Gli stereotipi vengono trasmessi e accolti spesso in modo inconsapevole: è quindi importante capire come funziona il meccanismo di trasmissione e renderlo visibile, per poter cambiare i contenuti dei messaggi.
2. Non sono sinonimi
Differenza
mancanza di identità, di
somiglianza o di
corrispondenza fra
persone o cose che sono
diverse tra loro per natura
o per qualità e caratteri.
Disuguaglianza
relazione nella quale si
afferma che uno è più o
meno importante di un
altro, o che una grandezza
è maggiore o minore di
un’altra della stessa
classe.
2
3. 3
Le differenze di genere sono un prodotto culturale
e bisogna distinguere fra
Sesso (biologico) Genere (sociale)
è definito alla nascita
dai cromosomi
del bambino
attraverso il contatto con gli agenti sociali
si interiorizzano precocemente le norme e
le aspettative sociali corrispondenti al
proprio sesso
Nel processo di apprendimento del proprio genere, i bambini e
le bambine sono guidati da sanzioni positive o negative, che
agiscono per ricompensare o reprimere determinati
comportamenti..
4. Sessismo = discriminazione, svalutazione,
ridicolizzazione, mercificazione di genere.
C’è un sessismo ostile, basato sulla credenza che sia
giusto che gli uomini abbiano più potere delle donne e
sul timore che le donne possano usurpare il loro posto;
e c’è un sessismo benevolo, basato sulla credenza che
gli uomini abbiano il compito di proteggere le donne e
debbano limitarne la libertà con la scusa di provvedere
al loro benessere (quest’ultimo tipo è spesso accettato
dalle donne stesse, che anzi ne sono lusingate).
Le credenze ostili sono spesso rivolte a donne che
mettono in discussione la superiorità maschile, quelle
benevole a donne che occupano invece ruoli
tradizionali di genere.
4
5. Dietro gli aspetti più evidenti del potere,
sia privato che pubblico, ce ne sono altri
invisibili, che passano attraverso
l’educazione, la scuola, i saperi, la
comunicazione, il linguaggio, la
conoscenza che abbiamo di noi stessi e
del mondo. In altre parole siamo di
fronte a una forma di dominio che è
inscritta in tutto l’ordine sociale e opera
nell’oscurità dei corpi: cioè attraverso
l’immaginario, i sentimenti, le emozioni,
gli habitus mentali di uomini e donne.
5
6. La conoscenza tacita
Gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui
pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione,
rappresentano in realtà gli elementi cruciali della nostra
esistenza.
Sono le conoscenze implicite di un determinato ambiente
sociale e culturale.
Molte di queste conoscenze sono tacite e la loro
assimilazione comportamentale è data dall’uso quotidiano
che l’individuo e gli altri nel suo ambiente ne fanno.
Ai mass media compete oggi la maggior responsabilità nella
costruzione del
senso comune.
Sono la sua qualità “spontanea”, la sua trasparenza, la sua
“naturalità”, a renderlo importante.
6
7. Stereotipi
Il termine è tratto dal mestiere del tipografo (sono le lastre che si
imprimono sulla carta).
Una forma predefinita viene impressa nella memoria, nel pensiero,
nella cultura, nelle relazioni, persino nelle leggi. Una forma
semplificata con la quale si descrive una realtà complessa.
Quando tale semplificazione è applicata alla realtà umana ed in
particolare ai rapporti fra i generi, è la pretesa di descrivere non solo
la complessità, ma anche la molteplicità e differenza del maschile e
del femminile, fissandola in modelli rigidi, in luoghi comuni.
Reiterati nel tempo, portano a ritenere “normale” ciò che
suggeriscono.
Sono veicoli di senso comune, ma non sempre sono innocui perché
valgono come motivi di esclusione/inclusione all’interno di un
gruppo.
Difficilmente la comunicazione che veicolano è all'insegna del
cambiamento.
7
9. STEREOTIPO
REALTÀ
Donnee Uomini Donne Uomini
Poco Più Meno Più
Gli uomini sono più aggressivi delle donne?
9
10. Gli stereotipi producono pregiudizi
Giudizio anticipato rispetto alla
valutazione dei fatti.
Atteggiamento sfavorevole od
ostile che presenta caratteri di
superficialità, indebita
generalizzazione e rigidità,
implicando un rifiuto di mettere
in dubbio la fondatezza
dell’atteggiamento stesso e la
persistenza a verificarne la
consistenza e la coerenza.
10
11. Gli stereotipi vengono trasmessi e accolti spesso in modo
inconsapevole: è quindi importante capire come funziona il
meccanismo di trasmissione e renderlo visibile, per poter
cambiare i contenuti dei messaggi.
11
12. Stereotipi di genere
Gli stereotipi di genere sono una sottoclasse degli stereotipi, e sono
tra i più diffusi nella società.
