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Un viaggio tinto di “Rosso”
        Italia – Senegal Agosto 2011




            Fabrizio Cedrati
.... si respira Africa e più si scende verso Sud più il suo profumo si fa forte!
Ok ci siamo tu e le voci della lista sono già state spun-               Durante la navigazione, durata due giorni, Ema ci rag-
tate e ricontrollate più e più volte, la macchina è carica              guaglia sulle principale cara eris che del viaggio e
e chiusa in box pronta a par re di nuovo. Appuntamento                  trasferiamo sui GPS e sui nostri porta li le tracce e i
al solito locale per mangiare l’ul mo pasto con sapore                  Waypoints che andranno a disegnare le nostre strade.
europeo e poi via lungo l’autostrada che ci porta diret-                Per l’occasione Panasonic mi ha gen lmente rilasciato da
tamente al porto di Genova dove incontriamo il resto                    testare un CF19 Toughbook in cui ho prontamente instal-
del gruppo. Ci riuniamo tu all’imbarco ci siamo noi                     lato il so ware di navigazione OziExplorer.
i “Milanesi” qua ro equipaggi compos da un Toyo-
ta HDJ100, due Toyota KDJ120 e la Jeep Wrangler del
“nonno”, l’equipaggio ligure con un Hyundai Terracan e
per finire il capo Ema con Thea e il loro splendido Toyota
FZJ78 a benzina. Ci siamo tu , con i soli tempi len
ci imbarchiamo, pron ad a raversare il mediterraneo
per raggiungere Tangeri punto di partenza della nostra
avventura.




In nave mentre si aggiornano i sistemi informatici di navigazione GPS
La piazza di Marrakech



                         Ed eccoci a Tangeri, dopo una tranquilla navigazione. Al
                         nuovo porto di Tangeri Med tu o fila liscio, superiamo
                         velocemente la dogana e dopo aver cambiato un po’ di
                         soldi in moneta locale ci me amo immediatamente in
                         marcia. Direzione Casablanca dove ci a ende il nostro
                         primo albergo, lo raggiungiamo in tarda serata. Il giorno
                         seguente ci muoviamo verso sud direzione Marrakech
                         dove ci fermiamo per una piccola visita e per la sosta
                         pranzo.
                         Ormai si respira Africa e più si scende verso Sud più il
                         suo profumo si fa forte! Salu amo la grande piazza del
                         mercato e ci rime amo in viaggio verso il nostro ul mo
                         albergo, una piccola e graziosissima abitazione ges ta
                         da francesi situata sulle alte scogliere di Tiznit.
Le scogliere di Tiznit
Relitto sulla costa
La temperatura è da non credere, oserei dire perfe a,         Qui si respira aria di mondo, di libertà, forse condiziona-
e la vista dell’oceano Atlan co è a dir poco spe acolare.         dalla presenza di tan ragazzi di tu e le razze che si
Salutato il ma no seguente l’ospitale dimora con nuia-         ritrovano qui per un solo mo vo: volare con le loro ali di
mo la nostra cavalcata verso Sud seguendo la strada che        tessuto. Ma il viaggio non può arrestarsi e quindi il gior-
corre parallela all’oceano. E proprio la vicinanza al mare     no seguente di buon ora riprendiamo la strada in direzio-
che ci regalerà un compagno di viaggio un pochino sco-         ne della fron era con la Mauritania. Le pra che per pas-
modo: il vento. No non una piacevole brezza mari ma,           sare nel nuovo paese non sono certo brevi quanto quelle
ma il forte respiro dell’Oceano Atlan co.                      che ci avevano permesso l’ingresso in Marocco, ma ad
Via si scende e il paesaggio diventa sempre più deser -        onor del vero non abbiamo incontrato par colari osta-
co, ci si è ormai addentra in quel territorio che prende       coli. Bisogna solo acce are i metodi e i tempi lavora vi
il nome di Sahara Occidentale, dove il Marocco cambia,         africani che per chi ci è stato bene conosce! Quindi dopo
muta, si trasforma sia dal punto di vista paesaggis co         circa qua ro ore abbandoniamo la dogana per dirigerci
che nei visi e costumi della gente. Sembra di essere en-       verso Nouadhibou, prima grande ci à della Mauritania
tra in un nuovo stato e forse un po’ lo è. Percorrendo la      dopo il confine. De aglio degno di nota della fron era
strada che separa Laayoune da Dakhla scorgiamo all’o-          Marocco-Maura è che le due dogane sono divise da una
rizzonte sulle coste la presenza di reli , ormai des na a      zona “terra di nessuno” dove la strada, sempre che così
diventare parte integrante del paesaggio. Devo dire che        si possa chiamare, me e a dura prova le auto e i camion
la vista di queste imponen navi abbandonate in secca           che sono costre ad a raversarla ed il paesaggio circo-
su queste enormi spiagge deser che che venivano pian           stante è dipinto da una mol tudine di auto, o quello che
piano risucchiate dalle forze della natura che se ne impa-     ne rimane, di dubbia provenienza.
droniva, mi ha colpito molto. L’atmosfera che si poteva        Raggiungiamo Nouadhibou nel pomeriggio, ci à estre-
respirare era unica, l’ambientazione i rumori, i profumi e     mamente diversa da quelle incontrate in Marocco, qui il
l’immancabile presenza del vento che sosteneva in volo         traffico è estremamente cao co e generato da una quan-
cen naia di uccelli di scogliera è indimen cabile.               tà di vecchie mercedes che si muovono in ordine sparso
Proprio durante la discesa in spiaggia per osservare da        per le strade, dove intervallandosi con carre traina da
più vicino uno di ques reli che il Terracan brucia quasi       asini e da persone che procedono a piedi rendono diffi-
completamente la frizione me endo in dubbio la possibi-        coltoso il nostro ingresso al centro. La ci à, sempre che
lità di proseguire il suo viaggio. Proseguendo via asfalto,    così si possa chiamare, è un agglomerato di baracche ed
in modo da poter verificare anche le reali condizioni           edifici fa scen dove povertà e sporcizia fanno da pa-
degli sfortuna compagni raggiungiamo verso l’ora del           drone. La gente è diversa sia nell’aspe o che nei modi di
tramonto la ci adina di Dakhla. Ad annunciarci l’arrivo        fare. Usci velocemente dal traffico “urbano” ci siamo di-
sull’omonima penisola è il librarsi in volo di una mol tu-     re verso il mare, dove dopo aver parcheggiato le auto,
dine di vele colorate.                                         ci siamo cala in una baia dove la presenza di un enorme
Siamo nel regno del kitesurf e windsurf. La baia è uno         reli o rendeva il paesaggio alquanto sugges vo.
spe acolo, il sole all’orizzonte i colori delle vele che si
inseguono nel cielo e il mare che a vista d’occhio si ri ra.
