SlideShare a Scribd company logo
1 of 6
Til the night dies
1.
Sono sempre stato restio a qualsiasi tipo di discussione, ed era per questo che
quella mattina continuavo ad ascoltare Sam mentre preparavo il caffè, con uno
sguardo perso nel vuoto mentre guardavo la finestra. L’aranciata posizionata sopra
il tavolo sembrava guardarmi minacciosa mentre la fissavo. Sam era seduto sul
tavolo ed era deciso a troncare ogni tipo di esibizione o Ball, solo per un giudice.
Non era una cosa bella, ma farglielo capire sembrava molto più difficile del
previsto. Non era sgraziato, anzi tutt’altro. La sua forma magra e slanciata, i suoi
capelli ricci e neri, gli donavano qualcosa di elegante, eppure lui si era messo in
testa che il suo fisico non fosse adattato per il ballo né per ogni tipo di
palcoscenico. Sbuffai e versai il caffè nella sua tazza:
“Mi sembra una idea sciocca quella di abbandonare la tua passione solo per un
giudice, insomma se anche venissi rifiutato, che problema c’è? Riproverai al
prossimo giro.”
Sorrisi, ma quel sorriso non venne mai ricambiato anzi tutt’altro. Il ragazzo rigirava
la sua tazzina, ne prese un sorso e poi mi guardò come una persona che avesse
detto la sua più grossa sciocchezza della sua vita. Volevo solo tirarlo su di morale
ma non credo funzionò molto.
“Non è così facile. Se perdessi troppe competizioni sarei etichettato come un
perdente. Né si possono sbagliare massimo due o tre. Ho gia fatto il mio errore
non posso rischiare di rifarne un altro.”
Sbuffò e rigirò la tazzina con il caffe nero che si muoveva all’interno. La piccola
cucina accogliente sembrava ormai sommersa dall’oscurità per via del sole che era
stato annebbiato da delle nuvole. Mi alzai per chiudere la finestra, per non far
entrare la pioggia mentre parlavo.
“In primis ti rimangono ancora altre due possibilità, e poi cosa ti importa di quello
che dice la gente? Se un ragazzo eccellente migliora nessuno se ne accorge, ma se
un “perdente” migliora, tutti se ne accorgono. Comunque vada, sarai sistemato.”
Lui mi guardo con accigliò, forse avevo detto una cosa sbagliata al momento
sbagliato e mi rigirai, corrugando le sopracciglia, per poi grattarmi i capelli biondi e
scomposti.
“Mi stai dando del perdente?”
Sbuffai per poi bere il caffè lungo che mi ero preparato. Non gli stavo dando del
perdente era ovvio, volevo solo che si accorgesse di quanto valesse, ma non ero
mai stato bravo con le parole e cercai di rimediare.
“No, non ti sto dando del perdente, ti sto dicendo, che se anche qualcuno dovesse
pensarlo, si accorgerebbe ben presto del grande errore che ha commesso.”
Speravo che cosi riuscissi a sistemare tutto, ma lui decise di cambiare discorso
deviandolo e portandolo sui preparativi della sera. Forse non voleva piu parlarne o
forse aveva capito dello sbaglio, ad ogni modo lo assecondai e non riaprii più il
discorso, anzi lo sentii parlare come se nulla fosse. Sam prese un bicchiere di
aranciata, e mentre lo versava disse:
“Vieni questa sera al Club? Questa serata non puoi perderla ed in più hai detto che
mi avresti accompagnato, non si torna più indietro.”
Sembrava aver già parato ogni mia possibile battuta. Sapeva che da quando era
successo “quella cosa”, come l’additavano tutti del gruppo, non ero molto più in
vena di uscire o far festa, e preferivo rifugiarmi in qualche bel libro, o
semplicemente in una serie tv. Ad ogni modo avevo promesso! Secondo Sam
quella serata era imperdibile.
“Mi ricordi perché questa serata è così importante per te?”
Mi misi seduto accanto a lui mentre finivo la mia tazzina di caffe e lo guardavo
negli occhi.
“I ragazzi del Palco Estivo si esibiranno, e sarà un evento pazzesco. Si tratta di una
pre-Ball, è molto Vogue, soprattutto molto Fashion ed In, nel campo della danza”.
Non avevo capito una singola parola ed avevo alzato un sopracciglio come per dire
che non ci avevo capito niente, fu Sam a ripeterlo in parole molto più semplici e
comprensibili anche per un ignorante:
“I quattro ragazzi più talentuosi del mondo del Vogue, si esibiranno questa sera! Si
tratta solo di una presentazione in vista della competizione. In più, ho voglia di
farti vedere lo “Stronzo.”
Lo Stronzo. Lo stronzo era il maestro di danza di Sam. Un ragazzo dal cuore di
ghiaccio, che io non avevo mai visto. Sembrava essere molto temuto da tutti i suoi
allievi. La sua lezione si teneva tutti i mercoledì ed ogni volta che Sam si preparava
ad andare a fare una sua lezione, era teso come una corda di violino. Lo aveva già
fatto piangere tre o quattro volte, non era molto simpatico. Sebbene un gran
“manzo”, come lo chiamava Sam.
“Non sto più nella pelle nel vedere “Lo stronzo”.
Dissi ironicamente per poi continuare a parlare.
“Ad ogni modo, verrò. Se per te è così importante, non posso mancare. Una serata
come i vecchi tempi non può che farmi che bene, no?’”
Sam sorrise e mi accarezzò una mano. Fu un gesto spontaneo che io ricambiai con
un sorriso goliardico e molto gioioso. Mi alzai sparecchiando le due tazzine dal
tavolo e buttandole all’interno del lavandino. Ero molto felice di quel piccolo
