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«Hai bevuto e detto cazzate tutta la sera, davvero credi che vorrò rivederti?»
«Beh, cazzate! Abbiamo affrontato l’amicizia tra Beuys ed Andy Warhol, il matrimonio del genio
matematico Kurt Gödel con una ballerina di un locale notturno e il fatto che sua maestà Gassman
avesse una fottuta paura della morte. C’è chi ci studia sopra una vita».
«Quindi?»
«Scusa ti capita mai di subire fascino e curiosità per quello che non appare?»
«Rispondi ad una domanda con una domanda, sei un tipo strano, non capisco quando scherzi o parli
seriamente. Ti ho chiesto se hai la ragazza e sospirando mi hai detto che le ultime sue parole sono
state ho la nausea. Guarda facciamo così ci rivediamo qui una sera di queste!»
«Perfetto, domani. Aperitivo nel luogo che ci ha fatto incontrare, quindi cena sobria senza
affrontare con superficialità le cose serie della vita!»
«Come no! Ciao, io vado via».
«Dai ragioniamoci! Devo aver sbagliato approccio. Ordino subito da bere».
«Guarda, le amiche mi stanno aspettando, sicuramente ci rivedremo, tanto Roma è un paese».
«Verissimo, ad esempio tu dove compri le mozzarelle?»
«Davvero, devo scappare. Alla prossima».
«Aspetta, aspetta, aspetta, l’ultima cosa!»
«Uhfffffff, dai dimmi».
«I broccoli dove?»
«Vaffanculo».

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PRENDO LA VECCHIA

Il capitolo “Ho scoperto cazzate, feste e donne”, lo apro dopo, ora rischierei di bruciarmi i buoni
che vogliono leggere il libro. Spesso rimango a fissare le nuvole come un perfetto coglione,
cammino a testa bassa ritirando fuori l’impossibile, oppure passo giornate su YouTube a guardare
spezzoni di vecchi film.
Essere impermeabile da alcune “secchiate” quotidiane è davvero reale, lo vivo in parallelo con
l’attività di cameriere.
Anche con altro.
Sono laureato ma ho rigiocato la carta università seguendo istinto e mattinate libere.
Fallimento completo!
Stavo preparando un esame, il lavoro non mi dava tregua, problemi con la ragazza ed ho mollato. Se
non sei a posto con la testa studiare di notte è complicato, poi sono partito per esportare oltre
manica l’arte del lavapiatti e da allora non ho più riaperto libro. Quando inizi a rallentare perché la
vita e il lavoro non puoi scrollarteli di dosso cerchi piaceri a breve termine. Da lungimirante
dovresti stringere i denti e vedere oltre. Lo dicono tutti, il lungo termine fa la differenza! Se hai un
minimo di coscienza ritieni di essere soddisfatto da quello che hai, senza coscienza una domanda
del genere neanche te la poni. Risultato identico, il cinismo è tutto qui.
Anzi la consapevolezza alcune volte aumenta solo il disagio. È un puntino minuscolo nascosto ad
arte, se inizi a stuzzicarlo rischi seriamente incolumità e psicanalista. Proprio in quest’istante
mentre scrivo un po’ pazzo mi sento, a parte il lavoro zero vita sociale solo “Word”. Sono a casa di
mattina con Roma vuota, tutti via, io al computer con un ventilatore ai piedi e tè alla pesca
ghiacciato sul tavolo. Sto cominciando a parlare con persone immaginarie e da un’ora con il tè.
Pare facile ma a trent’anni è dura, basterebbe poco per accontentarsi e giustamente li cerchi pure i
piaceri. Uscite, ristoranti, “serate”, palestra, serie tv, tutto messo lì ad incastri. Tutto necessario a
“riempire” per invecchiare dolcemente.
E infine quest’anno la squadra di calcio vola. Altro che incertezze, disoccupazione, ingiustizie, case
pignorate o morire in ospedali che cadono a pezzi. Chi se le ricorda più le inculate. A luglio volevi
uccidere quei giocatori milionari, ora l’approccio alle tue giornate cambia. La fregatura è se l’anno
prossimo va male di nuovo.
Un inferno.
Magari però l’altro ancora va bene. Via così, anno su anno, fino ai quaranta, magari da single.
Il problema è che non sono tifoso, o uno di quei brillanti frequentatori dei circoli romani che non
invecchiano mai. Lungo Tevere Parioli style.
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Li guardo sempre affascinato, mi sento come uno spettatore a teatro.
Disinvolti, senza fede al dito, vestiti sportivi, abbronzati e pimpanti. Arrivano giustamente su
scooter giovani, via il casco e mano tra i capelli, occhiale da sole e controllata allo specchietto per
guardarsi e riguardarsi. Intorno hanno donne perfette, signore con zero grasso, senza età, immortali.
Milf con abitudini particolari, linguaggi forbiti e schemi comportamentali. Parlano di moda,
compagni, aperitivi, vacanze. Fanno il brunch, messaggiano in continuazione e amano rilassarsi.
Magari in piscina portano pure un libro ma fa parte del personaggio.
Il termine milf quindici anni fa non esisteva, da adolescente non avrei mai pensato alle mamme
degli amici né loro alla mia.
Tutte standard!
Oggi è pieno, te le mangi con gli occhi, lo capiscono e gli piace.
Sei cresciuto con il mito della pantera quarantenne dopo anni con Lino e commedia erotica in
seconda serata. Come andrà però non sei assolutamente te a deciderlo. Loro controllano il gioco ed
è proprio questo che ti manda fuori di testa. Rappresentano il proibito per eccellenza che vuole
esaminarti. Casomai il tuo ruolo è di farle divertire e dargli quello che chiedono, poi torni in sala,
loro nell’attico.
Cognomi, passato e presente non servono.
“Il Laureato” aveva lanciato la “nave scuola”, qui siamo anni e anni avanti, l’esperienza ormai c’è
da tutte e due le parti. La differenza sta proprio nella sfacciataggine del giovane, ti si legge negli
occhi con la scritta “che ti farei!!!”
I ragazzi cercano certe donne perché sono belle, sexi e accattivanti, ancora sono capaci di far bollire
il sangue, è l’avventura di una notte senza complicazioni.
Lo sanno e se vogliono ti scelgono. Stop.
Eppure riuscire ad andarci a letto è molto più che una semplice scopata, quasi una sorta di
legittimazione. Vorresti gridare: «Avete visto, ci sono!»
Per qualche ora sei dall’altra parte, quella a cui solitamente dai del lei, fai l’amore in un letto che
non potrai mai permetterti, figurarsi la casa. Rappresenta un secondo contatto con quel mondo, il
primo se non si era capito è quando lo servo.
Vivere a Roma è questo.
Lavorare in città d’estate ti mostra una realtà contemporaneamente vergine e mignotta. La
fotografia perfetta resta “Il Sorpasso” del grande Dino Risi, appena comincia il film capisci com’è
la Capitale a cavallo di ferragosto.
Roma sud va ad Ostia. Roma nord a Fregene. Alcuni con particolari esigenze a Torvaianica. Chi se
lo può permettere Santa Severa o Santa Marinella. Quelli a cui di solito ti inchini, Capalbio.
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Fai il cameriere in compagnia del caldo torrido, le cicale e la puzza di catrame bruciato che senti
solo in quel periodo. La maglietta che indossi durante il turno pesa il triplo, sei rallentatissimo, hai
una sauna nelle chiappe mentre la parannanza ti fa rosolare gambe e mutande.
Se non bevi sempre e mangi bene rischi di crollare, ti senti ovattato, sudi freddo e non vedi più
limpidamente, poi un leggero mal di testa e le gambe partono. Vuoi solo sederti, cerchi di versare
acqua su acqua intorno al collo ma la verità è che le energie sono belle che andate.
È successo anni fa, passa.
Ma è un segnale, devi coglierlo assolutamente, se te ne freghi non sei uno da “stagione”. Avere un
riposo saltuario o non averlo proprio fa parte del gioco, una cosa è lavorare, un'altra il diritto del
lavoro. I tuoi cinque mesi vanno gestiti con intelligenza, rischi di esplodere prima, al massimo puoi
lasciarti andare verso settembre. A quel punto vedi il traguardo, l’inerzia ti ci porta comunque ed è
sempre una bella soddisfazione. Hai raggiunto un obiettivo semplice ed efficace per la tua
autostima. Sembra poco ma nella vita niente è poco. Ci sono una marea di cose che mi fanno lo
stesso effetto, ovvero che niente è poco. Per esempio provare a raccontare la realtà. Fare l’amore. Il
funerale del Perozzi. Caravaggio. Sordi nei “Nuovi Mostri”. Villa Ada al mattino. “Post Office” di
Charles Bukowsky. Allenare i piccolini. Martin Scorsese. Fissare il San Giovanni Battista di
Leonardo. Pasolini. La malinconia di Verdone. Il discorso di Josè “Pepe” Mujica alle Nazioni
Unite. Avere degli amici con il dono dell’immortalità. “L’audace colpo dei soliti ignoti”. Girare nel
centro storico di Roma in bici. Perdermi nei suoi occhi. Veder giocare Nowitzky. La partita a
biliardo di “Fantozzi”. Slacciarmi soddisfatto le scarpe finito l’allenamento.
Ce ne sarebbero ancora altre, ognuno ha le sue, ma la lezione finisce qui.
Va di moda proporre stili di vita alternativi, fonti di ispirazioni continue o ricercare assolutamente il
segreto per la felicità.
Cambiare condizione ed elevarne la qualità sono il sogno di chiunque. Io invece sono un povero
stronzo, la vita non cambierà radicalmente, e finora al “gratta e vinci” ho sempre perso quindi non
vedo alternative di ricchezza. La volontà di svoltare può essere concreta, come nel mio caso esserne
sprovvisto, l’unica cosa che contesto è morire e non vedere Cuba.
Non è per il viaggio in sé!
Potrei passare il resto delle giornate in una libreria, con la connessione ed il fattorino dell’alimentari
che ogni tanto si ricorda del sottoscritto.
Non escludo neanche che lo farò. Eppure l’idea di spegnermi senza aver messo piede su quell’isola
dei Caraibi mi fa incazzare, come anche rinunciare ad altre cose che vorrei conoscere e visitare.
Non aspetto di diventare ricco, è la scusa peggiore per stare fermo.

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Cuba, ascoltare il cuore, non dipendere da uno stronzo, facevano parte delle aspettative future. So
che non ci saranno rivoluzioni nelle giornate, non aspetto il giorno della ribalta. Io devo lavorare e
dovrò lavorare, anche facendomi il culo suppongo.
Allo stesso tempo però non riesco a prendere sul serio la vita.
Conosco un ragazzo che si eccita a farsi urinare addosso dalla propria donna. Uno che va a letto con
una coppia di cinesi. Chi frequenta locali di scambisti e chi ormai bruciato dalla coca non
riuscirebbe neanche a centrare un tombino. Ho un amico che è stato capace di parlare tre giorni su
quanto Apollo Creed tecnicamente fosse superiore a Rocky. C’è una collega che appena può si fa
ammanettare. Un’altra che ha comprato il costume da infermiera e scopa solo così. Conosco un
quasi sposo non esser tornato dall’addio al celibato, ora convive a Riga. Due miei amici hanno
passato la loro unica settimana di ferie a vedere tutti i film di Bud Spencer e Terence Hill. C’è un
coglione che a fine cena ha ordinato una bottiglia d’acqua per lavarsi le mani. Un mio amico ha
proposto dei soldi per un rapporto, la ragazza ha detto: «Mica sono una mignotta», e lui: «Oh, l’hai
detto te mignotta». Ho lavorato con due cocainomani che sparlavano l’uno dell’altro, dandosi a
vicenda del tossico. Una mia collega si è rifatta le tette ed ora è piena di uomini. Sono rimasto a
leggere a casa, senza uscire, tredici giorni di seguito. Nessuno del gruppo guarda il telegiornale. Ho
conosciuto una donna che caga una volta a settimana. Un amico vive a casa con due trans
gentilissimi che esercitano. Non ho mai avuto Facebook. Una mia collega ha distrutto in un colpo
centosessanta bicchieri. Una donna a letto mi ha chiesto: «Vuoi sentire dolore?»
Almeno ogni anno capita un rampollo benestante che vuole fare il cameriere e dimostrare al padre
quanto vale. Ho visto clienti mangiare cibo scaduto, pagarlo, anche apprezzarlo con complimenti
annessi. Servendo ho visto bruciare 26.000 euro in una sera. Purtroppo non me ne sono accorto ma
ho portato una pizza con un chiodo tra la mozzarella. Un collega ha il filmato di un cane che gli
lecca le palle ricoperte di cioccolata. Ho fatto sesso in magazzino. Conosco un tipo che si lava,
veste bene, esce, va da una escort, scopa e torna a casa. Da cameriere in certi locali ti inchini
davanti a politici, attori, ufficiali e amministratori, ti inchini ai loro amici, ti inchini ai loro familiari,
ti inchini ai loro collaboratori, ti inchini alle amanti, ti inchini agli amici dei figli, ti inchini agli
autisti. Sono stato con una ragazza ubriaca che è svenuta durante il rapporto. Mio zio ha lasciato la
moglie per una venezuelana spettacolare. Un amico ha caricato un filmato su YouPorn. Il problema
di avere dei sogni è che potresti sembrare un cazzaro. Conosco almeno cinquanta persone che hanno
perso il lavoro. Per l’ex primo ministro il fratello di Romolo era Remolo. A dimagrire impieghi
minimo due settimane, ad ingrassare tre giorni. Avere dei diritti mi fa pensare solo al fatto di averlo
letto da qualche parte. Tutti all’interno del gruppo abbiamo combinato qualche casino, alla fine sta
cosa aiuta. Odio il karaoke ma credo di essere rimasto l’unico, la gente impazzisce per quel
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microfono. Un mio amico è gay. Un mio amico è un poliziotto. Ogni volta che le mie colleghe
escono per un aperitivo rimorchiano. Un mio amico ha problemi con l’alcool. Per un intero anno un
compagno di classe la notte ha chiamato al telefono la prof di religione dicendo: «Vedo la luce e mi
sta parlando». Una mia amica ha problemi con il cibo. La cassiera deve discutere la tesi da undici
anni. Segnare in allenamento è completamente diverso da farlo in partita. Una ragazza mi ha
aspettato una notte in macchina, nuda. Non ho mai capito perché devo baciare il culo alle persone
che non stimo. Una notte l’ho fatto cinque volte, un'altra ho fatto finta di dormire. Ho imparato a
lavarmi le mani prima di pisciare. So che vuol dire girare con un curriculum in mano e cercare
lavoro. Ho servito acqua a dodici euro. Tra i primi della sera c’era linguine al tonno in scatola. Nel
gruppo non parliamo mai di politica, anzi sembra quasi che non esista. Siamo usciti una sera ed un
collega si è risvegliato a Salerno. Ho lavorato novantacinque giorni di seguito, poi uno di riposo.
