4. NUOVO MODO DI CONCEPIRE LA
NATURA
La natura è:
1. Un ordine oggettivo poiché essa presenta caratteri che non hanno nulla a
che vedere con la dimensione spirituale. L’universo della scienza appare
come un ordine privo di ogni attributo, caratteristica e qualità umana.
Solo “espellendo” l’uomo dalla fisica si può studiare scientificamente la
realtà del mondo circostante.
2. Un ordine causale poiché in essa nulla avviene a caso, ma tutto è il
risultato di cause preci-se. L’unica causa di Aristotele (tra formale,
materiale, efficiente e finale) scientificamente ammessa è la causa
efficiente, infatti per la scienza non è necessario sapere lo scopo di un
fatto, ma solo la sua causa, ossia cosa ha prodotto quel fatto.
3. Un insieme di relazioni e non un sistema di “essenze”, poiché l’interesse
dello scienziato cade sulle relazioni tra le cose, che sono la causa di un
fatto.
4. Un insieme di leggi che regolano i fenomeni e li rendono prevedibili.
5. IL NUOVO MODO DI CONCEPIRE LA
SCIENZA
La scienza è:
1. Un sapere sperimentale poiché si fonda sull’osservazione dei fatti e
poiché le sue ipotesi vengono giustificate su base empirica e non
puramente razionale. Secondo la scienza moderna
esperienza=esperimento
2. Un sapere matematico che si fonda sul calcolo e sulla misura poiché
attraverso le formule analizza i dati. Pertanto è importante “quantificare”
quando si studia la natura.
3. Un sapere intersoggettivo poiché i suoi procedimenti sono pubblici e
accessibili a tutti e le sue scoperte devono essere universalmente valide
ed analizzabili da tutti. La scienza moderna si stacca totalmente dalla
magia e dalle forze occulte. Scienza=sapere universale.
4. Finalizzata a conoscere il mondo per dominarlo e dirigerlo a vantaggio
dell’uomo. Infatti la scienza ha il fine di conoscere oggettivamente il
mondo e le sue leggi.
6. SCIENZA E SOCIETÀ
La costituzione di stati cittadini e nazionali e il consolidarsi della
civiltà urbano-borghese, genera un sistema di vita più complesso e
dinamico in cui emergono nuovi “bisogni” sociali.
Spirito imprenditoriale dei ceti mercantili maggiori richieste
tecniche
Allestire eserciti sempre più potenti, ampliare le città, migliorare le
vie di comunicazione
richiedono nuovi studi e conoscenze di matematica, fisica,
astronomia, geografia
nuove esigenze tecniche, che diventano lo stimolo per la creazione di
un sapere oggettivo capace di permettere all’uomo un efficace
7. SCIENZA E TECNICA
Le maggiori esigenze tecniche fanno sì che gli artigiani tradizionali
risultino impreparati a risolvere i nuovi problemi e siano costretti ad
appellarsi a studiosi di matematica e fisica.
