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PREVENZIONE E PERCORSO
DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO NELLA
RETE ASSISTENZIALE PER LE DEMENZE
Dr. Giovanni Mancini
Direttore f.f. UOC Neurologia
Osp. G.B. Grassi
Responsabile UVA ASL Roma D
Il problema Invecchiamento della
Popolazione
Aspettativa di vita alla nascita in Italia:
nel 1990: Uomini = 73,6
Donne = 80,1
nel 2008: Uomini = 77,1
Donne = 83,2
Percentuale di Ultra65enni in Italia:
Censimento 1951= 8% della popolazione, età media = 32 anni
Censimento 2001= 18,7% della popolazione, età media = 41
Stima per il 2021=
Stima per il 2041=

24% “
34% “

“
“

“
“

= 46
= 50

Fonte: Rapporto Nazionale sulle Condizioni ed il Pensiero degli Anziani una società diversa - promosso da IRCCS INRCA per l'Agenzia Nazionale
dell'Invecchiamento - Ageing Society - Osservatorio Terza Età, Federsanità
Anci. Tabella 1.8 pag. 77 e Tab. 1.11 pag. 95
Le dimensioni del problema Demenze
•

Con il progressivo invecchiamento della popolazione la
Prevalenza della demenza in ITALIA sta rapidamente
aumentando nella popolazione anziana: circa il 5-6% dei
soggetti al di sopra dei 65 anni nei paesi occidentali, dall’1,4%
tra 65 e 69 anni al 32% oltre i 90 anni
Fonte: studio ILSA, 1999

•
•
•
•
•
•

Ogni anno un malato di Alzheimer costa alla famiglia e alla
collettività circa 60.000 euro
Il 33% per cento dei malati è assistito da badanti straniere
In Italia il numero di pazienti dementi è stimato essere intorno a
905.000
Prevalenza media stimata nel mondo: 3,5% degli ultra65enni;
stima attuale di circa 24 milioni di pazienti nel mondo
stima futura di 42 milioni nel 2020 e 81 milioni nel 2040
Fonte: The Lancet 2005;366(9503):2112-7.

•

Pandemia Alzheimer: "la più grave crisi sanitaria, sociale e
finanziaria del XXI secolo” secondo il World Alzheimer Report
2010
Gli Anziani nella popolazione della ASL Roma D
(Dati gentilmente forniti dalla UOC Programmazione SIS Epidemiologia)

•

20%

Popolazione residente al 31.12.2010

118.894

Totale ASL RM D: 592.752 118894 (20%)
Fiumicino:
Municipio XIII
Municipio XV:
Municipio XVI:

•

70.985
226.084
152.700
142.983

anziani

9772 (14%)
40132 (18%)
33800 (22%)
35190 (25%)

Numero pz. dementi previsti
nella ASL RM D secondo le
stime epidemiologiche =
circa 6300 pazienti >65 anni

80%

140000

118894

120000
100000

88000

80000
60000
40000
20000
0

Anno 1998

Anno 2010
Considerazioni sul futuro della società
•
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•
•
•

