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La forza inerte degli 
stereotipi
Non sono sinonimi 
Differenza 
mancanza di identità, di 
somiglianza o di 
corrispondenza fra 
persone o cose che sono 
diverse tra loro per natura 
o per qualità e caratteri. 
Disuguaglianza 
relazione nella quale si 
afferma che uno è più o 
meno importante di un 
altro, o che una grandezza 
è maggiore o minore di 
un’altra della stessa 
classe. 
2
3 
Le differenze di genere sono un prodotto culturale 
e bisogna distinguere fra 
Sesso (biologico) Genere (sociale) 
è definito alla nascita 
dai cromosomi 
del bambino 
attraverso il contatto con gli agenti sociali 
si interiorizzano precocemente le norme e 
le aspettative sociali corrispondenti al 
proprio sesso 
Nel processo di apprendimento del proprio genere, i bambini e 
le bambine sono guidati da sanzioni positive o negative, che 
agiscono per ricompensare o reprimere determinati 
comportamenti..
Sessismo = discriminazione, svalutazione, 
ridicolizzazione, mercificazione di genere. 
C’è un sessismo ostile, basato sulla credenza che sia 
giusto che gli uomini abbiano più potere delle donne e 
sul timore che le donne possano usurpare il loro posto; 
e c’è un sessismo benevolo, basato sulla credenza che 
gli uomini abbiano il compito di proteggere le donne e 
debbano limitarne la libertà con la scusa di provvedere 
al loro benessere (quest’ultimo tipo è spesso accettato 
dalle donne stesse, che anzi ne sono lusingate). 
Le credenze ostili sono spesso rivolte a donne che 
mettono in discussione la superiorità maschile, quelle 
benevole a donne che occupano invece ruoli 
tradizionali di genere. 
4
Dietro gli aspetti più evidenti del potere, 
sia privato che pubblico, ce ne sono altri 
invisibili, che passano attraverso 
l’educazione, la scuola, i saperi, la 
comunicazione, il linguaggio, la 
conoscenza che abbiamo di noi stessi e 
del mondo. In altre parole siamo di 
fronte a una forma di dominio che è 
inscritta in tutto l’ordine sociale e opera 
nell’oscurità dei corpi: cioè attraverso 
l’immaginario, i sentimenti, le emozioni, 
gli habitus mentali di uomini e donne. 
5
La conoscenza tacita 
Gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui 
pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione, 
rappresentano in realtà gli elementi cruciali della nostra 
esistenza. 
Sono le conoscenze implicite di un determinato ambiente 
sociale e culturale. 
Molte di queste conoscenze sono tacite e la loro 
assimilazione comportamentale è data dall’uso quotidiano 
che l’individuo e gli altri nel suo ambiente ne fanno. 
Ai mass media compete oggi la maggior responsabilità nella 
costruzione del 
senso comune. 
Sono la sua qualità “spontanea”, la sua trasparenza, la sua 
“naturalità”, a renderlo importante. 
6
Stereotipi 
Il termine è tratto dal mestiere del tipografo (sono le lastre che si 
imprimono sulla carta). 
Una forma predefinita viene impressa nella memoria, nel pensiero, 
nella cultura, nelle relazioni, persino nelle leggi. Una forma 
semplificata con la quale si descrive una realtà complessa. 
Quando tale semplificazione è applicata alla realtà umana ed in 
particolare ai rapporti fra i generi, è la pretesa di descrivere non solo 
la complessità, ma anche la molteplicità e differenza del maschile e 
del femminile, fissandola in modelli rigidi, in luoghi comuni. 
Reiterati nel tempo, portano a ritenere “normale” ciò che 
suggeriscono. 
Sono veicoli di senso comune, ma non sempre sono innocui perché 
valgono come motivi di esclusione/inclusione all’interno di un 
gruppo. 
Difficilmente la comunicazione che veicolano è all'insegna del 
cambiamento. 
7
Gli stereotipi transitano attraverso le 
generalizzazioni 
8
STEREOTIPO 
REALTÀ 
Donnee Uomini Donne Uomini 
Poco Più Meno Più 
Gli uomini sono più aggressivi delle donne? 
9
Gli stereotipi producono pregiudizi 
Giudizio anticipato rispetto alla 
valutazione dei fatti. 
Atteggiamento sfavorevole od 
ostile che presenta caratteri di 
superficialità, indebita 
generalizzazione e rigidità, 
implicando un rifiuto di mettere 
in dubbio la fondatezza 
dell’atteggiamento stesso e la 
persistenza a verificarne la 
consistenza e la coerenza. 
10
Gli stereotipi vengono trasmessi e accolti spesso in modo 
inconsapevole: è quindi importante capire come funziona il 
meccanismo di trasmissione e renderlo visibile, per poter 
cambiare i contenuti dei messaggi. 
11
Stereotipi di genere 
Gli stereotipi di genere sono una sottoclasse degli stereotipi, e sono 
tra i più diffusi nella società. 
Quando si associa, senza riflettere, una categoria o un 
comportamento a un genere, si ragiona utilizzando questo tipo di 
stereotipi. 
Gli esempi sembrerebbero banali, ma non è così, perché gli stereotipi 
non solo condizionano le idee di gruppi di individui, ma hanno 
anche conseguenze sul modo di agire e sulla società. Non è un caso 
se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un 
uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’insegnante di 
scuola materna è una donna. Associazioni che nella nostra mente 
scattano automatiche e che quindi sono molto difficili da estirpare 
o cambiare. 
12
13
Alcuni esempi 
• Le donne sono emotive, gli uomini sono razionali 
• I bambini sono aggressivi, le bambine sono tranquille 
• Le donne sono brave in cucina, gli uomini nei lavori di 
manutenzione 
• Le donne amano l’arte e la letteratura, gli uomini la 
matematica e le scienze 
• L’amore è un’aspirazione femminile, la carriera 
un’aspirazione maschile 
14
15 
Se ti metti a piangere sei proprio una 
femminuccia
Mia figlia è un maschiaccio, gioca solo con macchine e 
costruzioni! 
16
Monocolore 
17
Rosa è rosa è rosa è rosa. Che male c’è? Il rosa è il 
simbolo del femminile. Ma non è che un simbolo e non 
conta. 
Balle, i simboli contano sempre. Anzi: senza agire sui 
medesimi tutto fugge via. Rosa, dunque, è ancora oggi, 
anno 2014, il mondo delle donne (quote rosa, governo 
rosa) e delle bambine. Rosa la loro Playstation, i loro 
telefonini, le copertine dei loro magazine, i capelli delle 
ninja dei cartoni animati, rosa i blog delle dodicenni, 
rosa la letteratura usa e getta della sorelle appena più 
grandi.
CARTA DI TREVISO 
Per il rispetto delle bambine e dei bambini 
nella comunicazione 
I bambini sono bambini. Sono femmine e sono 
maschi, con lo stesso diritto a essere rispettati come 
persone a tutto tondo. 
La comunicazione non deve rappresentare il genere in 
categorie fisse, esaltando attributi di virilità e forza, 
da un lato, di dolcezza e remissività dall’altro. 
La comunicazione non deve presentare 
continuamente i bambini e le bambine in attività 
convenzionalmente destinate a uomini o a donne, 
rafforzando le discriminazioni di genere. 
20
21
Una segregazione 
Le donne? Ottime per insegnare, 
fare le segretarie, le impiegate, 
le infermiere. Ma anche le 
commesse, le 
parrucchiere/estetiste, le 
bancarie, le contabili, le 
assistenti sociali, le psicologhe, 
le addette al marketing. 
Le ingegnere? Meglio di no. Le 
scienziate? Se non fosse per Rita 
Levi Montalcini nemmeno 
riusciremmo a immaginarcela, 
una ricercatrice. 
E dunque le donne sono la 
maggioranza degli iscritti alle 
facoltà umanistiche, mentre 
rappresentano ancora una parte 
esigua nelle facoltà scientifiche 
e negli indirizzi tecnici. 
Nel 1989 Gardner condusse una 
ricerca negli Stati Uniti tra 
centinaia di studenti delle scuole 
superiori, chiedendo loro di 
disegnare uno scienziato. 
La quasi totalità degli studenti 
disegnò un uomo bianco, con 
barba e occhiali. 22
23 
Modi di dire e frasi idiomatiche discriminano, 
anche in situazioni confidenziali e scherzose 
Restare zitella Essere uno scapolo 
Essere una “vecchia” zitella (d’oro!)
Nei mass media: 
lo stereotipo in azione 
Format fisso: un giornalista e una show girl 
Lui fa informazione, lei intrattenimento 
All’uomo l’autorevolezza, alla donna la leggerezza; all’uomo la 
capacità di dibattere temi seri e importanti, alla donna la 
competenza di diete, moda, trucchi e tradimenti. 
Esempi: Unomattina, Mattino in famiglia, La vita in diretta, Italia sul due, 
Mattino cinque, Domenica cinque, Domenica in, L’arena … 
24
Ciò che quasi sempre i media ci 
rimandano è l’esaltazione di un 
modello veicolato da volti e corpi 
selezionati per rispondere a criteri 
estetici ed ipersessuati: dalla 
messa in posa, allo sguardo 
seducente, all’enfatizzazione di 
dettagli anatomici, fino ai ritocchi 
e ai rifacimenti che esaltano la 
perfezione formale. 
Troppo spesso la pertinenza delle 
immagini femminili non ha alcun 
nesso col tema in oggetto; la sola 
ragione fondante è l’attrattiva 
sessuale, piegata alle esigenze 
della comunicazione persuasiva (il 
sesso fa vendere).
Il corpo umano, anche 
scoperto, non è volgare, 
non è qualcosa di cui 
vergognarsi o da 
censurare. 