Quando si associa, senza riflettere, una categoria o un
comportamento a un genere, si ragiona utilizzando questo tipo di
stereotipi.
Gli esempi sembrerebbero banali, ma non è così, perché gli stereotipi
non solo condizionano le idee di gruppi di individui, ma hanno
anche conseguenze sul modo di agire e sulla società. Non è un caso
se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un
uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’insegnante di
scuola materna è una donna. Associazioni che nella nostra mente
scattano automatiche e che quindi sono molto difficili da estirpare
o cambiare.
12
14. Alcuni esempi
• Le donne sono emotive, gli uomini sono razionali
• I bambini sono aggressivi, le bambine sono tranquille
• Le donne sono brave in cucina, gli uomini nei lavori di
manutenzione
• Le donne amano l’arte e la letteratura, gli uomini la
matematica e le scienze
• L’amore è un’aspirazione femminile, la carriera
un’aspirazione maschile
14
15. 15
Se ti metti a piangere sei proprio una
femminuccia
16. Mia figlia è un maschiaccio, gioca solo con macchine e
costruzioni!
16
19. Rosa è rosa è rosa è rosa. Che male c’è? Il rosa è il
simbolo del femminile. Ma non è che un simbolo e non
conta.
Balle, i simboli contano sempre. Anzi: senza agire sui
medesimi tutto fugge via. Rosa, dunque, è ancora oggi,
anno 2014, il mondo delle donne (quote rosa, governo
rosa) e delle bambine. Rosa la loro Playstation, i loro
telefonini, le copertine dei loro magazine, i capelli delle
ninja dei cartoni animati, rosa i blog delle dodicenni,
rosa la letteratura usa e getta della sorelle appena più
grandi.
20. CARTA DI TREVISO
Per il rispetto delle bambine e dei bambini
nella comunicazione
I bambini sono bambini. Sono femmine e sono
maschi, con lo stesso diritto a essere rispettati come
persone a tutto tondo.
La comunicazione non deve rappresentare il genere in
categorie fisse, esaltando attributi di virilità e forza,
da un lato, di dolcezza e remissività dall’altro.
La comunicazione non deve presentare
continuamente i bambini e le bambine in attività
convenzionalmente destinate a uomini o a donne,
rafforzando le discriminazioni di genere.
20
22. Una segregazione
Le donne? Ottime per insegnare,
fare le segretarie, le impiegate,
le infermiere. Ma anche le
commesse, le
parrucchiere/estetiste, le
bancarie, le contabili, le
assistenti sociali, le psicologhe,
le addette al marketing.
Le ingegnere? Meglio di no. Le
scienziate? Se non fosse per Rita
Levi Montalcini nemmeno
riusciremmo a immaginarcela,
una ricercatrice.
E dunque le donne sono la
maggioranza degli iscritti alle
facoltà umanistiche, mentre
rappresentano ancora una parte
esigua nelle facoltà scientifiche
e negli indirizzi tecnici.
Nel 1989 Gardner condusse una
ricerca negli Stati Uniti tra
centinaia di studenti delle scuole
superiori, chiedendo loro di
disegnare uno scienziato.
La quasi totalità degli studenti
disegnò un uomo bianco, con
barba e occhiali. 22
23. 23
Modi di dire e frasi idiomatiche discriminano,
anche in situazioni confidenziali e scherzose
Restare zitella Essere uno scapolo
Essere una “vecchia” zitella (d’oro!)
24. Nei mass media:
lo stereotipo in azione
Format fisso: un giornalista e una show girl
Lui fa informazione, lei intrattenimento
All’uomo l’autorevolezza, alla donna la leggerezza; all’uomo la
capacità di dibattere temi seri e importanti, alla donna la
competenza di diete, moda, trucchi e tradimenti.
Esempi: Unomattina, Mattino in famiglia, La vita in diretta, Italia sul due,
Mattino cinque, Domenica cinque, Domenica in, L’arena …
24
25. Ciò che quasi sempre i media ci
rimandano è l’esaltazione di un
modello veicolato da volti e corpi
selezionati per rispondere a criteri
estetici ed ipersessuati: dalla
messa in posa, allo sguardo
seducente, all’enfatizzazione di
dettagli anatomici, fino ai ritocchi
e ai rifacimenti che esaltano la
perfezione formale.
Troppo spesso la pertinenza delle
immagini femminili non ha alcun
nesso col tema in oggetto; la sola
ragione fondante è l’attrattiva
sessuale, piegata alle esigenze
della comunicazione persuasiva (il
sesso fa vendere).
26. Il corpo umano, anche
scoperto, non è volgare,
non è qualcosa di cui
vergognarsi o da
censurare.
Lo è la sua
mercificazione, il modo
in cui esso viene usato.
Sfruttare il corpo di una
donna (o peggio, una
sua parte) e usarlo come
specchietto per le
allodole per vendere è
sempre discutibile.