•

I cambiamenti demografici sono al centro del dibattito sulla
riorganizzazione dei sistemi di welfare e aprono numerose
domande sul futuro delle nostre società:
Quali effetti produrrà l’aumento della speranza di vita nelle
persone anziane?
Avremo a che fare con un numero maggiore di persone che
vivono in autonomia per un lungo periodo?
Esse potranno dedicarsi a perseguire i loro interessi e assumere
un ruolo attivo nella vita relazionale, culturale, sociale e politica
della comunità?
O dovremo fare i conti con un elevato numero di persone in
condizioni di non autosufficienza, che resteranno a lungo
dipendenti dalle reti familiari e dal sistema dei servizi?
Come inciderà il cambiamento della struttura demografica sulle
dinamiche familiari e sulla vita della comunità?
Avere un numero minore di figli ridurrà la densità delle reti e la
cultura della solidarietà familiare o, al contrario, la presenza di
più generazioni (bisnonni, nonni, genitori e nipoti) e la maggior
durata della vita di coppia finiranno per consolidare i sistemi
relazionali familiari?
A quali politiche è necessario pensare per far fronte ai
cambiamenti in atto?
Comuni indicatori di fragilità
• Età avanzata
• Declino funzionale, disabilità fisica e necessità di
aiuto nelle ADL/IADL
• Frequenti cadute e traumi (frattura di femore)
• Malattie croniche
• Polifarmacoterapia
• Stato sociale: dipendenza o necessità di caregivers
• Stato cognitivo: deterioramento o depressione
• Istituzionalizzazione o ospedalizzazione
• Malnutrizione
• Stato infiammatorio e disendocrino
Sette fattori di rischio potenzialmente
modificabili per l’Alzheimer:
1) Diabete
2) Ipertensione nell’età media
3) Obesità nell’età media
4) Fumo
5) Depressione
6) Inattività cognitiva o basso livello culturale
7) Inattività fisica
• La Comunità Europea ha dichiarato il 2012:
“Anno dell'invecchiamento attivo e della
solidarietà tra le generazioni”
Prevenire il deterioramento cognitivo è in
parte possibile attraverso:
• La prevenzione di fattori di rischio cardiovascolari
• La correzione di carenze vitaminiche
• Riconoscendo l’importanza della stimolazione
delle funzioni cognitive con un’adeguata
stimolazione ambientale e motoria
• Il riconoscimento dei limiti biologici e quindi il
concedersi tempi un po’ più lunghi rispetto
alla giovane età
• L’utilizzo
di
particolari
strategie
per
aumentare l’efficienza mentale (training
ludico-ricreativo)
Si tratta di un invecchiamento
fisiologico o di una demenza?
E’ depresso o ansioso o
irritabile come è già stato altre
volte o sta cambiando?
Come dobbiamo reagire noi
familiari?
Chi ci può aiutare?
Questionario AD8
•

Al familiare informatore viene richiesto di valutare qualsiasi cambiamento
che abbia notato nelle seguenti aree di funzionamento personale:

1) Ci sono stati problemi di giudizio delle situazioni? (ad esempio

decisioni finanziarie sbagliate)
2) E’ diminuito l’interesse per i suoi hobby o altre attività in
precedenza svolte?
3) Il presunto paziente ripete spesso le stesse cose, come storie, frasi
o domande?
4) Ha problemi nell’imparare ad usare strumenti o elettrodomestici,
quali il telecomando TV o il forno a microonde?
5) Dimentica spesso il mese o l’anno in cui siamo?
6) Ha notato qualche difficoltà nel gestire affari finanziari (ad esempio
far quadrare i conti di casa)?
7) Dimentica appuntamenti più spesso che in passato?
8) Si notano significativi problemi di memoria o nel ragionamento?
•
•

I familiari “Informatori” devono rispondere con “SI” o “NO”.
Il “SI” vale un punto. Se il questionario totalizza almeno due punti, si
consiglia di procedere ad una ulteriore valutazione clinica.
Self-Neglect o Autoabbandono
• Descritto per la prima volta da due psichiatri inglesi
come “tracollo senile della pulizia personale e
ambientale” (Macmillan e Shaw, 1966)
• Il Self - Neglect (autotrascuratezza o autoabbandono)
può essere definito come “un’entità comportamentale
multiforme caratterizzata dall’incapacità o dal rifiuto di
provvedere in misura adeguata alla propria salute,
igiene, nutrizione e ai propri bisogni sociali” (Lachs et
al., 1997).
• A questa condizione di base possono aggiungersi
sintomi accessori quali la Sillogomania (accumulo
ossessivo di oggetti disparati), la presa in carico di un
gran numero di animali (in genere cani o gatti),
l’anosognosia (negazione del problema) e il
conseguente rifiuto di aiuto
Assistenza agli anziani nonautosufficenti in Italia
Il mix assistenziale agli anziani non autosufficienti nel nostro Paese si muove
su quattro linee:
 Assistenza familiare: ruolo crescente ormai quasi strutturale che
non si limita alle funzioni domestiche, ma integra ed in taluni casi
surroga, il servizio pubblico – sia sanitario che sociale - non sempre con
le stesse garanzie di qualità.

 Trasferimenti monetari, indennità di accompagnamento
e assegno di cura: interessano oltre il 50% della spesa pubblica per
il Welfare, con 10 MD di euro di erogazione per la sola indennità di
accompagnamento.

 Assistenza domiciliare (ADI):

presente in modo soddisfacente
solo in talune Regioni del Paese, non sono ben codificate le tipologie di
prestazioni in ragione della gravità del paziente, che dovrebbero
prevedere una assistenza continuativa nei casi più complessi. Oggi
mediamente il servizio raggiunge il 5% della popolazione anziana.

