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PROLOGO
       PEDAGOGO (sul tetto della reggia)
       Lo so, hai insistito tanto, Antigone, e finalmente sei riuscita a convincere tua madre a farti
uscire dalle tue stanze, quelle riservate alle ragazze, per salire qui sopra, a vedere il grande esercito
venuto da Argo! Ma aspetta, aspetta ancora un poco: devo controllare che non ci sia nessuno per
strada, nessuno deve vederti, sarebbe mortificante per me, che sono uno schiavo, ma soprattutto per
te, che sei la principessa. Però, se vuoi, posso raccontarti io stesso quello che ho visto e sentito
quando sono stato nell’accampamento degli Argivi, sì, quando sono andato a consegnare a tuo
fratello Polinice il messaggio nel quale si annunciava la tregua. Ma, aspetta… fammi vedere…. No,
non c’è nessuno. Va bene, puoi salire. Forza, c’è l’ultimo gradino…
       Guarda: tutta la pianura, lungo le rive del Fiume, attorno alla Sorgente, è piena di guerrieri.

                           ANTIGONE (salendo per la scala che porta sul tetto)
                                 Ecco, sono alla fine della scala…
                                         sollevo il piede….

                                       La vecchia alla giovane mano:
                                               la tua alla mia,
                                              strette strette….

     PEDAGOGO Guarda, arriviamo proprio al momento giusto: si stanno dividendo in sette
gruppi.

                                ANTIGONE (guardando giù per la pianura)
                                          O, grande Ecate!
                                       Luccicante di bronzo
                                        è tutta la pianura…

      PEDAGOGO …e senti il fragore delle armi? Tuo fratello Polinice è venuto qui con un
esercito poderoso: guarda quanti guerrieri, quanti cavalieri…

     ANTIGONE Ma… le sbarre di ferro dietro le porte della città….?

      PEDAGOGO Sta’ tranquilla: è tutto al sicuro qui dentro le mura. Ma ora osserva più
attentamente. Dimmi se vuoi sapere qualcosa.

      ANTIGONE Sì, vorrei sapere….. Ecco: chi è quel guerriero che porta l’elmo con la criniera
di cavallo bianco?

     PEDAGOGO Un comandante, principessa.

     ANTIGONE Sì, ma qual è la provenienza, il suo nome?

     PEDAGOGO Dicono che venga da Micene. Il suo nome è Ippomedonte.

     ANTIGONE Fa paura a vederlo: sembra un gigante, non un mortale!

     PEDAGOGO E lo vedi quell’altro che attraversa le acque della Sorgente?

     ANTIGONE Sì. Ha un’armatura tutta diversa! Chi è?
                                                                                                        1
PEDAGOGO E’ Tideo, del popolo degli Etoli. Lo spirito di Ares, il dio guerriero, lo incita
infuriandolo.

     ANTIGONE E pensare che mio fratello è diventato suo cognato! ….. Le sue armi sono
proprio diverse: sembrano quelle di un selvaggio.

      PEDAGOGO Gli Etoli usano uno scudo piccolo e attaccano con lunghe lance; sono
bravissimi in questo.

     ANTIGONE E chi è quello con i lunghi capelli, che avanza superbo? E’ molto giovane. Una
massa di armati lo segue: dev’essere uno dei capi.

     PEDAGOGO E’ Partenopeo, il figlio di Atalanta la cacciatrice.

                                              ANTIGONE
                                      Possa trafiggerlo Artemide
                                           con le sue frecce,
                                  chi viene a distruggere la mia città!

     PEDAGOGO Sì, vorrei anch’io, Antigone. Però la Giustizia sembra dalla loro parte, ed
anche gli Dei.

      ANTIGONE E… dov’è, dov’è mio fratello, figlio della stessa madre, frutto del destino
terribile? Dimmi, dov’è Polinice?

     PEDAGOGO E’ laggiù, accanto ad Adrasto, vicino la tomba delle Niobidi. Lo vedi?


                                              ANTIGONE

                                        Lo vedo, sì, lo vedo..
                                       ma… solo i lineamenti….

                                      …vorrei essere una nuvola,
                                        correre verso di lui

                                         …attraverso l’aria…..

                                            e abbracciarlo…

                                        la sua armatura d’oro…:
                                         è tutta raggi scintillanti
                                            di sole mattutino..



     PEDAGOGO Per fortuna, sta per arrivare qui nella reggia: la tregua glielo consente.

     ANTIGONE E, dimmi, chi è quell’altro che tiene saldo le redini dei cavalli di un carro?


                                                                                                   2
PEDAGOGO E’ Anfiarao, l’indovino. Trasporta le vittime per i sacrifici. Sarà sparso sangue
sulla terra…


                                             ANTIGONE
                                              Oh Selene,
                                            figlia del Sole,
                                           volto d’argento,
                                      che governi il cielo stellato,
                                              proteggici!

     E… dov’è Capaneo, il più terribile, il più violento?

     PEDAGOGO E’ lì, che alza lo sguardo, lo abbassa, osserva le mura, cerca i punti più
accessibili…

                                              ANTIGONE

                                        O Vendetta, Vendetta,
                                         tuoni, fulmini di Zeus
                                         che colpite e bruciate
                                      chi vuole superare se stesso;
                                                 vedete:
                                      Capaneo vuole farci schiave
                                        noi tutte donne di Tebe
                                         e portarci a Micene…

                                                Mai, mai
                                               o Artemide,
                                        bellissima, capelli d’oro,
                                          non permetterlo mai,
                                  non farci mai conoscere la schiavitù!

      PEDAGOGO Bene, sei stata accontentata: hai visto quello che volevi vedere, adesso torna a
casa. Sei felice di rivedere tuo fratello, non è vero? Andiamo: sento voci di donne… ecco, si
avvicinano. Meglio allontanarci….. Andiamo, andiamo…..


     (escono)




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PARODO

                CORO

              I (strofe)
        Alte le onde del mare
     quando lasciammo l’Isola…

          ….distese d’acqua,
         acqua e nient’altro…

         …spinte dal vento…

      ….soffio soave, leggero….

          In mezzo alla neve
          sarà la nostra casa,
          sul monte del Dio,
           Apollo il Profeta.



             II (antistrofe)
          Così hanno deciso:
         noi, a Lui consacrate.
              Questa terra
     è solo una tappa del viaggio:
     presto ci bagneremo i capelli
      nelle acque della Sorgente,
          per celebrare il rito.

Vedo già i fuochi sulle vette del monte;
         due cori, due templi.
         Vedo già i grappoli,
   il Vino che sgorga, senza fine;
          e il Serpente Sacro,
           le cime innevate,
        le danze della Terra…

           Chiusa, al sicuro,
       nella grotta voglio stare,
     non più quaggiù, prigioniera.




                                           4
III (strofe)
              Dio della Guerra,
         non devi far scorrere sangue!

                  Stesso dolore,
                       Tebe,
                 il tuo ed il mio:
            questa terra è la mia terra;
          i tuoi padri, i nostri padri….



                 IV (antistrofe)
             Massa d’armi si stringe,
              di scudi scintillanti.
         Sangue, sangue forse scorrerà:
il Dio della Guerra si abbatte sui figli di Edipo!

                Argo violenta,
          perché gli Dei sono con te?

                Giustizia, forse,
          protegge la lotta dell’uomo
      che s’avvicina a questa reggia…….




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PRIMO EPISODIO
      POLINICE (entra in scena, senza accorgersi delle donne)
      Devo stare attento, molto attento…. troppo facile è stato entrare qui, dentro la città: le guardie
hanno staccato le sbarre di ferro e mi hanno fatto passare. Vogliono forse catturarmi e uccidermi?
Devo guardarmi bene in giro, davanti, dietro, di lato… Devo controllare che non ci sia nessuno…
Ma con questa spada saprò difendermi se è il caso, senza paura…
      Ehi, chi è là? No, per fortuna è solo il vento. Quando sei nervoso, basta poco per farti agitare
ancora di più. Ma ora basta: ormai sono qui, sono venuto, me l’ha chiesto mia madre Giocasta, mi
ha assicurato che c’è una tregua, che non mi possono fare niente, e io ci devo credere… (anche se
non ci credo). Magari.. mi nascondo lì, dietro gli altari dei sacrifici…
      Ma…. sembra che ci sia qualcuno… Sì, sono donne: posso rimettere a posto la spada, e
chiedere aiuto a loro.

     (al coro) Straniere, ditemi, da dove venite? Perché siete qui in Grecia?

      CORO
      La Fenicia è la nostra terra, Delfi la nostra meta; lì dobbiamo arrivare, per servire Apollo. Il
figlio di Edipo aveva preparato tutto quello che occorreva per la nostra partenza, ma poi da Argo è
arrivato un esercito…. E tu chi sei? Perché sei qui a Tebe?

     POLINICE
     Sono anch’io figlio di Edipo: il mio nome è Polinice.

      CORO
      Oh… signore…. ci inginocchiamo davanti a te, secondo il nostro uso. E tu, Giocasta, cosa
aspetti? Esci dalla casa, guarda, guarda: tuo figlio è tornato! Abbraccialo, abbraccialo!

       GIOCASTA (esce dalla reggia, entra in scena)
       Figlio, ti rivedo finalmente, dopo tanto tempo! Vieni tra le mie braccia, sul mio petto,
abbracciami forte (si abbracciano). Fatti vedere: le tue guance, i tuoi capelli…. non ci speravo
più… Non ho parole, non ho neppure la forza di essere contenta.
       Ho perduto il sorriso, la voglia di vivere, da quando te ne sei andato via, da solo, fuori dalla
città, per colpa di tuo fratello, lasciando tutti nella disperazione. Vedi? Ho tagliato i capelli, in segno
di lutto, e vesto sempre di nero.
       Lui, tuo padre, senza occhi, non riesce a piangere: pensa alla casa vuota, come un carro senza
cavalli, scappati via.
       A volte…. – sì: prende la spada, o una corda, come…. per farla finita…
       E grida sempre…
       E vi lancia oscure maledizioni, a tutti e due…
       I suoi lunghi lamenti, lo piegano sempre di più, e sembra svanire pian piano nel buio…
       Ma tu, dimmi, mi hanno detto del tuo matrimonio con una donna straniera…
       Vuoi dei figli, per questo l’hai fatto, non è vero?
       Ma è terribile per me, lo capisci? S’interrompe la discendenza, Tebe finisce… e…
       Non ho potuto neppure vederti, festeggiare il tuo matrimonio…. Come? Io, tua madre….?
       Il Fiume è rimasto silenzioso; voleva anche lui partecipare, offrirti le sue acque, purificarti! E
invece….
       Ma perché? Chi è stato? Chi ha fatto tutto questo?
       E’ stata la guerra? I vostri scontri, tra te e tuo fratello?
                                                                                                         6
O…. è colpa di tuo padre?
     Oppure…. È stato uno Spirito Maligno?
     Perché sta crollando la casa di Edipo?
     Perché sprofondo sempre di più in questo abisso di dolore?

      POLINICE
      Madre, io sono qui, sono venuto da te. Forse è stata un’imprudenza, una follìa, c’è chi mi odia,
in questa città. Ma è la mia città, la mia patria, è tutto per me. Eppure ho avuto paura, entrando, che
qualcuno mi uccidesse, qualche amico di mio fratello… e allora ho preso la spada, mi sono guardato
bene intorno… Ma tu mi avevi assicurato che nessuno mi avrebbe toccato, e così, eccomi qua.
      Sai, ho rivisto dopo tanto tempo la nostra casa, i templi, i luoghi della mia giovinezza, la
Sorgente, e …. ho pianto per la commozione.
      Che grande ingiustizia, madre: io cacciato via, costretto a rifugiarmi in una città straniera,
dove penso sempre a voi, con l’angoscia nel cuore. E ora, cosa mi tocca vedere? Questi capelli
tagliati, questi vestiti neri….
      Oh, madre, troppo odio, troppo odio, capisci? Un odio che non si può placare, tra fratelli, per
di più!
      Ma, dimmi di mio padre: cosa rimugina, con il suo sguardo spento, nel suo buio totale?
      E le mie sorelle? Sentono almeno un poco la mia mancanza?

     GIOCASTA
     Un Dio, un Dio ci perseguita, Polinice. Tortura soprattutto me, che vi ho generato, e… che mi
sono unita a vostro padre…
     E’ terribile! Non riesco neppure a parlare, devo solo sopportare.
     Vorrei chiederti tante cose, ma ho troppa paura, non voglio farti del male.

     POLINICE
     No, chiedi, chiedi tutto quello che vuoi!

     GIOCASTA
     Allora… dimmi, come hai vissuto lontano dalla Città? Quanto hai sofferto?

     POLINICE
     Tantissimo, madre: non ci sono parole per descriverlo.

     GIOCASTA
     Qual è la cosa più terribile per chi sta in una terra straniera?

     POLINICE
     La cosa più terribile? Non puoi dire quello che pensi.

     GIOCASTA
     Come gli schiavi?

     POLINICE
     Esatto: i potenti del luogo sono i tuoi padroni.

     GIOCASTA
     Dover essere giusti con chi è ingiusto… è assurdo!

     POLINICE
                                                                                                      7
Ma vantaggioso, quando sei schiavo.

GIOCASTA
Nessuna speranza di tornare?

POLINICE
Speranze? Tante.

GIOCASTA
Ma inutili, vero?

POLINICE
E già.

GIOCASTA
Allora perché ti cullavi nelle illusioni?

POLINICE
Sono troppo dolci…

GIOCASTA
Ma come vivevi? Prima di sposarti, voglio dire.

POLINICE
Come vuoi che vivessi? Un giorno mangiavo, un altro no.

GIOCASTA
I vecchi amici di tuo padre non ti hanno aiutato?

POLINICE
Gli amici! Quando navighi in cattive acque ….

GIOCASTA
E il fatto che eri nobile, figlio di un re …

POLINICE
A cosa ti serve, se hai dovuto lasciare tutta la tua ricchezza in patria?

GIOCASTA
Certo, la Città è l’unico luogo in cui si può vivere da uomini.

POLINICE
E’ quello che penso anch’io.

GIOCASTA
Ma come sei finito ad Argo? Cosa avevi in mente?

POLINICE
Io? Niente! E’ stato Apollo, sai. Le sue profezie…

GIOCASTA
                                                                            8
Quali profezie? Non ne so nulla!

     POLINICE
     Aveva annunciato ad Adrasto, il re di Argo, che un giorno avrebbe visto un leone ed un
cinghiale..

     GIOCASTA
     E allora?

     POLINICE
     E allora avrebbe fatto sposare con loro le sue due figlie.

     GIOCASTA
     E tu saresti una belva feroce?

     POLINICE
     Non saprei, il Dio mi vede così.

     GIOCASTA
     Certo, Lui sa quel che fa. Ma.. come avvenne il matrimonio?

     POLINICE
     Una notte arrivai a casa di Adrasto….

     GIOCASTA
     …in cerca di un letto dove dormire?

     POLINICE
     Sì. E proprio nello stesso momento si presentò un altro poveraccio come me….

     GIOCASTA
     E chi era?

     POLINICE
     Tideo.

     GIOCASTA
     E Adrasto come fece a capire che eravate voi le “bestie feroci”?

