio padre
non può, per quello che ha fatto. Voglio che lei sposi tuo figlio Emone.
Un’altra cosa. Il corpo di Polinice non dovrà assolutamente essere seppellito. Chiunque lo
farà, dovrà essere ucciso. E’ chiaro? E ricordati di consultare al più presto Tiresia, l’indovino:
potrebbe esserci utile.
Servi, portatemi le armi. Giustizia, vieni, portaci la Vittoria. Vittoria sia con noi! O, grandi
Dei, salvate questa Città!
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19. SECONDO STASIMO
Terribile, terribile il dio della Guerra:
sangue, sangue lui porta!
Vorrei vederlo come Bacco,
bellissimo di eterna giovinezza,
in mezzo a canti, musiche, danze….
E invece, vedo sangue, sangue,
e la danza della Guerra!
La Montagna,
doveva ucciderlo Edipo,
sepolto dalla neve,
e invece l’ha nascosto!
E la Sfinge, il Mostro Alato,
quanti ne ha ammazzati, quanti?
Felice il Signore dei Morti,
là, sotto la Terra!
E ora,
un’altra disgrazia si abbatte sui figli di Edipo,
su questa Città!
So di cose
che non si possono dire….
Ma tu sei forte, Tebe,
discendi dai Guerrieri
nati dai denti del Drago;
hai visto le nozze
di Cadmo e Armonia;
le tue mura sono nate
dal suono della Magica Lira;
hai la Sorgente,
i Fiumi Gemelli.
Sei piena di risorse,
noi crediamo in te.
Vai, combatti, combatti!
Vincerai, vincerai!
Avrai, finalmente,
il premio che ti spetta!
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20. TERZO EPISODIO
TIRESIA (entra l’indovino cieco accompagnato da una fanciulla, forse sua figlia)
Bella come una stella …. i tuoi occhi sono i miei. Tienimi forte le mani… sorreggimi, sono
vecchio… Meneceo, figlio di Creonte, dimmi: dov’ è tuo padre? E’ distante da qui? Vedi, sono
stanco, devo procedere lentamente…
CREONTE
Ecco, sei arrivato, sono qui. (a Meneceo) Accompagnalo, Meneceo. Ti è proprio gradita una
giovane mano, vero, Tiresia?
TIRESIA
Perché mi hai mandato a chiamare, Creonte?
CREONTE
Un momento, aspetta, sei affaticato, riposa, parleremo dopo. Da dove vieni?
TIRESIA
Da un servizio che ho reso agli Eretteidi. Erano stati attaccati da Eumolpo, e io li ho aiutati a
vincere. Guarda, mi hanno anche dato questa corona d’oro….
CREONTE
Bene, speriamo che lo stesso avvenga qui da noi: siamo attaccati dall’esercito di Argo, il
pericolo è grande. Eteocle, il nostro re, mi ha incaricato di chiamarti, ed è andato subito ad
organizzare la difesa. Dicci, cosa dobbiamo fare per salvare la Città?
TIRESIA
Eteocle, hai detto? A lui non voglio dire nulla. A te sì, Creonte. La Città è contaminata, dal
giorno in cui Laio concepì Edipo, che poi si accecò, per volere degli Dei. Eteocle e Polinice l’
hanno segregato in casa, il loro padre, sperando che nessuno venisse a sapere quello che aveva fatto,
e lui, profondamente offeso, ha lanciato su di loro terribili maledizioni. Da allora mi odiano, i figli
di Edipo. Ma io so che fine faranno.
Vedo morti, tantissimi morti, Argivi e Tebani.
Sento…… lunghissimi lamenti, vedo la Città distrutta….
La colpa è di Edipo: non doveva lasciare il regno in mano ai figli: pazzi, distruggeranno la
Città. Però, non tutto è perduto: c’è un modo per evitare il disastro, ma non posso rivelarlo. Sarebbe
troppo doloroso. Ora devo andare… Addìo.
CREONTE
No, fermati!
T.
Lasciami!
C
Dove vai?
T.
Per la mia strada.
C
Parla, la Città deve sapere…
T
Ma tu non devi.
C
Cosa non farei per la Città!
T
Davvero?