 Assistenza residenziale:

interessa circa il 3% della popolazione
con punte elevate al Nord e molto basse al Sud. Il Centro Sud del Paese è
pesantemente al di sotto degli standard europei.
Possibili soluzioni ai problemi della non-autosufficienza
• Rivalutazione del ruolo sociale degli anziani e dei pensionati
in buone condizioni, prevenzione dell’invecchiamento
patologico
• Potenziamento delle iniziative di mutuo-aiuto tra anziani
(vita comunitaria, associazioni di volontariato sociale, Centri
Diurni autogestiti da associazioni di anziani): diffondere la
cultura del “prendersi cura” di qualcuno o qualcosa
• Potenziamento dei Trasferimenti monetari e degli sgravi
fiscali per le famiglie che assistono pazienti dementi e/o non
autosufficienti
• Incremento dei Fondi per la non-autosufficienza
• Deospedalizzazione delle patologie cronico-degenerative e
potenziamento della Assistenza territoriale extraospedaliera
(Assistenza domiciliare Integrata socio-sanitaria e di quella
sociale)
• Aumento delle strutture Semiresidenziali per i pazienti fragili
ma mobilizzabili (Centri Diurni)
• Aumento delle Residenze Sanitarie Assistite per anziani e
dei Centri Alzheimer per “ricoveri di sollievo”
Spesa sanitaria delle Regioni:
+74% in dieci anni
In dieci anni la spesa delle Regioni è passata
da 119 a 209 miliardi di euro (+75,6%), un
valore di circa tre volte superiore al tasso di
incremento dell'inflazione (+22,1% nello
stesso periodo) soprattutto a causa della
Sanità, le cui uscite sono aumentate di quasi
46 miliardi di Euro (+74,3%) tra il 2000 e il
2009.
DOCTORNEWS33 Il Quotidiano online del
Medico Italiano - 13 settembre 2011
Dal Piano Sanitario Nazionale 2011-2013,
approvato dalla Conferenza Stato-Regioni
• Rimodulazione dell'assistenza sul territorio, rafforzando il
ruolo dei Medici di medicina generale e puntando sulla
nascita di équipe multidisciplinari
• Valorizzazione di ospedali di comunità o poliambulatori
specialistici, con posti letto gestiti da medici di famiglia e
personale infermieristico e la presenza eventuale di
specialisti
• Gestione della fase acuta a domicilio con un'assistenza
domiciliare integrata
• Investire sui sistemi informatici e sulle nuove tecnologie
• Implementare il sistema della prevenzione
• Rafforzare il sistema di Governance multilivello, capace
di assicurare «un costante equilibrio tra sistema delle
prestazioni e quello dei finanziamenti»
Minimal Cognitive Impairment (MCI)
 Riferito decadimento
della memoria
 Anormale performance
ai test di memoria (per
l’età del soggetto)
 Non deficit in altre aree
cognitive
 Non impatto funzionale
 Non criteri di demenza
Petersen RC. Neurology. 2001;56:1133-1142
Petersen RC et al. Arch Neurol. 1999;56:303-308
Memoria Semantica, Procedurale e di Lavoro

Budson, A. E. et al. N Engl J Med 2005;352:692-699
Memoria Episodica

Budson, A. E. et al. N Engl J Med 2005;352:692-699
Allenamento integrato di memoria e
psicomotricità
• Una vita impegnata fatta di attività sociali, sfide sulla
conoscenza, esercizi di psicomotricità e esperienze
non abituali o inaspettate che coinvolgono tutti e
cinque i sensi e le emozioni, stimolano il cervello a
formare associazioni fra i diversi tipi di informazioni
• Tali associazioni costituiscono dei blocchi di
memoria e sono la base dell’apprendimento
permanente
• La combinazione di allenamento psicomotorio e
della memoria migliora significativamente le abilità
cognitive
• Dal libro di M. Lindenberg Kaiser, L. Mari, P. Pieroni,
D. Steionva: I quaderni del Centro Cornaglia - Editor
Dario Bracco
La Diagnosi di Demenza
Storia clinica (con l’aiuto dei familiari
o conviventi)
Valutazione dello stato mentale
Esame generale e neurologico
Valutazione dello stato funzionale
(attività
quotidiane),
della
depressione, dei sintomi comportamentali non cognitivi
Esami Ematochimici
Esami di Neuroimmagini (TAC o RM)
Marcatori liquorali di malattia
Source: The Lancet Neurology 2010
© 2010 Science Photo Library
Terapie