Conosco pochissimo Roma Sud. Una mia amica ha lasciato il quasi marito per mettersi con uno più
giovane di tredici anni, ripete sempre: «Non sai come scopa!»
Un mio amico tiene da sempre il conto dei gol segnati a calcetto, vuole superare i mille di Pelè. Una
mamma venuta a cena con tre figli è ritornata dopo averli messi a letto. Avere stile conta più dei
soldi. Ho perso un amico speciale in un incidente, così come se nulla fosse. A capodanno sono stato
l’unico del turno a non “pippare”. Qui dove abito, un supermercato di prodotti biologici fallirebbe.
La prima cosa che mi colpisce quando entro in uno Streep Club è l’odore di crema idratante. Se non
hai il tuo cavatappi non sei nessuno. Durante una cena, un’amica mi ha masturbato con i piedi sotto
il tavolo. Se vuoi fare delle cazzate Roma è la città giusta. Quando al ristorante portano al nostro
tavolo il preconto non fiscale, mi viene sempre da ridere. Ho conosciuto dei proprietari che si
lamentavano perché guadagnavano poco, eppure continuavano a vendere merda. Da disoccupato ti
senti in colpa pure a stare nel traffico, non vorresti disturbare. So che si prova ad essere traditi. Un
amico è fidanzato da un anno ma è completamente innamorato della sua ex. Un mio collega ha
colpito un cliente. In cucina quando passavi, il cuoco ti metteva un dito nel culo. Non ho stretto
volontariamente la mano ad un politico che ha rosicato. Se pensi che nel lavoro non accetterai dei
compromessi quando rinasci iscriviti a ingegneria. C’è un amico che mi ripete sempre: «I soldi non
sono un problema, si trovano». Mi sono fatto male a lavoro, ma all’entrata dell’ospedale ho
cambiato maglia. Una collega faceva mangiare l’ananas al suo ragazzo in modo che lo sperma
avesse quel sapore. So che vuol dire essere guardato con pena. Ho dormito legato in balcone. C’è un
cameriere che ogni anno si mette con una collega diversa, ora sono diventate tutte grandi amiche.
Sono stato da un andrologo. Mia madre mi ha accompagnato a Basket per nove anni sapendo che
non sarei diventato una star. Le colleghe dell’est vanno al mare alle otto di mattina con l’insalata di
riso. Un mio amico ha usato l’anello vibratore per masturbarsi da solo. Non bevo birra e non mi
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faccio le canne. Un cuoco del Bangladesh voleva uccidermi con il coltello. Riuscire a rimorchiare
una cliente dipende da dove lavori. Quando ho raccontato ad un amico che stavo provando a
scrivere un libro mi ha guardato come un coglione. A Praga ho ballato nudo dentro un
idromassaggio con una ragazza Dominicana. Chi ti ammazza davvero è la maionese. Un amico ha
la valigia pronta per sparire, come le donne in cinta dirette all’ospedale. Ho servito un filetto
minuscolo a cinquantacinque euro, ad un collega ho detto: «Oggi avranno scongelato la mucca della
capanna dov’è nato Gesù». Sono stato chiamato dal direttore della banca perché non capiva certi
dettagli dei movimenti fatti con il bancomat. Se la merda cucinata viene apprezzata dai clienti, la
merda non è più merda! Se la merda non è più merda dopo un po’ il prezzo aumenta! Il modo di
parlare in tv è particolare, io dopo dieci secondi mollo. Ubriaco perso mi sono addormentato mentre
ero con una ragazza, quando lei mi ha svegliato sono riuscito solo a “sbiascicare”: «Siamo stati
fantastici amore, fantastici!»
Una volta sono entrato in un locale che aveva due casse per fare i conti ma solo in una si poteva
pagare. Conosco la regina del fluo. Un amico pensava di essere stato drogato dal barman della
discoteca. In vacanza ho speso gli ultimi euro che avevo in sale sulle tette, tequila dentro
l’ombelico, e limone in bocca…sua. Ho lavorato in molti ristoranti di Roma e la raccolta
differenziata era semplicemente una geniale barzelletta. L’evasione fiscale è a cascata, dall’alto
verso il basso, c’è chi ci si fa la piscina in giardino e chi la tazza del cesso. Qualcuno ha la passione
per le ragazze grasse, dicono che vengono di più. Un amico mentre scopa trattiene il respiro.
Conosco un vecchio che va a puttane e si mette due preservativi. Sono stato con una ninfomane che
ancora adesso mi manda le foto di quando si tocca pensando a me. Ho visto pisciarsi sotto in coma
etilico e uscire da un locale steso su di un carrello. C’era un mio proprietario che ripeteva: «I
ragazzi devono imparare a non farsi mettere i piedi in testa dai clienti». Una collega vuole che il suo
uomo le dia gli schiaffi mentre lo fanno. Dopo il lavoro, di notte, sono abituato a camminare a testa
bassa. Ho servito uomini sposati ma a cena con delle ragazzine imbarazzanti. La prima volta che
accetti un compromesso ti senti uno stronzo, poi è routine. Un cuoco asiatico che lavorava con me,
per cento euro si faceva inculare. Quando superi i trent’anni e non sei sposato inizi a pensarci, è la
scelta che ti sistema, eviti ulteriori stress. Al mare indosso dei costumi ridicoli. Essere single e non
masturbarsi è impossibile. Mai usato droghe, sono troppo, ma troppo, ipocondriaco. Non ho
accettato di fare un passo indietro e mi sono ritrovato disoccupato. Credo che in alcune circostanze
la mia ex si vergognasse. Spesso succede che quando vai in cassa per pagare ti ristampano il conto.
Ho servito una cacio e pepe che galleggiava. Lo schifo che sento in bocca quando perdo una partita
di basket è inspiegabile, vorrei sputare in continuazione. Sono abituato a camminare tra le macchine
che si fermano dalle prostitute, è la strada per tornare a casa. Una mia amica riesce a riempire un
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bicchiere “squartando” e poi il suo uomo lo beve. Un collega si è fatto legare nudo dalla pornostar,
ad un palo, davanti al pubblico. Appena trovi il sistema per risparmiarti sul lavoro, lo applichi, o no,
poi devi scegliere. Del mio gruppo sono quello che parla di meno. A Cancun una signora di
sessant’anni mi ha messo un dito in culo pensando che apprezzassi. Non riesco a smettere di vedere
“Amici Miei”. I romani trascorrono di media duecentoventisette ore l’anno nel traffico. Non sono
sicuro che Dio esiste, ma sono sicuro che qualche mio amico pensa di avere dei superpoteri. Tra i
miei sogni nel cassetto c’è prendere a calci in culo una persona, ma non avrò mai il coraggio, però
sulla lista lo lascio. Il tutor di un mio amico per arrotondare durante le feste faceva il Babbo Natale,
lui quando per la tesi doveva parlargli andava nel negozio e seguiva la fila dei bambini. Una ragazza
mi ha dato del borghese perché non scavalcavo ad un concerto dentro Villa Ada, volevo
semplicemente pagare il biglietto. Un mio amico indossa le mutande della fidanzata. Un altro le
calze autoreggenti. Almeno una volta al giorno vado su Wikipedia. Se non mi sforzassi mangerei
solo pizza. Una spogliarellista ha preso gli occhiali di un mio amico e li ha fatti sparire. Una
famiglia romana, ricchissima e molto rispettata, mi ha proposto di lavorare nel suo locale, sei giorni
a settimana, undici ore al giorno, “con un contratto regolare”, la mia risposta li fece imbestialire:
«Non conosco un CCNL di sessantasei ore settimanali!!!»
Ho visitato la Cappella Sistina di notte. Durante un allenamento mi hanno tagliato la lingua a metà.
Una mia collega si è sposata con un cliente. Ho vissuto tre giorni su una panchina. Un mio amico
scopa con i cubetti di ghiaccio nel culo. Non mi fiderei di mangiare dopo aver risposto male al
cameriere. Il pizzaiolo era asiatico ma alle signore anziane che rompevano con le sue origini
rispondevo: «È calabrese». Arrivai ad avere sedici polo da lavoro. Mi sono cagato addosso. Faccio
sempre caso a chi tira su con il naso e lo tocca in continuazione. Passavo per Termini ed ero in
ritardo a lavoro, c’era una manifestazione, attraversai la strada ed un poliziotto bardato mi disse:
«Tra un po’ ti spaccherò il culo», pensava fossi un black block, visto il nero della divisa da
cameriere, io lo guardai completamente assente e risposi: «Pure tu?»
Un’amica vorrebbe lasciare il compagno ma dice che hanno il mutuo della casa da pagare. La
questione morale nel mio quartiere è superflua. In giacca e cravatta sei rispettato di più. C’è una
bella differenza tra essere licenziato e fare in modo che te ne debba andare. “C’eravamo tanto
amati” va visto. P2, Gladio e Odessa, se nominate possono creare meno problemi che chiedere il
TFR ad un ristoratore. Una ragazza con cui uscivo, nel suo periodo artistico, ha dipinto entusiasta
un quadro imbarazzante. Non riesco ad ascoltare i talk show politici, soprattutto la parte del «Io non
l’ho interrotta», praticamente subisci ore di monologhi. Molti nel gruppo pensano che Naoto Date,
“L’Uomo Tigre”, sia morto prematuramente. Ogni volta che incontro una salita in bici vorrei
scendere e proseguire a piedi, ogni volta. Conoscere un medico e un avvocato serve. Uno dei miei
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più cari amici non può andare a vivere da solo perché deve aiutare la famiglia, ha trentatre anni, i
giornali però parlano solo dei “mammoni”. Ho visto rubare le mance. Conosco un uomo sposato
che di notte cerca compagnia maschile. Mi sono addormentato dentro una fontana. Una donna mi ha
fatto un regalo in euro dopo aver scopato. Nonostante lavorassi come un cane per le statistiche ero
disoccupato. Ho servito ricchi educati e poveri educati, ricchi cafoni e poveri cafoni. Conosco un
ragazzo che beve otto caffè al giorno. Dopo l’università capisci un sacco di cose sul mondo del
lavoro ma molte non puoi nemmeno raccontarle a casa, daresti solo dispiaceri a chi ti ha fatto
studiare. Una collega appena attacco il turno mi fa vedere il colore del perizoma. Evadere le tasse
prevede una fantasia notevole, addirittura apprezzabile. Sono stato bombardato per anni con “la
grande fiction italiana”, ogni tanto senza motivo quello slogan lo lancio anch’io. Una donna a letto
sussurrò: «Mi vuoi più troia?» ed io: «Tanto per capire, a quanto sei ora?»
Non ricevo una telefonata a casa da almeno dodici anni. A tavola odio uomini da una parte e donne
dall’altra. Mi sono sempre chiesto a cosa servono le cravatte! Vivo nel Paese in cui quando torni
dalle vacanze rischi di non avere più un lavoro, a degli operai è addirittura arrivata la lettera di
convocazione nella nuova sede in Polonia. Un mio collega tutti i giorni ripete: «Vabbeh dai,
quest’anno è andata così». Ho un amico che si è allenato per battere il record di panini mangiati nel
pub dove lavoro. La generazione dei miei nonni non si faceva troppe domande sulla felicità, doveva
trovare da mangiare. La teacher del corso di inglese mi ha retrocesso di livello dopo due mesi
intensivi, un mio amico se l’era portata a letto e poi non l’aveva più chiamata, sono stato l’unico
caso nella storia della scuola. Alcune volte dopo il lavoro vuoi vivere, sentirti uno che sfrutta il
tempo che ha. Un mio amico ha dormito ventisei ore di seguito, non era ubriaco, normalmente.
Quando ho delle fantasie le dico alla mia donna, non ne pago un’altra. Una mia amica ha tamponato
il ragazzo che voleva conoscere. Il capitano Zapp Brannigan del cartone “Futurama” è in assoluto
il personaggio perfetto. Dopo mesi di letame su letame, colpo di grazia, rifai l’amore con la tua ex,
lì capisci davvero quanto finito sei e allora inizi a volerti un po’ di bene fino alla volta dopo. Un
mio amico ha ordinato una moglie on line. Un altro un carro armato. YouPorn ha rappresentato la
vera svolta, lo associo ad una citazione che adoro: “La mente una volta abituatasi a pensare in
grande, non torna più come prima”. Se due uomini camminano mano per mano a Roma li linciano.