20
21. C
Dov’è tuo figlio?
T
Lì accanto a te.
T
Fallo andare via.
C
Perché? Se è un segreto, non lo dirà a nessuno…
T
Vuoi davvero che ascolti?
C
Certo.
T.
Allora, parlerò. Per salvare la Città, devi sacrificare tuo figlio. Questo è il volere degli Dei.
C
Cosa? Che cosa dici, vecchio?
T.
Dico ciò che gli Dei hanno stabilito.
C
Grande disgrazia…
T
Non c’è altro modo...
C
(al coro) Ditemi che non è vero, che non lui ha detto niente, che io non ho sentito niente….
T
Non sei un uomo, se fai così.
C
Vai via!!!
T
Questo è il volere degli Dei….
C
Come, come è possibile? (si getta ai piedi di Tiresia)
T
Alzati, e ascolta.
C
No, basta, basta, non parlare più… Me lo vuoi proprio ammazzare!
T.
Non io.
C
Ma perché, perché deve morire?
T.
Per placare l’ira di Ares, il dio della Guerra. Cadmo, il fondatore della Città, uccise il Drago a
Lui sacro. Tuo figlio, ultimo discendente degli Sparti, i guerrieri nati dai denti del Drago, dev’essere
immolato nel luogo stesso che un tempo era la sua tana. Il dio della Guerra, allora, salverà Tebe.
Devi scegliere, Creonte: o tuo figlio o la Città.
Ora devo andare. Destino terribile è quello di noi indovini: ci attiriamo l’odio degli uomini,
per obbedire agli Dei. Se Apollo potesse parlare direttamente….. (esce)
CORO
Creonte, sei senza parole, sconvolto, come noi….
21
22. CREONTE
(al coro) Una cosa è sicura: non offrirò mai questo sacrificio. Amo mio figlio, come tutti. Io
sono vecchio, possono immolare me. (a Meneceo) Devi scappare, figlio. Presto, prima che ti
prendano…
MENECEO
Scappare? E dove?
C
Dovunque.
M
Se me lo chiedi…
C
Ma non a Delfi!
M
Dove allora?
C
Prima in Etolia….
M.
E poi?
C.
In Tesprozia.
M.
A Dodòna?
C.
Sì
M.
E chi mi proteggerà?
C
Ci penserò io.
M.
Va bene, vado a salutare Giocasta. Per me è come una madre… Tu vai pure..
C
Vado. (esce)
M.
(al coro) Straniere, ho parlato così per assecondarlo, ma io non voglio tradire la mia Città. Ho
deciso: mi lascerò cadere dalle mura. Precipiterò nella tana del Drago. Sarà il mio contributo alla
Guerra. Morirò come tanti altri. Tebe, sarai purificata! Sarai libera, per sempre! (esce)
22
23. TERZO STASIMO
Mostro Alato,
figlia della Terra,
terribile Sfinge!
Com’eri spietata,
quando portavi via i giovani tebani,
quando straziavi di lamenti le madri,
quando volavi con le tue ali immonde
e cantavi il tuo lugubre canto selvaggio!
Terribile, tremenda,
Mostro Alato,
figlia della Terra…
Nelle case, in tutta la Città,
le madri, le mogli, le sorelle,
tutte, tutte insieme, gridavano, gridavano,
urlavano al Cielo
la loro immensa,
inconsolabile
disperazione.
Poi venne Edipo, mandato da Apollo.
E l’uccise, la Sfinge…
Fu liberata Tebe!
Ma quante sventure seguirono!
Lui si unì alla madre,
contaminò la Città,
la portò a questa Guerra,
che ancora contamina la Città:
siano maledette le sue terribili maledizioni!
Invece tu, Meneceo,
sei davvero un eroe!
Hai deciso di sacrificarti,
hai preferito la Città alla Famiglia.
Un figlio così
vorremmo avere anche noi!
Atena, tu hai voluto tutto questo.
Salvaci, adesso!
Lascia che la Città
sia finalmente libera
da questa orrenda
interminabile
maledizione!
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24. QUARTO EPISODIO
MESSAGGERO
(grida rivolto verso la reggia)
Giocasta, Giocasta, ho notizie per te.
