"I trekkers stranieri salvano la stagione", di Simona Perolo
Simona Perolo - portfolio
1.
2. 41
ECO DI BIELLA
LUNEDÌ 23 MARZO 2015
DOMANI A COSSATO
Dopo il rinvio del 4 marzo a causa di
una indisposizione del protagonista,
domani, alle ore 21, il Teatro Co-
munale di Cossato ospiterà lo spet-
tacolo Il malato immaginario di Molière
con Gioele Dix (foto).
Il Teatro Franco Parenti propone il
capolavorodiMolièrepartendodaquel
Malatoimmaginariocheagliinizidegli
anni ‘80 irruppe nel teatro italiano
confermando Andrée Ruth Shammah
come regista, insieme a uno straor-
dinario Franco Parenti nel ruolo di
Argan. Nei panni del malato connato
in una sorta di limbo odoroso di un-
guenti e medicinali, la regista sceglie
oggi Gioele Dix - già in scena nel
Molière di allora - attore in grado di
interpretare con intelligenza e ironia, la
paura e la solitudine del nostro tempo.
Accanto a lui Anna Della Rosa, nei
panni di Tonina capace di amare il
padrone secondo i suoi umori e subirne
le invettive: la quotidianità tra imma-
ginazione e nevrosi.
Shammah propone un Malato im-
maginario “senza tempo e di tutti i
tempi”, privo di convenzioni, in ten-
sione continua, costruendo con la pa-
rola e la sua densità tragicomica, un
doppio livello di angoscia esistenziale e
gioco teatrale.
Un omaggio al grande attore, ma
anche una necessità della regista di
riprendere oggi il “suo” Malato per
rappresentare le fragilità dell’uomo, la
consapevolezzadeldisagio,delbisogno
di difendersi dal mondo esterno e di
fuggire le responsabilità dell’esistenza,
in una consonanza col presente, con
l’irreversibile condizione della perdita
di ducia in se stessi e nei propri simili.
L’impianto scenico resta quello di
Fercioni: privo di tendaggi, di segnali di
benessere borghese e di eleganze ba-
rocche. Una stanza di tulle nero, in-
scatolata in una cornice grigia e do-
minata dalla rossa poltrona del malato,
è il luogo in cui si consuma il vizio
maniacale di Argan.
Accanto a Gioele Dix e Anna Della
Rosa una compagnia d’eccezione, at-
tori che in questi anni hanno col-
laborato con il Teatro Parenti e che
sono oggi alta espressione di palco-
scenico.
GioeleDix-Argan
inungranderuolo
scrittodaMolière
L’EVENTO VERSO EXPO2015/ ACCESSIBILE E SOSTENIBILE: E’ L’ARTE DEL TERZO MILLENNIO
LarisaiasulroofparteconPistoletto
AMilano,unartisttalkdell’artistabielleseinauguralaAffordableArtFaireparladiarte,naturaeortiurbani
MILANO
E’ all’imbrunire di una gior-
nata quasi primaverile, col sole
pallido che cala sui tetti di Mi-
lano, che Michelangelo Pisto-
letto parla a ruota libera, davanti
a giornalisti, artisti e appassio-
nati di arte: siamo sul Roof di
Superstudio Più, la cittadella de-
dicata a moda, arte e design,
nata dalla ristrutturazione di un
ex complesso industriale in zona
Navigli, a Milano. L’occasione è
l’inaugurazione, mercoledì scor-
so, della Affordable Art Fair,
esposizione d’arte fondata a
Londra nel ’99 con lo scopo di
avvicinare il pubblico all’arte
contemporanea, proponendo
opere di qualità a costo “ac-
cessibile” per un pubblico am-
pio, che vada al di là della ri-
stretta élite dei collezionisti.
E proprio sul tetto di questo
luogo simbolico, dove la vecchia
realtà industriale si trasforma e
guarda al futuro, il maestro del-
l’Arte Povera è stato invitato a
parlare del concetto di “acces-
sibilità”, e lo ha fatto a modo
suo: «E’ vero che l’arte è stata
spesso poco accessibile, autore-
ferenziale, con codici compren-
sibili solo agli addetti ai lavori.
Ma oggi vedo invece un’aper-
tura, un superamento dei confini
dell’accademia, una intercon-
nessione con altri settori della
vita sociale. Per questo ci devono
essere mostre come questa, aper-
te ai giovani che sperimentano,
che innovano, esposizioni che
permettano ad un vasto pubblico
di avere un’opera d’arte in casa,
sviluppando una sensibilità che
vada oltre le regole codificate».
«Solo l’arte accessibile può es-
sere sostenibile, può essere un’ar-
te capace di guardare al futuro»,
dice ancora Pistoletto riprenden-
do il suo concetto di Terzo Pa-
radiso, cioè il superamento del
conflitto distruttivo tra natura e
artificio, rappresentato dal sim-
bolo tre cerchi che si intersecano:
«I due cerchi esterni, che rap-
presentano la natura e la tec-
nologia, incrociandosi ne creano
un terzo, che connette e supera i
primi due: questo è il principio
della creazione».
E il Roof di Superstudio ne
rappresenta proprio un’applica-
zione pratica: la terrazza è infatti
la location dell’installazione
“Terzo Paradiso - Coltivare la
città” e nel 2014 ha ospitato il
SuperortoPiù, un orto sociale di
750 mq, curato da pensionati e
promotori sociali del quartiere, i
cui prodotti sono stati donati alle
famiglie bisognose della zona
Barona. Questo angolo di cam-
pagna metropolitano ha ospitato
mostre, dibattiti, concerti, eventi
aziendali: una contaminazione
tra due mondi lontani (la Milano
della moda e quella dei quartieri
popolari), un incontro tra cit-
tà-artificio e campagna-natura,
che dà luogo ad un terzo ele-
mento, nuovo e diverso, ad una
periferia intesa come zona di
frontiera e di trasformazione, do-
ve si sperimenta un nuovo mo-
dello di sviluppo urbano.
E l’esperienza di “orto sul
tetto” è destinata a continuare
con il progetto della giovane ar-
chitetta Tiziana Monterisi: una
risaiapensile,dovesaràpossibile,
per tutta la durata di Expo2015,
seguire dal vivo tutte le fasi di
crescita del riso, scelto come sim-
bolo di un modello economico
sostenibile. Ed è stato proprio
Michelangelo Pistoletto, munito
di paletta, a dare simbolicamente
inizio ai lavori di realizzazione
della risaia, dissodando e rimuo-
vendo alcune zolle del prece-
dente orto per donarle ai pre-
senti, come simbolo della cura
con cui rivolgersi alla natura,
all’arte ed agli altri. A conte-
nerle, ovviamente, vasetti bio-
degradabili in lolla di riso, esem-
pio di sostenibilità; ma anche un
vaso firmato dall’artista, appo-
sitamente disegnato, natural-
mente con la forma del simbolo
del Terzo Paradiso, un esempio
concreto di “affordable design”.
nostro servizio
l Simona Perolo
Due immagini dell’evento sul roof di Superstudio Più a Milano con Michelangelo Pistoletto
LA MOSTRA/ UN’INIZIATIVA DEL DOCBI ALLA FABBRICA DELLA RUOTA A GIUGNO
Storiedibiellesinelleexpouniversali
Alcune immagini di carte intestate di aziende biellesi (La-
nificio Sella e bellia Bernardo) recanti i riconoscimenti
conseguiti in tali occasioni
L’esperienza dei biellesi alle Esposizioni
Universali tenutesi tra Otto e Novecento.
La storia dimostra che i biellesi hanno
frequentato le esposizioni di ogni ordine e
grado con continuità cronologica, ma an-
checonsorprendentidiversificazioni“mer-
ceologiche”dovuteacondizioniparticolari
a seconda delle epoche, dimostrando che
l’industria tessile laniera nostrana non ege-
monizzava le attività economico-produt-
tive locali, né monopolizzava la creatività e
l’inventiva dei biellesi. Dall’enologia alla
meccanica, dalla coltelleria alla lavora-
zione del legno, dalle opere d'arte ai servizi
sociali: il Biellese dei lanifici e dei cotonifici
ha avuto, negli stand delle esposizioni, una
concorrenza variegata e vincente. Verso
l’Expo2015 il Biellese mette in campo
anche un’iniziativa storico-culturaledi
grande interesse. Lo fa il DocBi - Centro
Studi Biellesi, che realizzerà un percorso
espositivo presso la “Fabbrica della ruota”
ex Lanificio Fratelli Zignone di Pray nel
periodo giugno - ottobre, accompagnato da
eventi culturali insieme ad enti vari.
«Il progetto del DocBi - spiega il Centro
studi - non prevede la ricostruzione della
storia delle Esposizioni universali o di
quelle internazionali, nazionali, locali o
tematiche, bensì l’analisi e la restituzione
delletestimonianzedellepartecipazionidei
biellesi (aziende o singoli individui) a quel-
legrandikermessedelXIX-XX,chefurono
il punto di incontro tra scienza e tecnica,
creatività e profitto, enciclopedia e pro-
gresso». Il lavoro di ricerca e di pub-
blicazione dei risultati sarà rivolto in spe-
cial modo alle scuole che avranno così
l’opportunità di prendere visione in chiave
storica del “fenomeno” expo dal punto di
vista biellese.
La mostra avrà uno sviluppo “con-
centrico” a partire da una introduzione
generalesulleesposizioniperpoidescrivere
le presenze biellesi all’estero (da Londra
1862 a Bruxelles 1910 ecc.), in Italia (Mi-
lano 1881 e Torino 1884, Firenze 1890 e
ancora Milano nel 1906, ecc.) e nel Biellese
(dalla prima esposizione del 1841 a quella
del 1882, fino a quelle settoriali d'inizio
Novecento). Il reperimento delle notizie e
dell’iconografia è già avviato e coinvolge
anche le aziende tuttora in attività che
avranno modo di “esporre” ancora una
volta i prodotti che le hanno rese celebri e
che le hanno fatte premiare a più di una
expo.
l R.A.
VITA & ARTI
ATorinoseratabeatall’italiana:daiDikDikaiNewTrolls
Tornano gli anni Sessanta, quelli della
minigonna, della morte di Marilyn, del
raduno a Woodstock e delle prime note
rock. Quando la musica leggera italiana
viene stravolta e riaggiornata da giovani
artisti che, al posto della classica orche-
stra, accompagnano la voce a ritmo di
batteria e chitarra. Questo fenomeno si
chiama “beat”. Domani sera, a Torino,
alle 22, a Le Roi music hall, via Stradel-
la, in occasione del “Torino beat 2015”
si esibiscono in un concerto quattro del-
le band più amate nel panorama musi-
cale italiano di quegli anni: i Camaleon-
ti, i Dik Dik, i Giganti e il Mito New
Trolls.
Per i Camaleonti comincia tutto nel
1963 con Enrico Maiocchi, Livio Mac-
chia, Paolo de Ceglie , Gerardo Manzo-
li e Antonio Cripezzi, un gruppo di
amici che condividono la passione per
la musica e provano a farne una profes-
sione. I Dik Dik, prima Dreamers, poi
Squali, debuttano nel 1965: fra i primi
titoli “Se rimani con me”, scritta da un
ancora sconosciuto Lucio Battisti. I Gi-
ganti nascono nel 1964 con Sergio Pa-
pes, Giacomo Di Martino, detto Mino e
suo fratello Sergio, l’anno dopo arriva
Francesco Marsella detto Checco. L’im-
patto con il brano intitolato “Una ra-
gazza in due” è sbalorditivo nonostante
la censura della Rai. Il Mito New Trol-
ls si è formato nel 1998. Negli anni ‘60
Ricky Belloni, leader del gruppo, Gian-
ni Belleno, e Giorgio Usai facevano par-
te del gruppo dei New Trolls, sciolto al-
la fine del 1997. Oggi la band, dopo nu-
merosi cambiamenti, è composta da
Ricky Belloni, Giorgio Usai, Alex Poli-
frone, Andrea Cervetto. Ingresso al con-
certo 8 euro. Info: tel. 011-2409241.
l Ramona Bellotto
3. 25
ECO DI BIELLA
GIOVEDÌ 29 GENNAIO 2015
Economia
Un’immagine
interna della
Tintoria Mancini
VIAGGIONELLAVOROCHESERVE/1
SERVONOCHIMICI,MAOFFERTALIMITATA
LEPROFESSIONITECNICHESONONECESSARIE.TUTTID’ACCORDO,MALERICHIESTEUFFICIALISONOUNADECINA
La voce circola già da qualche
anno e non può che attirare l’at-
tenzione dei mass media, alla
continua ricerca di qualche buo-
na notizia che attenui il depri-
mente scenario economico, na-
zionale e locale: esiste - ed è
destinata a crescere - una do-
manda, in parte insoddisfatta, di
figure professionali di tipo tec-
nico da parte delle aziende.
La notizia è stata ripresa re-
centemente dal Sole 24 Ore, che
cita le buone possibilità di im-
piego per i giovani che escono
dalle scuole tecniche e la pro-
gressiva rivalutazione di imma-
gine di questi istituti, un tempo
considerati di “serie B”.
Uno spiraglio di ottimismo che
vaasommarsiall’opinionedichi,
nel nostro territorio, da tempo
sostiene che il settore tessile rap-
presenti ancora una grande op-
portunità in termini di occupa-
zione: «L’industria biellese avrà
bisogno nei prossimi anni di tec-
nici con una formazione spe-
cifica, soprattutto di figure pro-
fessionali innovative e creative»
ha sostenuto Pier Francesco Cor-
cione, direttore dell’Unione In-
dustriale Biellese, al convegno “Il
futuro del lavoro, il lavoro nel
futuro”, svoltosi a Città Studi il
dicembre scorso.