Prevenire è meglio che curare lo ripeto spesso, in realtà però sono solo le conseguenze della
televisione. Ho scopato in una cella frigorifera. Conosco l’organizzatore d’eventi di una pizzeria.
Ubriaco lercio, prima di farlo l’ho chiamata con il nome della mia ex, è uscita di casa senza scarpe
gridando: «Sei solo un povero stronzo», io volevo fermarla ma continuavo a chiamarla come l’altra.
Fare scelte del cazzo può far parte della vita. Ho accompagnato un amico a comprare il viagra di
notte in farmacia, quando è spuntata una ragazza per servirci abbiamo chiesto Zigulì e Voltaren Gel.
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Dopo che mandi centinaia e centinaia di curricula a vuoto, hai la nausea, è fisiologico, piano piano
smetti. Sarei curiosissimo di sapere cosa pensa la gente che si imbambola appoggiata ai vetri
dell’autobus. Il lavapiatti era un rifugiato politico. Ferragosto, Pasqua e Natale, per un cameriere
sono giorni come altri. Non ho avuto il coraggio di pagarla per scopare, ma le ho offerto la
colazione e siamo stati fino all’alba a ridere. I ristoranti della Capitale buttano ogni giorno
complessivamente duecento chili di pane. Se cerchi la città più stronza al mondo, vai a lavorare a
Londra. Grazie a dei recenti scandali le mignotte sono diventate escort. Un amico è andato nel
negozio per trans a comprare i tacchi da mettere quando scopa con la ragazza. Una cliente mi
mandava i messaggi con scritto l’intimo che aveva indossato. Un mio amico al primo appuntamento
le ha chiesto: «Per favore me lo fai un pompino?»
Nei venerdì elettronici in un locale a Pietralata la mia onda con le braccia non spopola, troppo
vintage. Il portiere mi ha trovato sulle scale a dormire. Sono amico del proprietario di una trattoria
fuori Roma che vende acqua microfiltrata e non la fa pagare, «Non devo più scaricare e spostare le
cassette con le bottiglie di vetro, è un bel peso che mi so tolto». Se sai che la tua donna ti aspetta a
casa in intimo e tacchi, la televisione non serve. Se sai che la tua donna ti aspetta a casa in intimo e
tacchi, il macchinone non serve. Dopo i trenta o fai gruppo con chi è rimasto o inizi a cercare uno
psicologo bravo. Ho lavorato per una donna serissima, imprenditrice tutta d’un pezzo che ha sempre
rispettato regole e pagato tasse, è sommersa di debiti. Conosco il vocalist di uno Streep Bar e mi
faccio sempre ripetere un suo cavallo di battaglia: «Si prega di non importunare le artiste grazie».
Ero sotto casa sua da venti minuti ma lei non scendeva, aveva fatto entrare due predicatrici Gesuite
che l’avevano convinta a pregare in cerchio tenendosi per mano. Non c’è differenza tra una donna
che si leva il reggiseno e una carbonara abbondante, l’espressione di chi guarda è identica. Passai
un’estate a dormire sui treni di mezza Europa. Lavoravo ad una festa vip e gli ospiti mi hanno
rubato il cellulare. Il Salento è un posto meraviglioso, ma ad agosto lo odio. Mentre mi spogliava
una ragazza ha detto: «Tranquillo sono una professionista». Mia sorella si è alzata una notte ed ha
trovato un mio amico dentro il lavandino della cucina con i pantaloni completamente abbassati ed
una ragazza in ginocchio. Vorrei analizzare con i responsabili del comune il modo in cui migliaia di
ristoranti gestiscono i rifiuti. Se ho bevuto troppo, lascio la macchina e prendo il taxi. Quando una
donna è sessualmente troppo esplicita o sono ubriaco o sto per cominciare a bere. I dati delle
dichiarazioni dei redditi riferite al 2011 dicono che gli stipendi dei lavoratori dipendenti superano di
duecento euro quelli degli imprenditori! Ho fatto l’amore con delle tette. Nei centri commerciali
sono a disagio. Quando raccontai alcuni miei dubbi ad un assessore rispose: «Del resto chi è che
non evade a Roma!»

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Vassoio alla mano l’incubo peggiore si chiama “Maracaibo”, la sala diventa un inferno. Siamo
usciti per quasi due mesi e non ha mai fatto il gesto di dividere. Per un periodo ho avuto paura di
credere alle stronzate che mi dicevo. Se ti fanno fare pochi turni di lavoro, inconsciamente speri
anche che qualcuno dei tuoi colleghi si ammali. Faccio caso alle persone che iniziano la frase con
“fondamentalmente”. Dopo sette long Island ho pomiciato l’intera notte con una inglese di
centoventi chili, credo di averle anche chiesto la mano. Un mio amico era a casa con una ragazza
ma non aveva voglia di andarci a letto, iniziò a dire di sentirsi male e siccome lei non ci credeva ha
chiamato l’ambulanza. Il coinquilino di Londra dopo qualche mese trattato come un cane e sfruttato
dal direttore, mollò per spacciare droga. Una delle cose che più mi affascina è la distanza che esiste
tra la vita reale e quella che ti raccontano le istituzioni, credo andrebbe studiata, a furia di sentire
certe stronzate potresti recepire che tu sei in un sogno e loro hanno ragione. Un collega ha una foto
di se stesso nudo con una zucchina nel culo e un limone in bocca. Qualche volta mi sono sentito
ricattato. Sono rientrato a casa e il coinquilino in cucina aveva il pisello dentro una pentola piena di
ghiaccio. A meno di un miracolo non avrò pensione. Un mio collega si vanta di essere arrivato al
mare in macchina facendoselo prendere in bocca dalla sua fidanzata, il bello è che guidava lei.
L’ultima volta che sono andato a messa era un funerale. Da poco licenziato quindi disoccupato, in
macchina mi ha detto: «Sei troppo immaturo per me, non sai quello che vuoi».

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PER UNA GIUSTA CAUSA

«Io, Martin Luther King e i fratelli Wright?»
«Te l’ho ripetuto mille volte. Tu, Martin Luther King e i fratelli Wright!»
«E basta?»
«Pure Steve Jobs».
«E basta?»
«No, ce ne sono altri. Tutti quelli che pensavano nel modo opposto».
«Ferma, ferma, lo so, ora comincia la parte che adoro. Vado a prendere la parmigiana e l’acqua così
parliamo in pace! L’ho preparata per te, sapevo dopo il turno saresti arrivato. Era nel forno nascosta
bene dai clienti, nessuno poteva vederla».
«Ma sei sicuro? Trovi tutto su YouTube, pure sottotitolato».
«Assolutamente. Vai, comincia».
«Cazzo, la fai sembrare una favola».
«Mettiti nei miei panni. Faccio questo lavoro con passione e la notte è di gran lunga il momento
migliore per certe bombe».
«Dici sempre le stesse stronzate! Comunque se rifletti non c’è bisogno che ti spieghi i cardini del
marketing emozionale, sai benissimo le risposte. Basta che guardi quanto sei apprezzato».
«Cioè scusa, con la mia pizza emoziono le persone?»
«No, quello è il what, e ci sono una marea di posti dove poter tamponare la fame alcolica o quella
nervosa. Chi viene da te sa che troverà il why, la tua ispirazione che trasmetti quando prepari e servi
la pizza».
«Sicuro che tutti quelli che vengono da me lo sanno?»
«Lo chiamano sicuramente in un altro modo, ma lo sanno, fidati».
«Porca troia, pensa cosa direbbe mio padre! Quindi siamo io, Steve Jobs, Martin Luther King e i
fratelli Wright?»
«Esatto. Invece che seguire il processo what, how, why, voi siete partiti dal why. Rifletti sul motivo
per cui ad esempio vengo da te. Delle volte mi mandi addirittura i messaggi per i cannelloni con
salsiccia, funghi e prosciutto. Io mi sento a casa, scompare persino la strada di merda che abbiamo
davanti».
«Loro però hanno cambiato il mondo!»
«Se volessi prenderti per culo direi che anche tu avresti potuto fare le stesse cose. Invece ti parlo di
convinzione, credo ormai te ne sia reso conto. Hai due tipi di clienti, i primi sono quelli che il
tramonto lo usano per sfogarsi e poi riempiono il tuo locale. Sanno che sei aperto, rappresenti una
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certezza. Gli altri sono quelli che la notte la vivono da lavoratori e conoscono perfettamente dove
poter allontanare alcune strazianti solitudini. Con il tempo hanno imparato ad apprezzare la gioia
che metti in tutto quello che prepari e questo vale anche per me, un altro posto dove mangiare a
quest’ora la parmigiana, a Roma non lo conosco!»
«Siete amici e cucinare per gli amici è un’altra cosa».
«Vedi che ho ragione».
«Si ma non mi sento speciale. Quei quattro hanno tutti il nome su Wikipedia».
«Vero, ma nella Wikipedia off line fatta dal quartiere, tutti hanno messo il tuo! Anzi secondo me
conoscono più il tuo che il loro».
«Però non capisco mai dove siamo uguali».
«Te lo dico io. I fratelli Wright non erano laureati, non avevano finanziamenti statali e la stampa
seguiva altri personaggi accreditati che sperimentavano nuovi apparecchi. Quando riuscirono a
volare con il primo aeroplano la notizia si seppe due giorni dopo, pensa che fregatura. La loro
volontà era più forte di qualsiasi vincolo ed è quello che li rese speciali. Guarda Martin Luther
King, era un predicatore come tanti, ma differentemente dagli altri lui infuocava le persone. Il suo
era un “I Have a Dream” che contemplava la partecipazione generale, bianchi compresi. Se fai
sognare la gente, questa ti seguirà ovunque. Riuscire a parlare al cuore fa la differenza! Pensa ad
esempio al successo di Steve Jobs. Conosco ragazzi che fanno ore di fila per avere subito il loro
nuovo iPhone quando potrebbero benissimo prenderlo pochi giorni dopo senza nessuna fatica. È
uno status symbol che va ben oltre le caratteristiche tecniche, qui parliamo di appartenenza. Se
riesci a crearla, hai vinto».
«Facciamo che almeno una volta al mese ne parliamo, resto senza fiato ogni volta».
«Va bene, promesso».
«Ora però levati dai coglioni, vatti a riposare, domani lavori a quella festa giusto?»
«Già. La Roma bene, sobria ed elegante mi aspetta».
«Passi dopo?»
«Vediamo come sto».
«Vai a dormire, stasera offro io. Forza che devo impastare, non mi far perdere tempo».
Accesi il motorino e andai sparato verso casa. Gli occhi erano così stanchi da restare appiccicati
ogni volta che le ciglia sbattevano, anche in questo resterò sempre un bambinone.
Beccai rosso l’ultimo semaforo sulla strada e come ogni sera rimasi colpito da quella ragazza
bellissima che si riscaldava vicino al fuoco. Una macchina accostò per trattare la cifra così accelerai
per non farle perdere un cliente che avrebbe significato mandare dei soldi a casa. Lo sapevo,
conoscevo la storia. Una sera mi aveva fermato per chiedere aiuto, l’ultimo stronzo le aveva rubato
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la borsa. Suonai il clacson, lei guardandomi fece un occhiolino e una smorfia, poi si piegò verso lo
sportello dell’automobile.
Tempo due minuti ed ero arrivato nella mia via.
I cassonetti dell’immondizia straripavano di buste e sacchetti. Le scatole di legno erano sparse
ovunque e i vetri delle bottiglie rendevano il marciapiede perfetto per un ballerino di tip tap.
Roma ha un serio problema con i rifiuti. Produciamo a testa cento chili in più di immondizia
rispetto ai cittadini di Napoli, perseguitati tempo fa come unico male dell’Italia.
Da giorni ormai la puzza accompagnava ogni risveglio, eppure per mantenere intatta l’immagine
della Capitale realizzai quanto sarebbe stato bello ricevere il ringraziamento la notte degli Oscar.
Dopo il successo dell’ultimo film sulla mia città non poteva che essere così, altrimenti avrei
sacrificato inutilmente pranzi e colazioni a morire di caldo senza aprire le finestre.
Immolarsi per l’immagine da cartolina di Roma appariva davvero un degno valore. Una giusta
causa. Devi solo abituarti a quei profumi ed ai topi che ti attraversano davanti. I bambini ormai li
scambiavano per gatti quindi il contesto cominciava decisamente ad essere metabolizzato.
Arrivato, crollai senza neanche togliere i pantaloni. Ero distrutto, sentivo le caviglie pulsare in
continuazione ma non avevo le energie per andare a prendere del ghiaccio. Accesi il computer ed il
quotidiano on line riportava di un incendio in un residence per immigrati con morti e feriti, venti
locali sequestrati alla camorra, un pregiudicato trivellato a sangue freddo e infine il caso dell’erede
di una potentissima famiglia romana che ha nascosto al fisco 1.243 immobili evadendo le tasse su
due miliardi di beni. Tutto in ventiquattro ore. Tutto dentro il Raccordo Anulare.
Spensi subito riflettendo su come eravamo ancora bravi a fregare gli americani.
Meglio riposare, sapevo che il giorno dopo sarebbe stato tosto!
Erano all’incirca le cinque del pomeriggio, avevo preso lo zaino e con il motorino puntavo dritto
verso il lavoro. Il traffico come al solito stava “esplodendo” insieme a chi guidava le macchine. Gas
di scarico e parolacce rendevano surreale ogni svincolo, sembrava di essere catapultati in un girone
dantesco. I nervi stavano crollando inesorabilmente, me ne accorgevo dagli occhi spiritati e dalle
vene pulsanti sulla fronte di chi sbraitava completamente intrappolato.
Roma, la città al mondo con il maggior numero di vetture ogni cento abitanti.
Primi in assoluto.
Al mondo!