     POLINICE
     Abbiamo litigato ferocemente per una coperta che lui ci aveva offerto.

     GIOCASTA
     …e così…?

     POLINICE
     Capì tutto.

     GIOCASTA
     …e vi ha dato in spose le figlie. Ma almeno è una buona moglie?


                                                                                              9
POLINICE
     Non ho niente da dire, finora.

     GIOCASTA
     E questo esercito che hai messo insieme?

      POLINICE
      E’ un favore che ci ha fatto Adrasto, a me e a Tideo. Volevamo rientrare nelle nostre Città, e
così lui ha chiamato vari guerrieri, i più forti, da tutta la Grecia, per combattere insieme a noi.

     Ma, giuro, davanti agli Dei, che non per mia volontà avviene tutto questo: sono costretto mio
malgrado dalle circostanze. Semmai è mio fratello che vuole la guerra.

      Madre, solo tu puoi evitare la catastrofe. Ti prego, salvaci dalla distruzione, salva te stessa,
salva la Città!

     CORO
     Ecco Eteocle che arriva. Giocasta, sei sua madre: trova le parole giuste. Placa la sua ira!

     (arriva Eteocle)

     ETEOCLE
     Madre, facciamo presto, non ho tempo da perdere. Ho lasciato le truppe fuori dalla Città, stavo
organizzando la difesa, ma tu mi hai chiamato, “per una cosa importante”, hai detto, ed eccomi qua.

     (si accorge di Polinice)
     Vedo che c’è anche lui. Gli hai concesso una tregua, vero?

      GIOCASTA
      Eteocle, vogliamo tutti Giustizia, qui. Manteniamo la calma. “Lui” è tuo fratello. Guardalo in
faccia. Non è la Medusa. Anche tu, Polinice, gira la testa. Quando c’è da risolvere una lite,
specialmente tra fratelli, non si deve pensare più al passato, ma solo al momento presente.

     (a Polinice) Figlio mio, sei arrivato con un esercito, hai subito un torto, dici. Parla per primo
dunque, gli Dei ti ascoltino e siano giudici imparziali.

       POLINICE
       Dirò la verità, brevemente, senza troppe parole.
       Ho diritto anch’io, tanto quanto lui, di esercitare il Potere che era di nostro padre. Sono andato
via dalla Città, volontariamente, per lasciarla nelle mani di mio fratello, e per non far realizzare le
terribili maledizioni di Edipo. Avevamo stabilito però, di comune accordo, che dopo un anno sarei
tornato io al Potere, altrimenti avrei agito di conseguenza, come sto facendo, perché lui, violando i
patti, è ancora al Potere, e io ne sono escluso.
       Sono pronto a smantellare le macchine da guerra e ordinare la ritirata, ma solo se posso
riprendermi ciò che è mio. Giuro che lascerò il mio posto allo scadere dell’anno, mi siano testimoni
gli Dei. Giustizia prometto, io che Ingiustizia ho subito.
       Penso di essere stato chiaro. O no?

     CORO
     Chiarissimo. Noi ti abbiamo capito, anche se siamo straniere.


                                                                                                         10
ETEOCLE
     Certo, se i concetti di male e di bene fossero uguali per tutti, non esisterebbero liti, contrasti,
guerre. Purtroppo non è così. Usiamo tutti le stesse parole, ma ognuno le intende a modo suo.

       Sentite, dirò chiaramente come la penso: per me il Potere è come un Dio, il Dio più grande di
tutti, e io lo voglio rispettare, onorare, e non tradirlo mai. Sarebbe assurdo lasciare il doppio per
prendere la metà.
       E poi, lui viene qui, a portare distruzione, infischiandosene di tutte le leggi. Ma ve
l’immaginate se io, per paura dei suoi “amici”, gli consegnassi le chiavi della Città? Che cosa
penserebbero di me i miei sudditi? I contrasti si risolvono con il dialogo, non con le armi!
       Dispostissimo a farlo rientrare… ma come semplice cittadino, non voglio essere il suo
schiavo.
       Vuoi incendiare la Città? Provaci: sarà un grande spettacolo, guerrieri, lance, scudi…..
       Ma sappi che io non tradirò mai il Potere, mai, capito?
       “Ingiustizia” la chiami? E allora ti dico: meglio l’ “Ingiustizia” che la Schiavitù!


       GIOCASTA
       Eteocle, ascolta tua madre, che è vecchia e ne sa più di te. Vuoi il “Potere”? Lascia stare:
porta solo liti, scontri, violenze, tra parenti, tra concittadini: chi vuole più di quello che ha è sempre
in guerra con tutti.
       L’Armonia, invece, unisce le persone, le avvicina le une alle altre: è il fondamento della
Civiltà.
       Pensa: la Notte e il Giorno si alternano in perfetto accordo, il Sole non odia il Buio quando gli
deve cedere il posto. E tu, non vuoi lasciare a tuo fratello la parte che gli spetta?
       Vuoi essere Potente, ammirato da tutti: ma non ti rendi conto che sono solo illusioni? Pensi
davvero che saresti felice? Superiore, sì, ma solo esteriormente. Perché, dimmi, che significa
“essere superiori”? Le persone intelligenti sono forse insoddisfatte di quello che hanno?
       Ragiona: se ti chiedessi di scegliere tra il “Potere” e la Città, sceglieresti forse il Potere?
       E poi, se vincesse tuo fratello, con quale coraggio guarderesti in faccia i tuoi concittadini,
prigionieri di guerra?
       Eteocle, ascoltami: quel “Potere” che tu cerchi, io, al contrario, ti scongiuro di evitarlo con
tutte le tue forze. Sii saggio, abbi rispetto per la Città!

      Ascolta tu, adesso, Polinice.
      Hai detto che Adrasto ti ha fatto un favore: e lo chiami “favore” aiutare qualcuno a distruggere
la sua Città? Dimmi, se per caso ci riuscissi – non sia mai! – come potresti poi celebrare i sacrifici
di ringraziamento agli Dei? Ringraziamento per che cosa? Vuoi che tutti pensino che sei pazzo?
      Ma, poniamo il caso che tu non ci riuscissi: con quale faccia torneresti ad Argo? Direbbero:
“Ecco quello che ci ha rovinato! Adrasto, sei stato un pazzo a dare tua figlia in sposa a
quest’uomo!” Cosa otterresti? Te lo dico io: niente, proprio niente, solo odio!
      Allora, figli miei, vi scongiuro, ragionate, non fatevi prendere dalla smania di Successo, di
Potere, di “Giustizia”! Trovate un accordo, riconciliatevi, riappacificatevi!

     CORO
     O Dei immortali! Liberateci da questi mali, fate riconciliare i fratelli!

     ETEOCLE
     Ora basta con questi discorsi inutili, l’ho detto e lo ripeto: il Potere è solo mio.
     (A Polinice) E adesso via di qui o morirai!


                                                                                                           11
POLINICE
Nessuno sarebbe tanto pazzo da rischiare di essere ucciso da me..

ETEOCLE
Non sarei così sicuro. Le vedi queste mani?

POLINICE
….mani di vigliacco..

ETEOCLE
….un vigliacco che tu vorresti attaccare…

POLINICE
….perché so di avere ragione…

ETEOCLE
….perché hai le spalle coperte da tua madre…

POLINICE
Senti, vuoi darmi o no quello che mi spetta?

ETEOCLE
Ci riprovi? E’ inutile! Vattene!

POLINICE
Fammi almeno guardare per l’ultima volta i templi…

ETEOCLE
…che vorresti incendiare …

POLINICE
…e pregare gli Dei…

ETEOCLE
..credi che ti ascolteranno?

POLINICE
O Dei, abbiate pietà di me: mi cacciano via dalla Città….

ETEOCLE
…che vorresti distruggere …

POLINICE
..ingiustamente…

ETEOCLE
Senti, vai a pregare gli Dei di Argo, non i nostri..

POLINICE
Blasfemo!


                                                                    12
ETEOCLE
Nemico pubblico!

POLINICE
… cacciato via…

ETEOCLE
…morirai, se rimani!

POLINICE
Padre, padre, dove sei?

ETEOCLE
Padre, padre, guarda cosa vuole fare…

POLINICE
Madre…

ETEOCLE
Non hai nessun diritto di parlare con lei.

POLINICE
Concittadini!

ETEOCLE
Non hanno niente a che fare con te….

POLINICE
Va bene, me ne vado.

ETEOCLE
Sì, e subito!

POLINICE
Ma prima vorrei vedere mio padre…

ETEOCLE
Non puoi!

POLINICE
.. le mie sorelle…

ETEOCLE
No!

POLINICE
Ma…

ETEOCLE
Sei un verme!


                                             13
POLINICE
     D’accordo. Allora me ne vado. Addìo, madre..

     GIOCASTA
     Figlio…

     POLINICE
     E’ un mostro!

     ETEOCLE
     Devo pure difendermi!

     POLINICE
     Dimmi un’ultima cosa: dove ti piazzerai a difendere la Città?

     ETEOCLE
     Perché?

     POLINICE
     Perché lì ci sarò anch’io, e t’ammazzerò!!

     ETEOCLE
     Ti sbagli: sarò io ad ucciderti prima.

     GIOCASTA
     Cosa dite, cosa dite? Basta, basta… Non fate compiere le maledizioni di Edipo!


     ETEOCLE
     Vada al diavolo tutta la stirpe…..

      POLINICE
      Guardate, tutti, uomini e Dei: mi sta cacciando via, come uno schiavo! Se succederà qualcosa
sarà solo colpa sua! (A Polinice) Pensi che non la sappia usare questa spada? Se riuscirò ad
ammazzarti, mi riprenderò finalmente quello che mi spetta!

     ETEOCLE
     Bravo, bravo. Sempre lo stesso: in guerra contro tutto e tutti! Vai via, verme, via, viaaa!

     (Escono tutti)




                                                                                                     14
PRIMO STASIMO
                    Dalla Fenicia,
        dalla nostra terra, partì Cadmo,
             per fondare questa Città:
                inseguì la Giovenca
              che gli indicò il luogo.
                       Era qui,
          dove l’acqua della Sorgente
                 scorre per i solchi
                  fertili e fecondi.
                         E qui
              Selene partorì Diòniso,
            e subito l’edera l’avvolse,
                      lo ricoprì,
                     rivestì colui
                  per cui le donne
                 danzano invasate,
                      impazzite,
                    proprio qui…
                   in questa Città.
                         E qui
             Cadmo uccise il Drago,
     che guardava con i suoi mille occhi,
             e custodiva la Sorgente,
               terribile, sanguinario,
           figlio del Dio della Guerra.
            Lo uccise con una pietra,
                ed Atena gli ordinò
              di seminare i suoi denti
                   E qui li lanciò,
         li gettò nei solchi della Terra,
          e germogliarono i Guerrieri
               e lottarono tra loro….
             E si uccisero a vicenda:
                 dalla Terra emersi
      s’immersero in un lago di sangue.
                Ora noi invochiamo
             il figlio della Giovenca,
                   e lo preghiamo,
               noi, barbare, Fenicie,
                di proteggere Tebe.

         Epafo - questo è il tuo nome -
ricorda, i tuoi discendenti abitano questa Città.
                  Portale aiuto!
                    Difendila!
              Niente è impossibile
                    per gli Dei.

                                                    15
SECONDO EPISODIO
     CREONTE
     Oh, eccoti, finalmente! Ti ho cercato dappertutto!

     ETEOCLE
     Anch’io ti cercavo, Creonte. Ti devo dire di mio fratello.

     CREONTE
     Dimmi.

     ETEOCLE
     Ho parlato con lui, e ho rifiutato tutte le sue proposte.

     CREONTE
     Hai fatto bene: è di un’arroganza spaventosa. Pensa di impadronirsi del Potere, solo perché c’è
suo suocero che lo aiuta. Ma, andiamo al dunque: ho una buona notizia.

     ETEOCLE
     Quale?

     CREONTE
     Abbiamo preso un nemico.

     ETEOCLE
     E ha parlato?

     CREONTE
     Sì: dice che l’attacco è imminente.

     ETEOCLE
     Accidenti: vado a far uscire l’esercito dalle mura!

     CREONTE
     Aspetta, non puoi!

     ETEOCLE
     Perché?

     CREONTE
     Loro sono molti di più.

     ETEOCLE
     Sì, ma non più forti.

     CREONTE
     …dicono che sono imbattibili..

     ETEOCLE
     Non preoccuparti, ci penso io: vedrai quanti ne ammazziamo…
                                                                                                   16
CREONTE
Speriamo. Però….

ETEOCLE
Vado.

CREONTE (lo trattiene)
…. bisogna agire bene.

ETEOCLE
E come?

CREONTE
Meglio pensare ad altre soluzioni.

ETEOCLE
Forse potremmo attaccarli di sorpresa?

CREONTE
No, no: troppo rischioso.

ETEOCLE
Allora di notte, che dici? Il rischio è uguale per noi e per loro.

CREONTE
Il buio non aiuta….

ETEOCLE
E se li sorprendiamo mentre mangiano?

CREONTE
Creeremmo solo caos.

ETEOCLE
Possiamo colpire la loro cavalleria.

CREONTE
… è ben protetta

ETEOCLE
Insomma, vuoi che gli consegno la Città nelle mani?

CREONTE
Ma no. Ho io un piano migliore.

ETEOCLE
E quale?

CREONTE
Visto che, a quanto pare, loro sono in sette…
                                                                     17
ETEOCLE
     Sette?

     CREONTE
     Ognuno è a capo di un gruppo di guerrieri.

     ETEOCLE
     Ho capito: uno per ogni porta.

     CREONTE
     Esatto: allora prendi anche tu sette uomini, i più forti.

     ETEOCLE
     Per…?

     CREONTE
     Per metterli a capo di altri sette gruppi…..

     ETEOCLE
     .. e difendere le sette porte?

     CREONTE
     Sì, e anche per farti aiutare: meglio dividersi i compiti.

     ETEOCLE
     E come mi conviene sceglierli, seguendo l’ istinto o pensandoci bene?

     CREONTE
     In tutti e due i modi: hai più garanzie.

      ETEOCLE
      D’accordo: farò così: piazzerò un guerriero davanti ad ogni porta, uno contro ognuno di loro.
      Ed io… Sì, io affronterò lui, mio fratello. Spero di farlo prigioniero, anzi, di ucciderlo, quel
traditore.
      E, senti, Creonte: pensa tu a mia sorella Antigone, se mi succedesse qualche cosa. Mio padre
non può, per quello che ha fatto. Voglio che lei sposi tuo figlio Emone.
      Un’altra cosa. Il corpo di Polinice non dovrà assolutamente essere seppellito. Chiunque lo
farà, dovrà essere ucciso. E’ chiaro? E ricordati di consultare al più presto Tiresia, l’indovino:
potrebbe esserci utile.
      Servi, portatemi le armi. Giustizia, vieni, portaci la Vittoria. Vittoria sia con noi! O, grandi
Dei, salvate questa Città!




                                                                                                         18
SECONDO STASIMO

    Terribile, terribile il dio della Guerra:
          sangue, sangue lui porta!

         Vorrei vederlo come Bacco,
       bellissimo di eterna giovinezza,
     in mezzo a canti, musiche, danze….
        E invece, vedo sangue, sangue,
            e la danza della Guerra!