Capire se si tratti di una ten-
denza reale oppure, almeno per
ora, solo di un auspicio non è
facile. Secondo il sistema infor-
mativo Excelsior, che rileva si-
stematicamente i fabbisogni pro-
fessionali delle aziende, gli ultimi
dati disponibili (riguardanti le
previsioni per il 2014) mostrano
nel Biellese una dinamica piut-
tosto fiacca per la domanda nel
settore tessile: 240 le assunzioni
previste dalle aziende tessili (in-
cludendo tutti i tipi di contratto,
compreso apprendistato e tempo
determinato), di cui solo 29 ri-
guarderebbero professioni tecni-
che in genere, mentre sono 20 le
posizioni considerate di difficile
reperimento.
Anche secondo il Centro per
l’Impiego il fenomeno è al mo-
mento piuttosto limitato: ci sono
stati - confermano - alcuni casi di
aziende che hanno faticato a tro-
vare figure tecniche, perché ri-
chiedevano requisiti piuttosto
elevati (professionalità specifica,
lunga esperienza) oppure perché
il trattamento offerto non era
particolarmente appetibile (in-
quadramento di basso livello,
contratti a termine), ma si tratta
di numeri esigui e “spalmati” su
tipologie professionali molto di-
versificate, che non consentono
di parlare di una esigenza in-
soddisfatta di determinate pro-
fessionalità.
Va detto però che non sempre
la domanda delle aziende passa
attraverso questo canale: spesso,
soprattutto per i contratti a ter-
mine, ci si rivolge alle agenzie di
lavoro interinale ma anche que-
sto canale non sembra - ad una
sommaria verifica - aprire grandi
prospettive. Al momento, un
giovane diplomato tecnico, che
cercasse impiego sui siti delle
principali agenzie, nel Biellese
troverebbe ben poco e, se re-
stringiamo la ricerca al settore
tessile, i risultati sarebbero an-
cora più deludenti; potrebbe tro-
vare qualcosa in più in altre zone
del paese, soprattutto in Brianza,
ma nel complesso gli annunci
rivolti a diplomati in campo chi-
mico o tessile non sono più di
una decina in tutta Italia. In tutte
le posizioni, poi, si richiede espe-
rienza specifica, a volte plurien-
nale, a fronte di un contratto a
termine o di tirocinio.
E poi c’è il canale più uti-
lizzato dalle aziende, il tradi-
zionale passa-parola: gli impren-
ditori chiedono in giro, ai di-
pendenti, ai rappresentanti, e
prima o poi riescono a scovare
qualcuno con il giusto diploma
che, rimasto a piedi o occupato
in qualche lavoro di ripiego, è
disponibile ad un contratto forse
non esaltante, ma almeno at-
tinente agli studi fatti.
Ma, sebbene sembri riguar-
dare per ora poche aziende, il
rischio di non poter affrontare
nei prossimi anni il turnover di
alcuni tecnici specializzati esiste,
come conferma Mauro Rossetti,
direttore di Tessile & Salute non-
ché presidente per il Piemonte
dell’Aictc (Associazione italiana
di chimica tessile e coloristica):
«E’ vero che la filiera si è con-
tratta moltissimo, ma oggi siamo
a rischio di perdere le figure
tecnicheimportanti:tra2-3anni,
quando andranno in pensione
certi professionisti, si creerà un
buco incolmabile; e allora non
riusciremo nemmeno a mante-
nere gli attuali standard qua-
litativi, altro che innovazione!».
Per uscire dall’impasse occor-
re, secondo Mauro Rossetti, ri-
creare pazientemente una cul-
tura del tessile, che non si limiti a
guardare al passato ma che fac-
cia proprie quelle che ormai so-
no le peculiarità della produ-
zione locale: «Quello che stiamo
facendo, come associazione, è
cercare di mantenere viva questa
cultura, mostrare che il tessile è
vivoecheinquestosettorec’èun
mare di tecnologia e scienza, ma
anche di creatività. Perché il
nostro è un lavoro difficile: il
lavoro facile lo stanno facendo i
cinesi, perché fare 50.000 metri
di tessuto marrone tutto uguale è
facile, ma farne 5-10 metri per
colore è tutta un’altra cosa. Del
resto, noi stiamo in piedi per
questo, il nostro è diventato qua-
si un artigianato tessile».
Dunque, siamo di fronte ad
un circolo vizioso: la crisi del
tessile, e la percezione di un suo
inesorabile declino, allontana i
giovani dagli studi orientati a
questo settore; così, le poche
aziende rimaste in piedi, grazie
adunaqualitàelevataeaprocessi
estremamente “customizzati”, ri-
schiano di andare in crisi per
mancanza di risorse professionali
qualificate. D’altro canto, la di-
mensione molto limitata della
domanda e le condizioni con-
trattuali offerte - che risentono
delledifficoltàdelmomento-non
appaiono al momento sufficienti
a rendere nuovamente attrattive
queste carriere. Ma ci sono oggi,
sul nostro territorio, percorsi for-
mativi capaci di rispondere alle
esigenze delle aziende? E quanti
sono i giovani che li stanno se-
guendo?E’quantocercheremodi
raccontare nella seconda parte
del nostro servizio.
l Simona Perolo
1. segue
GLI OTTIMISTI
MANCINI: TINTORI INTROVABILI
EPPURE È UN BUON LAVORO
IPESSIMISTI
VIANA:SEMPREPIÙDIFFICILE
UNCONSIGLIO?FATEINGEGNERIA
EccolatestimonianzadiMau-
rizio Mancini, titolare Tintorie
Mancini.
«Iltecnicodilaboratorioèmol-
to complicato trovarlo: noi ab-
biamo messo un repartino nuovo
di matasse, cercavamo qualcuno
di supporto al tecnico di labo-
ratorio che tra un po' andrà in
pensione, per iniziare ad inse-
rirlo... abbiamo cercato in giro,
chiesto a Adecco, Manpower,
ma non abbiamo trovato nes-
suno, anche perché per ora of-
friamo un contratto a termine.
Adesso abbiamo trovato un ra-
gazzo che ha preso il diploma di
chimico tintore nel 2006 all’Iti
ma lavorava in tutt’altro campo;
quindi non ha esperienza, do-
vremo insegnargli tutto, ma al-
meno le basi le ha, per cui gli
faremo una formazione qui in
azienda, certo non lo lasciamo
abbandonato. Il tintore è un la-
voro vario, si riesce a interfac-
ciarsi con i clienti, si può seguire
la produzione, c'è possibilità di
diventarecaporepartoditintoria,
con stipendi abbastanza buoni.
Poi l’ambiente di lavoro è tutto
elettronico, le ricette si fanno al
computer, per i coloranti siamo
super controllati con Tessile e
Salute, abbiamo la tracciabilità
totaledituttalafiliera,l’ambiente
è diventato sano: d’estate fa più
fresco in tintoria che negli uffici!
«E’ vero che non ci sono più
tecnici, ho sentito anche altre
tintoriecheeranopreoccupate:io
ho40anniesonotraipiùgiovani
che fanno il lavoro del tintore. I
percorsi scolastici ci sarebbero
ma mancano gli studenti, perché
a furia di dire che nel Biellese
tutto va male… Oggi la crisi è
andata scemando, quelli che so-
no rimasti in piedi stanno la-
vorando, però è obbligatorio in-
vestire, se non avessimo investito
ora saremmo chiusi. Poi ci sono
quelli che piangono sempre, ma
secondo me non va così male
come si dice...».
l S.P.
Ecco la testimoninza di Ga-
briele Viana, titolare Tintoria
Monte Mucrone.
«Il problema è che non ci so-
no più tecnici giovani, la scuola
non li prepara più, per cui man
mano che i vecchi vanno in
pensione… Penso che sia per-
ché non ci sono più i corsi, e di
conseguenza i ragazzi… cioè, ci
sono dei corsi ma sono comple-
tamente diversi, non sono speci-
fici. Noi abbiamo avuto l’esi-
genza qualche mese fa, perché è
andato in pensione un chimico
che aveva lavorato qui per 40
anni. Abbiamo provato a cerca-
re ma di giovani non ne abbia-
mo trovati, per cui ci siamo ri-
volti a persone già capaci, con
esperienza: ma anche lì, non es-
sendoci un ricambio, quelli che
stanno lavorando ovviamente
restano dove sono.
«I canali sono i soliti: l’ufficio
di collocamento, le agenzie, il
passaparola, i rappresentanti…
Le agenzie ci hanno presentato
delle figure di candidati che non
erano adatte, hanno molti no-
minativi ma non corrispondono
quasi mai al personaggio che
cerchi; abbiamo cercato anche
al centro per l’impiego, ma neo-
diplomati nessuno, nessuno che
avesse meno di 30 anni. Alla fi-
ne abbiamo trovato una signora
sui 50 anni che aveva perso il
lavoro, e un perito chimico che
faceva controllo qualità e voleva
cambiare. Tra qualche mese mi
andrà in pensione un altro si-
gnore e allora... Io continuo per
forza, ma a un giovane che do-
vesse scegliere gli studi, oggi co-
me oggi, gli direi di prendere
uno studio meno specialistico,
ad esempio ingegneria, dove
può scegliere tra più cose, ma-
gari andare all’estero. Perché le
prospettive del tessile sono sem-
pre meno e bisogna guardarsi
intorno. E un perito chimico è
un perito chimico e basta».
l S.P.
UN POSTO INVALIDI
OPERATORE
DOGANALE
Dal 2 al 16 febbraio dalle 9 alle
13 il centro per l’impiego di via
Maestri del commercio a
Biella, ufficio collocamento
disabili, accetta candidature per
un posto di operatore doganale
a tempo pieno ed
indeterminato.
MODA
FASHION WEEK
ALLUNGA
A meno di 100 giorni da Expo,
anche la moda milanese si
prepara a giocare le sue carte,
con le due fashion week del
periodo in versione
“allungata”. Il presidente della
Camera della moda Mario
Boselli, parlando dei progetti in
cantiere per l’esposizione
universale di quest’anno, ha
annunciato la novità. «Le
settimane della moda durante
Expo, e cioè Milano moda
uomo di giugno e Milano
moda donna di settembre
2015, avranno - ha detto a
Panbianco - entrambe un
giorno in più con un gran
finale che ospiterà designer
stranieri, di cui quattro
proverranno dalla Cina, nel
corso di eventi inseriti nel
calendario ufficiale».
SISTRI
ARTIGIANI
INFURIATI
Ancora il Sistri: il governo
chiede i contributi alle imprese
e Confartigianato si infuria:
«Basta con questa assurdità».
Ha ormai sette anni di storia
travagliata ma con il decreto
Milleproroghe il Governo
chiede alle imprese di pagare
entro il primo febbraio i
contributi. Parliamo del Sistri il
sistema di tracciabilità dei
rifiuti che Confartigianato ha
sempre denunciato come
inapplicabile e generatore solo
di burocrazia e costi per le
imprese. «Dopo le recenti
dichiarazioni del ministero
dell’Ambiente speravamo che
sul Sistri calasse il silenzio
definitivamente ma non è così:
ci chiedono ancora di pagare i
contributi per questo mostro
burocratico perfettamente
inutile», spiega Confartigianto.
«Occorre intervenire subito -
aggiunge l’associazione di
categoria - e prorogare
operatività e pagamenti, ma
occorre soprattutto individuare
un sistema di tracciabilità
snello e che funzioni
veramente per un tema tanto
delicato come quello dei
rifiuti».
FIERE
A ISPO NOVITÀ
TESSUTI TECNICI
Tra le prossime fiere anche
quelle dedicate ai tessuti tecnici
per uso sportivo. In attesa,
alcune aziende anticipano le
loro collezioni, come Sitip,
produttore di tessuti
all’avanguardia e di alta
qualità, che dal 5 all’8 febbraio
parteciperà a Ispo, il Salone
internazionale degli articoli e
abbigliamento sportivi, presso
la Fiera di Monaco
Brevi
4. 25
ECO DI BIELLA
GIOVEDÌ 5 FEBBRAIO 2015
Economia
FORMAZIONE
I NUOVI TECNICI SI FORMANO AL “Q. SELLA” E ALL’ITS
Gli insegnanti Melloni, fabris e Moglia raccontano «la fatica di spiegare in
che modo la fabbrica è cambiata». I corsi ora ci sono, servono allievi
Particolare di un
laboratorio
tessile oggi
VIAGGIO NEL LAVORO CHE SERVE/2
TESSILECAMBIA,SCUOLAS’ADEGUA
NELLA RINNOVATA INDUSTRIA, EMERGE UNA FIGURA DI “NUOVO TECNICO” ATTRATTIVA PER I GIOVANI
La voce ricorrente di una dif-
ficoltà, da parte delle aziende lo-
cali,areperirefigureprofessionali
qualificate, è effettivamente vera,
anche se il fenomeno appare per
ora molto limitato. Parecchie
aziende avvertono però il rischio
di non poter affrontare nei pros-
simi anni il turnover di alcuni
tecnicispecializzati.Ilriferimento
è, in particolare, ad una figura
professionale oggi scomparsa,
quella del “chimico tintore”: dal
2010, il nuovo ordinamento della
scuola superiore (la cosiddetta
“riforma Gelmini”) ha infatti ri-
dotto da 39 a 11 gli indirizzi
esistenti negli istituti tecnici, de-
cretando la fine dei percorsi for-
mativi più specializzati, come
quelli dedicati alla chimica tin-
toria o conciaria. Una decisione
da più parti criticata, che però
trovava corrispondenza in un ef-
fettivo calo sia della domanda da
parte degli studenti, sia della ri-
chiesta di queste professionalità
da parte delle aziende. Oggi, l’of-
ferta formativa dell’Istituto Tec-
nico - ora inserito insieme al Li-
ceo Scientifico nell’Istituto di
Istruzione Superiore Quintino
Sella - propone, dopo il primo
biennio comune a tutti gli in-
dirizzi, due percorsi potenzial-
mente interessanti per chi voglia
inserirsi nel settore tessile: quello
in Chimica e materiali (il più
vicino all’ex diploma di “perito
chimico”) e quello in Tessile, ab-
bigliamento e moda (che va a
sostituire il vecchio corso per “pe-
rito tessile”).
