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SCENEGGIATURA TEATRALE
“Nel cuore di chi resta”
Classe 3A “ Servizi per la sanità e l’assistenza sociale”
VOCE FUORI SCENA: Ci troviamo nello studio di una psicoterapeuta. Sono
presenti figli, madri, padri, sorelle… che hanno vissuto la tragedia della
morte di una persona cara sul posto di lavoro. Sono qui per partecipare ad
una terapia di gruppo con la speranza di ricevere l’aiuto per superare la
sofferenza causata dalla tragedia vissuta. Ognuno di loro narra la storia
della perdita del proprio famigliare, del dolore causato da questo evento e
con cui convivere per il resto della vita.
(Tutti i partecipanti sono seduti in cerchio. La psicoterapeuta avvia
l’incontro)
PSICOTERAPEUTA: Buongiorno a tutti e benvenuti. Siamo qui per ascoltare
e condividere il racconto delle tragiche esperienze che hanno investito le
vostre vite e che tanto dolore hanno causato.
Possiamo avviare la seduta.
Amalia, vuoi iniziare tu?
AMALIA: Si. Ciao sono Amalia
TUTTI: Ciao Amalia
AMALIA: Sono mamma di due bambini e moglie di Andrea, lui aveva 25
anni. Lavorava alla Fen Impianti; è morto per un incidente sul lavoro: è
caduto da una scala da un’altezza di 4 metri. Un giorno doveva raggiungere
il sottotetto dell'azienda, perché aveva il compito di sistemare alcune
lampade. Gli è stata data una scala da un altro dipendente dell’azienda. Ha
iniziato a sistemare la scala sotto la botola alla presenza del titolare e poi
quest’ultimo è uscito dalla stanza per prendere un faro, lasciando Andrea
da solo. Fatti pochissimi passi il titolare ha sentito un forte rumore, è
tornato indietro e ha trovato mio marito Andrea a terra, immobile in una
pozza di sangue e con i piedi ancora incastrati nella scala.
Se il titolare fosse stato attento alla sicurezza del proprio dipendente,
restando nella stanza dove mio marito stava lavorando, e se ad Andrea
fosse stata data una scala regolamentare per accedere alla botola e delle
scarpe anti infortunistiche, mio marito sarebbe ancora qui con noi. Sono
triste. Avevamo in mente tanti progetti, una nuova casa da comprare e
volevamo crescere i nostri figli nel migliore dei modi. Adesso sono
disperata e sola, e devo cercare di consolare i miei figli per questo dolore
che non passerà mai.
PSICOTERAPEUTA: Grazie Amalia. Vorrei dirti che la tristezza, la
disperazione, il senso di solitudine, da cui ti senti oppressa, sono stati
d’animo normali in questa situazione. Ma in te c’è una grande forza ed è
l’amore per i tuoi bambini, che ti aiuterà a ritrovare la voglia di andare
avanti. Alessio vorresti raccontare la tua storia?
ALESSIO: Ciao, mi chiamo Alessio e ho dieci anni.
TUTTI: Ciao Alessio
ALESSIO: Mia mamma, Luana, mi ha lasciato quando lei aveva 22 anni. Mi
manca tanto. Mi manca la sua voce, quando mi raccontava le storie per
farmi addormentare; (qui si ferma per la commozione) mi mancano le
passeggiate per andare alle giostrine al parco. Lei lavorava in un'azienda
tessile, e quel maledetto 3 maggio, stava lavorando a un orditoio quando è
rimasta agganciata nel rullo ed è stata inghiottita dal macchinario; è stata
schiacciata e risucchiata. I titolari dell’azienda erano stati informati del
malfunzionamento del macchinario, ma hanno trascurato il problema… pur
di risparmiare. Se in quella azienda fossero stati più attenti alla sicurezza, a
quest'ora, la mia mamma sarebbe ancora qui con me (mostra a tutti una
foto che porta sempre con sé nello zainetto).
PSICOTERAPEUTA: Grazie Alessio per averci raccontato la tua storia. Non è
stato facile, sicuramente, crescere senza di lei. Tuttavia, il forte legame di
attaccamento, che si è creato fra di voi sin dalla tua nascita, ti può aiutare
a non sentirti solo e ad essere, giorno dopo giorno, sempre più sicuro.
Natalia vorresti raccontare la tua storia?
NATALIA: Ciao, sono Natalia
TUTTI: Ciao Natalia
NATALIA: (Racconta tra la commozione e un pianto disperato).