Malattie
Mediche

Disfunzione
Cerebrale
Disturbi
Psichiatrici

Patologie
Cerebrali
Modificazioni Cognitive
e/o Comportamentali

Tratto da: C.E. Coffey, JL Cummings, Neuropsichiatria Geriatrica, CIC 2001
Quale organizzazione possibile?
• “L’ulteriore crescita delle Unità di Valutazione
Alzheimer (UVA) è fortemente auspicata, sia a livello
nazionale che regionale.
• la struttura organizzativa e assistenziale che si fonda sulle
UVA è destinata a rappresentare sempre più un punto
fermo della cura rivolta alle persone affette da demenza.
• Le UVA hanno rappresentato un punto di appoggio
significativo per chi aveva bisogno di una diagnosi, di una
cura e di un’attenzione per i problemi connessi alle
demenze, ed un porto sicuro per centinaia di migliaia di
ammalati e per le loro famiglie”
(Prof. Marco Trabucchi, Presidente della Assoc. Ital. di
Psicogeriatria, dal sito del Progetto UNIVA )
Paziente/Familiare

Percorso DiagnosticoAssistenziale e suoi
Protagonisti

PUA

F
O
R
M
A
Z
I
O
N
E

MMG
Eventuale Valutazione Bisogni Assistenziali,
MMSE o altre scale di screening

Sospetta PseudoDemenza

Sospetta
Demenza

Psichiatra
CSM

NO

FINE

SI
UVA Aziendale

MCI : rivalutare
dopo 6 mesi

(Ospedale/Territorio)
Neurologia, Geriatria

Altri Specialisti
Day-Hospital
Neurologico o Geriatrico

Conferma
Demenza

NO

Nucleo Ricovero
Alzheimer

SI
PUA
RETE
SOCIALE

Servizi Sociali
del Municipio

Associazioni
Volontariato

Centro Diurno Alzheimer

Piano Diagnostico-Terapeutico
con segnalazione caso a UOS
Integrazione Socio-Sanitaria
(PUA) o CAD
Terapie Non
Farmacologiche

CAREGIVERS

PUA

CAD

Terapie Farmacologiche

MMG

Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)

RSA o
LUNGODEGENZA

Assistenza Domiciliare
APPROCCI DIFFERENZIATI SECONDO
LO STADIO DI MALATTIA
Il percorso terapeutico-assistenziale al paziente demente
deve essere adeguato al livello di gravità della sua
malattia:
• Per la fase preclinica (MCI) le esigenze assistenziali
sono quasi esclusivamente medico-specialistiche, con
possibili piani riabilitativi autosomministrabili
• Per la fase di demenza lieve-moderata sono indicati
tutti i trattamenti non-farmacologici per le demenze
(terapia di riorientamento, Memory training,
socializzazione presso Centri Diurni per anziani fragili)
• Per la fase avanzata è più indicata una assistenza
individuale a domicilio (ad es. terapia di validazione),
counceling su come riorganizzare gli spazi della
propria casa e ridurre i rischi di cadute; eventuale
trasferimento presso Casa di riposo, Nucleo Alzheimer
di sollievo, RSA o Lungodegenza se non è possibile la
gestione al proprio domicilio
QUESTIONI APERTE
• Promuovere adeguate forme di prevenzione
volte a ridurre i tassi di disabilità
• Intercettare i soggetti con i maggiori bisogni
• Ridefinire gli strumenti e le regole di
compartecipazione delle persone e delle
famiglie al costo dei servizi
• Far cambiare l’atteggiamento delle persone
verso il demente e modificare i pregiudizi
che portano all’isolamento sociale delle
famiglie con pazienti dementi
• Promuovere, anche attraverso gli strumenti
contrattuali e/o assicurativi, i fondi
integrativi per la non autosufficienza
Conclusioni
• I vari aspetti della demenza inducono a
considerare l’individualità di ogni persona,
l’assoluta unicità del suo dolore e della sua
sofferenza
• L’invecchiamento va vissuto in modo attivo e
con
una
particolare
attenzione
alla
prevenzione e ai vari fattori di rischio ben noti
per la salute
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centro delle iniziative assistenziali integrate e
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Convegno anziani e demenze 26 luglio 2012