GIOCASTA
(uscendo dalla reggia)
Quali notizie? Dimmi, Eteocle è morto?
MESSAGGERO
No, stai tranquilla: è vivo!
GIOCASTA
E la Città?
MESSAGGERO
Salva, le mura intatte.
GIOCASTA
Ma è ancora in pericolo?
MESSAGGERO
Non più. Il dio della Guerra ci ha protetto.
GIOCASTA
E Polinice? Oh, sto in pena anche per lui.
MESSAGGERO
I due i fratelli sono vivi.
GIOCASTA
Che gli Dei ti rendano felice! Ma racconta, come avete cacciato i nemici dalla Città? Voglio
riferirlo a Edipo, che è in ansia per le sorti di Tebe.
MESSAGGERO
Prima di tutto ti devo di dire del figlio di Creonte, Meneceo: si è gettato dalle mura dopo
essersi trapassato la gola con la spada, per salvare la Città!
Poi tuo figlio Eteocle ha radunato sette gruppi di guerrieri, uno per ciascuna delle sette porte,
con opliti, cavalieri e ausiliari, per difendere i punti strategici.
Noi aspettavamo lì, ed ecco avvicinarsi l’esercito dei Sette, passano il Fiume, sono proprio
davanti a noi, cantano il canto di guerra, e anche noi cantiamo.
Il primo ad attaccare fu Partenopeo, con tutte le truppe scintillanti di scudi. Aveva un simbolo
sullo scudo: il Cinghiale Caledonio, ucciso dalla madre Atalanta.
Il secondo fu Ippomedonte: il suo simbolo era Argo, il cane dai mille occhi, alcuni aperti
come le stelle nel cielo; altri chiusi, come la notte profonda. Lui vede anche dopo la morte.
Il terzo fu Tideo, il suo simbolo era una pelle di Leone.
Il quarto fu Prometeo, con la fiaccola in mano, pronto ad incendiare tutta la Città.
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25. Poi arrivò tuo figlio Polinice, il comandante di tutto l’esercito. Il suo simbolo era il Cavallo,
anzi le cavalle impazzite, che sembravano impazzite davvero, per come giravano su quello scudo.
Il sesto, più furioso del dio della Guerra, era Capaneo. Il suo simbolo, un gigante che
scardinava la Città dalle fondamenta, era il suo chiaro messaggio contro di noi.
Il settimo, Adrasto, come simbolo aveva l’Idra di Lerna, il mostro dalle teste di serpente:
ognuna di esse teneva tra i denti la testa di uno di noi!
Anfiarao, il sacerdote, era il più saggio: non aveva simboli, procedeva da solo, silenzioso,
guidando il carro delle vittime per il sacrificio.
E iniziò la battaglia: fitta di lance, frecce, fionde. Noi vincevamo, all’inizio. Tideo e Polinice
gridavano ai loro uomini: “Volete proprio morire così? Attacchiamoli, forza, tutti insieme,
lanciamoci addosso a loro tutti quanti!”. Quante teste spaccate, allora, quanti corpi a terra, quanto
sangue versato! Partenopeo, fuori di sé, gridava: “Datemi il fuoco, il fuoco. Fatemi incendiare
questa Città!” Ma lo fermò il figlio di Poseidone, gli lanciò un masso enorme, gli fracassò le ossa:
altro sangue fu versato sulla terra. Allora Eteocle andò a difendere le alte mura. Noi lo seguimmo.
Tideo e i suoi lanciarono una pioggia di frecce, e i nostri abbandonarono le loro postazioni. Ma
Eteocle li richiama, e li costringe a tornare al loro posto, come un cacciatore chiama i suoi cani.
Ma ora ti voglio raccontare di Capaneo, della sua follia. Lui saliva, lungo la lunghissima scala,
era sempre più vicino alle mura. Si sentiva il più forte, diceva che neanche Zeus poteva fermarlo. E
intanto continuava, continuava a salire, sempre più vicino, più vicino. Ed ecco, stava proprio per
entrare nella Città, quando si sente un tuono terribile. Un fulmine, improvviso, lo colpisce. La terra
trema, siamo tutti terrorizzati. Il suo corpo precipita, giù dalla scala: i capelli vanno al cielo, il
sangue alla terra. Mani e piedi girano ora in eterno nella Ruota Celeste. I nemici capiscono che
Zeus è con noi, e fanno un passo indietro. Noi riprendiamo coraggio e li attacchiamo. E’ una
carneficina: cadono a decine dai carri, i carri stessi sono distrutti, i morti non si contano più.
