Voglia di mondo nei piedi e nel cuore le mat ecometettoilmondo
Paesaggio wikipedia
1. Paesaggio 1
Paesaggio
Il paesaggio è la particolare fisionomia
di un territorio determinata dalle sue
caratteristiche fisiche, antropiche,
biologiche ed etniche; ed è
imprescindibile dall'osservatore e dal
modo in cui viene percepito e vissuto.
Il termine paesaggio deriva dalla
commistione del francese paysage con
l'italiano paese. Tradizionalmente,
infatti, il suo significato si legava in
particolar modo alla pittura e al
realismo di certe vedute paesistiche.
Il paesaggio, oltre ad essere oggetto di
studio in differenti ambiti di ricerca, è Il paesaggio dei Terrazzamenti di Banaue nelle Filippine, patrimonio dell'umanità
esposto a significati talmente ampi,
variegati e molteplici, da rendere arduo
qualsiasi tentativo di circoscrizione. A
seguire, ne sono illustrate le principali
accezioni.
Il paesaggio delle cascate termali di Pamukkale, in Turchia, patrimonio dell'umanità
L'accezione percettiva e la Convenzione Europea del Paesaggio
(EN) (IT)
« “Landscape” means an area, as perceived by people, « "Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così
whose character is the result of the action and come è percepita dalle persone, il cui carattere deriva dall'azione di
interaction of natural and/or human factors » fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni »
(Convenzione europea del paesaggio, versione ufficiale in inglese del Consiglio d'Europa, Articolo 1, traduzione non
ufficiale)
Bisogna altresì considerare che la traduzione italiana non ufficiale del testo inglese e francese della Convenzione
europea del paesaggio è piuttosto sfortunata, in quanto all'art.1 non coglie il senso di paesaggio contenuto nella
Convenzione, ma lo assimila al preconcetto di "paesaggio" come "bellezza naturale" della L.1497/1939 italiana. Il
paesaggio non è una "determinata parte di territorio" come si evince dalla traduzione non ufficiale (è sufficiente
leggere la versione inglese o francese come fonte, il senso di "determinata parte" non c'è). Anche se nella versione
2. Paesaggio 2
francese il testo dice "une partie de territorie", l'azione di determinazione è effettuata dalla percezione della
popolazione, che è un processo successivo. Non esistono "determinate parti" perché in base alla Convenzione tutto è
e può essere paesaggio. È comunque il motivo per cui la traduzione italiana rimane "non ufficiale", in attesa di
revisione. Pertanto nel frattempo è preferibile una traduzione come la seguente:
« Zona o territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere derivano dalle
azioni di fattori naturali e/o culturali (antropici) »
(da A.Giordano, Per codice di progetto del paesaggio, in Frames. Frammenti di architettura e paesaggio, 2006, Libreria
Internazionale Cortina, Padova)
Attualmente si riconosce il paesaggio come bene culturale a carattere identitario, frutto della percezione della
popolazione. Da questo punto di vista il paesaggio è un prodotto sociale e non rappresenta un bene statico, ma
dinamico. In base a queste caratteristiche, in quanto determinato dal carattere percettivo (almeno in base a questa
accezione di paesaggio), il paesaggio è sempre relazionato all'azione dell'uomo. In particolar modo la percezione del
paesaggio è frutto di un'interazione tra
• la soggettività umana
• i caratteri oggettivi dell'ambiente (antropico o naturale)
• i mediatori socio-culturali (legati al senso di identità riconosciuto da una società su un determinato tipo di
ambiente. Ad esempio, per rendere più comprensibile: la società occidentale, o almeno parte di essa, si identifica
nell'ambiente montano e lo considera come un paesaggio, meritevole di rappresentazione verosimile; così non era
nel Medioevo. In parte allo stesso modo per quanto riguarda il mare).
In questo senso il paesaggio non coincide con la realtà materiale (quindi con il territorio), in quanto l'azione dei
mediatori socio-culturali e della soggettività umana determinano un effetto di produzione di senso. In altre parole: il
paesaggio comprende sia la realtà, che l'apparenza della realtà. Da questo punto di vista il paesaggio è anche un
potente linguaggio: non esiste un paesaggio senza rappresentazione di esso, ed è attraverso questo passaggio che la
società manifesta le proprie aspirazioni e partecipa al processo di scambio (statico o dinamico) dei mediatori
socio-culturali.