A questi si aggiunge - per chi
cercasse una alternativa all’uni-
versità - l’offerta del nuovo Its
Tam, l’Istituto Tecnico Superiore
per Tessile, Abbigliamento e Mo-
da, i cui corsi biennali post-di-
ploma formano una nuova figura
professionale, il Tecnico Supe-
riore. E, infine, passando alla for-
mazione di livello universitario,
troviamo due proposte di eccel-
lenza: il Master in Management
and Textile Engineering e il Biella
Master delle Fibre nobili.
Dunque, anche se non espli-
citamente finalizzato a creare
figure specializzate quali quella
del chimico tintore, l’attuale mo-
dello formativo sembra in grado
di soddisfare le (eventuali) esi-
genze del tessile biellese. Anzi,
offre un tipo di preparazione pro-
babilmente più rispondente alle
mutate esigenze del mondo del
lavoro. «Oggi le esigenze del mer-
cato sono cambiate - dice Franco
Rigola, dirigente del nuovo Isti-
tuto Tecnico Superiore - e non
bastano più le competenze in am-
bito tintoriale: le aziende oggi
richiedono figure professionali
con competenze ampie su tutta la
filiera e anche di tipo relazionale,
linguistico, commerciale… E poi,
parlando di nobilitazione, il tec-
nico oggi deve avere un livello di
competenza decisamente supe-
riore ad un tempo: deve cono-
scere spalmature, ricamo, stampa
digitale... Con i corsi post-diplo-
ma, noi cerchiamo di formare
studenti che siano cittadini del
mondo, che sappiano l’inglese,
chesianoattentialletendenzeche
influenzano la moda, che sap-
piano insomma muoversi nel vil-
laggio globale».
E, infatti, dei 10 Tecnici Su-
periori diplomati lo scorso anno,
8 hanno già trovato un impiego
stabile nel settore, nel Biellese o
altrove, e quest’anno ne usciran-
no altri 20; si tratta per lo più di
studenti provenienti da altre re-
gioni o addirittura da altri paesi,
attratti da un corso centrato sulla
moda e molto “pratico”, grazie
alle oltre 600 ore dedicate agli
stages aziendali.
Il problema sembra essere, in-
vece, la scarsa propensione dei
giovani biellesi ad avvicinarsi a
questi percorsi scolastici: all’Isti-
tuto Tecnico Q. Sella, solo 16
alunni hanno scelto il percorso
dedicato a Tessile, abbigliamento
e moda, mentre quello di Chi-
mica e Materiali è riuscito a pren-
dere il via solo quest’anno, con
una terza classe di appena 10
studenti.
«Ingenerale-diceStefanoMel-
loni,insegnantedichimicapresso
l’Istituto Tecnico - riscontriamo
unadisaffezioneversoquestama-
teria, considerata ostica e soprat-
tuttopenalizzatadaun’immagine
negativa, che la associa all’in-
quinamento, a sostanze nocive,
ad un ambiente insalubre. La pa-
rola “chimica” fa paura, viene
vista come una cosa inquietante,
che fa bollire delle cose, che ema-
na fumi, vapori, odori…».
A questo si aggiunge, sul no-
stro territorio, una vera e propria
“fuga” dal settore tessile, oggi di-
ventato quasi un sinonimo di crisi:
molte famiglie vivono sulla loro
pelle le difficoltà occupazionali del
momento e certo non incorag-
giano i figli a puntare ad una
carriera in questo settore. E il
mondo stesso della fabbrica - con
la sua concretezza e la sua “fi-
sicità” non proprio idilliaca - non
appare più attrattivo per una ge-
nerazione che ha altri miti e altri
orizzonti: i ragazzi cresciuti in un
mondodominatodalvirtuale,dal-
la new economy, dall’idea di vil-
laggio globale sembrano avere pa-
recchie resistenze all’idea di en-
trare in un reparto di produzione,
fatto di macchine, rumori, odori,
polveri… Ma il lavoro del chimico
di tintoria è ancora così insalubre?
«Ma niente affatto - conferma un
altro insegnante di chimica, Ric-
cardo Fabris - resta forse ancora
qualche realtà di quel tipo ma,
nella maggior parte dei casi, le
fabbriche non sono più quelle di
una volta, e neppure le tintorie:
alcunesembranoospedali,nonc’è
piùilpesacolore,icolorantinonsi
toccano neppure, vengono buttati
direttamente dentro, chiusi in sac-
chetti idrosolubili, e il tecnico di
laboratorio sta dietro un vetro,
davanti ad un computer».
Anzi, il suo è un lavoro gra-
tificante: «In questo lavoro si deve
avere voglia di mettersi in gioco, di
scoprire ogni volta qualcosa di
diverso, utilizzando la creatività
ma anche un mare di scienza. Il
nuovo chimico non dovrebbe ave-
re la miopia di stare lì a esaudire
pedissequamente le richieste del
cliente: ha la fortuna di trovarsi in
un posto dove è possibile fare la
differenza, dunque ci metta del
suo, si inventi delle cose, speri-
menti, faccia dei pasticci, giochi,
usi la sua fantasia… Il risultato si
vedrà, in termini di qualità».
Oggi, il punto di forza delle
aziende biellesi che hanno supe-
rato lo tsunami della crisi è la
qualità, unita alla flessibilità che
consentedifarefronteallerichieste
sempre più parcellizzate ed esi-
genti della clientela: un modo di
lavorareestremamente“customiz-
zato”, difficile ma anche stimo-
lante. E forse, proprio in questa
forzata “artigianalità di ritorno”
della nostra industria tessile, emer-
ge una figura di “nuovo tecnico”
chepuòtornareadessereattrattiva
per i giovani: «Il tessile cambia -
conclude Silvia Moglia, insegnan-
te presso l’ITS - e così le figure
professionali: non c’è più il lavoro
ripetitivo di un tempo ma si ri-
chiede capacità di innovazione,
adattamento, capacità di affron-
tare problemi nuovi e anticiparli;
ecco perché ci vogliono persone
conunamentalitàpiùapertaeuna
competenza poliedrica. E’ neces-
sario un salto di qualità, e noi ci
siamo attrezzati per farlo».
l Simona Perolo
2 segue, la prima puntata è
uscita giovedì 29 gennaio
A CITTÀ STUDI CORSI
ATTREZZATURE DA LAVORO
Città Studi propone corsi per quanto
riguarda i lavoratori che usano e
manovrano attrezzature da lavoro: il
prossimo 12 marzo scade infatti il
primo termine per la formazione di
base e gli aggiornamenti obbligatori
per legge. La scadenza è rivolta a
due particolari tipologie di
lavoratori. Gli addetti alla
conduzione di attrezzature da lavoro
che hanno ricevuto una formazione
teorico-pratica documentata prima
del 12 marzo 2013, di qualunque
durata, che devono effettuare un
aggiornamento, e gli altri addetti
alle stesse mansioni che sono
obbligati a seguire un corso di
formazione completo. Città Studi
propone 6 corsi di aggiornamento e
7 corsi base di prossima
attivazione. Info: www.cittastudi.org.
Cgil, Cisl, Uil e Unione
Industriale Biellese hanno
concordato - con un ver-
bale sottoscritto il 27 gen-
naio scorso da Marvi
Massazza Gal, Roberto
Bompan, Maria Cristina
Mosca e Marilena Bolli -
di «attivarsi per la pro-
mozione del progetto
Banco di Biella, ciascuna
nei confronti dei propri
iscritti e delle proprie
strutture». L’Uib ha prov-
veduto ad inviare alle
aziende biellesi una cir-
colare con la quale invita
le aziende associate a por-
tare a conoscenza dei pro-
pri dipendenti il progetto
del Banco di Biella me-
diante l’affissione, nella
bacheca aziendale, del
verbale sottoscritto con i
sindacati, unitamente alle
modalità con le quali è
possibile aderire all’inizia-
tiva. I sindacati hanno
concordato un comunica-
to congiunto ai lavoratori
che dice testualmente:
«Cgil Cisl e Uil biellesi
confermano, anche alla
luce dello stato di avan-
zamento del progetto, il
loro sostegno nei confron-
ti dei promotori del Banco
di Biella Banca di Credito
Cooperativo. In un ter-
ritorio come il nostro, do-
ve la presenza diffusa e
maggioritaria di piccole e
medie imprese fa dell'ac-
cesso al credito e del fi-
nanziamento all'innova-
zione, alla riorganizzazio-
ne e alla diversificazione
un nodo centrale per la
ripresa economica, la pre-
senza di una banca a larga
partecipazione popolare
ed a forte identificazione
comunitaria può rappre-
sentare un elemento stra-
tegico. Il Banco di Biella si
muove con regole di tra-
sparenza, di partecipazio-
ne condivisa e con finalità
specifiche di aiuto alla ri-
presa industriale ed a tutte
le imprese che continuano
a scommettere sul nostro
territorio. Per queste ra-
gioni Cgil Cisl e Uil so-
stengono e invitano il ri-
sparmio a scommettere su
un istituto di credito che si
connota per i suoi fon-
damenti etici e di scopo».
Credito
SINDACATI
EUIBATTIVI
SULBANCO
DIBIELLA
5. 26 ECO DI BIELLA
GIOVEDÌ 19 FEBBRAIO 2015
Economia
L’errore
LA
CURIOSITÀ
Alcuni studenti impegnati nella realizzazione dei gadgets del progetto Aracne. In
basso altri studenti mettono in atto una performance artistica nell’ambito
dell’iniziativa All’IIS Q. Sella denominata progetto modaEnsemble
VIAGGIONELLAVOROCHESERVE/3
LACHIMICA?UNGIOCODARAGAZZI
GLIISTITUTISTANNOATTUANDOATTIVITÀEPROGETTILUDICIPERAVVICINAREIGIOVANIALLEDISCIPLINETECNICHE
Nelle precedenti puntate del
nostro servizio, abbiamo par-
lato della “fuga” dei giovani dai
percorsi scolastici orientati al
settore tessile, diventato oggi
quasi un sinonimo di “crisi”,
con un risultato paradossale: le
poche aziende del territorio che
oggi cercano figure tecniche
specializzate faticano a trovar-
le.
Per uscire da questo circolo
vizioso, è nata una serie di
iniziative volte a rendere questo
tipo di studi più attraente per i
potenziali studenti. A metterle
in campo sono proprio gli in-
segnanti di una materia spesso
considerata piuttosto ostica da-
gli studenti, la chimica.
Sipartedaunprogettorivolto
alle scuole medie, con il corso
sperimentale per l’avvicina-
mento alla chimica tessile, pro-
mosso dall’Unione Industriale
Biellese insieme all’Associazio-
ne Italiana di Chimica Tessile e
Coloristica: «Non saranno le-
zioni teoriche ma laboratori, in
cui spiegheremo in modo con-
creto e divertente i principi del
colore, della tintura, della tes-
situra» dice Mauro Rossetti,
presidente regionale Aictc. L’i-
niziativa, che partirà a marzo,
replicherà su larga scala, coin-
volgendo tutte le scuole del
territorio che vorranno aderire,
la prima positiva esperienza fat-
ta nel 2013 con le scuole di
Valle Mosso: «Abbiamo incon-
trato 150 ragazzini - ricorda
Mauro Rossetti - scatenando
un vero entusiasmo: abbiamo
realizzato su telai a mano pez-
zetti di tessuto, con fili colorati;
abbiamo giocato a tingere ba-
tuffoli di lana con i colori scelti
dai ragazzi... ci sentivamo qua-
si dei maghi. I ragazzi si sono
divertiti, e anche noi».
Rivolto allo stesso target,
ma centrato sulla chimica in
generale, il progetto “Chimica
divertente”, che ha appena
coinvolto le scuole medie di
Occhieppo Inferiore: «I ragazzi
hanno modo di divertirsi ap-
plicando la chimica alla vita di
ogni giorno - spiega Stefano
Meloni, insegnante di chimica
presso l’IIS Q. Sella - perché la
chimica, se non è presentata
bene, è oggettivamente una ma-
teria complessa, che spaventa
gli studenti».
Ci sono poi le numerose ini-
ziative dell’Istituto Tecnico per
promuovere la propria imma-
gine presso i giovani: dalle ma-
gliette ai gadgets, dalle divise
sportive ai progetti di “arte par-
tecipata”, certo non mancano
gli sforzi di insegnanti e stu-
denti per mostrare il lato più
stimolante e attraente di questo
tipo di studi.
C’è il Progetto Aracne, ad
esempio, che coinvolge le di-
verse classi del corso Tessile,
Abbigliamento e Moda, con la
creazione di magliette, divise
sportive, gadgets, interamente
progettati e realizzati dagli stu-
denti:«Sono iniziative - dice
Riccardo Fabris, insegnante di
chimica - in cui i ragazzi pos-
sono esprimere la loro crea-
tività: per i portachiavi in feltro,
ad esempio, hanno deciso co-
me realizzarli, hanno fatto le
prove, hanno messo a punto i
colori, le ricette… un percorso
molto coinvolgente, che ha su-
scitato grande entusiasmo».
E c’è il Progetto modaEn-
semble, che coinvolge tutto l’I-
stituto Tecnico: le tee shirts
usate e “vissute”, raccolte dai
ragazzi, sono state assemblate e
utilizzate per realizzare una
grande installazione, esposta
nella sede centrale di Via Ros-
selli.