appartamento che Sam ed io avevamo arredato. Era venuto proprio bene. La
cucina colorata, le due camere da letto matrimoniali grigi ed il bagno blu,
sembravano rispecchiare molto bene le nostre personalità multiple. Sam si accinse
ad aiutarmi a sparecchiare e mentre appoggiava il rimanente nel lavandino, se ne
usci con un...
“Hai più sentito Juan?”
Io scossi la testa. Juan era un nostro vecchio amico. Eravamo molto legati in
passato, tanto che tutti ci chiamavano i famosi tre. Di quei tre, ora eravamo rimasti
in due. Non lo avevo più sentito da quando si era ritrasferito in Marocco. Fu una
tragedia quando ci staccammo da lui, ma Juan promise di ritornare, una promessa
che sapevamo tutti non poteva mantenere.
“No, vedrai starà bene. Quel ragazzo è molto coraggioso.”
Fu Sam a non essere per nulla d’accordo, anzi tutt’altro.
“Per quanto sia coraggioso è molto fragile. I suoi genitori non sono nemmeno cosi
aperti mentalmente da accettarlo. Non mi sento molto sicuro, sapendo che lui stia
in quel luogo cosi... cosi... cosi pericoloso!”
Concluse aprendo il frigorifero per prendere un pezzetto di cioccolata.
“Lo so, ma è stata una sua scelta, dobbiamo accettarla.”
Mi tirai su le maniche della felpa bianca per iniziare a sciacquare le tazzine. Quando
le tirai su sbucò un tatuaggio di una semiluna sul polso che ormai si stava
scolorendo. Sam se ne accorse.
“Quel tatuaggio si sta scolorendo, dovresti rinfrescarlo.”
Annuì guardandolo e poi guardandomi il polso.
“Lo so, ma non ho soldi, lo sai bene.”
Non capivo perché la stava prendendo così larga, c’era qualcosa che doveva
chiedermi? Lo scoprì quando fece finalmente la domanda.
“Com’è andato quel colloquio di lavoro per Barista?”
Ecco qual era la domanda. Mi aspettavo che la facesse prima o poi quel
pomeriggio. Decisi di rispondere velocemente, senza mezzi termini.
“Non sono stato preso, hanno detto che cercano un ragazzo con esperienza.”
Sam scosse la testa, sembrava davvero arrabbiato per il mio colloquio andato male,
ma io lo tirai un po' su di morale.
“Non siamo tutti come Lo stronzo che ha una vita perfetta in un mondo perfetto!
Non siamo famosi e dobbiamo accettare le nostre disgrazie e le nostre tragedie.”
Sam prontamente rispose.
“Sei troppo Zen io gli avrei spaccato la testa. Sai che non ho pazienza. Ma come si
può chiedere un ragazzo giovane con anche esperienza? Quando uno dovrebbe
iniziare? Nella culla?”
Io feci una risata, a cui si aggiunse alla fine anche quella di Sam. Ben presto ci
trovammo nella cucina a ridere da soli come due stupidi che si vogliono bene.
La musica venne interrotta. Nella sala da Ballo calò il silenzio, mentre un ragazzo
stava sbuffando guardando i tre ragazzi che aveva di fronte. Con i suoi occhi
azzurri, il ragazzo guardava i tre in maniera molto severa. Sembrava che stava per
perdere la pazienza, anzi non sembrava, stava proprio perdendo la pazienza. La sua
voce roca iniziò a riecheggiare nel salone.
“Non ci siamo proprio... Che succede? Non siete coordinati e non mi state dietro.
Tu Rob sembra che muovi le mani come per scacciare delle mosche, ed anche tu
Mark che gli vai dietro come un cretino. Stash, tu invece sei proprio fuori tempo.”
Stash si indicò, e poi prontamente rispose.
“Non mi chiamo Stash..”
Il soprannome gli venne affibbiato per la sua incredibile somiglianza con il
cantante ed alla fine tutti lo avevano chiamato così dimenticando completamente il
suo nome di origine. Il ragazzo tuttavia reincaricò la dose.
“Non mi importa come ti chiami, devi fare di più. Tutti voi dovete fare di più.”
Si sventolò un po' con la maglietta prima di scuotere la testa ed andare a bere un
energetico dal colore azzurro. Sembrava davvero arrabbiato. Dalla manica sbucava
un bellissimo tatuaggio di un colibrì perfettamente colorato e disegnato. Rob quel
tatuaggio, quelle braccia, quel corpo li conosceva bene. Rob più basso del ragazzo
in questione, ma con delle labbra carnose da far paura ed uno sguardo da cerbiatto
con i suoi occhi neri, si avvicinò a lui, con un po' di timore poggiandogli una mano
sulla spalla.
“Luca, il pezzo era perfetto. Ti stai preoccupando troppo. Non dovresti essere così
ansioso.”
Luca lo guardò. I suoi occhi azzurri color ghiaccio che penetravano l’anima di
chiunque erano ora ben piazzati e guardavano il ragazzo. Era uno sguardo severo
ma molto magnetico.
“C’è da preoccuparsi invece, se quest’anno non otteniamo nuovamente il Palco,
siamo fuori dai giochi.”
Mark si intromise a quella discussione. La sua pelle color cioccolato brillo sottò la
luce delle lampadine del salone.
“Lo abbiamo sempre ottenuto, cosa ci sarebbe quest’anno di diverso? Sei
assurdo...”
Si grattò i suoi capelli da afro corti arricciando leggermente le labbra in un segno di
disapprovazione. Fu Luca a riportarlo alla realtà, facendo capire a tutti cosa c’era
che mancava a quella performance.
“Non è solo il ritmo, la scordinatezza dei movimenti e l’essere a tempo, c’è anche
che quest’anno non abbiamo una storia da poter portare.”