26
28. In tutto questo non si può tacere di un nuovo tipo di complicità
femminile: molte donne partecipano allo scempio, e
partecipano volentieri.
Quante aspiranti candidate giovani, carine e precarie affidano ai
book fotografici, o peggio alla costruzione di scandali sessuali,
il loro cursus honorum? Quante famiglie le sostengono?
Cause endogene o esogene? Selezione alla rovescia? O intreccio
perverso di narcisismo e di consumismo?
28
30. Donne = bellezza,
anche nello sport
Ecco una serie di titoli ad effetto letti nei giorni delle Olimpiadi di
Sochi sui giornali italiani:
“Anna Fenninger, oro e bellezza sul podio“.
“Julia Mancuso, la bella americana arriva terza nella
supercombinata”.
“Gli occhi di ghiaccio della sexy atleta estone del biathlon”.
“Komissarova cade: la 23enne russa, una delle atlete più
belle delle olimpiadi…”
“Kaetlyn Osmond, la bella del pattinaggio“.
Nella stampa estera, le stesse notizie non riportavano alcun
riferimento alle caratteristiche estetiche delle atlete. 30
31. Un certo genere di sport
Per i quotidiani nazionali l’arrivo dei mondiali è il
pretesto per sfoggiare anacronistiche gallery e servizi
sulle “donne dei calciatori”.
Qualche giorno fa Io Donna, il “femminile” del Corriere
della Sera, ha pubblicato una fotogallery (44 foto)
sulle mogli/fidanzate degli “azzurri” e ha completato
questa ricognizione con una fotogallery dedicata alle
wags delle altre nazionali con questa premessa:
Le mogli, fidanzate e compagne sempre bellissime dei
calciatori delle nazionali di tutto il mondo. Da Irina
Shayk a Shakira, da Coleen Rooney a Melissa Satta.
32. Venti secondi di scemenza
ANSA.it: mondiali-2014-
ecco-il-video-esclusivo-della-
sculettata-di-jennifer-
lopez/
35. A ciascuno/a il suo …
Pubblicità Multicentrum (integratore vitaminico):
Lei vuole un supporto post menopausa, lui una mente sempre
attiva ( lei non ne ha bisogno, è solo una donna ...)
35
42. I precedenti illustri
C’è un principio buono che ha creato l’ordine, la luce e l’uomo, e un principio
cattivo che ha creato il caos, le tenebre e la donna.
Pitagora
L’uomo è per natura superiore, la donna inferiore; il primo comanda, l’altra
ubbidisce, nell’uno v’è il coraggio della deliberazione, nell’altra quello della
subordinazione.
Aristotele
Chi si affida ad una femmina si affida ai ladri.
Esiodo
Alla donna il silenzio reca grazia.
Sofocle
42
43. Una seccatura
Gellio, Notti attiche, I, 6, 1
Si stava leggendo, alla presenza di molte e dotte persone, il
discorso che l’autorevole ed eloquente Metello Numidico
rivolse al popolo durante la sua censura sull’argomento del
prender moglie, esortandolo a contrarre matrimonio.
In tale orazione figurava questo passo:
Se si potesse, o Quiriti, fare a meno della moglie, saremmo tutti
esenti da questa seccatura; ma come la natura ha disposto
che non sia possibile vivere né con loro tranquillamente né
senza di loro in alcun modo, così bisogna provvedere piuttosto
alla perpetua salute che a un effimero piacere.
44. Pilastri di misoginia
L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la
donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma
la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per
l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua
dipendenza.
san Paolo di Tarso, Lettere ai Corinzi
La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna
donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in
atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e
non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese
colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a
condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con
modestia.
san Paolo di Tarso, Lettere a Timoteo
44
45. Antica preghiera del mattino dei maschi ebrei
Che tu sia benedetto, o Dio nostro
Signore, re dell’Universo, per non
avermi fatto nascere gentile.
Che tu sia benedetto, o Dio nostro
Signore, re dell’Universo, per non
avermi fatto nascere schiavo.
Che tu sia benedetto, o Dio nostro
Signore, re dell’Universo, per non
avermi fatto nascere donna.
45
46. La straordinaria influenza di Rousseau
sul XVIII e XIX secolo ha avuto la
conseguenza di fondare l’inferiorità
della donna non più sulla volontà di
Dio, così come accadeva nel
Medioevo, ma sulla costituzione
stessa della natura, che ha sancito le
differenze tra genere maschile e
femminile.
46
Le donne sono al mondo
per piacere e obbedire
agli uomini
Jean-Jacques Rousseau
47. L’illuminato Rousseau
Tutta l'educazione delle donne deve essere in
funzione degli uomini. Piacere e rendersi utili a
loro, farsi amare ed onorare, allevarli da piccoli,
averne cura da grandi, consigliarli, consolarli,
rendere loro la vita piacevole e dolce: ecco i
doveri delle donne in ogni età della vita e questo
si deve loro insegnare fin dall'infanzia (…) L'uomo
deve essere attivo e forte, l'altra passiva e debole.