  • 1. PREVENZIONE E PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO NELLA RETE ASSISTENZIALE PER LE DEMENZE Dr. Giovanni Mancini Direttore f.f. UOC Neurologia Osp. G.B. Grassi Responsabile UVA ASL Roma D
  • 2. Il problema Invecchiamento della Popolazione Aspettativa di vita alla nascita in Italia: nel 1990: Uomini = 73,6 Donne = 80,1 nel 2008: Uomini = 77,1 Donne = 83,2 Percentuale di Ultra65enni in Italia: Censimento 1951= 8% della popolazione, età media = 32 anni Censimento 2001= 18,7% della popolazione, età media = 41 Stima per il 2021= Stima per il 2041= 24% “ 34% “ “ “ “ “ = 46 = 50 Fonte: Rapporto Nazionale sulle Condizioni ed il Pensiero degli Anziani una società diversa - promosso da IRCCS INRCA per l'Agenzia Nazionale dell'Invecchiamento - Ageing Society - Osservatorio Terza Età, Federsanità Anci. Tabella 1.8 pag. 77 e Tab. 1.11 pag. 95
  • 3. Le dimensioni del problema Demenze • Con il progressivo invecchiamento della popolazione la Prevalenza della demenza in ITALIA sta rapidamente aumentando nella popolazione anziana: circa il 5-6% dei soggetti al di sopra dei 65 anni nei paesi occidentali, dall’1,4% tra 65 e 69 anni al 32% oltre i 90 anni Fonte: studio ILSA, 1999 • • • • • • Ogni anno un malato di Alzheimer costa alla famiglia e alla collettività circa 60.000 euro Il 33% per cento dei malati è assistito da badanti straniere In Italia il numero di pazienti dementi è stimato essere intorno a 905.000 Prevalenza media stimata nel mondo: 3,5% degli ultra65enni; stima attuale di circa 24 milioni di pazienti nel mondo stima futura di 42 milioni nel 2020 e 81 milioni nel 2040 Fonte: The Lancet 2005;366(9503):2112-7. • Pandemia Alzheimer: "la più grave crisi sanitaria, sociale e finanziaria del XXI secolo” secondo il World Alzheimer Report 2010
  • 4.
  • 5. Gli Anziani nella popolazione della ASL Roma D (Dati gentilmente forniti dalla UOC Programmazione SIS Epidemiologia) • 20% Popolazione residente al 31.12.2010 118.894 Totale ASL RM D: 592.752 118894 (20%) Fiumicino: Municipio XIII Municipio XV: Municipio XVI: • 70.985 226.084 152.700 142.983 anziani 9772 (14%) 40132 (18%) 33800 (22%) 35190 (25%) Numero pz. dementi previsti nella ASL RM D secondo le stime epidemiologiche = circa 6300 pazienti >65 anni 80% 140000 118894 120000 100000 88000 80000 60000 40000 20000 0 Anno 1998 Anno 2010
  • 6. Considerazioni sul futuro della società • • • • • • • • I cambiamenti demografici sono al centro del dibattito sulla riorganizzazione dei sistemi di welfare e aprono numerose domande sul futuro delle nostre società: Quali effetti produrrà l’aumento della speranza di vita nelle persone anziane? Avremo a che fare con un numero maggiore di persone che vivono in autonomia per un lungo periodo? Esse potranno dedicarsi a perseguire i loro interessi e assumere un ruolo attivo nella vita relazionale, culturale, sociale e politica della comunità? O dovremo fare i conti con un elevato numero di persone in condizioni di non autosufficienza, che resteranno a lungo dipendenti dalle reti familiari e dal sistema dei servizi? Come inciderà il cambiamento della struttura demografica sulle dinamiche familiari e sulla vita della comunità? Avere un numero minore di figli ridurrà la densità delle reti e la cultura della solidarietà familiare o, al contrario, la presenza di più generazioni (bisnonni, nonni, genitori e nipoti) e la maggior durata della vita di coppia finiranno per consolidare i sistemi relazionali familiari? A quali politiche è necessario pensare per far fronte ai cambiamenti in atto?
  • 7. Comuni indicatori di fragilità • Età avanzata • Declino funzionale, disabilità fisica e necessità di aiuto nelle ADL/IADL • Frequenti cadute e traumi (frattura di femore) • Malattie croniche • Polifarmacoterapia • Stato sociale: dipendenza o necessità di caregivers • Stato cognitivo: deterioramento o depressione • Istituzionalizzazione o ospedalizzazione • Malnutrizione • Stato infiammatorio e disendocrino