Tutti si guardarono basiti e fu Rob pronto ad intervenire, ancora più basito degli
altri tre che si guardavano non capendo a cosa stesse alludendo Luca.
“La storia ce l’abbiamo! Stiamo portando in scena la morte del cigno reinventata,
sarà una figata pazzesca.”
Luca non era dello stesso avviso, portò i suoi occhi azzurri al cielo indurendo i
lineamenti, con una mano si spostò il ciuffo bruno dal viso, prima di dire
ironicamente:
“Che originalità...”
A quel punto Rob scattò. Forse movimentato dalla sua rabbia nei confronti di
Luca, o forse movimentato dal fatto che lui stesse dando il suo mille, ma stava
ottenendo cento. I suoi occhi cambiarono nel guardare Luca che adesso beveva.
“Allora diccela tu una storia. Non mi sembra che tu sia un vulcano di idee, mister
originalità.”
Luca di tutt’avviso lasciò la sala scuotendo la testa come al suo solito ripetendo la
stessa frase che diceva ogni qual volta era deluso da un lavoro:
“Non capite cosa intendo.”
Mark e Stash si guardarono sollevando le spalle, mentre Rob lo guardava andare
nello spogliatoio da solo. Lanciò solo un'occhiata ai due, prima di salutarli.
“Ci vediamo stasera al Club, ragazzi.”
Seguì Luca nello spogliatoio. Voleva parlargli, voleva sentire che ancora era rimasto
nel suo cuore un piccolo interesse per quel ragazzo. Piccolissimo, minuscolo, quasi
impercettibile. Mentre Luca si preparava da solo nello spogliatoio, Rob lo raggiunse
per iniziare la conversazione. Buttò il borsone sopra la panca facendo rumore, e
attirando lo sguardo del ragazzo dagli occhi azzurri verso di sé.
“Lo fai per vendicarti, vero?”
Disse in maniera fredda, puntando gli occhi da cerbiatto verso Luca. Di tutta
risposta il ragazzo scosse la testa.
“Non so di cosa stai parlando.”
Rob rincarò la dose. Non poteva farsi trattare così dopo che erano stati insieme per
ben tre anni.
“Fingi di non saperlo, ora? Ti ho già chiesto scusa, cos’altro devo fare per poterti
dire che mi dispiace?”
Luca lo guardò con i suoi occhi di ghiaccio.
“Forse non dovevi succhiarlo a quel giudice...”
Nella stanza calò un velo di gelo. Tutto fu avvolto dal silenzio e Rob, con gli occhi
che luccicavano dal nervoso in quello spogliatoio, parlò, freddo ed inesorabile
prima di andarsene.
“Dovresti farti qualche domanda sul perché l’ho fatto.”
Rob lascio lo spogliatoio, deciso a cambiarsi a casa. Non volva condividere un
minuto di più con Luca in quello spazio così angusto. Luca lo guardò uscire, senza
dire una parola, nel suo sguardo c’era una cascata di parole, che però non espresse,
ma furono solo pensate. Rob, invece continuava a ripetersi che prima o poi lo
avrebbe riconquistato, che avrebbe prima o poi riguadagnato la sua fiducia, ma le
cose non erano così semplici. Non si poteva ricostruire ciò che si era perso in un
battito d’ali di farfalla. Lui quel giorno aveva deciso di donare la sua bocca ad un
giudice, preso da un momento di follia, di lussuria e di tristezza. Stare con Luca
non era affatto facile, e solo chi era vicino a lui poteva saperlo. Ma ormai le cose
che erano state fatte, erano state fatte. Stash e Mark entrarono solo dopo che Rob
fu uscito parlottando tra di loro, come facevano spesso. Si tenevano alla larga da
Luca e dai suoi atteggiamenti e decisero di occupare una panca molto lontana da
quel ragazzo.
“Pensi che mi sia dimagrito?”
Disse Mark a Stash, guardandosi allo specchio dello spogliatoio. I suoi addominali
color cioccolato erano ben in rilievo nello specchio, mentre Stash lo guardava
curioso. Scosse poi infine la testa.
“No, per niente, perché lo pensi?”
Alzò un sopracciglio basito, ma Mark sciolse ogni dubbio rivelando che c’era molto
più di una semplice domanda.
“Ho un appuntamento dopo l’esibizione al Club e voglio essere in perfetta forma.”
Stash rise, sembrava prendersi gioco del ragazzo.
“Un ragazzo? Avevi detto che avevi chiuso con le storie d’amore, anzi avevi detto
che le storie d’amore avevano chiuso con te.”
Mark non rispose sfilandosi i pantaloni, mentre continuava a parlare.
“Chi ha parlato di storia d’amore? Solo una scopata, solo una botta e via...”
Stash scosse la testa sistemandosi quel grosso ciuffo nero che gli ricadeva sulla
faccia. Sembrava disapprovare il comportamento dell’amico.
“Non mi piacciono le scopate occasionali, finiscono sempre male. Un mio amico ci
è morto...”
Mark lo guardò allarmato, ma poi Stash si spiegò:
“Soffriva di cuore, ma questo non c’entra con tutta questa situazione. Penso che se
non ci sia amore che senso ha fare una scopata e basta?”
Il ragazzo color cioccolato si mise un asciugamano intorno alla vita prima di
rispondere.
“Ad ogni modo cambieresti idea se ti facessi vedere la sua foto...”
Mark prese il cellulare e mostrò la foto a Stash, solo per qualche secondo prima di
ributtare l’apparecchio nel borsone.
“Allora, che ne pensi?”
Stash scosse la testa.
“Penso che avrei fatto anche io una scopata e via, se le condizioni fossero state
queste.”
Riferendosi alla foto che aveva appena visto. Un ragazzo infatti sorrideva nella
foto, e al polso aveva tatuato una piccola semiluna, che ormai era scolorita.