Dakhla ha tu o un suo fascino che si distacca da quello
che uno si immagina da un paesaggio africano.
...... si respira aria di mondo, di libertà, forse condizionati dalla presenza di tan-
ti ragazzi di tutte le razze che si ritrovano qui per un solo motivo: volare con le
loro ali di tessuto




Spiaggia di Dakhla
Baia con relitto nei pressi di Nouadhibou
Tu o cambia, prima nel caos nei rumori, negli odori della      PC ci indicano la nostra posizione, intorno a noi solo
ci à ed un a mo dopo sei in paesaggio dove tu o sem-           natura e nuove piste da aprire. Dopo aver fa o campo
bra che si sia fermato, la natura ha preso il sopravvento      in riva all’Oceano il giorno successivo ci appres amo a
sulle cose, il reli o aumenta la sensazione di selvaggio,      guidare in uno dei luoghi sicuramente più emozionan in
dove si sente solo il rumore delle onde del mare e si          cui io abbia mai guidato! Si è stato veramente emozio-
respira aria di salsedine. Decidiamo di fare campo un          nante, entusiasmante, adrenalinico, portare la tua auto
po’ distan dalla ci à, in un luogo tranquillo, in questo       a 80-100 km/h sulla ba gia dove le onde lambivano i
Ema è veramente un professionista, riesce sempre, anche        copertoni e sull’altro lato la sabbia delle dune fungeva
dove pensi sia impossibile, a trovare loca on che per-         da guard-rail. Eravamo solo noi cinque auto che corre-
me ono di rilassar e dormire in tranquillità. Salu amo         vano sulla spiaggia immersi in un paesaggio da sogno,
il Terracan che procederà la sua discesa verso la capitale     si potevano vedere i pesci che saltavano fuori dall’acqua
maura via asfalto, mentre noi inizieremo il nostro avvici-     e gli uccelli che prendevano il volo al nostro passaggio.
namento al Parco del Banc d’Arguin terzo parco africano        La sensazione di libertà, di pace e serenità era palpabile
con funzioni di protezione alla fauna ornitologica.            nell’aria. Nel tragi o abbiamo incontrato alcuni piccoli
Una bella infangata ci impegna per qualche ora, dove sotto     paesi di pescatori che con le loro imbarcazioni colorava-
un sole particolarmente caliente abbiamo tirato, agganciato    no l’orizzonte.
e vericcellato la nostre auto prima di uscire dall’impaccio,
lasciando ben chiari i segni del nostro passaggio.
Ora sì che si inizia a respirare la vera ed unica sensazione
di avventura. Siamo soli abbiamo abbandonato le strade
ba ute, i nostri gps e le carte proie ate sugli schermi dei




Avvicinamento al Parco del Banc d’Arguin
Fermi tutti, pausa pranzo, e quindi giri la chiave, spegni il motore, apri la por-
tiera e senza pensarci un attimo di più, fai tre passi e ti tuffi in acqua, e poi
quando riemergi e volgi lo sguardo verso la spiaggia e vedi la tua macchina lì
parcheggiata e a destra come a sinistra il nulla, non puoi altro che pensare che
stai vivendo un viaggio unico.
Viaggiando in riva la mare
Arrivo a Nouakcho , capitale della Mauritania, e se pos-
sibile ancora più cao ca di Nouadhibou. Rifa o il pieno
di gasolio e di acqua e saluta a malincuore i ragazzi del
Terracan che dovranno irrimediabilmente rinunciare a
proseguire, usciamo dalla ci à per andare a fare campo,
come ormai era nostra abitudine in riva al mare. Il giorno
dopo ci aspe ava l’avvicinamento al fiume Senegal e il
passaggio nell’omonimo paese. Quindi come pianificato
la ma na seguente si parte, a raversando un paesag-
gio che più ci si avvicinava alle rive del fiume più pren-
deva i segni indis nguibile della savana. L’impressione
era di stare dentro ad un documentario del Na onal
Geographics, dove ad un tra o era possibile scorgere un
elefante o un leone. Ad aumentare il fascino del paesag-
gio fu complice una giornata perfe a, quelle da cartolina
con cielo blu e un giusto quan ta vo di nuvole e che
lo decoravano. Nostra meta era la fron era di Djama,
ma più ci avvicinavamo al nostro obie vo più si faceva
presente la possibilità di non poterlo raggiungere. Infat-
  le piogge che erano cadute avevano reso veramente
difficoltoso il nostro tragi o. Dopo diversi tenta vi, pas-
sando a raverso una folta vegetazione e a raversando
zone allagate dove l’acqua rischiava di bloccare le auto,
decidiamo di ritornare sui nostri passi, sostenu anche
dal fa o che alcuni indigeni, incontra nei piccoli paesi
che costeggiano il fiume, ci informavano che la fron era
di Djama era chiusa causa l’impra cabilità dovuta alle
piogge.




                                                             Avvicinamento alla frontiera di Djama
Avvicinamento alla frontiera di Djama - pausa pranzo -




L’impressione era di stare dentro ad un documentario del
National Geographics, dove ad un tratto era possibile scorgere
un elefante o un leone.
Pista per Djama
Non ci resta che un’unica soluzione la fron era di Rosso.
Raggiungiamo la dogana nelle prime ore del pomeriggio,
il suo ingresso sul lato Mauro è par colare ed incute un
po’ di more. Si tra a di un cancello con sopra la scri a
“Rosso” che non è altro che il nome del paese sia sul lato
della Mauritania che sul lato senegalese, ma in ogni caso
trasme e una sensazione strana di disagio, quasi fosse
l’ingresso per l’inferno, dove alle sue porte si addensa
una mol tudine di gente che vive di espedien , traffica,
o semplicemente sopravvive come meglio riesce. Varcato
l’ingresso e parcheggiate le macchine vicino all’argine del
fiume in a esa del bateau che ci avrebbe dovuto porta-
re sulla riva senegalese, iniziamo le pra che per l’uscita
dalla Mauritania. Il caldo, la spianata di terra seminata
da spazzatura di ogni genere, ma sopra u o un quan -
ta vo di personaggi che si aggiravano intorno alle nostre
auto erano gli ingredien che componevano la zona di
imbarco.
Dopo qualche ora e preso un po’ di coraggio, de ato
anche dal troppo caldo che si respirava in auto, iniziam-
mo per così dire a socializzare, e subito rendevi conto
di come questa gente viva la propria esistenza all’interno
di un cor le senza nessuna possibilità di poter migliorare,
cercando di vendere le qua ro cose che ha oppure di so-
pravvivere con piccoli imbrogli e truffe. Bene documen
ok il ba ello è arrivato, siamo pron all’imbarco. Salia-
mo e ci godiamo la piccola a raversata, già notando un
dras co cambiamento nei costumi e nei tra soma ci.