Questa dunque è la situazione fino ad ora. Se riusciremo a respingerli definitivamente, solo gli
Dei possono saperlo. Finora Loro ci hanno protetto.
CORO
Siamo felici! O Dei, lasciate che sia così.
GIOCASTA
Anch’io sono felice per i miei figli e per la Città, ma addolorata per Creonte, che ha perso suo
figlio. Ma dimmi, Eteocle e Polinice, cosa hanno intenzione di fare adesso?
MESSAGGERO
Perché vuoi saperlo?
GIOCASTA
E tu perché non vuoi dirmelo?
MESSAGGERO
Non ti basta sapere che sono vivi?
GIOCASTA
Adesso sì, ma poi che succederà?
MESSAGGERO
Ma io devo andare da Eteocle, ha bisogno del mio aiuto…
GIOCASTA
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26. Mi nascondi qualcosa!
MESSAGGERO
Lo faccio per te.
GIOCASTA
Non devi! Parla!
MESSAGGERO
Volevo evitare che tu lo sapessi, ma, dato che insisti, sappi che i tuoi figli si prepararono ad
affrontarsi l’uno contro l’altro, in un duello. Hanno deciso così. Durante il combattimento, Eteocle
ad un tratto si fermò e gridò: “Guerrieri, voi, tutti, che siete qui, non voglio che perdiate la vita in
questo modo. Posso pensarci io, da solo, a decidere le sorti della battaglia. Affronterò
personalmente mio fratello. Se lo uccido, sarò io l’unico re, se lui mi uccide, regnerà da solo.
Troppo sangue è stato versato, gettate le armi, adesso, amici e nemici!”
Tutti sono d’accordo, e applaudono, per primo Polinice. Poi festeggiano e fanno solenni
giuramenti per sancire il patto. E iniziano a indossare le armature. E si guardano dritti negli occhi,
con tutto l’odio che possono. L’esercito nemico grida a Polinice: “Sarai tu a vincere, ringrazierai
Zeus per questo!” E i nostri, ad Eteocle: “Ricorda, se vincerai avrai tu il comando della Città!” Si
passa poi al rito dei sacrifici augurali e.. avviene un prodigio: la fiamma si divide in due. Cosa
significa? Vittoria per entrambi o morte per entrambi!
Se pensi di fermarli, va’ pure. Forse potresti farcela, se trovi il modo.
GIOCASTA
Antigone, Antigone, dove sei? Lascia stare i tuoi giochi, e vieni qui. I tuoi fratelli, si vogliono
scontrare, si uccideranno, se non li fermiamo! Andiamo, andiamo, presto!
ANTIGONE
Cosa dici? I miei fratelli? Mi sento morire.
GIOCASTA
Sì, sono pronti a combattere tra loro, in un duello.
ANTIGONE
No, non è possibile!
GIOCASTA
Purtroppo è così. Forza, andiamo, cerchiamo di fermarli….
ANTIGONE
Ma, non posso lasciare le mie stanze… Per andare dove?
GIOCASTA
Tra i soldati…
ANTIGONE
Una ragazza non deve farsi vedere…
GIOCASTA
26
27. Non pensarci, oggi puoi farlo….
ANTIGONE
Ma perché devo andare?
GIOCASTA
Devi aiutarmi: insieme dobbiamo gettarci ai loro piedi e pregarli di fermarsi.
ANTIGONE
Allora andiamo, presto.
GIOCASTA
Sì, andiamo subito: dobbiamo arrivare in tempo, in tempo!
(escono)
CORO
Tremiamo disfatte dall’angoscia.
Povera madre:
quanta pena proviamo per lei!
Due figli: l’uno contro l’altro:
uno sarà ucciso, l’altro ucciderà.
Vedi, Zeus?
Stesso sangue, stesso volto,
scudo contro scudo, sangue contro sangue!