  • 8. Sette fattori di rischio potenzialmente modificabili per l’Alzheimer: 1) Diabete 2) Ipertensione nell’età media 3) Obesità nell’età media 4) Fumo 5) Depressione 6) Inattività cognitiva o basso livello culturale 7) Inattività fisica • La Comunità Europea ha dichiarato il 2012: “Anno dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni”
  • 9. Prevenire il deterioramento cognitivo è in parte possibile attraverso: • La prevenzione di fattori di rischio cardiovascolari • La correzione di carenze vitaminiche • Riconoscendo l’importanza della stimolazione delle funzioni cognitive con un’adeguata stimolazione ambientale e motoria • Il riconoscimento dei limiti biologici e quindi il concedersi tempi un po’ più lunghi rispetto alla giovane età • L’utilizzo di particolari strategie per aumentare l’efficienza mentale (training ludico-ricreativo)
  • 10. Si tratta di un invecchiamento fisiologico o di una demenza? E’ depresso o ansioso o irritabile come è già stato altre volte o sta cambiando? Come dobbiamo reagire noi familiari? Chi ci può aiutare?
  • 11.
  • 12. Questionario AD8 • Al familiare informatore viene richiesto di valutare qualsiasi cambiamento che abbia notato nelle seguenti aree di funzionamento personale: 1) Ci sono stati problemi di giudizio delle situazioni? (ad esempio decisioni finanziarie sbagliate) 2) E’ diminuito l’interesse per i suoi hobby o altre attività in precedenza svolte? 3) Il presunto paziente ripete spesso le stesse cose, come storie, frasi o domande? 4) Ha problemi nell’imparare ad usare strumenti o elettrodomestici, quali il telecomando TV o il forno a microonde? 5) Dimentica spesso il mese o l’anno in cui siamo? 6) Ha notato qualche difficoltà nel gestire affari finanziari (ad esempio far quadrare i conti di casa)? 7) Dimentica appuntamenti più spesso che in passato? 8) Si notano significativi problemi di memoria o nel ragionamento? • • I familiari “Informatori” devono rispondere con “SI” o “NO”. Il “SI” vale un punto. Se il questionario totalizza almeno due punti, si consiglia di procedere ad una ulteriore valutazione clinica.
  • 13. Self-Neglect o Autoabbandono • Descritto per la prima volta da due psichiatri inglesi come “tracollo senile della pulizia personale e ambientale” (Macmillan e Shaw, 1966) • Il Self - Neglect (autotrascuratezza o autoabbandono) può essere definito come “un’entità comportamentale multiforme caratterizzata dall’incapacità o dal rifiuto di provvedere in misura adeguata alla propria salute, igiene, nutrizione e ai propri bisogni sociali” (Lachs et al., 1997). • A questa condizione di base possono aggiungersi sintomi accessori quali la Sillogomania (accumulo ossessivo di oggetti disparati), la presa in carico di un gran numero di animali (in genere cani o gatti), l’anosognosia (negazione del problema) e il conseguente rifiuto di aiuto
  • 14. Assistenza agli anziani nonautosufficenti in Italia Il mix assistenziale agli anziani non autosufficienti nel nostro Paese si muove su quattro linee:  Assistenza familiare: ruolo crescente ormai quasi strutturale che non si limita alle funzioni domestiche, ma integra ed in taluni casi surroga, il servizio pubblico – sia sanitario che sociale - non sempre con le stesse garanzie di qualità.  Trasferimenti monetari, indennità di accompagnamento e assegno di cura: interessano oltre il 50% della spesa pubblica per il Welfare, con 10 MD di euro di erogazione per la sola indennità di accompagnamento.  Assistenza domiciliare (ADI): presente in modo soddisfacente solo in talune Regioni del Paese, non sono ben codificate le tipologie di prestazioni in ragione della gravità del paziente, che dovrebbero prevedere una assistenza continuativa nei casi più complessi. Oggi mediamente il servizio raggiunge il 5% della popolazione anziana.  Assistenza residenziale: interessa circa il 3% della popolazione con punte elevate al Nord e molto basse al Sud. Il Centro Sud del Paese è pesantemente al di sotto degli standard europei.