                 La Montagna,
           doveva ucciderlo Edipo,
               sepolto dalla neve,
            e invece l’ha nascosto!

         E la Sfinge, il Mostro Alato,
       quanti ne ha ammazzati, quanti?
         Felice il Signore dei Morti,
               là, sotto la Terra!

                     E ora,
un’altra disgrazia si abbatte sui figli di Edipo,
                su questa Città!
                  So di cose
          che non si possono dire….

             Ma tu sei forte, Tebe,
             discendi dai Guerrieri
           nati dai denti del Drago;
               hai visto le nozze
             di Cadmo e Armonia;
             le tue mura sono nate
         dal suono della Magica Lira;
                 hai la Sorgente,
                i Fiumi Gemelli.
              Sei piena di risorse,
               noi crediamo in te.
           Vai, combatti, combatti!
               Vincerai, vincerai!
               Avrai, finalmente,
            il premio che ti spetta!




                                                    19
TERZO EPISODIO
       TIRESIA (entra l’indovino cieco accompagnato da una fanciulla, forse sua figlia)
       Bella come una stella …. i tuoi occhi sono i miei. Tienimi forte le mani… sorreggimi, sono
vecchio… Meneceo, figlio di Creonte, dimmi: dov’ è tuo padre? E’ distante da qui? Vedi, sono
stanco, devo procedere lentamente…
       CREONTE
       Ecco, sei arrivato, sono qui. (a Meneceo) Accompagnalo, Meneceo. Ti è proprio gradita una
giovane mano, vero, Tiresia?
       TIRESIA
       Perché mi hai mandato a chiamare, Creonte?
       CREONTE
       Un momento, aspetta, sei affaticato, riposa, parleremo dopo. Da dove vieni?
       TIRESIA
       Da un servizio che ho reso agli Eretteidi. Erano stati attaccati da Eumolpo, e io li ho aiutati a
vincere. Guarda, mi hanno anche dato questa corona d’oro….
       CREONTE
       Bene, speriamo che lo stesso avvenga qui da noi: siamo attaccati dall’esercito di Argo, il
pericolo è grande. Eteocle, il nostro re, mi ha incaricato di chiamarti, ed è andato subito ad
organizzare la difesa. Dicci, cosa dobbiamo fare per salvare la Città?
       TIRESIA
       Eteocle, hai detto? A lui non voglio dire nulla. A te sì, Creonte. La Città è contaminata, dal
giorno in cui Laio concepì Edipo, che poi si accecò, per volere degli Dei. Eteocle e Polinice l’
hanno segregato in casa, il loro padre, sperando che nessuno venisse a sapere quello che aveva fatto,
e lui, profondamente offeso, ha lanciato su di loro terribili maledizioni. Da allora mi odiano, i figli
di Edipo. Ma io so che fine faranno.

                              Vedo morti, tantissimi morti, Argivi e Tebani.
                         Sento…… lunghissimi lamenti, vedo la Città distrutta….

      La colpa è di Edipo: non doveva lasciare il regno in mano ai figli: pazzi, distruggeranno la
Città. Però, non tutto è perduto: c’è un modo per evitare il disastro, ma non posso rivelarlo. Sarebbe
troppo doloroso. Ora devo andare… Addìo.
      CREONTE
      No, fermati!
      T.
      Lasciami!
      C
      Dove vai?
      T.
      Per la mia strada.
      C
      Parla, la Città deve sapere…
      T
      Ma tu non devi.
      C
      Cosa non farei per la Città!
      T
      Davvero?
                                                                                                       20
C
     Dov’è tuo figlio?
     T
     Lì accanto a te.
     T
     Fallo andare via.
     C
     Perché? Se è un segreto, non lo dirà a nessuno…
     T
     Vuoi davvero che ascolti?
     C
     Certo.
     T.
     Allora, parlerò. Per salvare la Città, devi sacrificare tuo figlio. Questo è il volere degli Dei.
     C
     Cosa? Che cosa dici, vecchio?
     T.
     Dico ciò che gli Dei hanno stabilito.
     C
     Grande disgrazia…
     T
     Non c’è altro modo...
     C
     (al coro) Ditemi che non è vero, che non lui ha detto niente, che io non ho sentito niente….
     T
     Non sei un uomo, se fai così.
     C
     Vai via!!!
     T
     Questo è il volere degli Dei….
     C
     Come, come è possibile? (si getta ai piedi di Tiresia)
     T
     Alzati, e ascolta.
     C
     No, basta, basta, non parlare più… Me lo vuoi proprio ammazzare!
     T.
     Non io.
     C
     Ma perché, perché deve morire?
     T.
     Per placare l’ira di Ares, il dio della Guerra. Cadmo, il fondatore della Città, uccise il Drago a
Lui sacro. Tuo figlio, ultimo discendente degli Sparti, i guerrieri nati dai denti del Drago, dev’essere
immolato nel luogo stesso che un tempo era la sua tana. Il dio della Guerra, allora, salverà Tebe.
     Devi scegliere, Creonte: o tuo figlio o la Città.
     Ora devo andare. Destino terribile è quello di noi indovini: ci attiriamo l’odio degli uomini,
per obbedire agli Dei. Se Apollo potesse parlare direttamente….. (esce)

     CORO
     Creonte, sei senza parole, sconvolto, come noi….


                                                                                                       21
CREONTE
     (al coro) Una cosa è sicura: non offrirò mai questo sacrificio. Amo mio figlio, come tutti. Io
sono vecchio, possono immolare me. (a Meneceo) Devi scappare, figlio. Presto, prima che ti
prendano…
     MENECEO
     Scappare? E dove?
     C
     Dovunque.
     M
     Se me lo chiedi…
     C
     Ma non a Delfi!
     M
     Dove allora?
     C
     Prima in Etolia….
     M.
     E poi?
     C.
     In Tesprozia.
     M.
     A Dodòna?
     C.
     Sì
     M.
     E chi mi proteggerà?
     C
     Ci penserò io.
     M.
     Va bene, vado a salutare Giocasta. Per me è come una madre… Tu vai pure..
     C
     Vado. (esce)
     M.
     (al coro) Straniere, ho parlato così per assecondarlo, ma io non voglio tradire la mia Città. Ho
deciso: mi lascerò cadere dalle mura. Precipiterò nella tana del Drago. Sarà il mio contributo alla
Guerra. Morirò come tanti altri. Tebe, sarai purificata! Sarai libera, per sempre! (esce)




                                                                                                        22
TERZO STASIMO

                 Mostro Alato,
              figlia della Terra,
               terribile Sfinge!
              Com’eri spietata,
    quando portavi via i giovani tebani,
   quando straziavi di lamenti le madri,
  quando volavi con le tue ali immonde
 e cantavi il tuo lugubre canto selvaggio!

            Terribile, tremenda,
               Mostro Alato,
            figlia della Terra…

         Nelle case, in tutta la Città,
        le madri, le mogli, le sorelle,
tutte, tutte insieme, gridavano, gridavano,
               urlavano al Cielo
               la loro immensa,
                 inconsolabile
                 disperazione.

   Poi venne Edipo, mandato da Apollo.
          E l’uccise, la Sfinge…
             Fu liberata Tebe!

      Ma quante sventure seguirono!
           Lui si unì alla madre,
            contaminò la Città,
         la portò a questa Guerra,
      che ancora contamina la Città:
siano maledette le sue terribili maledizioni!

           Invece tu, Meneceo,
           sei davvero un eroe!
         Hai deciso di sacrificarti,
    hai preferito la Città alla Famiglia.
               Un figlio così
        vorremmo avere anche noi!

     Atena, tu hai voluto tutto questo.
              Salvaci, adesso!
            Lascia che la Città
          sia finalmente libera
             da questa orrenda
               interminabile
                maledizione!

                                                23
QUARTO EPISODIO

     MESSAGGERO
     (grida rivolto verso la reggia)
     Giocasta, Giocasta, ho notizie per te.

     GIOCASTA
     (uscendo dalla reggia)
     Quali notizie? Dimmi, Eteocle è morto?

     MESSAGGERO
     No, stai tranquilla: è vivo!

     GIOCASTA
     E la Città?

     MESSAGGERO
     Salva, le mura intatte.

     GIOCASTA
     Ma è ancora in pericolo?

     MESSAGGERO
     Non più. Il dio della Guerra ci ha protetto.

     GIOCASTA
     E Polinice? Oh, sto in pena anche per lui.

     MESSAGGERO
     I due i fratelli sono vivi.

       GIOCASTA
       Che gli Dei ti rendano felice! Ma racconta, come avete cacciato i nemici dalla Città? Voglio
riferirlo a Edipo, che è in ansia per le sorti di Tebe.

      MESSAGGERO
      Prima di tutto ti devo di dire del figlio di Creonte, Meneceo: si è gettato dalle mura dopo
essersi trapassato la gola con la spada, per salvare la Città!
      Poi tuo figlio Eteocle ha radunato sette gruppi di guerrieri, uno per ciascuna delle sette porte,
con opliti, cavalieri e ausiliari, per difendere i punti strategici.
      Noi aspettavamo lì, ed ecco avvicinarsi l’esercito dei Sette, passano il Fiume, sono proprio
davanti a noi, cantano il canto di guerra, e anche noi cantiamo.
      Il primo ad attaccare fu Partenopeo, con tutte le truppe scintillanti di scudi. Aveva un simbolo
sullo scudo: il Cinghiale Caledonio, ucciso dalla madre Atalanta.
      Il secondo fu Ippomedonte: il suo simbolo era Argo, il cane dai mille occhi, alcuni aperti
come le stelle nel cielo; altri chiusi, come la notte profonda. Lui vede anche dopo la morte.
      Il terzo fu Tideo, il suo simbolo era una pelle di Leone.
      Il quarto fu Prometeo, con la fiaccola in mano, pronto ad incendiare tutta la Città.
                                                                                                          24
Poi arrivò tuo figlio Polinice, il comandante di tutto l’esercito. Il suo simbolo era il Cavallo,
anzi le cavalle impazzite, che sembravano impazzite davvero, per come giravano su quello scudo.
      Il sesto, più furioso del dio della Guerra, era Capaneo. Il suo simbolo, un gigante che
scardinava la Città dalle fondamenta, era il suo chiaro messaggio contro di noi.
      Il settimo, Adrasto, come simbolo aveva l’Idra di Lerna, il mostro dalle teste di serpente:
ognuna di esse teneva tra i denti la testa di uno di noi!
      Anfiarao, il sacerdote, era il più saggio: non aveva simboli, procedeva da solo, silenzioso,
guidando il carro delle vittime per il sacrificio.
      E iniziò la battaglia: fitta di lance, frecce, fionde. Noi vincevamo, all’inizio. Tideo e Polinice
gridavano ai loro uomini: “Volete proprio morire così? Attacchiamoli, forza, tutti insieme,
lanciamoci addosso a loro tutti quanti!”. Quante teste spaccate, allora, quanti corpi a terra, quanto
sangue versato! Partenopeo, fuori di sé, gridava: “Datemi il fuoco, il fuoco. Fatemi incendiare
questa Città!” Ma lo fermò il figlio di Poseidone, gli lanciò un masso enorme, gli fracassò le ossa:
altro sangue fu versato sulla terra. Allora Eteocle andò a difendere le alte mura. Noi lo seguimmo.
Tideo e i suoi lanciarono una pioggia di frecce, e i nostri abbandonarono le loro postazioni. Ma
Eteocle li richiama, e li costringe a tornare al loro posto, come un cacciatore chiama i suoi cani.
      Ma ora ti voglio raccontare di Capaneo, della sua follia. Lui saliva, lungo la lunghissima scala,
era sempre più vicino alle mura. Si sentiva il più forte, diceva che neanche Zeus poteva fermarlo. E
intanto continuava, continuava a salire, sempre più vicino, più vicino. Ed ecco, stava proprio per
entrare nella Città, quando si sente un tuono terribile. Un fulmine, improvviso, lo colpisce. La terra
trema, siamo tutti terrorizzati. Il suo corpo precipita, giù dalla scala: i capelli vanno al cielo, il
sangue alla terra. Mani e piedi girano ora in eterno nella Ruota Celeste. I nemici capiscono che
Zeus è con noi, e fanno un passo indietro. Noi riprendiamo coraggio e li attacchiamo. E’ una
carneficina: cadono a decine dai carri, i carri stessi sono distrutti, i morti non si contano più.
      Questa dunque è la situazione fino ad ora. Se riusciremo a respingerli definitivamente, solo gli
Dei possono saperlo. Finora Loro ci hanno protetto.

     CORO
     Siamo felici! O Dei, lasciate che sia così.

      GIOCASTA
      Anch’io sono felice per i miei figli e per la Città, ma addolorata per Creonte, che ha perso suo
figlio. Ma dimmi, Eteocle e Polinice, cosa hanno intenzione di fare adesso?

     MESSAGGERO
     Perché vuoi saperlo?

     GIOCASTA
     E tu perché non vuoi dirmelo?

     MESSAGGERO
     Non ti basta sapere che sono vivi?

     GIOCASTA
     Adesso sì, ma poi che succederà?


     MESSAGGERO
     Ma io devo andare da Eteocle, ha bisogno del mio aiuto…

     GIOCASTA
                                                                                                       25
Mi nascondi qualcosa!

     MESSAGGERO
     Lo faccio per te.

     GIOCASTA
     Non devi! Parla!

      MESSAGGERO
      Volevo evitare che tu lo sapessi, ma, dato che insisti, sappi che i tuoi figli si prepararono ad
affrontarsi l’uno contro l’altro, in un duello. Hanno deciso così. Durante il combattimento, Eteocle
ad un tratto si fermò e gridò: “Guerrieri, voi, tutti, che siete qui, non voglio che perdiate la vita in
questo modo. Posso pensarci io, da solo, a decidere le sorti della battaglia. Affronterò
personalmente mio fratello. Se lo uccido, sarò io l’unico re, se lui mi uccide, regnerà da solo.
Troppo sangue è stato versato, gettate le armi, adesso, amici e nemici!”
      Tutti sono d’accordo, e applaudono, per primo Polinice. Poi festeggiano e fanno solenni
giuramenti per sancire il patto. E iniziano a indossare le armature. E si guardano dritti negli occhi,
con tutto l’odio che possono. L’esercito nemico grida a Polinice: “Sarai tu a vincere, ringrazierai
Zeus per questo!” E i nostri, ad Eteocle: “Ricorda, se vincerai avrai tu il comando della Città!” Si
passa poi al rito dei sacrifici augurali e.. avviene un prodigio: la fiamma si divide in due. Cosa
significa? Vittoria per entrambi o morte per entrambi!

     Se pensi di fermarli, va’ pure. Forse potresti farcela, se trovi il modo.

     GIOCASTA
     Antigone, Antigone, dove sei? Lascia stare i tuoi giochi, e vieni qui. I tuoi fratelli, si vogliono
scontrare, si uccideranno, se non li fermiamo! Andiamo, andiamo, presto!

     ANTIGONE
     Cosa dici? I miei fratelli? Mi sento morire.

     GIOCASTA
     Sì, sono pronti a combattere tra loro, in un duello.

     ANTIGONE
     No, non è possibile!

     GIOCASTA
     Purtroppo è così. Forza, andiamo, cerchiamo di fermarli….