Sono la moglie di Alessandro, aveva 35 anni. Era l’8 giugno 2022, lavorava
in un altoforno all’ILVA di Taranto. Mi hanno detto che è stato colpito alla
testa mentre misurava la temperatura della ghisa manualmente, dal foro
di colata. Una procedura che faceva da 13 anni, ma quella sera
all’improvviso è stato investito da una bomba di oltre 1.500 gradi. Come se
gli fosse caduta una secchiata di lava bollente in testa. Bruciato vivo, dalla
testa alle caviglie. Solo il dorso del piede e le dita della mano erano rimasti
integri. Le uniche cose che sono riuscita a baciargli prima di dirgli addio
erano I suoi occhi verdi che non c’erano più, si erano velati. Mio marito è
morto per colpa dell’altoforno andato in tilt o chissà di chi o cosa? Possibile
che nessuno sappia nulla, abbia visto qualcosa? Forse mi sbaglio, ma in
questa storia a me rimane l’immagine di Alessandro mollato da tutti.
Mi chiedo sempre: ma è stata data attuazione al Piano industriale e alle
prescrizioni di tutela ambientale, sanitaria e di sicurezza?
Se quella mattina avessi saputo che non lo avrei più rivisto, lo avrei stretto
più forte, gli avrei detto mille cose, tutto ciò che non sono riuscita a dirgli
in questi anni vissuti insieme, pieni di risate, gioie e dolori. Non gli darò più
il mio buongiorno, non aspetterò più che torni dal lavoro, non cucineremo
più insieme, non vedrò più il bel gran sorriso che mi arricchiva le giornate,
non sarà più possibile svegliarci insieme al mattino e addormentarci
abbracciati.
Il mio sogno è andato in frantumi.
PSICOTERAPEUTA: Grazie Natalia. La perdita del compagno di vita lascia un
vuoto, che adesso appare a te incolmabile. Con il passare del tempo, però,
vedrai che la sofferenza lascerà il posto ai ricordi belli della vita vissuta
insieme a lui. Riconquisterai la serenità. Giulio vorresti raccontare la tua
storia?
GIULIO: Ciao sono Giulio
TUTTI: Ciao Giulio
GIULIO: Mio padre, Francesco, aveva 51 anni quando mi ha lasciato,
lavorava in un’impresa edile a Nave, in provincia di Arezzo. Lui una mattina,
è rimasto incastrato in una tramoggia, una delle macchine a forma di
imbuto utilizzate nel cantiere per triturare e ridurre in parti sottili i rifiuti
provenienti dai cantieri del calcestruzzo. Mio padre è caduto in avanti con
la testa, forse a causa di uno scivolamento. È morto poco dopo l'arrivo dei
soccorsi. Mio padre aveva turni di lavoro massacranti, una persona che
lavora dovrebbe avere anche il tempo di riposarsi, di recuperare le sue
energie, di stare con la famiglia. Come ha detto Papa Francesco: “Quando
un’attività non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore,
allora diventa una schiavitù”.
Che sofferenza, perdere mio padre… e mi pento di averlo fatto arrabbiare
perché mi comportavo male a scuola. Quest’estate avremmo dovuto fare
una vacanza, e ora eccoci, senza la nostra vacanza e con il rimorso di non
averlo reso orgoglioso di me. Starà sempre nel mio cuore, è stato il padre
migliore del mondo.
PSICOTERAPEUTA: Grazie Giulio. Tuo padre è stato per te un punto di
riferimento fondamentale, anche quando avevi l’impressione di deluderlo
perché non corrispondevi alle sue aspettative. Adesso lo è ancora di più e
lo sarà sempre. Il suo esempio di vita ti aiuterà a diventare una persona
sicura e realizzata.
Vorrei, adesso, ringraziarvi ancora una volta per aver raccontato e
condiviso, nonostante la sofferenza, le storie che ormai fanno parte delle
vostre vite. Grazie per il coraggio che dimostrate di avere nell’affrontare
ogni attimo della vita quotidiana, senza quelle persone che vi sono state
strappate all’improvviso.
(La psicoterapeuta invita tutti a prendersi per mano e a rinchiudersi in un
momento di silenzio)
VOCE FUORI SCENA: Queste storie raccontano esperienze tristi, ma
reali e soprattutto attuali. Sono la testimonianza di un tema fondamentale
che dovrebbe riguardare tutti e soprattutto chi deve tutelare i lavoratori dai
molti incidenti sul posto di lavoro. Lavoratori e datori di lavoro dovrebbero
prestare attenzione e non sottovalutare il tema della sicurezza nonché
mettere in atto tutte le azioni necessarie alla prevenzione per salvaguardare
la vita umana.
Il lavoro è un diritto riconosciuto dalla Costituzione, conferisce dignità
all’uomo e gli permette di partecipare, come cittadino responsabile, alla
vita sociale e civica. È soprattutto un dovere morale, prima di essere
obbligo, tutelare la persona da ogni rischio sul luogo di lavoro e garantire
la sua integrità!