Quello che più salta all’occhio sono le donne, che non più
coperte si mostrano nei loro vivaci e colora ves .
Scendiamo e parcheggiamo in uno spiazzo dove il lezzo         Fosse così semplice, la dogana è ormai in chiusura, c’è
di spazzatura, pesce marcio ed escremen di animali si         il ramadan e tu si apprestano ad andare a casa per
mischiava insieme a formare un concentrato for ssimo          mangiare, e non aprirà prima della ma na seguente,
che ci impediva di respirare. Ema inizia la trafila per        corriamo per vedere se riusciamo ad affi are il ba ello
o enere l’ingresso in Senegal, mentre noi ormai abitua        solo per noi per rientrare in Mauritania, ma anche il bat-
ai tempi africani cerchiamo un angolo dove il vento non       tello ha concluso le sue corse per quel giorno, insomma si
ci portasse alle nostre narici quel cocktail micidiale. La    prospe a un campo sulle rive del Senegal chiusi all’inter-
situazione rispe o alla Mauritania sembrava peggiorata        no di quel cor le, con un’atmosfera surreale, dove i for
e non vedevamo l’ora di uscire, per dirigerci verso Saint     odori e lo sporco che ci circonda sono la cornice di un
Louis dove ci aspe ava un albergo, ma cosa più impor-         quadro con delle sfumature ne amente scure. E’ inu le
tante una bella doccia. Le ore passano il caldo e il sole     perdersi d’animo, la situazione è questa e nessuno può
non sme e di martellarci, così come la gente che ci cir-      cambiarla, almeno fino al ma no seguente. Bisogna
conda, meno male che abbiamo conosciuto “Eminem” un           organizzarsi, cercare una loca on dove la gente non ci
ragazzo senegalese che terrà lontano i suoi compagni di       possa importunare troppo durante la no e e sopra u o
disavventura sperando in una ricompensa. Disavventura,        dove gli odori siano meno for . Decidiamo di me erci
quale migliore parola potrebbe al meglio descrivere quel-     uno vicino all’altro con i musi delle auto a pochi metri
lo ci sarebbe capitato da lì a poco ……….. Ogni tanto ve-      dalla riva del fiume, in modo che almeno un lato sia
devamo passare Ema che girava da un ufficio, o meglio           prote o dall’acqua, non ci resta che rare fuori i tavoli
baracca, all’altro e sempre più cupo sul volto,… beh che      le sedie e la tenda doccia e prepararci un aperi vo che
dire era chiaro qualcosa non andava! Dopo circa quat-         ci risollevi il morale. Vi immaginate la scena cinque auto
tro ore la sentenza:” Ragazzi non si passa!!” Il problema     a mo di for no con noi sedu al tavolo a sorseggiare
sono le auto più vecchie di cinque anni, i doganieri non      qualcosa di fresco e sgranocchiando un po’ di formaggio
le fanno entrare, unica soluzione che ci prospe ano e di      con il fiume Senegal e le sue piroghe che lo a raversano
lasciarle lì e procedere con le due uniche macchine che       che ci fa da sfondo in un tramonto così intenso che tu a
hanno o enuto i permessi. Soluzione che non ci soddisfa       l’immagine si nge di “Rosso”. La no e passa senza par-
affa o, polizio corro e doganieri che si sono presi i            colari problemi, a parte il caldo che in auto si fa sen re
soldi degli ingressi di tu e e cinque le macchine, ci hanno   e non poco, ma devo amme ere che la vista del fiume
fa o s pulare l’assicurazione per tu e e le nostre ve ure     di no e con la lune piena è senza dubbio affascinante,
e ora decidono che tre su cinque non possono prosegui-        sembra quasi di vivere un avventura all’Indiana Jones. Il
re. Ci sembra un incubo, dalle informazioni che eravamo       ma no seguente di buon ora, prepariamo le auto in pole
riusci ad o enere prima dalla nostra partenza eravamo         posi on per il primo bateau della giornata. Ema ferma il
cer che grazie ad alcune pra che doganali saremmo en-         78 davan ai cancelli d’ingresso al ba ello e alles sce il
tra in Senegal tranquillamente. Ma come capita spesso         tu o per fare colazione davan agli occhi increduli della
in Africa ciò che viene assicurato da noi non vale asso-      gente che ci guarda come se fossimo marziani. Ora nasce
lutamente niente quando poi sei là, dove la legge muta e      il problema, noi pretendiamo che ci venga annullato
cambia in base alle necessità e richieste del doganiere di    sul passaporto l’ingresso in Senegal e non acce amo il
turno. Chiaramente nessuno è disposto a lasciare incu-          mbro di uscita. La polizia non è della nostra opinione,
stodita la propria auto nelle mani dei polizio di fron e-     ma noi siamo fermamente convin ad o enere l’annulla-
ra e quindi nostro malgrado l’unica soluzione è salutare il   mento in modo che si fosse potuto mostrare a tu che in
Senegal e ritornare in Mauritania.                            dogana a Rosso non ci avevano permesso di entrare!
Il ume Senegal sulla costa di Rosso




               .... il fiume Senegal e le sue piroghe che lo attraversano che ci fa da sfon-
               do in un tramonto così intenso che tutta l’immagine si tinge di “Rosso”.
Discu , alzi i toni, cerchi di fare ragionare, ma tu o è       Addio Rosso, e via più veloce possibile verso le fresche
inu le, mentre il ba ello fa il suo ingresso sulla costa       acque dell’oceano. Chiaramente per raggiungerle non ci
senegalese.                                                    siamo fa mancare un bel tragi o in fuoristrada dove
Decidiamo di fare salire le nostre auto, bloccando il traf-    dei terreni fangosi ci hanno impegna non poco, ma nel-
fico locale e a raversando il fiume senza nessun mbro            lo stesso tempo ci hanno ritempra e ricarica .le
doganale. Raggiungiamo la costa Maura e troviamo
supporto da parte dei polizio che sostengono la nostra
causa perme endoci di rientrare nel loro paese pur non
avendo l’uscita dal Senegal. Ora quel cor le che solo un
giorno prima ci sembrava cosi malconcio e maleodoran-
te, sembrava uno spiazzo pulito e ben ordinato rispe o
a quello che avevamo potuto sperimentare sulla costa
opposta. Certo rimane l’amaro in bocca proprio come
quando non si riesce ad o enere il risultato che ci si era
prefissa , ma eravamo pron a proseguire sfru ando
quei giorni che avevamo in più per girare ed esplora-
re più a fondo la Mauritania. Ma cosa più importante
in quel momento e priorità su tu o, era uscire da quel
dannato cancello con quella scri a che simboleggiava
per noi una bru a avventura e dirigerci il più velocemen-
te possibile verso il mare sia per scaricare la tensione sia
per rinfrescarci dopo quella dura no e. le




Le auto pronte all’imbarco sul bateau a Rosso
La pista dopo Rosso
La pista dopo Rosso
Scavalliamo delle dune e davan a noi il mare con una
spiaggia intonsa che si estende per chilometri, è proprio
quello che ci voleva. Neppure il tempo di spegnere le
auto e siamo tu in mare. Passiamo tu o il pomeriggio
a rilassarci e a lavare le cose che odorano di Rosso.