«Tutte iniziative che servono
- conclude Riccardo Fabris - per
promuovere il nostro indirizzo
Moda, per invogliare nuovi stu-
denti a frequentarlo, per ren-
dere i nostri ragazzi motivati e
orgogliosi della loro scuola. E,
più in generale, servono a riav-
vicinare le nuove generazioni al
settore tessile, di cui si sta per-
dendo la cultura. Ed è un pec-
cato, perché fa parte del Dna
del Biellese».
l Simona Perolo
3. fine. Le precedenti puntate
sono state pubblicate il 29 gen-
naio e il 5 febbraio
UN'IDEA DALLA FINLANDIA,
PASSANDO PER PRATO
L’ispirazione viene dai lavori
dell’artista finlandese Kaarina
Kaikkonen, che crea le sue opere
di street art utilizzando abiti
riciclati. E che a Prato, lo scorso
anno, ha realizzato una
spettacolare installazione urbana,
con centinaia di camicie colorate
appese sulle mura antiche della
città, ricollegandosi alla tradizione
tessile e manifatturiera del luogo.
All’IIS Q. Sella, il progetto
modaEnsemble, partito dai 60
studenti del corso Tessile
Abbigliamento Moda, in
collaborazione con l’Associazione
Sinergia, è iniziato con un appello:
portate una vecchia maglietta, di
quelle che non si mettono più ma
non si vorrebbero buttare mai,
perché rappresentano un pezzo
importante della nostra vita.
Il risultato sono state 400 T-shirts,
arrivate da tutto l’istituto e anche
da fuori, assemblate in una
grande installazione - dentro e
fuori la sede di Via Rosselli - e
raccontate in un video, girato dagli
stessi studenti. Un’esperienza di
Arte Partecipata, creata insieme e
condivisibile con tutti, capace di
raccontare una storia collettiva,
fatta di emozioni, pensieri,
momenti: la prima vacanza da
sola, il profumo della nonna, un
otto in matematica, la prima
partita di basket, un’avventura in
Spagna, la squadra del
Valdengo... e tanti altri ricordi, che
gli studenti hanno voluto
condividere con le loro magliette.
Un grande racconto corale, che
continua - accompagnato anche
da una pagina Facebook - e che
gli studenti vorrebbero portare al
di fuori della scuola, coinvolgendo
altri coetanei, come auspicano i
promotori del progetto: si inizierà
a Candelo partecipandoagli eventi
al Ricetto, in concomitanza con
Expo 2015.
Formazione
tessile: master
Alcuni oggetti realizzati nell’ambito del progtetto Aracne
L’INIZIATIVA/ A OCCHIEPPO INFERIORE
SELACHIMICASIMANGIA.ASCUOLA
La chimica può essere bella,
e anche buona. Ne è convinto
Stefano Meloni, insegnante di
Chimica presso l’Istituto di
Istruzione Superiore Q. Sella,
che con alcuni colleghi ha
promosso il progetto Chimica
Divertente, rivolto agli studen-
ti delle ultime classi della scuo-
la media. L'intento è quello di
avvicinare i ragazzi più gio-
vani a questa materia con un
approccio semplice e diver-
tente, per valorizzarne gli
aspetti pratici e per dare una
visione positiva di una scienza
spesso considerata difficile,
arida, lontana dalla vita quo-
tidiana oppure vista esclusi-
vamente in modo negativo,
come una fonte di inquina-
mento.
«Si tratta - racconta il pro-
fessor Meloni - di un ciclo di
quattro laboratori, che trat-
tano aspetti diversi, legati alle
applicazioni della chimica alla
vita di tutti i giorni: i coloranti
naturali, la fermentazione (in
particolare la produzione di
bioetanolo), la preparazione
casalinga di alcuni cosmetici e,
dulcis in fundo, la chimica in
cucina:incontro,quest’ultimo,
centrato sulla cucina moleco-
lare, cioè l’applicazione delle
conoscenze scientifiche alla
gastronomia tradizionale».
Il progetto è all’esordio: la
media di Occhieppo Inferiore,
prima scuola ad aver aderito
all’iniziativa con 3 classi se-
conde, ha da poco concluso
questa esperienza con grande
soddisfazione di insegnanti e
studenti, incuriositi anche dal-
la possibilità di conoscere dal
vero una scuola superiore, per
di più con la guida di ragazzi
più grandi: sono stati infatti
allieve e allievi dell’Istituto
Tecnico a fare da tutor ai
piccoli ospiti. Le classi inte-
ressate a partecipare a uno o
più di questi laboratori, che si
svolgono al mattino presso i
laboratori di Città Studi, pos-
sono rivolgersi agli insegnanti
dell’indirizzo Chimica, Mate-
riali e Biotecnologie dell’IIS
Q.Sella, presso la succursale di
Corso G. Pella 4.
l S.P.
FINANZA
ALPI HEDGE: PREMIO
MONDO ALTERNATIVE
Nell’ambito di Mondo
Alternative Awards, Alpi
Fondi (Sgr indipendente
presente a Biella da circa 20
anni con sede a Sandigliano),
ha ottenuto con Alpi Hedge
il premio per il Miglior
Fondo Hedge 2014 per la
categoria single manager
(rendimento a 12 mesi). Il
prestigioso riconoscimento
(già ritirato da Alpi Hedge
per il 2012) viene assegnato
ai fondi che, insieme al
miglior rendimento nell'anno
2014, presentano contenuti
livelli di volatilità e ridotta
rischiosità (indice di Sharpe
calcolato con un tasso risk
free dell’1%). Nel 2014 Alpi
Hedge ha segnato una
performance deI 5,25%, con
Sharpe ratio 7,55 (risultato di
gestione dal lancio nel
settembre 2011 superiore al
70%.)
LEGGI
AGRITURISMI
NUOVE REGOLE
Il Consiglio regionale martedì
ha approvato la proposta di
legge, primo firmatario Gian
Luca Vignale, “Nuove
disposizioni in materia di
agriturismo”. Obiettivo della
riorganizzazione della materia
sono la promozione
dell’agricoltura piemontese e
l’individuazione dell'attività
agrituristica come uno
strumento di sviluppo delle
aree rurali e montane.
Secondo i dati del censimento
2010 le aziende agrituristiche
piemontesi sono 1068: 689 in
zone collinari, 206 in zone
montane e 166 in pianura. A
guidare la classifica è Cuneo,
con 344, seguita da Torino,
con 206, Asti con 176,
Alessandria con 174, Novara
con 57, Biella con 41, Vercelli
e il Vco con 35 a testa.
ASSEMBLEA
L’ICT APPROVA
I BILANCI
Si terrà mercoledì 25
febbraio alle ore 14.30, in
seconda convoca, l’assemblea
ordinaria dell’Ict Istituto
Commercio e Turismo,
presso la sede sociale in
Biella, Via Tripoli 1.
L’ordine del giorno prevede
la lettura ed approvazione
del verbale della seduta
precedente, l’esame ed
approvazione del bilancio
consuntivo 2014 e del
bilancio di previsione anno
2015.
CONFARTIGIANATO
BROGLIO AL VERTICE
FEDERLEGNO
Samuele Broglio, di
Coggiola, è il nuovo
presidente nazionale della
Federazione legno arredo di
Confartigianato, eletto
dall’assessmblea di categoria
a Roma. Broglio è titolare
con il fratello dal 1993 di
un’azienda specializzata
nell’assemblaggio e finitura
di serramenti in legno e
d’infissi su misura.
Brevi
Nell'articolo “Tessile cambia,
scuola s’adegua”, pubblicato
giovedì 5 febbraio, tra le tabelle
che illustravano i percorsi
formativi, quella relativa ai corsi
di master presentava un
evidente errore. Ripubblichiamo
la tabella corretta, scusandoci
con i lettori e con la Fondazione
del Master delle Fibre Nobili.
6. 25
ECO DI BIELLA
GIOVEDÌ 17 NOVEMBRE 2016
Economia
EVENTO
Si incontrano a tavola, le aziende
biellesi della rete Piemex: un
meeting lunch organizzato, lunedì
scorso, per presentare il circuito e
soprattutto per offrire ai partecipanti
l’occasione di conoscersi, intrecciare
relazioni e magari anche avviare
contatti commerciali. Presenti una
trentina di realtà, diversissime per
dimensioni e per settore: Banca
Sella, Cafeteria
Luogocomu-
ne, Confe-
sercenti, La
Torteria,
Raggio Verde,
Florama e
molti altri: tutti
davanti a una
pizza, cercando
sinergie,
partnership,
progetti capaci di far muovere,
insieme al proprio business, anche
l’economia locale.
La presentazione di Piemex al SellaLab nel febbraio scorso e la “pizzata” di lunedì
NEXT/ANCHENELBIELLESESIDIFFONDEILCIRCUITODICREDITOCHEALIMENTAFATTURATOERELAZIONISOCIALI
PIEMEX,LAFIDUCIAFAGIRAREL’ECONOMIA
SONOUNACINQUANTINALEIMPRESECHEHANNOADERITOALLARETECHEOPERAVIRTUALMENTE
Dal 2014, anche il Piemonte
ha il suo circuito di credito
commerciale, il Piemex, che
conta oggi circa 250 aderenti e
transazioni per un valore che
ha da poco superato il milione
di euro, mentre è recentissimo
il suo allargamento alla Li-
guria, con l’entrata nel circuito
delle province di Savona e Im-
peria.
Nel Biellese, il Piemex è sta-
to presentato il febbraio scorso
al Sellalab: un incontro che ha
visto la partecipazione di pic-
cole e grandi aziende locali,
dal quale è iniziata pian piano
la diffusione del circuito sul
nostro territorio. C’è curiosità
e interesse, ma anche una
comprensibile diffidenza, per
uno strumento che ribalta la
logica corrente: l’obiettivo, in-
fatti, non è quello di accu-
mularePiemex,bensìquellodi
spenderli, ovviamente all’in-
terno del circuito. E nel “par-
simonioso”Biellese,forseque-
sto è un concetto un po’ dif-
ficiledaaccettare:«alcunereal-
tà biellesi - dicono i promotori
-eranogiàculturalmentepron-
te a questa proposta, e l’hanno
recepita facilmente; altre fan-
no un po’ fatica a vederne i
vantaggi».
I vantaggi sono in primis
economici: entrando nel cir-
cuito - con una quota di in-
gressochepuòvariaredaqual-
che centinaio a qualche mi-
gliaio di euro (in relazione alle
dimensioni dell’impresa) - l’a-
zienda può immediatamente
iniziare ad acquistare a credito
prodotti e servizi offerti dagli
altri partecipanti, senza im-
piegare denaro “reale” e potrà
poi compensare i debiti of-
frendo i suoi prodotti - grazie
alla piattaforma digitale e al
supporto dei consulenti - al-
l’interno della rete Piemex.
Si crea così, subito, un fat-
turato aggiuntivo per l’azienda
che deve essere speso all’in-
terno del circuito, facendolo
crescere.Masoprattuttosicrea
una rete di relazioni, contatti,
fiducia reciproca tra operatori
del territorio, che si conosco-
no, si incontrano, partecipano
al progetto. Un “business so-
ciale” che - in un momento di
crisi - fa bene al morale e al
portafoglio.
E sono già una cinquantina
le aziende locali che hanno
iniziato a crederci: da realtà
note, come Sellalab, Cittadel-
larte, Socializers, a professio-
nisti,artigiani,piccoleaziende,
mass media e anche associa-
zioni di categoria, come Con-
fesercenti. E’ una crescita “ar-
monica” e volutamente lenta,
spiegano i referenti locali, per
assicurare le aziende che en-
trano in Piemex di potervi tro-
varemercatoperiloroprodotti,
evitando affollamento in alcuni
settori ma anche colmando le
lacune: al momento, ad esem-
pio, nella rete biellese mancano
imprese nei settori elettrodo-
mestici, prodotti per animali,
florovivaismo, informatica, ri-
vendita auto, carrozzeria, ar-
redamento, cancelleria.
Una opportunità, sottoli-
neano i promotori «ma solo se
- al di là dei possibili vantaggi
economici - si condividono i
valori del progetto. Si tratta
infatti di un modo nuovo di
ripensare l’economia locale:
interconnessa e collaborativa,
sostenuta dalla forza del ter-
ritorio e dalla fiducia recipro-
ca».
l Simona Perolo
UNA PIZZA PER PIEMEX
CON TRENTA AZIENDE
INITALIA/SIDIFFONDONOLEVALUTEALTERNATIVE.EILSARDEXFASCUOLA
‘MONETEAKM0’CHESFIDANOLACRISI
La star del settore è certa-
mente il Sardex - nato in Sar-
degna nel 2010 e diventato oggi
un vero e proprio modello a
livello internazionale - ma le
esperienze, più o meno fortu-
nate, sono tante: il Napo a
Napoli, il Selese a Verona, il
Kro a Crotone, il Tyrus a Terni,
l’Ecoroma a Roma, il Susino in
Val di Susa, il Turi in Sicilia e
molti altri. Sono le “monete
alternative” o “parallele” e non
sono certo una novità, visto che
nel mondo oggi ne esistono
migliaia. Alcune, come il Wir
svizzero - nato nel 1934 per
fronteggiare gli effetti della
grande crisi e oggi utilizzato da
circa 60.000 imprese - o come il
Lets,diffusoinGranBretagnao
il Res belga, ufficialmente ri-
conosciuto dalla Banca Cen-
trale Belga, sono ormai am-
piamente consolidate e ricono-
sciute, mentre in altri casi si
tratta invece di esperienze ef-
fimere o con raggio di azione
molto circoscritto. E talvolta
poi le valute si evolvono, si
modificano, cambiano nome,
fanno rete ed è dunque è nor-
male che ci sia una certa con-
fusione.
Sotto l’etichetta di “monete
alternative” troviamo infatti
strumentipiuttostodiversitradi
loro: i buoni-sconto trasferibili,
come gli Scec; le valute locali, a
volte promosse dalle stesse am-
ministrazioni, utilizzabili come
vera e propria moneta in un
circuito limitato, come l’E-
co-Iris di Bruxelles; le Banche
del Tempo, che consentono di
scambiarsi ore-lavoro; i circuiti
di credito commerciale, come il
Sardex, che consentono agli
aderenti di scambiarsi beni e
servizi senza liquidità. E poi c’è
il Bitcoin, la moneta digitale
non tracciata che sfugge al con-
trollo delle banche, l’unica ve-
ramente alternativa al sistema
valutario ufficiale, ma anche
strumenti molto meno rivolu-
zionari, come i buoni-pasto of-
ferti dalle aziende ai propri di-
pendenti, i punti fedeltà delle
catene commerciali, i buoni-ac-
quisto da utilizzare in una rete
di esercizi convenzionati, e
molte altre.
