XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
Migrazioni 2016
1. Un progetto per educare alla cittadinanza mondiale a scuola
La migrazione spiegata ai miei studenti.
Nell’ ambito del Progetto «Un solo mondo un solo futuro»
Gli alunni della classe 3^A, Secondaria «Leopardi»
Presentano le seguenti attività sul tema della Migrazione:
interviste a migranti residenti nel proprio territorio;
Intervista alla responsabile del progetto Immigrazione delle ACLI di Como;
ascolto dell’ audiotrailer prodotto: “Incontri”
“Il rumore dei libri”: recensioni di libri di narrativa letti e da leggere sul tema
2. L’ Associazione ASPEM
realizza progetti di sviluppo concordati con partners e comunità locali per
contribuire alla costruzione di un futuro sostenibile per tutti, esempio con
scambi permanenti. Attraverso tali forme di collaborazione viene agita
l’affermazione della propria identità e un modello di sviluppo reciproco.
Realizza attività e progetti di Educazione alla Cittadinanza Mondiale in
collaborazione con le scuole promuovendo l'approfondimento di
tematiche trasversali: diritti umani, ambiente, pace, giustizia.
Contribuisce in progetti di intervento sociale con enti locali, associazioni e
cooperative.
3. D.: Da dove arriva?
R.: Dalla Somalia
D.: Com’era la vita nel suo paese?
R.: La mia vita nel mio paese era meravigliosa, mio padre faceva parte del ministero degli esteri,
quindi avevamo la possibilità di andare ovunque volessimo. Mia madre era imprenditrice.
Poi, purtroppo, nel '91 fino ad oggi scoppia la guerra civile sconvolgendo la pace e la serenità di
tutti i somali.
D.: Cosa l’ha spinta a partire?
R.: Nell'anno ‘92 all'età di 10 anni hanno assassinata mia madre.
D.: Come è arrivata in Italia? Quanto ha pagato?
R.: Ero molta piccola per rimanere da sola, allora mia zia mi ha fatto venire in Italia, con un visto
per famiglia.
Sono arrivata in Italia con un volo dell'air France. Potevo andare in qualsiasi paese, Canada,
Australia, Inghilterra. Però, a quell'epoca, molti dei miei connazionali, facevano domande per
avere i loro visti, quindi c'erano molto burocrazie. A me esce il visto per l'Italia ed eccomi qui.
Intervista a Jelick
Immigrata dalla Somalia in Italia
Da Lorenzo Sansovini
Approfondimento
4. D.: Che tipo di accoglienza ha ricevuto in Italia e come si è trovata?
R.: All'inizio, se devo essere sincera mi sono trovata sia bene che male, dato che quando sono
arrivata parlavo bene, l'arabo, il somalo e l'inglese, sono rimasta a dir poco scioccata nel vedere
che nelle scuole italiane nessuno parlava un inglese corretto e la stessa cosa la vedo ancora
oggi. Ho dovuto imparare la lingua italiana in meno di 6 mesi, a tal punto che i miei insegnanti
quanto ho fatto l'esame di licenza Media sono rimasti a bocca aperta. Ma nonostante la mia
preparazione, ho subito delle discriminazioni da parte dei professori che invece di premiarmi
per lo sforzo che facevo nell’apprendimento della lingua italiana, dicevano che non la
conoscevo come i ragazzi italiani. Tutto ciò non è paragonabile al disagio che si ha per la
burocrazia rispetto ai documenti.
D.: Attualmente ha un lavoro, sta studiando?
R.: Ho studiato e vissuto qui e non sputo nel piatto in cui ho mangiato. Il mio lavoro è precario e
mi devo accontentare. Ho 24 anni e ho deciso di trasferirmi in Inghilterra dove c'è il resto della
mia famiglia (ma sicuramente andrò a vivere da sola), perché in Italia le cose non migliorano ma
peggiorano giorno dopo giorno. Chi governa non conosce i problemi reali della propria gente,
figuriamoci quelli degli immigrati, quelli che devono pagare le tasse e sporcano. Finché c'è
questa mentalità in Italia, uno straniero non potrai mai avere un futuro e sarà sempre
extracomunitario anche con la cittadinanza italiana. Invece ciò non succede negli altri paesi!!