In questo specifico caso le macchine parcheggiate in doppia e tripla fila bloccavano il passaggio
dell’autobus. Non dimenticherò mai un cinquantenne che sbatteva con forza la testa sul volante
bestemmiando santi finora sconosciuti.

17
Con il motorino fai molta meno fatica ma è uno schifo ugualmente. La successiva scelta della bici
non è stata affatto causale dopo quello che ho vissuto tra due e quattro ruote.
Lo slogan percepito a pelle è: tutti possono tutto!
Le regole vanno interpretate e i vincoli sorvolati. Roma ha sfortunatamente sviluppato un marchio
negativo sfruttato in primis proprio dai suoi stessi cittadini.
Arrivai a destinazione e decisi di cambiarmi nonostante i lunghi preparativi.
L’evento cominciava verso le dieci.
Buffet, open bar e musica dal vivo con dj set a seguire. In questo davvero mi ritrovavo in quel film.
L’unica differenza era la cocaina che iniziava a spuntare sui tavolini, le donne avvolte da mani che
toccavano ovunque e tanti rotoli di grasso maschile al vento.
Insieme si cimentavano in balli improponibili, le teste dei partner erano costantemente sulle tette e
partivano continui trenini dell’amore. In molti si appartavano per amoreggiare fregandosene di
essere visti. Le ragazze giovani e svampite erano le prime scelte. Inginocchiate muovevano su e giù
la testa adoperandosi “live” in pompini espressi. Gli uomini invece agitavano le mani in balli
approssimativi che dovevano essere percepiti come sexy.
Era la danza tribale iniziatica al pompino!
In pista restava solo qualche “tigre” completamente indemoniata con il viso irriconoscibile per via
del sudore miscelato ai chili di trucco.
Ridicoli.
Ma a Roma gli ospiti importanti hanno il potere di fare come cazzo gli pare.
Possono perfino entrare nello spogliatoio dei camerieri e rubare dentro gli zaini.
Niente regole. Tutti possono tutto.
Come per strada.
È un marchio locale.
Non internazionale.
L’immagine che dobbiamo dare all’estero corrisponde grosso modo a quella di un acquerello di
Roesler Franz con l’aggiunta di qualche bike sharing desolatamente vuoto.
Ci vengono apposta da ogni parte del pianeta.

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19
SAMBA IN HELL

Avrò preparato almeno diecimila panini.
Accettai un lavoro in un pub all’aperto, davo una mano in cucina e col delirio in sala. La mattina
ero nel pieno della riabilitazione così zero scrupoli ad accettare qualsiasi forma d’entrata in euro. La
cotoletta era il top, un giovane artista alle prese con carne, impanatura e condimenti.
Soddisfavo clienti con fame tossica o alcolica, nonostante ciò ognuno di quei panini era un
capolavoro, quello con la cotoletta pura arte! Il Canova sarebbe stato invidioso, come davanti al
“Cristo Velato” di Giuseppe Sanmartino. Nella Cappella San Severo a Napoli, lascia veramente
senza parole.
Mi è sempre piaciuto utilizzare le mani nel cucinare, due più due uguale discreto impiego.
Una sera staccai con paga annessa e decisi di raggiungere gli altri.
Storie di donne degne di nota neanche l’ombra, solo le storie per carità. Tutte le avventure venivano
stroncate dall’apatia verso dover corteggiare, era sinonimo di disperdere energie, io praticamente
non ne avevo più. Già perché solo il pensiero di dover ricominciare tutto da capo faceva crollare
ogni proposito o iniziativa. «Vabbeh è na follia», ripetevo in continuazione, niente, tutto piatto,
sbuffavo solo.
Il locale era a Tor di Quinto, esci dalla tangenziale e lo trovi sulla destra.
Mi vennero a prendere anche se avevo fatto tardi.
Tutti già dentro, ognuno alle prese con le solite problematiche del venerdì sera. Chi discuteva con la
fidanzata, chi ballava con gli occhiali scuri aspettando l’alba, e chi imperterrito fermava ogni donna
o viceversa. Il mio gruppo di stagionali copre differenti età, se racimoli solo camerieri la differenza
non si sente, c’è qualcosa che ti lega. Sempre lì, stesse routine, stesse fatiche e tanti sorrisi, si
diventa una famiglia, cresce, qualche volta diminuisce, ma sei sicuro che c’è.
Se vuoi fare serata si stacca e si va, qualcuno di sicuro lo trovi, hai una certezza, e garantisco che
quando fai la stagione a Roma è una certezza non da poco. In sostanza ti passa, fresco della sera e
compagnia bilanciano il resto, la scelta del locale non è determinante.
Dopo i primi venti minuti trascorsi a salutare, arrivarono un cocktail, un amico e due brasiliane.
Le aveva conosciute la sera prima, belle, sexy e un po’ pazze, forse pure cocainomani. Praticamente
quello che ti serve a prevedere un tre/quattro ore di buio totale, ne hai tranquillamente la certezza.
E infatti, altra festa.
Eccomi là con un bicchiere in mano alle sette di mattina in uno degli after più famosi di Testaccio,
non ero ubriaco né tantomeno ci pensavo. La gamba faceva un male cane, però avevo voglia di

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divertirmi e poi non capita spesso che una perla nera ti balli con il sedere appiccicato per due ore
consecutive.
Ricordo perfettamente una canzone e probabilmente non la scorderò più, “Samba in Hell” di Bob
Sinclair, remixata da Herik Hagleton.
Pensavo di essere a Copa Cabana, lei di sicuro c’era.
Mi stava facendo sognare, ballava e la immaginavo lì, piedi nella sabbia, un leggero vento che
veniva dal mare e la passione coinvolgente di chi certi luoghi esotici li respira.
Aveva nel sangue quei ritmi, sembrava nata solo per ballare, come faceva non lo so, a quell’ora del
mattino dava l’impressione di essere appena arrivata dopo dieci ore di sonno. L’energia che
emanava era contagiosa, girava su se stessa, si alzava la gonna e muoveva le mani con una
leggerezza mai vista. Ti veniva voglia di seguirla, sorridere, abbandonarti, amarla, rapirla e
nasconderla. Tutto contemporaneamente.
Mi chiese di andare da lei, voleva continuare a esibirsi solo per me, giuro disse così davvero.
Non realizzai immediatamente, fu il pisello a farmi tornare cosciente.
Ero nel 1997, in Italia esce “Dal Tramonto all’Alba”, film vietato ai minori di diciotto anni, regia
di Robert Rodriguez, Quentin Tarantino è sceneggiatore e attore.
Andai anche se ero minorenne, c’era una scena che non avrei potuto perdere assolutamente.
Secondo tempo, una volta entrati nel bar i due fratelli protagonisti assistono ad uno strepitoso ballo
di Salma Hyek. In particolare dopo aver ipnotizzato l’intero pubblico con la sua sensualità mostra a
tutti un numero da brividi. Delicatamente infila un piede all’interno della bocca di Tarantino e
comincia a versare la bottiglia partendo dalla coscia. Tutto il whisky scende come un liquido divino
sulla gamba della ballerina lasciando allibiti gli spettatori.
Compresi noi che eravamo in platea.
Fino ad allora mai visto niente di simile, lo spartiacque era finalmente arrivato. Non ero più un
adolescente, avevo visto quella donna come l’essenza della sensualità ma anche l’essenza del
proibito. Una danza del genere è qualcosa che ti segna senza farti più tornare indietro. La bellezza
delle donne è probabilmente lo shock maggiore che si possa provare nella vita, un’opera d’arte che
cammina, parla, gesticola, ascolta e sorride. È lì la differenza, oltre ad essere già una meraviglia la
donna è viva. Prima ti folgora all’istante, poi ti conquista giocando con la tua volontà, basta il
semplice modo di camminare. Basta uno sguardo, è un dono innato.
Adamo ed Eva per quanto possa sembrare una favoletta, rappresentano una verità sconvolgente,
d’altra parte come biasimare il primo uomo sulla terra?
Il discorso è stato sempre centrato sulla sua debolezza, grandissimo sbaglio, la debolezza è voluta,
non era un povero coglione. Per apprezzare veramente la sua compagna aveva capito che avrebbe
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dovuto lasciarsi trasportare verso il proibito. A catechismo non te la mettono così ed è davvero un
peccato, crescendo però lo capisci, ascolti i tuoi istinti.
Quella sera d’estate ad esempio io avevo di nuovo i brividi, soprattutto non era per quello che
diceva ma per come.
«Se pensi di aver visto abbastanza non hai capito proprio niente».
È vero, lo ammetto, io non capivo niente.
Salutammo gli altri e chiamammo un taxi.
Non c’eravamo ancora baciati ma durante tutto il tragitto tenne una mano sulla gamba, poi ad un
tratto cominciò a stringere dicendo: «Potrai fare quello che vuoi, preparati».
Boh, sarà che ste cose quando capitano non te le godi appieno, ma io mi stavo letteralmente
sentendo male, avrei voluto chiamare tutte le persone che conoscevo per raccontargli sta storia, pure
mia madre. Il tassista non faceva altro che guardare lo specchietto, almeno lui c’era. Non lo
conoscevo, chiaramente, ma prima di scendere ha stretto la bocca, abbassato lo sguardo e fatto un
cenno con il capo.
Villa col giardino, abitava in una casa meravigliosa in pieno centro, il compagno non c’era,
viaggiava spesso per lavoro e comunque erano dichiaratamente aperti a nuovi incontri. Per carità
non sono rimasto all’età della pietra, ma a casa mia, nonno si faceva dieci chilometri di bici al
mattino per vedere nonna che riempiva una tanica d’acqua. Cinque minuti di sguardi senza parlare,
e via altri dieci chilometri.
Sulle coppie aperte ho ancora da imparare.
Percepivo che era annoiata. Tra alcool, uomini o eccessi di ogni tipo provava a sentirsi viva, che
poi le volte che anch’io l’ho fatto sono innumerevoli. Credo avesse capito. Scappavo come lei, la
rabbia era solo diversa. Quel lato del mio animo la scorticava, bastava guardarmi negli occhi. Chi
ha quel vuoto dentro riconosce i suoi simili in un istante, c’è attrazione per questo.
Versò da bere e con il bicchiere pieno di rum aprì lo schermo del computer. Dopo aver smucinato
con il mouse ad un tratto iniziò la musica. “Sing it back” dei Moloko.
L’intro della versione live è da far gelare le vene, una voce soave che ti trasporta dove vuoi.
Voli leggero.
Il cielo azzurro, le nuvole, il vento e tu.
Cominciò a ballare e ripetere una frase della canzone.
«Come to my sweet melody».
Avevo la pelle d’oca! Si muoveva in un modo tale da massaggiare i miei istinti, li solleticava.

22
È una sensazione diversa dalla passione o dall’eccitazione, io venivo lentamente stregato dal suo
modo di fare. Potrei tranquillamente dire che avrei fatto qualsiasi cosa avesse chiesto, alle nove di
mattina.
Con le mani sui fianchi alzava leggermente la gonna e contemporaneamente mi fissava mordendosi
le labbra. I suoi occhi dicevano tutto, non parlava solo perché era superfluo, uno spreco di energie.
Riusciva perfettamente ad entrare nel mio cervello e controllarlo.
Ero cosciente ma suo, come Adamo!
Mi sbottonò la camicia ed iniziò a baciarmi su tutto il petto, leggera ma infernale, toccava il viso e
la bocca, ripeteva che avrebbe fatto qualsiasi cosa avessi ordinato.
Poi di colpo si girò.
Era seduta sulle gambe, accovacciata, con la nuca sul naso. La sua testa roteava in modo strano. Si
contorceva componendo frasi senza senso. Tolse maglia e reggiseno piegando completamente la
schiena e ballando con il sedere davanti i miei occhi.
Iniziai a preoccuparmi, figa è figa, ma vuoi vedere che è pure matta?
La spostai con gentilezza e mentre mi rivestivo lei fece un balzo verso la porta. «Tu sei mio».
Chiuse e lanciò via le chiavi. «Da qui non te ne vai, voglio che mi sbatti tutta», si tuffò sul divano,
si girò e alzò completamente la gonna. «Prendimi» urlava, «prendimi».
Guardai scioccato la scena, voglia di ridere zero, stavo pure sudando come un porco.
Misi le mani in tasca e queste furono le sole parole: «Cazzo, cazzo, cazzo, il cellulare».
Io gridavo da un lato, lei dandomi le spalle dall’altro. Sembravamo due matti. Ci avessero ripresi
avrei fatto i milioni. Continuava a contorcersi sul divano sempre urlando le stesse cose,
praticamente non si era proprio accorta della tragedia. Le presi le braccia, fermai quel vortice di
capelli e tette quindi: «Aoooo non trovo il cellulare, porca troia, ti vuoi fermà!!!»
Quasi stravolta dalle sue fatiche scese tra le mie gambe, spinse un campanello con una mano mentre
con l’altra continuava a toccarmi la bocca.
Di colpo apparve un filippino, dormiva al piano di sopra.
«Chiamato?»
Senza staccarsi da me, fu lei a rispondere per prima: «Abbiamo perso un telefono, aiutaci a cercarlo
per favore, è pure scarico».
Diligentemente il piccolo governante cominciò a smantellare divani e poltrone.
Io da seduto davo indicazioni. Avevo lei sopra, pancia fuori e ventilatore al massimo puntato sulle
palle, surreale è dir poco. Quindici minuti e riavevo il cellulare, lei credo neanche se ne sia accorta,
continuava a leccare imperterrita il mio ombelico. Impressionante solo per la costanza!
Completamente “partita”.
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Uscire da lì sarebbe stata un impresa.