E' necessario che l'uno voglia e possa, è sufficiente
che l'altra offra poca resistenza.
48. Così «autorevolmente» parlavano
cent’anni fa
La donna è un uomo arretrato nel suo sviluppo. E’ tanto infantile
mentalmente quanto lo è fisicamente: le manca la barba, è
microcefala, stupida e pigra. Sa disporre i fiori, s’intende di cucina,
ma i grandi cuochi e i grandi maestri dell’arte sono uomini. (Teorie
«scientifiche» di Lombroso e Ferrero)
Il cinese è preistorico, la donna extra storica; l’uno è escluso dalla storia
a causa della tradizione, l’altra del sesso (Lezioni di Storia di Giovanni
Bovio)
La donna, pena grossi guai, non deve essere distolta dalla sua naturale
missione, ossia quella di allevare figli (Rivista di Filosofia Scientifica)
La donna è inferiore all’uomo perché il suo cervello pesa cento grammi
in meno di quello dell’uomo (Prof. Mingazzini - Giornale d’Italia del
7/11/1911)
48
50. Gli aforismi
(brevi frasi che condensano princìpi di senso comune)
“C’è un principio buono che ha creato l’ordine, la luce e l’uomo, e un principio
cattivo che ha creato il caos, le tenebre e la donna” (Pitagora)
“La donna è un male necessario” (Aulo Gellio)
“ La donna è la porta dell’inferno“ (Tertulliano)
“Oggetto necessario, la donna, per preservare la specie” (Tommaso d’Aquino)
“Una donna deve a suo marito la deferenza che un suddito deve al suo principe”
(Shakespeare)
“L’uomo deve essere addestrato alla guerra, la donna al riposo del guerriero”
(Nietzsche)
“Le donne sono nate per badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le
corna” (Mussolini)
“Le donne hanno sempre bisogno di un tutore: perciò in nessun caso dovrebbero
ottenere la tutela dei figli” (Schopenhauer)
“ La donna non è niente più che alcune parole scritte da un ragazzino in un cesso
pubblico “ (Bukowski)
50
51. I proverbi
• Abbi donna di te minore, se vuoi essere signore.
• Chi dice donna dice danno.
• Donne e oche tienine poche.
• Donne, asini e noci voglion le mani atroci.
• La donna ha più capricci che ricci.
• Donna che sa il latino è rara cosa, ma guardati dal prenderla in sposa.
• Chi donne pratica, giudizio perde.
• Le donne hanno lunghi i capelli e corto il cervello.
• Chi vuol vivere e star sano, dalle donne stia lontano.
• Mentre le belle si guardano, le brutte si sposano.
• Le donne sono sante in chiesa, angeli in strada, diavole in casa, civette alla finestra e gazze
alla porta.
• Le donne sono una certa mercanzia da non le tener troppo in casa.
• Tempo, vento, signor, donna, fortuna, voltano e tornan come fa la luna.
• Se le donne fosser d’oro, non varrebbero un quattrino.
• Cu' asini caccia e fimmini cridi, faccia di paradisu nun ni vidi.
• Buono o cattivo che sia, al cavallo si dà di sprone. Buona o cattiva che sia, alla moglie si dà
con il bastone.
• .................................................................
51
52. Nella tradizione popolare …
• Picchia tua moglie ogni sera: tu
non sai perché lo fai, ma lei lo sa.
• Buono o cattivo che sia, al cavallo
si dà di sprone. Buona o cattiva
che sia, alla moglie si dà di
bastone.
• La donna è come la chitarra. Prima
la si suona e poi la si appende al
chiodo.
53. Che strano: le donne hanno poca autostima
“Signora maestra, come si forma il femminile?”
“Partendo dal maschile: alla ‘o’ finale si sostituisce
semplicemente una 'a'”
“Signora maestra, e il maschile come si forma?”
“Il maschile non si forma, esiste”
Le bambine e le donne nella propria vita dovranno
spesso fare i conti non solo con gli eventuali vincoli
sociali opposti alla propria piena realizzazione e
autodeterminazione, ma anche e soprattutto con le
proprie schiavitù interiori, indotte dalla fragilità dei
sentimenti di autostima e di stima per le donne in
generale, interiorizzata attraverso le rappresentazioni
depositate nella lingua.
Questa svalorizzazione costituisce il primo gradino verso
la strutturazione psichica della dipendenza dagli
uomini.
53
55. Il discorso pubblico prende forma
Solo da pochi decenni abbiamo parole per descrivere questa forma di
relazione che è la violenza di un individuo su un altro di genere sessuale
diverso.