"Il paesaggio non è soltanto qualcosa da costruire o tutelare, ma [...] qualcosa da riconoscere, percepire, ascoltare e
descrivere. [...] Il paesaggio è l'ipostasi della storia nel territorio. Ciò che è stato in etica, in estetica, in architettura,
in filosofia, in progresso o decadenza, in carestia o abbondanza, in guerra o in pace, in storia o mito, in momenti di
intensa religiosità o di agnosticismo, è scritto nel profilo paesaggistico e tutto interpretabile qualora la cultura, come
un demiurgo, intervenga e soccorra per illuminazione"( da G. Andreotti, "Paesaggi culturali. Teoria e casi di studio",
Milano, Unicopli, 1996).
Il paesaggio delle "bellezze storiche e naturali"
La concezione di paesaggio percettivo si è modificata nel corso del tempo, fino a giungere alla suesposta definizione
del 2000. Nell'accezione di inizio secolo (codificata in Italia dalla L. 1497/1939 sulla "protezione delle bellezze
naturali"), il paesaggio era legato a caratteri di bellezza e valore, esclusivi di porzioni determinate di territorio, legati
a delimitati scorci e vedute panoramiche: le cosiddette "bellezze da cartolina". È comunque un'accezione piuttosto
sentita ancora oggi, anche se piuttosto parziale e non corrispondente al reale meccanismo di produzione del senso di
"paesaggio".
Precedentemente e successivamente il concetto ha avuto molte altre definizioni, legate comunque ad aspetti parziali
del senso di "paesaggio percettivo", come ad esempio l'associazione col "pittoresco". Il senso di "paesaggio" è più
vicino a quello di "territorio" (che ha un senso ben diverso) o all'accezione "scientifica" del termine (vedi punto
seguente), in quanto viene ristretto al discorso della "sintesi del visibile del contesto naturale e delle attività" ed alla
pura visione del mondo materiale.
3. Paesaggio 3
Civiltà paesaggistiche ed evoluzione storica del concetto di paesaggio
Il concetto di paesaggio nella cultura occidentale è piuttosto moderno e non è sempre esistito. La sua evoluzione
inoltre è strettamente interrelata con l'evoluzione del senso assegnato alla natura. Piuttosto importante la lettura di A.
Berque in tal senso, che fa coincidere all'esistenza di civiltà paesaggistiche la nascita di una concezione di
paesaggio. Perché una società sia paesaggistica devono essere soddisfatti i seguenti criteri:
• esistenza ed uso del paesaggio
• esistenza di una letteratura sui paesaggi e sulla loro bellezza
• esistenza di rappresentazioni pittoriche dei paesaggi
• esistenza di giardini
In base a queste considerazioni la prima società paesaggistica mondiale fu la Cina. Il mondo occidentale difatti
almeno fino al '500 non possedeva contemporaneamente questi elementi.
Esistono comunque posizioni diverse sull'introduzione del concetto di paesaggio all'interno della società
Occidentale. Una scuola di pensiero vorrebbe far coincidere tale introduzione con un brano del Petrarca, la Lettera in
cima al Monte Ventoso, in cui compare una descrizione estetizzante della natura. È comunque una posizione
criticabile, in quanto la descrizione del Petrarca è simbolica, e non si scosta di per sé dalle modalità di
rappresentazioni letterarie della natura tipiche del Medioevo.
Studio del paesaggio e strumenti di analisi
Lo studio del paesaggio non può essere
compartimentato all'interno di una
disciplina specifica, ma deve
presupporre un approccio olistico. Un
approccio di studio al paesaggio deve
necessariamente essere di tipo
integrato, sia che si perseguano analisi
sulla qualità percettiva del paesaggio,
Il paesaggio carsico della Cina meridionale
sia che si intendano perseguire analisi
scientifiche sugli elementi ecologici,
considerando tutti gli elementi (fisico-chimici, biologici e socio-culturali) come insiemi aperti e in continuo rapporto
dinamico fra loro.