Lo è la sua 
mercificazione, il modo 
in cui esso viene usato. 
Sfruttare il corpo di una 
donna (o peggio, una 
sua parte) e usarlo come 
specchietto per le 
allodole per vendere è 
sempre discutibile. 
26
Maschi vestiti, donne svestite: 
perché pare normale 
anche a molte donne? 
27
In tutto questo non si può tacere di un nuovo tipo di complicità 
femminile: molte donne partecipano allo scempio, e 
partecipano volentieri. 
Quante aspiranti candidate giovani, carine e precarie affidano ai 
book fotografici, o peggio alla costruzione di scandali sessuali, 
il loro cursus honorum? Quante famiglie le sostengono? 
Cause endogene o esogene? Selezione alla rovescia? O intreccio 
perverso di narcisismo e di consumismo? 
28
29
Donne = bellezza, 
anche nello sport 
Ecco una serie di titoli ad effetto letti nei giorni delle Olimpiadi di 
Sochi sui giornali italiani: 
 “Anna Fenninger, oro e bellezza sul podio“. 
 “Julia Mancuso, la bella americana arriva terza nella 
supercombinata”. 
 “Gli occhi di ghiaccio della sexy atleta estone del biathlon”. 
 “Komissarova cade: la 23enne russa, una delle atlete più 
belle delle olimpiadi…” 
 “Kaetlyn Osmond, la bella del pattinaggio“. 
Nella stampa estera, le stesse notizie non riportavano alcun 
riferimento alle caratteristiche estetiche delle atlete. 30
Un certo genere di sport 
Per i quotidiani nazionali l’arrivo dei mondiali è il 
pretesto per sfoggiare anacronistiche gallery e servizi 
sulle “donne dei calciatori”. 
Qualche giorno fa Io Donna, il “femminile” del Corriere 
della Sera, ha pubblicato una fotogallery (44 foto) 
sulle mogli/fidanzate degli “azzurri” e ha completato 
questa ricognizione con una fotogallery dedicata alle 
wags delle altre nazionali con questa premessa: 
Le mogli, fidanzate e compagne sempre bellissime dei 
calciatori delle nazionali di tutto il mondo. Da Irina 
Shayk a Shakira, da Coleen Rooney a Melissa Satta.
Venti secondi di scemenza 
ANSA.it: mondiali-2014- 
ecco-il-video-esclusivo-della- 
sculettata-di-jennifer- 
lopez/
Titoli di giornale su donne importanti 
33
A ciascuno/a il suo … 
Pubblicità Multicentrum (integratore vitaminico): 
Lei vuole un supporto post menopausa, lui una mente sempre 
attiva ( lei non ne ha bisogno, è solo una donna ...) 
35
Il volto è superfluo 
36
La divisione del lavoro
Doppi sensi abusati
Questa sì, che è 
informazione politica
E questo è uno scoop di gran classe
C’è una storia
I precedenti illustri 
C’è un principio buono che ha creato l’ordine, la luce e l’uomo, e un principio 
cattivo che ha creato il caos, le tenebre e la donna. 
Pitagora 
L’uomo è per natura superiore, la donna inferiore; il primo comanda, l’altra 
ubbidisce, nell’uno v’è il coraggio della deliberazione, nell’altra quello della 
subordinazione. 
Aristotele 
Chi si affida ad una femmina si affida ai ladri. 
Esiodo 
Alla donna il silenzio reca grazia. 
Sofocle 
42
Una seccatura 
Gellio, Notti attiche, I, 6, 1 
Si stava leggendo, alla presenza di molte e dotte persone, il 
discorso che l’autorevole ed eloquente Metello Numidico 
rivolse al popolo durante la sua censura sull’argomento del 
prender moglie, esortandolo a contrarre matrimonio. 
In tale orazione figurava questo passo: 
Se si potesse, o Quiriti, fare a meno della moglie, saremmo tutti 
esenti da questa seccatura; ma come la natura ha disposto 
che non sia possibile vivere né con loro tranquillamente né 
senza di loro in alcun modo, così bisogna provvedere piuttosto 
alla perpetua salute che a un effimero piacere.
Pilastri di misoginia 
L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la 
donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma 
la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per 
l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua 
dipendenza. 
san Paolo di Tarso, Lettere ai Corinzi 
La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna 
donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in 
atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e 
non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese 
colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a 
condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con 
modestia. 
san Paolo di Tarso, Lettere a Timoteo 
44
Antica preghiera del mattino dei maschi ebrei 
Che tu sia benedetto, o Dio nostro 
Signore, re dell’Universo, per non 
avermi fatto nascere gentile. 
Che tu sia benedetto, o Dio nostro 
Signore, re dell’Universo, per non 
avermi fatto nascere schiavo. 
Che tu sia benedetto, o Dio nostro 
Signore, re dell’Universo, per non 
avermi fatto nascere donna. 
45
La straordinaria influenza di Rousseau 
sul XVIII e XIX secolo ha avuto la 
conseguenza di fondare l’inferiorità 
della donna non più sulla volontà di 
Dio, così come accadeva nel 
Medioevo, ma sulla costituzione 
stessa della natura, che ha sancito le 
differenze tra genere maschile e 
femminile. 
46 
Le donne sono al mondo 
per piacere e obbedire 
agli uomini 
Jean-Jacques Rousseau
L’illuminato Rousseau 
Tutta l'educazione delle donne deve essere in 
funzione degli uomini. Piacere e rendersi utili a 
loro, farsi amare ed onorare, allevarli da piccoli, 
averne cura da grandi, consigliarli, consolarli, 
rendere loro la vita piacevole e dolce: ecco i 
doveri delle donne in ogni età della vita e questo 
si deve loro insegnare fin dall'infanzia (…) L'uomo 
deve essere attivo e forte, l'altra passiva e debole. 
E' necessario che l'uno voglia e possa, è sufficiente 
che l'altra offra poca resistenza.
Così «autorevolmente» parlavano 
cent’anni fa 
La donna è un uomo arretrato nel suo sviluppo. E’ tanto infantile 
mentalmente quanto lo è fisicamente: le manca la barba, è 
microcefala, stupida e pigra. Sa disporre i fiori, s’intende di cucina, 
ma i grandi cuochi e i grandi maestri dell’arte sono uomini. (Teorie 
«scientifiche» di Lombroso e Ferrero) 
Il cinese è preistorico, la donna extra storica; l’uno è escluso dalla storia 
a causa della tradizione, l’altra del sesso (Lezioni di Storia di Giovanni 
Bovio) 
La donna, pena grossi guai, non deve essere distolta dalla sua naturale 
missione, ossia quella di allevare figli (Rivista di Filosofia Scientifica) 
La donna è inferiore all’uomo perché il suo cervello pesa cento grammi 
in meno di quello dell’uomo (Prof. Mingazzini - Giornale d’Italia del 
7/11/1911) 
48
Così alcuni parlano 
oggi 
49
Gli aforismi 
(brevi frasi che condensano princìpi di senso comune) 
“C’è un principio buono che ha creato l’ordine, la luce e l’uomo, e un principio 
cattivo che ha creato il caos, le tenebre e la donna” (Pitagora) 
“La donna è un male necessario” (Aulo Gellio) 
“ La donna è la porta dell’inferno“ (Tertulliano) 
“Oggetto necessario, la donna, per preservare la specie” (Tommaso d’Aquino) 
“Una donna deve a suo marito la deferenza che un suddito deve al suo principe” 
(Shakespeare) 
“L’uomo deve essere addestrato alla guerra, la donna al riposo del guerriero” 
(Nietzsche) 
“Le donne sono nate per badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le 
corna” (Mussolini) 
“Le donne hanno sempre bisogno di un tutore: perciò in nessun caso dovrebbero 
ottenere la tutela dei figli” (Schopenhauer) 
“ La donna non è niente più che alcune parole scritte da un ragazzino in un cesso 
pubblico “ (Bukowski) 
50
I proverbi 
• Abbi donna di te minore, se vuoi essere signore. 
• Chi dice donna dice danno. 
• Donne e oche tienine poche. 
• Donne, asini e noci voglion le mani atroci. 
• La donna ha più capricci che ricci. 
• Donna che sa il latino è rara cosa, ma guardati dal prenderla in sposa. 
• Chi donne pratica, giudizio perde. 
• Le donne hanno lunghi i capelli e corto il cervello. 
• Chi vuol vivere e star sano, dalle donne stia lontano. 
• Mentre le belle si guardano, le brutte si sposano. 
• Le donne sono sante in chiesa, angeli in strada, diavole in casa, civette alla finestra e gazze 
alla porta. 
• Le donne sono una certa mercanzia da non le tener troppo in casa. 
• Tempo, vento, signor, donna, fortuna, voltano e tornan come fa la luna. 
• Se le donne fosser d’oro, non varrebbero un quattrino. 
• Cu' asini caccia e fimmini cridi, faccia di paradisu nun ni vidi. 
• Buono o cattivo che sia, al cavallo si dà di sprone. Buona o cattiva che sia, alla moglie si dà 
con il bastone. 
• ................................................................. 
51
Nella tradizione popolare … 
• Picchia tua moglie ogni sera: tu 
non sai perché lo fai, ma lei lo sa. 
• Buono o cattivo che sia, al cavallo 
si dà di sprone. Buona o cattiva 
che sia, alla moglie si dà di 
bastone. 
• La donna è come la chitarra. Prima 
la si suona e poi la si appende al 
chiodo.
Che strano: le donne hanno poca autostima 
“Signora maestra, come si forma il femminile?” 