D.: fiduciosa rispetto al cambiamento globale e al maggior rispetto dei diritti dell'uomo?
R.: Mica tanto! Tutto si dice, ma poi non si riesce ad applicare. I paesi più ricchi fanno di tutto
per difendere i diritti dell'uomo, ma poi sono anche i primi ad infrangerli, un esempio: USA, UK,
Italia, Giappone, Cina..
5. Approfondimento
La guerra in Somalia
Nel 1991, dopo la caduta del regime di Siad Barre, la Somalia precipita in una guerra civile che dura da ormai 15 anni.
Varie milizie e signori della guerra si contendono il controllo del territorio senza riuscire a prendere il sopravvento. La
Somalia non è uno stato di fatto, visto che il territorio è spezzettato in "feudi" dove le varie formazioni armate agiscono
come enti di diritto pubblico, controllando l'ordine pubblico e riscuotendo tasse e pedaggi. Neanche l'intervento dei
contingenti Onu, tra il 1993 e il 1995 e le 14 operazioni hanno migliorato la situazione. Da novembre 2004 la Somalia ha
delle nuove istituzioni di transizione ma non è possibile controllare perché manca di un esercito. Tale debolezza, da
inizio 2006 ha fatto emergere le milizie delle Corti islamiche che dopo una battaglia durata 3 mesi hanno ottenuto il
controllo della capitale Mogadiscio e poi si sono impadronite di tutto il sud del Paese. L'Etiopia ha inviato alcune
centinaia di soldati in soccorso del governo, provocando l'ira delle Corti che hanno lanciato una "guerra santa" contro
Addis Abeba. Etiopia e Corti sono tecnicamente in guerra, anche se non si sono registrati scontri significativi tra le due
parti.
VITTIME
Circa mezzo milione di morti, calcolando anche le vittime per carestia
e malattie generate dal conflitto.
RISORSE CONTESE
Il controllo del territorio, che permette lo sfruttamento delle risorse naturali
(pesce e frutti tropicali soprattutto) e altri traffici illeciti, come il commercio
di rifiuti tossici e di clandestini tra Somalia e Yemen.
6.
7. D.: Da dove arriva?
R.: Dalle Filippine, vicino alla città di Manila
D.: Com’era la vita nel suo paese?
R.: La mia vita nel mio paese era piacevole, mi sono sposato
nel mio paese, ho avuto lì tre figlie e lavoravo come ingegnere. mi sono
D.: Cosa l’ha spinto a partire?
R.: Economicamente eravamo tiratissimi e soprattutto eravamo preoccupati per le prospettive
. di futuro per la famiglia.
D.: Quando e come è arrivato in Italia?
R.: In Italia sono arrivato nel luglio del 1992 e avevo 35 anni. Mia moglie Maria è partita prima
di me ed è arrivata a Como da suo fratello. Ha cominciato subito a lavorare come sarta e poi
l’ho raggiunta con le bambine. Da subito stato preso in prova come ingegnere in una ditta ma
non sono stato assunto perché non conosceva l’italiano. Ho fatto per diversi mesi le pulizie e poi
grazie al contatto della parrocchia di Sant’Eusebio, in cui mia moglie offre volontariato per
l’accoglienza e aggregazione della comunità filippina in Italia, sono stato assunto come
sagrestano alla parrocchia di Sant’agostino.
Intervista a Reynaldo e moglie Maria
Immigrato dalle Filippine in Italia
Da Rebecca, Federico, Michael,
Lorenzo, Massimo.
8. D.: Che tipo di accoglienza hai ricevuto in Italia e come si sei trovato?
R.: Sempre bene. Avevo la mia famiglia, mia moglie lavorava, le figlie si sono inserite bene a
scuola, i connazionali filippini ci hanno fatto sentire a casa, poi mia moglie è stata sempre ben
voluta per il lavoro di volontariato nella parrocchia e anche perché la generosità paga
soprattutto a chi la fa.
D.: Attualmente si sente integrato, come si trova con il suo lavoro?