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  • 1. SCENEGGIATURA TEATRALE “Nel cuore di chi resta” Classe 3A “ Servizi per la sanità e l’assistenza sociale”
  • 2. VOCE FUORI SCENA: Ci troviamo nello studio di una psicoterapeuta. Sono presenti figli, madri, padri, sorelle… che hanno vissuto la tragedia della morte di una persona cara sul posto di lavoro. Sono qui per partecipare ad una terapia di gruppo con la speranza di ricevere l’aiuto per superare la sofferenza causata dalla tragedia vissuta. Ognuno di loro narra la storia della perdita del proprio famigliare, del dolore causato da questo evento e con cui convivere per il resto della vita. (Tutti i partecipanti sono seduti in cerchio. La psicoterapeuta avvia l’incontro) PSICOTERAPEUTA: Buongiorno a tutti e benvenuti. Siamo qui per ascoltare e condividere il racconto delle tragiche esperienze che hanno investito le vostre vite e che tanto dolore hanno causato. Possiamo avviare la seduta. Amalia, vuoi iniziare tu? AMALIA: Si. Ciao sono Amalia TUTTI: Ciao Amalia AMALIA: Sono mamma di due bambini e moglie di Andrea, lui aveva 25 anni. Lavorava alla Fen Impianti; è morto per un incidente sul lavoro: è caduto da una scala da un’altezza di 4 metri. Un giorno doveva raggiungere il sottotetto dell'azienda, perché aveva il compito di sistemare alcune lampade. Gli è stata data una scala da un altro dipendente dell’azienda. Ha iniziato a sistemare la scala sotto la botola alla presenza del titolare e poi quest’ultimo è uscito dalla stanza per prendere un faro, lasciando Andrea da solo. Fatti pochissimi passi il titolare ha sentito un forte rumore, è tornato indietro e ha trovato mio marito Andrea a terra, immobile in una pozza di sangue e con i piedi ancora incastrati nella scala. Se il titolare fosse stato attento alla sicurezza del proprio dipendente, restando nella stanza dove mio marito stava lavorando, e se ad Andrea fosse stata data una scala regolamentare per accedere alla botola e delle scarpe anti infortunistiche, mio marito sarebbe ancora qui con noi. Sono triste. Avevamo in mente tanti progetti, una nuova casa da comprare e
  • 3. volevamo crescere i nostri figli nel migliore dei modi. Adesso sono disperata e sola, e devo cercare di consolare i miei figli per questo dolore che non passerà mai. PSICOTERAPEUTA: Grazie Amalia. Vorrei dirti che la tristezza, la disperazione, il senso di solitudine, da cui ti senti oppressa, sono stati d’animo normali in questa situazione. Ma in te c’è una grande forza ed è l’amore per i tuoi bambini, che ti aiuterà a ritrovare la voglia di andare avanti. Alessio vorresti raccontare la tua storia? ALESSIO: Ciao, mi chiamo Alessio e ho dieci anni. TUTTI: Ciao Alessio ALESSIO: Mia mamma, Luana, mi ha lasciato quando lei aveva 22 anni. Mi manca tanto. Mi manca la sua voce, quando mi raccontava le storie per farmi addormentare; (qui si ferma per la commozione) mi mancano le passeggiate per andare alle giostrine al parco. Lei lavorava in un'azienda tessile, e quel maledetto 3 maggio, stava lavorando a un orditoio quando è rimasta agganciata nel rullo ed è stata inghiottita dal macchinario; è stata schiacciata e risucchiata. I titolari dell’azienda erano stati informati del malfunzionamento del macchinario, ma hanno trascurato il problema… pur di risparmiare. Se in quella azienda fossero stati più attenti alla sicurezza, a quest'ora, la mia mamma sarebbe ancora qui con me (mostra a tutti una foto che porta sempre con sé nello zainetto). PSICOTERAPEUTA: Grazie Alessio per averci raccontato la tua storia. Non è stato facile, sicuramente, crescere senza di lei. Tuttavia, il forte legame di attaccamento, che si è creato fra di voi sin dalla tua nascita, ti può aiutare a non sentirti solo e ad essere, giorno dopo giorno, sempre più sicuro. Natalia vorresti raccontare la tua storia? NATALIA: Ciao, sono Natalia TUTTI: Ciao Natalia NATALIA: (Racconta tra la commozione e un pianto disperato).