Tutte realtà accomunate dal-
l’essere strumenti di scambio
diversi dalla moneta ufficiale:
perfettamente legali, ma utiliz-
zabili solo su base volontaria,
cioè spendibili sono all’interno
di un circuito di aderenti. E
l’obiettivo è sempre quello - in
una fase caratterizzata, come
quella attuale, da una man-
canza di liquidità - di favorire le
transazioni locali, ancorando la
ricchezza spesa al territorio.
Il loro limite sta proprio nel-
la difficoltà di ampliare il cir-
cuito fino ad una dimensione
tale da rendere facilmente
“spendibile” la valuta alterna-
tiva posseduta. Per questo, do-
po qualche tentativo effimero,
stanno nascendo reti organiz-
zate, spesso sponsorizzate dalle
istituzioni locali.
In particolare, sull’orma del
Sardex - la fortunata iniziativa
di un gruppo di giovani sardi
per sostenere lo sviluppo del-
l’isola in un momento di grave
crisi - in molte regioni stanno
nascendo circuiti analoghi, tra
di loro collegati: così in Lom-
bardia è nato il Linx, in Pie-
monte il Piemex, nel Lazio il
Tibex, nelle Marche il Mar-
chex, in Campania il Felix, e
così via, per un totale di 11
regioni coinvolte (e la dodi-
cesima è in arrivo).
Si tratta di reti di aziende al
cui interno è possibile acqui-
stareevendereprodottieservizi
compensando debiti e crediti,
senza utilizzare denaro “reale”:
un sistema che, anche in una
situazione di scarsa liquidità,
stimolalecompravendite,faau-
mentare i fatturati, libera ri-
sorse: in una parola, fa girare
l’economia, soprattutto quella
del territorio, visto che i circuiti
funzionano su base regionale.
Definirlo, come fanno alcuni,
un ritorno al baratto sarebbe
molto riduttivo: semmai, si po-
trebbe definire un baratto 4.0,
poiché si tratta di un mecca-
nismo assai sofisticato, in cui le
aziende hanno a disposizione
un vero e proprio marketplace,
una piattaforma digitale su cui
presentare i propri prodotti e
una consulenza personalizzata,
finalizzata a “far girare” il cir-
cuitoinmodoottimale.Perchéi
Sardex che, come i loro cugini
di altre regioni, non sono con-
vertibili e non danno interessi,
non sono nati per essere con-
servati e accumulati, ma per
essere spesi: più si spende, più il
circuito si allarga, più si ha la
possibilità di guadagnare cre-
diti, che a loro volta dovranno
essere spesi. Insomma, una sor-
ta di banca, in cui il credito non
viene erogato da un’autorità
centrale ma sono le stesse im-
prese a farsi credito tra loro,
compartecipando al rischio e si
sostenendosi l'una con l'altra:
una rivoluzione non da poco.
l S.P.
OCCUPAZIONE
AMC SISTEMI COTTURA
CERCA 100 “AGENTI”
Gli italiani sono sempre più
salutisti e attenti a ciò che
cucinano. Da qui il boom di
opportunità nei campi legati al
food, perché il mercato richiede
sempre di più figure esperte, in
grado di proporre prodotti per la
cucina di alto profilo, dalle mille
potenzialità, adatti a
un’alimentazione equilibrata. Per
questo Amc Italia, azienda leader
dei sistemi di cottura, parte di un
gruppo internazionale, cerca per
il 2017 oltre 1.500 nuovi
collaboratori. In particolare, cerca
oltre 100 nuovi collaboratori in
Piemonte e 120 in Lombardia.
Le persone selezionate, dopo un
periodo di formazione,
diventeranno incaricate alla
vendita dei prodotti tramite
dimostrazioni nelle case. Per
candidarsi e ulteriori info:
www.amc.info.
CONVEGNO UNI
DISEGNARE
IL LAVORO
L’Unione nazionale imprenditori
(www.associazioneuni.com) avvia
sabato prossimo alle ore 9,30
all’Agorà Palace a Biella un ciclo
di convegni sul tema: “Disegnare
il lavoro. Su misura del
dipendente. Su misura
dell'impresa”. Vi parteciperanno
rappresentanti dei lavoratori e
delle imprese, esperti di sicurezza
e di diritto del lavoro che si
confronteranno sugli strumenti
che l’attuale normativa mette a
disposizione per costruire un
rapporto contrattuale che sia di
comune soddisfazione tanto per il
dipendente quanto per
l’imprenditore.
BANCA ALETTI
ZANCANARO PRESIDENTE
DELLA FIDUCIARIA
Nei giorni scorsi l’assemblea di
Aletti Fiduciaria ha nominato
Maurizio Zancanaro nuovo
presidente. La società, controllata
al 100% da Banca Aletti, con
sedi a Milano e Brescia, opera su
tutto il territorio nazionale, ed ha
focalizzato la propria azione sulla
tutela e la trasmissione dei
patrimoni personali ed aziendali.
Il nuovo incarico in Aletti
Fiduciaria si affianca a quello di
amministratore delegato di Banca
Aletti, che vede Zancanaro alla
guida del polo dedicato al Private
Banking della nuova terza banca
italiana (Banco Bpm) nata dalla
fusione tra Banco Popolare e
Banca Popolare di Milano.
REGOLAMENTO
PRODOTTI INVENDUTI
COME DONARLI
Beni invenduti. Votato, su
proposta dell’assessore alle
Politiche sociali della regione, il
regolamento di attuazione della
legge regionale n.12/2015 sugli
interventi di recupero e
valorizzazione dei beni invenduti
(prodotti agro-alimentari di
prossima scadenza, prodotti
agricoli non raccolti, pasti non
serviti dalla ristorazione e dalla
somministrazione collettiva, beni
non di lusso) a vantaggio delle
persone a rischio impoverimento.
Il testo disciplina le modalità di
elargizione.
Brevi
7. 30 ECO DI BIELLA
GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2015
Economia
LA
CURIOSITÀ
La testimonianza di Mina Novello e Alessandra Chiappo all’evento
LE STORIE/ LUNEDÌ ALL’EXPO LE IMPRENDITRICI BIELLESI DI W@W ITALIA
DONNED’IMPRESANELL’ALIMENTARE
NUTRIRE IL PIANETA: UN MOSAICO DI INIZIATIVE LOCALI CHE VEDONO PROTAGONISTE “IN ROSA”
RHO (MI)
Lo spazio WE - Women for
Expo, nel Padiglione Italia di
Expo2015, ha visto lunedì
scorso un evento tutto biellese,
con il convegno “Fare impresa
nell’agroalimentare: la visione
al femminile”. A organizzarlo,
Women@Work Italia, asso-
ciazione biellese che promuo-
ve l’imprenditoria femminile:
tra le sue socie, numerose ti-
tolari di piccole aziende attive
nel campo della produzione e
trasformazione alimentare,
chehannovolutoraccontareal
mondo, dalla vetrina di Expo,
le loro storie e la loro ‘visione’
del settore.
In apertura, le motivazioni
da cui nasce l’associazione: in
Italia - ma in Europa le cose
non vanno molto meglio - solo
il 23% delle imprese è gestita
da donne, ed è un dato stabile,
nonostante la crescente pre-
senza femminile nel mondo
del lavoro: «Un potenziale ine-
sploso - ha esordito la mo-
deratrice del convegno Carla
Fiorio - che potrebbe, se sup-
portato nel modo giusto, aiu-
tare nel cammino della ripre-
sa».
Dunque, uscire dalla crisi
puntando sulle donne: di que-
sta scommessa hanno parlato
le promotrici dell’associazione
- la presidente Nicoletta Ber-
tolone Jones e Debora Ferrero
- e Sally Arkley, amministra-
toredelegatodiWomen’sEco-
nomy, una delle prime e più
note agenzie britanniche di
supporto all’imprenditoria
femminile, che ha ricordato il
difficile e ancora lungo per-
corsopersostenereleiniziative
e la voce delle donne in eco-
nomia.
La cultura del cibo. E, par-
lando di alimentazione, non vi
è dubbio che le donne abbiano
qualcosa di importante da di-
re: non solo per il ruolo cen-
trale che tradizionalmente
hanno ricoperto nella cultura
del cibo e nella microecono-
mia domestica, ma anche per-
ché la loro presenza profes-
sionale nel settore agroalimen-
tare è rilevante. Ed è dunque
uno sguardo diverso, fatto di
storie, di esperienze, di piccoli
e grandi successi, ma soprat-
tutto di emozioni, quello rac-
contato dalle relatrici del con-
vegno. Dopo l’introduzione di
Mina Novello - coordinatrice
di Sapori Biellesi e grande di-
vulgatrice di cultura gastrono-
mica locale e non solo - che ha
tratteggiato una sintetica e vi-
vace storia di tendenze e mode
alimentari degli ultimi decen-
ni,sonostatetante,evariegate,
le voci che si sono alternate sul
palco di Expo, articolate su
temi di particolare attualità e
interesse.
Ciboeimprese.Inprimis,si
è parlato di cibo come cura per
il corpo, con gli interventi del-
l’erborista Renata Siletti, della
dietista e naturopata Roberta
Barioglio, della chef Patrizia
Segala, specializzata in cibo
per celiaci e intolleranze. Poi
l’agricoltura biologica come
scelta di vita, con le esperienze
di Denise Visintini, dell’azien-
da La Bursch, e di Michela
Antoniotti, della Cascina degli
Eremiti. Infine, il tema del rap-
porto con la terra, raccontato
da Maria Chiara Reda, titolare
dell’azienda vitivinicola Ca-
stello di Montecavallo, da Ar-
mona Pistoletto, responsabile
del progetto Let Eat Bi di Cit-
tadellarte-Fondazione Pisto-
letto, e da Lucia Catella, del-
l’omonima azienda cerealico-
la. Ne è emerso mosaico sfac-
cettato di esperienze, scelte di
vita, di passioni e, soprattutto,
la voglia e il gusto di con-
dividerle con il pubblico pre-
sente: che è poi il senso e lo
scopo di un network come
Women@Work.
l Simona Perolo
WOMEN@WORK ITALIA:
UNA RETE BIELLESE
CHE GUARDA AL MONDO
“Insieme, Lavoriamo meglio, Valiamo
di più”: è il motto di Women@Work
Italia, associazione no profit che
sostiene e promuove l’imprenditoria
femminile, supportando le donne
imprenditrici (o che aspirano a
diventarlo) nel loro percorso
professionale, attraverso la
formazione, la creazione di reti
famminili territoriali, il mentoring
(cioè il supporto di esperti), lo
scambio di competenze, e l’azione di
lobbying sulle istituzioni. Ma
soprattutto creando e sostenendo la
fiducia nella capacità delle donne di
‘fare impresa’: in primis nelle donne
stesse, e poi nel mondo economico,
nella società, nella politica.
Le socie sono tutte imprenditrici
biellesi ma gli orizzonti a cui guarda
W@W sono ben più ampi del nostro
territorio: nata sulla scia del fortunato
progetto europeo Imagining Growth,
che ha seguito numerose aziende
femminili con risultati incoraggianti,
l’associazione fa parte di reti
internazionali di imprenditoria
femminile quali Afaemme -
Association of Organisations of
Mediterranean Businesswomen e
WEP - Women Entrepreneurship
Platform; e anche tra le socie, tutte di
origine biellese, molte sono attive ben
oltre i confini locali.
MarilenaBollie,sopra,ArnaldoCartotto
FEDERMANAGER/INCONTROASSOCIATIVOSULBIELLESEDOMANICONUNCONFRONTOCONLAPRESIDENTEUIBMARILENABOLLI
TRE“A”PERILFUTURO:«APERTURA,ATTRAZIONE,ALLEANZE»
Introdotto dal presidente di
Federmanager Biella, Renzo
Penna, ha avuto luogo nei
giorni scorsi uno dei consueti
incontri del ciclo “Aperitivi al
Circolo” che ha avuto come
ospite la presidente dell’Unio-
ne Industriale Biellese, Ma-
rilena Bolli. Con una formula
inedita, la serata si è svilup-
pata sotto forma di “Dialogo
sul futuro” tra Marilena Bolli
e Arnaldo Cartotto, socio di
Federmanager e con un pas-
sato professionale come di-
rettore dell’Uib oltre che, per
molti anni, come responsabile
del Centro studi della stessa
associazione. Cartotto ha
esordito ricordando il conve-
gno che proprio Federmana-
ger Biella aveva organizzato
nell’ottobre del 2012 e che
aveva per titolo “Classi di-
rigenti, sistemi di rappresen-
tanza e futuro del territorio: il
Biellese del 2030”. In quella
occasione si era lanciata l’idea
di costituire BiellaDomani,
una libera associazione di per-
sone che avevano a cuore il
futuro del Biellese. Ma le scar-
se reazioni avute all’epoca
hanno fatto dire a Cartotto
«che si era trattato di una delle
tante occasioni perse per fare
strategie di sviluppo territo-
riale non calate dall’alto».
Dopo aver rammentato che
nel giugno di quest'anno l’U-
nione Industriale ha organiz-
zato il convegno “Biellese in
transizione” il discorso è quin-
di scivolato sui risultati di que-
sto incontro e sugli obiettivi
che Uib si è posti con questa
iniziativa.
La presidente Bolli, par-
tendo dall’assunto che da un
momento difficile possano ve-
nire degli spunti interessanti
per nuove iniziative, ha riferito
«che in Uib si è deciso di
provare ad attivare tutte le
forze sociali per dare una scos-
sa al motore imballato ed av-
viare il cambiamento da mo-
nocultura ad ecosistema». Ha
inoltre sostenuto «che non è
più il tempo di fare politiche
industriali nazionali bensì lo-
cali», mettendo in evidenza sia
i difetti che le capacità su cui
costruire il futuro del Biellese.