More Related Content

What's hot

Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)
Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)
Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)Yasmine Sbai
 
Anna Salvaje - Nuda (2020)
Anna Salvaje - Nuda (2020)Anna Salvaje - Nuda (2020)
Anna Salvaje - Nuda (2020)Sara900125
 
Isubridavabe <3
Isubridavabe <3Isubridavabe <3
Isubridavabe <3giulibieber
 
Io cito, tu city
Io cito, tu cityIo cito, tu city
Io cito, tu cityrosasala
 
LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016
LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016
LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016Giovanna Esse
 
LEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - FebbraioLEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - FebbraioGiovanna Esse
 
Giuseppe Pontiggia - Nati due volte
Giuseppe Pontiggia - Nati due volteGiuseppe Pontiggia - Nati due volte
Giuseppe Pontiggia - Nati due volteLadyLazarus
 
Testi letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turriniTesti letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turriniCarlo Turrini
 
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)elnovovassor
 
Un limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoUn limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoelnovovassor
 
Un limoncello all'inferno (seconda stazione)
 Un limoncello all'inferno (seconda stazione) Un limoncello all'inferno (seconda stazione)
Un limoncello all'inferno (seconda stazione)elnovovassor
 
Il mondo degli oggetti dimenticati
Il mondo degli oggetti dimenticatiIl mondo degli oggetti dimenticati
Il mondo degli oggetti dimenticatiSavina Gravante
 
Vincitori Concorso Romaldo. 2017 power point
Vincitori Concorso Romaldo.  2017 power pointVincitori Concorso Romaldo.  2017 power point
Vincitori Concorso Romaldo. 2017 power pointmonnagnese
 
LEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/Marzo
LEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/MarzoLEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/Marzo
LEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/MarzoGiovanna Esse
 
Dorothy gilman. la signora pollifax vince ancora
Dorothy gilman. la signora pollifax vince ancoraDorothy gilman. la signora pollifax vince ancora
Dorothy gilman. la signora pollifax vince ancoraHope Viaggi Nel Tempo
 

What's hot (20)

All inn
All innAll inn
All inn
 
Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)
Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)
Nuovo document microsoft office word (enregistré automatiquement)
 
Untitled 1
Untitled 1Untitled 1
Untitled 1
 
Anna Salvaje - Nuda (2020)
Anna Salvaje - Nuda (2020)Anna Salvaje - Nuda (2020)
Anna Salvaje - Nuda (2020)
 
Isubridavabe <3
Isubridavabe <3Isubridavabe <3
Isubridavabe <3
 
Amiciii miei!
Amiciii miei!Amiciii miei!
Amiciii miei!
 
Io cito, tu city
Io cito, tu cityIo cito, tu city
Io cito, tu city
 
Jadi
JadiJadi
Jadi
 
LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016
LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016
LEGGERE LEGGERO - Giugno 2016
 
LEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - FebbraioLEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
 
Giuseppe Pontiggia - Nati due volte
Giuseppe Pontiggia - Nati due volteGiuseppe Pontiggia - Nati due volte
Giuseppe Pontiggia - Nati due volte
 
Testi letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turriniTesti letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turrini
 
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
 
Un limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoUn limoncello all'inferno
Un limoncello all'inferno
 
Un limoncello all'inferno (seconda stazione)
 Un limoncello all'inferno (seconda stazione) Un limoncello all'inferno (seconda stazione)
Un limoncello all'inferno (seconda stazione)
 
Il mondo degli oggetti dimenticati
Il mondo degli oggetti dimenticatiIl mondo degli oggetti dimenticati
Il mondo degli oggetti dimenticati
 
Vincitori Concorso Romaldo. 2017 power point
Vincitori Concorso Romaldo.  2017 power pointVincitori Concorso Romaldo.  2017 power point
Vincitori Concorso Romaldo. 2017 power point
 
LEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/Marzo
LEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/MarzoLEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/Marzo
LEGGERE LEGGERO -Calendario 2016/Marzo
 