                                                            La spiaggia rigenerante dopo Rosso
..... un tramonto alquanto suggestivo dove all’orizzonte il colore della
sabbia assumeva sfumature calde tendenti al rosso.
La sera ci fermiamo a fare campo nello stesso punto in
cui ci eravamo ferma all’andata appena fuori a Nou-
akcho e a pianificare il resto del viaggio, visto che ave-
vamo giorni in più da introdurre nella tabella di marcia.
Siamo o non siamo uomini NO TRACKS e quindi via si
riparte direzione l’interno dove la sabbia e piste rocciose
fanno da padrone. Siamo consci di salutare le belle e mi
temperature della costa per andare incontro ad un clima
ben più duro, ma siamo anche sicuri che ci avrebbero
aspe ato nuovi ed affascinan paesaggi. Proseguiamo
verso nord-est direzione la lontana catena dei Mon
Adrar, a raversando territori sempre più desola dove le
temperature salgono ver ginosamente dandoci solo un
po’ di tregua nelle prime ore del ma no.
Ci siamo davan a noi le prime dune che causa un mio
malessere, dovrà superare mia moglie Elisa, che senza
indugi e con abilità riesce ad affrontare i diversi ostacoli
della guida su sabbia. Un giorno tosto, me nello stesso
tempo bello adrenalinico, penso che difficilmente Elisa se
lo dimen cherà! Via maciniamo chilometri dove la guida
ci distrae dalla calura che è al di fuori dell’abitacolo. A
ricordarci però il clima esterno ci sono i termometri delle
nostre auto che ormai segnano più di 50 gradi. Quella
no e facciamo campo sulla cima di alcune dune che ci
hanno permesso di godere di un tramonto alquanto sug-
ges vo dove all’orizzonte il colore della sabbia assumeva
sfumature calde tenden al rosso.
Il giorno seguente dopo una pausa nell’ora di pranzo
                       all’oasi di Terji dove un bagno rigenerante ci donava
                       nuove forze raggiungiamo nel pomeriggio la ci à di
                       Chingue , oasi quasi completamente inghio ta dalla
                       sabbia, che fu per secoli la capitale religiosa della Mau-
                       ritania. Un paesino sperduto nel nulla dove poca gente si
                       scorge per le strade. L’impressione è che la popolazione
                       sia maggiormente cos tuita da capre ed asini piu osto
                       che da umani. Cerchiamo una sistemazione nella speran-
                       za di trovare qualcosa che ci potesse donare un pochino
                       di refrigerio. Aria condizionata impossibile, ma il piccolo
                       ed accogliente e credo unico “campeggio” ci regala una
                       bella terrazza e un por co dove mangiare con un pochino
                       di brezza. Sfru amo il cor le per risistemare le macchine
                       e fare un check completo. Ho modo di apprezzare anche
                       le do di robustezza del CF19 Toughbook di Panasonic.
Oasi di Terjitt        Sabbia polvere ur in macchina durante i passaggi più
                       impegna vi non hanno mai messo in crisi il notebook
                       dandomi la possibilità di u lizzarlo come mezzo di navi-
                       gazione. La le ura delle carte era sempre assicurata dal
                       suo monitor che con qualsiasi po di luce mi perme eva
                       una precisa le ura.




Camping di Cinguetti
Il viaggio prosegue come ormai è nello s le NO TRACKS,         Incrociamo il treno solo in tarda serata, è spaventosa-
ci aspe a un giorno indimen cabile. Come disse John            mente lungo i suoi vagoni sembrano non finire mai, ma
Belushi:” quando il gioco si fa duro i duri cominciano a       tu o ciò le dona un fascino del tu o par colare. Alla fine
giocare” e così fu. Partenza all’alba passando per il Passo    ci accampiamo vicino a dei piccoli alberi dopo la bellezza
di Ulb Ebnu a raversando profonde gole, dove ci immer-         di 17 ore di guida in fuoristrada e la dras ca discesa del-
giamo con le nostre auto, che quasi sembrano sparire di        la temperatura dai 50 e passa gradi ai 28-30. Risultato
fronte a tanta imponenza.                                      raggiunto, siamo stravol , ma le ul me ore, pur essendo
Siamo chiusi da due enormi pare di roccia friabile e           state le più dure, sono state anche le più emozionan .
guidiamo su una pista sabbiosa che sembra abbando-             Guidare alla luce dei fari sulla pista, con da una parte la
nata ormai da tempo. La sensazione è di essere immer-          presenza di questo interminabile serpente di ferro che
si in territori vergini in cui il silenzio e il soffiare di un   ci illuminava a raverso l’unico faro della locomo va e
caldo vento sono gli unici ingredien , ed ormai presenza       dall’altra parte piccoli animali del deserto che ci a ra-
costante delle nostre giornate. Facciamo pausa pranzo          versavano la strada, dopo essersi risveglia al calare del
“all’ombra” se così si può dire del monolito Ben Amera         sole, è stato veramente avvincente. Il giorno seguente
che con i suoi 410m. di altezza è il secondo al mondo          dopo aver sbrigato le pra che doganali rifacciamo rien-
dopo quello famoso dell’Ayers Rock in Australia. Il vento è    tro in Marocco salutando la Mauritania che ci ha rega-
talmente caldo che sco a sulle gambe e quasi non ci per-       lato un quan ta vo enorme di emozioni, di paesaggi, di
me e di respirare, la temperatura si aggira sui 50 gradi,      sugges oni che difficilmente potranno abbandonare i
e vi assicuro si sen vano tu . La sola idea di fermarci in     nostri ricordi.
quelle zone a fare campo ci fece prendere la decisione di
proseguire ad oltranza in modo da raggiungere luoghi
meno ameni dove ci fosse permesso un più salubre ripo-
so. E quindi si parte come l’abbiamo chiamato noi per
il grande “Tappone dolomi co”. Guidiamo e guidiamo,
macinando chilometri a raverso una spianata deser ca
dove piste e tracce si incrociano me endo a dura prova
l’abilità di navigazione, ma senza mai arrestarci. Teniamo
so o controllo i da del nostri termometri cercando di
scorgere un piccolo miglioramento. I Gps segnano dire-
zione ovest, viaggiamo paralleli al confine tra Maurita-
nia e Marocco, ma sopra u o viaggiamo paralleli alla
più importante linea ferroviaria della zona dove corre il
“treno del deserto” il treno più lungo, lento e pesante del
mondo. In alcuni momen per non perdere la giusta linea
percorriamo dei tra cavalcando i binari del treno.