Pensai un minuto e trovai una soluzione, cambiai atteggiamento, cominciai a baciarla con passione
ripetendo che la volevo.
Stranamente tornò lucida, mi guardò, sospirò due secondi e disse: «Andiamo sopra, voglio che me
lo metti dove vuoi».
La convinsi. «Anch’io ti voglio ma non ho i preservativi, devo andare a comprarli». Se avesse letto
l’Odissea non ci avrebbe mai creduto!
Sapeva che non potevo guidare, figurarsi ancora zoppicavo. Si alzò, prese il telefono e chiamò un
taxi, poi tornò da me, prese la mano e mi accompagnò fuori.
La macchina era già arrivata.
Raggiungemmo il cancello mezzi nudi, jeans sbottonati, camicia aperta, sudatissimo, ancheggiando
e con lei che mi sorreggeva. La faccia di quel ragazzo è da scolpire a San Pietro, sembrava avesse
visto Giuda e la Maddalena sottobraccio. Entrai ma non feci in tempo a dire niente, «Portalo in
farmacia a comprare i preservativi, aspetta e tornate, lo voglio, sto impazzendo di desiderio».
Il tassista continuava a non parlare, fece solo un cenno ma gli occhi rimanevano sgranati.
Appena partiti lo bloccai, «A casa».
Ero stanchissimo, la testa rimbalzava sul finestrino senza che riuscissi minimamente ad opporre
resistenza. I turisti con guide e cartine avevano già invaso il centro, bianchi cadaverici, con cappelli
improponibili, sandali e calzini chiari.
Avevo bisogno di riposo, anche volendo più di una serata a settimana non riuscivo a farla, il
problema era che ognuna sembrava un parto.
Restare a lavorare d’estate in città significa questo, ci metti dentro di tutto, oltre all’atteso evento
settimanale, la notte in cui convogli i residui delle energie. Ti prepari ad un avventura nuova ed
eccitante in posti che paradossalmente conosci e che frequenti anche durante l’anno. È lo stacco da
caldo torrido a sera che li trasforma nel tuo nuovo luogo di villeggiatura. Il budget è bassissimo, te
la cavi con le mance settimanali, metti una camicia avvitata, pantaloni chiari, ti sbarbi e via,
l’abbronzatura fa il resto, non sembri neanche un cameriere. L’eventualità di rientrare a casa verso
le undici del giorno dopo è concreta, ma anche se sei uno schiavo, un po’ d’estate te la devi godere.
Non parlai per tutto il tragitto, avevo solo voglia di dormire. Passammo davanti al pub e di colpo
allungai un braccio sulla spalla dell’autista.
«Fermi scendo qui».
Mi avvicinai a quella macchina nera che conoscevo, tutti i finestrini erano abbassati e il sedile del
guidatore non pervenuto.
Guardai dentro e vidi steso uno dei ragazzi dello staff in mutande serenamente addormentato.
24
Eccolo lì, un altro che si era giocato il suo jolly.
Provai a svegliarlo, magari lo avrei accompagnato a casa. Le sue uniche risposte furono un solo
occhio aperto ed un ok con le dita mentre tremolante usciva anche «Ti voglio bene».
In un attimo voltò la schiena e cominciò a russare. Il saluto finale una scoreggia.
Ero veramente stanco quindi andai verso la fermata del tram e lo lasciai rosolare in quel forno.
Entrai a casa e di corsa in cucina, c’era una padella con della pasta avanzata dalla sera prima, accesi
la tv e lasciai automaticamente su Rai Uno, la messa.
Mangiavo e ascoltavo, ad incuriosirmi però era soprattutto una voce fuori campo che spiegava ogni
fase della funzione. Le frasi erano molto convincenti, soprattutto quelle indirizzate al pentimento ed
alla rettitudine. Devo essere sincero pensai seriamente che non fosse un caso.
Qualcuno mi chiamò, era il coinquilino che andava a correre.
«Ma che cazzo stai a fa’?»
La pasta era finita, mi alzai e risposi: «Avevo bisogno di redimermi».
«Fatto».
Andai a letto, misi la sveglia e crollai.
Il giorno dopo stavo chiudendo il lucchetto della bici quando notai la stessa macchina della mattina.
Guardai bene, ed era ancora lì che dormiva beato.
Lo chiamai, dovevamo entrare per attaccare, pensai sarebbe stata più dura, invece si girò verso di
me e con un gesto rapido tirò la leva del sedile.
Traaaack.
«Pronto, fresco e riposato».
Scese dalla macchina in mutande rosa, occhiali a specchio e infradito, sembrava in partenza per il
gay pride di San Francisco.
Si mise lo zaino sulle spalle e con un cenno mi fece capire di andare.
Attraversò la strada entrando così.
Dopo un sorriso abbassai la testa divertito e pensai: «Anch’io».

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Sembra rum e cola

  • 1. 1
  • 2. «Hai bevuto e detto cazzate tutta la sera, davvero credi che vorrò rivederti?» «Beh, cazzate! Abbiamo affrontato l’amicizia tra Beuys ed Andy Warhol, il matrimonio del genio matematico Kurt Gödel con una ballerina di un locale notturno e il fatto che sua maestà Gassman avesse una fottuta paura della morte. C’è chi ci studia sopra una vita». «Quindi?» «Scusa ti capita mai di subire fascino e curiosità per quello che non appare?» «Rispondi ad una domanda con una domanda, sei un tipo strano, non capisco quando scherzi o parli seriamente. Ti ho chiesto se hai la ragazza e sospirando mi hai detto che le ultime sue parole sono state ho la nausea. Guarda facciamo così ci rivediamo qui una sera di queste!» «Perfetto, domani. Aperitivo nel luogo che ci ha fatto incontrare, quindi cena sobria senza affrontare con superficialità le cose serie della vita!» «Come no! Ciao, io vado via». «Dai ragioniamoci! Devo aver sbagliato approccio. Ordino subito da bere». «Guarda, le amiche mi stanno aspettando, sicuramente ci rivedremo, tanto Roma è un paese». «Verissimo, ad esempio tu dove compri le mozzarelle?» «Davvero, devo scappare. Alla prossima». «Aspetta, aspetta, aspetta, l’ultima cosa!» «Uhfffffff, dai dimmi». «I broccoli dove?» «Vaffanculo». 2
  • 3. 3
  • 4. PRENDO LA VECCHIA Il capitolo “Ho scoperto cazzate, feste e donne”, lo apro dopo, ora rischierei di bruciarmi i buoni che vogliono leggere il libro. Spesso rimango a fissare le nuvole come un perfetto coglione, cammino a testa bassa ritirando fuori l’impossibile, oppure passo giornate su YouTube a guardare spezzoni di vecchi film. Essere impermeabile da alcune “secchiate” quotidiane è davvero reale, lo vivo in parallelo con l’attività di cameriere. Anche con altro. Sono laureato ma ho rigiocato la carta università seguendo istinto e mattinate libere. Fallimento completo! Stavo preparando un esame, il lavoro non mi dava tregua, problemi con la ragazza ed ho mollato. Se non sei a posto con la testa studiare di notte è complicato, poi sono partito per esportare oltre manica l’arte del lavapiatti e da allora non ho più riaperto libro. Quando inizi a rallentare perché la vita e il lavoro non puoi scrollarteli di dosso cerchi piaceri a breve termine. Da lungimirante dovresti stringere i denti e vedere oltre. Lo dicono tutti, il lungo termine fa la differenza! Se hai un minimo di coscienza ritieni di essere soddisfatto da quello che hai, senza coscienza una domanda del genere neanche te la poni. Risultato identico, il cinismo è tutto qui. Anzi la consapevolezza alcune volte aumenta solo il disagio. È un puntino minuscolo nascosto ad arte, se inizi a stuzzicarlo rischi seriamente incolumità e psicanalista. Proprio in quest’istante mentre scrivo un po’ pazzo mi sento, a parte il lavoro zero vita sociale solo “Word”. Sono a casa di mattina con Roma vuota, tutti via, io al computer con un ventilatore ai piedi e tè alla pesca ghiacciato sul tavolo. Sto cominciando a parlare con persone immaginarie e da un’ora con il tè. Pare facile ma a trent’anni è dura, basterebbe poco per accontentarsi e giustamente li cerchi pure i piaceri. Uscite, ristoranti, “serate”, palestra, serie tv, tutto messo lì ad incastri. Tutto necessario a “riempire” per invecchiare dolcemente. E infine quest’anno la squadra di calcio vola. Altro che incertezze, disoccupazione, ingiustizie, case pignorate o morire in ospedali che cadono a pezzi. Chi se le ricorda più le inculate. A luglio volevi uccidere quei giocatori milionari, ora l’approccio alle tue giornate cambia. La fregatura è se l’anno prossimo va male di nuovo. Un inferno. Magari però l’altro ancora va bene. Via così, anno su anno, fino ai quaranta, magari da single. Il problema è che non sono tifoso, o uno di quei brillanti frequentatori dei circoli romani che non invecchiano mai. Lungo Tevere Parioli style. 4
  • 5. Li guardo sempre affascinato, mi sento come uno spettatore a teatro. Disinvolti, senza fede al dito, vestiti sportivi, abbronzati e pimpanti. Arrivano giustamente su scooter giovani, via il casco e mano tra i capelli, occhiale da sole e controllata allo specchietto per guardarsi e riguardarsi. Intorno hanno donne perfette, signore con zero grasso, senza età, immortali. Milf con abitudini particolari, linguaggi forbiti e schemi comportamentali. Parlano di moda, compagni, aperitivi, vacanze. Fanno il brunch, messaggiano in continuazione e amano rilassarsi. Magari in piscina portano pure un libro ma fa parte del personaggio. Il termine milf quindici anni fa non esisteva, da adolescente non avrei mai pensato alle mamme degli amici né loro alla mia. Tutte standard! Oggi è pieno, te le mangi con gli occhi, lo capiscono e gli piace. Sei cresciuto con il mito della pantera quarantenne dopo anni con Lino e commedia erotica in seconda serata. Come andrà però non sei assolutamente te a deciderlo. Loro controllano il gioco ed è proprio questo che ti manda fuori di testa. Rappresentano il proibito per eccellenza che vuole esaminarti. Casomai il tuo ruolo è di farle divertire e dargli quello che chiedono, poi torni in sala, loro nell’attico. Cognomi, passato e presente non servono. “Il Laureato” aveva lanciato la “nave scuola”, qui siamo anni e anni avanti, l’esperienza ormai c’è da tutte e due le parti. La differenza sta proprio nella sfacciataggine del giovane, ti si legge negli occhi con la scritta “che ti farei!!!” I ragazzi cercano certe donne perché sono belle, sexi e accattivanti, ancora sono capaci di far bollire il sangue, è l’avventura di una notte senza complicazioni. Lo sanno e se vogliono ti scelgono. Stop. Eppure riuscire ad andarci a letto è molto più che una semplice scopata, quasi una sorta di legittimazione. Vorresti gridare: «Avete visto, ci sono!» Per qualche ora sei dall’altra parte, quella a cui solitamente dai del lei, fai l’amore in un letto che non potrai mai permetterti, figurarsi la casa. Rappresenta un secondo contatto con quel mondo, il primo se non si era capito è quando lo servo. Vivere a Roma è questo. Lavorare in città d’estate ti mostra una realtà contemporaneamente vergine e mignotta. La fotografia perfetta resta “Il Sorpasso” del grande Dino Risi, appena comincia il film capisci com’è la Capitale a cavallo di ferragosto. Roma sud va ad Ostia. Roma nord a Fregene. Alcuni con particolari esigenze a Torvaianica. Chi se lo può permettere Santa Severa o Santa Marinella. Quelli a cui di solito ti inchini, Capalbio. 5
  • 6. Fai il cameriere in compagnia del caldo torrido, le cicale e la puzza di catrame bruciato che senti solo in quel periodo. La maglietta che indossi durante il turno pesa il triplo, sei rallentatissimo, hai una sauna nelle chiappe mentre la parannanza ti fa rosolare gambe e mutande. Se non bevi sempre e mangi bene rischi di crollare, ti senti ovattato, sudi freddo e non vedi più limpidamente, poi un leggero mal di testa e le gambe partono. Vuoi solo sederti, cerchi di versare acqua su acqua intorno al collo ma la verità è che le energie sono belle che andate. È successo anni fa, passa. Ma è un segnale, devi coglierlo assolutamente, se te ne freghi non sei uno da “stagione”. Avere un riposo saltuario o non averlo proprio fa parte del gioco, una cosa è lavorare, un'altra il diritto del lavoro. I tuoi cinque mesi vanno gestiti con intelligenza, rischi di esplodere prima, al massimo puoi lasciarti andare verso settembre. A quel punto vedi il traguardo, l’inerzia ti ci porta comunque ed è sempre una bella soddisfazione. Hai raggiunto un obiettivo semplice ed efficace per la tua autostima. Sembra poco ma nella vita niente è poco. Ci sono una marea di cose che mi fanno lo stesso effetto, ovvero che niente è poco. Per esempio provare a raccontare la realtà. Fare l’amore. Il funerale del Perozzi. Caravaggio. Sordi nei “Nuovi Mostri”. Villa Ada al mattino. “Post Office” di Charles Bukowsky. Allenare i piccolini. Martin Scorsese. Fissare il San Giovanni Battista di Leonardo. Pasolini. La malinconia di Verdone. Il discorso di Josè “Pepe” Mujica alle Nazioni Unite. Avere degli amici con il dono dell’immortalità. “L’audace colpo dei soliti ignoti”. Girare nel centro storico di Roma in bici. Perdermi nei suoi occhi. Veder giocare Nowitzky. La partita a biliardo di “Fantozzi”. Slacciarmi soddisfatto le scarpe finito l’allenamento. Ce ne sarebbero ancora altre, ognuno ha le sue, ma la lezione finisce qui. Va di moda proporre stili di vita alternativi, fonti di ispirazioni continue o ricercare assolutamente il segreto per la felicità. Cambiare condizione ed elevarne la qualità sono il sogno di chiunque. Io invece sono un povero stronzo, la vita non cambierà radicalmente, e finora al “gratta e vinci” ho sempre perso quindi non vedo alternative di ricchezza. La volontà di svoltare può essere concreta, come nel mio caso esserne sprovvisto, l’unica cosa che contesto è morire e non vedere Cuba. Non è per il viaggio in sé! Potrei passare il resto delle giornate in una libreria, con la connessione ed il fattorino dell’alimentari che ogni tanto si ricorda del sottoscritto. Non escludo neanche che lo farò. Eppure l’idea di spegnermi senza aver messo piede su quell’isola dei Caraibi mi fa incazzare, come anche rinunciare ad altre cose che vorrei conoscere e visitare. Non aspetto di diventare ricco, è la scusa peggiore per stare fermo. 6