The captive emerald
The captive emeraldThe captive emerald
The captive emerald
 
Dorothy gilman. la signora pollifax vince ancora
Dorothy gilman. la signora pollifax vince ancoraDorothy gilman. la signora pollifax vince ancora
Dorothy gilman. la signora pollifax vince ancora
 

Similar to Capitolo 1 (2) (1)

Mytholofiction - Andrea Viscusi.pdf
Mytholofiction - Andrea Viscusi.pdfMytholofiction - Andrea Viscusi.pdf
Mytholofiction - Andrea Viscusi.pdfahmedmoursi8
 
Di nascosto prime 30 pag
Di nascosto prime 30 pagDi nascosto prime 30 pag
Di nascosto prime 30 pagAnnaMariaMazza3
 
Mariella Calcagno, Paura
Mariella Calcagno, PauraMariella Calcagno, Paura
Mariella Calcagno, Pauragraphe
 
Sembra rum e cola
Sembra rum e colaSembra rum e cola
Sembra rum e colagiangra
 
La montaña 07 settembre 2016
La montaña 07 settembre 2016La montaña 07 settembre 2016
La montaña 07 settembre 2016Manos Italia
 
Opportunità di essere gentili
Opportunità di essere gentiliOpportunità di essere gentili
Opportunità di essere gentiliFreekidstories
 
Emporium - specimen antologico
Emporium - specimen antologicoEmporium - specimen antologico
Emporium - specimen antologicosigismondi_marco
 
Il lavoro nobilita l'uomo
Il lavoro nobilita l'uomoIl lavoro nobilita l'uomo
Il lavoro nobilita l'uomoInail Puglia
 
Coltorti alchemiche
Coltorti alchemicheColtorti alchemiche
Coltorti alchemichepinco8
 
Alfred E. Van Vogt I Polimorfi
Alfred E. Van Vogt   I PolimorfiAlfred E. Van Vogt   I Polimorfi
Alfred E. Van Vogt I PolimorfiGene Hack
 
La primavera di Vivaldi
La primavera di VivaldiLa primavera di Vivaldi
La primavera di VivaldiInail Puglia
 

Similar to Capitolo 1 (2) (1) (20)

Racconto solo.con te.
Racconto solo.con te.Racconto solo.con te.
Racconto solo.con te.
 
Mytholofiction - Andrea Viscusi.pdf
Mytholofiction - Andrea Viscusi.pdfMytholofiction - Andrea Viscusi.pdf
Mytholofiction - Andrea Viscusi.pdf
 
Di nascosto prime 30 pag
Di nascosto prime 30 pagDi nascosto prime 30 pag
Di nascosto prime 30 pag
 
Pensione Maria - Capitolo 1
Pensione Maria - Capitolo 1Pensione Maria - Capitolo 1
Pensione Maria - Capitolo 1
 
Amore innocente
Amore innocenteAmore innocente
Amore innocente
 
Divina
DivinaDivina
Divina
 
Mariella Calcagno, Paura
Mariella Calcagno, PauraMariella Calcagno, Paura
Mariella Calcagno, Paura
 
Sembra rum e cola
Sembra rum e colaSembra rum e cola
Sembra rum e cola
 
La montaña 07 settembre 2016
La montaña 07 settembre 2016La montaña 07 settembre 2016
La montaña 07 settembre 2016
 
Opportunità di essere gentili
Opportunità di essere gentiliOpportunità di essere gentili
Opportunità di essere gentili
 
Emporium - specimen antologico
Emporium - specimen antologicoEmporium - specimen antologico
Emporium - specimen antologico
 
Il lavoro nobilita l'uomo
Il lavoro nobilita l'uomoIl lavoro nobilita l'uomo
Il lavoro nobilita l'uomo
 
Linea14
Linea14Linea14
Linea14
 
Coltorti alchemiche
Coltorti alchemicheColtorti alchemiche
Coltorti alchemiche
 
Alfred E. Van Vogt I Polimorfi
Alfred E. Van Vogt   I PolimorfiAlfred E. Van Vogt   I Polimorfi
Alfred E. Van Vogt I Polimorfi
 
Polikromie
PolikromiePolikromie
Polikromie
 
Amore
AmoreAmore
Amore
 
La primavera di Vivaldi
La primavera di VivaldiLa primavera di Vivaldi
La primavera di Vivaldi
 
E' di scena la vita
E' di scena la vitaE' di scena la vita
E' di scena la vita
 
Novena 2014
Novena 2014Novena 2014
Novena 2014
 

Capitolo 1 (2) (1)