Scostato (strappato) il velo della normalità da quello che per secoli è stato
considerato naturale nella relazione tra i sessi, si cominciano a
evidenziare e contare le uccisioni che prima rimanevano sullo sfondo
della cronaca, quelle di donne da parte di uomini familiari e conoscenti.
Prende forma un discorso pubblico intorno al “fenomeno” della violenza
maschile sulle donne; emerge la sua portata.
Solo individuando le cause profonde, psicologiche e culturali, della
disuguaglianza di genere è possibile affrontare adeguatamente la
questione della violenza sulle donne che fortunatamente trova sempre
più spazio nel dibattito pubblico.
55
56. Il passaggio che stiamo attraversando è epocale: fino a pochi anni fa
agli uomini non veniva richiesta alcuna capacità di gestione della
relazione: un uomo sceglieva una donna, si sposava, poteva avere
altre relazioni durante il matrimonio, poteva gestire il proprio
piacere sessuale senza preoccuparsi di quello della compagna,
poteva determinare la propria vita a piacimento perché la coppia
era formata da un soggetto forte e uno debole.
In pochi anni siamo passati da una società patriarcale che non
prevedeva che pochi diritti per le donne, ad un nuovo assetto
sociale dove le donne possono scegliere.
Scegliere di stare in coppia o anche no. Scegliere di avere un’altra
relazione, scegliere di non subire un marito violento. E ciò che le
donne hanno dovuto agire da secoli, cioè la gestione delle relazioni
che prevede anche sapere accettare le decisioni dell’altro da sé,
diventa azione difficile o impossibile per alcuni uomini delle ultime
generazioni che si trovano a dovere sviluppare capacità relazionali e
di comprensione che non sempre possiedono o non comunque in
misura adeguata.
57. 57
Femminicidio
E’una recente categoria di analisi socio-criminologica delle violenze
perpetrate nei confronti delle donne entro un rapporto di coppia.
E’ un neologismo per indicare ogni forma di violenza posta in essere contro la
donna in quanto donna.
La lingua si forma parlando.
Inventare nuove parole serve: finché non hanno un
nome, le cose sono invisibili
Dare un nome a un problema è essenziale sia per far sorgere consapevolezza
della sua esistenza, sia per agire.
Iniziare a chiamare gli omicidi misogini con il termine femminicidio serve a
rimuovere la generalizzazione che deriva dall’uso di parole quali “omicidio”
e “uccisione” e comprendere invece i fattori di rischio specifici, la loro
diffusione, le modalità per effettuare le indagini.
57
58. Una sottocultura che addossa alla donna un concorso
di colpa
nella perdita dell’autocontrollo maschile
Quante volte abbiamo sentito dire
"guarda quella come va in giro, poi si
lamenta se la stuprano"?
Quante volte abbiamo sentito dire "se
l'è cercata"?
Quanti commenti odiosi siamo
costrette ad ascoltare davanti ad
ogni gonna corta, ad ogni maglietta
scollata, ad ogni donna che rivendica
il suo diritto di vivere la propria vita e
la propria sessualità come meglio
crede?
59. Retoriche e leggende
“L'uomo è cacciatore”: meccanismi linguistici e retorici come questo
sono la manifestazione della presenza culturale di un numero
enorme di pregiudizi e luoghi comuni sui ruoli sociali di ciascun
genere.
Sono come la parte emersa di un iceberg di sessismi.
Che l’uomo non possa stare per un certo tempo senza fare sesso, altrimenti sta
male, è una leggenda sessista.
Che la donna dica no per dire sì è una leggenda sessista.
Che esistano luoghi nei quali la sola presenza indica la propria disponibilità
sessuale incondizionata, è una leggenda sessista.
Che una donna debba sempre gradire un complimento sul suo aspetto fisico,
altrimenti ha qualcosa che non va, è una leggenda sessista.
60. Stereotipi sulla violenza di genere (1)
Sulle donne …
• “Va in giro vestita in un modo tale che se l’è cercata!”
• “Se lui la picchia ci sarà un motivo, no?”
• “Vedrai che se lei proprio non voleva, non sarebbe
successo”
• “Si è ricordata di andare dalla polizia troppo tardi, di
sicuro non è vero”
61. Stereotipi sulla violenza di genere (2)
Sugli uomini …
• “Un uomo di fronte a una donna provocante non può
resistere all’istinto”
• “Gli stupratori sono uomini stranieri oppure
tossicodipendenti”
• “Le ha fatto violenza perché è malato, un uomo normale
non farebbe una cosa così”
• “Gli uomini sono fatti così, la violenza e la forza sono una
loro caratteristica, anche se ogni tanto si lasciano andare”
62. Stereotipi sulla violenza di genere (3)
Sui luoghi …
• “Le violenze avvengono in strada o in luoghi bui e isolati”
• “Casa mia è il luogo più sicuro del mondo, non mi può
succedere niente”
• “Sono cose che ti possono succedere con gli estranei, non
con le persone che conosci”
63. Non esiste nessun mostro,
nessun animale, nessuna
follia.