Ad esempio accade che gli artigiani delle armi da fuoco chiedano
informazioni ai matematici sulla traiettoria dei proiettili
Anche gli scienziati però apprendono le nozioni pratiche dagli
“artigiani superiori” (ingegne-ri, architetti, idraulici)
Alleanza tra scienziati e tecnici —> superamento del distacco
8. SCIENZA E RINASCIMENTO
Il Rinascimento possiede il terreno storico ideale per la fioritura della scienza:
1. Tendenza alla laicizzazione del sapere e alla rivendicazione della libertà della ricerca
intellettuale
2. Secondo il principio del ritorno all’antico e attraverso le traduzioni di opere filosofiche
e scientifiche antiche si sono riscoperte alcune dottrine scientifiche: la filosofia degli
atomisti, le teorie eliocentriche dei pitagorici, gli studi di Archimede, le ricerche dei
geografi, degli astronomi e dei medici dell’età ellenistica
Il Rinascimento ha posto le condizioni mentali di fondo per uno sviluppo più ampio
dell’indagine della natura, in particolare:
• L’aristotelismo ha difeso i diritti della ragione che indaga ed ha elaborato il concetto di
un ordine naturale e immutabile
• La filosofia naturale ha chiarito l’idea di una spiegazione della natura per mezzo della
natura
• La magia ha contribuito a diffondere l’idea dell’uomo come padrone delle forze naturali
Riprendendo il platonismo e il pitagorismo riemerge la convinzione che la natura è scritta
in termini geometrici
9. LE FORZE OSTILI
La nuova scienza:
1. Metteva in discussione teorie cosmologiche e fisiche ritenute certe
fino a quel momento
2. Proponeva uno schema teorico anti-finalistico e anti-
essenzialistico
3. Svuotava di senso ogni dogma intellettuale legato all’autorità del
passato
La chiesa sente messo in discussione il suo potere dogmatico, infatti
la scienza metteva in discussione non solo l’autorità di Aristotele, ma
anche la parola divina espressa nella Bibbia.
I maghi e gli astrologi si vedevano contrastare quell’insieme di
credenze cosmologiche
10. CONCEZIONE MEDIEVALE E
ARISTOTELICA DELL’UNIVERSO
a. Unico, in quanto pensato come il solo universo esistente
b. Chiuso, poiché immaginato come una sfera limitata dal cielo delle
stelle fisse
c. Finito, in quanto l’infinito appariva solo come un’idea non
esistente (a differenza di Giordano Bruno che credeva che
l’universo fosse infinito)
d. Fatto di sfere concentriche
e. Prevede la terra al centro di tutto: geocentrismo
f. Qualitativamente differenziato in due zone cosmiche: 1) mondo
sopralunare (costituito dal divino, fatto di etere); 2) mondo
sublunare (formato dai 4 elementi aventi ognuno un suo luogo
naturale e dotati di un moto rettilineo dal basso verso l’alto)
11. NICCOLÒ COPERNICO
Studioso della fisica celeste, teorico e
matematico
Si allontana dalla visione tolemaica
(geocentrica) che prevedeva la terra al
centro dell’universo
Si sofferma sull’idea eliocentrica: al centro
dell’universo si trova immobile il sole
Attorno al sole ruotano i pianeti, tra cui la
terra, che gira anche su se stessa
Attorno alla terra ruota la luna
Lontane dal sole e dai pianeti, si trovano,
fisse le stelle
12. NICCOLÒ COPERNICO
Per Copernico l’universo era:
1. sferico
2. unico
3. chiuso dal cielo delle stelle fisse (a differenza di Giordano Bruno che
credeva che l’universo fosse infinito)
4. accettava il principio della perfezione dei moti circolari uniformi delle
stelle cristalline
Il teologo luterano Osiander afferma la natura puramente ipotetica e
matematica della nuova dottrina astronomica copernicana e che essa non ha
alcuna pretesa di rispecchiare la realtà del mondo
La dottrina copernicana fece difficoltà ad affermarsi poiché non appariva
affatto più semplice della tolemaica.
13. ASTRONOMIA E FILOSOFIA IN
BRUNO
Giordano Bruno giunge ad una nuova visione dell’universo basata su
un’intuizione di fondo del suo pensiero: l’universo è infinito dedotto
dal principio teologico: il mondo avendo la sua causa in un essere
infinito, deve per forza essere infinito.
Le tesi di Bruno sono considerate moderne, per questo gli astronomi
del temp come Keplero e Galilei, le rifiutarono in gran parte perché
apparivano troppo rivoluzionarie per i padri stessi dell’astronomia
moderna.
Le difficoltà religiose generate dalle tesi di bruno furono superate
grazie all’idea secondo cui un universo infinito risulta più adatto di
uno finito a rispecchiare l’infinita potenza di Dio.