     ANTIGONE
     Ma, non posso lasciare le mie stanze… Per andare dove?

     GIOCASTA
     Tra i soldati…


     ANTIGONE
     Una ragazza non deve farsi vedere…

     GIOCASTA
                                                                                                           26
Non pensarci, oggi puoi farlo….

ANTIGONE
Ma perché devo andare?

GIOCASTA
Devi aiutarmi: insieme dobbiamo gettarci ai loro piedi e pregarli di fermarsi.

ANTIGONE
Allora andiamo, presto.

GIOCASTA
Sì, andiamo subito: dobbiamo arrivare in tempo, in tempo!

(escono)

                                            CORO

                               Tremiamo disfatte dall’angoscia.
                                        Povera madre:
                                quanta pena proviamo per lei!
                                Due figli: l’uno contro l’altro:
                               uno sarà ucciso, l’altro ucciderà.

                                          Vedi, Zeus?
                                  Stesso sangue, stesso volto,
                          scudo contro scudo, sangue contro sangue!
                                       Siamo sconvolte:
                                       per chi piangere?
                                    Per Eteocle, o Polinice?
                                   Le due belve, le due furie
                           si guardano, si lanciano occhiate d’odio,
                                        e presto saranno
                                     in un lago di sangue.

                               Lugubre lamento noi intoniamo.
                                   Aspettando la morte,
                                    aspettando la strage.

Guardate, non è Creonte? Disperato, sta avanzando verso la reggia. Andiamo a consolarlo!




                                                                                           27
QUARTO EPISODIO – III

      CREONTE
      Mio figlio è morto. Devo piangere per lui, o essere contento per la Città, che è salva? A lui va
la gloria. A me, solo disperazione. Si è gettato, dall’alto delle mura, a capofitto, nelle Tana del
Drago…. Morte che si è dato lui, da solo. Dov’è mia sorella? Lei deve, deve… provvedere ai
funerali… per lui che non c’è più… Per il rispetto, gli onori dovuti ai caduti per la Patria…

     CORO
     Giocasta è andata sul campo di battaglia, con Antigone.

     CREONTE
     Cosa? E perché..?

     CORO
     Eteocle e Polinice stanno per affrontarsi in duello. Lottano per conquistare il Potere.

     CREONTE
     Allora, i mali, non sono, non sono finiti ….

     CORO
     Ma tornerà presto. Sembra sia tutto finito, ora. Guarda, sta arrivando il messaggero.

     CREONTE
     Le notizie non sembrano buone… ha il volto scuro.

     SECONDO MESSAGGERO
     Non ho parole, non so come dire.

     CORO
     Siamo in ansia. Parla, presto.

     SECONDO MESSAGGERO
     Porto notizie terribili.

     CREONTE
     Cos’altro è successo?

     SECONDO MESSAGGERO
     I figli di tua sorella, Eteocle e Polinice…

     CREONTE
     Sì..?

     SECONDO MESSAGGERO
     … sono morti!

     CREONTE
     No! Grande, grande disgrazia! Per me, per la Città! Avete sentito, avete sentito tutti? La casa
di Edipo è distrutta!

                                                                                                         28
SECONDO MESSAGGERO
     Ma purtroppo non è tutto.

     CREONTE
     Quali altre sventure…. ?

     SECONDO MESSAGGERO
     Anche tua sorella…. è morta!

     CORO
     Lamenti, canti funebri, intoniamo, ora, subito, tutte quante, tutte insieme….

      CREONTE
      La maledizione della Sfinge! Quelle nozze contro natura... hanno portato a questo! Sorella,
sorella mia, che destino terribile!
      Ma dimmi, come sono avvenuti i fatti?

       SECONDO MESSAGGERO
       Lo saprai subito. I due fratelli si preparavano al duello, proprio in mezzo ai due eserciti,
indossavano le armi di bronzo, e pregavano, ad alta voce.
       Per primo Polinice invocò una dea straniera, dicendo: “A te sono devoto, perché Argo ormai è
la mia Città, da quando ho sposato la figlia del re. Aiutami ad uccidere Eteocle! Voglio vedere
questa mano tutta rossa di sangue, del suo sangue!” (Che preghiera odiosa!) Eteocle, invece,
pregava Atena, la dea della nostra Città, dicendo: “O figlia di Zeus, guida il mio braccio a colpire il
petto di Polinice, il traditore!”
       Iniziò quindi il duello. Sembravano due cinghiali che si vogliono azzannare: ansimavano,
agitavano le lance, ma senza attaccare, girando, guardandosi, nascondendosi dietro gli scudi.
Ognuno aspettava che l’altro si scoprisse anche di poco, per scagliare la lancia dritta verso di lui.
       Tremavano, gli altri, guardando i loro capi che studiavano le mosse.
       A un certo punto, Eteocle spostò la gamba per togliere una pietra da terra, e Polinice se ne
accorse: scagliò la sua lancia e lo colpì, trapassandogli il polpaccio. Esultarono i nemici, ma per
poco, perché il nostro capo scagliò anche lui la sua lancia verso la spalla di Polinice, ma non lo
colpì, perché la punta della lancia si spezzò. Allora gli scaglia una pietra, con tutte le sue forze, e
con quella riesce a spezzare la lancia del fratello.
       Erano rimasti entrambi con le sole spade, di nuovo ad armi pari, e allora iniziano a lottare con
queste, con grande violenza.
       Eteocle a un certo punto pensa ad una tattica che aveva imparato in Tessaglia: indietreggia con
il piede sinistro, si copre con lo scudo e avanza con il piede destro, e finalmente trafigge il fratello,
immergendogli la spada nello stomaco, all’altezza dell’ombelico, trapassandolo da parte a parte.
Polinice barcolla, si piega, si porta le mani alla ferita, cade a terra.
       Eteocle allora getta la spada, e, convinto di avere ucciso il fratello, gli toglie l’armatura. Ma
Polinice era ancora vivo, e riesce con un ultimo sforzo a prendere la spada, e a trapassargli il fegato.
       Così, muoiono entrambi, l’uno a fianco dell’altro, i fratelli: perdenti tutti e due, nella polvere,
tutti e due.

     CORO
     Ahimè, Edipo, le tue maledizioni, si sono compiute!

      SECONDO MESSAGGERO
      Ma non è finita, purtroppo: in quel momento arriva la madre, con la figlia, e scoppia in
lacrime, disperata per essere arrivata troppo tardi; si getta a terra, lanciando lamenti strazianti,
                                                                                                        29
ricorda come li aveva allevati tutti e due i suoi figli, con quanto amore, tutto inutile ormai. Antigone
si unisce a lei nel compianto, rimprovera i fratelli di aver abbandonato la madre, incuranti della sua
età.
      Eteocle, ormai in fin di vita, distesa la sua mano sulla madre, rivolgendole un ultimo sguardo
pieno di amore, esala l’ultimo respiro.
      Polinice, invece, riesce a dire: “E’ la fine. Vi amo. Anche lui lo amavo, anche se diventò mio
nemico. Vi prego, seppellitemi. Dentro la Città. Non merito odio. Fatemi tornare lì, almeno da
morto. Madre, ora, chiudimi gli occhi”. E lo fa lui stesso, prendendole la mano. Poi aggiunge:
“Buio, ho buio tutto intorno”.
      Giocasta, appena li vide morti tutti e due, fuori di sé, prende la spada, e si trapassa il collo.
Ora giace a terra abbracciata a loro.
      Gli eserciti allora iniziano a discutere violentemente: chi è stato il vincitore? Ognuno sostiene
che era stato il proprio capo. La lotta è terribile, ma per fortuna, noi preveniamo i nemici, e
riusciamo a difendere le mura dai loro attacchi. La Pianura si copre di migliaia di morti, tutti
fuggono, lasciando fiumi di sangue sulla Terra.
      Ringraziamo Zeus, allora, gli innalziamo la statua d’oro, deprediamo i cadaveri, portiamo il
bottino dentro la Città. Anche Antigone è rientrata, lei deve celebrare i riti funebri, per i suoi cari.
      La Città ha vinto, ma ha perso i suoi valorosi guerrieri, i figli di Edipo, Eteocle e Polinice.

      CORO
      Ora sappiamo tutto. Tre morti, tre sventure. (Entrano le salme) Eccoli qui. Il buio è caduto su
di loro.

      ANTIGONE
      Devo togliermi il velo dai capelli, scoprire le guance. Vedete? Sono rosse, rosse di dolore.
      Tristissimo dolore: ….guidare questo corteo funebre..
      Lottarono per la Città i miei fratelli, ma fu strage infinita, sangue su sangue: ora è crollata la
casa di Edipo!
      Vorrei riportarvi in vita, tutti e tre, miei cari. Vorrei conoscere un canto, un incantesimo. Ma
non vuole, Erinni, la Dea della Vendetta.
      La discendenza di Edipo è finita.
      Non doveva, lui, non doveva uccidere la Sfinge!
      Troppo ha compreso, ha compreso quello che non si doveva comprendere: l’enigma del
Mostro Alato.
      E poi dolori infiniti, quanti nessuno mai prima aveva sofferto, né Greco, né Barbaro, né
Nobile, né Povero. Nessuno, nessuno!
      Una rondine vorrei che mi facesse compagnia, che cantasse con me i tormentosi lamenti,
aggirandosi sulla quercia, per richiamare in vita i defunti.
      Ora mi taglierò i capelli, per donarli ai morti. Chi onorerò per primo? Polinice, Eteocle o la
madre non più madre?




                                                                                                           30
ANTIGONE
     (grida alla reggia) Edipo, Edipo! Esci fuori, fatti vedere. O padre, è terribile vivere nel buio,
vagare per le stanze con piede malfermo, alzarsi e tornare a letto, non sapendo come trascorrere il
giorno. Esci, esci, ti devo parlare!

     EDIPO
     (uscendo) Perché, perché mi chiami, Antigone? E mi costringi ad uscire, lentamente,
controvoglia? Volevo restarmene lì dentro, da solo, con il mio tormento, a piangere ancora…. Vedi,
sono solo un fantasma, ormai; disfatto, inutile…!

      ANTIGONE
      Ti devo dare una notizia terribile.

      EDIPO
      Quale, figlia?

      ANTIGONE
      I tuoi figli… sono morti, e… anche Giocasta, tua moglie, il tuo sostegno…

      EDIPO
      No, no! Non è possibile! Tutti e tre! O no, non posso, non voglio vivere più…

     ANTIGONE
     Lo sai, è stato il Dio che ti ha ascoltato.... ha punito Eteocle e Polinice, li ha disfatti,
annientati..

      EDIPO
      Ahhh, ahhh.

      ANTIGONE
      Perché piangi?

      EDIPO
      Per loro, per i miei figli.

      ANTIGONE
      Se li potessi vedere… I loro corpi sono qui davanti, spettacolo orribile…

      EDIPO
      Sapevo, sapevo che sarebbero finiti così. Ma Giocasta, perché è morta?

      ANTIGONE
      Si era precipitata nel campo di battaglia, mostrando il petto, versando lacrime. Li supplicava
di non continuare con il duello.. Ma lo scontro stava ormai terminando; sangue scorreva sul campo
dei Fiori di Loto .. Il dio della Guerra esultava, quello dei Morti, aspettava…. Lei, allora, prese la
spada e… si trafisse il collo. E cadde sopra i loro corpi.



      .
                                                                                                         31
QUARTO EPISODIO - VI

     CORO
     Edipo, Edipo. Che giorno terribile! Ti auguriamo un futuro più luminoso.

       CREONTE
       Edipo, ascolta. Tuo figlio, prima di andare in battaglia, mi aveva comunicato le sue ultime
volontà, e io adesso devo farle eseguire: riguardano il matrimonio di tua figlia Antigone con mio
figlio Emone, e il tuo esilio. Sì, tu non puoi più abitare in questa Città: la contamini tutta con la tua
presenza. Anche Tiresia, l’indovino, lo confermava. Io non ho nulla contro di te, lo sai bene, ma tu
attiri spiriti maligni, vendicatori, e tutta la Città ne soffre…

       EDIPO
       Ecco, ecco: la giusta conclusione. Tutto cominciò quando Laio, mio padre, mi generò, e non
doveva! Apollo gli aveva predetto che io l’avrei ucciso! Allora cercò di togliermi di mezzo,
facendomi portare sul monte più alto, abbandonandomi lì: sperava che potessi essere dilaniato dalle
belve feroci. E invece…. il monte mi salvò. Il Dio fece in modo che il servo di Polibo mi trovasse.
       Ma poi, lo uccisi davvero, mio padre! E mi congiunsi con mia madre. E misi al mondo due
figli, che erano anche miei fratelli! Ma le maledizioni di Laio arrivarono fino a loro. E questa è la
fine che hanno fatto. Non è colpa mia. Questa disgrazia ha radici molto più antiche!
       Ma ora, cosa posso fare? Sono cieco, e devo andarmene via dalla Città. Non ci sono più
Giocasta, i miei figli… Sono vecchio. Come farò a vivere da solo?
       Creonte, uccidimi. L’esilio è peggio della morte. Non mi voglio gettare ai tuoi piedi,
supplicarti: sarebbe da vigliacchi.

      CREONTE
      E fai bene. Io devo cacciarti fuori dalla Città. Ora ci saranno i funerali, ma solo di Eteocle. Il
corpo di Polinice deve restare insepolto, fuori dalle mura, senza alcun onore, in pasto agli avvoltoi,
come meritano i traditori della Patria! Cittadini, sappiate che chi tenterà di seppellirlo, sarà punito
con la morte! Tu, Antigone, adesso termina i Lamenti Funebri e preparati alla cerimonia di nozze:
mio figlio ti aspetta…

      ANTIGONE
      E’ proprio una terribile disgrazia la nostra, vero, padre? La tua, specialmente… Disgrazia
infinita…
      (A Creonte) Tu, Creonte, stai commettendo un crimine, ti rendi conto? Stai mandando via
dalla Città qualcuno che è innocente…

     CREONTE
     Sono le ultime volontà di Eteocle….

     ANTIGONE
     …assurde. Sei pazzo se le fai eseguire

     CREONTE
     Vorresti disobbedire?

     ANTIGONE
                                                                                                            32
Sì….

CREONTE
E allora Polinice….?

ANTIGONE
Secondo la legge dovrebbe essere seppellito con tutti gli onori….

CREONTE
...un traditore!

ANTIGONE
Lui non ha fatto niente di male! Voleva solo riprendersi quello che era suo: il Potere!

CREONTE
E’ stato deciso: resterà insepolto.

ANTIGONE
Lo seppellirò io, con le mie stesse mani…

CREONTE
…morirai anche tu, allora!

ANTIGONE
Sarò felice di morire con lui…

CREONTE
Ora basta! Torna nelle tue stanze….

ANTIGONE
...devo fare quello che ho detto…

CREONTE
Non puoi! La legge è questa.

ANTIGONE
La legge è onorare i morti.

CREONTE
Nessuno lo farà!

ANTIGONE
Pensa a Giocasta, tua sorella….

CREONTE
Zitta! Ho detto che così dev’essere!

ANTIGONE
Devo procedere al lavacro della salma…

CREONTE
                                                                                          33
Ho detto che nessuno deve osare…

        ANTIGONE
        … coprire le sue ferite…

        CREONTE
        Mai!