Siamo sconvolte:
per chi piangere?
Per Eteocle, o Polinice?
Le due belve, le due furie
si guardano, si lanciano occhiate d’odio,
e presto saranno
in un lago di sangue.
Lugubre lamento noi intoniamo.
Aspettando la morte,
aspettando la strage.
Guardate, non è Creonte? Disperato, sta avanzando verso la reggia. Andiamo a consolarlo!
27
28. QUARTO EPISODIO – III
CREONTE
Mio figlio è morto. Devo piangere per lui, o essere contento per la Città, che è salva? A lui va
la gloria. A me, solo disperazione. Si è gettato, dall’alto delle mura, a capofitto, nelle Tana del
Drago…. Morte che si è dato lui, da solo. Dov’è mia sorella? Lei deve, deve… provvedere ai
funerali… per lui che non c’è più… Per il rispetto, gli onori dovuti ai caduti per la Patria…
CORO
Giocasta è andata sul campo di battaglia, con Antigone.
CREONTE
Cosa? E perché..?
CORO
Eteocle e Polinice stanno per affrontarsi in duello. Lottano per conquistare il Potere.
CREONTE
Allora, i mali, non sono, non sono finiti ….
CORO
Ma tornerà presto. Sembra sia tutto finito, ora. Guarda, sta arrivando il messaggero.
CREONTE
Le notizie non sembrano buone… ha il volto scuro.
SECONDO MESSAGGERO
Non ho parole, non so come dire.
CORO
Siamo in ansia. Parla, presto.
SECONDO MESSAGGERO
Porto notizie terribili.
CREONTE
Cos’altro è successo?
SECONDO MESSAGGERO
I figli di tua sorella, Eteocle e Polinice…
CREONTE
Sì..?
SECONDO MESSAGGERO
… sono morti!
CREONTE
No! Grande, grande disgrazia! Per me, per la Città! Avete sentito, avete sentito tutti? La casa
di Edipo è distrutta!
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29. SECONDO MESSAGGERO
Ma purtroppo non è tutto.
CREONTE
Quali altre sventure…. ?
SECONDO MESSAGGERO
Anche tua sorella…. è morta!
CORO
Lamenti, canti funebri, intoniamo, ora, subito, tutte quante, tutte insieme….
CREONTE
La maledizione della Sfinge! Quelle nozze contro natura... hanno portato a questo! Sorella,
sorella mia, che destino terribile!
Ma dimmi, come sono avvenuti i fatti?
SECONDO MESSAGGERO
Lo saprai subito. I due fratelli si preparavano al duello, proprio in mezzo ai due eserciti,
indossavano le armi di bronzo, e pregavano, ad alta voce.
Per primo Polinice invocò una dea straniera, dicendo: “A te sono devoto, perché Argo ormai è
la mia Città, da quando ho sposato la figlia del re. Aiutami ad uccidere Eteocle! Voglio vedere
questa mano tutta rossa di sangue, del suo sangue!” (Che preghiera odiosa!) Eteocle, invece,
pregava Atena, la dea della nostra Città, dicendo: “O figlia di Zeus, guida il mio braccio a colpire il
petto di Polinice, il traditore!”
Iniziò quindi il duello. Sembravano due cinghiali che si vogliono azzannare: ansimavano,
agitavano le lance, ma senza attaccare, girando, guardandosi, nascondendosi dietro gli scudi.
Ognuno aspettava che l’altro si scoprisse anche di poco, per scagliare la lancia dritta verso di lui.
Tremavano, gli altri, guardando i loro capi che studiavano le mosse.
A un certo punto, Eteocle spostò la gamba per togliere una pietra da terra, e Polinice se ne
accorse: scagliò la sua lancia e lo colpì, trapassandogli il polpaccio. Esultarono i nemici, ma per
poco, perché il nostro capo scagliò anche lui la sua lancia verso la spalla di Polinice, ma non lo
colpì, perché la punta della lancia si spezzò. Allora gli scaglia una pietra, con tutte le sue forze, e
con quella riesce a spezzare la lancia del fratello.
Erano rimasti entrambi con le sole spade, di nuovo ad armi pari, e allora iniziano a lottare con
queste, con grande violenza.