14. LE NUOVE TESI COSMOLOGICHE E
LA SCIENZA CONTEMPORANEA
Inesistenza delle muraglie celesti, la pluralità dei mondi, l’identità di
struttura tra cielo e terra, l’omogeneità dello spazio cosmico
Le teorie di Albert Einstein del ‘900 hanno messo in discussione
questo quadro cosmologico affermando che l’universo è illimitato ma
finito
Rimangono tutt’ora problematiche:
-l’esistenza di altre creature esistenti o razionali
-la struttura ultima dello spazio cosmico
-la questione dell’infinità dell’universo
16. GALILEI: ASPETTI PRINCIPALI
DELLA VITA
1600
Signore benestante.
- È stato un insegnante: Insegnerà a Pisa e a Padova.
- Pur essendo profondamente cattolico è entrato in urto
inevitabilmente con la chiesa cattolica, nonostante abbia
provato a dialogarci => Galilei era molto fiducioso che i
signori della chiesa potessero capirlo, ma così non fu: subì
due processi (il primo fu come una ammonizione per non
fargli diffondere la teoria copernicana, il secondo fu
definitivo)
-Urto con gli aristotelici (cultura dominante nelle
università)= contesta i seguaci di aristotele che prendono la
17. LA SCIENZA E LE SACRE
SCRITTURE
Galilei è convinto che la scienza debba essere libera da qualunque
condizionamento per poter fare qualsiasi affermazione in ambito naturale =
è una conoscenza oggettiva.
Il problema con la chiesa è che a volte le sacre scritture fanno delle
affermazioni che riguardano il mondo della natura e che sono in urto con la
scienza e con le nuove scoperte scientifiche.
Le sacre scritture (es. la Bibbia scritta nell’antichità anche prima dell’anno 0).
Quando ci sono le affermazioni che riguardano il mondo della natura deve
prevalere la scienza= con modestia e con rigore si deve occupare di come
funzionano le cose del mondo e della natura.
Lettera alla madame Cristina= dice che le sacre scritture devono indicarci
come si va in cielo, non come funziona il cielo.
18. LA SCIENZA E LE SACRE
SCRITTURE
Quindi quando si trovano delle affermazioni che non coincidono: es. la
scienza afferma che il sole non si muove ma è solo un’illusione, e nelle sacre
scritture c’è scritto che un grande profeta ispirato da Dio disse al sole di
stare fermo, e il sole si è fermato.
Se ci sono due affermazioni, Galilei ritiene che siano vere tutte e due poiché
sono ambiti diversi: la scienza deve occuparsi della conoscenza oggettiva e
solo dello studio delle qualità dei corpi misurabili, le sacre scritture avevano
un compito etico, morale, e teologico, indicare la via per salvare la nostra
anima.
Nelle sacre scritture Dio ha scritto le regole del comportamento morale, nella
natura Dio ha scritto con un ordine matematico che soltanto la scienza è in
grado di decodificare.
Precisamente non ci sono due verità contrastanti, ma due ambiti diversi.
=> il sole oggettivamente non si muove, ma la potenza interiore di un uomo
di fede, buono, di Dio è infinita.
19. DIO E LA MATEMATICA
Galilei non accetta che la chiesa debba interferire con lo studio della natura,
è di un altro ambito.
Galilei utilizzerà la matematica come regola interna delle sue affermazioni
scientifiche: ogni legge va tradotta in termini matematici.
=> perché Galilei è convinto che l’universo è stato creato da Dio attraverso
un atto di fede e di creazione
D’accordo con il cattolicesimo, aveva fiducia nella chiesa cattolica.
Dio (creazionista) ha scritto l’universo in termini matematici, secondo un
alfabeto matematico.
La matematica è l’alfabeto interno, segreto di tutto l’universo (cieli e natura)
e il compito dello scienziato è quello di decodificare e di tradurre in termini
matematici i fenomeni della natura.
Il compito dello scienziato non è creare, ma scoprire e decodificare.