“Partendo dal maschile: alla ‘o’ finale si sostituisce 
semplicemente una 'a'” 
“Signora maestra, e il maschile come si forma?” 
“Il maschile non si forma, esiste” 
Le bambine e le donne nella propria vita dovranno 
spesso fare i conti non solo con gli eventuali vincoli 
sociali opposti alla propria piena realizzazione e 
autodeterminazione, ma anche e soprattutto con le 
proprie schiavitù interiori, indotte dalla fragilità dei 
sentimenti di autostima e di stima per le donne in 
generale, interiorizzata attraverso le rappresentazioni 
depositate nella lingua. 
Questa svalorizzazione costituisce il primo gradino verso 
la strutturazione psichica della dipendenza dagli 
uomini. 
53
La violenza di genere 
Un argomento attuale
Il discorso pubblico prende forma 
Solo da pochi decenni abbiamo parole per descrivere questa forma di 
relazione che è la violenza di un individuo su un altro di genere sessuale 
diverso. 
Scostato (strappato) il velo della normalità da quello che per secoli è stato 
considerato naturale nella relazione tra i sessi, si cominciano a 
evidenziare e contare le uccisioni che prima rimanevano sullo sfondo 
della cronaca, quelle di donne da parte di uomini familiari e conoscenti. 
Prende forma un discorso pubblico intorno al “fenomeno” della violenza 
maschile sulle donne; emerge la sua portata. 
Solo individuando le cause profonde, psicologiche e culturali, della 
disuguaglianza di genere è possibile affrontare adeguatamente la 
questione della violenza sulle donne che fortunatamente trova sempre 
più spazio nel dibattito pubblico. 
55
Il passaggio che stiamo attraversando è epocale: fino a pochi anni fa 
agli uomini non veniva richiesta alcuna capacità di gestione della 
relazione: un uomo sceglieva una donna, si sposava, poteva avere 
altre relazioni durante il matrimonio, poteva gestire il proprio 
piacere sessuale senza preoccuparsi di quello della compagna, 
poteva determinare la propria vita a piacimento perché la coppia 
era formata da un soggetto forte e uno debole. 
In pochi anni siamo passati da una società patriarcale che non 
prevedeva che pochi diritti per le donne, ad un nuovo assetto 
sociale dove le donne possono scegliere. 
Scegliere di stare in coppia o anche no. Scegliere di avere un’altra 
relazione, scegliere di non subire un marito violento. E ciò che le 
donne hanno dovuto agire da secoli, cioè la gestione delle relazioni 
che prevede anche sapere accettare le decisioni dell’altro da sé, 
diventa azione difficile o impossibile per alcuni uomini delle ultime 
generazioni che si trovano a dovere sviluppare capacità relazionali e 
di comprensione che non sempre possiedono o non comunque in 
misura adeguata.
57 
Femminicidio 
E’una recente categoria di analisi socio-criminologica delle violenze 
perpetrate nei confronti delle donne entro un rapporto di coppia. 
E’ un neologismo per indicare ogni forma di violenza posta in essere contro la 
donna in quanto donna. 
La lingua si forma parlando. 
Inventare nuove parole serve: finché non hanno un 
nome, le cose sono invisibili 
Dare un nome a un problema è essenziale sia per far sorgere consapevolezza 
della sua esistenza, sia per agire. 
Iniziare a chiamare gli omicidi misogini con il termine femminicidio serve a 
rimuovere la generalizzazione che deriva dall’uso di parole quali “omicidio” 
e “uccisione” e comprendere invece i fattori di rischio specifici, la loro 
diffusione, le modalità per effettuare le indagini. 
57
Una sottocultura che addossa alla donna un concorso 
di colpa 
nella perdita dell’autocontrollo maschile 
Quante volte abbiamo sentito dire 
"guarda quella come va in giro, poi si 
lamenta se la stuprano"? 
Quante volte abbiamo sentito dire "se 
l'è cercata"? 
Quanti commenti odiosi siamo 
costrette ad ascoltare davanti ad 
ogni gonna corta, ad ogni maglietta 
scollata, ad ogni donna che rivendica 
il suo diritto di vivere la propria vita e 
la propria sessualità come meglio 
crede?
Retoriche e leggende 
“L'uomo è cacciatore”: meccanismi linguistici e retorici come questo 
sono la manifestazione della presenza culturale di un numero 
enorme di pregiudizi e luoghi comuni sui ruoli sociali di ciascun 
genere. 
Sono come la parte emersa di un iceberg di sessismi. 
Che l’uomo non possa stare per un certo tempo senza fare sesso, altrimenti sta 
male, è una leggenda sessista. 
Che la donna dica no per dire sì è una leggenda sessista. 
Che esistano luoghi nei quali la sola presenza indica la propria disponibilità 
sessuale incondizionata, è una leggenda sessista. 
Che una donna debba sempre gradire un complimento sul suo aspetto fisico, 
altrimenti ha qualcosa che non va, è una leggenda sessista.
Stereotipi sulla violenza di genere (1) 
Sulle donne … 
• “Va in giro vestita in un modo tale che se l’è cercata!” 
• “Se lui la picchia ci sarà un motivo, no?” 
• “Vedrai che se lei proprio non voleva, non sarebbe 
successo” 
• “Si è ricordata di andare dalla polizia troppo tardi, di 
sicuro non è vero”
Stereotipi sulla violenza di genere (2) 
Sugli uomini … 
• “Un uomo di fronte a una donna provocante non può 
resistere all’istinto” 
• “Gli stupratori sono uomini stranieri oppure 
tossicodipendenti” 
• “Le ha fatto violenza perché è malato, un uomo normale 
non farebbe una cosa così” 
• “Gli uomini sono fatti così, la violenza e la forza sono una 
loro caratteristica, anche se ogni tanto si lasciano andare”
Stereotipi sulla violenza di genere (3) 
Sui luoghi … 
• “Le violenze avvengono in strada o in luoghi bui e isolati” 
• “Casa mia è il luogo più sicuro del mondo, non mi può 
succedere niente” 
• “Sono cose che ti possono succedere con gli estranei, non 
con le persone che conosci”
Non esiste nessun mostro, 
nessun animale, nessuna 
follia. 
Questi termini solo utilizzati 
come espedienti per 
allontanare la violenza dalla 
realtà, dalla nostra vita, dalla 
nostra quotidianità, dalla 
nostra "normalità". 
Così facendo ci si esime 
dall'indagare la matrice socio-culturale 
che sta dietro alla 
violenza, dal dare il loro nome 
alle cose, dal riconoscerne la 
trasversalità. 
Si neutralizza la responsabilità 
collettiva 
 sono 6 milioni 743.000 le 
donne italiane tra i 16 e i 70 
anni che hanno subìto 
almeno una violenza fisica o 
sessuale nel corso della vita 
 3 milioni 961.000 donne 
sono state vittime di 
violenze fisiche (pugni, 
schiaffi ecc.) 
 5 milioni (il 23,7%) hanno 
subìto violenze sessuali 
 le vittime e i loro aggressori 
appartengono a tutte le 
classi e a tutti i ceti
I titoli 
L’uso appropriato dei titoli è il grado zero: dopo 
bisognerebbe per esempio scrivere dalla parte della 
donna (non ‘Tizio uccide la ex moglie” ma “Donna 
uccisa dall’ex marito”), perché anche la prospettiva è 
importante e quasi sempre nei resoconti sono gli 
assassini ad essere protagonisti. 
Bisognerebbe insegnare a usare un lessico appropriato 
agli eventi: il Corriere parla di “liti continue della 
coppia”, quando la coppia non c’era più e parlare di ‘liti’ 
fa intendere una corresponsabilità, mentre data la 
conclusione (“il peggio”), più che di “liti” si doveva 
parlare di “minacce”, magari “persecuzioni”.
Vittoria, giugno 2013 
Un bidello uccide un’insegnante. 
Si scrive che l'assassino era "ferito" dall'"indifferenza" e 
"freddezza" dell'insegnante, quasi la colpa fosse di 
quest'ultima. 
65
Il Messaggero, 17 giugno 2014 
A pochi chilometri di distanza hanno ucciso senza pietà degli 
innocenti. Ecco i loro volti normali, ma con un’ombra 
mostruosa. 
Ma che cosa sta dicendo? Dov’è l’ombra? 
In che cosa consiste la “normalità”? 
In questo modo si asseconda un senso comune 
profondamente distorto.
Giustificazioni? 
Viviamo in un mondo in cui è normale addurre le più futili 
motivazioni quando le vittime sono di sesso femminile: 
• “Non mi ha lavato la tuta da calcetto“ 
• “Ascoltava ogni giorno le trasmissioni di Radio Maria“ 
• “Il bambino piccolo non mi faceva dormire“ 
• “Avevo i piedi freddi“ 
• “Aveva preparato una cena vegetariana“ 
Possiamo decidere che le donne “se lo meritano”, e farci una 
risata, oppure possiamo decidere che lo stato attuale delle 
cose non è divertente, e metterci in moto per cambiarle.
O la colpa è del caldo? 
68
Passione, fuoco 
69
Accade che la vittima venga mostrata in 
abiti succinti - anche se è minorenne 
70
71
L’apparente 
neutralità della 
lingua 
Come parliamo
Le lingue 
Le lingue, che sono strutture complesse i cui meccanismi sono 
ancora per molti aspetti poco noti anche a chi li studia, sono 
acquisite in modo naturale e inconscio attraverso l’esposizione 
ai dati dell’ambiente, quindi attraverso l’interazione 
personale. 
Insieme all’acquisizione delle strutture grammaticali e dei 
significati, ci vengono trasmesse anche le modalità di 
interazione sociale, come comportamenti e contenuti 
culturali, che sono molto difficili da mettere in discussione 
perché non sono appresi razionalmente e vengono percepiti 
come ovvi, naturali, imprescindibili. 
