1. Modulo 1 - grafica e multimedia
La figura del grafico, chi è e cosa fa
Modulo 1 - grafica e multimedia
Chi è il grafico?
Originariamente la figura del grafico era la persona, il tecnico, che si occupava prettamente della gestione delle macchine da stampa
in tipografia e litografia. Con il tempo il termine “grafico”, invece, ha preso il significato della parola inglese “graphic designer”.
Il graphic designer è un progettista attivo nell’ambito della comunicazione visiva che attraverso software o strumenti manuali, realizza
un prodotto grafico per veicolare un messaggio che attragga o informi il pubblico di riferimento (target).
I graphic designer possono lavorare come freelance o collaborare da dipendenti con altri professionisti all’interno di agenzie di
comunicazione ben strutturate.
UN GRAPHIC DESIGNER DEVE SAPER DISEGNARE?
Non tutti i grapich designer sanno disegnare in maniera eccellente poiché il disegno serve, ma può non essere il talento fondamentale
di un progettista grafico. Tuttavia, saper disegnare, aiuta la creazione di elaborati grafici come marchi, icone, elementi decorativi, ecc.
Spesso nelle prime fasi del progetto è utile produrre degli schizzi per abbozzare idee con colleghi o davanti ai clienti e se proprio non
sai disegnare, ti troverai in difficoltà.
Non conoscere le basi del disegno pone dei limiti nella realizzazione di alcuni progetti ed è per questo che le migliori agenzie grafiche
hanno al loro interno professionisti con competenze diversificate. Allo stesso modo è importante che le varie personalità in gioco
condividano le basi di alcune competenze come ad esempio fotografia, impaginazione grafica e web.
DI COSA SI OCCUPA IL GRAPHIC DESIGNER
Le principali discipline del Graphic design sono: Brand Design, Web Design, Editoria, Advertising. I professionisti che ruotano intorno a
queste discipline hanno ovviamente conoscenze di software di grafica, fotoritocco e impaginazione, ma è importante che abbiano una
formazione culturale trasversale come ad esempio basi di psicologia, semiotica, e chiaramente di comunicazione.
BRAND DESIGNER
Il Brand Designer rende un marchio tangibile ed esclusivo attraverso lo studio del nome (naming), del logo, dei colori, dei caratteri
tipografici e dei segni riconoscibili. Questi strumenti vengono sviluppati tramite supporti cartacei, digitali, verbali ecc. e sono la base di
della comunicazione coordinata di un’attività. Il Brand Design è un processo di analisi e progettazione che utilizza immagini e grafica
per rappresentare l’identità dell’azienda e veicolare messaggi al proprio pubblico.
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WEB DESIGNER
Il Web Designer progetta l’interfaccia e l’usabilità dei siti web. Può lavorare a stretto contatto con lo sviluppatore (web developer)
e possiede conoscenze di linguaggi come html, css, php. Un buon Web Designer possiede conoscenze di User Interface Design,
progettazione visiva, studio dei colori, architettura delle informazioni e di comunicazione.
GRAFICO EDITORIALE
Il Grafico Editoriale è un professionista che lavora in campo editoriale, occupandosi di impaginazioni professionali di magazine,
giornali, brochures, e-book, libri, pieghevoli, cataloghi, ecc.
GRAFICO PUBBLICITARIO
L’Advertising è la disciplina di creazione della classica pubblicità, che ha lo scopo di attirare l’attenzione del consumatore verso un
determinato prodotto o servizio, influenzare le scelte del pubblico di riferimento o più semplicemente veicolare un messaggio. Il grafico
pubblicitario, nella creazione di una pubblicità, può collaborare con l’Art Director e il Copywriter. L’Advertising non ha solamente uno
scopo commerciale ma anche quello di far riflettere o informare come ad esempio le campagne pubblicitarie a favore dell’ambiente,
per la sicurezza stradale, ecc.
PROFESSIONI LEGATE AL GRAPHIC DESIGN
Esistono altri professionisti specializzati che hanno delle competenze specifiche nell’ambito del design grafico, come ad esempio l’uso
dei caratteri tipografici, la scelta dei colori e una sensibilità nella composizione visiva.
ILLUSTRATORE
L’illustratore è un progettista che crea disegni e illustrazioni, soprattutto in ambito editoriale per raccontare storie o informare il lettore.