Si dovrà inoltre tenere conto della multidisciplinarietà e della trasversalità dello studio, cercando di superare
l'artificiosa compartimentazione fra le diverse discipline. Diversi possono essere gli strumenti adottati per lo studio
del paesaggio, fra essi negli ultimi anni sta acquisendo sempre maggiore importanza l'utilizzo di banche dati
georiferite basate su tecnologie GIS/SIT. Con tale strumento è possibile acquisire, archiviare ed elaborare dati
relativi al paesaggio ricavando informazioni utili alla sua gestione integrata, finalizzata sia alla conservazione (o
geoconservazione) che alla valorizzazione.
4. Paesaggio 4
L'accezione scientifica
Alla precedente definizione percettivo-formale ed estetica di paesaggio, che è la più diffusa, va per completezza
affiancata (e non sostituita) la definizione scientifica derivante dalle scienze naturali. Essa studia e valuta il
paesaggio in quanto oggetto in sé, e non come percezione di un soggetto esterno.
L'approssimazione scientifica al paesaggio, e la sua conseguente definizione, è assai poco conosciuta e condivisa,
poiché viene impiegata nella stretta cerchia dei naturalisti e in particolare dagli ecologi del paesaggio, ma viene poi
palesemente chiamata in causa quando dal registro teorico-descrittivo si passa a quello strettamente operativo,
laddove, cioè, si richiedono studi e valutazioni facenti capo a discipline che indagano sulle diverse "componenti" del
paesaggio medesimo: geologia, botanica, ecologia, storia, urbanistica, ecc.
L'approssimazione scientifica ai problemi del paesaggio ed al paesaggio in quanto problema, nasce dagli studi di
Alexander von Humboldt, che chiamò "paesaggi" degli insiemi di elementi naturali e umani comprendenti terre,
acque, piante e animali, intuendo la presenza di una "logica" che ne sottendeva l'organizzazione, i legami reciproci
ed il perenne divenire. Occorrerà attendere, però, la nascita dell'Ecologia del paesaggio (Carl Troll, 1939) ed i
successivi studi, per avere delle formulazioni definenti più complete. In questa sede se ne propongono alcuni esempi
in ordine cronologico (alcune sono abbreviate):
• Brückner, 1898: "Il paesaggio, oltre che una sintesi, è un programma."
• Enciclopedia Sovietica, 1939: " Il paesaggio è un porzione naturalmente delimitata della superficie terrestre, le
cui componenti naturali formano un insieme di interrelazioni e interdipendenze".
• Szava-Kovats, 1960: " Tutto ciò che v'è sull'involucro terrestre, tutto, nella sua esistenza e interferenza,
costituisce il paesaggio".
• Sestini, 1963: "Il paesaggio è la complessa combinazione di oggetti e fenomeni legati fra loro da mutui rapporti
funzionali, sì da costituire una unità organica".
• Valerio Giacomini, 1967-72: "Il paesaggio è una costellazione di ecosistemi. Esso coincide inoltre con il
processo evolutivo della biosfera i cui significati intimi appartengono alle leggi naturali che governano il
divenire vitale".
• Forman e Godron, 1986: "Un paesaggio è una parte eterogenea di una regione, composta da un'aggregazione di
ecosistemi interagenti che si ripete in ogni punto con forme simili". (riferita ai paesaggi zonali)
• Naveh, 1990 "Il paesaggio è un'unità ecologica e culturale, spaziale e temporale e, parafrasando Troll, è la
complessiva entità spazio-temporale della sfera vitale dell'uomo".
• Ingegnoli, 1992: "Il paesaggio è un sistema di ecosistemi".
• Romani, 1994: "Il paesaggio è l'insieme eterogeneo di tutti gli elementi, i processi e le interrelazioni che
costituiscono l'ecosfera, considerato nella sua struttura unitaria e differenziata, ecologico-sistemica e dinamica,
che lo identifica con un processo evolutivo nel quale si integrano le attività della natura e quelle dell'uomo, nella
loro dimensione storica, materiale, culturale e spirituale, nonché la visione e la percezione che hanno del P. sia il
singolo che le collettività".