73
Premessa: la lingua 
rappresenta o costruisce? 
L’ipotesi generale è che la lingua non solo manifesti, ma anche 
condizioni il nostro modo di pensare: essa incorpora una visione del 
mondo e ce la impone. Nella lingua, dunque, la posta in gioco è 
l’interpretazione del mondo che mette in gioco il senso. 
Le categorie fondamentali in base alle quali la nostra lingua prende 
forma sono ideologicamente condizionate. 
Scriveva il famoso linguista Giulio Lepschy nel 1989: 
Mentre gli uomini sentono che la lingua manifesta nello stesso tempo 
sia la loro condizione di esseri umani sia la loro condizione di maschi, 
le donne trovano che la stessa lingua non corrisponde ugualmente 
alla loro condizione specifica di donne e che perciò è inficiata anche la 
sua presunta universalità umana.
La funzione modellizzante della lingua 
La lingua modifica le mentalità o occorre modificare prima le 
mentalità per ottenere le adeguate trasformazioni linguistiche? 
E’ un falso problema: i due fenomeni sono intrecciati, qualora si 
consideri la lingua non solo come strumento di informazione e 
comunicazione, ma come uno dei più importanti sistemi 
simbolici a nostra disposizione, che costituisce uno degli 
strumenti privilegiati per la costruzione della soggettività 
individuale e collettiva e in primo luogo dell'identità di genere. 
La lingua non ha solo la funzione di rispecchiare i valori, ma anche 
quella di concorrere a determinarli, organizzando le nostre 
menti. 
Ogni lingua storico-naturale reca in sé la sedimentazione di tutti i 
significati individuali e collettivi attribuiti alle parole nel corso 
del tempo, ma è anche un deposito di tutti gli elementi: giudizi 
di valore, fantasie, emozioni, affetti, paure, desideri, speranze, 
idee e comportamenti, cui veniamo socializzati fin dalla nascita. 
75
76 
genere grammaticale 
la superiorità del maschile 
nella struttura della lingua 
genere sociale 
corrisponde alla superiorità 
maschile nella società 
LINGUAGGIO SESSUATO 
ALL’ORIGINE DELLE DIFFERENZE NEL LINGUAGGIO NON CI SONO MOTIVI DI 
ORDINE LINGUISTICO, MA MOTIVAZIONI SOCIALI 
 IL LINGUAGGIO CONTRIBUISCE A CREARE e REIFICARE LE 
REALTÀ, ANCHE LE REALTÀ DEI GENERI
Il maschile «neutro» 
Il problema non sono le differenze, ma le valenze che esse 
esprimono: o nozioni stereotipate, diminutive, riduttive e 
restrittive della immagine della donna, o il reiterato e pervasivo 
concetto base della centralità e universalità dell’uomo e della 
marginalità e parzialità della donna. 
La falsa «neutralità» del maschile, che spaccia per umano ciò che 
è solo dell’«uomo» (marcato) è emblematica di tutta la cultura. 
Essa finisce per oscurare o marginalizzare l’identità dei soggetti 
femminili. La lingua, infatti, lungi dall’essere neutrale, influenza 
significativamente i sistemi simbolici dei e delle parlanti. 
E’ sempre più evidente il contrasto tra l’ascesa sociale delle 
donne e le rigidità di una lingua costruita da e per i maschi. 
77
78
79
80
Anche nel web 
Se digiti su Google 
“giornalisti”: appaiono i siti dell’Ordine e della 
Federazione 
“giornaliste”: cercansi giornaliste sexy per 
pornotv; le giornaliste più sexy della tv 
81
Paradossi quotidiani 
• RaiTre ha un nuovo direttore (Bianca Berlinguer) 
• Il marito dell’assessore sarà presidente 
• Il sindaco di Cosenza ha partorito una bambina 
• Il ministro indossava un tailleur rosa 
• Il segretario di Stato (Hillary Clinton) ha accolto la 
notizia con animo virile 
• Il primo ministro indiano (Indira Gandhi) è stato 
assassinato 
82
C’è confusione sotto il sole 
83
84 
Ondeggiamenti - Ricerche da internet 
• Carabiniera (28.600), donna carabiniere (372), carabiniere 
donna (288), carabiniere in gonnella (31), carabiniere in rosa 
(1) 
• Poliziotta (162.000), donna poliziotto (6.830), poliziotto donna 
(500), poliziotto in gonnella (142), poliziotto al femminile (1) 
• Avvocato Giulia Bongiorno (4.640), avvocata Giulia Bongiorno 
(133), avvocatessa Giulia Bongiorno (93) 
• Il ministro Carfagna (352.000), la ministra Carfagna (17.600), 
la ministressa Carfagna (83)
Storica, ma direttore 
85
86 
La nozione di sessismo linguistico è abbastanza recente: se 
la lotta per l’emancipazione femminile ha una storia 
secolare, solo nella seconda metà del ‘900 è sorto un 
dibattito sulle implicazioni linguistiche della 
differenziazione storica dei ruoli tra maschio e femmina. 
Presa coscienza dell’invisibilità linguistica delle donne,si è 
avviato un processo di valorizzazione di una lingua non 
discriminatoria e sessuata.
È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio 
87 
Stereotipi palesi: 
Donna al volante, pericolo costante 
Chi dice donna dice danno 
Donne e motori, gioie e dolori 
Il silenzio è il miglior ornamento delle donne 
La donna è mobile qual piuma al vento 
Stereotipi nascosti: 
I diritti dell’uomo 
La paternità di un’opera d’arte 
Il signore e la signora Rossi 
La governante; il governante 
(Albert Einstein) 
… tuttavia, vogliamo provarci
Se oggi rivolgere commenti come i riferimenti al colore della 
pelle in termini volgari crea finalmente scalpore rispetto a 
decenni fa, lo stesso non si può dire per gli epiteti sessisti. 
“Che bella gnocca” non fa scandalo, “negro” sì. La stessa cosa 
per le differenze di classe. Non si dice più “serva” per la 
collaboratrice domestica, ma pare normale dire “è passato un 
bel culo”. 
Se alla lingua viene riconosciuto un ruolo fondamentale nella 
costruzione sociale della realtà, questo vale anche per 
l’identità di genere: è perciò necessario che non privilegi più, 
come fa da secoli, il maschile, né continui a tramandare 
pregiudizi negativi nei confronti delle donne, ma diventi 
rispettosa di entrambi i generi. 
Il problema non è la difesa di una morale, ma il significato 
sociale di un’immagine dei rapporti uomo-donna in cui il 
secondo dei termini si costruisca a partire dall’immaginario 
del primo. 
88
Anche gli insulti costruiscono 
l’immaginario 
Le invettive indirizzate ai maschi si 
basano prevalentemente sulla 
stupidità, sull’inefficienza, sulla 
disonestà, sul crimine, sulla 
cattiveria, sulla vecchiaia. O sulle 
donne della sua famiglia. Quelle 
che riguardano la bruttezza sono 
pochissime. 
Quelle che riguardano invece le 
donne si riferiscono praticamente 
tutte all’aspetto fisico e/o al sesso. 
È un elenco che, nella sua ossessiva 
insistenza, fa impressione. 
Perché “figlio di buona donna” e non 
“figlio di buon uomo”? 
Perché “figlio di puttana” e non 
“figlio di evasore fiscale”? 
Perché “puttana Eva”, se nell’Eden 
c’era solo Adamo? 
Non servono scuse come “l’ho detto 
per scherzo” o “volevo dire che”: 
c’è sicuramente un altro modo di 
dire le cose. 
Dietro ogni insulto si può leggere un 
pezzo di storia della società che lo 
produce. 
89
90 
Un cortigiano: un uomo che vive a corte 
Una cortigiana: una donnaccia 
Un professionista: un uomo che conosce bene la sua 
professione 
Una professionista: una donnaccia 
Un uomo pubblico: un uomo famoso 
Una donna pubblica: una donnaccia 
Un uomo di strada: un uomo duro 
Una donna di strada: una donnaccia 
Un uomo facile: un uomo col quale è facile vivere 
Una donna facile: una donnaccia 
Un intrattenitore: un uomo socievole 
Un’intrattenitrice: una donnaccia 
Un uomo molto disponibile: un uomo gentile 
Una donna molto disponibile: una donnaccia
Traduzione? 
Il libro di Caitlin Moran, How to be a 
woman, è stato tradotto in italiano 
“Ci vogliono le palle ad essere una 
donna”. 
L’editore spera così di vendere di più, e 
naturalmente difende la propria 
scelta con la scusa dell’ironia. 
Per il commercio il linguaggio sessista è 
pur sempre un valido alleato. 