Questi termini solo utilizzati
come espedienti per
allontanare la violenza dalla
realtà, dalla nostra vita, dalla
nostra quotidianità, dalla
nostra "normalità".
Così facendo ci si esime
dall'indagare la matrice socio-culturale
che sta dietro alla
violenza, dal dare il loro nome
alle cose, dal riconoscerne la
trasversalità.
Si neutralizza la responsabilità
collettiva
sono 6 milioni 743.000 le
donne italiane tra i 16 e i 70
anni che hanno subìto
almeno una violenza fisica o
sessuale nel corso della vita
3 milioni 961.000 donne
sono state vittime di
violenze fisiche (pugni,
schiaffi ecc.)
5 milioni (il 23,7%) hanno
subìto violenze sessuali
le vittime e i loro aggressori
appartengono a tutte le
classi e a tutti i ceti
64. I titoli
L’uso appropriato dei titoli è il grado zero: dopo
bisognerebbe per esempio scrivere dalla parte della
donna (non ‘Tizio uccide la ex moglie” ma “Donna
uccisa dall’ex marito”), perché anche la prospettiva è
importante e quasi sempre nei resoconti sono gli
assassini ad essere protagonisti.
Bisognerebbe insegnare a usare un lessico appropriato
agli eventi: il Corriere parla di “liti continue della
coppia”, quando la coppia non c’era più e parlare di ‘liti’
fa intendere una corresponsabilità, mentre data la
conclusione (“il peggio”), più che di “liti” si doveva
parlare di “minacce”, magari “persecuzioni”.
65. Vittoria, giugno 2013
Un bidello uccide un’insegnante.
Si scrive che l'assassino era "ferito" dall'"indifferenza" e
"freddezza" dell'insegnante, quasi la colpa fosse di
quest'ultima.
65
66. Il Messaggero, 17 giugno 2014
A pochi chilometri di distanza hanno ucciso senza pietà degli
innocenti. Ecco i loro volti normali, ma con un’ombra
mostruosa.
Ma che cosa sta dicendo? Dov’è l’ombra?
In che cosa consiste la “normalità”?
In questo modo si asseconda un senso comune
profondamente distorto.
67. Giustificazioni?
Viviamo in un mondo in cui è normale addurre le più futili
motivazioni quando le vittime sono di sesso femminile:
• “Non mi ha lavato la tuta da calcetto“
• “Ascoltava ogni giorno le trasmissioni di Radio Maria“
• “Il bambino piccolo non mi faceva dormire“
• “Avevo i piedi freddi“
• “Aveva preparato una cena vegetariana“
Possiamo decidere che le donne “se lo meritano”, e farci una
risata, oppure possiamo decidere che lo stato attuale delle
cose non è divertente, e metterci in moto per cambiarle.
73. Le lingue
Le lingue, che sono strutture complesse i cui meccanismi sono
ancora per molti aspetti poco noti anche a chi li studia, sono
acquisite in modo naturale e inconscio attraverso l’esposizione
ai dati dell’ambiente, quindi attraverso l’interazione
personale.
Insieme all’acquisizione delle strutture grammaticali e dei
significati, ci vengono trasmesse anche le modalità di
interazione sociale, come comportamenti e contenuti
culturali, che sono molto difficili da mettere in discussione
perché non sono appresi razionalmente e vengono percepiti
come ovvi, naturali, imprescindibili.
73
74. Premessa: la lingua
rappresenta o costruisce?
L’ipotesi generale è che la lingua non solo manifesti, ma anche
condizioni il nostro modo di pensare: essa incorpora una visione del
mondo e ce la impone. Nella lingua, dunque, la posta in gioco è
l’interpretazione del mondo che mette in gioco il senso.
Le categorie fondamentali in base alle quali la nostra lingua prende
forma sono ideologicamente condizionate.
Scriveva il famoso linguista Giulio Lepschy nel 1989:
Mentre gli uomini sentono che la lingua manifesta nello stesso tempo
sia la loro condizione di esseri umani sia la loro condizione di maschi,
le donne trovano che la stessa lingua non corrisponde ugualmente
alla loro condizione specifica di donne e che perciò è inficiata anche la
sua presunta universalità umana.
75. La funzione modellizzante della lingua
La lingua modifica le mentalità o occorre modificare prima le
mentalità per ottenere le adeguate trasformazioni linguistiche?
E’ un falso problema: i due fenomeni sono intrecciati, qualora si
consideri la lingua non solo come strumento di informazione e
comunicazione, ma come uno dei più importanti sistemi
simbolici a nostra disposizione, che costituisce uno degli
strumenti privilegiati per la costruzione della soggettività
individuale e collettiva e in primo luogo dell'identità di genere.