Eteocle a un certo punto pensa ad una tattica che aveva imparato in Tessaglia: indietreggia con
il piede sinistro, si copre con lo scudo e avanza con il piede destro, e finalmente trafigge il fratello,
immergendogli la spada nello stomaco, all’altezza dell’ombelico, trapassandolo da parte a parte.
Polinice barcolla, si piega, si porta le mani alla ferita, cade a terra.
Eteocle allora getta la spada, e, convinto di avere ucciso il fratello, gli toglie l’armatura. Ma
Polinice era ancora vivo, e riesce con un ultimo sforzo a prendere la spada, e a trapassargli il fegato.
Così, muoiono entrambi, l’uno a fianco dell’altro, i fratelli: perdenti tutti e due, nella polvere,
tutti e due.
CORO
Ahimè, Edipo, le tue maledizioni, si sono compiute!
SECONDO MESSAGGERO
Ma non è finita, purtroppo: in quel momento arriva la madre, con la figlia, e scoppia in
lacrime, disperata per essere arrivata troppo tardi; si getta a terra, lanciando lamenti strazianti,
29
30. ricorda come li aveva allevati tutti e due i suoi figli, con quanto amore, tutto inutile ormai. Antigone
si unisce a lei nel compianto, rimprovera i fratelli di aver abbandonato la madre, incuranti della sua
età.
Eteocle, ormai in fin di vita, distesa la sua mano sulla madre, rivolgendole un ultimo sguardo
pieno di amore, esala l’ultimo respiro.
Polinice, invece, riesce a dire: “E’ la fine. Vi amo. Anche lui lo amavo, anche se diventò mio
nemico. Vi prego, seppellitemi. Dentro la Città. Non merito odio. Fatemi tornare lì, almeno da
morto. Madre, ora, chiudimi gli occhi”. E lo fa lui stesso, prendendole la mano. Poi aggiunge:
“Buio, ho buio tutto intorno”.
Giocasta, appena li vide morti tutti e due, fuori di sé, prende la spada, e si trapassa il collo.
Ora giace a terra abbracciata a loro.
Gli eserciti allora iniziano a discutere violentemente: chi è stato il vincitore? Ognuno sostiene
che era stato il proprio capo. La lotta è terribile, ma per fortuna, noi preveniamo i nemici, e
riusciamo a difendere le mura dai loro attacchi. La Pianura si copre di migliaia di morti, tutti
fuggono, lasciando fiumi di sangue sulla Terra.
Ringraziamo Zeus, allora, gli innalziamo la statua d’oro, deprediamo i cadaveri, portiamo il
bottino dentro la Città. Anche Antigone è rientrata, lei deve celebrare i riti funebri, per i suoi cari.
La Città ha vinto, ma ha perso i suoi valorosi guerrieri, i figli di Edipo, Eteocle e Polinice.
CORO
Ora sappiamo tutto. Tre morti, tre sventure. (Entrano le salme) Eccoli qui. Il buio è caduto su
di loro.
ANTIGONE
Devo togliermi il velo dai capelli, scoprire le guance. Vedete? Sono rosse, rosse di dolore.
Tristissimo dolore: ….guidare questo corteo funebre..
Lottarono per la Città i miei fratelli, ma fu strage infinita, sangue su sangue: ora è crollata la
casa di Edipo!
Vorrei riportarvi in vita, tutti e tre, miei cari. Vorrei conoscere un canto, un incantesimo. Ma
non vuole, Erinni, la Dea della Vendetta.
La discendenza di Edipo è finita.
Non doveva, lui, non doveva uccidere la Sfinge!
Troppo ha compreso, ha compreso quello che non si doveva comprendere: l’enigma del
Mostro Alato.
E poi dolori infiniti, quanti nessuno mai prima aveva sofferto, né Greco, né Barbaro, né
Nobile, né Povero. Nessuno, nessuno!
Una rondine vorrei che mi facesse compagnia, che cantasse con me i tormentosi lamenti,
aggirandosi sulla quercia, per richiamare in vita i defunti.
Ora mi taglierò i capelli, per donarli ai morti. Chi onorerò per primo? Polinice, Eteocle o la
madre non più madre?