        ANTIGONE
        … baciarlo….

        CREONTE
        Bacerai mio figlio, che devi sposare..

        ANTIGONE
        Io, sposare tuo figlio?

        CREONTE
        Certo! E’ stato deciso…

        ANTIGONE
        …lo ammazzerei già la prima notte!

        CREONTE
        Cosa hai detto? Sei pazza?

        ANTIGONE
        Lo giuro….

        CREONTE
        E cosa vorresti fare, allora?

        ANTIGONE
        Andarmene. Via da questa Città, con mio padre…

        E.
        Grazie, cara, ma non devi…

        ANTIGONE
        ..morirei con lui, se è necessario

        CREONTE
        Va bene. Te lo concedo.

        E
        Antigone, sei molto cara, però….

        A
        O, padre, non posso, non posso sposare il figlio di Creonte, capisci? E non voglio lasciarti da
solo.


                                                                                                          34
E
     Vai contro i tuoi interessi, perché? Il pensiero che tu sia onorata, sposa del figlio del re, mi
potrebbe aiutare a sopportare i miei mali….

     A
     Ma tu, come faresti?

     E.
     Appena giunto il momento, uscirò di scena…

     A
     Come, il famoso Edipo, il salvatore della Città?

     E.
     Un tempo, ora non più.

     A
     Voglio condividere con te il tuo destino.

     E
     Tu sei giovane: no, non devi, sarebbe assurdo…

     A.
     ...ma giusto!

     E.
     E va bene, vedo che sei decisa. Non riesco a farti cambiare idea. Allora, andiamo. Dov’è
Giocasta? Fammela toccare, voglio salutarla, per l’ultima volta.

     A
     Sì, è qua.

     E
     Compagna sfortunata…. e, i miei figli?

     A
     Sono vicino a te, l’uno accanto all’altro.

     E
     Avvicina la mia mano a loro. Miei cari, cari, addìo.…. Adesso, andiamo. Apollo me l’aveva
predetto che avrei vagato lontano, per arrivare infine ad Atene…. Tutto si compie, adesso. Dammi il
bastone.

      A
      Ti accompagno io. Sarò per te come il vento per i marinai. Fai piano, andiamo lentamente,
sta’attento…

     E
     Addìo, Città. Vado incontro al mio destino.

     A
                                                                                                        35
Addìo, giovani amiche. Voi restate. Io non posso. Addìo, fratello. Penserò sempre a te. Avrai
gli onori che meriti.


     E.
     (al pubblico)
     E voi, cittadini: guardatemi! Ero potente, una volta. Vedete come sono adesso? Guardatemi
bene. Imparate dalla mia storia. Imparate.

     (escono)