I più recenti studi di ecologia del paesaggio mettono in evidenza il fatto che la concezione scientifico-oggettiva e
quella percettivo/estetica- soggettiva del paesaggio siano strettamente complementari e che la loro integrazione in
una concezione unitaria è già iniziata grazie ai contributi di altre discipline coinvolte a pieno titolo nello studio del
paesaggio: la teoria dei sistemi, la teoria della forma (Gestaltheorie), la teoria della percezione, la teoria
dell'informazione e della comunicazione (Claude Shannon), la cibernetica (Norbert Wiener), la teoria della
complessità (Ilya Prigogine et al.). È a questo punto importante notare come coloro che con il termine "paesaggio"
intendono solo l'immagine, l'aspetto visibile e formale (e anche estetico, beninteso) del territorio, in generale non
ammettono che tale termine possa avere significati diversi, seppur in contesti diversi. Al contrario, chi sposa
l'accezione scientifica del paesaggio non esclude mai la componente percettivo-estetica, poiché, di fatto, essa è
determinante sia ai fini di una conoscenza realmente complessiva, sia in quanto essa è sovente la prima causa di
alterazioni e modifiche (positive o negative) del paesaggio stesso, e al medesimo tempo di provvedimenti tutelativi o
5. Paesaggio 5
valorizzativi. La componente percettiva appare quindi pienamente inserita nel processo evolutivo dell'assetto
paesaggistico di un territorio.
Il paesaggio e la scala di aggregazione della materia vivente
Quando nel 1935 l'inglese Tansley definì compiutamente l'ecosistema, ci si chiese se tale entità biologica costituisse
il vertice della scala di aggregazione della materia vivente, o se vi fosse un'entità superiore e definitiva. In tale
"scala" ogni entità è "maggiore", per struttura e funzioni, della semplice somma degli elementi del livello inferiore
che la compongono. Fu appunto Carl Troll che, nel 1939, dall'esame di alcune serie storiche di foro aeree, notò che
gli ecosistemi mostravano una tendenza ad aggregarsi in configurazioni unitarie (denominate principalmente
Macchie, Isole e Corridoi). Ricordando la dizione di Alexander von Humboldt, Troll chiamò tali formazioni
"paesaggi", e comprese che sarebbe occorsa una nuova disciplina per studiarne caratteri e proprietà: l'ecologia del
paesaggio. Ma nel frattempo era scoppiata la guerra ed i suoi studi ripresero solo negli anni '50.
La scala di aggregazione della materia vivente poté quindi essere così completata (dall'elemento più semplice al più
complesso):
• (protoplasma)
• Cellule
• Tessuti
• Organi
• Organismi - Individui
• Popolazioni
• Associazioni - Comunità
• Ecosistemi
• Paesaggi - suddivisibili in:
• Paesaggi locali o zonali
• Paesaggi regionali (nel senso di bio-regione)
• Paesaggio globale o Ecosfera
Le analisi del paesaggio. Caratteri e contenuti
Considerato quanto sin qui detto circa la "natura" del paesaggio, il suo studio deve comprendere una fase analitica
(disaggregativa) e una fase di sintesi (riaggregativa). Le analisi della prima fase debbono essere necessariamente:
• Transdisciplinari, e non solo interdisciplinari.
• Sistemiche. Essendo il paesaggio un sistema, non si può eludere la Teoria dei sistemi viventi per studiarlo. Poiché
però le analisi dei sistemi sono assai poco esperite e comunque assai complesse, nella prassi comune ci si può
limitare ad analisi relazionali.
• Dinamiche. Essendo il paesaggio un processo evolutivo e non un'entità costante nel tempo, il suo studio deve
partire dal passato e proiettarsi nel più attendibile futuro, almeno quello che le tendenze attuali suggeriscono.
• Valutative. Appare fondamentale, per qualunque uso si faccia delle analisi stesse, conoscere di un paesaggio
almeno due parametri di valutazione:
• il Valore (rispetto a diversi criteri dipendenti dalle discipline secondo le quali si analizza)
• la Vulnerabilità (rispetto a possibili interferenze). In assenza di una seppur minima valutazione rispetto a
questi due parametri le analisi restano delle semplici "letture" non utilizzabili.
