"Urban kintsugi: l'oro che ripara le ferite della storia" di Simona Perolo
1. | 33LUNEDÌ 30 GENNAIO 2017 | Eco di Biella
VITA&ARTI
A “CHE TEMPOCHE FA”
Michelangelo Pistoletto
ospite ieri da Fabio Fazio
«Io ero nutrito di arte e cucina», è que-
sta la frase di Michelangelo Pistoletto,
rubatagli in diretta dalla trasmissione
condotta da Fabio Fazio su Rai Tre,
“Che Tempo che Fa”. L’artista biel-
lese è stato, infatti, intervistato da Fazio,
durante la puntata andata in onda ieri
sera, domenica (in foto).
Galeotta la notizia che il suo Terzo Pa-
radiso andrà nello spazio e sarà logo del-
la Stazione Spaziale Internazionale, in
occasione della prossima missione che
vedrà protagonista anche l’astronauta
italiano Paolo Nespoli. Pistoletto ha
parlato in tivù della sua “arte etica”.
KINTSUGI ALLA BIELLESE Usarelalevadella“rigenerazioneur-
bana”contecnichegiapponesi(alatopiattoriparatocolKintsugi)è
venutaaNicolettaFeroleto,graphicdesigner,eRobertoFrancese,
architetto.Iprogettidellaloroassociazione-alcuniinpagina-sono
statiespostialBi-BoxdiviaItalia39aBiellafinoasabatoscorso
I
l kintsugi, letteralmente
“riparare con l’oro”, è
una pratica giapponese
che consiste nell’utilizzo di
oro o argento liquido per ri-
parare oggetti in ceramica,
saldandone assieme i fram-
menti. Si basa sull’idea che un
oggetto rotto che si desidera
riparare abbia per noi una sto-
ria da raccontare, che lo rende
importante, tanto da meritare
di essere aggiustato per con-
tinuare ad accompagnarci
nella nostra vita. Così, come
la patina del tempo può ren-
dere un oggetto amato ancora
più pregiato, anche i segni
delle rotture possono essere
mostrati, quasi con orgoglio,
accrescendone il valore e ren-
dendolo più meritevole di at-
tenzione e di rispetto. E la
crepa, la ferita, diventa un
elemento da valorizzare, ar-
ricchendola con un materiale
in grado di esaltare, insieme
col segno del tempo, la storia
dell’oggetto e la sua visibilità
nello spazio che occupa.
Non solo gli oggetti, ma an-
che i paesaggi naturali e ur-
bani, con le loro cicatrici, pos-
sono essere esaltati con la tec-
nica del kintsugi per far sì che
tornino ad essere visibili, nuo-
vamente e diversamente in-
teressanti, e a far parte delle
nostre vite. E perfino le per-
sone, le loro immagini, i loro
volti possono essere sottratti
all’oblio e all’anonimato da
un filo d’oro che restituisca
loro la dignità dell’attenzione
e del ricordo.
L’idea di applicare il kintsugi
a un territorio, facendone una
potente leva di “rigenerazione
urbana”, è venuta a Nicoletta
Feroleto, artista e graphic de-
signer, e Roberto Francese,
architetto: attorno al loro pro-
getto è nata una associazione
senza scopo di lucro che in-
tende promuovere la cono-
scenza e l’applicazione del
kintsugi nelle sue varie de-
clinazioni - Urban, Nature,
People, Land - progettando gli
interventi, proponendoli ai
cittadini e alle istituzioni e
puntando a realizzarli collet-
tivamente, nell’ambito di hap-
pening culturali o di momenti
teatrali o musicali (i progetti
sono stati esposti al Bi-Box,
via Italia 39, a Biella fino a
sabato).
Così in città hanno iniziato ad
apparire piccoli tocchi dorati:
un grosso ceppo, a cui l’oro ha
ridato la visibilità e la dignità
che il grande albero tagliato
avrebbe forse meritato da vi-
vo, un tronco scheggiato, una
fontanella. Qualcuno li osser-
va incuriosito, magari li nota
per la prima volta o li guarda
comunque con una nuova at-
tenzione.
E poi ci sono i grandi pro-
getti. Come l’ex stabilimento
Rivetti, i cui muri abbando-
nati e degradati, in via Carso,
rappresentano un’icona del
declino del tessile, uno sche-
letro desolato del Biellese ma-
nifatturiero che, come il pas-
sato, non si può né demolire
né recuperare. Ma se, su quei
muri, venissero riprodotte fo-
to d’archivio dei saloni, dei
macchinari, delle tante per-
sone ignote che vi hanno la-
vorato, a cui rendere omaggio
con pennellate d’oro? Allora
quella brutta ferita nel corpo
della città si trasformerebbe in
una narrazione, in un mo-
numento alla storia e all’i-
dentità biellese, in un motivo
d’orgoglio, perfino in un’at-
trazione per il visitatore.
Oppure il progetto per il “mu-
ro della discordia”, quello del-
l’ex-scuola Piacenza, che po-
trebbe forse conciliare due esi-
genze contrapposte: da un la-
to, il mantenimento di un
buon esempio di architettura
industriale di inizi novecento,
dall’altro l’esigenza di aprire
la visuale e la fruibilità da via
Pietro Micca verso il chiostro
di San Sebastiano. O il triste
edificio dell’ex macello comu-
nale, riscattato da un omag-
gio, di grande impatto visivo,
agli animali che vi sono stati
uccisi ma anche alle tante spe-
cie in via di estinzione: un
luogo di morte che si riscatta
trasformandosi in un’arca, in
un inno a tutte le specie vi-
venti.
Infine, lo stabilimento delle
ex Pettinature Riunite di via
Piave, progettato da Giuseppe
Pagano, uno dei maggiori
esponenti del Razionalismo
italiano, di cui pochi cono-
scono l’impegno contro il na-
zifascismo che lo portò alla
prigionia, alla deportazione, e
infine alla morte in un lager
tedesco. Dell’edificio resta, su
corso Guido Alberto Rivetti,
una lunga quinta muraria de-
gradata, assediata dalla ve-
getazione, pessimo biglietto
da visita per una città che
ambisce ad un rilancio nel
turismo culturale. Uno spazio
ideale per raccontare la storia
di Pagano e di tutti gli operai e
cittadini che hanno combat-
tuto per la libertà, con un
lunghissimo mural che pre-
senti, a chi entra in città, la
tradizione di lavoro e libertà
del popolo biellese. E così una
criticità può diventare una op-
portunità di comunicazione.
Progetti visionari, ma forse
non troppo: «Questo tipo di
interventi - spiegano i pro-
motori - consente, per quei
manufatti edilizi con una sto-
ria da raccontare o un valore
da tramandare, di arrestare i
processi di fatiscenza, valo-
rizzando l’oggetto dal punto
di vista visuale ed artistico. E,
aspetto importante in un mo-
mento di scarse risorse, per-
mette di farlo con costi di
intervento ridotti, grazie a
sponsorizzazioni o ad inizia-
tive di crowdfunding, con cui i
cittadini potrebbero “adotta-
re” un oggetto a cui tengono
particolarmente e partecipare
attivamente all’intervento».
l Simona Perolo
L’INIZIATIVA Due architetti
L’orocheripara
le‘ferite’biellesi
dellastoria
Chiusa la mostra
sui progetti
di rigenerazione
urbana biellesi
ispirati all’arte
giapponese
del kintsugi