                                                                                                      36

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"Le Fenicie" di Euripide

  • 1. PROLOGO PEDAGOGO (sul tetto della reggia) Lo so, hai insistito tanto, Antigone, e finalmente sei riuscita a convincere tua madre a farti uscire dalle tue stanze, quelle riservate alle ragazze, per salire qui sopra, a vedere il grande esercito venuto da Argo! Ma aspetta, aspetta ancora un poco: devo controllare che non ci sia nessuno per strada, nessuno deve vederti, sarebbe mortificante per me, che sono uno schiavo, ma soprattutto per te, che sei la principessa. Però, se vuoi, posso raccontarti io stesso quello che ho visto e sentito quando sono stato nell’accampamento degli Argivi, sì, quando sono andato a consegnare a tuo fratello Polinice il messaggio nel quale si annunciava la tregua. Ma, aspetta… fammi vedere…. No, non c’è nessuno. Va bene, puoi salire. Forza, c’è l’ultimo gradino… Guarda: tutta la pianura, lungo le rive del Fiume, attorno alla Sorgente, è piena di guerrieri. ANTIGONE (salendo per la scala che porta sul tetto) Ecco, sono alla fine della scala… sollevo il piede…. La vecchia alla giovane mano: la tua alla mia, strette strette…. PEDAGOGO Guarda, arriviamo proprio al momento giusto: si stanno dividendo in sette gruppi. ANTIGONE (guardando giù per la pianura) O, grande Ecate! Luccicante di bronzo è tutta la pianura… PEDAGOGO …e senti il fragore delle armi? Tuo fratello Polinice è venuto qui con un esercito poderoso: guarda quanti guerrieri, quanti cavalieri… ANTIGONE Ma… le sbarre di ferro dietro le porte della città….? PEDAGOGO Sta’ tranquilla: è tutto al sicuro qui dentro le mura. Ma ora osserva più attentamente. Dimmi se vuoi sapere qualcosa. ANTIGONE Sì, vorrei sapere….. Ecco: chi è quel guerriero che porta l’elmo con la criniera di cavallo bianco? PEDAGOGO Un comandante, principessa. ANTIGONE Sì, ma qual è la provenienza, il suo nome? PEDAGOGO Dicono che venga da Micene. Il suo nome è Ippomedonte. ANTIGONE Fa paura a vederlo: sembra un gigante, non un mortale! PEDAGOGO E lo vedi quell’altro che attraversa le acque della Sorgente? ANTIGONE Sì. Ha un’armatura tutta diversa! Chi è? 1
  • 2. PEDAGOGO E’ Tideo, del popolo degli Etoli. Lo spirito di Ares, il dio guerriero, lo incita infuriandolo. ANTIGONE E pensare che mio fratello è diventato suo cognato! ….. Le sue armi sono proprio diverse: sembrano quelle di un selvaggio. PEDAGOGO Gli Etoli usano uno scudo piccolo e attaccano con lunghe lance; sono bravissimi in questo. ANTIGONE E chi è quello con i lunghi capelli, che avanza superbo? E’ molto giovane. Una massa di armati lo segue: dev’essere uno dei capi. PEDAGOGO E’ Partenopeo, il figlio di Atalanta la cacciatrice. ANTIGONE Possa trafiggerlo Artemide con le sue frecce, chi viene a distruggere la mia città! PEDAGOGO Sì, vorrei anch’io, Antigone. Però la Giustizia sembra dalla loro parte, ed anche gli Dei. ANTIGONE E… dov’è, dov’è mio fratello, figlio della stessa madre, frutto del destino terribile? Dimmi, dov’è Polinice? PEDAGOGO E’ laggiù, accanto ad Adrasto, vicino la tomba delle Niobidi. Lo vedi? ANTIGONE Lo vedo, sì, lo vedo.. ma… solo i lineamenti…. …vorrei essere una nuvola, correre verso di lui …attraverso l’aria….. e abbracciarlo… la sua armatura d’oro…: è tutta raggi scintillanti di sole mattutino.. PEDAGOGO Per fortuna, sta per arrivare qui nella reggia: la tregua glielo consente. ANTIGONE E, dimmi, chi è quell’altro che tiene saldo le redini dei cavalli di un carro? 2
  • 3. PEDAGOGO E’ Anfiarao, l’indovino. Trasporta le vittime per i sacrifici. Sarà sparso sangue sulla terra… ANTIGONE Oh Selene, figlia del Sole, volto d’argento, che governi il cielo stellato, proteggici! E… dov’è Capaneo, il più terribile, il più violento? PEDAGOGO E’ lì, che alza lo sguardo, lo abbassa, osserva le mura, cerca i punti più accessibili… ANTIGONE O Vendetta, Vendetta, tuoni, fulmini di Zeus che colpite e bruciate chi vuole superare se stesso; vedete: Capaneo vuole farci schiave noi tutte donne di Tebe e portarci a Micene… Mai, mai o Artemide, bellissima, capelli d’oro, non permetterlo mai, non farci mai conoscere la schiavitù! PEDAGOGO Bene, sei stata accontentata: hai visto quello che volevi vedere, adesso torna a casa. Sei felice di rivedere tuo fratello, non è vero? Andiamo: sento voci di donne… ecco, si avvicinano. Meglio allontanarci….. Andiamo, andiamo….. (escono) 3
  • 4. PARODO CORO I (strofe) Alte le onde del mare quando lasciammo l’Isola… ….distese d’acqua, acqua e nient’altro… …spinte dal vento… ….soffio soave, leggero…. In mezzo alla neve sarà la nostra casa, sul monte del Dio, Apollo il Profeta. II (antistrofe) Così hanno deciso: noi, a Lui consacrate. Questa terra è solo una tappa del viaggio: presto ci bagneremo i capelli nelle acque della Sorgente, per celebrare il rito. Vedo già i fuochi sulle vette del monte; due cori, due templi. Vedo già i grappoli, il Vino che sgorga, senza fine; e il Serpente Sacro, le cime innevate, le danze della Terra… Chiusa, al sicuro, nella grotta voglio stare, non più quaggiù, prigioniera. 4
  • 5. III (strofe) Dio della Guerra, non devi far scorrere sangue! Stesso dolore, Tebe, il tuo ed il mio: questa terra è la mia terra; i tuoi padri, i nostri padri…. IV (antistrofe) Massa d’armi si stringe, di scudi scintillanti. Sangue, sangue forse scorrerà: il Dio della Guerra si abbatte sui figli di Edipo! Argo violenta, perché gli Dei sono con te? Giustizia, forse, protegge la lotta dell’uomo che s’avvicina a questa reggia……. 5
  • 6. PRIMO EPISODIO POLINICE (entra in scena, senza accorgersi delle donne) Devo stare attento, molto attento…. troppo facile è stato entrare qui, dentro la città: le guardie hanno staccato le sbarre di ferro e mi hanno fatto passare. Vogliono forse catturarmi e uccidermi? Devo guardarmi bene in giro, davanti, dietro, di lato… Devo controllare che non ci sia nessuno… Ma con questa spada saprò difendermi se è il caso, senza paura… Ehi, chi è là? No, per fortuna è solo il vento. Quando sei nervoso, basta poco per farti agitare ancora di più. Ma ora basta: ormai sono qui, sono venuto, me l’ha chiesto mia madre Giocasta, mi ha assicurato che c’è una tregua, che non mi possono fare niente, e io ci devo credere… (anche se non ci credo). Magari.. mi nascondo lì, dietro gli altari dei sacrifici… Ma…. sembra che ci sia qualcuno… Sì, sono donne: posso rimettere a posto la spada, e chiedere aiuto a loro. (al coro) Straniere, ditemi, da dove venite? Perché siete qui in Grecia? CORO La Fenicia è la nostra terra, Delfi la nostra meta; lì dobbiamo arrivare, per servire Apollo. Il figlio di Edipo aveva preparato tutto quello che occorreva per la nostra partenza, ma poi da Argo è arrivato un esercito…. E tu chi sei? Perché sei qui a Tebe? POLINICE Sono anch’io figlio di Edipo: il mio nome è Polinice. CORO Oh… signore…. ci inginocchiamo davanti a te, secondo il nostro uso. E tu, Giocasta, cosa aspetti? Esci dalla casa, guarda, guarda: tuo figlio è tornato! Abbraccialo, abbraccialo! GIOCASTA (esce dalla reggia, entra in scena) Figlio, ti rivedo finalmente, dopo tanto tempo! Vieni tra le mie braccia, sul mio petto, abbracciami forte (si abbracciano). Fatti vedere: le tue guance, i tuoi capelli…. non ci speravo più… Non ho parole, non ho neppure la forza di essere contenta. Ho perduto il sorriso, la voglia di vivere, da quando te ne sei andato via, da solo, fuori dalla città, per colpa di tuo fratello, lasciando tutti nella disperazione. Vedi? Ho tagliato i capelli, in segno di lutto, e vesto sempre di nero. Lui, tuo padre, senza occhi, non riesce a piangere: pensa alla casa vuota, come un carro senza cavalli, scappati via. A volte…. – sì: prende la spada, o una corda, come…. per farla finita… E grida sempre… E vi lancia oscure maledizioni, a tutti e due… I suoi lunghi lamenti, lo piegano sempre di più, e sembra svanire pian piano nel buio… Ma tu, dimmi, mi hanno detto del tuo matrimonio con una donna straniera… Vuoi dei figli, per questo l’hai fatto, non è vero? Ma è terribile per me, lo capisci? S’interrompe la discendenza, Tebe finisce… e… Non ho potuto neppure vederti, festeggiare il tuo matrimonio…. Come? Io, tua madre….? Il Fiume è rimasto silenzioso; voleva anche lui partecipare, offrirti le sue acque, purificarti! E invece…. Ma perché? Chi è stato? Chi ha fatto tutto questo? E’ stata la guerra? I vostri scontri, tra te e tuo fratello? 6
  • 7. O…. è colpa di tuo padre? Oppure…. È stato uno Spirito Maligno? Perché sta crollando la casa di Edipo? Perché sprofondo sempre di più in questo abisso di dolore? POLINICE Madre, io sono qui, sono venuto da te. Forse è stata un’imprudenza, una follìa, c’è chi mi odia, in questa città. Ma è la mia città, la mia patria, è tutto per me. Eppure ho avuto paura, entrando, che qualcuno mi uccidesse, qualche amico di mio fratello… e allora ho preso la spada, mi sono guardato bene intorno… Ma tu mi avevi assicurato che nessuno mi avrebbe toccato, e così, eccomi qua. Sai, ho rivisto dopo tanto tempo la nostra casa, i templi, i luoghi della mia giovinezza, la Sorgente, e …. ho pianto per la commozione. Che grande ingiustizia, madre: io cacciato via, costretto a rifugiarmi in una città straniera, dove penso sempre a voi, con l’angoscia nel cuore. E ora, cosa mi tocca vedere? Questi capelli tagliati, questi vestiti neri…. Oh, madre, troppo odio, troppo odio, capisci? Un odio che non si può placare, tra fratelli, per di più! Ma, dimmi di mio padre: cosa rimugina, con il suo sguardo spento, nel suo buio totale? E le mie sorelle? Sentono almeno un poco la mia mancanza? GIOCASTA Un Dio, un Dio ci perseguita, Polinice. Tortura soprattutto me, che vi ho generato, e… che mi sono unita a vostro padre… E’ terribile! Non riesco neppure a parlare, devo solo sopportare. Vorrei chiederti tante cose, ma ho troppa paura, non voglio farti del male. POLINICE No, chiedi, chiedi tutto quello che vuoi! GIOCASTA Allora… dimmi, come hai vissuto lontano dalla Città? Quanto hai sofferto? POLINICE Tantissimo, madre: non ci sono parole per descriverlo. GIOCASTA Qual è la cosa più terribile per chi sta in una terra straniera? POLINICE La cosa più terribile? Non puoi dire quello che pensi. GIOCASTA Come gli schiavi? POLINICE Esatto: i potenti del luogo sono i tuoi padroni. GIOCASTA Dover essere giusti con chi è ingiusto… è assurdo! POLINICE 7
  • 8. Ma vantaggioso, quando sei schiavo. GIOCASTA Nessuna speranza di tornare? POLINICE Speranze? Tante. GIOCASTA Ma inutili, vero? POLINICE E già. GIOCASTA Allora perché ti cullavi nelle illusioni? POLINICE Sono troppo dolci… GIOCASTA Ma come vivevi? Prima di sposarti, voglio dire. POLINICE Come vuoi che vivessi? Un giorno mangiavo, un altro no. GIOCASTA I vecchi amici di tuo padre non ti hanno aiutato? POLINICE Gli amici! Quando navighi in cattive acque …. GIOCASTA E il fatto che eri nobile, figlio di un re … POLINICE A cosa ti serve, se hai dovuto lasciare tutta la tua ricchezza in patria? GIOCASTA Certo, la Città è l’unico luogo in cui si può vivere da uomini. POLINICE E’ quello che penso anch’io. GIOCASTA Ma come sei finito ad Argo? Cosa avevi in mente? POLINICE Io? Niente! E’ stato Apollo, sai. Le sue profezie… GIOCASTA 8
  • 9. Quali profezie? Non ne so nulla! POLINICE Aveva annunciato ad Adrasto, il re di Argo, che un giorno avrebbe visto un leone ed un cinghiale.. GIOCASTA E allora? POLINICE E allora avrebbe fatto sposare con loro le sue due figlie. GIOCASTA E tu saresti una belva feroce? POLINICE Non saprei, il Dio mi vede così. GIOCASTA Certo, Lui sa quel che fa. Ma.. come avvenne il matrimonio? POLINICE Una notte arrivai a casa di Adrasto…. GIOCASTA …in cerca di un letto dove dormire? POLINICE Sì. E proprio nello stesso momento si presentò un altro poveraccio come me…. GIOCASTA E chi era? POLINICE Tideo. GIOCASTA E Adrasto come fece a capire che eravate voi le “bestie feroci”? POLINICE Abbiamo litigato ferocemente per una coperta che lui ci aveva offerto. GIOCASTA …e così…? POLINICE Capì tutto. GIOCASTA …e vi ha dato in spose le figlie. Ma almeno è una buona moglie? 9
  • 10. POLINICE Non ho niente da dire, finora. GIOCASTA E questo esercito che hai messo insieme? POLINICE E’ un favore che ci ha fatto Adrasto, a me e a Tideo. Volevamo rientrare nelle nostre Città, e così lui ha chiamato vari guerrieri, i più forti, da tutta la Grecia, per combattere insieme a noi. Ma, giuro, davanti agli Dei, che non per mia volontà avviene tutto questo: sono costretto mio malgrado dalle circostanze. Semmai è mio fratello che vuole la guerra. Madre, solo tu puoi evitare la catastrofe. Ti prego, salvaci dalla distruzione, salva te stessa, salva la Città! CORO Ecco Eteocle che arriva. Giocasta, sei sua madre: trova le parole giuste. Placa la sua ira! (arriva Eteocle) ETEOCLE Madre, facciamo presto, non ho tempo da perdere. Ho lasciato le truppe fuori dalla Città, stavo organizzando la difesa, ma tu mi hai chiamato, “per una cosa importante”, hai detto, ed eccomi qua. (si accorge di Polinice) Vedo che c’è anche lui. Gli hai concesso una tregua, vero? GIOCASTA Eteocle, vogliamo tutti Giustizia, qui. Manteniamo la calma. “Lui” è tuo fratello. Guardalo in faccia. Non è la Medusa. Anche tu, Polinice, gira la testa. Quando c’è da risolvere una lite, specialmente tra fratelli, non si deve pensare più al passato, ma solo al momento presente. (a Polinice) Figlio mio, sei arrivato con un esercito, hai subito un torto, dici. Parla per primo dunque, gli Dei ti ascoltino e siano giudici imparziali. POLINICE Dirò la verità, brevemente, senza troppe parole. Ho diritto anch’io, tanto quanto lui, di esercitare il Potere che era di nostro padre. Sono andato via dalla Città, volontariamente, per lasciarla nelle mani di mio fratello, e per non far realizzare le terribili maledizioni di Edipo. Avevamo stabilito però, di comune accordo, che dopo un anno sarei tornato io al Potere, altrimenti avrei agito di conseguenza, come sto facendo, perché lui, violando i patti, è ancora al Potere, e io ne sono escluso. Sono pronto a smantellare le macchine da guerra e ordinare la ritirata, ma solo se posso riprendermi ciò che è mio. Giuro che lascerò il mio posto allo scadere dell’anno, mi siano testimoni gli Dei. Giustizia prometto, io che Ingiustizia ho subito. Penso di essere stato chiaro. O no? CORO Chiarissimo. Noi ti abbiamo capito, anche se siamo straniere. 10
  • 11. ETEOCLE Certo, se i concetti di male e di bene fossero uguali per tutti, non esisterebbero liti, contrasti, guerre. Purtroppo non è così. Usiamo tutti le stesse parole, ma ognuno le intende a modo suo. Sentite, dirò chiaramente come la penso: per me il Potere è come un Dio, il Dio più grande di tutti, e io lo voglio rispettare, onorare, e non tradirlo mai. Sarebbe assurdo lasciare il doppio per prendere la metà. E poi, lui viene qui, a portare distruzione, infischiandosene di tutte le leggi. Ma ve l’immaginate se io, per paura dei suoi “amici”, gli consegnassi le chiavi della Città? Che cosa penserebbero di me i miei sudditi? I contrasti si risolvono con il dialogo, non con le armi! Dispostissimo a farlo rientrare… ma come semplice cittadino, non voglio essere il suo schiavo. Vuoi incendiare la Città? Provaci: sarà un grande spettacolo, guerrieri, lance, scudi….. Ma sappi che io non tradirò mai il Potere, mai, capito? “Ingiustizia” la chiami? E allora ti dico: meglio l’ “Ingiustizia” che la Schiavitù! GIOCASTA Eteocle, ascolta tua madre, che è vecchia e ne sa più di te. Vuoi il “Potere”? Lascia stare: porta solo liti, scontri, violenze, tra parenti, tra concittadini: chi vuole più di quello che ha è sempre in guerra con tutti. L’Armonia, invece, unisce le persone, le avvicina le une alle altre: è il fondamento della Civiltà. Pensa: la Notte e il Giorno si alternano in perfetto accordo, il Sole non odia il Buio quando gli deve cedere il posto. E tu, non vuoi lasciare a tuo fratello la parte che gli spetta? Vuoi essere Potente, ammirato da tutti: ma non ti rendi conto che sono solo illusioni? Pensi davvero che saresti felice? Superiore, sì, ma solo esteriormente. Perché, dimmi, che significa “essere superiori”? Le persone intelligenti sono forse insoddisfatte di quello che hanno? Ragiona: se ti chiedessi di scegliere tra il “Potere” e la Città, sceglieresti forse il Potere? E poi, se vincesse tuo fratello, con quale coraggio guarderesti in faccia i tuoi concittadini, prigionieri di guerra? Eteocle, ascoltami: quel “Potere” che tu cerchi, io, al contrario, ti scongiuro di evitarlo con tutte le tue forze. Sii saggio, abbi rispetto per la Città! Ascolta tu, adesso, Polinice. Hai detto che Adrasto ti ha fatto un favore: e lo chiami “favore” aiutare qualcuno a distruggere la sua Città? Dimmi, se per caso ci riuscissi – non sia mai! – come potresti poi celebrare i sacrifici di ringraziamento agli Dei? Ringraziamento per che cosa? Vuoi che tutti pensino che sei pazzo? Ma, poniamo il caso che tu non ci riuscissi: con quale faccia torneresti ad Argo? Direbbero: “Ecco quello che ci ha rovinato! Adrasto, sei stato un pazzo a dare tua figlia in sposa a quest’uomo!” Cosa otterresti? Te lo dico io: niente, proprio niente, solo odio! Allora, figli miei, vi scongiuro, ragionate, non fatevi prendere dalla smania di Successo, di Potere, di “Giustizia”! Trovate un accordo, riconciliatevi, riappacificatevi! CORO O Dei immortali! Liberateci da questi mali, fate riconciliare i fratelli! ETEOCLE Ora basta con questi discorsi inutili, l’ho detto e lo ripeto: il Potere è solo mio. (A Polinice) E adesso via di qui o morirai! 11