30
31. ANTIGONE
(grida alla reggia) Edipo, Edipo! Esci fuori, fatti vedere. O padre, è terribile vivere nel buio,
vagare per le stanze con piede malfermo, alzarsi e tornare a letto, non sapendo come trascorrere il
giorno. Esci, esci, ti devo parlare!
EDIPO
(uscendo) Perché, perché mi chiami, Antigone? E mi costringi ad uscire, lentamente,
controvoglia? Volevo restarmene lì dentro, da solo, con il mio tormento, a piangere ancora…. Vedi,
sono solo un fantasma, ormai; disfatto, inutile…!
ANTIGONE
Ti devo dare una notizia terribile.
EDIPO
Quale, figlia?
ANTIGONE
I tuoi figli… sono morti, e… anche Giocasta, tua moglie, il tuo sostegno…
EDIPO
No, no! Non è possibile! Tutti e tre! O no, non posso, non voglio vivere più…
ANTIGONE
Lo sai, è stato il Dio che ti ha ascoltato.... ha punito Eteocle e Polinice, li ha disfatti,
annientati..
EDIPO
Ahhh, ahhh.
ANTIGONE
Perché piangi?
EDIPO
Per loro, per i miei figli.
ANTIGONE
Se li potessi vedere… I loro corpi sono qui davanti, spettacolo orribile…
EDIPO
Sapevo, sapevo che sarebbero finiti così. Ma Giocasta, perché è morta?
ANTIGONE
Si era precipitata nel campo di battaglia, mostrando il petto, versando lacrime. Li supplicava
di non continuare con il duello.. Ma lo scontro stava ormai terminando; sangue scorreva sul campo
dei Fiori di Loto .. Il dio della Guerra esultava, quello dei Morti, aspettava…. Lei, allora, prese la
spada e… si trafisse il collo. E cadde sopra i loro corpi.
.
31
32. QUARTO EPISODIO - VI
CORO
Edipo, Edipo. Che giorno terribile! Ti auguriamo un futuro più luminoso.
CREONTE
Edipo, ascolta. Tuo figlio, prima di andare in battaglia, mi aveva comunicato le sue ultime
volontà, e io adesso devo farle eseguire: riguardano il matrimonio di tua figlia Antigone con mio
figlio Emone, e il tuo esilio. Sì, tu non puoi più abitare in questa Città: la contamini tutta con la tua
presenza. Anche Tiresia, l’indovino, lo confermava. Io non ho nulla contro di te, lo sai bene, ma tu
attiri spiriti maligni, vendicatori, e tutta la Città ne soffre…
EDIPO
Ecco, ecco: la giusta conclusione. Tutto cominciò quando Laio, mio padre, mi generò, e non
doveva! Apollo gli aveva predetto che io l’avrei ucciso! Allora cercò di togliermi di mezzo,
facendomi portare sul monte più alto, abbandonandomi lì: sperava che potessi essere dilaniato dalle
belve feroci. E invece…. il monte mi salvò. Il Dio fece in modo che il servo di Polibo mi trovasse.
Ma poi, lo uccisi davvero, mio padre! E mi congiunsi con mia madre. E misi al mondo due
figli, che erano anche miei fratelli! Ma le maledizioni di Laio arrivarono fino a loro. E questa è la
fine che hanno fatto. Non è colpa mia. Questa disgrazia ha radici molto più antiche!
Ma ora, cosa posso fare? Sono cieco, e devo andarmene via dalla Città. Non ci sono più
Giocasta, i miei figli… Sono vecchio. Come farò a vivere da solo?
Creonte, uccidimi. L’esilio è peggio della morte. Non mi voglio gettare ai tuoi piedi,
supplicarti: sarebbe da vigliacchi.
CREONTE
E fai bene. Io devo cacciarti fuori dalla Città. Ora ci saranno i funerali, ma solo di Eteocle. Il
corpo di Polinice deve restare insepolto, fuori dalle mura, senza alcun onore, in pasto agli avvoltoi,
come meritano i traditori della Patria! Cittadini, sappiate che chi tenterà di seppellirlo, sarà punito
con la morte! Tu, Antigone, adesso termina i Lamenti Funebri e preparati alla cerimonia di nozze:
mio figlio ti aspetta…
ANTIGONE
E’ proprio una terribile disgrazia la nostra, vero, padre? La tua, specialmente… Disgrazia
infinita…
(A Creonte) Tu, Creonte, stai commettendo un crimine, ti rendi conto? Stai mandando via
dalla Città qualcuno che è innocente…
CREONTE
Sono le ultime volontà di Eteocle….