  • 15. Possibili soluzioni ai problemi della non-autosufficienza • Rivalutazione del ruolo sociale degli anziani e dei pensionati in buone condizioni, prevenzione dell’invecchiamento patologico • Potenziamento delle iniziative di mutuo-aiuto tra anziani (vita comunitaria, associazioni di volontariato sociale, Centri Diurni autogestiti da associazioni di anziani): diffondere la cultura del “prendersi cura” di qualcuno o qualcosa • Potenziamento dei Trasferimenti monetari e degli sgravi fiscali per le famiglie che assistono pazienti dementi e/o non autosufficienti • Incremento dei Fondi per la non-autosufficienza • Deospedalizzazione delle patologie cronico-degenerative e potenziamento della Assistenza territoriale extraospedaliera (Assistenza domiciliare Integrata socio-sanitaria e di quella sociale) • Aumento delle strutture Semiresidenziali per i pazienti fragili ma mobilizzabili (Centri Diurni) • Aumento delle Residenze Sanitarie Assistite per anziani e dei Centri Alzheimer per “ricoveri di sollievo”
  • 16. Spesa sanitaria delle Regioni: +74% in dieci anni In dieci anni la spesa delle Regioni è passata da 119 a 209 miliardi di euro (+75,6%), un valore di circa tre volte superiore al tasso di incremento dell'inflazione (+22,1% nello stesso periodo) soprattutto a causa della Sanità, le cui uscite sono aumentate di quasi 46 miliardi di Euro (+74,3%) tra il 2000 e il 2009. DOCTORNEWS33 Il Quotidiano online del Medico Italiano - 13 settembre 2011
  • 17. Dal Piano Sanitario Nazionale 2011-2013, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni • Rimodulazione dell'assistenza sul territorio, rafforzando il ruolo dei Medici di medicina generale e puntando sulla nascita di équipe multidisciplinari • Valorizzazione di ospedali di comunità o poliambulatori specialistici, con posti letto gestiti da medici di famiglia e personale infermieristico e la presenza eventuale di specialisti • Gestione della fase acuta a domicilio con un'assistenza domiciliare integrata • Investire sui sistemi informatici e sulle nuove tecnologie • Implementare il sistema della prevenzione • Rafforzare il sistema di Governance multilivello, capace di assicurare «un costante equilibrio tra sistema delle prestazioni e quello dei finanziamenti»
  • 18. Minimal Cognitive Impairment (MCI)  Riferito decadimento della memoria  Anormale performance ai test di memoria (per l’età del soggetto)  Non deficit in altre aree cognitive  Non impatto funzionale  Non criteri di demenza Petersen RC. Neurology. 2001;56:1133-1142 Petersen RC et al. Arch Neurol. 1999;56:303-308
  • 19. Memoria Semantica, Procedurale e di Lavoro Budson, A. E. et al. N Engl J Med 2005;352:692-699
  • 20. Memoria Episodica Budson, A. E. et al. N Engl J Med 2005;352:692-699
  • 21. Allenamento integrato di memoria e psicomotricità • Una vita impegnata fatta di attività sociali, sfide sulla conoscenza, esercizi di psicomotricità e esperienze non abituali o inaspettate che coinvolgono tutti e cinque i sensi e le emozioni, stimolano il cervello a formare associazioni fra i diversi tipi di informazioni • Tali associazioni costituiscono dei blocchi di memoria e sono la base dell’apprendimento permanente • La combinazione di allenamento psicomotorio e della memoria migliora significativamente le abilità cognitive • Dal libro di M. Lindenberg Kaiser, L. Mari, P. Pieroni, D. Steionva: I quaderni del Centro Cornaglia - Editor Dario Bracco
  • 22. La Diagnosi di Demenza Storia clinica (con l’aiuto dei familiari o conviventi) Valutazione dello stato mentale Esame generale e neurologico Valutazione dello stato funzionale (attività quotidiane), della depressione, dei sintomi comportamentali non cognitivi Esami Ematochimici Esami di Neuroimmagini (TAC o RM) Marcatori liquorali di malattia Source: The Lancet Neurology 2010 © 2010 Science Photo Library
  • 23.
  • 25.