  • 1. Til the night dies 1. Sono sempre stato restio a qualsiasi tipo di discussione, ed era per questo che quella mattina continuavo ad ascoltare Sam mentre preparavo il caffè, con uno sguardo perso nel vuoto mentre guardavo la finestra. L’aranciata posizionata sopra il tavolo sembrava guardarmi minacciosa mentre la fissavo. Sam era seduto sul tavolo ed era deciso a troncare ogni tipo di esibizione o Ball, solo per un giudice. Non era una cosa bella, ma farglielo capire sembrava molto più difficile del previsto. Non era sgraziato, anzi tutt’altro. La sua forma magra e slanciata, i suoi capelli ricci e neri, gli donavano qualcosa di elegante, eppure lui si era messo in testa che il suo fisico non fosse adattato per il ballo né per ogni tipo di palcoscenico. Sbuffai e versai il caffè nella sua tazza: “Mi sembra una idea sciocca quella di abbandonare la tua passione solo per un giudice, insomma se anche venissi rifiutato, che problema c’è? Riproverai al prossimo giro.” Sorrisi, ma quel sorriso non venne mai ricambiato anzi tutt’altro. Il ragazzo rigirava la sua tazzina, ne prese un sorso e poi mi guardò come una persona che avesse detto la sua più grossa sciocchezza della sua vita. Volevo solo tirarlo su di morale ma non credo funzionò molto. “Non è così facile. Se perdessi troppe competizioni sarei etichettato come un perdente. Né si possono sbagliare massimo due o tre. Ho gia fatto il mio errore non posso rischiare di rifarne un altro.” Sbuffò e rigirò la tazzina con il caffe nero che si muoveva all’interno. La piccola cucina accogliente sembrava ormai sommersa dall’oscurità per via del sole che era stato annebbiato da delle nuvole. Mi alzai per chiudere la finestra, per non far entrare la pioggia mentre parlavo. “In primis ti rimangono ancora altre due possibilità, e poi cosa ti importa di quello che dice la gente? Se un ragazzo eccellente migliora nessuno se ne accorge, ma se un “perdente” migliora, tutti se ne accorgono. Comunque vada, sarai sistemato.” Lui mi guardo con accigliò, forse avevo detto una cosa sbagliata al momento sbagliato e mi rigirai, corrugando le sopracciglia, per poi grattarmi i capelli biondi e scomposti. “Mi stai dando del perdente?” Sbuffai per poi bere il caffè lungo che mi ero preparato. Non gli stavo dando del perdente era ovvio, volevo solo che si accorgesse di quanto valesse, ma non ero mai stato bravo con le parole e cercai di rimediare. “No, non ti sto dando del perdente, ti sto dicendo, che se anche qualcuno dovesse pensarlo, si accorgerebbe ben presto del grande errore che ha commesso.” Speravo che cosi riuscissi a sistemare tutto, ma lui decise di cambiare discorso deviandolo e portandolo sui preparativi della sera. Forse non voleva piu parlarne o
  • 2. forse aveva capito dello sbaglio, ad ogni modo lo assecondai e non riaprii più il discorso, anzi lo sentii parlare come se nulla fosse. Sam prese un bicchiere di aranciata, e mentre lo versava disse: “Vieni questa sera al Club? Questa serata non puoi perderla ed in più hai detto che mi avresti accompagnato, non si torna più indietro.” Sembrava aver già parato ogni mia possibile battuta. Sapeva che da quando era successo “quella cosa”, come l’additavano tutti del gruppo, non ero molto più in vena di uscire o far festa, e preferivo rifugiarmi in qualche bel libro, o semplicemente in una serie tv. Ad ogni modo avevo promesso! Secondo Sam quella serata era imperdibile. “Mi ricordi perché questa serata è così importante per te?” Mi misi seduto accanto a lui mentre finivo la mia tazzina di caffe e lo guardavo negli occhi. “I ragazzi del Palco Estivo si esibiranno, e sarà un evento pazzesco. Si tratta di una pre-Ball, è molto Vogue, soprattutto molto Fashion ed In, nel campo della danza”. Non avevo capito una singola parola ed avevo alzato un sopracciglio come per dire che non ci avevo capito niente, fu Sam a ripeterlo in parole molto più semplici e comprensibili anche per un ignorante: “I quattro ragazzi più talentuosi del mondo del Vogue, si esibiranno questa sera! Si tratta solo di una presentazione in vista della competizione. In più, ho voglia di farti vedere lo “Stronzo.” Lo Stronzo. Lo stronzo era il maestro di danza di Sam. Un ragazzo dal cuore di ghiaccio, che io non avevo mai visto. Sembrava essere molto temuto da tutti i suoi allievi. La sua lezione si teneva tutti i mercoledì ed ogni volta che Sam si preparava ad andare a fare una sua lezione, era teso come una corda di violino. Lo aveva già fatto piangere tre o quattro volte, non era molto simpatico. Sebbene un gran “manzo”, come lo chiamava Sam. “Non sto più nella pelle nel vedere “Lo stronzo”. Dissi ironicamente per poi continuare a parlare. “Ad ogni modo, verrò. Se per te è così importante, non posso mancare. Una serata come i vecchi tempi non può che farmi che bene, no?’” Sam sorrise e mi accarezzò una mano. Fu un gesto spontaneo che io ricambiai con un sorriso goliardico e molto gioioso. Mi alzai sparecchiando le due tazzine dal tavolo e buttandole all’interno del lavandino. Ero molto felice di quel piccolo appartamento che Sam ed io avevamo arredato. Era venuto proprio bene. La cucina colorata, le due camere da letto matrimoniali grigi ed il bagno blu, sembravano rispecchiare molto bene le nostre personalità multiple. Sam si accinse ad aiutarmi a sparecchiare e mentre appoggiava il rimanente nel lavandino, se ne usci con un... “Hai più sentito Juan?” Io scossi la testa. Juan era un nostro vecchio amico. Eravamo molto legati in passato, tanto che tutti ci chiamavano i famosi tre. Di quei tre, ora eravamo rimasti in due. Non lo avevo più sentito da quando si era ritrasferito in Marocco. Fu una