Vi immaginate cinque auto una in fila all’altra sui i binari
a disegnare la forma di un treno unico e del tu o innova-
  vo.
Le gole appena scesi dal passo di Ilb Ebnu



      Come disse John Belushi:” quando il gioco si fa duro i duri cominciano a
      giocare” e così fu...........
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  • 1. Un viaggio tinto di “Rosso” Italia – Senegal Agosto 2011 Fabrizio Cedrati
  • 2. .... si respira Africa e più si scende verso Sud più il suo profumo si fa forte!
  • 3. Ok ci siamo tu e le voci della lista sono già state spun- Durante la navigazione, durata due giorni, Ema ci rag- tate e ricontrollate più e più volte, la macchina è carica guaglia sulle principale cara eris che del viaggio e e chiusa in box pronta a par re di nuovo. Appuntamento trasferiamo sui GPS e sui nostri porta li le tracce e i al solito locale per mangiare l’ul mo pasto con sapore Waypoints che andranno a disegnare le nostre strade. europeo e poi via lungo l’autostrada che ci porta diret- Per l’occasione Panasonic mi ha gen lmente rilasciato da tamente al porto di Genova dove incontriamo il resto testare un CF19 Toughbook in cui ho prontamente instal- del gruppo. Ci riuniamo tu all’imbarco ci siamo noi lato il so ware di navigazione OziExplorer. i “Milanesi” qua ro equipaggi compos da un Toyo- ta HDJ100, due Toyota KDJ120 e la Jeep Wrangler del “nonno”, l’equipaggio ligure con un Hyundai Terracan e per finire il capo Ema con Thea e il loro splendido Toyota FZJ78 a benzina. Ci siamo tu , con i soli tempi len ci imbarchiamo, pron ad a raversare il mediterraneo per raggiungere Tangeri punto di partenza della nostra avventura. In nave mentre si aggiornano i sistemi informatici di navigazione GPS
  • 4. La piazza di Marrakech Ed eccoci a Tangeri, dopo una tranquilla navigazione. Al nuovo porto di Tangeri Med tu o fila liscio, superiamo velocemente la dogana e dopo aver cambiato un po’ di soldi in moneta locale ci me amo immediatamente in marcia. Direzione Casablanca dove ci a ende il nostro primo albergo, lo raggiungiamo in tarda serata. Il giorno seguente ci muoviamo verso sud direzione Marrakech dove ci fermiamo per una piccola visita e per la sosta pranzo. Ormai si respira Africa e più si scende verso Sud più il suo profumo si fa forte! Salu amo la grande piazza del mercato e ci rime amo in viaggio verso il nostro ul mo albergo, una piccola e graziosissima abitazione ges ta da francesi situata sulle alte scogliere di Tiznit.
  • 7. La temperatura è da non credere, oserei dire perfe a, Qui si respira aria di mondo, di libertà, forse condiziona- e la vista dell’oceano Atlan co è a dir poco spe acolare. dalla presenza di tan ragazzi di tu e le razze che si Salutato il ma no seguente l’ospitale dimora con nuia- ritrovano qui per un solo mo vo: volare con le loro ali di mo la nostra cavalcata verso Sud seguendo la strada che tessuto. Ma il viaggio non può arrestarsi e quindi il gior- corre parallela all’oceano. E proprio la vicinanza al mare no seguente di buon ora riprendiamo la strada in direzio- che ci regalerà un compagno di viaggio un pochino sco- ne della fron era con la Mauritania. Le pra che per pas- modo: il vento. No non una piacevole brezza mari ma, sare nel nuovo paese non sono certo brevi quanto quelle ma il forte respiro dell’Oceano Atlan co. che ci avevano permesso l’ingresso in Marocco, ma ad Via si scende e il paesaggio diventa sempre più deser - onor del vero non abbiamo incontrato par colari osta- co, ci si è ormai addentra in quel territorio che prende coli. Bisogna solo acce are i metodi e i tempi lavora vi il nome di Sahara Occidentale, dove il Marocco cambia, africani che per chi ci è stato bene conosce! Quindi dopo muta, si trasforma sia dal punto di vista paesaggis co circa qua ro ore abbandoniamo la dogana per dirigerci che nei visi e costumi della gente. Sembra di essere en- verso Nouadhibou, prima grande ci à della Mauritania tra in un nuovo stato e forse un po’ lo è. Percorrendo la dopo il confine. De aglio degno di nota della fron era strada che separa Laayoune da Dakhla scorgiamo all’o- Marocco-Maura è che le due dogane sono divise da una rizzonte sulle coste la presenza di reli , ormai des na a zona “terra di nessuno” dove la strada, sempre che così diventare parte integrante del paesaggio. Devo dire che si possa chiamare, me e a dura prova le auto e i camion la vista di queste imponen navi abbandonate in secca che sono costre ad a raversarla ed il paesaggio circo- su queste enormi spiagge deser che che venivano pian stante è dipinto da una mol tudine di auto, o quello che piano risucchiate dalle forze della natura che se ne impa- ne rimane, di dubbia provenienza. droniva, mi ha colpito molto. L’atmosfera che si poteva Raggiungiamo Nouadhibou nel pomeriggio, ci à estre- respirare era unica, l’ambientazione i rumori, i profumi e mamente diversa da quelle incontrate in Marocco, qui il l’immancabile presenza del vento che sosteneva in volo traffico è estremamente cao co e generato da una quan- cen naia di uccelli di scogliera è indimen cabile. tà di vecchie mercedes che si muovono in ordine sparso Proprio durante la discesa in spiaggia per osservare da per le strade, dove intervallandosi con carre traina da più vicino uno di ques reli che il Terracan brucia quasi asini e da persone che procedono a piedi rendono diffi- completamente la frizione me endo in dubbio la possibi- coltoso il nostro ingresso al centro. La ci à, sempre che lità di proseguire il suo viaggio. Proseguendo via asfalto, così si possa chiamare, è un agglomerato di baracche ed in modo da poter verificare anche le reali condizioni edifici fa scen dove povertà e sporcizia fanno da pa- degli sfortuna compagni raggiungiamo verso l’ora del drone. La gente è diversa sia nell’aspe o che nei modi di tramonto la ci adina di Dakhla. Ad annunciarci l’arrivo fare. Usci velocemente dal traffico “urbano” ci siamo di- sull’omonima penisola è il librarsi in volo di una mol tu- re verso il mare, dove dopo aver parcheggiato le auto, dine di vele colorate. ci siamo cala in una baia dove la presenza di un enorme Siamo nel regno del kitesurf e windsurf. La baia è uno reli o rendeva il paesaggio alquanto sugges vo. spe acolo, il sole all’orizzonte i colori delle vele che si inseguono nel cielo e il mare che a vista d’occhio si ri ra. Dakhla ha tu o un suo fascino che si distacca da quello che uno si immagina da un paesaggio africano.