  • 4. Sono la moglie di Alessandro, aveva 35 anni. Era l’8 giugno 2022, lavorava in un altoforno all’ILVA di Taranto. Mi hanno detto che è stato colpito alla testa mentre misurava la temperatura della ghisa manualmente, dal foro di colata. Una procedura che faceva da 13 anni, ma quella sera all’improvviso è stato investito da una bomba di oltre 1.500 gradi. Come se gli fosse caduta una secchiata di lava bollente in testa. Bruciato vivo, dalla testa alle caviglie. Solo il dorso del piede e le dita della mano erano rimasti integri. Le uniche cose che sono riuscita a baciargli prima di dirgli addio erano I suoi occhi verdi che non c’erano più, si erano velati. Mio marito è morto per colpa dell’altoforno andato in tilt o chissà di chi o cosa? Possibile che nessuno sappia nulla, abbia visto qualcosa? Forse mi sbaglio, ma in questa storia a me rimane l’immagine di Alessandro mollato da tutti. Mi chiedo sempre: ma è stata data attuazione al Piano industriale e alle prescrizioni di tutela ambientale, sanitaria e di sicurezza? Se quella mattina avessi saputo che non lo avrei più rivisto, lo avrei stretto più forte, gli avrei detto mille cose, tutto ciò che non sono riuscita a dirgli in questi anni vissuti insieme, pieni di risate, gioie e dolori. Non gli darò più il mio buongiorno, non aspetterò più che torni dal lavoro, non cucineremo più insieme, non vedrò più il bel gran sorriso che mi arricchiva le giornate, non sarà più possibile svegliarci insieme al mattino e addormentarci abbracciati. Il mio sogno è andato in frantumi. PSICOTERAPEUTA: Grazie Natalia. La perdita del compagno di vita lascia un vuoto, che adesso appare a te incolmabile. Con il passare del tempo, però, vedrai che la sofferenza lascerà il posto ai ricordi belli della vita vissuta insieme a lui. Riconquisterai la serenità. Giulio vorresti raccontare la tua storia? GIULIO: Ciao sono Giulio TUTTI: Ciao Giulio GIULIO: Mio padre, Francesco, aveva 51 anni quando mi ha lasciato, lavorava in un’impresa edile a Nave, in provincia di Arezzo. Lui una mattina, è rimasto incastrato in una tramoggia, una delle macchine a forma di
  • 5. imbuto utilizzate nel cantiere per triturare e ridurre in parti sottili i rifiuti provenienti dai cantieri del calcestruzzo. Mio padre è caduto in avanti con la testa, forse a causa di uno scivolamento. È morto poco dopo l'arrivo dei soccorsi. Mio padre aveva turni di lavoro massacranti, una persona che lavora dovrebbe avere anche il tempo di riposarsi, di recuperare le sue energie, di stare con la famiglia. Come ha detto Papa Francesco: “Quando un’attività non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore, allora diventa una schiavitù”. Che sofferenza, perdere mio padre… e mi pento di averlo fatto arrabbiare perché mi comportavo male a scuola. Quest’estate avremmo dovuto fare una vacanza, e ora eccoci, senza la nostra vacanza e con il rimorso di non averlo reso orgoglioso di me. Starà sempre nel mio cuore, è stato il padre migliore del mondo. PSICOTERAPEUTA: Grazie Giulio. Tuo padre è stato per te un punto di riferimento fondamentale, anche quando avevi l’impressione di deluderlo perché non corrispondevi alle sue aspettative. Adesso lo è ancora di più e lo sarà sempre. Il suo esempio di vita ti aiuterà a diventare una persona sicura e realizzata. Vorrei, adesso, ringraziarvi ancora una volta per aver raccontato e condiviso, nonostante la sofferenza, le storie che ormai fanno parte delle vostre vite. Grazie per il coraggio che dimostrate di avere nell’affrontare ogni attimo della vita quotidiana, senza quelle persone che vi sono state strappate all’improvviso. (La psicoterapeuta invita tutti a prendersi per mano e a rinchiudersi in un momento di silenzio) VOCE FUORI SCENA: Queste storie raccontano esperienze tristi, ma reali e soprattutto attuali. Sono la testimonianza di un tema fondamentale che dovrebbe riguardare tutti e soprattutto chi deve tutelare i lavoratori dai molti incidenti sul posto di lavoro. Lavoratori e datori di lavoro dovrebbero prestare attenzione e non sottovalutare il tema della sicurezza nonché mettere in atto tutte le azioni necessarie alla prevenzione per salvaguardare la vita umana.
  • 6. Il lavoro è un diritto riconosciuto dalla Costituzione, conferisce dignità all’uomo e gli permette di partecipare, come cittadino responsabile, alla vita sociale e civica. È soprattutto un dovere morale, prima di essere obbligo, tutelare la persona da ogni rischio sul luogo di lavoro e garantire la sua integrità!