  • 3. tragedia quando ci staccammo da lui, ma Juan promise di ritornare, una promessa che sapevamo tutti non poteva mantenere. “No, vedrai starà bene. Quel ragazzo è molto coraggioso.” Fu Sam a non essere per nulla d’accordo, anzi tutt’altro. “Per quanto sia coraggioso è molto fragile. I suoi genitori non sono nemmeno cosi aperti mentalmente da accettarlo. Non mi sento molto sicuro, sapendo che lui stia in quel luogo cosi... cosi... cosi pericoloso!” Concluse aprendo il frigorifero per prendere un pezzetto di cioccolata. “Lo so, ma è stata una sua scelta, dobbiamo accettarla.” Mi tirai su le maniche della felpa bianca per iniziare a sciacquare le tazzine. Quando le tirai su sbucò un tatuaggio di una semiluna sul polso che ormai si stava scolorendo. Sam se ne accorse. “Quel tatuaggio si sta scolorendo, dovresti rinfrescarlo.” Annuì guardandolo e poi guardandomi il polso. “Lo so, ma non ho soldi, lo sai bene.” Non capivo perché la stava prendendo così larga, c’era qualcosa che doveva chiedermi? Lo scoprì quando fece finalmente la domanda. “Com’è andato quel colloquio di lavoro per Barista?” Ecco qual era la domanda. Mi aspettavo che la facesse prima o poi quel pomeriggio. Decisi di rispondere velocemente, senza mezzi termini. “Non sono stato preso, hanno detto che cercano un ragazzo con esperienza.” Sam scosse la testa, sembrava davvero arrabbiato per il mio colloquio andato male, ma io lo tirai un po' su di morale. “Non siamo tutti come Lo stronzo che ha una vita perfetta in un mondo perfetto! Non siamo famosi e dobbiamo accettare le nostre disgrazie e le nostre tragedie.” Sam prontamente rispose. “Sei troppo Zen io gli avrei spaccato la testa. Sai che non ho pazienza. Ma come si può chiedere un ragazzo giovane con anche esperienza? Quando uno dovrebbe iniziare? Nella culla?” Io feci una risata, a cui si aggiunse alla fine anche quella di Sam. Ben presto ci trovammo nella cucina a ridere da soli come due stupidi che si vogliono bene. La musica venne interrotta. Nella sala da Ballo calò il silenzio, mentre un ragazzo stava sbuffando guardando i tre ragazzi che aveva di fronte. Con i suoi occhi azzurri, il ragazzo guardava i tre in maniera molto severa. Sembrava che stava per perdere la pazienza, anzi non sembrava, stava proprio perdendo la pazienza. La sua voce roca iniziò a riecheggiare nel salone. “Non ci siamo proprio... Che succede? Non siete coordinati e non mi state dietro. Tu Rob sembra che muovi le mani come per scacciare delle mosche, ed anche tu Mark che gli vai dietro come un cretino. Stash, tu invece sei proprio fuori tempo.” Stash si indicò, e poi prontamente rispose. “Non mi chiamo Stash..”
  • 4. Il soprannome gli venne affibbiato per la sua incredibile somiglianza con il cantante ed alla fine tutti lo avevano chiamato così dimenticando completamente il suo nome di origine. Il ragazzo tuttavia reincaricò la dose. “Non mi importa come ti chiami, devi fare di più. Tutti voi dovete fare di più.” Si sventolò un po' con la maglietta prima di scuotere la testa ed andare a bere un energetico dal colore azzurro. Sembrava davvero arrabbiato. Dalla manica sbucava un bellissimo tatuaggio di un colibrì perfettamente colorato e disegnato. Rob quel tatuaggio, quelle braccia, quel corpo li conosceva bene. Rob più basso del ragazzo in questione, ma con delle labbra carnose da far paura ed uno sguardo da cerbiatto con i suoi occhi neri, si avvicinò a lui, con un po' di timore poggiandogli una mano sulla spalla. “Luca, il pezzo era perfetto. Ti stai preoccupando troppo. Non dovresti essere così ansioso.” Luca lo guardò. I suoi occhi azzurri color ghiaccio che penetravano l’anima di chiunque erano ora ben piazzati e guardavano il ragazzo. Era uno sguardo severo ma molto magnetico. “C’è da preoccuparsi invece, se quest’anno non otteniamo nuovamente il Palco, siamo fuori dai giochi.” Mark si intromise a quella discussione. La sua pelle color cioccolato brillo sottò la luce delle lampadine del salone. “Lo abbiamo sempre ottenuto, cosa ci sarebbe quest’anno di diverso? Sei assurdo...” Si grattò i suoi capelli da afro corti arricciando leggermente le labbra in un segno di disapprovazione. Fu Luca a riportarlo alla realtà, facendo capire a tutti cosa c’era che mancava a quella performance. “Non è solo il ritmo, la scordinatezza dei movimenti e l’essere a tempo, c’è anche che quest’anno non abbiamo una storia da poter portare.” Tutti si guardarono basiti e fu Rob pronto