20. GALILEI COME UOMO
Galilei è un uomo di fede (che non si pone neanche troppi problemi
teologici) e un uomo di scienza, vuole essere lasciato libero di fare le
sue scoperte sulla natura.
Le sue scoperte sono frutto dell’intuizione e dell’esperienza,
raramente frutto di esperimenti , sia perché era ostacolato dalla
chiesa e non aveva gli strumenti, sia perché gli strumenti erano pochi.
21. UTILIZZO DEL CANNOCCHIALE
Galilei arriva a molte conclusioni nell’ambito della fisica e dell’astronomia.
La rivoluzione scientifica nasce in ambito astronomico.
Galilei è convinto della teoria copernicana.
Altra idea: Cielo e terra sono fatti della stessa sostanza (eresia per gli aristotelici)=> per questa
intuizione è aiutato dall’utilizzo del cannocchiale
Le lenti esistevano già usate a scopo ricreativo, nelle feste, nei castelli, lenti deformanti.
A quel tempo c’era l’idea che qualsiasi apparecchiatura che modificava i nostri sensi era ritenuta opera
del diavolo, infatti si doveva accettare la natura di come si era stati creati da Dio=> il cannocchiale era
ritenuto un male che cercava di modificare la perfezione donata da Dio.
La cosa rivoluzionaria non è il cannocchiale, ma l’uso che Galilei ne fa: un uso scientifico.
Galilei utilizza queste lenti non per scopo ricreativo ma per conoscenza: studiare il cannocchiale
rivolgendolo al cielo, arrivando alle conclusioni copernicane, affermando che la luna è fatta della
stessa sostanza corruttibile di cui è fatta la terra. Ci sono i 4 elementi.
Cannocchiale diventa il mezzo del sapere.
22. IL METODO SCIENTIFICO
Galilei non fornisce una teoria organica del metodo scientifico, infatti, più
che a teorizzarlo filosoficamente, tende ad applicarlo praticamente.
1) Primo momento= osservazione accurata della realtà: momento
empirico, sperimentale, sensibile.
Momento costituito da sensazioni guidate da una base teorica, da un’ipotesi
già in parte presente nella mente dello scienziato, da una domanda che lo
scienziato si pone.
Momento più noto del metodo scientifico, denominato “sperimentale” o
detto anche “esperienza sensibile” (=esperienza dei 5 sensi)
Momento dell’induzione (=raccolta di casi particolari per formulare una
legge generale).
Si sperimenta qualcosa in base all’ipotesi che lo scienziato ha in mente.
23. IL METODO SCIENTIFICO
Il momento iniziale (anche gli altri momenti) sono accompagnati dall’intuizione
(=collegare degli aspetti senza passaggi logici, cogliere dei collegamenti in
maniera immediata).
2. Formulazione di una ipotesi.
3. Traduzione dell’ipotesi formulata in termini matematici.
4. Verifica dell’ipotesi formulata. Momento della deduzione (=applicazione della
legge ad altri casi particolari)
Momento ipotetico-deduttivo: il ricercatore, basandosi su ragionamenti logici
condotti su base matematica, parte da una intuizione di base e procede con una
supposizione, infine formula in teoria le sue ipotesi e le verifica nella pratica.
Aristotele problematizza di più il momento della verifica: richiede il collegamento
con l’intelletto attivo
Galilei dal punto di vista filosofico è più “approssimativo” —> Nessuna ipotesi
mai potrà essere realmente verificata.