«Tutto ciò - ha detto - può
essere agevolato dalla mutata
sensibilità dei nostri impren-
ditori, che si sono riappro-
priati del senso di apparte-
nenza ad una componente
fondamentale del mondo del
lavoro e più in generale del-
l’economia del nostro paese».
Cartotto, apprezzando l’ot-
timismo con cui la presidente
Uib ha affrontato i vari punti
del suo intervento, non ha
trascurato però di stuzzicare
l’ospite ricordando «la scarsa
propensione alla collaborazio-
ne da parte delle varie ca-
tegorie economiche biellesi,
che ha portato nel tempo ad
avere una situazione insod-
disfacente e penalizzante sotto
vari aspetti: dalle strade alle
ferrovie, dalla formazione pro-
fessionale all’istruzione uni-
versitaria, allo scarso supporto
alle imprese per la ricerca e
l’innovazione - con le diffi-
coltà incontrate nel tempo da
Tessile e Salute, il Cnr di Biel-
la, gli inizi di Pointex, solo per
fare alcuni esempi». Ha inoltre
ribadito come, nel recente pas-
sato, iniziative non nate da
una reale esigenza del ter-
ritorio - nel campo della pro-
mozione e del credito, ad
esempio - abbiano dato ri-
sultati scarsi quando non sono
naufragate ancor prima di na-
scere.
Non ha mancato di elen-
care, sotto forma di esempi
non certo esaustivi, anche le
cose positive avvenute in que-
sti anni: dalle serate digitali di
Banca Sella, con il coinvol-
gimento di tantissimi giovani,
all’avvio di Sella Lab, alla
partenza del nuovo ospedale,
alla realizzazione a Città Studi
del master “Brand dei sistemi
territoriali”, all’avvio recente
dell’associazione 015 Biella,
cui ha aderito anche Feder-
manager.
Su quest’ultima iniziativa
si è instaurato in particolare
un fitto scambio di riflessioni
fra i due interlocutori, entram-
bi convinti «che il territorio
abbia bisogno innanzitutto di
un cambiamento culturale, di
nuove idee e proposte che
coinvolgano operatori, enti,
singoli cittadini nel disegnare
il futuro del Biellese».
Sono emerse in particolare
quelle che potremmo definire
le tre A che sintetizzano bene
le esigenze del nostro terri-
torio: apertura, attrazione, al-
leanze.
«Apertura: che poi significa
nuovi approcci a cose magari
antiche, anche attraverso oc-
casioni di dibattito, conferen-
ze, visite, esperienze maturate
altrove e replicabili nel nostro
contesto».
«Attrazione: di giovani, di
talenti, di imprenditori, di ca-
pitali, di flussi turistici, per
uscire dal nostro isolamento
ed accettare la contaminazio-
ne con altre realtà».
«Alleanze: tra imprese,tra
enti pubblici e privati, nel cam-
po della formazione, della sa-
nità, dei servizi alla persona,
per superare quella dimensio-
ne critica che caratterizza oggi
un territorio popolato da sem-
pre meno abitanti e con una
popolazione sempre più an-
ziana».
l R.E.B.
UIB E CANAVESE
FORUM AMBNROSETTI
IN TRASFERTA A IVREA
Il forum Ambrosetti di Cernobbio
è un appuntamento ormai
tradizionale e noto a livello
internazionale. Capi di stato e di
governo, massimi rappresentanti
delle istituzioni internazionali,
ministri, premi Nobel,
imprenditori, manager ed esperti
di tutto il mondo si riuniscono
ogni anno, dal 1975, per
confrontarsi sui temi di maggiore
impatto per l’economia globale e
la società nel suo complesso.
L’edizione 2015, tenutasi dal 4 al
6 settembre, ha avuto come titolo
“Lo scenario di oggi e di domani
per le strategie competitive”. Le
Giunte delle territoriali di
Confindustria del Canavese e
Biella, con i rispettivi Comitati
Piccola Industria e Gruppi
Giovani Imprenditori, si sono
incontrati lo scorso 28 settembre al
castello di Pavone per un
momento di incontro,
condivisione e formazione;
nell’occasione Marco Grazioli,
presidente e senior partner di The
europeanhouse Ambrosetti, ha
fatto una sintesi dei lavori
dell’ultima edizione del forum di
Cernobbio. Due ore di grande
interesse, in cui il manager e
docente universitario ha spaziato
dai grandi temi globali di
economia, geopolitica, scienza e
tecnologia a quelli dell’Europa e
della sua politica, ai migranti, alla
finanza, agli scenari futuri, per
concludere con uno sguardo
all’Italia.
INCONTRI “015 BIELLA”
DOMNANI FASHION
E QUALITY RETAIL
Il prossimo appuntamento del
ciclo “015Biella” è fissato per
domani, venerdì, alle ore 17 al
Sella Lab in via Corradino Sella
10: tema dell’incontro sarà il
fashion e quality retail con
personaggi di primo piano come
il leader della sartoria Maurizio
Marinella ed altri imprenditori
come Paolo Camerano, il
vicepresidente di Altagamma
Armando Branchini e il
presidente Crb Franco Ferraris
oltre a Marco Leona direttore
del dipartimento di ricerca
scientifica Metropolitan
Museum of Art di New York.
L’orario è stato anticipato per
consentire di assistere al Premio
Maggia di architettura.
MADE IN ITALY
AMAZON CREA
NUOVO REPARTO
Amazoninaugura“MadeinItaly”,
unanuovasezionededicata
esclusivamenteaiprodottidimanifattura
italianaprovenientidabottegheartigiane
dialtaqualità.Dalunedì,ilnuovo
repartoe-commerceèpresentesiasul
sitoitalianosiainquelloinglese,ea
breveèprevistoildebuttosulla
piattaformaamericana.Gliartigiani
localipossonocosìproporreiloro
prodottiaglioltre250milionidiclienti
Amazonnelmondodopoaver
presentatolapropriaiscrizionealsitoe
ricevutal’approvazionedalcolosso
americanocheconsultaassociazioni
artigianalilocaliprimadell’okfinale.
AttualmenteallasezioneMadeinItaly
hannoaderito150artigianiitaliani(100
provenientidaFirenze),mettendosul
mercatoonline5milaprodottitracui
scarpe,borse,abbigliamento,oreficeriae
arredamento.
Brevi
8. 21
ECO DI BIELLA
LUNEDÌ 21 MARZO 2016
L’Associazionevignaiolicollinebiellesi
èsalitaa15socicatturandoanche
produttoridellago:unostandaVinitaly
CresconoiproduttoribiellesialVinitalynumero50
CANDELO
Aprirà i battenti a Verona tra poco - dal 10
al 13 aprile - Vinitaly, il Salone internaziona-
le dei vini e distillati: la più grande manife-
stazione dedicata al mondo del vino, che
quest’anno festeggia i 50 anni di attività. L’e-
vento è strettamente dedicato al business:
l’accesso è infatti riservato agli addetti ai la-
vori e ai loro invitati e il prezzo del biglietto
(80 euro, 120 per tutti i 4 giorni) non è pro-
prio popolare. Ma gli appassionati possono
comunque godersi Vinitaly and the City: un
vero e proprio fuorisalone nel cuore di Vero-
na che, da venerdì 8 a lunedì 11 aprile, dedi-
ca al grande pubblico degustazioni di vino e
cibo, spettacoli musicali e culturali, dj set e
incontri sul tema enogastronomico. Il bigliet-
to costa 12 euro con tre degustazioni vino e
due assaggi food. Il Salone, che si svolge nel
polo espositivo Veronafiere, vedrà la parteci-
pazione di oltre 4.000 espositori, provenienti
da 140 paesi, e tra di loro anche un nutrito
gruppo di aziende biellesi: oltre alla neonata
Associazione Vignaioli Colline Biellesi, i
produttori associati sotto il marchio Lessona
Doc e le aziende Le Pianelle, Pietro Cassina,
Proprietà Sperino, e Roccia Rossa. Una visi-
ta a Vinitaly in bus è organizzata, lunedì 11
aprile, dall’Enoteca regionale della Serra (tel
333-5201964) e dall’Associazione italiana
sommeliers (tel 335-6017641): costo del viag-
gio 30 euro, prenotazioni entro lunedì 4 apri-
le.
L’EXPO
VINI CHE RACCONTANO IL BIELLESE
Tralevitirinascel’identitàperduta
Traculturaepaesaggio,unmondoincrescita:400aziende,unanuovaassociazione.Rivetti:«Levaperilturismo,pensiamoanuovaDoc»
VIGLIANO BIELLESE
C’è un rapporto complesso
e profondo tra un vino e il ter-
ritorio in cui nasce. E’ un le-
game innanzitutto fisico, con
il suolo, la luce, il calore, l’ac-
qua, tutti gli elementi che la
vite assorbe e trasmette all’u-
va: e ogni loro peculiare com-
binazione, interagendo con i
diversi vitigni, rende ciascun
vino unico e diverso. Una in-
terazione complessa, che in-
clude anche l’apporto umano,
il modo con cui si interviene
nel vigneto e nella cantina, e
poi il modo in cui il vino vie-
ne conservato, distribuito,
consumato. E’ il concetto di
terroir che oggi, con le Igp
(Indicazioni Geografiche Pro-
tette), viene esteso ad altri pro-
dotti, come i formaggi, parti-
colarmente legati al luogo di
produzione.
Ma non è solo questo: la
coltivazione della vigna ha
segnato, nei secoli, la storia,
l’economia, la stessa vita so-
ciale dei luoghi di produzio-
ne. Come nel Biellese che,
prima di diventare il distret-
to tessile che tutti conoscia-
mo, è stato uno dei più rino-
mati ‘luoghi del vino’ pie-
montesi, dove per secoli la
viticoltura ha svolto un ruo-
lo centrale nell’economia lo-
cale e ha modellato lo stesso
paesaggio: dalle strade ro-
mane attraverso cui il vino
veniva trasportato verso le
città lombarde, alle colline
sagomate dai terrazzamenti,
fino a quell’esempio - unico
nel suo genere - di ‘cantina
collettiva fortificata’ che è il
Ricetto di Candelo. Così,
abbandonare i vigneti ha si-
gnificato anche perdere luo-
ghi, paesaggi, abitudini, rit-
mi, feste e riti popolari, pa-
role, gesti: in una parola,
perdere pezzi di cultura,
spazzati via dalla industria-
lizzazione che - a partire da
fine ‘800 - ha profondamen-
te trasformato, nel bene e
nel male, la vita dei biellesi,
apportando un certo benes-
sere diffuso ma anche stra-
volgendo il legame con la lo-
ro terra: le fabbriche ‘man-
chesteriane’ che blindano i
corsi d’acqua, le ciminiere a
segnare le valli, gli insedia-
menti che si accalcano attor-
no ai nuovi centri produttivi,
le sirene a segnare tempi e
ritmi della vita quotidiana. E
le colline, un tempo coperte
da filari ordinati di viti, sem-
pre più invase dai boschi in-
colti, a nascondere alla vista
lo scenario spettacolare delle
montagne.
E così, recuperare le viti si-
gnifica anche riannodare i fili
di una storia secolare: resusci-
tare e propagare vecchie pian-
te e vitigni quasi estinti, ma
anche riportare alla luce og-
getti, luoghi, immagini. E og-
gi sono tanti, i protagonisti
grandi e piccoli di questa “sto-
ria ritrovata”: proprietari di
ville e castelli che riaprono le
antiche cantine, ma anche
giovani che recuperano il vi-
gneto abbandonato del non-
no, nuovi appassionati che se-
guono corsi di viticoltura, pic-
coli produttori che investono,
sperimentano, innovano, si
propongono al mercato nazio-
nale e non solo. E poi libri,
ecomusei, mostre, eventi, con-
vegni, fiere e degustazioni di
vini locali. Tante tessere che
sembrano comporsi, sempre
più numerose, per ricostruire
un mosaico complesso e cora-
le, una sorta di grande ‘album
di famiglia’ collettivo.
Ma non si tratta di un
esercizio nostalgico: dietro,
c’è una realtà economica
che cresce, per ora ancora
piccola ma molto determi-
nata: oltre 400 le aziende vi-
tivinicole, tra cui molti pic-
coli produttori ma anche
realtà ben strutturate e nomi
prestigiosi, che vantano vini
pluripremiati ed apprezzati
nel mondo. E tutti hanno un
tratto in comune: credono
nella qualità dei loro vini e
nelle potenzialità della viti-
coltura locale, e sono consa-
pevoli dello stretto legame
che deve unire un buon vino
e la terra che lo produce.
La neonata associazione.
Proprio con questo obiettivo,
nel maggio 2015 alcuni viti-
coltori hanno dato vita al-
l’Associazione Vignaioli
Colline Biellesi: «L’intento -
dice la presidente Silvia Ri-
vetti - è innanzitutto quello
di fare squadra, di creare si-
nergie tra produttori a volte
molto piccoli. E poi, insie-
me, di far conoscere e ap-
prezzare i nostri vini, dentro
e fuori dal nostro territorio».
La prima difficoltà, infatti,
sembra essere proprio l’im-
magine “interna” dei nostri
vini, poco noti e poco consu-
mati dagli stessi biellesi: non
è infatti facile trovarli in
commercio, e gli stessi risto-
ratori raramente li propon-
gono e li valorizzano, prefe-
rendo spesso - a parità di
prezzo - altri prodotti pie-
montesi che godono di mag-
giore popolarità presso il
grande pubblico.