Date le numerose componenti del paesaggio, le precedenti analisi debbono essere condotte in seno alle diverse
discipline che indagano le "componenti" stesse. Ciò senza dimenticare l'unitarietà del paesaggio medesimo e le
strette interazioni fra componenti. Tali discipline, coinvolte nello studio paesaggistico, sono, in prima
approssimazione:
6. Paesaggio 6
• Geografia umana
• Climatologia
• Idrologia e idrografia
• Geologia
• Geomorfologia
• Pedologia
• Botanica
• Zoologia
• Ecologia
• Antropologia
• Storia
• Sistema insediativo umano
• Agronomia
• Urbanistica
• Ecologia del paesaggio
• Economia
• Teoria della percezione
• Estetica
• Semiologia
• Psicologia ambientale
• Teoria e psicologia della forma
• Teoria dei sistemi
• Teoria dell'informazione e della comunicazione
• Cibernetica
• Teoria della complessità
Principali testi di riferimento: Farina A. Il paesaggio cognitivo, Angeli, Milano, 2006 - Romani V. Il paesaggio.
Percorsi di studio, Angeli, Milano, 2008
Il paesaggio nella geografia umana
Nell'ambito della lettura paesaggistica, la geografia umana privilegia gli aspetti culturali, simbolici ed emotivi. In
quest'ottica, il paesaggio risulta percepito, inevitabilmente, attraverso modalità esclusive e personali: all'analisi
oggettiva, dunque, è affiancato uno sguardo sul territorio del tutto individuale.
Le ricerche geografiche degli ultimi decenni del XX secolo hanno messo in luce l'impossibilità di definire in modo
univoco il paesaggio: esistono più nozioni e tutte meritevoli d'attenzione. È opportuno riconoscere la specificità di
ogni approccio, per esaltarne la diversità, in quanto ciascuno consente di cogliere una delle tante facce del paesaggio.
Di fronte alla varietà di definizioni, concetti e teorie maturate in seno a questo tema, diviene imprescindibile porre
dei punti fermi: ossia, stabilire una compresenza di elementi oggettivi e soggettivi, affinché la lettura di un paesaggio
risulti corretta e completa.
Testi di riferimento: Zerbi M.C., I paesaggi della geografia, Giappichelli, Torino, 1993. Andreotti G., "Riscontri di
geografia culturale", Artimedia, 1994.
7. Paesaggio 7
Il paesaggio nell'arte
Fino dall'arte bizantina i pittori e gli artisti
in generale riservavano una parte delle loro
opere alla descrizione dello spazio e del
paesaggio in cui si svolgevano le azioni. Si
trattava di accenni molto sintetici, e sempre
legati a una particolare funzione descrittiva,
non semplici decorazioni. Tra le
rappresentazioni più famose del paesaggio
nel medioevo c'è l'affresco dell'Allegoria ed
Effetti del Buono e del Cattivo Governo, di
Ambrogio Lorenzetti, dove però la vasta
descrizione della città e della campagna è
Edward Rosenberg, Paesaggio (1921)
legata all'allegoria degli effetti che una
saggia politica dei governanti può portare.
Soprattutto nelle grandi scene ad affresco gli artisti cominciarono gradualmente a dedicare una maggiore attenzione
alla rappresentazione del paesaggio. In Italia solo con l'arrivo dell'influenza della miniatura francese e della pittura
fiamminga si arrivò però a un salto di qualità, con gli scorci paesistici sempre più curati, in modo da evidenziare i
soggetti in primo piano e rendere la composizione più monumentale, con il ricorso a scorci suggestivi e di ampio
respiro.
La nascita del paesaggio come genere autonomo risale alla seconda metà del Quattrocento, quando Leonardo da
Vinci datò un disegno sul paesaggio dell'Arno nel 1478. A questo isolato esempio seguì nel 1494 la serie di
acquerelli di Dürer legati alla rappresentazione del paesaggio alpino durante il suo primo viaggio dalla Germania
all'Italia.
Per assistere al debutto del paesaggio autonomo in pittura si dovette aspettare ancora qualche decennio, quando la
scuola danubiana sviluppò uno stile in cui le figure erano ormai rimpicciolite e ridotte a un semplice pretesto per
raffigurare una natura palpitante e misteriosa. Il primo paesaggio noto come soggetto indipendente in pittura è il
Paesaggio con fiume di Albrecht Altdorfer, risalente al 1518 circa. Una tale rivoluzione non è però spiegabile senza
la menzione della nuova percezione del mondo, ampliato nei confini, vasto e vario, dovuta al fiorente sviluppo,
proprio nelle città tedesche, della cartografia, che registrava le scoperte geografiche nel Nuovo Mondo e nell'Oriente.