ad intervenire, ancora più basito degli altri tre che si guardavano non capendo a cosa stesse alludendo Luca. “La storia ce l’abbiamo! Stiamo portando in scena la morte del cigno reinventata, sarà una figata pazzesca.” Luca non era dello stesso avviso, portò i suoi occhi azzurri al cielo indurendo i lineamenti, con una mano si spostò il ciuffo bruno dal viso, prima di dire ironicamente: “Che originalità...” A quel punto Rob scattò. Forse movimentato dalla sua rabbia nei confronti di Luca, o forse movimentato dal fatto che lui stesse dando il suo mille, ma stava ottenendo cento. I suoi occhi cambiarono nel guardare Luca che adesso beveva. “Allora diccela tu una storia. Non mi sembra che tu sia un vulcano di idee, mister originalità.” Luca di tutt’avviso lasciò la sala scuotendo la testa come al suo solito ripetendo la stessa frase che diceva ogni qual volta era deluso da un lavoro: “Non capite cosa intendo.”
  • 5. Mark e Stash si guardarono sollevando le spalle, mentre Rob lo guardava andare nello spogliatoio da solo. Lanciò solo un'occhiata ai due, prima di salutarli. “Ci vediamo stasera al Club, ragazzi.” Seguì Luca nello spogliatoio. Voleva parlargli, voleva sentire che ancora era rimasto nel suo cuore un piccolo interesse per quel ragazzo. Piccolissimo, minuscolo, quasi impercettibile. Mentre Luca si preparava da solo nello spogliatoio, Rob lo raggiunse per iniziare la conversazione. Buttò il borsone sopra la panca facendo rumore, e attirando lo sguardo del ragazzo dagli occhi azzurri verso di sé. “Lo fai per vendicarti, vero?” Disse in maniera fredda, puntando gli occhi da cerbiatto verso Luca. Di tutta risposta il ragazzo scosse la testa. “Non so di cosa stai parlando.” Rob rincarò la dose. Non poteva farsi trattare così dopo che erano stati insieme per ben tre anni. “Fingi di non saperlo, ora? Ti ho già chiesto scusa, cos’altro devo fare per poterti dire che mi dispiace?” Luca lo guardò con i suoi occhi di ghiaccio. “Forse non dovevi succhiarlo a quel giudice...” Nella stanza calò un velo di gelo. Tutto fu avvolto dal silenzio e Rob, con gli occhi che luccicavano dal nervoso in quello spogliatoio, parlò, freddo ed inesorabile prima di andarsene. “Dovresti farti qualche domanda sul perché l’ho fatto.” Rob lascio lo spogliatoio, deciso a cambiarsi a casa. Non volva condividere un minuto di più con Luca in quello spazio così angusto. Luca lo guardò uscire, senza dire una parola, nel suo sguardo c’era una cascata di parole, che però non espresse, ma furono solo pensate. Rob, invece continuava a ripetersi che prima o poi lo avrebbe riconquistato, che avrebbe prima o poi riguadagnato la sua fiducia, ma le cose non erano così semplici. Non si poteva ricostruire ciò che si era perso in un battito d’ali di farfalla. Lui quel giorno aveva deciso di donare la sua bocca ad un giudice, preso da un momento di follia, di lussuria e di tristezza. Stare con Luca non era affatto facile, e solo chi era vicino a lui poteva saperlo. Ma ormai le cose che erano state fatte, erano state fatte. Stash e Mark entrarono solo dopo che Rob fu uscito parlottando tra di loro, come facevano spesso. Si tenevano alla larga da Luca e dai suoi atteggiamenti e decisero di occupare una panca molto lontana da quel ragazzo. “Pensi che mi sia dimagrito?” Disse Mark a Stash, guardandosi allo specchio dello spogliatoio. I suoi addominali color cioccolato erano ben in rilievo nello specchio, mentre Stash lo guardava curioso. Scosse poi infine la testa. “No, per niente, perché lo pensi?” Alzò un sopracciglio basito, ma Mark sciolse ogni dubbio rivelando che c’era molto più di una semplice domanda. “Ho un appuntamento dopo l’esibizione al Club e voglio essere in perfetta forma.” Stash rise, sembrava prendersi gioco del ragazzo.
  • 6. “Un ragazzo? Avevi detto che avevi chiuso con le storie d’amore, anzi avevi detto che le storie d’amore avevano chiuso con te.” Mark non rispose sfilandosi i pantaloni, mentre continuava a parlare. “Chi ha parlato di storia d’amore? Solo una scopata, solo una botta e via...” Stash scosse la testa sistemandosi quel grosso ciuffo nero che gli ricadeva sulla faccia. Sembrava disapprovare il comportamento dell’amico. “Non mi piacciono le scopate occasionali, finiscono sempre male. Un mio amico ci è morto...” Mark lo guardò allarmato, ma poi Stash si spiegò: “Soffriva di cuore, ma questo non c’entra con tutta questa situazione. Penso che se non ci sia amore che senso ha fare una scopata e basta?” Il ragazzo color cioccolato si mise un asciugamano intorno alla vita prima di rispondere. “Ad ogni modo cambieresti idea se ti facessi vedere la sua foto...” Mark prese il cellulare e mostrò la foto a Stash, solo per qualche secondo prima di ributtare l’apparecchio nel borsone. “Allora, che ne pensi?” Stash scosse la testa. “Penso che avrei fatto anche io una scopata e via, se le condizioni fossero state queste.” Riferendosi alla foto che aveva appena visto. Un ragazzo infatti sorrideva nella foto, e al polso aveva tatuato una piccola semiluna, che ormai era scolorita.