DESIGNER DI INFOGRAFICHE
Il designer di infografiche può essere un grafico, abile illustratore ed esperto nella ricerca ed interpretazione dei dati, che crea elaborati
visivi per comunicare in modo semplice e diretto dati e informazioni complessi. Puoi trovare delle interessanti infografiche su Wired.
MODELLATORE 3D
Il modellatore 3D è un creativo che si avvale di software di modellazione 3d per creare immagini, prodotti o personaggi tridimensionali.
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ANIMATORE 2D
L’animatore 2D è un grafico specializzato nella animaziona come grafica di cartoni animati o motion graphic. Anche l’animatore 3D
non la vora in un villaggio turistico, ma si occupa di realizzare i complessi movimenti dei personaggi tridimensionali disegnati dal
modellatore, come ad esempio per un film o un cartone animato realizzato in grafica 3D.
TYPE DESIGNER
Il Type Designer è un professionista specializzato che si dedica al disegno dei caratteri tipografici.
PACKAGING DESIGNER
Il Packaging Designer è un creativo che progetta packaging: scatole e contenitori che racchiudono il prodotto e ne esprimono
visivamente il suo valore. Introduzione
Esistono due tipi di computer grafica: grafica a punti (bitmap graphics) e grafica vettoriale. Nella grafica a punti, l’immagine è una
griglia rettangolare (raster) di pixel colorati: è un po’ come un mosaico, le cui tessere (i pixel) sono molto piccole. Nella grafica
vettoriale, una immagine è composta da oggetti grafici (punti, linee, rettangoli, curve, e così via) ognuno dei quali è definito, nella
memoria del computer, da una equazione matematica.
Poiché ogni oggetto è rappresentato (in memoria) da una equazione matematica, per riprodurre l’immagine su un dispositivo raster
questa va trasformata in pixel, operazione che si dice rasterizzazione. Per le immagini bitmap ovviamente non esiste il concetto di
rasterizzazione, in quanto sono già per definizione un rettangolo di pixel colorati.
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COS’È IL GRAPHIC DESIGN
Il graphic design è la disciplina che permette di creare materiali visivi grazie all’utilizzo di testi, immagini e colori per comunicare al
meglio un messaggio.
Questa definizione generale di graphic design esprime gli aspetti essenziali di un lavoro che racchiude molte competenze.
Il termine graphic design può essere tradotto in italiano in “progettazione grafica”.
Il design è un processo di analisi di un problema che viene risolto tramite la creazione di un artefatto visivo; nell’ambito del design
grafico vengono create ad esempio opere visive come manifesti, libri, pubblicità, packaging, loghi, insegne, interface utente e siti
internet.
All’interno di uno studio di comunicazione e di progettazione grafica esistono diverse discipline e figure specializzate che spesso,
soprattutto nei piccoli studi grafici, si configurano in un unico professionista che possiede varie competenze.
IL DESIGN È ARTE?
Il design non è arte ma una forma di espressione creativa che ha uno scopo ben preciso e definito, come ad esempio un fine
commerciale, comunicativo o informativo.
Un’opera d’arte, generalmente raggiunge il massimo valore nel caso si tratti di un oggetto unico o prodotto in serie limitata. L’artista
ha piena libertà di espressione e la sua ricerca si basa sul proprio gusto personale e sui propri sentimenti. Nell’arte non è importante
trasmettere un messaggio chiaro e preciso come scopo primario.
E il designer? Il designer risolve un problema contenuto nel brief e propone una soluzione. Si attiene a regole ben definite, basandosi
sia su capisaldi assoluti, come ad esempio la leggibilità di un testo o l’utilizzo di particolari colori al fine di suscitare una reazione
precisa nell’utente target, sia su regole meno assolute e molto più oggettive ma che hanno comunque lo scopo di comunicare un
messaggio ben definito.
Il designer lavora per esprimere sé stesso, o lo fa in una misura assolutamente minore rispetto all’artista, dato che lavora nella maggior
parte dei casi per committenti che necessitano dei servizi da lui offerti. Spesso il suo “oggetto”, contrariamente a un’opera d’arte,
acquisisce valore se è riprodotto in serie.
INTRODUZIONE ALLA GRAFICA
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Computer Grafica
Esistono due tipi di computer grafica: grafica a punti (bitmap graphics) e grafica vettoriale. Nella grafica a punti,
l’immagine è una griglia rettangolare (raster) di pixel colorati: è un po’ come un mosaico, le cui tessere (i pixel) sono
molto piccole. Nella grafica vettoriale, una immagine è composta da oggetti grafici (punti, linee, rettangoli, curve, e
così via) ognuno dei quali è definito, nella memoria del computer, da una equazione matematica.