  • 7. Cuba, ascoltare il cuore, non dipendere da uno stronzo, facevano parte delle aspettative future. So che non ci saranno rivoluzioni nelle giornate, non aspetto il giorno della ribalta. Io devo lavorare e dovrò lavorare, anche facendomi il culo suppongo. Allo stesso tempo però non riesco a prendere sul serio la vita. Conosco un ragazzo che si eccita a farsi urinare addosso dalla propria donna. Uno che va a letto con una coppia di cinesi. Chi frequenta locali di scambisti e chi ormai bruciato dalla coca non riuscirebbe neanche a centrare un tombino. Ho un amico che è stato capace di parlare tre giorni su quanto Apollo Creed tecnicamente fosse superiore a Rocky. C’è una collega che appena può si fa ammanettare. Un’altra che ha comprato il costume da infermiera e scopa solo così. Conosco un quasi sposo non esser tornato dall’addio al celibato, ora convive a Riga. Due miei amici hanno passato la loro unica settimana di ferie a vedere tutti i film di Bud Spencer e Terence Hill. C’è un coglione che a fine cena ha ordinato una bottiglia d’acqua per lavarsi le mani. Un mio amico ha proposto dei soldi per un rapporto, la ragazza ha detto: «Mica sono una mignotta», e lui: «Oh, l’hai detto te mignotta». Ho lavorato con due cocainomani che sparlavano l’uno dell’altro, dandosi a vicenda del tossico. Una mia collega si è rifatta le tette ed ora è piena di uomini. Sono rimasto a leggere a casa, senza uscire, tredici giorni di seguito. Nessuno del gruppo guarda il telegiornale. Ho conosciuto una donna che caga una volta a settimana. Un amico vive a casa con due trans gentilissimi che esercitano. Non ho mai avuto Facebook. Una mia collega ha distrutto in un colpo centosessanta bicchieri. Una donna a letto mi ha chiesto: «Vuoi sentire dolore?» Almeno ogni anno capita un rampollo benestante che vuole fare il cameriere e dimostrare al padre quanto vale. Ho visto clienti mangiare cibo scaduto, pagarlo, anche apprezzarlo con complimenti annessi. Servendo ho visto bruciare 26.000 euro in una sera. Purtroppo non me ne sono accorto ma ho portato una pizza con un chiodo tra la mozzarella. Un collega ha il filmato di un cane che gli lecca le palle ricoperte di cioccolata. Ho fatto sesso in magazzino. Conosco un tipo che si lava, veste bene, esce, va da una escort, scopa e torna a casa. Da cameriere in certi locali ti inchini davanti a politici, attori, ufficiali e amministratori, ti inchini ai loro amici, ti inchini ai loro familiari, ti inchini ai loro collaboratori, ti inchini alle amanti, ti inchini agli amici dei figli, ti inchini agli autisti. Sono stato con una ragazza ubriaca che è svenuta durante il rapporto. Mio zio ha lasciato la moglie per una venezuelana spettacolare. Un amico ha caricato un filmato su YouPorn. Il problema di avere dei sogni è che potresti sembrare un cazzaro. Conosco almeno cinquanta persone che hanno perso il lavoro. Per l’ex primo ministro il fratello di Romolo era Remolo. A dimagrire impieghi minimo due settimane, ad ingrassare tre giorni. Avere dei diritti mi fa pensare solo al fatto di averlo letto da qualche parte. Tutti all’interno del gruppo abbiamo combinato qualche casino, alla fine sta cosa aiuta. Odio il karaoke ma credo di essere rimasto l’unico, la gente impazzisce per quel 7
  • 8. microfono. Un mio amico è gay. Un mio amico è un poliziotto. Ogni volta che le mie colleghe escono per un aperitivo rimorchiano. Un mio amico ha problemi con l’alcool. Per un intero anno un compagno di classe la notte ha chiamato al telefono la prof di religione dicendo: «Vedo la luce e mi sta parlando». Una mia amica ha problemi con il cibo. La cassiera deve discutere la tesi da undici anni. Segnare in allenamento è completamente diverso da farlo in partita. Una ragazza mi ha aspettato una notte in macchina, nuda. Non ho mai capito perché devo baciare il culo alle persone che non stimo. Una notte l’ho fatto cinque volte, un'altra ho fatto finta di dormire. Ho imparato a lavarmi le mani prima di pisciare. So che vuol dire girare con un curriculum in mano e cercare lavoro. Ho servito acqua a dodici euro. Tra i primi della sera c’era linguine al tonno in scatola. Nel gruppo non parliamo mai di politica, anzi sembra quasi che non esista. Siamo usciti una sera ed un collega si è risvegliato a Salerno. Ho lavorato novantacinque giorni di seguito, poi uno di riposo. Conosco pochissimo Roma Sud. Una mia amica ha lasciato il quasi marito per mettersi con uno più giovane di tredici anni, ripete sempre: «Non sai come scopa!» Un mio amico tiene da sempre il conto dei gol segnati a calcetto, vuole superare i mille di Pelè. Una mamma venuta a cena con tre figli è ritornata dopo averli messi a letto. Avere stile conta più dei soldi. Ho perso un amico speciale in un incidente, così come se nulla fosse. A capodanno sono stato l’unico del turno a non “pippare”. Qui dove abito, un supermercato di prodotti biologici fallirebbe. La prima cosa che mi colpisce quando entro in uno Streep Club è l’odore di crema idratante. Se non hai il tuo cavatappi non sei nessuno. Durante una cena, un’amica mi ha masturbato con i piedi sotto il tavolo. Se vuoi fare delle cazzate Roma è la città giusta. Quando al ristorante portano al nostro tavolo il preconto non fiscale, mi viene sempre da ridere. Ho conosciuto dei proprietari che si lamentavano perché guadagnavano poco, eppure continuavano a vendere merda. Da disoccupato ti senti in colpa pure a stare nel traffico, non vorresti disturbare. So che si prova ad essere traditi. Un amico è fidanzato da un anno ma è completamente innamorato della sua ex. Un mio collega ha colpito un cliente. In cucina quando passavi, il cuoco ti metteva un dito nel culo. Non ho stretto volontariamente la mano ad un politico che ha rosicato. Se pensi che nel lavoro non accetterai dei compromessi quando rinasci iscriviti a ingegneria. C’è un amico che mi ripete sempre: «I soldi non sono un problema, si trovano». Mi sono fatto male a lavoro, ma all’entrata dell’ospedale ho cambiato maglia. Una collega faceva mangiare l’ananas al suo ragazzo in modo che lo sperma avesse quel sapore. So che vuol dire essere guardato con pena. Ho dormito legato in balcone. C’è un cameriere che ogni anno si mette con una collega diversa, ora sono diventate tutte grandi amiche. Sono stato da un andrologo. Mia madre mi ha accompagnato a Basket per nove anni sapendo che non sarei diventato una star. Le colleghe dell’est vanno al mare alle otto di mattina con l’insalata di riso. Un mio amico ha usato l’anello vibratore per masturbarsi da solo. Non bevo birra e non mi 8
  • 9. faccio le canne. Un cuoco del Bangladesh voleva uccidermi con il coltello. Riuscire a rimorchiare una cliente dipende da dove lavori. Quando ho raccontato ad un amico che stavo provando a scrivere un libro mi ha guardato come un coglione. A Praga ho ballato nudo dentro un idromassaggio con una ragazza Dominicana. Chi ti ammazza davvero è la maionese. Un amico ha la valigia pronta per sparire, come le donne in cinta dirette all’ospedale. Ho servito un filetto minuscolo a cinquantacinque euro, ad un collega ho detto: «Oggi avranno scongelato la mucca della capanna dov’è nato Gesù». Sono stato chiamato dal direttore della banca perché non capiva certi dettagli dei movimenti fatti con il bancomat. Se la merda cucinata viene apprezzata dai clienti, la merda non è più merda! Se la merda non è più merda dopo un po’ il prezzo aumenta! Il modo di parlare in tv è particolare, io dopo dieci secondi mollo. Ubriaco perso mi sono addormentato mentre ero con una ragazza, quando lei mi ha svegliato sono riuscito solo a “sbiascicare”: «Siamo stati fantastici amore, fantastici!» Una volta sono entrato in un locale che aveva due casse per fare i conti ma solo in una si poteva pagare. Conosco la regina del fluo. Un amico pensava di essere stato drogato dal barman della discoteca. In vacanza ho speso gli ultimi euro che avevo in sale sulle tette, tequila dentro l’ombelico, e limone in bocca…sua. Ho lavorato in molti ristoranti di Roma e la raccolta differenziata era semplicemente una geniale barzelletta. L’evasione fiscale è a cascata, dall’alto verso il basso, c’è chi ci si fa la piscina in giardino e chi la tazza del cesso. Qualcuno ha la passione per le ragazze grasse, dicono che vengono di più. Un amico mentre scopa trattiene il respiro. Conosco un vecchio che va a puttane e si mette due preservativi. Sono stato con una ninfomane che ancora adesso mi manda le foto di quando si tocca pensando a me. Ho visto pisciarsi sotto in coma etilico e uscire da un locale steso su di un carrello. C’era un mio proprietario che ripeteva: «I ragazzi devono imparare a non farsi mettere i piedi in testa dai clienti». Una collega vuole che il suo uomo le dia gli schiaffi mentre lo fanno. Dopo il lavoro, di notte, sono abituato a camminare a testa bassa. Ho servito uomini sposati ma a cena con delle ragazzine imbarazzanti. La prima volta che accetti un compromesso ti senti uno stronzo, poi è routine. Un cuoco asiatico che lavorava con me, per cento euro si faceva inculare. Quando superi i trent’anni e non sei sposato inizi a pensarci, è la scelta che ti sistema, eviti ulteriori stress. Al mare indosso dei costumi ridicoli. Essere single e non masturbarsi è impossibile. Mai usato droghe, sono troppo, ma troppo, ipocondriaco. Non ho accettato di fare un passo indietro e mi sono ritrovato disoccupato. Credo che in alcune circostanze la mia ex si vergognasse. Spesso succede che quando vai in cassa per pagare ti ristampano il conto. Ho servito una cacio e pepe che galleggiava. Lo schifo che sento in bocca quando perdo una partita di basket è inspiegabile, vorrei sputare in continuazione. Sono abituato a camminare tra le macchine che si fermano dalle prostitute, è la strada per tornare a casa. Una mia amica riesce a riempire un 9
  • 10. bicchiere “squartando” e poi il suo uomo lo beve. Un collega si è fatto legare nudo dalla pornostar, ad un palo, davanti al pubblico. Appena trovi il sistema per risparmiarti sul lavoro, lo applichi, o no, poi devi scegliere. Del mio gruppo sono quello che parla di meno. A Cancun una signora di sessant’anni mi ha messo un dito in culo pensando che apprezzassi. Non riesco a smettere di vedere “Amici Miei”. I romani trascorrono di media duecentoventisette ore l’anno nel traffico. Non sono sicuro che Dio esiste, ma sono sicuro che qualche mio amico pensa di avere dei superpoteri. Tra i miei sogni nel cassetto c’è prendere a calci in culo una persona, ma non avrò mai il coraggio, però sulla lista lo lascio. Il tutor di un mio amico per arrotondare durante le feste faceva il Babbo Natale, lui quando per la tesi doveva parlargli andava nel negozio e seguiva la fila dei bambini. Una ragazza mi ha dato del borghese perché non scavalcavo ad un concerto dentro Villa Ada, volevo semplicemente pagare il biglietto. Un mio amico indossa le mutande della fidanzata. Un altro le calze autoreggenti. Almeno una volta al giorno vado su Wikipedia. Se non mi sforzassi mangerei solo pizza. Una spogliarellista ha preso gli occhiali di un mio amico e li ha fatti sparire. Una famiglia romana, ricchissima e molto rispettata, mi ha proposto di lavorare nel suo locale, sei giorni a settimana, undici ore al giorno, “con un contratto regolare”, la mia risposta li fece imbestialire: «Non conosco un CCNL di sessantasei ore settimanali!!!» Ho visitato la Cappella Sistina di notte. Durante un allenamento mi hanno tagliato la lingua a metà. Una mia collega si è sposata con un cliente. Ho vissuto tre giorni su una panchina. Un mio amico scopa con i cubetti di ghiaccio nel culo. Non mi fiderei di mangiare dopo aver risposto male al cameriere. Il pizzaiolo era asiatico ma alle signore anziane che rompevano con le sue origini rispondevo: «È calabrese». Arrivai ad avere sedici polo da lavoro. Mi sono cagato addosso. Faccio sempre caso a chi tira su con il naso e lo tocca in continuazione. Passavo per Termini ed ero in ritardo a lavoro, c’era una manifestazione, attraversai la strada ed un poliziotto bardato mi disse: «Tra un po’ ti spaccherò il culo», pensava fossi un black block, visto il nero della divisa da cameriere, io lo guardai completamente assente e risposi: «Pure tu?» Un’amica vorrebbe lasciare il compagno ma dice che hanno il mutuo della casa da pagare. La questione morale nel mio quartiere è superflua. In giacca e cravatta sei rispettato di più. C’è una bella differenza tra essere licenziato e fare in modo che te ne debba andare. “C’eravamo tanto amati” va visto. P2, Gladio e Odessa, se nominate possono creare meno problemi che chiedere il TFR ad un ristoratore. Una ragazza con cui uscivo, nel suo periodo artistico, ha dipinto entusiasta un quadro imbarazzante. Non riesco ad ascoltare i talk show politici, soprattutto la parte del «Io non l’ho interrotta», praticamente subisci ore di monologhi. Molti nel gruppo pensano che Naoto Date, “L’Uomo Tigre”, sia morto prematuramente. Ogni volta che incontro una salita in bici vorrei scendere e proseguire a piedi, ogni volta. Conoscere un medico e un avvocato serve. Uno dei miei 10