  • 26. Quale organizzazione possibile? • “L’ulteriore crescita delle Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) è fortemente auspicata, sia a livello nazionale che regionale. • la struttura organizzativa e assistenziale che si fonda sulle UVA è destinata a rappresentare sempre più un punto fermo della cura rivolta alle persone affette da demenza. • Le UVA hanno rappresentato un punto di appoggio significativo per chi aveva bisogno di una diagnosi, di una cura e di un’attenzione per i problemi connessi alle demenze, ed un porto sicuro per centinaia di migliaia di ammalati e per le loro famiglie” (Prof. Marco Trabucchi, Presidente della Assoc. Ital. di Psicogeriatria, dal sito del Progetto UNIVA )
  • 27. Paziente/Familiare Percorso DiagnosticoAssistenziale e suoi Protagonisti PUA F O R M A Z I O N E MMG Eventuale Valutazione Bisogni Assistenziali, MMSE o altre scale di screening Sospetta PseudoDemenza Sospetta Demenza Psichiatra CSM NO FINE SI UVA Aziendale MCI : rivalutare dopo 6 mesi (Ospedale/Territorio) Neurologia, Geriatria Altri Specialisti Day-Hospital Neurologico o Geriatrico Conferma Demenza NO Nucleo Ricovero Alzheimer SI PUA RETE SOCIALE Servizi Sociali del Municipio Associazioni Volontariato Centro Diurno Alzheimer Piano Diagnostico-Terapeutico con segnalazione caso a UOS Integrazione Socio-Sanitaria (PUA) o CAD Terapie Non Farmacologiche CAREGIVERS PUA CAD Terapie Farmacologiche MMG Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) RSA o LUNGODEGENZA Assistenza Domiciliare
  • 28. APPROCCI DIFFERENZIATI SECONDO LO STADIO DI MALATTIA Il percorso terapeutico-assistenziale al paziente demente deve essere adeguato al livello di gravità della sua malattia: • Per la fase preclinica (MCI) le esigenze assistenziali sono quasi esclusivamente medico-specialistiche, con possibili piani riabilitativi autosomministrabili • Per la fase di demenza lieve-moderata sono indicati tutti i trattamenti non-farmacologici per le demenze (terapia di riorientamento, Memory training, socializzazione presso Centri Diurni per anziani fragili) • Per la fase avanzata è più indicata una assistenza individuale a domicilio (ad es. terapia di validazione), counceling su come riorganizzare gli spazi della propria casa e ridurre i rischi di cadute; eventuale trasferimento presso Casa di riposo, Nucleo Alzheimer di sollievo, RSA o Lungodegenza se non è possibile la gestione al proprio domicilio
  • 29. QUESTIONI APERTE • Promuovere adeguate forme di prevenzione volte a ridurre i tassi di disabilità • Intercettare i soggetti con i maggiori bisogni • Ridefinire gli strumenti e le regole di compartecipazione delle persone e delle famiglie al costo dei servizi • Far cambiare l’atteggiamento delle persone verso il demente e modificare i pregiudizi che portano all’isolamento sociale delle famiglie con pazienti dementi • Promuovere, anche attraverso gli strumenti contrattuali e/o assicurativi, i fondi integrativi per la non autosufficienza
  • 30. Conclusioni • I vari aspetti della demenza inducono a considerare l’individualità di ogni persona, l’assoluta unicità del suo dolore e della sua sofferenza • L’invecchiamento va vissuto in modo attivo e con una particolare attenzione alla prevenzione e ai vari fattori di rischio ben noti per la salute • Il contesto famiglia-paziente deve essere al centro delle iniziative assistenziali integrate e coordinate tra sanitari e servizi sociali • La demenza non deve creare isolamento e stigma sociale
  • 31. GRAZIE PER L’ATTENZIONE! GRAZIE PER L’ATTENZIONE!

Editor's Notes

  1. {"18":"Rappresenta uno stadio intermedio del disturbo cognitivo tra il normale invecchiamento e lo sviluppo di un invecchiamento patologico e la demenza\nIn questa condizione le attività funzionali sono ampiamente conservate (questo non concorda con la diagnosi di demenza)\nRappresenta uno stadio intermedio del disturbo cognitivo tra il normale invecchiamento e lo sviluppo di un invecchiamento patologico e la demenza\nIn questa condizione le attività funzionali sono ampiamente conservate (questo non concorda con la diagnosi di demenza)\n","3":"Questi dati allarmanti obbligano i sistemi sanitari e la società civile a riorganizzare l’assistenza socio-sanitaria ai dementi per far fronte al gran numero di persone che perderanno la loro autosufficienza. \n"}