  • 12. POLINICE Nessuno sarebbe tanto pazzo da rischiare di essere ucciso da me.. ETEOCLE Non sarei così sicuro. Le vedi queste mani? POLINICE ….mani di vigliacco.. ETEOCLE ….un vigliacco che tu vorresti attaccare… POLINICE ….perché so di avere ragione… ETEOCLE ….perché hai le spalle coperte da tua madre… POLINICE Senti, vuoi darmi o no quello che mi spetta? ETEOCLE Ci riprovi? E’ inutile! Vattene! POLINICE Fammi almeno guardare per l’ultima volta i templi… ETEOCLE …che vorresti incendiare … POLINICE …e pregare gli Dei… ETEOCLE ..credi che ti ascolteranno? POLINICE O Dei, abbiate pietà di me: mi cacciano via dalla Città…. ETEOCLE …che vorresti distruggere … POLINICE ..ingiustamente… ETEOCLE Senti, vai a pregare gli Dei di Argo, non i nostri.. POLINICE Blasfemo! 12
  • 13. ETEOCLE Nemico pubblico! POLINICE … cacciato via… ETEOCLE …morirai, se rimani! POLINICE Padre, padre, dove sei? ETEOCLE Padre, padre, guarda cosa vuole fare… POLINICE Madre… ETEOCLE Non hai nessun diritto di parlare con lei. POLINICE Concittadini! ETEOCLE Non hanno niente a che fare con te…. POLINICE Va bene, me ne vado. ETEOCLE Sì, e subito! POLINICE Ma prima vorrei vedere mio padre… ETEOCLE Non puoi! POLINICE .. le mie sorelle… ETEOCLE No! POLINICE Ma… ETEOCLE Sei un verme! 13
  • 14. POLINICE D’accordo. Allora me ne vado. Addìo, madre.. GIOCASTA Figlio… POLINICE E’ un mostro! ETEOCLE Devo pure difendermi! POLINICE Dimmi un’ultima cosa: dove ti piazzerai a difendere la Città? ETEOCLE Perché? POLINICE Perché lì ci sarò anch’io, e t’ammazzerò!! ETEOCLE Ti sbagli: sarò io ad ucciderti prima. GIOCASTA Cosa dite, cosa dite? Basta, basta… Non fate compiere le maledizioni di Edipo! ETEOCLE Vada al diavolo tutta la stirpe….. POLINICE Guardate, tutti, uomini e Dei: mi sta cacciando via, come uno schiavo! Se succederà qualcosa sarà solo colpa sua! (A Polinice) Pensi che non la sappia usare questa spada? Se riuscirò ad ammazzarti, mi riprenderò finalmente quello che mi spetta! ETEOCLE Bravo, bravo. Sempre lo stesso: in guerra contro tutto e tutti! Vai via, verme, via, viaaa! (Escono tutti) 14
  • 15. PRIMO STASIMO Dalla Fenicia, dalla nostra terra, partì Cadmo, per fondare questa Città: inseguì la Giovenca che gli indicò il luogo. Era qui, dove l’acqua della Sorgente scorre per i solchi fertili e fecondi. E qui Selene partorì Diòniso, e subito l’edera l’avvolse, lo ricoprì, rivestì colui per cui le donne danzano invasate, impazzite, proprio qui… in questa Città. E qui Cadmo uccise il Drago, che guardava con i suoi mille occhi, e custodiva la Sorgente, terribile, sanguinario, figlio del Dio della Guerra. Lo uccise con una pietra, ed Atena gli ordinò di seminare i suoi denti E qui li lanciò, li gettò nei solchi della Terra, e germogliarono i Guerrieri e lottarono tra loro…. E si uccisero a vicenda: dalla Terra emersi s’immersero in un lago di sangue. Ora noi invochiamo il figlio della Giovenca, e lo preghiamo, noi, barbare, Fenicie, di proteggere Tebe. Epafo - questo è il tuo nome - ricorda, i tuoi discendenti abitano questa Città. Portale aiuto! Difendila! Niente è impossibile per gli Dei. 15
  • 16. SECONDO EPISODIO CREONTE Oh, eccoti, finalmente! Ti ho cercato dappertutto! ETEOCLE Anch’io ti cercavo, Creonte. Ti devo dire di mio fratello. CREONTE Dimmi. ETEOCLE Ho parlato con lui, e ho rifiutato tutte le sue proposte. CREONTE Hai fatto bene: è di un’arroganza spaventosa. Pensa di impadronirsi del Potere, solo perché c’è suo suocero che lo aiuta. Ma, andiamo al dunque: ho una buona notizia. ETEOCLE Quale? CREONTE Abbiamo preso un nemico. ETEOCLE E ha parlato? CREONTE Sì: dice che l’attacco è imminente. ETEOCLE Accidenti: vado a far uscire l’esercito dalle mura! CREONTE Aspetta, non puoi! ETEOCLE Perché? CREONTE Loro sono molti di più. ETEOCLE Sì, ma non più forti. CREONTE …dicono che sono imbattibili.. ETEOCLE Non preoccuparti, ci penso io: vedrai quanti ne ammazziamo… 16
  • 17. CREONTE Speriamo. Però…. ETEOCLE Vado. CREONTE (lo trattiene) …. bisogna agire bene. ETEOCLE E come? CREONTE Meglio pensare ad altre soluzioni. ETEOCLE Forse potremmo attaccarli di sorpresa? CREONTE No, no: troppo rischioso. ETEOCLE Allora di notte, che dici? Il rischio è uguale per noi e per loro. CREONTE Il buio non aiuta…. ETEOCLE E se li sorprendiamo mentre mangiano? CREONTE Creeremmo solo caos. ETEOCLE Possiamo colpire la loro cavalleria. CREONTE … è ben protetta ETEOCLE Insomma, vuoi che gli consegno la Città nelle mani? CREONTE Ma no. Ho io un piano migliore. ETEOCLE E quale? CREONTE Visto che, a quanto pare, loro sono in sette… 17
  • 18. ETEOCLE Sette? CREONTE Ognuno è a capo di un gruppo di guerrieri. ETEOCLE Ho capito: uno per ogni porta. CREONTE Esatto: allora prendi anche tu sette uomini, i più forti. ETEOCLE Per…? CREONTE Per metterli a capo di altri sette gruppi….. ETEOCLE .. e difendere le sette porte? CREONTE Sì, e anche per farti aiutare: meglio dividersi i compiti. ETEOCLE E come mi conviene sceglierli, seguendo l’ istinto o pensandoci bene? CREONTE In tutti e due i modi: hai più garanzie. ETEOCLE D’accordo: farò così: piazzerò un guerriero davanti ad ogni porta, uno contro ognuno di loro. Ed io… Sì, io affronterò lui, mio fratello. Spero di farlo prigioniero, anzi, di ucciderlo, quel traditore. E, senti, Creonte: pensa tu a mia sorella Antigone, se mi succedesse qualche cosa. Mio padre non può, per quello che ha fatto. Voglio che lei sposi tuo figlio Emone. Un’altra cosa. Il corpo di Polinice non dovrà assolutamente essere seppellito. Chiunque lo farà, dovrà essere ucciso. E’ chiaro? E ricordati di consultare al più presto Tiresia, l’indovino: potrebbe esserci utile. Servi, portatemi le armi. Giustizia, vieni, portaci la Vittoria. Vittoria sia con noi! O, grandi Dei, salvate questa Città! 18
  • 19. SECONDO STASIMO Terribile, terribile il dio della Guerra: sangue, sangue lui porta! Vorrei vederlo come Bacco, bellissimo di eterna giovinezza, in mezzo a canti, musiche, danze…. E invece, vedo sangue, sangue, e la danza della Guerra! La Montagna, doveva ucciderlo Edipo, sepolto dalla neve, e invece l’ha nascosto! E la Sfinge, il Mostro Alato, quanti ne ha ammazzati, quanti? Felice il Signore dei Morti, là, sotto la Terra! E ora, un’altra disgrazia si abbatte sui figli di Edipo, su questa Città! So di cose che non si possono dire…. Ma tu sei forte, Tebe, discendi dai Guerrieri nati dai denti del Drago; hai visto le nozze di Cadmo e Armonia; le tue mura sono nate dal suono della Magica Lira; hai la Sorgente, i Fiumi Gemelli. Sei piena di risorse, noi crediamo in te. Vai, combatti, combatti! Vincerai, vincerai! Avrai, finalmente, il premio che ti spetta! 19
  • 20. TERZO EPISODIO TIRESIA (entra l’indovino cieco accompagnato da una fanciulla, forse sua figlia) Bella come una stella …. i tuoi occhi sono i miei. Tienimi forte le mani… sorreggimi, sono vecchio… Meneceo, figlio di Creonte, dimmi: dov’ è tuo padre? E’ distante da qui? Vedi, sono stanco, devo procedere lentamente… CREONTE Ecco, sei arrivato, sono qui. (a Meneceo) Accompagnalo, Meneceo. Ti è proprio gradita una giovane mano, vero, Tiresia? TIRESIA Perché mi hai mandato a chiamare, Creonte? CREONTE Un momento, aspetta, sei affaticato, riposa, parleremo dopo. Da dove vieni? TIRESIA Da un servizio che ho reso agli Eretteidi. Erano stati attaccati da Eumolpo, e io li ho aiutati a vincere. Guarda, mi hanno anche dato questa corona d’oro…. CREONTE Bene, speriamo che lo stesso avvenga qui da noi: siamo attaccati dall’esercito di Argo, il pericolo è grande. Eteocle, il nostro re, mi ha incaricato di chiamarti, ed è andato subito ad organizzare la difesa. Dicci, cosa dobbiamo fare per salvare la Città? TIRESIA Eteocle, hai detto? A lui non voglio dire nulla. A te sì, Creonte. La Città è contaminata, dal giorno in cui Laio concepì Edipo, che poi si accecò, per volere degli Dei. Eteocle e Polinice l’ hanno segregato in casa, il loro padre, sperando che nessuno venisse a sapere quello che aveva fatto, e lui, profondamente offeso, ha lanciato su di loro terribili maledizioni. Da allora mi odiano, i figli di Edipo. Ma io so che fine faranno. Vedo morti, tantissimi morti, Argivi e Tebani. Sento…… lunghissimi lamenti, vedo la Città distrutta…. La colpa è di Edipo: non doveva lasciare il regno in mano ai figli: pazzi, distruggeranno la Città. Però, non tutto è perduto: c’è un modo per evitare il disastro, ma non posso rivelarlo. Sarebbe troppo doloroso. Ora devo andare… Addìo. CREONTE No, fermati! T. Lasciami! C Dove vai? T. Per la mia strada. C Parla, la Città deve sapere… T Ma tu non devi. C Cosa non farei per la Città! T Davvero? 20
  • 21. C Dov’è tuo figlio? T Lì accanto a te. T Fallo andare via. C Perché? Se è un segreto, non lo dirà a nessuno… T Vuoi davvero che ascolti? C Certo. T. Allora, parlerò. Per salvare la Città, devi sacrificare tuo figlio. Questo è il volere degli Dei. C Cosa? Che cosa dici, vecchio? T. Dico ciò che gli Dei hanno stabilito. C Grande disgrazia… T Non c’è altro modo... C (al coro) Ditemi che non è vero, che non lui ha detto niente, che io non ho sentito niente…. T Non sei un uomo, se fai così. C Vai via!!! T Questo è il volere degli Dei…. C Come, come è possibile? (si getta ai piedi di Tiresia) T Alzati, e ascolta. C No, basta, basta, non parlare più… Me lo vuoi proprio ammazzare! T. Non io. C Ma perché, perché deve morire? T. Per placare l’ira di Ares, il dio della Guerra. Cadmo, il fondatore della Città, uccise il Drago a Lui sacro. Tuo figlio, ultimo discendente degli Sparti, i guerrieri nati dai denti del Drago, dev’essere immolato nel luogo stesso che un tempo era la sua tana. Il dio della Guerra, allora, salverà Tebe. Devi scegliere, Creonte: o tuo figlio o la Città. Ora devo andare. Destino terribile è quello di noi indovini: ci attiriamo l’odio degli uomini, per obbedire agli Dei. Se Apollo potesse parlare direttamente….. (esce) CORO Creonte, sei senza parole, sconvolto, come noi…. 21
  • 22. CREONTE (al coro) Una cosa è sicura: non offrirò mai questo sacrificio. Amo mio figlio, come tutti. Io sono vecchio, possono immolare me. (a Meneceo) Devi scappare, figlio. Presto, prima che ti prendano… MENECEO Scappare? E dove? C Dovunque. M Se me lo chiedi… C Ma non a Delfi! M Dove allora? C Prima in Etolia…. M. E poi? C. In Tesprozia. M. A Dodòna? C. Sì M. E chi mi proteggerà? C Ci penserò io. M. Va bene, vado a salutare Giocasta. Per me è come una madre… Tu vai pure.. C Vado. (esce) M. (al coro) Straniere, ho parlato così per assecondarlo, ma io non voglio tradire la mia Città. Ho deciso: mi lascerò cadere dalle mura. Precipiterò nella tana del Drago. Sarà il mio contributo alla Guerra. Morirò come tanti altri. Tebe, sarai purificata! Sarai libera, per sempre! (esce) 22
  • 23. TERZO STASIMO Mostro Alato, figlia della Terra, terribile Sfinge! Com’eri spietata, quando portavi via i giovani tebani, quando straziavi di lamenti le madri, quando volavi con le tue ali immonde e cantavi il tuo lugubre canto selvaggio! Terribile, tremenda, Mostro Alato, figlia della Terra… Nelle case, in tutta la Città, le madri, le mogli, le sorelle, tutte, tutte insieme, gridavano, gridavano, urlavano al Cielo la loro immensa, inconsolabile disperazione. Poi venne Edipo, mandato da Apollo. E l’uccise, la Sfinge… Fu liberata Tebe! Ma quante sventure seguirono! Lui si unì alla madre, contaminò la Città, la portò a questa Guerra, che ancora contamina la Città: siano maledette le sue terribili maledizioni! Invece tu, Meneceo, sei davvero un eroe! Hai deciso di sacrificarti, hai preferito la Città alla Famiglia. Un figlio così vorremmo avere anche noi! Atena, tu hai voluto tutto questo. Salvaci, adesso! Lascia che la Città sia finalmente libera da questa orrenda interminabile maledizione! 23
  • 24. QUARTO EPISODIO MESSAGGERO (grida rivolto verso la reggia) Giocasta, Giocasta, ho notizie per te. GIOCASTA (uscendo dalla reggia) Quali notizie? Dimmi, Eteocle è morto? MESSAGGERO No, stai tranquilla: è vivo! GIOCASTA E la Città? MESSAGGERO Salva, le mura intatte. GIOCASTA Ma è ancora in pericolo? MESSAGGERO Non più. Il dio della Guerra ci ha protetto. GIOCASTA E Polinice? Oh, sto in pena anche per lui. MESSAGGERO I due i fratelli sono vivi. GIOCASTA Che gli Dei ti rendano felice! Ma racconta, come avete cacciato i nemici dalla Città? Voglio riferirlo a Edipo, che è in ansia per le sorti di Tebe. MESSAGGERO Prima di tutto ti devo di dire del figlio di Creonte, Meneceo: si è gettato dalle mura dopo essersi trapassato la gola con la spada, per salvare la Città! Poi tuo figlio Eteocle ha radunato sette gruppi di guerrieri, uno per ciascuna delle sette porte, con opliti, cavalieri e ausiliari, per difendere i punti strategici. Noi aspettavamo lì, ed ecco avvicinarsi l’esercito dei Sette, passano il Fiume, sono proprio davanti a noi, cantano il canto di guerra, e anche noi cantiamo. Il primo ad attaccare fu Partenopeo, con tutte le truppe scintillanti di scudi. Aveva un simbolo sullo scudo: il Cinghiale Caledonio, ucciso dalla madre Atalanta. Il secondo fu Ippomedonte: il suo simbolo era Argo, il cane dai mille occhi, alcuni aperti come le stelle nel cielo; altri chiusi, come la notte profonda. Lui vede anche dopo la morte. Il terzo fu Tideo, il suo simbolo era una pelle di Leone. Il quarto fu Prometeo, con la fiaccola in mano, pronto ad incendiare tutta la Città. 24
  • 25. Poi arrivò tuo figlio Polinice, il comandante di tutto l’esercito. Il suo simbolo era il Cavallo, anzi le cavalle impazzite, che sembravano impazzite davvero, per come giravano su quello scudo. Il sesto, più furioso del dio della Guerra, era Capaneo. Il suo simbolo, un gigante che scardinava la Città dalle fondamenta, era il suo chiaro messaggio contro di noi. Il settimo, Adrasto, come simbolo aveva l’Idra di Lerna, il mostro dalle teste di serpente: ognuna di esse teneva tra i denti la testa di uno di noi! Anfiarao, il sacerdote, era il più saggio: non aveva simboli, procedeva da solo, silenzioso, guidando il carro delle vittime per il sacrificio. E iniziò la battaglia: fitta di lance, frecce, fionde. Noi vincevamo, all’inizio. Tideo e Polinice gridavano ai loro uomini: “Volete proprio morire così? Attacchiamoli, forza, tutti insieme, lanciamoci addosso a loro tutti quanti!”. Quante teste spaccate, allora, quanti corpi a terra, quanto sangue versato! Partenopeo, fuori di sé, gridava: “Datemi il fuoco, il fuoco. Fatemi incendiare questa Città!” Ma lo fermò il figlio di Poseidone, gli lanciò un masso enorme, gli fracassò le ossa: altro sangue fu versato sulla terra. Allora Eteocle andò a difendere le alte mura. Noi lo seguimmo. Tideo e i suoi lanciarono una pioggia di frecce, e i nostri abbandonarono le loro postazioni. Ma Eteocle li richiama, e li costringe a tornare al loro posto, come un cacciatore chiama i suoi cani. Ma ora ti voglio raccontare di Capaneo, della sua follia. Lui saliva, lungo la lunghissima scala, era sempre più vicino alle mura. Si sentiva il più forte, diceva che neanche Zeus poteva fermarlo. E intanto continuava, continuava a salire, sempre più vicino, più vicino. Ed ecco, stava proprio per entrare nella Città, quando si sente un tuono terribile. Un fulmine, improvviso, lo colpisce. La terra trema, siamo tutti terrorizzati. Il suo corpo precipita, giù dalla scala: i capelli vanno al cielo, il sangue alla terra. Mani e piedi girano ora in eterno nella Ruota Celeste. I nemici capiscono che Zeus è con noi, e fanno un passo indietro. Noi riprendiamo coraggio e li attacchiamo. E’ una carneficina: cadono a decine dai carri, i carri stessi sono distrutti, i morti non si contano più. Questa dunque è la situazione fino ad ora. Se riusciremo a respingerli definitivamente, solo gli Dei possono saperlo. Finora Loro ci hanno protetto. CORO Siamo felici! O Dei, lasciate che sia così. GIOCASTA Anch’io sono felice per i miei figli e per la Città, ma addolorata per Creonte, che ha perso suo figlio. Ma dimmi, Eteocle e Polinice, cosa hanno intenzione di fare adesso? MESSAGGERO Perché vuoi saperlo? GIOCASTA E tu perché non vuoi dirmelo? MESSAGGERO Non ti basta sapere che sono vivi? GIOCASTA Adesso sì, ma poi che succederà? MESSAGGERO Ma io devo andare da Eteocle, ha bisogno del mio aiuto… GIOCASTA 25