ANTIGONE
…assurde. Sei pazzo se le fai eseguire
CREONTE
Vorresti disobbedire?
ANTIGONE
32
33. Sì….
CREONTE
E allora Polinice….?
ANTIGONE
Secondo la legge dovrebbe essere seppellito con tutti gli onori….
CREONTE
...un traditore!
ANTIGONE
Lui non ha fatto niente di male! Voleva solo riprendersi quello che era suo: il Potere!
CREONTE
E’ stato deciso: resterà insepolto.
ANTIGONE
Lo seppellirò io, con le mie stesse mani…
CREONTE
…morirai anche tu, allora!
ANTIGONE
Sarò felice di morire con lui…
CREONTE
Ora basta! Torna nelle tue stanze….
ANTIGONE
...devo fare quello che ho detto…
CREONTE
Non puoi! La legge è questa.
ANTIGONE
La legge è onorare i morti.
CREONTE
Nessuno lo farà!
ANTIGONE
Pensa a Giocasta, tua sorella….
CREONTE
Zitta! Ho detto che così dev’essere!
ANTIGONE
Devo procedere al lavacro della salma…
CREONTE
33
34. Ho detto che nessuno deve osare…
ANTIGONE
… coprire le sue ferite…
CREONTE
Mai!
ANTIGONE
… baciarlo….
CREONTE
Bacerai mio figlio, che devi sposare..
ANTIGONE
Io, sposare tuo figlio?
CREONTE
Certo! E’ stato deciso…
ANTIGONE
…lo ammazzerei già la prima notte!
CREONTE
Cosa hai detto? Sei pazza?
ANTIGONE
Lo giuro….
CREONTE
E cosa vorresti fare, allora?
ANTIGONE
Andarmene. Via da questa Città, con mio padre…
E.
Grazie, cara, ma non devi…
ANTIGONE
..morirei con lui, se è necessario
CREONTE
Va bene. Te lo concedo.
E
Antigone, sei molto cara, però….
A
O, padre, non posso, non posso sposare il figlio di Creonte, capisci? E non voglio lasciarti da
solo.
34
35. E
Vai contro i tuoi interessi, perché? Il pensiero che tu sia onorata, sposa del figlio del re, mi
potrebbe aiutare a sopportare i miei mali….
A
Ma tu, come faresti?
E.
Appena giunto il momento, uscirò di scena…
A
Come, il famoso Edipo, il salvatore della Città?
E.
Un tempo, ora non più.
A
Voglio condividere con te il tuo destino.
E
Tu sei giovane: no, non devi, sarebbe assurdo…
A.
...ma giusto!
E.
E va bene, vedo che sei decisa. Non riesco a farti cambiare idea. Allora, andiamo. Dov’è
Giocasta? Fammela toccare, voglio salutarla, per l’ultima volta.
A
Sì, è qua.
E
Compagna sfortunata…. e, i miei figli?
A
Sono vicino a te, l’uno accanto all’altro.
E
Avvicina la mia mano a loro. Miei cari, cari, addìo.…. Adesso, andiamo. Apollo me l’aveva
predetto che avrei vagato lontano, per arrivare infine ad Atene…. Tutto si compie, adesso. Dammi il
bastone.
A
Ti accompagno io. Sarò per te come il vento per i marinai. Fai piano, andiamo lentamente,
sta’attento…
E
Addìo, Città. Vado incontro al mio destino.
A
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36. Addìo, giovani amiche. Voi restate. Io non posso. Addìo, fratello. Penserò sempre a te. Avrai
gli onori che meriti.
E.
(al pubblico)
E voi, cittadini: guardatemi! Ero potente, una volta. Vedete come sono adesso? Guardatemi
bene. Imparate dalla mia storia. Imparate.
(escono)
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