  • 11. più cari amici non può andare a vivere da solo perché deve aiutare la famiglia, ha trentatre anni, i giornali però parlano solo dei “mammoni”. Ho visto rubare le mance. Conosco un uomo sposato che di notte cerca compagnia maschile. Mi sono addormentato dentro una fontana. Una donna mi ha fatto un regalo in euro dopo aver scopato. Nonostante lavorassi come un cane per le statistiche ero disoccupato. Ho servito ricchi educati e poveri educati, ricchi cafoni e poveri cafoni. Conosco un ragazzo che beve otto caffè al giorno. Dopo l’università capisci un sacco di cose sul mondo del lavoro ma molte non puoi nemmeno raccontarle a casa, daresti solo dispiaceri a chi ti ha fatto studiare. Una collega appena attacco il turno mi fa vedere il colore del perizoma. Evadere le tasse prevede una fantasia notevole, addirittura apprezzabile. Sono stato bombardato per anni con “la grande fiction italiana”, ogni tanto senza motivo quello slogan lo lancio anch’io. Una donna a letto sussurrò: «Mi vuoi più troia?» ed io: «Tanto per capire, a quanto sei ora?» Non ricevo una telefonata a casa da almeno dodici anni. A tavola odio uomini da una parte e donne dall’altra. Mi sono sempre chiesto a cosa servono le cravatte! Vivo nel Paese in cui quando torni dalle vacanze rischi di non avere più un lavoro, a degli operai è addirittura arrivata la lettera di convocazione nella nuova sede in Polonia. Un mio collega tutti i giorni ripete: «Vabbeh dai, quest’anno è andata così». Ho un amico che si è allenato per battere il record di panini mangiati nel pub dove lavoro. La generazione dei miei nonni non si faceva troppe domande sulla felicità, doveva trovare da mangiare. La teacher del corso di inglese mi ha retrocesso di livello dopo due mesi intensivi, un mio amico se l’era portata a letto e poi non l’aveva più chiamata, sono stato l’unico caso nella storia della scuola. Alcune volte dopo il lavoro vuoi vivere, sentirti uno che sfrutta il tempo che ha. Un mio amico ha dormito ventisei ore di seguito, non era ubriaco, normalmente. Quando ho delle fantasie le dico alla mia donna, non ne pago un’altra. Una mia amica ha tamponato il ragazzo che voleva conoscere. Il capitano Zapp Brannigan del cartone “Futurama” è in assoluto il personaggio perfetto. Dopo mesi di letame su letame, colpo di grazia, rifai l’amore con la tua ex, lì capisci davvero quanto finito sei e allora inizi a volerti un po’ di bene fino alla volta dopo. Un mio amico ha ordinato una moglie on line. Un altro un carro armato. YouPorn ha rappresentato la vera svolta, lo associo ad una citazione che adoro: “La mente una volta abituatasi a pensare in grande, non torna più come prima”. Se due uomini camminano mano per mano a Roma li linciano. Prevenire è meglio che curare lo ripeto spesso, in realtà però sono solo le conseguenze della televisione. Ho scopato in una cella frigorifera. Conosco l’organizzatore d’eventi di una pizzeria. Ubriaco lercio, prima di farlo l’ho chiamata con il nome della mia ex, è uscita di casa senza scarpe gridando: «Sei solo un povero stronzo», io volevo fermarla ma continuavo a chiamarla come l’altra. Fare scelte del cazzo può far parte della vita. Ho accompagnato un amico a comprare il viagra di notte in farmacia, quando è spuntata una ragazza per servirci abbiamo chiesto Zigulì e Voltaren Gel. 11
  • 12. Dopo che mandi centinaia e centinaia di curricula a vuoto, hai la nausea, è fisiologico, piano piano smetti. Sarei curiosissimo di sapere cosa pensa la gente che si imbambola appoggiata ai vetri dell’autobus. Il lavapiatti era un rifugiato politico. Ferragosto, Pasqua e Natale, per un cameriere sono giorni come altri. Non ho avuto il coraggio di pagarla per scopare, ma le ho offerto la colazione e siamo stati fino all’alba a ridere. I ristoranti della Capitale buttano ogni giorno complessivamente duecento chili di pane. Se cerchi la città più stronza al mondo, vai a lavorare a Londra. Grazie a dei recenti scandali le mignotte sono diventate escort. Un amico è andato nel negozio per trans a comprare i tacchi da mettere quando scopa con la ragazza. Una cliente mi mandava i messaggi con scritto l’intimo che aveva indossato. Un mio amico al primo appuntamento le ha chiesto: «Per favore me lo fai un pompino?» Nei venerdì elettronici in un locale a Pietralata la mia onda con le braccia non spopola, troppo vintage. Il portiere mi ha trovato sulle scale a dormire. Sono amico del proprietario di una trattoria fuori Roma che vende acqua microfiltrata e non la fa pagare, «Non devo più scaricare e spostare le cassette con le bottiglie di vetro, è un bel peso che mi so tolto». Se sai che la tua donna ti aspetta a casa in intimo e tacchi, la televisione non serve. Se sai che la tua donna ti aspetta a casa in intimo e tacchi, il macchinone non serve. Dopo i trenta o fai gruppo con chi è rimasto o inizi a cercare uno psicologo bravo. Ho lavorato per una donna serissima, imprenditrice tutta d’un pezzo che ha sempre rispettato regole e pagato tasse, è sommersa di debiti. Conosco il vocalist di uno Streep Bar e mi faccio sempre ripetere un suo cavallo di battaglia: «Si prega di non importunare le artiste grazie». Ero sotto casa sua da venti minuti ma lei non scendeva, aveva fatto entrare due predicatrici Gesuite che l’avevano convinta a pregare in cerchio tenendosi per mano. Non c’è differenza tra una donna che si leva il reggiseno e una carbonara abbondante, l’espressione di chi guarda è identica. Passai un’estate a dormire sui treni di mezza Europa. Lavoravo ad una festa vip e gli ospiti mi hanno rubato il cellulare. Il Salento è un posto meraviglioso, ma ad agosto lo odio. Mentre mi spogliava una ragazza ha detto: «Tranquillo sono una professionista». Mia sorella si è alzata una notte ed ha trovato un mio amico dentro il lavandino della cucina con i pantaloni completamente abbassati ed una ragazza in ginocchio. Vorrei analizzare con i responsabili del comune il modo in cui migliaia di ristoranti gestiscono i rifiuti. Se ho bevuto troppo, lascio la macchina e prendo il taxi. Quando una donna è sessualmente troppo esplicita o sono ubriaco o sto per cominciare a bere. I dati delle dichiarazioni dei redditi riferite al 2011 dicono che gli stipendi dei lavoratori dipendenti superano di duecento euro quelli degli imprenditori! Ho fatto l’amore con delle tette. Nei centri commerciali sono a disagio. Quando raccontai alcuni miei dubbi ad un assessore rispose: «Del resto chi è che non evade a Roma!» 12
  • 13. Vassoio alla mano l’incubo peggiore si chiama “Maracaibo”, la sala diventa un inferno. Siamo usciti per quasi due mesi e non ha mai fatto il gesto di dividere. Per un periodo ho avuto paura di credere alle stronzate che mi dicevo. Se ti fanno fare pochi turni di lavoro, inconsciamente speri anche che qualcuno dei tuoi colleghi si ammali. Faccio caso alle persone che iniziano la frase con “fondamentalmente”. Dopo sette long Island ho pomiciato l’intera notte con una inglese di centoventi chili, credo di averle anche chiesto la mano. Un mio amico era a casa con una ragazza ma non aveva voglia di andarci a letto, iniziò a dire di sentirsi male e siccome lei non ci credeva ha chiamato l’ambulanza. Il coinquilino di Londra dopo qualche mese trattato come un cane e sfruttato dal direttore, mollò per spacciare droga. Una delle cose che più mi affascina è la distanza che esiste tra la vita reale e quella che ti raccontano le istituzioni, credo andrebbe studiata, a furia di sentire certe stronzate potresti recepire che tu sei in un sogno e loro hanno ragione. Un collega ha una foto di se stesso nudo con una zucchina nel culo e un limone in bocca. Qualche volta mi sono sentito ricattato. Sono rientrato a casa e il coinquilino in cucina aveva il pisello dentro una pentola piena di ghiaccio. A meno di un miracolo non avrò pensione. Un mio collega si vanta di essere arrivato al mare in macchina facendoselo prendere in bocca dalla sua fidanzata, il bello è che guidava lei. L’ultima volta che sono andato a messa era un funerale. Da poco licenziato quindi disoccupato, in macchina mi ha detto: «Sei troppo immaturo per me, non sai quello che vuoi». 13
  • 14. 14
  • 15. PER UNA GIUSTA CAUSA «Io, Martin Luther King e i fratelli Wright?» «Te l’ho ripetuto mille volte. Tu, Martin Luther King e i fratelli Wright!» «E basta?» «Pure Steve Jobs». «E basta?» «No, ce ne sono altri. Tutti quelli che pensavano nel modo opposto». «Ferma, ferma, lo so, ora comincia la parte che adoro. Vado a prendere la parmigiana e l’acqua così parliamo in pace! L’ho preparata per te, sapevo dopo il turno saresti arrivato. Era nel forno nascosta bene dai clienti, nessuno poteva vederla». «Ma sei sicuro? Trovi tutto su YouTube, pure sottotitolato». «Assolutamente. Vai, comincia». «Cazzo, la fai sembrare una favola». «Mettiti nei miei panni. Faccio questo lavoro con passione e la notte è di gran lunga il momento migliore per certe bombe». «Dici sempre le stesse stronzate! Comunque se rifletti non c’è bisogno che ti spieghi i cardini del marketing emozionale, sai benissimo le risposte. Basta che guardi quanto sei apprezzato». «Cioè scusa, con la mia pizza emoziono le persone?» «No, quello è il what, e ci sono una marea di posti dove poter tamponare la fame alcolica o quella nervosa. Chi viene da te sa che troverà il why, la tua ispirazione che trasmetti quando prepari e servi la pizza». «Sicuro che tutti quelli che vengono da me lo sanno?» «Lo chiamano sicuramente in un altro modo, ma lo sanno, fidati». «Porca troia, pensa cosa direbbe mio padre! Quindi siamo io, Steve Jobs, Martin Luther King e i fratelli Wright?» «Esatto. Invece che seguire il processo what, how, why, voi siete partiti dal why. Rifletti sul motivo per cui ad esempio vengo da te. Delle volte mi mandi addirittura i messaggi per i cannelloni con salsiccia, funghi e prosciutto. Io mi sento a casa, scompare persino la strada di merda che abbiamo davanti». «Loro però hanno cambiato il mondo!» «Se volessi prenderti per culo direi che anche tu avresti potuto fare le stesse cose. Invece ti parlo di convinzione, credo ormai te ne sia reso conto. Hai due tipi di clienti, i primi sono quelli che il tramonto lo usano per sfogarsi e poi riempiono il tuo locale. Sanno che sei aperto, rappresenti una 15
  • 16. certezza. Gli altri sono quelli che la notte la vivono da lavoratori e conoscono perfettamente dove poter allontanare alcune strazianti solitudini. Con il tempo hanno imparato ad apprezzare la gioia che metti in tutto quello che prepari e questo vale anche per me, un altro posto dove mangiare a quest’ora la parmigiana, a Roma non lo conosco!» «Siete amici e cucinare per gli amici è un’altra cosa». «Vedi che ho ragione». «Si ma non mi sento speciale. Quei quattro hanno tutti il nome su Wikipedia». «Vero, ma nella Wikipedia off line fatta dal quartiere, tutti hanno messo il tuo! Anzi secondo me conoscono più il tuo che il loro». «Però non capisco mai dove siamo uguali». «Te lo dico io. I fratelli Wright non erano laureati, non avevano finanziamenti statali e la stampa seguiva altri personaggi accreditati che sperimentavano nuovi apparecchi. Quando riuscirono a volare con il primo aeroplano la notizia si seppe due giorni dopo, pensa che fregatura. La loro volontà era più forte di qualsiasi vincolo ed è quello che li rese speciali. Guarda Martin Luther King, era un predicatore come tanti, ma differentemente dagli altri lui infuocava le persone. Il suo era un “I Have a Dream” che contemplava la partecipazione generale, bianchi compresi. Se fai sognare la gente, questa ti seguirà ovunque. Riuscire a parlare al cuore fa la differenza! Pensa ad esempio al successo di Steve Jobs. Conosco ragazzi che fanno ore di fila per avere subito il loro nuovo iPhone quando potrebbero benissimo prenderlo pochi giorni dopo senza nessuna fatica. È uno status symbol che va ben oltre le caratteristiche tecniche, qui parliamo di appartenenza. Se riesci a crearla, hai vinto». «Facciamo che almeno una volta al mese ne parliamo, resto senza fiato ogni volta». «Va bene, promesso». «Ora però levati dai coglioni, vatti a riposare, domani lavori a quella festa giusto?» «Già. La Roma bene, sobria ed elegante mi aspetta». «Passi dopo?» «Vediamo come sto». «Vai a dormire, stasera offro io. Forza che devo impastare, non mi far perdere tempo». Accesi il motorino e andai sparato verso casa. Gli occhi erano così stanchi da restare appiccicati ogni volta che le ciglia sbattevano, anche in questo resterò sempre un bambinone. Beccai rosso l’ultimo semaforo sulla strada e come ogni sera rimasi colpito da quella ragazza bellissima che si riscaldava vicino al fuoco. Una macchina accostò per trattare la cifra così accelerai per non farle perdere un cliente che avrebbe significato mandare dei soldi a casa. Lo sapevo, conoscevo la storia. Una sera mi aveva fermato per chiedere aiuto, l’ultimo stronzo le aveva rubato 16