91
 AA.VV. (De Mauro, Tullio): Come parlano gli italiani. Firenze (La Nuova Italia), 1994 
AA. VV. (Sobrero, Alberto A.) Introduzione all’italiano contemporaneo, Le strutture, Roma- Bari (Laterza), 
1993 
 Berruto, Giuseppe: La sociolinguistica dell’italiano contemporaneo. Roma (La Nuova Italia Scientifica), 
1992 
Chiti, Eleonora, Parlare e scrivere senza cancellare uno dei due sessi . In: Educare ad essere donne e 
uomini: Intreccio tra teoria e pratica, Torino (Rosenberg e Sellier), 1998 
Cortelazzo, Michele A.: Italiano d’oggi. Padova (Esedra editrice s.r.l.), 2000 
 D’Achille, Paolo: L’italiano contemporaneo. Bologna (il Mulino), 2003 
Della Valle, Valeria/ Patota, Giuseppe: Il Salvalingua. Il manuale più aggiornato per risolvere tutti i dubbi 
dell’italiano parlato e scritto. Milano (Sperling Paperback), 1995 
Marcato G. (a cura di), Donna e linguaggio, Padova (CLEUP), 1995 
Perrotta Rabissi, A. e Perucci, M.B., Linguaggiodonna . Primo Thesaurus di Genere in lingua Italiana, 
Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, Milano, 1991 
Priulla G., Parole tossiche, Settenove, 2014 
Robustelli, Cecilia, Il genere femminile nell’Italiano di oggi: la norma e l’uso, Commissione Europea, 2007 
Sapegno, Maria Teresa, Che genere di lingua? Sessismo e potere discriminatorio delle parole, Roma 
(Carocci), 2010 
Serravalle, Ethel (a cura di), Saperi e libertà, Progetto Polite (Associazione Italiana Editori), Milano, 2000 
92 
Bibliografia
Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana 
(Alma Sabatini, Commissione nazionale per la parità e le PO tra uomo e donna, 
1987) 
http://www.innovazionepa.it/dipartimento/documentazione/document 
azione_pari_opportunita.htm 
93 
• La società cambia, è necessario cambiare l’atteggiamento 
• Le scelte linguistiche coerentemente devono veicolare questo cambiamento 
• È necessario avere la consapevolezza che la lingua è stata androcentrica 
• Proposte
Orientamenti europei 
Parlamento Europeo: Vademecum per evitare un uso 
sessista delle lingue (2009) 
Commissione Europea per i diritti della donna e 
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  • 1. La forza inerte degli stereotipi
  • 2. Non sono sinonimi Differenza mancanza di identità, di somiglianza o di corrispondenza fra persone o cose che sono diverse tra loro per natura o per qualità e caratteri. Disuguaglianza relazione nella quale si afferma che uno è più o meno importante di un altro, o che una grandezza è maggiore o minore di un’altra della stessa classe. 2
  • 3. 3 Le differenze di genere sono un prodotto culturale e bisogna distinguere fra Sesso (biologico) Genere (sociale) è definito alla nascita dai cromosomi del bambino attraverso il contatto con gli agenti sociali si interiorizzano precocemente le norme e le aspettative sociali corrispondenti al proprio sesso Nel processo di apprendimento del proprio genere, i bambini e le bambine sono guidati da sanzioni positive o negative, che agiscono per ricompensare o reprimere determinati comportamenti..
  • 4. Sessismo = discriminazione, svalutazione, ridicolizzazione, mercificazione di genere. C’è un sessismo ostile, basato sulla credenza che sia giusto che gli uomini abbiano più potere delle donne e sul timore che le donne possano usurpare il loro posto; e c’è un sessismo benevolo, basato sulla credenza che gli uomini abbiano il compito di proteggere le donne e debbano limitarne la libertà con la scusa di provvedere al loro benessere (quest’ultimo tipo è spesso accettato dalle donne stesse, che anzi ne sono lusingate). Le credenze ostili sono spesso rivolte a donne che mettono in discussione la superiorità maschile, quelle benevole a donne che occupano invece ruoli tradizionali di genere. 4
  • 5. Dietro gli aspetti più evidenti del potere, sia privato che pubblico, ce ne sono altri invisibili, che passano attraverso l’educazione, la scuola, i saperi, la comunicazione, il linguaggio, la conoscenza che abbiamo di noi stessi e del mondo. In altre parole siamo di fronte a una forma di dominio che è inscritta in tutto l’ordine sociale e opera nell’oscurità dei corpi: cioè attraverso l’immaginario, i sentimenti, le emozioni, gli habitus mentali di uomini e donne. 5
  • 6. La conoscenza tacita Gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione, rappresentano in realtà gli elementi cruciali della nostra esistenza. Sono le conoscenze implicite di un determinato ambiente sociale e culturale. Molte di queste conoscenze sono tacite e la loro assimilazione comportamentale è data dall’uso quotidiano che l’individuo e gli altri nel suo ambiente ne fanno. Ai mass media compete oggi la maggior responsabilità nella costruzione del senso comune. Sono la sua qualità “spontanea”, la sua trasparenza, la sua “naturalità”, a renderlo importante. 6
  • 7. Stereotipi Il termine è tratto dal mestiere del tipografo (sono le lastre che si imprimono sulla carta). Una forma predefinita viene impressa nella memoria, nel pensiero, nella cultura, nelle relazioni, persino nelle leggi. Una forma semplificata con la quale si descrive una realtà complessa. Quando tale semplificazione è applicata alla realtà umana ed in particolare ai rapporti fra i generi, è la pretesa di descrivere non solo la complessità, ma anche la molteplicità e differenza del maschile e del femminile, fissandola in modelli rigidi, in luoghi comuni. Reiterati nel tempo, portano a ritenere “normale” ciò che suggeriscono. Sono veicoli di senso comune, ma non sempre sono innocui perché valgono come motivi di esclusione/inclusione all’interno di un gruppo. Difficilmente la comunicazione che veicolano è all'insegna del cambiamento. 7
  • 8. Gli stereotipi transitano attraverso le generalizzazioni 8
  • 9. STEREOTIPO REALTÀ Donnee Uomini Donne Uomini Poco Più Meno Più Gli uomini sono più aggressivi delle donne? 9
  • 10. Gli stereotipi producono pregiudizi Giudizio anticipato rispetto alla valutazione dei fatti. Atteggiamento sfavorevole od ostile che presenta caratteri di superficialità, indebita generalizzazione e rigidità, implicando un rifiuto di mettere in dubbio la fondatezza dell’atteggiamento stesso e la persistenza a verificarne la consistenza e la coerenza. 10
  • 11. Gli stereotipi vengono trasmessi e accolti spesso in modo inconsapevole: è quindi importante capire come funziona il meccanismo di trasmissione e renderlo visibile, per poter cambiare i contenuti dei messaggi. 11
  • 12. Stereotipi di genere Gli stereotipi di genere sono una sottoclasse degli stereotipi, e sono tra i più diffusi nella società. Quando si associa, senza riflettere, una categoria o un comportamento a un genere, si ragiona utilizzando questo tipo di stereotipi. Gli esempi sembrerebbero banali, ma non è così, perché gli stereotipi non solo condizionano le idee di gruppi di individui, ma hanno anche conseguenze sul modo di agire e sulla società. Non è un caso se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’insegnante di scuola materna è una donna. Associazioni che nella nostra mente scattano automatiche e che quindi sono molto difficili da estirpare o cambiare. 12
  • 13. 13
  • 14. Alcuni esempi • Le donne sono emotive, gli uomini sono razionali • I bambini sono aggressivi, le bambine sono tranquille • Le donne sono brave in cucina, gli uomini nei lavori di manutenzione • Le donne amano l’arte e la letteratura, gli uomini la matematica e le scienze • L’amore è un’aspirazione femminile, la carriera un’aspirazione maschile 14
  • 15. 15 Se ti metti a piangere sei proprio una femminuccia
  • 16. Mia figlia è un maschiaccio, gioca solo con macchine e costruzioni! 16
  • 18.
  • 19. Rosa è rosa è rosa è rosa. Che male c’è? Il rosa è il simbolo del femminile. Ma non è che un simbolo e non conta. Balle, i simboli contano sempre. Anzi: senza agire sui medesimi tutto fugge via. Rosa, dunque, è ancora oggi, anno 2014, il mondo delle donne (quote rosa, governo rosa) e delle bambine. Rosa la loro Playstation, i loro telefonini, le copertine dei loro magazine, i capelli delle ninja dei cartoni animati, rosa i blog delle dodicenni, rosa la letteratura usa e getta della sorelle appena più grandi.
  • 20. CARTA DI TREVISO Per il rispetto delle bambine e dei bambini nella comunicazione I bambini sono bambini. Sono femmine e sono maschi, con lo stesso diritto a essere rispettati come persone a tutto tondo. La comunicazione non deve rappresentare il genere in categorie fisse, esaltando attributi di virilità e forza, da un lato, di dolcezza e remissività dall’altro. La comunicazione non deve presentare continuamente i bambini e le bambine in attività convenzionalmente destinate a uomini o a donne, rafforzando le discriminazioni di genere. 20
  • 21. 21
  • 22. Una segregazione Le donne? Ottime per insegnare, fare le segretarie, le impiegate, le infermiere. Ma anche le commesse, le parrucchiere/estetiste, le bancarie, le contabili, le assistenti sociali, le psicologhe, le addette al marketing. Le ingegnere? Meglio di no. Le scienziate? Se non fosse per Rita Levi Montalcini nemmeno riusciremmo a immaginarcela, una ricercatrice. E dunque le donne sono la maggioranza degli iscritti alle facoltà umanistiche, mentre rappresentano ancora una parte esigua nelle facoltà scientifiche e negli indirizzi tecnici. Nel 1989 Gardner condusse una ricerca negli Stati Uniti tra centinaia di studenti delle scuole superiori, chiedendo loro di disegnare uno scienziato. La quasi totalità degli studenti disegnò un uomo bianco, con barba e occhiali. 22
  • 23. 23 Modi di dire e frasi idiomatiche discriminano, anche in situazioni confidenziali e scherzose Restare zitella Essere uno scapolo Essere una “vecchia” zitella (d’oro!)