Per incrementare la noto-
rietà e l’immagine dei vini
locali, il novembre scorso
l’associazione ha organizza-
to - insieme all’Ais, Associa-
zione Italiana Sommeliers -
un evento del tutto nuovo
nella nostra zona: “Assaggio
a Nord Ovest”, due giorni di
degustazione esclusivamente
dedicati ai vini biellesi di
qualità. Oltre ad aver riscos-
so un apprezzamento unani-
me di critica e di pubblico,
l’iniziativa ha rappresentato
per molti vini, finora poco
noti al grande pubblico, una
sorta di “debutto in società”,
un momento di consacrazio-
ne ufficiale di quella rinascita
della viticoltura locale di cui
ultimamente si parla molto e
che si è finalmente potuta
vedere dal vivo, e soprattutto
assaggiare.
L’evento ha rappresentato
una tappa importante - tanto
che si è deciso di riproporlo,
con cadenza annuale - e ha
dato impulso all’associazio-
ne: «Quello che pochi mesi
fa era un ruscello - continua
Silvia Rivetti - oggi è quasi
un fiume: con 7 nuovi ade-
renti, della zona dell’Erbalu-
ce, l’associazione conta oggi
15 soci, che rappresentano
un po’ tutto il Biellese, e spe-
riamo che cresca ancora. E,
tanto per iniziare, saremo
presenti con un nostro stand
al Vinitaly di Verona, dal 10
al 13 aprile».
Una nuova Doc?. E in-
tanto si pensa ad una nuova
Doc: «E’ uno dei tanti pro-
getti, ed è ancora tutto da de-
finire: ottenere una denomi-
nazione che rappresenti e ca-
ratterizzi al meglio la produ-
zione biellese nel suo insie-
me, dall’area orientale dei
Nebbioli fino alla zona occi-
dentale dell’Erbaluce. Il no-
stro obiettivo è quello di dare
ai vini biellesi una identità e
un valore legati al territorio:
perché il vino è l’espressione
della terra dove viviamo, è la
lingua stessa di un luogo: e
dunque non c’è nulla come
un ottimo vino per racconta-
re al mondo un territorio, la
sua storia, la sua cultura, la
sua gente»
«E’ un obiettivo ambizio-
so, che può rappresentare
una fortissima leva di pro-
mozione per il Biellese - con-
clude la presidente dell’asso-
ciazione - ma si sta a poco a
poco realizzando: il primo
passo è infatti quello di cre-
derci, non solo da parte dei
produttori ma di tutto il con-
testo attorno a noi: credere
che il vino possa tornare a
rappresentare uno dei nostri
punti di forza, insieme al tes-
sile, alla gastronomia, alle
montagne, al paesaggio. Lo
hanno fatto, benissimo, nel
sud del Piemonte, partendo
praticamente da zero. Noi
non partiamo da zero, abbia-
mo una terra che pullula di
eccellenze, forse dobbiamo
solo riuscire a superare la no-
stra endemica ritrosia, che ci
impedisce di esserne orgoglio-
si e di proporle all’esterno».
l Simona Perolo
1-continua
Silvia Rivetti, presidente dell’Associazione Vignaioli Col-
line Biellesi. Qui sopra, vigneti attorno a Masserano
CongressoAcli,elettoilnuovoconsiglio.Rollinoversoilbis
COSSATO
Sabato a Villa Ranzoni, a Cossato,
i delegati territoriali delle Acli sono
stati chiamati al 25° Congresso Pro-
vinciale Biellese che ha eletto il nuo-
vo Consiglio ed i delegati ai congres-
si regionale e nazionale. Il tema con-
gressuale locale verteva su “Lavoro,
giustizia e misericordia: con le Acli
attraversiamo il cambiamento”. Ap-
prezzata la relazione del presidente
biellese Gilberto Rollino, che potreb-
be essere riconfermato per un nuovo
mandato, il quale ha affrontato i temi
classici del rapporto tra l'associazione
e le sue articolazioni: i circoli, i servi-
zi (Patronato e Caf) e il rapporto tra
le Acli e le altre associazioni che
operano nel sociale. Rollino ha pun-
tato molto sulla valorizzazione del-
l'impegno volontario all'interno delle
Acli, un apporto essenziale per rige-
nerare i valori fondanti della tradizio-
ne aclista. Nella foto, da sinistra il pre-
sidente provinciale Acli Rollino, il
presidente regionale Massimo Tara-
sco e la segretaria del congresso Ro-
sanna Carnevalis.
PROVINCIA
9. 33
ECO DI BIELLA
GIOVEDÌ 12 MARZO 2015
Economia
I
NUMERI
Nella foto a
destra un corso
di viticoltura a
Candelo. In alto
a destra vigneti
che guardano il
lago di Viverone
e, sopra la
tabella, vigne a
Gattinara
CAMPAGNA DA RISCOPRIRE/ DA LESSONA A BRUSNENGO A CANDELO ALCUNE NUOVE INIZIATIVE
ANTICHI VIGNETI RINASCONO
ALL’INSEGNA DELLA QUALITÀ, NUOVI VITICOLTORI RISCOPRONO UNA CULTURA QUASI PERDUTA
Riportare all’antico splendore le
vigne abbandonate, recuperando
vecchiepianteancoraproduttive,sal-
vando vitigni locali di particolare
pregio e, con loro, paesaggi, tra-
dizioni, saperi e sapori che rischiano
di scomparire. E, soprattutto, rica-
vandone vini di alta qualità. E’ una
tendenzaormaidiffusaintuttaItalia,
che anche nel Biellese si sta ma-
nifestando, grazie all’impegno di al-
cuni appassionati e, soprattutto, ad
uno sguardo diverso sul nostro pas-
sato contadino.
Alla base, c’è spesso un motivo
affettivo: il vigneto ereditato dai ge-
nitori o dai nonni e il dispiacere di
vederne l’abbandono e il degrado,
per tutto ciò che rappresenta nei
ricordi dell’infanzia o, per i più gio-
vani, nei racconti ascoltati dai fa-
miliari: la casa dove si è cresciuti, i
filari dove si giocava, la festa della
vendemmia, l’odore di cantina….
Epoi,laricercadiunadimensione
di vita diversa, il desiderio di re-
cuperare le tradizionali attività con-
tadine,conunaconsapevolezzatutta
nuova del suo ruolo nella conser-
vazione della biodiversità, del pae-
saggio, dell’ambiente.
E forse c’entra anche la crisi, che
spinge a cercare fonti di reddito
integrative o alternative, magari re-
cuperando professioni che si pen-
savano ormai perdute, ma certo non
è quella economica la motivazione
principale: un vigneto richiede anni
di pazienza e lavoro, prima di dare
qualche risultato più o meno re-
munerativo.
Ma poi subentra - ed è qui la vera
spinta - la molla “culturale”: ad
esempio, il piacere di riportare in
attività - invece di estirparla - una
vecchia vite piantata dal nonno; o
l’avvincente idea di recuperare e ri-
produrre i vitigni autoctoni ancora
presenti nei campi abbandonati, sal-
vaguardando così la biodiversità del
territorio; o di sperimentare - anche
solo per curiosità - vecchie tecniche
colturali, come l’alteno o la cadrega;
e anche l’attenzione all’aspetto pae-
saggistico, con il ritorno a tipi di
supporti che meglio si adattano al-
l’ambiente circostante, come i pilun
in pietra nella zona del Carema.
E poi, quando il vecchio vigneto
riprende a dare i suoi frutti, ecco la
meritata ricompensa: le viti recu-
perateregalanovinidiottimaqualità,
per finezza ed equilibrio dei com-
ponenti. E allora ci si appassiona
davvero a quello che sembrava un
sogno da visionari.
Così, oggi sono ormai decine
nel Biellese i “nuovi viticoltori”: gio-
vani come Fabio Zambolin, che ha
recuperatoilpiccolovignetodelnon-
no e ora, affittati nuovi terreni e
ripristinata una vecchia cantina, sta
pian piano ampliando la sua attività;
esperti come Paolo De Marchi, vi-
ticoltore toscano di origine biellese,
che già nel 2000 decide di rilanciare
l’azienda di famiglia a Lessona, re-
cuperandonelacantinaottocentesca;
stranieri come Dieter Heuskel, con-
sulente manageriale di Dusseldorf
che nel 2004 ha acquistato a Bru-
snengo una vigna abbandonata e
oggi coltiva i 4 ettari del vigneto Le
Pianelle; fantasiosi come l’associa-
zione Ti Aiuto Io, che a Candelo ha
ristrutturato, con la consulenza di
tecnici volontari, un vecchio vigneto,
chevienecoltivatoinsiemeapersone
disabili per produrre il “vino del
sorriso”, i cui proventi finanziano
progetti di integrazione.
Si riannoda così pian piano il
filo - sottile ma resistente - di un
rapporto con le tradizioni contadine
cherischiavadispezzarsipersempre.
Infatti, nel nostro territorio, la vi-
ticultura e l’enologia sono state per
secolimoltodiffuse:bastipensareche
nel 1700, solo a Candelo, si pro-
ducevanoogniannooltreunmilione
di litri di vino. Nella seconda metà
dell’ottocento,l’epidemiadifillossera
(un insetto parassita di origine ame-
ricanacheattaccaedistruggeleradici
della pianta) sterminò gran parte
delle coltivazioni in tutta Europa e
provocò nel nostro territorio l’ab-
bandono della viticoltura. D’altro
canto, agli inizi del ‘900, la crescente
industrializzazionetessilesemprepiù
offriva l’alternativa di un lavoro sta-
bile e retribuito: così, i pochi vigneti
sopravvissuti continuarono ad essere
coltivati per una forma di attac-
camento affettivo alla terra, nel tem-
poliberodallavoroinfabbricao,con
ilpassaredeglianni,daivecchichesi
ritiravano dal lavoro.
Dal dopoguerra in poi, con la
progressiva scomparsa delle gene-
razioni che portavano avanti questa
tradizione, in pochi decenni i vigneti
sono quasi spariti dal paesaggio biel-
lese e, con loro, si è smarrita la
cultura,letecniche,lapassioneperla
viticoltura.
Recentemente, la concessione
delle denominazioni di origine con-
trollata ad alcuni vini locali e l’an-
damento del mercato, che ha pre-
miato i prodotti di qualità, hanno
consentito la sopravvivenza di alcuni
tenaci viticoltori e, negli ultimi anni,
una piccola ma importante espan-
sione, almeno dal punto di vista
qualitativo: i produttori biellesi di
vino non sono molti, ma vantano
riconoscimenti prestigiosi: l’ultimo,
inordineditempo,èl’inserimentodi
un Gattinara 2006 nella “Highly
recommendedlist”dimarzo2015di
TheWineSpectator,prestigiosapub-
blicazioneamericanadelsettoreeno-
logico.
E allora forse l’idea di tornare alla
vecchiavignadifamigliaapparenon
tantounromanticoritornoalpassato
ma, piuttosto, una scelta di vita sag-
gia e lungimirante, che guarda al
futuro.
l Simona Perolo
1. continua
I VIGNETI RIMASTI RESISTONO
Dopo la decimazione di aziende e superfici coltivate a vite del dopoguerra,
negli ultimi anni i numeri restano stabili sul piano quantitativo. Ci sono
invece segnali di recupero sul piano qualitativo, con l’aumento della
produzione e un forte miglioramento della qualità
Il metodo di “potatura soffice” che prende il nome di “metodo Simonit-Sirch”
LO STUDIO/ IL METODO DI “POTATURA SOFFICE” SIMONIT-SIRCH
VITE VECCHIA FA BUON VINO
Lo dice l’esperienza, ma lo con-
ferma anche la scienza. La Sta-
zione di ricerca svizzera Agro-
scope Changins-Wädenswil ha ef-
fettuato uno studio, dal 2002 al
2006, confrontando il comporta-
mento vinicolo ed enologico di
vecchie e giovani vigne. I risultati
hanno confermato che - almeno
per i vitigni testati, in particolare
quelli a bacca rossa - i vini ottenuti
da viti vecchie sono decisamente
migliori: più complessi e strut-
turati, dotati di maggiore finezza
ed equilibrio, perché la pianta ten-
de, col tempo, a ridurre la pro-
duzione di frutti e quindi le uve
presentano una maggiore concen-
trazione in antociani, flavoni e
flavonoidi.
Inoltre, le viti vecchie sono più
resistenti agli stress: in particolare,
sopportano meglio gli effetti del
cambiamentoclimatico,soprattut-
to la mancanza prolungata di ac-
qua, perché hanno radici più pro-
fonde.
Certo, il vecchio vigneto va ge-
stitoinmodoadeguatoeoggisiva
infatti riscoprendo il valore di una
corretta gestione delle viti, con
tecniche di potatura particolar-
mente attente e diversificate sulla
base delle esigenze della singola
pianta.
Proprio con l’obiettivo di aiu-
tare la vite ad invecchiare bene, due
agronomi friulani, Marco Simonit e
PierpaoloSirch,hannorecentemen-
te messo a punto un metodo di
“potatura soffice” - che prende ap-
punto il loro nome, “metodo Si-
monit-Sirch” - basato sull’osserva-
zione delle tecniche utilizzate dai
vecchi viticoltori: in pratica, si tratta
di evitare i tagli al fusto, inter-
venendo solo sui tralci più giovani
(di 1-2 anni), evitando così di pro-
vocaresullegnoferitechedebilitano
la pianta e facilitano l’insorgere di
malattie fungine.
In questo modo, è possibile pro-
lungare il ciclo di vita della pianta
fino a 50 anni e oltre. Oggi, a causa
delle malattie che periodicamente le
colpiscono, è raro trovare in Europa
viti molto vecchie, ma in passato
accadevaconfrequenza:primadella
catastrofica epidemia di fillossera -
che, nella seconda metà dell’otto-
cento, ha distrutto la viticoltura eu-
ropea-nonerararotrovarepiantedi
300-400 anni. Anche oggi, qua e là
resistono alcuni esemplari ultracen-
tenari:adesempioinCostieraamal-
fitana e in Irpinia non è difficile
incontrare ceppi di oltre 250 anni,
mentreaPrissiano,inAltoAdige,la
vite Versoaln - forse più antica al
mondo, con oltre 350 anni di storia,
ma anche la più ampia, con i suoi
300 metri quadri di pergolato - con-
tinua a produrre un pregiatissimo
vino bianco.
l S.P.
CITTADELLARTE
COWORKING
APRE LE PORTE
Sabato dalle ore 17 (ingresso
libero) Coworking di
Cittadellarte - Fondazione
Pistoletto apre le porte al
pubblico, presentando un evento
ideato e realizzato dai
professionisti che dallo scorso
aprile animano e condividono
questo luogo. «Ho sempre
pensato che fosse importante
condividere un progetto, oltre
che un semplice ambiente di
lavoro” - racconta Daniela
Maestrelli, artista, coworker e
promotrice dell'iniziativa -. E
così, nell’ottobre scorso, ho
proposto ai miei colleghi di
riunirci attorno ad un tavolo e
iniziare a ragionare insieme su
una tematica comune, che
ognuno avrebbe poi sviluppato
in base alle proprie competenze».
L’idea ha quindi radunato
professionisti molto diversi tra
loro: una geologa, un’avvocata e
mediatrice civile, un’interprete e
traduttrice, due fotografi, una
scrittrice, un’agenzia per il
turismo sostenibile, un architetto,
una project manager, un’artista e
due system integrator. Il punto di
partenza è stato il grande
cambiamento che sta vivendo la
città di Biella: la crisi economica,
il trasloco dell’ospedale,
l’esigenza di individuare e spesso
inventare da zero nuove
modalità lavorative e di
interazione sociale. Ciascun
professionista si presenterà al
pubblico e sarà a disposizione
per rispondere ad eventuali
domande da parte dei
partecipanti.
TRASPORTI
SCIOPERO
DI CAT E USB
Dalle ore 21 di sabato, alle ore
21 di domenica, in occasione
di uno sciopero nazionale dei
trasporti di ventiquattro ore,
indetto dalle organizzazioni
sindacali Cat e Usb Lavoro
Privato, i treni regionali,
suburbani e a lunga
percorrenza di Trenord, così
come i collegamenti
aeroportuali con l’aeroporto di
Malpensa (Malpensa Express
e Malpensa-Bellinzona),
potranno subire ritardi,
variazioni di percorso o
cancellazioni. Trattandosi di
giornata festiva, non sono
previste fasce orarie di
garanzia né servizi minimi.
Viaggeranno regolarmente i
treni con partenza prima delle
ore 21 di sabato 14 e arrivo a
destinazione entro le ore 22,
sempre di sabato. Info: sito
trenord.it
GESTIONE RIFIUTI
SEMINARIO
CAMERALE
Adempimenti della gestione
dei rifiuti, un esperto illustrerà
in Camera di Commercio tutti
gli aspetti tecnici in un
seminaerio che si terrà
mercoledì 25 marzo. Il
termine per le iscrizioni è stato
fissato al 23 marzo. La
Camera di Commercio
promuove l’iniziativa in
collaborazione con Ecocerved
Scarl. L’incontro prenderà il
via alle ore 9,30. Info:
www.bi.camcom.gov.it.
Brevi
10. 15
ECO DI BIELLA
GIOVEDÌ 24 MARZO 2016
Provincia Tornainfunzionelatorrefaro
MASSERANO
Dopo un lungo periodo di
“buio” è tornata in funzione la
torre faro della rotatoria di Mas-
serano, che si trova in fondo alla
superstrada (nella foto). «Un altro
piccolo passo verso la normaliz-
zazione» scrive il presidente della
provincia Emanuele Ramella
Pralungo - proprio in questi gior-
ni la provincia ha provveduto
anche alla sistemazione della se-
gnaletica orizzontale sulle strade
a Quaregna».
LaciviltàdelloSpannadiLessonaedell’Erbaluce
Per saperne di più sulla viticol-
tura biellese:
Giacomo Marchiori, “Il vino
biellese”, E20progetti Editore
2015
Danilo Craveia e Giovanni Va-
chino (a cura di), “BiellExpo: il
Biellese e i biellesi da esposizione”,
DocBi 2015
Alberto Pattono, “Il vino Lesso-
na, storie di Coraggio, Passione e Or-
goglio”, Lineadaria 2008
Alberto Pattono, “Erbaluce, il vi-
no bianco dell’Alto Piemonte”,
Eventi&Progetti 2006
Alberto Pattono, “Bramaterra –
Un territorio, un vino”, Even-
ti&Progetti 2005
Giuseppe Graziola, “Le ughe di
Santo Gaudencio, storia della viticol-
tura lessonese”, Edizioni Gariazzo
2001
Mario Soldati, “Vino al vino”,
Mondadori 1969
Giovanni Donna d’Oldenico,
“La ‘civiltà’ dello Spanna da Lesso-
na a Gattinara”, Industria Grafica
Falciola 1968
l s.p.
LA BIBLIOGRAFIA
VINI CHE RACCONTANO IL BIELLESE/ 2
CoiRomani,arrivanoivigneti
Lalungastoriadegliimpiantibiellesi:dallaviaLessonascaallagrande“cantinacollettiva”delRicettodiCandelo
Probabilmente già praticata
dalle prime popolazioni stan-
ziali biellesi, i mitici Vittimuli, è
soprattutto con la ‘romanizza-
zione’ del territorio - verso la fi-
ne del II secolo a.C. - che la vi-
ticoltura si diffonde nella parte
meridionale del Biellese, da Sa-
lussola a Gattinara, come atte-
stano numerosi reperti archeo-
logici. E molte importanti vie
di comunicazione nascono,
proprio in epoca romana, co-
me “vie del vino”: ad esempio
la “via Lessonasca”, che con-
giungeva i vigneti di Lessona a
Vercelli, o la “via Biandrina”,
che scendeva dalla Valsesia; da
Vercelli, il vino prendeva poi la
strada di Milano e Pavia attra-
verso Novara.
Le viti salvate dalla reli-
gione. Con la fine - nel V se-
colo d.C. - dell’Impero Roma-
no d’Occidente, molte avan-
zate pratiche agricole intro-
dotte dai Romani si perdono,
distrutte dalle invasioni barba-
riche. La viticoltura sopravvi-
ve però, per tutto il periodo
medievale, nei possedimenti
delle pievi e delle abbazie, do-
ve la produzione del vino è fi-
nalizzata alle necessità della
liturgia e alle esigenze di risto-
ro dei pellegrini (e verosimil-
mente dello stesso clero). An-
che se in condizioni difficili,
per tutto il Medioevo la pro-
duzione e il consumo di vino
nella nostra zona continuano
e, a partire dal basso Medioe-
vo, si intensificano: ne offre
una prova emblematica il Ri-
cetto di Candelo, edificato tra
il XIII e il XIV secolo dagli
abitanti proprio con funzioni -
oltre che difensive - di grande
“cantina collettiva”, dove pro-
durre, conservare e proteggere
la preziosa bevanda. E una
conferma ci viene anche da
un pittoresco aneddoto, tra
storia e leggenda: nel 1384, un
incendio nel castello di Zuma-
glia viene spento, esaurite le
riserve d’acqua, con l’abbon-
dante vino conservato nelle
cantine.
Principi e operai. Insom-
ma, fin dall’antichità il vino
nel Biellese non manca, anche
se le prime “certificazioni”
esplicite arrivano secoli dopo,
nel 1657, con il “Ristretto del
sito e qualità della città di
Biella e sua Provincia”, di
Antonio Coda, in cui trovia-
mo diverse citazioni riguardo
al territorio “abbondante di
vini squisiti”. E, dal XVII se-
colo, i documenti testimonia-
no una intensa coltivazione
viticola nel basso Biellese e la
passione delle famiglie patri-
zie locali - dai Gromo di Ter-
nengo, ai Dal Pozzo, ai Ferre-
ro - per i vigneti, con una par-
ticolare predilezione per quelli
della zona di Lessona, già al-
lora considerati di particolare
pregio.
E il vino non è certo una
bevanda riservata ai nobili,
ma è ben presente anche nella
dieta popolare: basti pensare
che, nel ‘600, i primi impren-
ditori tessili usano corrispon-
dere i salari per metà in dena-
ro e per metà in beni alimen-
tari e vino.
Il ‘vino d’Italia’. Ma il pe-
riodo aureo della viticoltura
locale inizia nel ‘700: secondo
la relazione di un funzionario
datata 1777, in quasi tutti i
paesi del Biellese, anche in
quelli montani, si possono
trovare vigneti, per una super-
ficie vitata complessiva pari a
oltre 4mila ettari (quasi 20
volte quella odierna, che non
raggiunge i 250 ettari). E in-
torno al 1830 lo storico Gof-
fredo Casalis descrive i paesi
del Biellese orientale come un
territorio “ricco di vigneti col-
tivati con diligenza”, il cui vi-
no rappresenta “l’unico ogget-
to di esportazione, che vende-
si in Milano, in Novara, in
Arona, in Vercelli”.
Un’attività diffusa e redditi-
zia che prosegue per tutto
l’Ottocento. Attorno al 1840,
nella sua monumentale “Co-
rografia d’Italia”, il geografo
Attilio Zuccagni così la descri-
ve: “I biellesi… spediscono
gran copia dei generosi loro
vini, soprabbondanti al biso-
gno, non solo nelle altre pro-
vincie dei RR Stati, ma ben
anche in Lombardia… nume-
rosi sono i vigneti sparsi pel
territorio, e sono coltivati con
industriosa attività; doppia ra-
gione del considerevole lucro
che gli agricoltori e i possiden-
ti ne ritraggono”.
All’inizio dell’Ottocento,
ogni fazzoletto di terra dispo-
nibile viene sfruttato a scopo
agricolo e la maggior parte è
coltivato a vite: nello stesso
capoluogo, si vedono filari a
Biella Piano, al Piazzo, ai lati
della funicolare, al Vandorno;
le colline orientali sono in
gran parte coperte da vigneti e
terrazzamenti, e così il basso
Biellese.
Il ruolo della viticoltura nel-
l’economia locale è tale che
bastano pochi raccolti andati
a male per gettare nella mise-
ria la popolazione: ad esem-
pio, nel 1854, il ramo ferrovia-
rio Biella-Santhià viene realiz-
zato anche per dare lavoro al-
la popolazione biellese, in gra-
ve difficoltà dopo un triennio
di mancato raccolto di uva.
Associato come qualità e
prezzo ai migliori vini di Bor-
gogna, esportato perfino negli
Stati Uniti, il vino biellese rag-
giunge forse l’apice della noto-
rietà nel 1870, quando il mini-
stro delle Finanze Quintino
Sella, rifiutando lo Champa-
gne, brinda all’unità d’Italia -
dopo la presa di Roma - con
lo Spanna prodotto nella sua
tenuta di Lessona (che da al-
lora si fregia della definizione
di ‘vino d’Italia’).
Tale è la reputazione dei
nostri vini che nel 1857 il me-
dico e botanico Antonio
Maurizio Zumaglini utilizza
con successo, come terapia
d’urto per un paziente in gravi
condizioni, proprio il “vino
generosissimo di Lessona”…
Una passione a cui non sfug-
ge neppure Monsignor Losa-
na, a quei tempi illuminato
vescovo di Biella, che coltiva
un vigneto nella sua villa En-
gaddi di Cossato e realizza un
vigneto sperimentale nella
Scuola Agraria, da lui istituita
a Sandigliano.
L’arrivo dei parassiti. Ma,
proprio al culmine del succes-
so, iniziano i guai: da metà
Ottocento infatti una serie di
infestazioni di parassiti di ori-
gine americana, accidental-
mente importati tramite pian-
te o talee, mettono in pericolo
la sopravvivenza dei vigneti
europei. Nel Biellese, capofila
della lotta contro l’oidio (o
‘mal bianco’) è proprio Mon-
signor Losana, che nelle sue
vigne sperimenta l’efficacia
dello zolfo e cerca di convin-
cere i suoi scettici compaesani
ad adottare tale rimedio por-
tentoso, purtroppo con scarso
successo: i biellesi non credo-
no all’uso dei trattamenti e at-
tribuiscono i risultati ottenuti
dal vescovo a preghiere segre-
te o a formule magiche appre-
se da Giuseppe Garibaldi -
anche lui appassionato viticol-
tore nelle sue terre a Caprera -
che nel 1859 era stato per
qualche giorno ospite del ve-
scovo a Biella. Ciononostante,
il mal bianco viene presto
sconfitto proprio grazie allo
zolfo, ma a fine secolo arriva
la Peronospora, così temibile
da essere comunemente defi-
nita ‘la maladia’: anch’essa fa
strage di vigneti, fino alla sco-
perta del rimedio, il solfato di
rame.
Ma i guai grossi arrivano
con la fillossera – un piccolo
afide che attacca le radici delle
viti a piede franco, cioè non
innestate - che dal 1880 circa
rende improduttivi il 95% dei
vigneti dell’Alto Piemonte.
Questo attacco costringe i viti-
coltori a rifare gli impianti,
trovando – dopo vari esperi-
menti - nuovi metodi di pro-
pagazione della vite per ren-
derla resistente: non più talee
o propaggini, ma innesti su
piede di vite americana, resi-
stente al parassita.
(Liberamente tratto da: “Il vino
biellese”, di Giacomo Marchiori,
E20progetti Editore, 2015)
l Simona Perolo
2. continua - la prima pun-
tata pubblicata lunedì 21 mar-
zo
Candelo, primi Novecento: trattamenti antiparassitari, con le ‘boite’ per la poltiglia bordolese e gli impolveratori per lo
zolfo. In basso, il monumentale torchio conservato al Ricetto, risalente al 1763
Associato come
qualità e prezzo
ai migliori
vini di Borgogna
Nel1870ilministro
Sellabrinda
all’unitàd’Italia
conSpannadiLessona
Brocche in vetro, dalla ne-
cropoli romana di Cerrione
(I-II secolo d.C.), Museo
del Territorio di Biella