Poiché ogni oggetto è rappresentato (in memoria) da una equazione matematica, per riprodurre l’immagine su un
dispositivo raster questa va trasformata in pixel, operazione che si dice rasterizzazione. Per le immagini bitmap
ovviamente non esiste il concetto di rasterizzazione, in quanto sono già per definizione un rettangolo di pixel
colorati.
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La grafica bit map
Questo tipo di grafica ha dei vantaggi, ma anche degli svantaggi:
I vantaggi di questo tipo di grafica consistono nel fatto che i programmi di fotoritocco, funzionano con immagini a
punti, e i ritocchi sono appunto possibili punto per punto.
Per ingrandire l’immagine, (su monitor o in stampa) si deve aumentare la dimensione del pixel, che può diventare
però visibile, e quindi rendere un effetto sgradevole all’immagine.
Nello stampare una immagine bitmap, la stampante riproduce l’immagine punto per punto esattamente come i
punti sono.
Ciò indipendentemente dalla risoluzione della stampante, sia che si tratti di una stampa a risoluzione bassa (300
punti per pollice) o molto elevata (2000 punti per pollice).
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La grafica vettoriale
La grafica vettoriale è un’evoluzione della grafica a punti. I programmi che consentono di creare immagini con
curve, linee, rettangoli. .. memorizzano il disegno, ossia l’immagine attraverso formule matematiche e non coi punti.
Poiché esistono moltissime curve diverse, e un programma non può gestirle tutte, in computer grafica vettoriale
viene normalmente utilizzato un tipo di curva, studiato per la prima volta nel 1972 dal matematico Pierre Beziér.
Queste formule matematiche sono scritte in qualche linguaggio
Consideriamo per esempio un cerchio. In modalità bitmap il cerchio verrà rappresentato con pixel neri su sfondo
bianco. In modalità vettoriale il cerchio verrà rappresentato con una formula, per esempio con le coordinate del
centro e la lunghezza del raggio.
Grazie a questa tecnica gli oggetti si possono ingrandire, e al contrario della grafica raster, senza nessuna perdita di
qualità.
Quando poi si invia in stampa l’immagine, alla stampante arriva la descrizione matematica. Quindi, contrariamente
alla grafica a punti, la qualità con cui l’immagine verrà stampata è sicuramente migliore. Inoltre, più la stampante ha
maggiori punti per pollici, più l’immagine sarà definita. Alcuni programmi che elaborano l’immagine con la grafica
vettoriale, sono CorelDraw, InkScape, Affinity Designer, ClipStudioPaint, Vectr, Krita, (Macromedia Freehand) e
Adobe lllustrator.
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La dimensione dei pixel in un’ immagine ne determina la risoluzione. La risoluzione è misurata in pixel per pollice
(ppi, pixels per inch) o anche punti per pollice (dpi, dots per inch). Maggiore è la risoluzione, maggiore è il numero
di pixel. Un’ alta risoluzione implica una maggiore quantità di informazioni contenute nell’ immagine e quindi
anche una maggiore quantità di dettagli e di passaggi di colore registrati. Al contrario, a basse risoluzioni, con
una registrazione di informazioni insufficienti, l’ immagine potrebbe risultare poco nitida. Il numero di pixel in
un’ immagine è fisso, quindi gli ingrandimenti determinano ina riduzione della risoluzione. I monitor hanno una
risoluzione di 72 dpi, pertanto la maggior parte delle immagini per il Web sono caratterizzate da questa risoluzione.
Ricampionare significa modificare la quantità di dati di un’immagine alterando le dimensioni in pixel o la risoluzione
dell’immagine. Il ricampionamento verso il basso (riduzione del numero di pixel), o downsampling, elimina delle
informazioni dall’immagine. Il ricampionamento verso l’alto (aumento del numero di pixel), o upsampling, aggiunge
nuovi pixel. Per specificare come aggiungere o eliminare i pixel, dovete scegliere un metodo di interpolazione.