Il paesaggio interiore
« Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province,
di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima
di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto. »
(Jorge Luis Borges)
« La vostra anima è un paesaggio scelto »
(Paul Verlaine)
« C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato da
incontrarlo, scivola come l'acqua sopra un sasso,fino ai suoi fluidi contorni,ed è a casa. »
(Tratto da Il Danno di Josephine Hart)
8. Paesaggio 8
«Il paesaggio è il riflesso degli stati d'animo dell'osservatore che lo modifica nell'immaginario psicologico» (Giuliana
Andreotti, Paesaggi culturali, 1996, p. 51)
Il paesaggio interiore è il riflesso dello sguardo sul mondo di ogni singolo individuo: è una visione puramente
soggettiva, legata indissolubilmente all'esistenza, ai ricordi e alle emozioni connesse ad un paesaggio. Il paesaggio
esterno, oggettivo e tangibile che appare ai nostri sensi è sempre mediato da un paesaggio interno, nascosto e
mutevole. Il nostro vissuto è plasmato dalla presenza costante di quel paesaggio, fatto di persone, di cose, di
immaginari, sempre vivo nel dispiegarsi dell'esperienza. Il legame affettivo tra persone è certamente determinante ed
irrinunciabile, ma lo è altrettanto quello con le entità significanti del proprio paesaggio: l'orizzonte del mare, l'odore
di un quartiere, una strada particolarmente significativa. L'indagine sul paesaggio interiore mira ad analizzare quei
profondi legami che uniscono intimamente i luoghi alla personalità e al vissuto. Il concetto di paesaggio interiore è
traducibile col termine anglosassone Inscape, (punto di vista interno), usato per la prima volta dal poeta irlandese
Gerard Manley Hopkins, per definire quel complesso di caratteristiche che conferiscono unicità ed esclusività ad
un'esperienza individuale, risultando, così, differente da qualsiasi altra.
Testi di riferimento: Barbisio C.G., La rappresentazione del paesaggio, Tirrenia Stampatori, Torino, 1999; Lando F.,
(a cura di) Fatto e Finzione. Geografia e Letteratura, Etaslibri, Milano, 1993; Andreotti G., Paesaggi culturali.
Teoria e casi di studio, Unicopli, Milano, 1996: Andreotti G., Alle origini del paesaggio culturale. Aspetti di
filologia e genealogia del paesaggio, Unicopli, Milano, 1998.
Bibliografia
Per comprendere la complessità e le sfaccettature proprie del paesaggio, nella selezione che segue sono presenti
autori provenienti da diverse esperienze di studio e di riflessione: non solo testi strettamente scientifici, quindi, ma
anche filosofici e letterari. ANDREOTTI G.,Paesaggi culturali. Teoria e casi di studio, Unicopli, Milano, 1996.
ANDREOTTI G., Alle origini del paesaggio culturale. Aspetti di filologia e genealogia del paesaggio, Unicopli,
Milano, 1998.
ANDREOTTI G., Paesaggi in movimento, paesaggi in vendita, paesaggi rubati, Artimedia/Trentini, Trento, 2007.
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10. Paesaggio 10
Voci correlate
• Archeologia dei paesaggi
• Ecologia del paesaggio
• Convenzione europea del paesaggio
• Urbanistica
• Paese
• Paesaggista
• Paesaggio agrario
• Fotografia paesaggistica
• Storia del giardinaggio
• Parco
• GIS
• Geoconservazione
Altri progetti
• Wikimedia Commons contiene file multimediali su paesaggi
11. Fonti e autori delle voci 11
Fonti e autori delle voci
Paesaggio Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=38218689 Autori:: Alberto.dg, Ary29, Avenida25, Avesan, Basilero, Bramfab, Bultro, Delasale, Dia^, Diesis, Dragomanov,
Felisopus, Frieda, Gce, Giovannigobbin, Giuli Andreotti, HaloII, Hellis, Ines, Jalo, Kalumet Sioux, Lilja, Lordmark, MapiVanPelt, Marberto, Marcok, Marcol-it, Mario Galvagni, Mauro742,
Modiarte, No2, Phantomas, Pil56, Rollopack, Sailko, Sasuke89, Senpai, Sergio Landran Piedilupi, Shaka, Storicamente, Taueres, Ws227, 53 Modifiche anonime
Fonti, licenze e autori delle immagini
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