  • 8. ...... si respira aria di mondo, di libertà, forse condizionati dalla presenza di tan- ti ragazzi di tutte le razze che si ritrovano qui per un solo motivo: volare con le loro ali di tessuto Spiaggia di Dakhla
  • 9. Baia con relitto nei pressi di Nouadhibou
  • 10. Tu o cambia, prima nel caos nei rumori, negli odori della PC ci indicano la nostra posizione, intorno a noi solo ci à ed un a mo dopo sei in paesaggio dove tu o sem- natura e nuove piste da aprire. Dopo aver fa o campo bra che si sia fermato, la natura ha preso il sopravvento in riva all’Oceano il giorno successivo ci appres amo a sulle cose, il reli o aumenta la sensazione di selvaggio, guidare in uno dei luoghi sicuramente più emozionan in dove si sente solo il rumore delle onde del mare e si cui io abbia mai guidato! Si è stato veramente emozio- respira aria di salsedine. Decidiamo di fare campo un nante, entusiasmante, adrenalinico, portare la tua auto po’ distan dalla ci à, in un luogo tranquillo, in questo a 80-100 km/h sulla ba gia dove le onde lambivano i Ema è veramente un professionista, riesce sempre, anche copertoni e sull’altro lato la sabbia delle dune fungeva dove pensi sia impossibile, a trovare loca on che per- da guard-rail. Eravamo solo noi cinque auto che corre- me ono di rilassar e dormire in tranquillità. Salu amo vano sulla spiaggia immersi in un paesaggio da sogno, il Terracan che procederà la sua discesa verso la capitale si potevano vedere i pesci che saltavano fuori dall’acqua maura via asfalto, mentre noi inizieremo il nostro avvici- e gli uccelli che prendevano il volo al nostro passaggio. namento al Parco del Banc d’Arguin terzo parco africano La sensazione di libertà, di pace e serenità era palpabile con funzioni di protezione alla fauna ornitologica. nell’aria. Nel tragi o abbiamo incontrato alcuni piccoli Una bella infangata ci impegna per qualche ora, dove sotto paesi di pescatori che con le loro imbarcazioni colorava- un sole particolarmente caliente abbiamo tirato, agganciato no l’orizzonte. e vericcellato la nostre auto prima di uscire dall’impaccio, lasciando ben chiari i segni del nostro passaggio. Ora sì che si inizia a respirare la vera ed unica sensazione di avventura. Siamo soli abbiamo abbandonato le strade ba ute, i nostri gps e le carte proie ate sugli schermi dei Avvicinamento al Parco del Banc d’Arguin
  • 11. Fermi tutti, pausa pranzo, e quindi giri la chiave, spegni il motore, apri la por- tiera e senza pensarci un attimo di più, fai tre passi e ti tuffi in acqua, e poi quando riemergi e volgi lo sguardo verso la spiaggia e vedi la tua macchina lì parcheggiata e a destra come a sinistra il nulla, non puoi altro che pensare che stai vivendo un viaggio unico.
  • 12.
  • 14. Arrivo a Nouakcho , capitale della Mauritania, e se pos- sibile ancora più cao ca di Nouadhibou. Rifa o il pieno di gasolio e di acqua e saluta a malincuore i ragazzi del Terracan che dovranno irrimediabilmente rinunciare a proseguire, usciamo dalla ci à per andare a fare campo, come ormai era nostra abitudine in riva al mare. Il giorno dopo ci aspe ava l’avvicinamento al fiume Senegal e il passaggio nell’omonimo paese. Quindi come pianificato la ma na seguente si parte, a raversando un paesag- gio che più ci si avvicinava alle rive del fiume più pren- deva i segni indis nguibile della savana. L’impressione era di stare dentro ad un documentario del Na onal Geographics, dove ad un tra o era possibile scorgere un elefante o un leone. Ad aumentare il fascino del paesag- gio fu complice una giornata perfe a, quelle da cartolina con cielo blu e un giusto quan ta vo di nuvole e che lo decoravano. Nostra meta era la fron era di Djama, ma più ci avvicinavamo al nostro obie vo più si faceva presente la possibilità di non poterlo raggiungere. Infat- le piogge che erano cadute avevano reso veramente difficoltoso il nostro tragi o. Dopo diversi tenta vi, pas- sando a raverso una folta vegetazione e a raversando zone allagate dove l’acqua rischiava di bloccare le auto, decidiamo di ritornare sui nostri passi, sostenu anche dal fa o che alcuni indigeni, incontra nei piccoli paesi che costeggiano il fiume, ci informavano che la fron era di Djama era chiusa causa l’impra cabilità dovuta alle piogge. Avvicinamento alla frontiera di Djama
  • 15. Avvicinamento alla frontiera di Djama - pausa pranzo - L’impressione era di stare dentro ad un documentario del National Geographics, dove ad un tratto era possibile scorgere un elefante o un leone.
  • 17. Non ci resta che un’unica soluzione la fron era di Rosso. Raggiungiamo la dogana nelle prime ore del pomeriggio, il suo ingresso sul lato Mauro è par colare ed incute un po’ di more. Si tra a di un cancello con sopra la scri a “Rosso” che non è altro che il nome del paese sia sul lato della Mauritania che sul lato senegalese, ma in ogni caso trasme e una sensazione strana di disagio, quasi fosse l’ingresso per l’inferno, dove alle sue porte si addensa una mol tudine di gente che vive di espedien , traffica, o semplicemente sopravvive come meglio riesce. Varcato l’ingresso e parcheggiate le macchine vicino all’argine del fiume in a esa del bateau che ci avrebbe dovuto porta- re sulla riva senegalese, iniziamo le pra che per l’uscita dalla Mauritania. Il caldo, la spianata di terra seminata da spazzatura di ogni genere, ma sopra u o un quan - ta vo di personaggi che si aggiravano intorno alle nostre auto erano gli ingredien che componevano la zona di imbarco. Dopo qualche ora e preso un po’ di coraggio, de ato anche dal troppo caldo che si respirava in auto, iniziam- mo per così dire a socializzare, e subito rendevi conto di come questa gente viva la propria esistenza all’interno di un cor le senza nessuna possibilità di poter migliorare, cercando di vendere le qua ro cose che ha oppure di so- pravvivere con piccoli imbrogli e truffe. Bene documen ok il ba ello è arrivato, siamo pron all’imbarco. Salia- mo e ci godiamo la piccola a raversata, già notando un dras co cambiamento nei costumi e nei tra soma ci. Quello che più salta all’occhio sono le donne, che non più coperte si mostrano nei loro vivaci e colora ves .