Photoshop esegue il ricampionamento usando un metodo di interpolazione per assegnare i valori cromatici ai nuovi
pixel Gestire la risoluzione delle immagini
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Gestire la risoluzione delle immagini
Ricampionare significa modificare la quantità di dati di un’immagine alterando le dimensioni in pixel o la risoluzione
dell’immagine. Il ricampionamento verso il basso (riduzione del numero di pixel), o downsampling, elimina delle
informazioni dall’immagine. Il ricampionamento verso l’alto (aumento del numero di pixel), o upsampling, aggiunge
nuovi pixel. Per specificare come aggiungere o eliminare i pixel, dovete scegliere un metodo di interpolazione.
Photoshop esegue il ricampionamento usando un metodo di interpolazione per assegnare i valori cromatici ai nuovi
pixel sulla base dei valori cromatici dei pixel esistenti.
10. Modulo 1 - grafica e multimedia
: : La risoluzione dello schermo
Parlando di web è sempre importante ricordare che la risoluzione da adottare è quella del monitor (72 dpi per
convenzione anche se ora i monitor multiscan non hanno risoluzioni fissate). Questo cosa significa?Significa che il
monitor è costruito per visualizzare 72 pixel per pollice: nel caso sia necessario visualizzare un’immagine a 200 dpi,
sarà il sistema operativo, perdendo dei dettagli, a ricampionare l’immagine a 72 dpi.
Ciò ha alcune conseguenze:
1. Le immagini che dovranno essere visualizzate solo su un monitor possono tranquillamente essere
ricampionate a 72 dpi senza che l’utente noti un peggioramento nella qualità, ottenendo immediatamente così
immagini più leggere (ovvero con un minor peso in Kbyte) e quindi più veloci da scaricare.
2. Essendo il monitor fisicamente inadeguato a visualizzare più di 72 dpi per vedere il maggiore dettaglio su una
immagine a video dovremmo necessariamente zoomare.
3. Stampando un’immagine che sul monitor si vede perfettamente, noteremo una sgranatura. Questo perchè
a differenza del monitor la stampante ha una risoluzione decisamente maggiore (240 I 300 dpi, molte stampanti
odierne sono in grado di stampare tranquillamente anche a 600 dpi)
Spesso sul web si usa impropriamente il termine risoluzione. Capita di sentire frasi come: “Ho un monitor con
risoluzione 800 x 600”. In realtà quella a cui si fa riferimento non è realmente la risoluzione ma piuttosto il numero
di pixel che il monitor visualizza. Ricordiamo anche che, passando da una risoluzione maggiore (ad esempio
300 dpi) a una risoluzione minore (72 dpi), si perde definitivamente il maggior dettaglio presente alla risoluzione
maggiore, ed è quindi praticamente impossibile recuperarlo.
Alcuni programmi di fotoritocco usano funzioni matematiche come le interpolazioni bicubiche per ‘aumentare la
risoluzione’.
In realtà ciò che fanno è ‘ricreare’ i pixel mancanti interpolando i colori dei pixel esistenti. Il risultato spesso è un
immagine ingrandita e all’apparenza più dettagliata, ma in realtà sfocata.
Esistono anche software che analizzando prima l’immagine riescono ad effettuare un’interpolazione di maggior
precisione sulle zone che necessitano di maggior dettaglio, ma anche con queste nuove tecnologie non si
ottengono risultati eclatanti se il salto di risoluzione che si pretende di fare è grande.
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Nelle immagini fisse, concentrandoci solo sulla fotografia digitale, il processo di incremento della definizione è stato continuo e
procede tuttora, apparentemente senza un limite superiore. Il numero di elementi primari che compone una immagine digitale
(pixel) è infatti in crescita ininterrotta dagli albori (anni ‘80) ad oggi, e ha raggiunto ormai i 3 M/pixel per immagine negli apparecchi
miniaturizzati, gli 8 M/p negli apparecchi amatoriali ad ottica fissa zoom, i 12 M/p nelle macchine professionali reflex.
Con questo livello di prestazioni è stata già raggiunta la qualità della fotografia analogica nel formato più diffuso (35mm) e il livello di
crescita consente di prevedere che possa essere raggiunta a breve anche la qualità del formato professionale (6x6).
La crescita continua di prestazioni è consentita, in questo settore, dalla quasi totale assenza di ogni
vincolo di standard. Questo deriva dal fatto che lo strumento per trasformare l’immagine digitalizzata
in una foto, visualizzata su schermo o stampata, è un PC, ed è quindi completamente flessibile,
aggiornabile e interfacciabile con unità di memorizzazione sempre diverse e magari non ancora
esistenti al momento della sua fabbricazione.
