4. Il messaggio
La meraall’aumento del
bambini → esposizione
numero delle esposizioni
l’oggetto viene giudicato
in modo sempre più
negativo.
5. Il messaggio
un messaggio persuasivo deve favorire il processo di
apprendimento del contenuto.
la conclusione esplicita → slogan
• maggiore efficacia
(casi di minore efficacia).
l’argomentazione:
• bilaterale → più efficace per i riceventi contrari;
• unilaterale → più efficace per i riceventi favorevoli.
6. Il messaggio
il canale di comunicazione:
• messaggio semplice → maggiore
efficacia per la forma video/audio;
• messaggio complesso → maggiore
efficacia per la forma scritta;
mediazione di comprensione e piacevolezza.
7. La fonte
l’aspetto esteriore:
• le persone attraenti,
• le scelte nei confronti dei modelli culturali dominanti,
• i tratti somatici particolari.
il contatto fisico:
• formazione di un’impressione positiva
(variazioni culturali).
8. Il ricevente
deve stabilire se la posizione contenuta in un messaggio
è accettabile.
analisi di due teorie riguardanti il processo cognitivo
di elaborazione di un messaggio:
• il Paradigma dell’elaborazione dell’informazione;
• l’approccio della risposta cognitiva.
9. Il ricevente
il Paradigma dell’elaborazione dell’informazione:
• 6 fasi:
1. presentazione del messaggio;
2. attenzione;
3. comprensione dei contenuti;
4. accettazione della posizione sostenuta nel messaggio;
5. memorizzazione della nuova opinione;
6. comportamento.
• non devono presentarsi interruzioni.
10. Il ricevente
l’approccio della risposta cognitiva:
• interpretazione del contenuto in base alle credenze che
il ricevente possiede;
gli atteggiamenti pre-esitenti.
12. Pubblicità e bambini
la percezione della realtà:
• primissima infanzia → il bambino crede che ciò
che vede sia tangibile;
• fase successiva → il bambino comprende di non
poter interagire;
• 3 anni → fase del realismo percettivo o “finestra
magica”;
• 4 anni → il bambino comprende che la
rappresentazione della realtà è fittizia.
la television literacy.
13. Pubblicità e bambini
solo a partire dagli 8 anni:
• il bambino acquista la capacità di distinguere la
la pubblicità dagli altri programmi;
non comprende necessariamente le finalità
persuasive.
15. Pubblicità e bambini
l’evoluzione della pubblicità rivolta ai bambini:
• il ritmo,
• il bambino testimonial,
• la voce fuori campo.
l’uso della magia:
• gli elementi della fiaba,
• l’aiutante magico.
17. Pubblicità e bambini
preferenze dei bambini:
• formula del cartone animato;
• bambini al centro di avventure emozionanti,
• in un contesto famigliare armonioso.
soddisfare esigenze cognitive o affettive.
18. Pubblicità e bambini
presenza di animali;
personificazioni;
inesperienza e ingenuità;
l’attenzione ai piccolissimi:
il “nag factor”.
19. Pubblicità e bambini
la socializzazione ai consumi;
fidelizzazione alla marca;
trasferimento dell’attaccamento per i genitori
sul prodotto;
trasformazione del prodotto in oggetto transizionale.
20. Pubblicità e bambini
la stereotipizzazione di genere.
l’apprendimento dal modello;
contrasto con il mondo degli adulti.
21. Pubblicità e bambini
l’obesità infantile:
• stile di vita sedentario,
• aumento del consumo
calorico,
• rallentamento del
metabolismo.
elementi affettivi e razionali:
• clima famigliare e coinvolgente,
• la bontà e la genuinità.
22. Conclusioni
i dati mostrano una quantità massiccia di spot
rivolti ai bambini.
l’influenza della pubblicità:
• l’incapacità dei bambini al di sotto dei 7-8 anni di
riconoscere l’intento persuasivo della pubblicità.
la possibile mediazione della famiglia.
evitare la fruizione solitaria.
riferimenti normativi.
24. La comunicazione di massa
gli effetti a breve termine:
• la teoria della dipedendenza dal sistema dei media.
gli effetti a lungo termine:
• l’effetto “agenda setting”;
• i processi di omogeneizzazione culturale:
il modello della spirale del silenzio;
• la teoria della coltivazione.
• la prospettiva della differenziazione.
•
25. Le normative
la normativa comunitaria:
• la Direttiva n. 84/450,
• la Direttiva “TV senza frontiere” n. 89/552,
• il Libro verde della Commissione europea.
la normativa nazionale:
• la legge Mammì n. 223/1990;
• la legge Gasparri n. 112/2004.
26. Le normative
le autoregolamentazioni:
• la Carta di Treviso;
• il Codice di autoregolamentazione TV e minori;
• forme di controllo preventivo alla messa in
onda di spot da parte i RAI e Mediaset;
• il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria.
27. Il messaggio
l’effetto di primacy e l’effetto di recency.
la vividezza:
• messaggio pallido → generalmente più persuasivo;
• messaggio vivido → efficace se esiste congruità tra gli
elementi vividi e la posizione sostenuta nel messaggio.
(controindicazioni).
28. Il ricevente
gli atteggiamenti:
• La durevolezza;
• l’impatto esercitato.
gli attributi che contribuiscono a rafforzare l’atteggiamento:
• atteggiamenti estremi o ambivalenti;
• accessibilità della memoria;
• credenze soggettive;
• modalità di formazione dell’atteggiamento.
29. Il ricevente
il ruolo dell’umore:
• Influenza la motivazione a elaborare il contenuto del
messaggio;
il “matching effect” :
• corrispondenza funzionale → maggiore efficacia se il
messaggio fa leva sulla funzione assolta da
un dato atteggiamento;
• corrispondenza strutturale:
• a base emotiva;
• a base cognitiva.
30. Pubblicità e bambini
1983:
93 spot
occasionalmente ripetuti.
(dati Sacis).
2006:
1.000 spot
rilevazione basata su
una settimana campione.
(dati OCP Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”).
31. Pubblicità e bambini
l’influenza dello stile di fruizione della famiglia.
stili di mediazione della fruizione:
• mediazione restrittiva;
• co-visione;
• mediazione istruttiva
→ funzione assolta da fratelli
o sorelle maggiori
33. Pubblicità e bambini
problemi:
• nel rapporto con i genitori:
• disadattamento,
• pericolo;
• nel rapporto con il gruppo
dei pari:
• inferiorità,
• inadeguatezza,
• insodisfazione;
• per il bambino:
• delusione.