24. INDUZIONE E DEDUZIONE
Galilei è visto come induttivista (=ricercatore che dall’osservazione
dei fatti naturali riesce a scoprire le leggi che regolano i fenomeni)
oppure deduttivista (=più fiducioso nelle capacità della ragione che in
quelle dell’osservazione)
Le “esperienze sensate” fanno riferimento alle “necessarie
dimostrazioni” poiché:
• in primo luogo le esperienze sensate vengono rielaborate secondo
criteri logico-razionali (quindi non si considerano più i loro caratteri
qualitativi ma si prendono in considerazione i loro caratteri
quantitativi)
• in secondo luogo esse sono già dal primo momento guidate da una
base di teoria, da un’ipotesi iniziale che le sceglie e le seleziona
25. INDUZIONE E DEDUZIONE
Esempio: Galilei scoprì nuovi fenomeni astronomici basandosi
sull’osservazione e sulla vista (aiutato dal telescopio) ma la sua
decisione di studiare i cieli ed usare il cannocchiale in un determinato
modo deriva dalla preliminare accoglimento dell’ipotesi copernicana.
Anche le “necessarie dimostrazioni” fanno riferimento alle “sensate
esperienze” poiché:
l’esperienza fa da base alle ipotesi, infatti le intuizioni non nascono
dal nulla ma dall’osservazione e dallo studio dei fenomeni.
le intuizioni, le ipotesi e la teoria di base possono essere verificate
solo grazie ad una conferma sperimentale.
26. ESPERIENZA E VERIFICA
L’ESPERIENZA è un momento empirico, induttivo, guidata dalla teoria
o da un’ipotesi. è ingannevole, casuale
è il frutto di una elaborazione teorico-matematica dei dati, che viene
confermata attraverso una verifica. Non è immediata perché:
1. secondo Galilei l’esperienza quotidiana può risultare ingannevole
(bisogna combattere contro le apparenze immediate dei fenomeni
che sembrano affermare tesi opposte a quelle della scienza)
2. l’esperienza non ha un valore scientifico se non viene confermata e
verificata attraverso un esperimento (esperienza=esperimento)
Non ha valore scientifico
27. ESPERIENZA E VERIFICA
ESPERIMENTO= è una riproduzione dell’esperienza in situazioni in cui
si controllano le variabili in gioco: è la riproduzione dell’esperienza in
una situazione il più possibile controllata nel quale si va a verificare
l’ipotesi. Nell’esperimento si verifica ciò che era ipotizzato
nell’esperienza.
L’esperimento porta alla formulazione dell’ipotesi e conferma
dell’ipotesi che diventa legge. (=per avere valore scientifico deve
comprendere dei rapporti matematici tra le variabili)
La legge deve essere formulata in termini matematici perché Dio
nell’atto della creazione ha scritto la natura attraverso un alfabeto
matematico.
28. ESPERIENZA E VERIFICA
LA VERIFICA= Dopo aver fatto l’esperienza, dopo averla riprodotta in
un esperimento, avviene la conferma dell’ipotesi, che diventa legge
matematica. L’ipotesi viene verificata in altri ambiti.
=è un procedimento complesso che ha lo scopo far creare le
condizioni necessarie affinché si verifichi un determinato evento
cercando di eliminare gli elementi di disturbo. Non è la verifica
immediata dei sensi, non avviene solo attraverso i sensi e non rischia
di confermare teorie errate.
Una verifica esatta in realtà non è possibile.
Esperimento e verifica sono strettamente collegati: attraverso
l’esperimento avviene la verifica.
Se l’esperimento non viene verificato, il procedimento ricomincia da
capo.
29. IL RIFIUTO DEL FINALISMO (E
DELL’ANTROPOCENTRISMO)
Partendo dal fatto che Galilei non si definisce un filosofia/teologo ma
uno scienziato, il compito dello scienziato non è studiare il perché o il
fine di una cosa avvenuta in natura (causa finale) ma il modo in cui
avviene e funziona questa cosa (causa efficiente).
Le opere della natura non devono essere giudicate dall’uomo sulla
base di ciò che l’uomo intende o di ciò che gli torna utile: i pareri
dell’uomo non riguardano la natura e per la natura non hanno nessun
valore.