La lingua non ha solo la funzione di rispecchiare i valori, ma anche
quella di concorrere a determinarli, organizzando le nostre
menti.
Ogni lingua storico-naturale reca in sé la sedimentazione di tutti i
significati individuali e collettivi attribuiti alle parole nel corso
del tempo, ma è anche un deposito di tutti gli elementi: giudizi
di valore, fantasie, emozioni, affetti, paure, desideri, speranze,
idee e comportamenti, cui veniamo socializzati fin dalla nascita.
75
76. 76
genere grammaticale
la superiorità del maschile
nella struttura della lingua
genere sociale
corrisponde alla superiorità
maschile nella società
LINGUAGGIO SESSUATO
ALL’ORIGINE DELLE DIFFERENZE NEL LINGUAGGIO NON CI SONO MOTIVI DI
ORDINE LINGUISTICO, MA MOTIVAZIONI SOCIALI
IL LINGUAGGIO CONTRIBUISCE A CREARE e REIFICARE LE
REALTÀ, ANCHE LE REALTÀ DEI GENERI
77. Il maschile «neutro»
Il problema non sono le differenze, ma le valenze che esse
esprimono: o nozioni stereotipate, diminutive, riduttive e
restrittive della immagine della donna, o il reiterato e pervasivo
concetto base della centralità e universalità dell’uomo e della
marginalità e parzialità della donna.
La falsa «neutralità» del maschile, che spaccia per umano ciò che
è solo dell’«uomo» (marcato) è emblematica di tutta la cultura.
Essa finisce per oscurare o marginalizzare l’identità dei soggetti
femminili. La lingua, infatti, lungi dall’essere neutrale, influenza
significativamente i sistemi simbolici dei e delle parlanti.
E’ sempre più evidente il contrasto tra l’ascesa sociale delle
donne e le rigidità di una lingua costruita da e per i maschi.
77
81. Anche nel web
Se digiti su Google
“giornalisti”: appaiono i siti dell’Ordine e della
Federazione
“giornaliste”: cercansi giornaliste sexy per
pornotv; le giornaliste più sexy della tv
81
82. Paradossi quotidiani
• RaiTre ha un nuovo direttore (Bianca Berlinguer)
• Il marito dell’assessore sarà presidente
• Il sindaco di Cosenza ha partorito una bambina
• Il ministro indossava un tailleur rosa
• Il segretario di Stato (Hillary Clinton) ha accolto la
notizia con animo virile
• Il primo ministro indiano (Indira Gandhi) è stato
assassinato
82
84. 84
Ondeggiamenti - Ricerche da internet
• Carabiniera (28.600), donna carabiniere (372), carabiniere
donna (288), carabiniere in gonnella (31), carabiniere in rosa
(1)
• Poliziotta (162.000), donna poliziotto (6.830), poliziotto donna
(500), poliziotto in gonnella (142), poliziotto al femminile (1)
• Avvocato Giulia Bongiorno (4.640), avvocata Giulia Bongiorno
(133), avvocatessa Giulia Bongiorno (93)
• Il ministro Carfagna (352.000), la ministra Carfagna (17.600),
la ministressa Carfagna (83)
86. 86
La nozione di sessismo linguistico è abbastanza recente: se
la lotta per l’emancipazione femminile ha una storia
secolare, solo nella seconda metà del ‘900 è sorto un
dibattito sulle implicazioni linguistiche della
differenziazione storica dei ruoli tra maschio e femmina.
Presa coscienza dell’invisibilità linguistica delle donne,si è
avviato un processo di valorizzazione di una lingua non
discriminatoria e sessuata.
87. È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio
87
Stereotipi palesi:
Donna al volante, pericolo costante
Chi dice donna dice danno
Donne e motori, gioie e dolori
Il silenzio è il miglior ornamento delle donne
La donna è mobile qual piuma al vento
Stereotipi nascosti:
I diritti dell’uomo
La paternità di un’opera d’arte
Il signore e la signora Rossi
La governante; il governante
(Albert Einstein)
… tuttavia, vogliamo provarci
88. Se oggi rivolgere commenti come i riferimenti al colore della
pelle in termini volgari crea finalmente scalpore rispetto a
decenni fa, lo stesso non si può dire per gli epiteti sessisti.
“Che bella gnocca” non fa scandalo, “negro” sì. La stessa cosa
per le differenze di classe. Non si dice più “serva” per la
collaboratrice domestica, ma pare normale dire “è passato un
bel culo”.
Se alla lingua viene riconosciuto un ruolo fondamentale nella
costruzione sociale della realtà, questo vale anche per
l’identità di genere: è perciò necessario che non privilegi più,
come fa da secoli, il maschile, né continui a tramandare
pregiudizi negativi nei confronti delle donne, ma diventi
rispettosa di entrambi i generi.