R.: Bene. Penso che sia un privilegio lavorare in un luogo ed essere rispettato tutti, sia dai
sacerdoti che dai fedeli. Io sono sempre a disposizione e mi faccio voler bene, ma nessuno ne
approfitta. L’unica cosa che mi fa arrabbiare sono i ragazzini un po’ razzisti che vengono
all’oratorio e dicono parolacce quando giocano e se vengono ripresi reagiscono prendendomi in
giro. E poi se la vedono con il Don!
D.: E’ riuscito, dunque, a realizzare i suoi desideri?
R.: Non tutti, perché purtroppo due delle mie figlie che hanno studiato di più si sono trasferite
all’estero e non siamo insieme anche se vengono spesso a trovarci.
D.: E’ pentito? Le manca il suo paese? Pensa di ritornare?
R.: No, noi stiamo bene in Italia, per la mia famiglia l’Italia è una seconda casa.
9. Arrivo della troupe sul luogo
di lavoro di Rey, accoglienza
del parrocco
INTERVISTA A
REYNALDO
Rey ci mostra tutti i passaggi
del suo lavoro di sagrestano.
Arrivo della signora
Maria, moglie di Rey ,
saluti e conversazione.
10. D.: Che sono le ACLI e di cosa vi occupate?
R.: Le ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) nascono nel 1944 e a Como hanno sede proprio nel quartiere
della vostra scuola. Tra i principali settori di intervento: la tutela e la promozione dei diritti sociali e l’educazione alla
cittadinanza attiva; l’impegno per la pace, lo sviluppo, la solidarietà internazionale; l’impegno con gli immigrati (ACLI
Colf e Progetto Immigrati).
D.: A proposito di Immigrazione e sociale può farci degli esempi?
R.: Sì, ad esempio oggi che è lunedì riceviamo le immigrate che vorrebbero essere occupate come collaboratrici
familiari. Noi formiamo le aspiranti con dei corsi gratuiti e poi forniamo i contatti, così pure per coloro che aspirano ad
occuparsi delle persone anziane.
I corsi per la formazione sono molto frequentati, i relatori insegnano loro ad esempio come ci si deve relazionare con
un anziano, le maggiori patologie, del pronto-soccorso, cura e igiene, alimentazione della persona anziana, ma anche
dell’igiene della casa.
D.: Rispetto all’accoglienza promuovete altre attività?
R.: Sì, la cooperativa Questa Generazione che si occupa anche di Integrazione e Intercultura, fa capo alle Acli. Loro
fanno degli interventi di mediazione linguistico culturale con interventi educativi su minori a scuola e a casa.
Organizzano laboratori interculturali a scuola e nella comunità.
Come alloggi e prima accoglienza le Acli hanno anche a Como degli alloggi e insieme ad altri Istituti come la Caritas
diocesana è molto attiva.
D.: Vi occupate anche dei profughi?
R.: Certo. La nostra è un’impresa sociale e la forza è nel principio della solidarietà che non va mai disatteso soprattutto
verso chi ne ha bisogno.
Intervista alla responsabile del progetto
Integrazione delle Acli di Como
Da un gruppo di cinque alunni
11. Termini utilizzati spesso come sinonimi, invece significati
differenti, indicano situazioni anche giuridiche diverse.
Migrante: Viene utilizzato in maniera generica per indicare il
flusso di persone in fuga ma che volontariamente lasciano il
proprio paese e arrivano in un altro per cercare un lavoro e
condizioni di vita migliori.
Rifugiato: Il termine ha un significato giuridico ben preciso.
Lo status di rifugiato è sancito e definito nel diritto
internazionale dalla Convenzione di Ginevra del 1951, viene
riconosciuto a quelle persone che non possono tornare a
casa perché per loro sarebbe troppo pericoloso e hanno
quindi bisogno di trovare protezione altrove.
Il richiedente asilo è una persona che, avendo lasciato il
proprio Paese, chiede il riconoscimento dello status di
rifugiato o altre forme di protezione internazionale ed è in
attesa di una decisione da parte delle autorità competenti
riguardo al riconoscimento del loro status di rifugiati.
Profugo è colui che per diverse ragioni (guerra, povertà,
fame, calamità naturali, ecc.), motivi umanitari, ha lasciato il
proprio Paese ma non è nelle condizioni di chiedere la
protezione internazionale.
Migranti,
rifugiati e
profughi.
Il futuro
è di tutti ,
ma è uno solo