  • 18. Scendiamo e parcheggiamo in uno spiazzo dove il lezzo Fosse così semplice, la dogana è ormai in chiusura, c’è di spazzatura, pesce marcio ed escremen di animali si il ramadan e tu si apprestano ad andare a casa per mischiava insieme a formare un concentrato for ssimo mangiare, e non aprirà prima della ma na seguente, che ci impediva di respirare. Ema inizia la trafila per corriamo per vedere se riusciamo ad affi are il ba ello o enere l’ingresso in Senegal, mentre noi ormai abitua solo per noi per rientrare in Mauritania, ma anche il bat- ai tempi africani cerchiamo un angolo dove il vento non tello ha concluso le sue corse per quel giorno, insomma si ci portasse alle nostre narici quel cocktail micidiale. La prospe a un campo sulle rive del Senegal chiusi all’inter- situazione rispe o alla Mauritania sembrava peggiorata no di quel cor le, con un’atmosfera surreale, dove i for e non vedevamo l’ora di uscire, per dirigerci verso Saint odori e lo sporco che ci circonda sono la cornice di un Louis dove ci aspe ava un albergo, ma cosa più impor- quadro con delle sfumature ne amente scure. E’ inu le tante una bella doccia. Le ore passano il caldo e il sole perdersi d’animo, la situazione è questa e nessuno può non sme e di martellarci, così come la gente che ci cir- cambiarla, almeno fino al ma no seguente. Bisogna conda, meno male che abbiamo conosciuto “Eminem” un organizzarsi, cercare una loca on dove la gente non ci ragazzo senegalese che terrà lontano i suoi compagni di possa importunare troppo durante la no e e sopra u o disavventura sperando in una ricompensa. Disavventura, dove gli odori siano meno for . Decidiamo di me erci quale migliore parola potrebbe al meglio descrivere quel- uno vicino all’altro con i musi delle auto a pochi metri lo ci sarebbe capitato da lì a poco ……….. Ogni tanto ve- dalla riva del fiume, in modo che almeno un lato sia devamo passare Ema che girava da un ufficio, o meglio prote o dall’acqua, non ci resta che rare fuori i tavoli baracca, all’altro e sempre più cupo sul volto,… beh che le sedie e la tenda doccia e prepararci un aperi vo che dire era chiaro qualcosa non andava! Dopo circa quat- ci risollevi il morale. Vi immaginate la scena cinque auto tro ore la sentenza:” Ragazzi non si passa!!” Il problema a mo di for no con noi sedu al tavolo a sorseggiare sono le auto più vecchie di cinque anni, i doganieri non qualcosa di fresco e sgranocchiando un po’ di formaggio le fanno entrare, unica soluzione che ci prospe ano e di con il fiume Senegal e le sue piroghe che lo a raversano lasciarle lì e procedere con le due uniche macchine che che ci fa da sfondo in un tramonto così intenso che tu a hanno o enuto i permessi. Soluzione che non ci soddisfa l’immagine si nge di “Rosso”. La no e passa senza par- affa o, polizio corro e doganieri che si sono presi i colari problemi, a parte il caldo che in auto si fa sen re soldi degli ingressi di tu e e cinque le macchine, ci hanno e non poco, ma devo amme ere che la vista del fiume fa o s pulare l’assicurazione per tu e e le nostre ve ure di no e con la lune piena è senza dubbio affascinante, e ora decidono che tre su cinque non possono prosegui- sembra quasi di vivere un avventura all’Indiana Jones. Il re. Ci sembra un incubo, dalle informazioni che eravamo ma no seguente di buon ora, prepariamo le auto in pole riusci ad o enere prima dalla nostra partenza eravamo posi on per il primo bateau della giornata. Ema ferma il cer che grazie ad alcune pra che doganali saremmo en- 78 davan ai cancelli d’ingresso al ba ello e alles sce il tra in Senegal tranquillamente. Ma come capita spesso tu o per fare colazione davan agli occhi increduli della in Africa ciò che viene assicurato da noi non vale asso- gente che ci guarda come se fossimo marziani. Ora nasce lutamente niente quando poi sei là, dove la legge muta e il problema, noi pretendiamo che ci venga annullato cambia in base alle necessità e richieste del doganiere di sul passaporto l’ingresso in Senegal e non acce amo il turno. Chiaramente nessuno è disposto a lasciare incu- mbro di uscita. La polizia non è della nostra opinione, stodita la propria auto nelle mani dei polizio di fron e- ma noi siamo fermamente convin ad o enere l’annulla- ra e quindi nostro malgrado l’unica soluzione è salutare il mento in modo che si fosse potuto mostrare a tu che in Senegal e ritornare in Mauritania. dogana a Rosso non ci avevano permesso di entrare!
  • 19. Il ume Senegal sulla costa di Rosso .... il fiume Senegal e le sue piroghe che lo attraversano che ci fa da sfon- do in un tramonto così intenso che tutta l’immagine si tinge di “Rosso”.
  • 20. Discu , alzi i toni, cerchi di fare ragionare, ma tu o è Addio Rosso, e via più veloce possibile verso le fresche inu le, mentre il ba ello fa il suo ingresso sulla costa acque dell’oceano. Chiaramente per raggiungerle non ci senegalese. siamo fa mancare un bel tragi o in fuoristrada dove Decidiamo di fare salire le nostre auto, bloccando il traf- dei terreni fangosi ci hanno impegna non poco, ma nel- fico locale e a raversando il fiume senza nessun mbro lo stesso tempo ci hanno ritempra e ricarica .le doganale. Raggiungiamo la costa Maura e troviamo supporto da parte dei polizio che sostengono la nostra causa perme endoci di rientrare nel loro paese pur non avendo l’uscita dal Senegal. Ora quel cor le che solo un giorno prima ci sembrava cosi malconcio e maleodoran- te, sembrava uno spiazzo pulito e ben ordinato rispe o a quello che avevamo potuto sperimentare sulla costa opposta. Certo rimane l’amaro in bocca proprio come quando non si riesce ad o enere il risultato che ci si era prefissa , ma eravamo pron a proseguire sfru ando quei giorni che avevamo in più per girare ed esplora- re più a fondo la Mauritania. Ma cosa più importante in quel momento e priorità su tu o, era uscire da quel dannato cancello con quella scri a che simboleggiava per noi una bru a avventura e dirigerci il più velocemen- te possibile verso il mare sia per scaricare la tensione sia per rinfrescarci dopo quella dura no e. le Le auto pronte all’imbarco sul bateau a Rosso
  • 21. La pista dopo Rosso
  • 22. La pista dopo Rosso
  • 23. Scavalliamo delle dune e davan a noi il mare con una spiaggia intonsa che si estende per chilometri, è proprio quello che ci voleva. Neppure il tempo di spegnere le auto e siamo tu in mare. Passiamo tu o il pomeriggio a rilassarci e a lavare le cose che odorano di Rosso. La spiaggia rigenerante dopo Rosso
  • 24. ..... un tramonto alquanto suggestivo dove all’orizzonte il colore della sabbia assumeva sfumature calde tendenti al rosso.