Il problema non è la difesa di una morale, ma il significato
sociale di un’immagine dei rapporti uomo-donna in cui il
secondo dei termini si costruisca a partire dall’immaginario
del primo.
88
89. Anche gli insulti costruiscono
l’immaginario
Le invettive indirizzate ai maschi si
basano prevalentemente sulla
stupidità, sull’inefficienza, sulla
disonestà, sul crimine, sulla
cattiveria, sulla vecchiaia. O sulle
donne della sua famiglia. Quelle
che riguardano la bruttezza sono
pochissime.
Quelle che riguardano invece le
donne si riferiscono praticamente
tutte all’aspetto fisico e/o al sesso.
È un elenco che, nella sua ossessiva
insistenza, fa impressione.
Perché “figlio di buona donna” e non
“figlio di buon uomo”?
Perché “figlio di puttana” e non
“figlio di evasore fiscale”?
Perché “puttana Eva”, se nell’Eden
c’era solo Adamo?
Non servono scuse come “l’ho detto
per scherzo” o “volevo dire che”:
c’è sicuramente un altro modo di
dire le cose.
Dietro ogni insulto si può leggere un
pezzo di storia della società che lo
produce.
89
90. 90
Un cortigiano: un uomo che vive a corte
Una cortigiana: una donnaccia
Un professionista: un uomo che conosce bene la sua
professione
Una professionista: una donnaccia
Un uomo pubblico: un uomo famoso
Una donna pubblica: una donnaccia
Un uomo di strada: un uomo duro
Una donna di strada: una donnaccia
Un uomo facile: un uomo col quale è facile vivere
Una donna facile: una donnaccia
Un intrattenitore: un uomo socievole
Un’intrattenitrice: una donnaccia
Un uomo molto disponibile: un uomo gentile
Una donna molto disponibile: una donnaccia
91. Traduzione?
Il libro di Caitlin Moran, How to be a
woman, è stato tradotto in italiano
“Ci vogliono le palle ad essere una
donna”.
L’editore spera così di vendere di più, e
naturalmente difende la propria
scelta con la scusa dell’ironia.
Per il commercio il linguaggio sessista è
pur sempre un valido alleato.
91
92. AA.VV. (De Mauro, Tullio): Come parlano gli italiani. Firenze (La Nuova Italia), 1994
AA. VV. (Sobrero, Alberto A.) Introduzione all’italiano contemporaneo, Le strutture, Roma- Bari (Laterza),
1993
Berruto, Giuseppe: La sociolinguistica dell’italiano contemporaneo. Roma (La Nuova Italia Scientifica),
1992
Chiti, Eleonora, Parlare e scrivere senza cancellare uno dei due sessi . In: Educare ad essere donne e
uomini: Intreccio tra teoria e pratica, Torino (Rosenberg e Sellier), 1998
Cortelazzo, Michele A.: Italiano d’oggi. Padova (Esedra editrice s.r.l.), 2000
D’Achille, Paolo: L’italiano contemporaneo. Bologna (il Mulino), 2003
Della Valle, Valeria/ Patota, Giuseppe: Il Salvalingua. Il manuale più aggiornato per risolvere tutti i dubbi
dell’italiano parlato e scritto. Milano (Sperling Paperback), 1995
Marcato G. (a cura di), Donna e linguaggio, Padova (CLEUP), 1995
Perrotta Rabissi, A. e Perucci, M.B., Linguaggiodonna . Primo Thesaurus di Genere in lingua Italiana,
Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, Milano, 1991
Priulla G., Parole tossiche, Settenove, 2014
Robustelli, Cecilia, Il genere femminile nell’Italiano di oggi: la norma e l’uso, Commissione Europea, 2007
Sapegno, Maria Teresa, Che genere di lingua? Sessismo e potere discriminatorio delle parole, Roma
(Carocci), 2010
Serravalle, Ethel (a cura di), Saperi e libertà, Progetto Polite (Associazione Italiana Editori), Milano, 2000
92
Bibliografia
93. Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana
(Alma Sabatini, Commissione nazionale per la parità e le PO tra uomo e donna,
1987)
http://www.innovazionepa.it/dipartimento/documentazione/document
azione_pari_opportunita.htm
93
• La società cambia, è necessario cambiare l’atteggiamento
• Le scelte linguistiche coerentemente devono veicolare questo cambiamento
• È necessario avere la consapevolezza che la lingua è stata androcentrica
• Proposte
94. Orientamenti europei
Parlamento Europeo: Vademecum per evitare un uso
sessista delle lingue (2009)
Commissione Europea per i diritti della donna e
l’uguaglianza di genere (2008): Risoluzione
“ Sull’impatto del Marketing e della pubblicità sulla
parità tra donne e uomini”
Commissione Europea (2006)” Una tabella di marcia
per la parità tra donne e uomini”