  • 24. Nei mass media: lo stereotipo in azione Format fisso: un giornalista e una show girl Lui fa informazione, lei intrattenimento All’uomo l’autorevolezza, alla donna la leggerezza; all’uomo la capacità di dibattere temi seri e importanti, alla donna la competenza di diete, moda, trucchi e tradimenti. Esempi: Unomattina, Mattino in famiglia, La vita in diretta, Italia sul due, Mattino cinque, Domenica cinque, Domenica in, L’arena … 24
  • 25. Ciò che quasi sempre i media ci rimandano è l’esaltazione di un modello veicolato da volti e corpi selezionati per rispondere a criteri estetici ed ipersessuati: dalla messa in posa, allo sguardo seducente, all’enfatizzazione di dettagli anatomici, fino ai ritocchi e ai rifacimenti che esaltano la perfezione formale. Troppo spesso la pertinenza delle immagini femminili non ha alcun nesso col tema in oggetto; la sola ragione fondante è l’attrattiva sessuale, piegata alle esigenze della comunicazione persuasiva (il sesso fa vendere).
  • 26. Il corpo umano, anche scoperto, non è volgare, non è qualcosa di cui vergognarsi o da censurare. Lo è la sua mercificazione, il modo in cui esso viene usato. Sfruttare il corpo di una donna (o peggio, una sua parte) e usarlo come specchietto per le allodole per vendere è sempre discutibile. 26
  • 27. Maschi vestiti, donne svestite: perché pare normale anche a molte donne? 27
  • 28. In tutto questo non si può tacere di un nuovo tipo di complicità femminile: molte donne partecipano allo scempio, e partecipano volentieri. Quante aspiranti candidate giovani, carine e precarie affidano ai book fotografici, o peggio alla costruzione di scandali sessuali, il loro cursus honorum? Quante famiglie le sostengono? Cause endogene o esogene? Selezione alla rovescia? O intreccio perverso di narcisismo e di consumismo? 28
  • 29. 29
  • 30. Donne = bellezza, anche nello sport Ecco una serie di titoli ad effetto letti nei giorni delle Olimpiadi di Sochi sui giornali italiani:  “Anna Fenninger, oro e bellezza sul podio“.  “Julia Mancuso, la bella americana arriva terza nella supercombinata”.  “Gli occhi di ghiaccio della sexy atleta estone del biathlon”.  “Komissarova cade: la 23enne russa, una delle atlete più belle delle olimpiadi…”  “Kaetlyn Osmond, la bella del pattinaggio“. Nella stampa estera, le stesse notizie non riportavano alcun riferimento alle caratteristiche estetiche delle atlete. 30
  • 31. Un certo genere di sport Per i quotidiani nazionali l’arrivo dei mondiali è il pretesto per sfoggiare anacronistiche gallery e servizi sulle “donne dei calciatori”. Qualche giorno fa Io Donna, il “femminile” del Corriere della Sera, ha pubblicato una fotogallery (44 foto) sulle mogli/fidanzate degli “azzurri” e ha completato questa ricognizione con una fotogallery dedicata alle wags delle altre nazionali con questa premessa: Le mogli, fidanzate e compagne sempre bellissime dei calciatori delle nazionali di tutto il mondo. Da Irina Shayk a Shakira, da Coleen Rooney a Melissa Satta.
  • 32. Venti secondi di scemenza ANSA.it: mondiali-2014- ecco-il-video-esclusivo-della- sculettata-di-jennifer- lopez/
  • 33. Titoli di giornale su donne importanti 33
  • 34.
  • 35. A ciascuno/a il suo … Pubblicità Multicentrum (integratore vitaminico): Lei vuole un supporto post menopausa, lui una mente sempre attiva ( lei non ne ha bisogno, è solo una donna ...) 35
  • 36. Il volto è superfluo 36
  • 39. Questa sì, che è informazione politica
  • 40. E questo è uno scoop di gran classe
  • 42. I precedenti illustri C’è un principio buono che ha creato l’ordine, la luce e l’uomo, e un principio cattivo che ha creato il caos, le tenebre e la donna. Pitagora L’uomo è per natura superiore, la donna inferiore; il primo comanda, l’altra ubbidisce, nell’uno v’è il coraggio della deliberazione, nell’altra quello della subordinazione. Aristotele Chi si affida ad una femmina si affida ai ladri. Esiodo Alla donna il silenzio reca grazia. Sofocle 42
  • 43. Una seccatura Gellio, Notti attiche, I, 6, 1 Si stava leggendo, alla presenza di molte e dotte persone, il discorso che l’autorevole ed eloquente Metello Numidico rivolse al popolo durante la sua censura sull’argomento del prender moglie, esortandolo a contrarre matrimonio. In tale orazione figurava questo passo: Se si potesse, o Quiriti, fare a meno della moglie, saremmo tutti esenti da questa seccatura; ma come la natura ha disposto che non sia possibile vivere né con loro tranquillamente né senza di loro in alcun modo, così bisogna provvedere piuttosto alla perpetua salute che a un effimero piacere.
  • 44. Pilastri di misoginia L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza. san Paolo di Tarso, Lettere ai Corinzi La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia. san Paolo di Tarso, Lettere a Timoteo 44
  • 45. Antica preghiera del mattino dei maschi ebrei Che tu sia benedetto, o Dio nostro Signore, re dell’Universo, per non avermi fatto nascere gentile. Che tu sia benedetto, o Dio nostro Signore, re dell’Universo, per non avermi fatto nascere schiavo. Che tu sia benedetto, o Dio nostro Signore, re dell’Universo, per non avermi fatto nascere donna. 45
  • 46. La straordinaria influenza di Rousseau sul XVIII e XIX secolo ha avuto la conseguenza di fondare l’inferiorità della donna non più sulla volontà di Dio, così come accadeva nel Medioevo, ma sulla costituzione stessa della natura, che ha sancito le differenze tra genere maschile e femminile. 46 Le donne sono al mondo per piacere e obbedire agli uomini Jean-Jacques Rousseau
  • 47. L’illuminato Rousseau Tutta l'educazione delle donne deve essere in funzione degli uomini. Piacere e rendersi utili a loro, farsi amare ed onorare, allevarli da piccoli, averne cura da grandi, consigliarli, consolarli, rendere loro la vita piacevole e dolce: ecco i doveri delle donne in ogni età della vita e questo si deve loro insegnare fin dall'infanzia (…) L'uomo deve essere attivo e forte, l'altra passiva e debole. E' necessario che l'uno voglia e possa, è sufficiente che l'altra offra poca resistenza.
  • 48. Così «autorevolmente» parlavano cent’anni fa La donna è un uomo arretrato nel suo sviluppo. E’ tanto infantile mentalmente quanto lo è fisicamente: le manca la barba, è microcefala, stupida e pigra. Sa disporre i fiori, s’intende di cucina, ma i grandi cuochi e i grandi maestri dell’arte sono uomini. (Teorie «scientifiche» di Lombroso e Ferrero) Il cinese è preistorico, la donna extra storica; l’uno è escluso dalla storia a causa della tradizione, l’altra del sesso (Lezioni di Storia di Giovanni Bovio) La donna, pena grossi guai, non deve essere distolta dalla sua naturale missione, ossia quella di allevare figli (Rivista di Filosofia Scientifica) La donna è inferiore all’uomo perché il suo cervello pesa cento grammi in meno di quello dell’uomo (Prof. Mingazzini - Giornale d’Italia del 7/11/1911) 48
  • 50. Gli aforismi (brevi frasi che condensano princìpi di senso comune) “C’è un principio buono che ha creato l’ordine, la luce e l’uomo, e un principio cattivo che ha creato il caos, le tenebre e la donna” (Pitagora) “La donna è un male necessario” (Aulo Gellio) “ La donna è la porta dell’inferno“ (Tertulliano) “Oggetto necessario, la donna, per preservare la specie” (Tommaso d’Aquino) “Una donna deve a suo marito la deferenza che un suddito deve al suo principe” (Shakespeare) “L’uomo deve essere addestrato alla guerra, la donna al riposo del guerriero” (Nietzsche) “Le donne sono nate per badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le corna” (Mussolini) “Le donne hanno sempre bisogno di un tutore: perciò in nessun caso dovrebbero ottenere la tutela dei figli” (Schopenhauer) “ La donna non è niente più che alcune parole scritte da un ragazzino in un cesso pubblico “ (Bukowski) 50
  • 51. I proverbi • Abbi donna di te minore, se vuoi essere signore. • Chi dice donna dice danno. • Donne e oche tienine poche. • Donne, asini e noci voglion le mani atroci. • La donna ha più capricci che ricci. • Donna che sa il latino è rara cosa, ma guardati dal prenderla in sposa. • Chi donne pratica, giudizio perde. • Le donne hanno lunghi i capelli e corto il cervello. • Chi vuol vivere e star sano, dalle donne stia lontano. • Mentre le belle si guardano, le brutte si sposano. • Le donne sono sante in chiesa, angeli in strada, diavole in casa, civette alla finestra e gazze alla porta. • Le donne sono una certa mercanzia da non le tener troppo in casa. • Tempo, vento, signor, donna, fortuna, voltano e tornan come fa la luna. • Se le donne fosser d’oro, non varrebbero un quattrino. • Cu' asini caccia e fimmini cridi, faccia di paradisu nun ni vidi. • Buono o cattivo che sia, al cavallo si dà di sprone. Buona o cattiva che sia, alla moglie si dà con il bastone. • ................................................................. 51
  • 52. Nella tradizione popolare … • Picchia tua moglie ogni sera: tu non sai perché lo fai, ma lei lo sa. • Buono o cattivo che sia, al cavallo si dà di sprone. Buona o cattiva che sia, alla moglie si dà di bastone. • La donna è come la chitarra. Prima la si suona e poi la si appende al chiodo.