  • 25. La sera ci fermiamo a fare campo nello stesso punto in cui ci eravamo ferma all’andata appena fuori a Nou- akcho e a pianificare il resto del viaggio, visto che ave- vamo giorni in più da introdurre nella tabella di marcia. Siamo o non siamo uomini NO TRACKS e quindi via si riparte direzione l’interno dove la sabbia e piste rocciose fanno da padrone. Siamo consci di salutare le belle e mi temperature della costa per andare incontro ad un clima ben più duro, ma siamo anche sicuri che ci avrebbero aspe ato nuovi ed affascinan paesaggi. Proseguiamo verso nord-est direzione la lontana catena dei Mon Adrar, a raversando territori sempre più desola dove le temperature salgono ver ginosamente dandoci solo un po’ di tregua nelle prime ore del ma no. Ci siamo davan a noi le prime dune che causa un mio malessere, dovrà superare mia moglie Elisa, che senza indugi e con abilità riesce ad affrontare i diversi ostacoli della guida su sabbia. Un giorno tosto, me nello stesso tempo bello adrenalinico, penso che difficilmente Elisa se lo dimen cherà! Via maciniamo chilometri dove la guida ci distrae dalla calura che è al di fuori dell’abitacolo. A ricordarci però il clima esterno ci sono i termometri delle nostre auto che ormai segnano più di 50 gradi. Quella no e facciamo campo sulla cima di alcune dune che ci hanno permesso di godere di un tramonto alquanto sug- ges vo dove all’orizzonte il colore della sabbia assumeva sfumature calde tenden al rosso.
  • 26. Il giorno seguente dopo una pausa nell’ora di pranzo all’oasi di Terji dove un bagno rigenerante ci donava nuove forze raggiungiamo nel pomeriggio la ci à di Chingue , oasi quasi completamente inghio ta dalla sabbia, che fu per secoli la capitale religiosa della Mau- ritania. Un paesino sperduto nel nulla dove poca gente si scorge per le strade. L’impressione è che la popolazione sia maggiormente cos tuita da capre ed asini piu osto che da umani. Cerchiamo una sistemazione nella speran- za di trovare qualcosa che ci potesse donare un pochino di refrigerio. Aria condizionata impossibile, ma il piccolo ed accogliente e credo unico “campeggio” ci regala una bella terrazza e un por co dove mangiare con un pochino di brezza. Sfru amo il cor le per risistemare le macchine e fare un check completo. Ho modo di apprezzare anche le do di robustezza del CF19 Toughbook di Panasonic. Oasi di Terjitt Sabbia polvere ur in macchina durante i passaggi più impegna vi non hanno mai messo in crisi il notebook dandomi la possibilità di u lizzarlo come mezzo di navi- gazione. La le ura delle carte era sempre assicurata dal suo monitor che con qualsiasi po di luce mi perme eva una precisa le ura. Camping di Cinguetti
  • 27. Il viaggio prosegue come ormai è nello s le NO TRACKS, Incrociamo il treno solo in tarda serata, è spaventosa- ci aspe a un giorno indimen cabile. Come disse John mente lungo i suoi vagoni sembrano non finire mai, ma Belushi:” quando il gioco si fa duro i duri cominciano a tu o ciò le dona un fascino del tu o par colare. Alla fine giocare” e così fu. Partenza all’alba passando per il Passo ci accampiamo vicino a dei piccoli alberi dopo la bellezza di Ulb Ebnu a raversando profonde gole, dove ci immer- di 17 ore di guida in fuoristrada e la dras ca discesa del- giamo con le nostre auto, che quasi sembrano sparire di la temperatura dai 50 e passa gradi ai 28-30. Risultato fronte a tanta imponenza. raggiunto, siamo stravol , ma le ul me ore, pur essendo Siamo chiusi da due enormi pare di roccia friabile e state le più dure, sono state anche le più emozionan . guidiamo su una pista sabbiosa che sembra abbando- Guidare alla luce dei fari sulla pista, con da una parte la nata ormai da tempo. La sensazione è di essere immer- presenza di questo interminabile serpente di ferro che si in territori vergini in cui il silenzio e il soffiare di un ci illuminava a raverso l’unico faro della locomo va e caldo vento sono gli unici ingredien , ed ormai presenza dall’altra parte piccoli animali del deserto che ci a ra- costante delle nostre giornate. Facciamo pausa pranzo versavano la strada, dopo essersi risveglia al calare del “all’ombra” se così si può dire del monolito Ben Amera sole, è stato veramente avvincente. Il giorno seguente che con i suoi 410m. di altezza è il secondo al mondo dopo aver sbrigato le pra che doganali rifacciamo rien- dopo quello famoso dell’Ayers Rock in Australia. Il vento è tro in Marocco salutando la Mauritania che ci ha rega- talmente caldo che sco a sulle gambe e quasi non ci per- lato un quan ta vo enorme di emozioni, di paesaggi, di me e di respirare, la temperatura si aggira sui 50 gradi, sugges oni che difficilmente potranno abbandonare i e vi assicuro si sen vano tu . La sola idea di fermarci in nostri ricordi. quelle zone a fare campo ci fece prendere la decisione di proseguire ad oltranza in modo da raggiungere luoghi meno ameni dove ci fosse permesso un più salubre ripo- so. E quindi si parte come l’abbiamo chiamato noi per il grande “Tappone dolomi co”. Guidiamo e guidiamo, macinando chilometri a raverso una spianata deser ca dove piste e tracce si incrociano me endo a dura prova l’abilità di navigazione, ma senza mai arrestarci. Teniamo so o controllo i da del nostri termometri cercando di scorgere un piccolo miglioramento. I Gps segnano dire- zione ovest, viaggiamo paralleli al confine tra Maurita- nia e Marocco, ma sopra u o viaggiamo paralleli alla più importante linea ferroviaria della zona dove corre il “treno del deserto” il treno più lungo, lento e pesante del mondo. In alcuni momen per non perdere la giusta linea percorriamo dei tra cavalcando i binari del treno. Vi immaginate cinque auto una in fila all’altra sui i binari a disegnare la forma di un treno unico e del tu o innova- vo.
  • 28. Le gole appena scesi dal passo di Ilb Ebnu Come disse John Belushi:” quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare” e così fu...........