  • 26. Mi nascondi qualcosa! MESSAGGERO Lo faccio per te. GIOCASTA Non devi! Parla! MESSAGGERO Volevo evitare che tu lo sapessi, ma, dato che insisti, sappi che i tuoi figli si prepararono ad affrontarsi l’uno contro l’altro, in un duello. Hanno deciso così. Durante il combattimento, Eteocle ad un tratto si fermò e gridò: “Guerrieri, voi, tutti, che siete qui, non voglio che perdiate la vita in questo modo. Posso pensarci io, da solo, a decidere le sorti della battaglia. Affronterò personalmente mio fratello. Se lo uccido, sarò io l’unico re, se lui mi uccide, regnerà da solo. Troppo sangue è stato versato, gettate le armi, adesso, amici e nemici!” Tutti sono d’accordo, e applaudono, per primo Polinice. Poi festeggiano e fanno solenni giuramenti per sancire il patto. E iniziano a indossare le armature. E si guardano dritti negli occhi, con tutto l’odio che possono. L’esercito nemico grida a Polinice: “Sarai tu a vincere, ringrazierai Zeus per questo!” E i nostri, ad Eteocle: “Ricorda, se vincerai avrai tu il comando della Città!” Si passa poi al rito dei sacrifici augurali e.. avviene un prodigio: la fiamma si divide in due. Cosa significa? Vittoria per entrambi o morte per entrambi! Se pensi di fermarli, va’ pure. Forse potresti farcela, se trovi il modo. GIOCASTA Antigone, Antigone, dove sei? Lascia stare i tuoi giochi, e vieni qui. I tuoi fratelli, si vogliono scontrare, si uccideranno, se non li fermiamo! Andiamo, andiamo, presto! ANTIGONE Cosa dici? I miei fratelli? Mi sento morire. GIOCASTA Sì, sono pronti a combattere tra loro, in un duello. ANTIGONE No, non è possibile! GIOCASTA Purtroppo è così. Forza, andiamo, cerchiamo di fermarli…. ANTIGONE Ma, non posso lasciare le mie stanze… Per andare dove? GIOCASTA Tra i soldati… ANTIGONE Una ragazza non deve farsi vedere… GIOCASTA 26
  • 27. Non pensarci, oggi puoi farlo…. ANTIGONE Ma perché devo andare? GIOCASTA Devi aiutarmi: insieme dobbiamo gettarci ai loro piedi e pregarli di fermarsi. ANTIGONE Allora andiamo, presto. GIOCASTA Sì, andiamo subito: dobbiamo arrivare in tempo, in tempo! (escono) CORO Tremiamo disfatte dall’angoscia. Povera madre: quanta pena proviamo per lei! Due figli: l’uno contro l’altro: uno sarà ucciso, l’altro ucciderà. Vedi, Zeus? Stesso sangue, stesso volto, scudo contro scudo, sangue contro sangue! Siamo sconvolte: per chi piangere? Per Eteocle, o Polinice? Le due belve, le due furie si guardano, si lanciano occhiate d’odio, e presto saranno in un lago di sangue. Lugubre lamento noi intoniamo. Aspettando la morte, aspettando la strage. Guardate, non è Creonte? Disperato, sta avanzando verso la reggia. Andiamo a consolarlo! 27
  • 28. QUARTO EPISODIO – III CREONTE Mio figlio è morto. Devo piangere per lui, o essere contento per la Città, che è salva? A lui va la gloria. A me, solo disperazione. Si è gettato, dall’alto delle mura, a capofitto, nelle Tana del Drago…. Morte che si è dato lui, da solo. Dov’è mia sorella? Lei deve, deve… provvedere ai funerali… per lui che non c’è più… Per il rispetto, gli onori dovuti ai caduti per la Patria… CORO Giocasta è andata sul campo di battaglia, con Antigone. CREONTE Cosa? E perché..? CORO Eteocle e Polinice stanno per affrontarsi in duello. Lottano per conquistare il Potere. CREONTE Allora, i mali, non sono, non sono finiti …. CORO Ma tornerà presto. Sembra sia tutto finito, ora. Guarda, sta arrivando il messaggero. CREONTE Le notizie non sembrano buone… ha il volto scuro. SECONDO MESSAGGERO Non ho parole, non so come dire. CORO Siamo in ansia. Parla, presto. SECONDO MESSAGGERO Porto notizie terribili. CREONTE Cos’altro è successo? SECONDO MESSAGGERO I figli di tua sorella, Eteocle e Polinice… CREONTE Sì..? SECONDO MESSAGGERO … sono morti! CREONTE No! Grande, grande disgrazia! Per me, per la Città! Avete sentito, avete sentito tutti? La casa di Edipo è distrutta! 28
  • 29. SECONDO MESSAGGERO Ma purtroppo non è tutto. CREONTE Quali altre sventure…. ? SECONDO MESSAGGERO Anche tua sorella…. è morta! CORO Lamenti, canti funebri, intoniamo, ora, subito, tutte quante, tutte insieme…. CREONTE La maledizione della Sfinge! Quelle nozze contro natura... hanno portato a questo! Sorella, sorella mia, che destino terribile! Ma dimmi, come sono avvenuti i fatti? SECONDO MESSAGGERO Lo saprai subito. I due fratelli si preparavano al duello, proprio in mezzo ai due eserciti, indossavano le armi di bronzo, e pregavano, ad alta voce. Per primo Polinice invocò una dea straniera, dicendo: “A te sono devoto, perché Argo ormai è la mia Città, da quando ho sposato la figlia del re. Aiutami ad uccidere Eteocle! Voglio vedere questa mano tutta rossa di sangue, del suo sangue!” (Che preghiera odiosa!) Eteocle, invece, pregava Atena, la dea della nostra Città, dicendo: “O figlia di Zeus, guida il mio braccio a colpire il petto di Polinice, il traditore!” Iniziò quindi il duello. Sembravano due cinghiali che si vogliono azzannare: ansimavano, agitavano le lance, ma senza attaccare, girando, guardandosi, nascondendosi dietro gli scudi. Ognuno aspettava che l’altro si scoprisse anche di poco, per scagliare la lancia dritta verso di lui. Tremavano, gli altri, guardando i loro capi che studiavano le mosse. A un certo punto, Eteocle spostò la gamba per togliere una pietra da terra, e Polinice se ne accorse: scagliò la sua lancia e lo colpì, trapassandogli il polpaccio. Esultarono i nemici, ma per poco, perché il nostro capo scagliò anche lui la sua lancia verso la spalla di Polinice, ma non lo colpì, perché la punta della lancia si spezzò. Allora gli scaglia una pietra, con tutte le sue forze, e con quella riesce a spezzare la lancia del fratello. Erano rimasti entrambi con le sole spade, di nuovo ad armi pari, e allora iniziano a lottare con queste, con grande violenza. Eteocle a un certo punto pensa ad una tattica che aveva imparato in Tessaglia: indietreggia con il piede sinistro, si copre con lo scudo e avanza con il piede destro, e finalmente trafigge il fratello, immergendogli la spada nello stomaco, all’altezza dell’ombelico, trapassandolo da parte a parte. Polinice barcolla, si piega, si porta le mani alla ferita, cade a terra. Eteocle allora getta la spada, e, convinto di avere ucciso il fratello, gli toglie l’armatura. Ma Polinice era ancora vivo, e riesce con un ultimo sforzo a prendere la spada, e a trapassargli il fegato. Così, muoiono entrambi, l’uno a fianco dell’altro, i fratelli: perdenti tutti e due, nella polvere, tutti e due. CORO Ahimè, Edipo, le tue maledizioni, si sono compiute! SECONDO MESSAGGERO Ma non è finita, purtroppo: in quel momento arriva la madre, con la figlia, e scoppia in lacrime, disperata per essere arrivata troppo tardi; si getta a terra, lanciando lamenti strazianti, 29
  • 30. ricorda come li aveva allevati tutti e due i suoi figli, con quanto amore, tutto inutile ormai. Antigone si unisce a lei nel compianto, rimprovera i fratelli di aver abbandonato la madre, incuranti della sua età. Eteocle, ormai in fin di vita, distesa la sua mano sulla madre, rivolgendole un ultimo sguardo pieno di amore, esala l’ultimo respiro. Polinice, invece, riesce a dire: “E’ la fine. Vi amo. Anche lui lo amavo, anche se diventò mio nemico. Vi prego, seppellitemi. Dentro la Città. Non merito odio. Fatemi tornare lì, almeno da morto. Madre, ora, chiudimi gli occhi”. E lo fa lui stesso, prendendole la mano. Poi aggiunge: “Buio, ho buio tutto intorno”. Giocasta, appena li vide morti tutti e due, fuori di sé, prende la spada, e si trapassa il collo. Ora giace a terra abbracciata a loro. Gli eserciti allora iniziano a discutere violentemente: chi è stato il vincitore? Ognuno sostiene che era stato il proprio capo. La lotta è terribile, ma per fortuna, noi preveniamo i nemici, e riusciamo a difendere le mura dai loro attacchi. La Pianura si copre di migliaia di morti, tutti fuggono, lasciando fiumi di sangue sulla Terra. Ringraziamo Zeus, allora, gli innalziamo la statua d’oro, deprediamo i cadaveri, portiamo il bottino dentro la Città. Anche Antigone è rientrata, lei deve celebrare i riti funebri, per i suoi cari. La Città ha vinto, ma ha perso i suoi valorosi guerrieri, i figli di Edipo, Eteocle e Polinice. CORO Ora sappiamo tutto. Tre morti, tre sventure. (Entrano le salme) Eccoli qui. Il buio è caduto su di loro. ANTIGONE Devo togliermi il velo dai capelli, scoprire le guance. Vedete? Sono rosse, rosse di dolore. Tristissimo dolore: ….guidare questo corteo funebre.. Lottarono per la Città i miei fratelli, ma fu strage infinita, sangue su sangue: ora è crollata la casa di Edipo! Vorrei riportarvi in vita, tutti e tre, miei cari. Vorrei conoscere un canto, un incantesimo. Ma non vuole, Erinni, la Dea della Vendetta. La discendenza di Edipo è finita. Non doveva, lui, non doveva uccidere la Sfinge! Troppo ha compreso, ha compreso quello che non si doveva comprendere: l’enigma del Mostro Alato. E poi dolori infiniti, quanti nessuno mai prima aveva sofferto, né Greco, né Barbaro, né Nobile, né Povero. Nessuno, nessuno! Una rondine vorrei che mi facesse compagnia, che cantasse con me i tormentosi lamenti, aggirandosi sulla quercia, per richiamare in vita i defunti. Ora mi taglierò i capelli, per donarli ai morti. Chi onorerò per primo? Polinice, Eteocle o la madre non più madre? 30
  • 31. ANTIGONE (grida alla reggia) Edipo, Edipo! Esci fuori, fatti vedere. O padre, è terribile vivere nel buio, vagare per le stanze con piede malfermo, alzarsi e tornare a letto, non sapendo come trascorrere il giorno. Esci, esci, ti devo parlare! EDIPO (uscendo) Perché, perché mi chiami, Antigone? E mi costringi ad uscire, lentamente, controvoglia? Volevo restarmene lì dentro, da solo, con il mio tormento, a piangere ancora…. Vedi, sono solo un fantasma, ormai; disfatto, inutile…! ANTIGONE Ti devo dare una notizia terribile. EDIPO Quale, figlia? ANTIGONE I tuoi figli… sono morti, e… anche Giocasta, tua moglie, il tuo sostegno… EDIPO No, no! Non è possibile! Tutti e tre! O no, non posso, non voglio vivere più… ANTIGONE Lo sai, è stato il Dio che ti ha ascoltato.... ha punito Eteocle e Polinice, li ha disfatti, annientati.. EDIPO Ahhh, ahhh. ANTIGONE Perché piangi? EDIPO Per loro, per i miei figli. ANTIGONE Se li potessi vedere… I loro corpi sono qui davanti, spettacolo orribile… EDIPO Sapevo, sapevo che sarebbero finiti così. Ma Giocasta, perché è morta? ANTIGONE Si era precipitata nel campo di battaglia, mostrando il petto, versando lacrime. Li supplicava di non continuare con il duello.. Ma lo scontro stava ormai terminando; sangue scorreva sul campo dei Fiori di Loto .. Il dio della Guerra esultava, quello dei Morti, aspettava…. Lei, allora, prese la spada e… si trafisse il collo. E cadde sopra i loro corpi. . 31
  • 32. QUARTO EPISODIO - VI CORO Edipo, Edipo. Che giorno terribile! Ti auguriamo un futuro più luminoso. CREONTE Edipo, ascolta. Tuo figlio, prima di andare in battaglia, mi aveva comunicato le sue ultime volontà, e io adesso devo farle eseguire: riguardano il matrimonio di tua figlia Antigone con mio figlio Emone, e il tuo esilio. Sì, tu non puoi più abitare in questa Città: la contamini tutta con la tua presenza. Anche Tiresia, l’indovino, lo confermava. Io non ho nulla contro di te, lo sai bene, ma tu attiri spiriti maligni, vendicatori, e tutta la Città ne soffre… EDIPO Ecco, ecco: la giusta conclusione. Tutto cominciò quando Laio, mio padre, mi generò, e non doveva! Apollo gli aveva predetto che io l’avrei ucciso! Allora cercò di togliermi di mezzo, facendomi portare sul monte più alto, abbandonandomi lì: sperava che potessi essere dilaniato dalle belve feroci. E invece…. il monte mi salvò. Il Dio fece in modo che il servo di Polibo mi trovasse. Ma poi, lo uccisi davvero, mio padre! E mi congiunsi con mia madre. E misi al mondo due figli, che erano anche miei fratelli! Ma le maledizioni di Laio arrivarono fino a loro. E questa è la fine che hanno fatto. Non è colpa mia. Questa disgrazia ha radici molto più antiche! Ma ora, cosa posso fare? Sono cieco, e devo andarmene via dalla Città. Non ci sono più Giocasta, i miei figli… Sono vecchio. Come farò a vivere da solo? Creonte, uccidimi. L’esilio è peggio della morte. Non mi voglio gettare ai tuoi piedi, supplicarti: sarebbe da vigliacchi. CREONTE E fai bene. Io devo cacciarti fuori dalla Città. Ora ci saranno i funerali, ma solo di Eteocle. Il corpo di Polinice deve restare insepolto, fuori dalle mura, senza alcun onore, in pasto agli avvoltoi, come meritano i traditori della Patria! Cittadini, sappiate che chi tenterà di seppellirlo, sarà punito con la morte! Tu, Antigone, adesso termina i Lamenti Funebri e preparati alla cerimonia di nozze: mio figlio ti aspetta… ANTIGONE E’ proprio una terribile disgrazia la nostra, vero, padre? La tua, specialmente… Disgrazia infinita… (A Creonte) Tu, Creonte, stai commettendo un crimine, ti rendi conto? Stai mandando via dalla Città qualcuno che è innocente… CREONTE Sono le ultime volontà di Eteocle…. ANTIGONE …assurde. Sei pazzo se le fai eseguire CREONTE Vorresti disobbedire? ANTIGONE 32
  • 33. Sì…. CREONTE E allora Polinice….? ANTIGONE Secondo la legge dovrebbe essere seppellito con tutti gli onori…. CREONTE ...un traditore! ANTIGONE Lui non ha fatto niente di male! Voleva solo riprendersi quello che era suo: il Potere! CREONTE E’ stato deciso: resterà insepolto. ANTIGONE Lo seppellirò io, con le mie stesse mani… CREONTE …morirai anche tu, allora! ANTIGONE Sarò felice di morire con lui… CREONTE Ora basta! Torna nelle tue stanze…. ANTIGONE ...devo fare quello che ho detto… CREONTE Non puoi! La legge è questa. ANTIGONE La legge è onorare i morti. CREONTE Nessuno lo farà! ANTIGONE Pensa a Giocasta, tua sorella…. CREONTE Zitta! Ho detto che così dev’essere! ANTIGONE Devo procedere al lavacro della salma… CREONTE 33
  • 34. Ho detto che nessuno deve osare… ANTIGONE … coprire le sue ferite… CREONTE Mai! ANTIGONE … baciarlo…. CREONTE Bacerai mio figlio, che devi sposare.. ANTIGONE Io, sposare tuo figlio? CREONTE Certo! E’ stato deciso… ANTIGONE …lo ammazzerei già la prima notte! CREONTE Cosa hai detto? Sei pazza? ANTIGONE Lo giuro…. CREONTE E cosa vorresti fare, allora? ANTIGONE Andarmene. Via da questa Città, con mio padre… E. Grazie, cara, ma non devi… ANTIGONE ..morirei con lui, se è necessario CREONTE Va bene. Te lo concedo. E Antigone, sei molto cara, però…. A O, padre, non posso, non posso sposare il figlio di Creonte, capisci? E non voglio lasciarti da solo. 34
  • 35. E Vai contro i tuoi interessi, perché? Il pensiero che tu sia onorata, sposa del figlio del re, mi potrebbe aiutare a sopportare i miei mali…. A Ma tu, come faresti? E. Appena giunto il momento, uscirò di scena… A Come, il famoso Edipo, il salvatore della Città? E. Un tempo, ora non più. A Voglio condividere con te il tuo destino. E Tu sei giovane: no, non devi, sarebbe assurdo… A. ...ma giusto! E. E va bene, vedo che sei decisa. Non riesco a farti cambiare idea. Allora, andiamo. Dov’è Giocasta? Fammela toccare, voglio salutarla, per l’ultima volta. A Sì, è qua. E Compagna sfortunata…. e, i miei figli? A Sono vicino a te, l’uno accanto all’altro. E Avvicina la mia mano a loro. Miei cari, cari, addìo.…. Adesso, andiamo. Apollo me l’aveva predetto che avrei vagato lontano, per arrivare infine ad Atene…. Tutto si compie, adesso. Dammi il bastone. A Ti accompagno io. Sarò per te come il vento per i marinai. Fai piano, andiamo lentamente, sta’attento… E Addìo, Città. Vado incontro al mio destino. A 35
  • 36. Addìo, giovani amiche. Voi restate. Io non posso. Addìo, fratello. Penserò sempre a te. Avrai gli onori che meriti. E. (al pubblico) E voi, cittadini: guardatemi! Ero potente, una volta. Vedete come sono adesso? Guardatemi bene. Imparate dalla mia storia. Imparate. (escono) 36