  • 53. Che strano: le donne hanno poca autostima “Signora maestra, come si forma il femminile?” “Partendo dal maschile: alla ‘o’ finale si sostituisce semplicemente una 'a'” “Signora maestra, e il maschile come si forma?” “Il maschile non si forma, esiste” Le bambine e le donne nella propria vita dovranno spesso fare i conti non solo con gli eventuali vincoli sociali opposti alla propria piena realizzazione e autodeterminazione, ma anche e soprattutto con le proprie schiavitù interiori, indotte dalla fragilità dei sentimenti di autostima e di stima per le donne in generale, interiorizzata attraverso le rappresentazioni depositate nella lingua. Questa svalorizzazione costituisce il primo gradino verso la strutturazione psichica della dipendenza dagli uomini. 53
  • 54. La violenza di genere Un argomento attuale
  • 55. Il discorso pubblico prende forma Solo da pochi decenni abbiamo parole per descrivere questa forma di relazione che è la violenza di un individuo su un altro di genere sessuale diverso. Scostato (strappato) il velo della normalità da quello che per secoli è stato considerato naturale nella relazione tra i sessi, si cominciano a evidenziare e contare le uccisioni che prima rimanevano sullo sfondo della cronaca, quelle di donne da parte di uomini familiari e conoscenti. Prende forma un discorso pubblico intorno al “fenomeno” della violenza maschile sulle donne; emerge la sua portata. Solo individuando le cause profonde, psicologiche e culturali, della disuguaglianza di genere è possibile affrontare adeguatamente la questione della violenza sulle donne che fortunatamente trova sempre più spazio nel dibattito pubblico. 55
  • 56. Il passaggio che stiamo attraversando è epocale: fino a pochi anni fa agli uomini non veniva richiesta alcuna capacità di gestione della relazione: un uomo sceglieva una donna, si sposava, poteva avere altre relazioni durante il matrimonio, poteva gestire il proprio piacere sessuale senza preoccuparsi di quello della compagna, poteva determinare la propria vita a piacimento perché la coppia era formata da un soggetto forte e uno debole. In pochi anni siamo passati da una società patriarcale che non prevedeva che pochi diritti per le donne, ad un nuovo assetto sociale dove le donne possono scegliere. Scegliere di stare in coppia o anche no. Scegliere di avere un’altra relazione, scegliere di non subire un marito violento. E ciò che le donne hanno dovuto agire da secoli, cioè la gestione delle relazioni che prevede anche sapere accettare le decisioni dell’altro da sé, diventa azione difficile o impossibile per alcuni uomini delle ultime generazioni che si trovano a dovere sviluppare capacità relazionali e di comprensione che non sempre possiedono o non comunque in misura adeguata.
  • 57. 57 Femminicidio E’una recente categoria di analisi socio-criminologica delle violenze perpetrate nei confronti delle donne entro un rapporto di coppia. E’ un neologismo per indicare ogni forma di violenza posta in essere contro la donna in quanto donna. La lingua si forma parlando. Inventare nuove parole serve: finché non hanno un nome, le cose sono invisibili Dare un nome a un problema è essenziale sia per far sorgere consapevolezza della sua esistenza, sia per agire. Iniziare a chiamare gli omicidi misogini con il termine femminicidio serve a rimuovere la generalizzazione che deriva dall’uso di parole quali “omicidio” e “uccisione” e comprendere invece i fattori di rischio specifici, la loro diffusione, le modalità per effettuare le indagini. 57
  • 58. Una sottocultura che addossa alla donna un concorso di colpa nella perdita dell’autocontrollo maschile Quante volte abbiamo sentito dire "guarda quella come va in giro, poi si lamenta se la stuprano"? Quante volte abbiamo sentito dire "se l'è cercata"? Quanti commenti odiosi siamo costrette ad ascoltare davanti ad ogni gonna corta, ad ogni maglietta scollata, ad ogni donna che rivendica il suo diritto di vivere la propria vita e la propria sessualità come meglio crede?
  • 59. Retoriche e leggende “L'uomo è cacciatore”: meccanismi linguistici e retorici come questo sono la manifestazione della presenza culturale di un numero enorme di pregiudizi e luoghi comuni sui ruoli sociali di ciascun genere. Sono come la parte emersa di un iceberg di sessismi. Che l’uomo non possa stare per un certo tempo senza fare sesso, altrimenti sta male, è una leggenda sessista. Che la donna dica no per dire sì è una leggenda sessista. Che esistano luoghi nei quali la sola presenza indica la propria disponibilità sessuale incondizionata, è una leggenda sessista. Che una donna debba sempre gradire un complimento sul suo aspetto fisico, altrimenti ha qualcosa che non va, è una leggenda sessista.
  • 60. Stereotipi sulla violenza di genere (1) Sulle donne … • “Va in giro vestita in un modo tale che se l’è cercata!” • “Se lui la picchia ci sarà un motivo, no?” • “Vedrai che se lei proprio non voleva, non sarebbe successo” • “Si è ricordata di andare dalla polizia troppo tardi, di sicuro non è vero”
  • 61. Stereotipi sulla violenza di genere (2) Sugli uomini … • “Un uomo di fronte a una donna provocante non può resistere all’istinto” • “Gli stupratori sono uomini stranieri oppure tossicodipendenti” • “Le ha fatto violenza perché è malato, un uomo normale non farebbe una cosa così” • “Gli uomini sono fatti così, la violenza e la forza sono una loro caratteristica, anche se ogni tanto si lasciano andare”
  • 62. Stereotipi sulla violenza di genere (3) Sui luoghi … • “Le violenze avvengono in strada o in luoghi bui e isolati” • “Casa mia è il luogo più sicuro del mondo, non mi può succedere niente” • “Sono cose che ti possono succedere con gli estranei, non con le persone che conosci”
  • 63. Non esiste nessun mostro, nessun animale, nessuna follia. Questi termini solo utilizzati come espedienti per allontanare la violenza dalla realtà, dalla nostra vita, dalla nostra quotidianità, dalla nostra "normalità". Così facendo ci si esime dall'indagare la matrice socio-culturale che sta dietro alla violenza, dal dare il loro nome alle cose, dal riconoscerne la trasversalità. Si neutralizza la responsabilità collettiva  sono 6 milioni 743.000 le donne italiane tra i 16 e i 70 anni che hanno subìto almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita  3 milioni 961.000 donne sono state vittime di violenze fisiche (pugni, schiaffi ecc.)  5 milioni (il 23,7%) hanno subìto violenze sessuali  le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti
  • 64. I titoli L’uso appropriato dei titoli è il grado zero: dopo bisognerebbe per esempio scrivere dalla parte della donna (non ‘Tizio uccide la ex moglie” ma “Donna uccisa dall’ex marito”), perché anche la prospettiva è importante e quasi sempre nei resoconti sono gli assassini ad essere protagonisti. Bisognerebbe insegnare a usare un lessico appropriato agli eventi: il Corriere parla di “liti continue della coppia”, quando la coppia non c’era più e parlare di ‘liti’ fa intendere una corresponsabilità, mentre data la conclusione (“il peggio”), più che di “liti” si doveva parlare di “minacce”, magari “persecuzioni”.
  • 65. Vittoria, giugno 2013 Un bidello uccide un’insegnante. Si scrive che l'assassino era "ferito" dall'"indifferenza" e "freddezza" dell'insegnante, quasi la colpa fosse di quest'ultima. 65
  • 66. Il Messaggero, 17 giugno 2014 A pochi chilometri di distanza hanno ucciso senza pietà degli innocenti. Ecco i loro volti normali, ma con un’ombra mostruosa. Ma che cosa sta dicendo? Dov’è l’ombra? In che cosa consiste la “normalità”? In questo modo si asseconda un senso comune profondamente distorto.
  • 67. Giustificazioni? Viviamo in un mondo in cui è normale addurre le più futili motivazioni quando le vittime sono di sesso femminile: • “Non mi ha lavato la tuta da calcetto“ • “Ascoltava ogni giorno le trasmissioni di Radio Maria“ • “Il bambino piccolo non mi faceva dormire“ • “Avevo i piedi freddi“ • “Aveva preparato una cena vegetariana“ Possiamo decidere che le donne “se lo meritano”, e farci una risata, oppure possiamo decidere che lo stato attuale delle cose non è divertente, e metterci in moto per cambiarle.
  • 68. O la colpa è del caldo? 68
  • 70. Accade che la vittima venga mostrata in abiti succinti - anche se è minorenne 70
  • 71. 71
  • 72. L’apparente neutralità della lingua Come parliamo
  • 73. Le lingue Le lingue, che sono strutture complesse i cui meccanismi sono ancora per molti aspetti poco noti anche a chi li studia, sono acquisite in modo naturale e inconscio attraverso l’esposizione ai dati dell’ambiente, quindi attraverso l’interazione personale. Insieme all’acquisizione delle strutture grammaticali e dei significati, ci vengono trasmesse anche le modalità di interazione sociale, come comportamenti e contenuti culturali, che sono molto difficili da mettere in discussione perché non sono appresi razionalmente e vengono percepiti come ovvi, naturali, imprescindibili. 73
  • 74. Premessa: la lingua rappresenta o costruisce? L’ipotesi generale è che la lingua non solo manifesti, ma anche condizioni il nostro modo di pensare: essa incorpora una visione del mondo e ce la impone. Nella lingua, dunque, la posta in gioco è l’interpretazione del mondo che mette in gioco il senso. Le categorie fondamentali in base alle quali la nostra lingua prende forma sono ideologicamente condizionate. Scriveva il famoso linguista Giulio Lepschy nel 1989: Mentre gli uomini sentono che la lingua manifesta nello stesso tempo sia la loro condizione di esseri umani sia la loro condizione di maschi, le donne trovano che la stessa lingua non corrisponde ugualmente alla loro condizione specifica di donne e che perciò è inficiata anche la sua presunta universalità umana.