Inoltre, uno standard esiste e si è affermato universalmente e senza deroghe: è il formato JPEG
(o JPG) per le immagini in formato compresso. E’ sufficiente che un PC trasformi le immagini
provenienti da una macchina digitale in formato JPG, perché queste siano visualizzabili su qualsiasi
unità (anche un lettore DVD collegato a uno schermo TV) o stampabili su qualsiasi stampante.
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Il formato PNG
Il formato PNG è superficialmente simile al GIF, in quanto è capace di immagazzinare immagini in modo lossless, ossia senza perdere
alcuna informazione, ed è più efficiente con immagini non fotorealistiche ( che contengono troppi dettagli per essere compresse in
poco spazio).
Essendo stato sviluppato molto tempo dopo, non ha molte delle limitazioni tecniche del formato GIF: può memorizzare immagini in
colori reali (mentre il GIF era limitato a 256 colori), ha un canale dedicato per la trasparenza (canale alfa). Esiste inoltre un formato
derivato, Multiple-image Network Graphics o MNG, che è simile al GIF animato.
Il formato TIFF
Tag lmage File Format è il più usato, più flessibile ed affidabile metodo per memorizzare immagini bitmap in bianco e nero, a scala di
grigio, a scala di colore, a colori RGB, CMYK, YCbCr, Lab. Un file TIFF può essere di ogni dimensione (in pixel) e di ogni profondità di bit.
Può essere salvato con o senza compressione; Photoshop utilizza la compressione LZW, che è di tipo lossless.
Oltre ai dati dei pixel TIFF può contenere qualunque metainformazione in locazioni di memoria chiamate tag. Le più comuni sono la
risoluzione, la compressione, il tracciato di scontorno, il modello di colore, il profilo ICC.
Esistono due versioni di TIFF, una per macchine Windows e una per macchine Macintosh. L’unica differenza consiste nel fatto che i
byte sono ordinati in maniera diversa. I byte nei file per Windows iniziano con le cifre meno significative, nei file per Macintosh con
quelle più significative.
Il formato PSD
PSD è un formato di file grafico di Adobe Photoshop, in grado di salvare un’immagine completa di tutti i livelli che la compongono.
Un’immagine salvata in formato proprietario Adobe, ha il vantaggio di essere lavorabile in fasi successive. Lo svantaggio è dato dalle
dimensioni eccessive che non rendono agevole il suo trasferimento, se non usando idonee connessioni veloci o supporti adeguati.
Si tratta di un formato particolarmente ricco di dettagli e informazioni sull’immagine. Rappresenta per la sua completezza un buon
punto di partenza per i professionisti della grafica, per ottenere quasi qualsiasi altro tipo d’immagine. Il formato supporta anche le
animazioni basate su livelli.
14. Modulo 1 - grafica e multimedia
Aliasing: che cos’è?
Photoshop è un programma con formato raster, questo tipo di formato, causa il fenomeno dell’aliasing ( owero digitale non vettoriale)
l’immagine il questo caso viene rappresentata da una griglia di pixel, che, essendo quadrati, riescono a rappresentare le linee oblique
(o le curve) solo creando un effetto spezzettato. La scalettatura provocata da questi quadrati è meno visibile se l’immagine è di una
risoluzione maggiore, in quanto il numero di quadrati aumenta e saranno quindi ovviamente più piccoli.
Da quanto detto sopra è facile capire cosa sia l’anti’aliasing: In effetti questo è un metodo utile per ridurre visivamente al minimo
l’effetto della scalettatura, che, soprattutto per la visualizzazione dei caratteri tipografici, può risultare
piuttosto antiestetica.
: : Come funziona l’anti-aliasing?
La maggioranza dei software per le immagini raster sono in grado di gestire l’anti-aliasing.
Come fanno?
Creano vicino alla seghettatura dei pixel che sfumano dal colore dell’oggetto a quello del suo sfondo, rendendo così il passaggio da un
colore ad un altro più graduale. Nelle figure qui a lato si vede la differenza fra un testo scritto senza anti-aliasing e un testo scritto con.
Il cerchio invece è l’ingrandimento di un pallino fatto utilizzando l’anti
aliasing. Si nota il passaggio graduale dal nero al bianco dei pixel
sul bordo della figura.