30. IL RIFIUTO DELL’ESSENZIALISMO
Galilei si scaglia contro la fisica essenzialista che pretende di spiegare
i fatti in base all’essenza o alla virtù poiché lo scienziato deve
occuparsi solamente delle leggi che regolano i fatti, ossia delle
costanti della natura verificabili tramite un esperimento.
Galilei non vuole negare del tutto la finalità e l’essenza, ma le mette
da parte in quanto considera la loro ricerca qualcosa di non
scientifico.
31. INFLUENZA DEI FILOSOFI
DELL’ANTICHITÀ
Influenzato dai filosofi dell’antichità (presocratici anche in conflitto tra loro:
due correnti di pensiero contrapposte)
Democrito=materialista, studio delle qualità oggettive delle cose; Pitagora e
Platone no
Pitagora e Platone =il mondo ha una struttura matematica, la matematica è
lo strumento migliore che abbiamo per descrivere la natura. la natura ha
delle regolarità che sono spiegabili attraverso la matematica ed identificabili
attraverso rapporti matematici.
Però per Pitagora il numero aveva anche una qualità oltre che una quantità;
per Galilei i numeri avevano solo quantità.
Galilei utilizzerà la matematica come regola interna delle sue affermazioni
scientifiche: ogni legge va tradotta in termini matematici.
Aristotele= la conoscenza della natura è fondamentale; naturalismo
32. PROPRIETÀ OGGETTIVE E
SOGGETTIVE DEI CORPI
Per Galilei sono studiabili matematicamente e scientificamente solo le
qualità misurabili/oggettive dei corpi
Infatti Galilei privilegia lo studio degli aspetti quantitativi del reale
Galilei distinguerà le qualità oggettive (=primarie, caratterizzano i
corpi in quanto tali) da quelle soggettive (=secondarie, esistono solo
in relazione ai 5 sensi)
Privilegia gli aspetti quantitativi
33. LA CONOSCENZA DELLA VERITÀ DA
PARTE DI DIO E DELL’UOMO
Galilei è convinto che la scienza quando arriva a delle conclusioni ci
faccia conoscere la realtà.
La scienza ha la potenzialità di rispecchiare la realtà, quando non lo
fa è perché ha commesso degli errori.
Credenza di base: corrispondenza tra pensiero (ciò che la scienza
sostiene) ed essere (realtà del mondo)
La scienza e la realtà si rispecchiano, si riflettono; sono strettamente
collegate.
34. L’ARGOMENTAZIONE DI URBANO
VIII
Galilei nel Dialogo fa parlare Simplicio che ripete la teoria di Urbano VIII (ironia da
parte di Galilei): La scienza non afferma mai la verità, ma ipotizza solamente:
anche quando la scienza arriva a delle conclusioni attraverso la verifica, le ipotesi
rimangono solo ipotesi; poiché l’uomo è limitato.
Infatti lo studioso non potrà mai essere sicuro che una sua teoria corrisponda
esattamente al modo seguito da Dio nell’ordinare le cose e deve quindi
accontentarsi di poter solo ipotizzare, senza avere certezze assolute.
Le certezze dell’uomo sono limitate rispetto a quelle di Dio: la verità è
conosciuta solo da Dio, l’uomo (lo scienziato) può solo ipotizzare.
Galilei (al contrario di Urbano VIII) chiama ironicamente questa teoria “mirabile e
veramente angelica” poiché lui è convinto che quella verità che lo scienziato è
arrivato a conoscere tramite la scienza, rappresenta una assoluta certezza,
rappresenta la realtà, quindi i fatti sono conosciuti con verità e con esattezza.
Infatti Galilei crede nella corrispondenza tra scienza e realtà: è fermamente
convinto che il suo metodo scientifico rappresenti la realtà.
36. LE PRIME ACCUSE DA PARTE DEL
CLERO E LA PRIMA AMMONIZIONE
Galilei visse tra 1564-1642, fino a 70 anni.