  • 75. La funzione modellizzante della lingua La lingua modifica le mentalità o occorre modificare prima le mentalità per ottenere le adeguate trasformazioni linguistiche? E’ un falso problema: i due fenomeni sono intrecciati, qualora si consideri la lingua non solo come strumento di informazione e comunicazione, ma come uno dei più importanti sistemi simbolici a nostra disposizione, che costituisce uno degli strumenti privilegiati per la costruzione della soggettività individuale e collettiva e in primo luogo dell'identità di genere. La lingua non ha solo la funzione di rispecchiare i valori, ma anche quella di concorrere a determinarli, organizzando le nostre menti. Ogni lingua storico-naturale reca in sé la sedimentazione di tutti i significati individuali e collettivi attribuiti alle parole nel corso del tempo, ma è anche un deposito di tutti gli elementi: giudizi di valore, fantasie, emozioni, affetti, paure, desideri, speranze, idee e comportamenti, cui veniamo socializzati fin dalla nascita. 75
  • 76. 76 genere grammaticale la superiorità del maschile nella struttura della lingua genere sociale corrisponde alla superiorità maschile nella società LINGUAGGIO SESSUATO ALL’ORIGINE DELLE DIFFERENZE NEL LINGUAGGIO NON CI SONO MOTIVI DI ORDINE LINGUISTICO, MA MOTIVAZIONI SOCIALI  IL LINGUAGGIO CONTRIBUISCE A CREARE e REIFICARE LE REALTÀ, ANCHE LE REALTÀ DEI GENERI
  • 77. Il maschile «neutro» Il problema non sono le differenze, ma le valenze che esse esprimono: o nozioni stereotipate, diminutive, riduttive e restrittive della immagine della donna, o il reiterato e pervasivo concetto base della centralità e universalità dell’uomo e della marginalità e parzialità della donna. La falsa «neutralità» del maschile, che spaccia per umano ciò che è solo dell’«uomo» (marcato) è emblematica di tutta la cultura. Essa finisce per oscurare o marginalizzare l’identità dei soggetti femminili. La lingua, infatti, lungi dall’essere neutrale, influenza significativamente i sistemi simbolici dei e delle parlanti. E’ sempre più evidente il contrasto tra l’ascesa sociale delle donne e le rigidità di una lingua costruita da e per i maschi. 77
  • 78. 78
  • 79. 79
  • 80. 80
  • 81. Anche nel web Se digiti su Google “giornalisti”: appaiono i siti dell’Ordine e della Federazione “giornaliste”: cercansi giornaliste sexy per pornotv; le giornaliste più sexy della tv 81
  • 82. Paradossi quotidiani • RaiTre ha un nuovo direttore (Bianca Berlinguer) • Il marito dell’assessore sarà presidente • Il sindaco di Cosenza ha partorito una bambina • Il ministro indossava un tailleur rosa • Il segretario di Stato (Hillary Clinton) ha accolto la notizia con animo virile • Il primo ministro indiano (Indira Gandhi) è stato assassinato 82
  • 84. 84 Ondeggiamenti - Ricerche da internet • Carabiniera (28.600), donna carabiniere (372), carabiniere donna (288), carabiniere in gonnella (31), carabiniere in rosa (1) • Poliziotta (162.000), donna poliziotto (6.830), poliziotto donna (500), poliziotto in gonnella (142), poliziotto al femminile (1) • Avvocato Giulia Bongiorno (4.640), avvocata Giulia Bongiorno (133), avvocatessa Giulia Bongiorno (93) • Il ministro Carfagna (352.000), la ministra Carfagna (17.600), la ministressa Carfagna (83)
  • 86. 86 La nozione di sessismo linguistico è abbastanza recente: se la lotta per l’emancipazione femminile ha una storia secolare, solo nella seconda metà del ‘900 è sorto un dibattito sulle implicazioni linguistiche della differenziazione storica dei ruoli tra maschio e femmina. Presa coscienza dell’invisibilità linguistica delle donne,si è avviato un processo di valorizzazione di una lingua non discriminatoria e sessuata.
  • 87. È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio 87 Stereotipi palesi: Donna al volante, pericolo costante Chi dice donna dice danno Donne e motori, gioie e dolori Il silenzio è il miglior ornamento delle donne La donna è mobile qual piuma al vento Stereotipi nascosti: I diritti dell’uomo La paternità di un’opera d’arte Il signore e la signora Rossi La governante; il governante (Albert Einstein) … tuttavia, vogliamo provarci
  • 88. Se oggi rivolgere commenti come i riferimenti al colore della pelle in termini volgari crea finalmente scalpore rispetto a decenni fa, lo stesso non si può dire per gli epiteti sessisti. “Che bella gnocca” non fa scandalo, “negro” sì. La stessa cosa per le differenze di classe. Non si dice più “serva” per la collaboratrice domestica, ma pare normale dire “è passato un bel culo”. Se alla lingua viene riconosciuto un ruolo fondamentale nella costruzione sociale della realtà, questo vale anche per l’identità di genere: è perciò necessario che non privilegi più, come fa da secoli, il maschile, né continui a tramandare pregiudizi negativi nei confronti delle donne, ma diventi rispettosa di entrambi i generi. Il problema non è la difesa di una morale, ma il significato sociale di un’immagine dei rapporti uomo-donna in cui il secondo dei termini si costruisca a partire dall’immaginario del primo. 88
  • 89. Anche gli insulti costruiscono l’immaginario Le invettive indirizzate ai maschi si basano prevalentemente sulla stupidità, sull’inefficienza, sulla disonestà, sul crimine, sulla cattiveria, sulla vecchiaia. O sulle donne della sua famiglia. Quelle che riguardano la bruttezza sono pochissime. Quelle che riguardano invece le donne si riferiscono praticamente tutte all’aspetto fisico e/o al sesso. È un elenco che, nella sua ossessiva insistenza, fa impressione. Perché “figlio di buona donna” e non “figlio di buon uomo”? Perché “figlio di puttana” e non “figlio di evasore fiscale”? Perché “puttana Eva”, se nell’Eden c’era solo Adamo? Non servono scuse come “l’ho detto per scherzo” o “volevo dire che”: c’è sicuramente un altro modo di dire le cose. Dietro ogni insulto si può leggere un pezzo di storia della società che lo produce. 89
  • 90. 90 Un cortigiano: un uomo che vive a corte Una cortigiana: una donnaccia Un professionista: un uomo che conosce bene la sua professione Una professionista: una donnaccia Un uomo pubblico: un uomo famoso Una donna pubblica: una donnaccia Un uomo di strada: un uomo duro Una donna di strada: una donnaccia Un uomo facile: un uomo col quale è facile vivere Una donna facile: una donnaccia Un intrattenitore: un uomo socievole Un’intrattenitrice: una donnaccia Un uomo molto disponibile: un uomo gentile Una donna molto disponibile: una donnaccia
  • 91. Traduzione? Il libro di Caitlin Moran, How to be a woman, è stato tradotto in italiano “Ci vogliono le palle ad essere una donna”. L’editore spera così di vendere di più, e naturalmente difende la propria scelta con la scusa dell’ironia. Per il commercio il linguaggio sessista è pur sempre un valido alleato. 91
  • 92.  AA.VV. (De Mauro, Tullio): Come parlano gli italiani. Firenze (La Nuova Italia), 1994 AA. VV. (Sobrero, Alberto A.) Introduzione all’italiano contemporaneo, Le strutture, Roma- Bari (Laterza), 1993  Berruto, Giuseppe: La sociolinguistica dell’italiano contemporaneo. Roma (La Nuova Italia Scientifica), 1992 Chiti, Eleonora, Parlare e scrivere senza cancellare uno dei due sessi . In: Educare ad essere donne e uomini: Intreccio tra teoria e pratica, Torino (Rosenberg e Sellier), 1998 Cortelazzo, Michele A.: Italiano d’oggi. Padova (Esedra editrice s.r.l.), 2000  D’Achille, Paolo: L’italiano contemporaneo. Bologna (il Mulino), 2003 Della Valle, Valeria/ Patota, Giuseppe: Il Salvalingua. Il manuale più aggiornato per risolvere tutti i dubbi dell’italiano parlato e scritto. Milano (Sperling Paperback), 1995 Marcato G. (a cura di), Donna e linguaggio, Padova (CLEUP), 1995 Perrotta Rabissi, A. e Perucci, M.B., Linguaggiodonna . Primo Thesaurus di Genere in lingua Italiana, Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, Milano, 1991 Priulla G., Parole tossiche, Settenove, 2014 Robustelli, Cecilia, Il genere femminile nell’Italiano di oggi: la norma e l’uso, Commissione Europea, 2007 Sapegno, Maria Teresa, Che genere di lingua? Sessismo e potere discriminatorio delle parole, Roma (Carocci), 2010 Serravalle, Ethel (a cura di), Saperi e libertà, Progetto Polite (Associazione Italiana Editori), Milano, 2000 92 Bibliografia
  • 93. Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana (Alma Sabatini, Commissione nazionale per la parità e le PO tra uomo e donna, 1987) http://www.innovazionepa.it/dipartimento/documentazione/document azione_pari_opportunita.htm 93 • La società cambia, è necessario cambiare l’atteggiamento • Le scelte linguistiche coerentemente devono veicolare questo cambiamento • È necessario avere la consapevolezza che la lingua è stata androcentrica • Proposte
  • 94. Orientamenti europei Parlamento Europeo: Vademecum per evitare un uso sessista delle lingue (2009) Commissione Europea per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (2008): Risoluzione “ Sull’impatto del Marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini” Commissione Europea (2006)” Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini”