'Il Sacro Monte di Oropa ritrova l'antico colore', di Simona Perolo
Villa Flecchia a Magnano
1. | 39LUNEDÌ 26 AGOSTO 2019 | Eco di Biella VIAGGIO NEGLI ECOMUSEI BIELLESI
VILLA FLECCHIA A MAGNANO/ 21
Apre le porte al paesaggio
la galleria nel cuore della Serra
C
Un piccolo borgo
di 394 abitanti, Ma-
gnano: immerso nel
verde in cima alla Serra,
conserva l’impianto medie-
vale - con il nucleo antico, il
Ricetto, la chiesetta roma-
nica di San Secondo - men-
tre la comunità monastica di
Bose ne fa una importante
meta di turismo religioso.
A dominare il paese, l’i-
nattesa sagoma di Villa Flec-
chia, una dimora anni ’60
circondata da un parco di
17mila metri quadri, con
giardini e frutteti: un punto
panoramico eccezionale, da
cui lo sguardo spazia su
Magnano, sale alle mon-
tagne biellesi e poi, a ovest,
abbraccia il Canavese con
tutto l’anfiteatro morenico, il
lago di Viverone, proprio ai
suoi piedi e poi giù verso la
pianura, fino a intravvedere
Torino e la collina di Su-
perga.
Natura e paesaggio che si
ritrovano anche al suo in-
terno: la villa ospita infatti la
collezione Enrico, che rac-
conta la pittura paesaggistica
piemontese tra Otto e No-
vecento, con oltre 60 dipinti
che riecheggiano l’incanto
delle montagne che si scor-
gono dalle finestre.
Tra di essi, il posto d’onore
va a Lorenzo Delleani, con
numerose opere che rap-
presentano l’evoluzione sti-
listica del paesaggista biel-
lese. E poi molti altri, come
il paesaggista romantico reg-
giano Antonio Fontanesi; il
divisionismo di Cesare Mag-
gi; Andrea Tavernier, pittore
torinese di paesaggi alpini; il
naturalismo ottocentesco del
torinese Alessandro Lupo;
Matteo Oliviero, il ‘pittore
della neve’, che racconta la
sua Val Maira con tecnica
divisionista; i paesaggi
orientali di Alberto Pasini e
l’impressionismo delicato di
Enrico Reycend; Italo Mus,
il ‘pittore della Valle d’Ao-
sta’; il gruppo dei ‘Sei di
Torino’, che negli anni ’30 si
ispira alla pittura ottocen-
tesca italiana; il paesaggista
novecentesco Giulio Boetto;
fino all’astrattismo di Luigi
Spazzapan, torinese d’ado-
zione, nel dopoguerra.
La storia di questa piccola
galleria d’arte nel cuore della
Serra è davvero curiosa. La
villa viene costruita tra il
1955 e il 1970 da Domenico
Davide Flecchia, un impren-
ditore edile che, pur avendo
fatto fortuna a Torino, con-
tinua a restare legato al suo
paese; la sua intenzione è
probabilmente quella di tra-
scorrevi la vecchiaia, ma
muore prima di potersi go-
dere la sua splendida casa.
Bisogna dire che la costru-
zione, come molte in quegli
anni, ha un certo impatto sul
paesaggio e gli abitanti non
sembrano apprezzare molto
questa ingombrante presen-
za tanto che, in una ‘mappa
di comunità‘ realizzata qual-
che anno fa, la definiscono
come una vecchia zia, vi-
stosa e invadente, alla cui
presenza ci si deve ras-
segnare ma che certo non si
riesce ad amare.
Ma la storia ha un lieto fine.
La casa viene ereditata dal
nipote Piero Enrico, archi-
tetto e appassionato col-
lezionista d’arte insieme alla
moglie Franca Ferrero, ma
neppure loro la abitano: vi-
vono infatti a Torino e pos-
siedono inoltre un’altra casa
nella zona, a cui sono molto
affezionati. Così nel 2011
decidono di portare nella
casa dello zio la loro co-
spicua collezione di dipinti,
amorevolmente messa insie-
me nel corso della loro vita,
e di donare tutto - villa,
arredi, quadri - al Fai, Fondo
Ambiente Italiano.
E così Villa Flecchia cam-
bia pelle: nata come un
moderno castello, per do-
minare con lo sguardo il
territorio, arredata come una
piccola reggia ma in realtà
mai abitata, si ritrova oggi
ad essere una sorta di tributo
al paesaggio, sia reale che
dipinto. Un punto di os-
servazione privilegiato, a di-
sposizione di chi lo sa ap-
prezzare: infatti il Fai, che
ora si prende cura della villa,
del giardino e della col-
lezione, ha l’obiettivo di ga-
rantirne la conservazione e
l’apertura al pubblico; e,
data la collocazione stra-
tegica tra Biellese e Ca-
navese, e lo straordinario
panorama che offre, intende
farne un punto di riferi-
mento per la conoscenza
della Serra, un luogo da cui
partire per esplorare il ter-
ritorio circostante, attraverso
percorsi naturalistici e cul-
turali.
l Simona Perolo
PINACOTECAInbasso,ilpanoramasuMagnanoesullemontagnebiellesi
daVillaFlecchia.Sopra,AndreaTavernier,Scampagnataculturale(1910-12)
Paesaggista ottocentesco che ha rac-
contato con passione il suo Biellese,
Lorenzo Delleani ha un posto di
rilievo nella collezione Enrico, che ne
documenta l’evoluzione stilistica.
Nato a Pollone nel 1840 e compiuti i
primi studi all’Accademia Albertina
di Torino, a partire dal 1860 Delleani
partecipa a importanti mostre ed espo-
sizioni con quadri storici e in costume:
sono proprio queste opere, di gusto
tardo romantico molto affine all’opera
lirica del tempo, a renderlo famoso,
quando questo genere pittorico era
ancora in cima alla gerarchia dei
gusti.
A partire dagli anni Ottanta, nella
sua opera acquistano spazio i temi
dedicati alle tradizioni popolari, alla
vita dei pastori in montagna, al lavoro
della terra. In quel periodo anche la
pittura, avviata sulla strada del na-
turalismo, privilegia l’osservazione
degli usi e delle realtà locali, quasi a
scongiurare il rischio di omologa-
zione, ora che l’Italia è politicamente
unificata, In questo contesto si colloca
l’opera del 1883 ‘In montibus sanctis’,
dedicata alla devozione popolare
espressa dalla Processione di Fon-
tainemore: qui Delleani rompe de-
cisamente con la tradizione accade-
mica per rappresentare l’evento con
rigore realistico, colori densi e puri, la
luce ad illuminare i costumi tradi-
zionali dei pellegrini, mentre il lago
viene avvolto da una malinconica
oscurità, forse ispirata dalla pittura
nordeuropea che il pittore aveva da
poco incontrato durante un viaggio in
Olanda.
Il quadro, esposto nel 1884 a Torino,
viene acquistato da re Umberto I ed
esposto al Quirinale nel suo studio;
dopo la morte del sovrano nel 1900,
rimane negli appartamenti reali e vie-
ne dimenticato. Finché ritorna sul
mercato collezionistico e, recente-
mente, viene acquistato dai coniugi
Enrico: ora l’opera, una delle ultime
acquisizioni della collezione, campeg-
gia nell’ingresso di Villa Flecchia.
La ‘svolta paesaggista’ di Delleani si
traduce nella sua cospicua produzione
di ‘assicelle’: tavolette di legno su cui -
durante le sue escursioni estive - fissa
dal vero bozzetti, studi finalizzati alla
realizzazione, durante l’inverno, di
grandi tele più lavorate e rifinite,
destinate alle esposizioni. Una sorta
di diario pittorico, ‘impressioni’ fatte
di pennellate rapide e dense, con toni
per lo più bassi, dietro cui traspare il
colore naturale del legno, che il pittore
realizza in velocità e spesso dona ad
amici e ammiratori. La collezione
Enrico ne raccoglie, in uno studiolo
dedicato, una quindicina, di diverse
dimensioni e soggetti - dal ‘Giro-
tondo’ a ‘La vendemmia’ - ancora
capaci di emozionarci, con la loro
freschezza espressiva e la loro im-
mediata carica poetica.
l S.P.
SCHEDA
ALBUM DALL’ECOMUSEO
Paesaggi alpini nella villa
Nellefoto,alcunedelleopereesposteaVillaFlecchia,
che raccontano la storia della pittura paesaggistica:
Matteo Oliviero ‘Giorno di sole’ (1910), a fianco gli
studi preparatori; Matteo Oliviero ‘L’attesa’ (1924);
Le opere di Italo Mus ‘L’abbeverata’ (1930) e di An-
drea Tavernier ‘Laghetto alpino nei pressi delle vette’
(1918-20) e ‘Pascolo alpino’ (1910-16)
INFO PRATICHE
DOVE: Villa Flecchia, Via
per Zimone 3, Magnano
QUANDO: fino al 13 otto-
bre, ogni domenica 10-13 e
14-18 oppure su prenota-
zione
INGRESSO: a offerta libera
CONTATTI: FAI Fondo Am-
biente Italiano 0125-
778100faiflecchia@fon-
doambiente.it
WEB: www.fondoambien-
te.it
FACEBOOK: @collezionee-
nrico
LA COLLEZIONE ENRICO Le opere del pittore pollonese e l’importante ‘In montibus sanctis’
Delleani, dal Quirinale a Villa Flecchia
DELLEANI All’ingresso di Villa Flec-
chia, l’opera di Lorenzo Delleani, ‘In
montibus santis’, ai cui lati presenta
opere di Antonio Fontanesi, 1883;
Sopra dettaglio di una delle ‘assi-
celle’ di Delleani, ‘Girotondo’ (1885)
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