Nel 1616 riceve la prima ammonizione dal cardinale Bellarmino—>
attaccato da due esponenti di due ordini diversi ma che hanno gli
stessi principi (domenicani e gesuiti= combattere le eresie con l’arma
della cultura).
Gesuiti e domenicani sono le presenze più costanti nei tribunali
dell’inquisizione (hanno tormentato anche Giordano Bruno), sono più
severi, più attenti alle eresie.
Galilei non deve più insegnare le sue teorie (teoria copernicana
eliocentrica)
I francescani se ne discostano poiché sono più miti, tendono al
perdono.
37. LE PRIME ACCUSE DA PARTE DEL
CLERO E LA PRIMA AMMONIZIONE
Anche se Galilei ha abiurato, egli ritiene che la scienza ha detto la
verità.
Il verbale fu definito “giallo storico” in quanto il foglio su cui è scritto
sembra quasi una trascrizione e non c’è la firma del notaio, né di
testimoni, né di Galilei: molti storici sono arrivati a pensare che non
sia mai esistito un vero e proprio precetto nel 1616.
Sappiamo però che Galilei, dopo essere stato richiamato dal cardinale
Bellarmino riguardo le teorie copernicane, ottenne un “certificato” che
smentiva le sciocchezze che giravano sul suo conto: in questo
certificato Galilei firma di non sostenere né difendere la teoria
copernicana di Copernico, in quanto fosse contraria alle Sacre
Scritture.
38. LA CONDANNA TEOLOGICA DELLE
TEORIE COPERNICANE
Il Santo Uffizio della Chiesa cattolica dichiarò:
-La tesi eliocentrica come “assurda e falsa in filosofia” e “formalmente
eretica”
-La mobilità della Terra come “assurda e falsa in filosofia” e “erronea
nella fede”
39. LA CONDANNA DEL 1633
Dopo anni in cui venne accantonata la teoria copernicana, Galilei, spinto dal
fatto che era stato eletto papa Urbano VIII, scrisse il Dialogo, presentando in
modo oggettivo i due più grandi modelli di sistemi astronomici.
Urbano VIII si irritò poiché venne convinto dagli avversari di Galilei di essere
stato preso in giro da Galilei, che aveva utilizzato l’ironia quando aveva fatto
parlare Simplicio che aveva definito ironicamente la dottrina di Urbano
“mirabile e veramente angelica”.
La situazione precipitò e l’inquisizione di Firenze ordinò di sospendere la
diffusione dell’opera.
Successivamente a Galilei venne ordinato di trasferirsi a Roma e di mettersi a
disposizione del Santo Uffizio.
A Roma venne tenuto come “prigioniero” ma in stanze confortevoli.
L’accusa più forte ricevuta da Galilei fu quella di aver trasgredito la direttiva
del 1616, che vietava di diffondere e insegnare la dottrina di Copernico.
40. LA CONDANNA DEL 1633
Durante gli interrogatori Galilei si appellò al fatto che nel precetto non
compariva nessun divieto di insegnare la teoria copernicana, ma il divieto era
solo di difenderla e sostenerla. Galilei continuò a difendersi cercando di
ingannare gli inquisitori, sostenendo che nel dialogo non aveva voluto
difendere il copernicanesimo e addirittura voleva dimostrarne la sua
inefficienza. Gli inquisitori si resero conto che Galilei stava mentendo, così lo
scienziato ammise di aver difeso il sistema copernicano nella sua opera.
Galilei fu quindi accusato di eresia, cioè di aver diffuso e appoggiato una
dottrina falsa contraria alle Sacre Scritture.
Galilei si trovò costretto ad abiurare, e a rinnegare le sue dottrine, anche se
rimase consapevole della veridicità che scienza era riuscita ad affermare.
Galieli abiura ma è convinto che chiunque facendo quelle osservazioni arriva
alle sue stesse conclusioni e che quindi la verità da lui scoperta sopravviverà.
(differenza di Giordano Bruno)