  • 17. la borsa. Suonai il clacson, lei guardandomi fece un occhiolino e una smorfia, poi si piegò verso lo sportello dell’automobile. Tempo due minuti ed ero arrivato nella mia via. I cassonetti dell’immondizia straripavano di buste e sacchetti. Le scatole di legno erano sparse ovunque e i vetri delle bottiglie rendevano il marciapiede perfetto per un ballerino di tip tap. Roma ha un serio problema con i rifiuti. Produciamo a testa cento chili in più di immondizia rispetto ai cittadini di Napoli, perseguitati tempo fa come unico male dell’Italia. Da giorni ormai la puzza accompagnava ogni risveglio, eppure per mantenere intatta l’immagine della Capitale realizzai quanto sarebbe stato bello ricevere il ringraziamento la notte degli Oscar. Dopo il successo dell’ultimo film sulla mia città non poteva che essere così, altrimenti avrei sacrificato inutilmente pranzi e colazioni a morire di caldo senza aprire le finestre. Immolarsi per l’immagine da cartolina di Roma appariva davvero un degno valore. Una giusta causa. Devi solo abituarti a quei profumi ed ai topi che ti attraversano davanti. I bambini ormai li scambiavano per gatti quindi il contesto cominciava decisamente ad essere metabolizzato. Arrivato, crollai senza neanche togliere i pantaloni. Ero distrutto, sentivo le caviglie pulsare in continuazione ma non avevo le energie per andare a prendere del ghiaccio. Accesi il computer ed il quotidiano on line riportava di un incendio in un residence per immigrati con morti e feriti, venti locali sequestrati alla camorra, un pregiudicato trivellato a sangue freddo e infine il caso dell’erede di una potentissima famiglia romana che ha nascosto al fisco 1.243 immobili evadendo le tasse su due miliardi di beni. Tutto in ventiquattro ore. Tutto dentro il Raccordo Anulare. Spensi subito riflettendo su come eravamo ancora bravi a fregare gli americani. Meglio riposare, sapevo che il giorno dopo sarebbe stato tosto! Erano all’incirca le cinque del pomeriggio, avevo preso lo zaino e con il motorino puntavo dritto verso il lavoro. Il traffico come al solito stava “esplodendo” insieme a chi guidava le macchine. Gas di scarico e parolacce rendevano surreale ogni svincolo, sembrava di essere catapultati in un girone dantesco. I nervi stavano crollando inesorabilmente, me ne accorgevo dagli occhi spiritati e dalle vene pulsanti sulla fronte di chi sbraitava completamente intrappolato. Roma, la città al mondo con il maggior numero di vetture ogni cento abitanti. Primi in assoluto. Al mondo! In questo specifico caso le macchine parcheggiate in doppia e tripla fila bloccavano il passaggio dell’autobus. Non dimenticherò mai un cinquantenne che sbatteva con forza la testa sul volante bestemmiando santi finora sconosciuti. 17
  • 18. Con il motorino fai molta meno fatica ma è uno schifo ugualmente. La successiva scelta della bici non è stata affatto causale dopo quello che ho vissuto tra due e quattro ruote. Lo slogan percepito a pelle è: tutti possono tutto! Le regole vanno interpretate e i vincoli sorvolati. Roma ha sfortunatamente sviluppato un marchio negativo sfruttato in primis proprio dai suoi stessi cittadini. Arrivai a destinazione e decisi di cambiarmi nonostante i lunghi preparativi. L’evento cominciava verso le dieci. Buffet, open bar e musica dal vivo con dj set a seguire. In questo davvero mi ritrovavo in quel film. L’unica differenza era la cocaina che iniziava a spuntare sui tavolini, le donne avvolte da mani che toccavano ovunque e tanti rotoli di grasso maschile al vento. Insieme si cimentavano in balli improponibili, le teste dei partner erano costantemente sulle tette e partivano continui trenini dell’amore. In molti si appartavano per amoreggiare fregandosene di essere visti. Le ragazze giovani e svampite erano le prime scelte. Inginocchiate muovevano su e giù la testa adoperandosi “live” in pompini espressi. Gli uomini invece agitavano le mani in balli approssimativi che dovevano essere percepiti come sexy. Era la danza tribale iniziatica al pompino! In pista restava solo qualche “tigre” completamente indemoniata con il viso irriconoscibile per via del sudore miscelato ai chili di trucco. Ridicoli. Ma a Roma gli ospiti importanti hanno il potere di fare come cazzo gli pare. Possono perfino entrare nello spogliatoio dei camerieri e rubare dentro gli zaini. Niente regole. Tutti possono tutto. Come per strada. È un marchio locale. Non internazionale. L’immagine che dobbiamo dare all’estero corrisponde grosso modo a quella di un acquerello di Roesler Franz con l’aggiunta di qualche bike sharing desolatamente vuoto. Ci vengono apposta da ogni parte del pianeta. 18
  • 19. 19
  • 20. SAMBA IN HELL Avrò preparato almeno diecimila panini. Accettai un lavoro in un pub all’aperto, davo una mano in cucina e col delirio in sala. La mattina ero nel pieno della riabilitazione così zero scrupoli ad accettare qualsiasi forma d’entrata in euro. La cotoletta era il top, un giovane artista alle prese con carne, impanatura e condimenti. Soddisfavo clienti con fame tossica o alcolica, nonostante ciò ognuno di quei panini era un capolavoro, quello con la cotoletta pura arte! Il Canova sarebbe stato invidioso, come davanti al “Cristo Velato” di Giuseppe Sanmartino. Nella Cappella San Severo a Napoli, lascia veramente senza parole. Mi è sempre piaciuto utilizzare le mani nel cucinare, due più due uguale discreto impiego. Una sera staccai con paga annessa e decisi di raggiungere gli altri. Storie di donne degne di nota neanche l’ombra, solo le storie per carità. Tutte le avventure venivano stroncate dall’apatia verso dover corteggiare, era sinonimo di disperdere energie, io praticamente non ne avevo più. Già perché solo il pensiero di dover ricominciare tutto da capo faceva crollare ogni proposito o iniziativa. «Vabbeh è na follia», ripetevo in continuazione, niente, tutto piatto, sbuffavo solo. Il locale era a Tor di Quinto, esci dalla tangenziale e lo trovi sulla destra. Mi vennero a prendere anche se avevo fatto tardi. Tutti già dentro, ognuno alle prese con le solite problematiche del venerdì sera. Chi discuteva con la fidanzata, chi ballava con gli occhiali scuri aspettando l’alba, e chi imperterrito fermava ogni donna o viceversa. Il mio gruppo di stagionali copre differenti età, se racimoli solo camerieri la differenza non si sente, c’è qualcosa che ti lega. Sempre lì, stesse routine, stesse fatiche e tanti sorrisi, si diventa una famiglia, cresce, qualche volta diminuisce, ma sei sicuro che c’è. Se vuoi fare serata si stacca e si va, qualcuno di sicuro lo trovi, hai una certezza, e garantisco che quando fai la stagione a Roma è una certezza non da poco. In sostanza ti passa, fresco della sera e compagnia bilanciano il resto, la scelta del locale non è determinante. Dopo i primi venti minuti trascorsi a salutare, arrivarono un cocktail, un amico e due brasiliane. Le aveva conosciute la sera prima, belle, sexy e un po’ pazze, forse pure cocainomani. Praticamente quello che ti serve a prevedere un tre/quattro ore di buio totale, ne hai tranquillamente la certezza. E infatti, altra festa. Eccomi là con un bicchiere in mano alle sette di mattina in uno degli after più famosi di Testaccio, non ero ubriaco né tantomeno ci pensavo. La gamba faceva un male cane, però avevo voglia di 20
  • 21. divertirmi e poi non capita spesso che una perla nera ti balli con il sedere appiccicato per due ore consecutive. Ricordo perfettamente una canzone e probabilmente non la scorderò più, “Samba in Hell” di Bob Sinclair, remixata da Herik Hagleton. Pensavo di essere a Copa Cabana, lei di sicuro c’era. Mi stava facendo sognare, ballava e la immaginavo lì, piedi nella sabbia, un leggero vento che veniva dal mare e la passione coinvolgente di chi certi luoghi esotici li respira. Aveva nel sangue quei ritmi, sembrava nata solo per ballare, come faceva non lo so, a quell’ora del mattino dava l’impressione di essere appena arrivata dopo dieci ore di sonno. L’energia che emanava era contagiosa, girava su se stessa, si alzava la gonna e muoveva le mani con una leggerezza mai vista. Ti veniva voglia di seguirla, sorridere, abbandonarti, amarla, rapirla e nasconderla. Tutto contemporaneamente. Mi chiese di andare da lei, voleva continuare a esibirsi solo per me, giuro disse così davvero. Non realizzai immediatamente, fu il pisello a farmi tornare cosciente. Ero nel 1997, in Italia esce “Dal Tramonto all’Alba”, film vietato ai minori di diciotto anni, regia di Robert Rodriguez, Quentin Tarantino è sceneggiatore e attore. Andai anche se ero minorenne, c’era una scena che non avrei potuto perdere assolutamente. Secondo tempo, una volta entrati nel bar i due fratelli protagonisti assistono ad uno strepitoso ballo di Salma Hyek. In particolare dopo aver ipnotizzato l’intero pubblico con la sua sensualità mostra a tutti un numero da brividi. Delicatamente infila un piede all’interno della bocca di Tarantino e comincia a versare la bottiglia partendo dalla coscia. Tutto il whisky scende come un liquido divino sulla gamba della ballerina lasciando allibiti gli spettatori. Compresi noi che eravamo in platea. Fino ad allora mai visto niente di simile, lo spartiacque era finalmente arrivato. Non ero più un adolescente, avevo visto quella donna come l’essenza della sensualità ma anche l’essenza del proibito. Una danza del genere è qualcosa che ti segna senza farti più tornare indietro. La bellezza delle donne è probabilmente lo shock maggiore che si possa provare nella vita, un’opera d’arte che cammina, parla, gesticola, ascolta e sorride. È lì la differenza, oltre ad essere già una meraviglia la donna è viva. Prima ti folgora all’istante, poi ti conquista giocando con la tua volontà, basta il semplice modo di camminare. Basta uno sguardo, è un dono innato. Adamo ed Eva per quanto possa sembrare una favoletta, rappresentano una verità sconvolgente, d’altra parte come biasimare il primo uomo sulla terra? Il discorso è stato sempre centrato sulla sua debolezza, grandissimo sbaglio, la debolezza è voluta, non era un povero coglione. Per apprezzare veramente la sua compagna aveva capito che avrebbe 21
  • 22. dovuto lasciarsi trasportare verso il proibito. A catechismo non te la mettono così ed è davvero un peccato, crescendo però lo capisci, ascolti i tuoi istinti. Quella sera d’estate ad esempio io avevo di nuovo i brividi, soprattutto non era per quello che diceva ma per come. «Se pensi di aver visto abbastanza non hai capito proprio niente». È vero, lo ammetto, io non capivo niente. Salutammo gli altri e chiamammo un taxi. Non c’eravamo ancora baciati ma durante tutto il tragitto tenne una mano sulla gamba, poi ad un tratto cominciò a stringere dicendo: «Potrai fare quello che vuoi, preparati». Boh, sarà che ste cose quando capitano non te le godi appieno, ma io mi stavo letteralmente sentendo male, avrei voluto chiamare tutte le persone che conoscevo per raccontargli sta storia, pure mia madre. Il tassista non faceva altro che guardare lo specchietto, almeno lui c’era. Non lo conoscevo, chiaramente, ma prima di scendere ha stretto la bocca, abbassato lo sguardo e fatto un cenno con il capo. Villa col giardino, abitava in una casa meravigliosa in pieno centro, il compagno non c’era, viaggiava spesso per lavoro e comunque erano dichiaratamente aperti a nuovi incontri. Per carità non sono rimasto all’età della pietra, ma a casa mia, nonno si faceva dieci chilometri di bici al mattino per vedere nonna che riempiva una tanica d’acqua. Cinque minuti di sguardi senza parlare, e via altri dieci chilometri. Sulle coppie aperte ho ancora da imparare. Percepivo che era annoiata. Tra alcool, uomini o eccessi di ogni tipo provava a sentirsi viva, che poi le volte che anch’io l’ho fatto sono innumerevoli. Credo avesse capito. Scappavo come lei, la rabbia era solo diversa. Quel lato del mio animo la scorticava, bastava guardarmi negli occhi. Chi ha quel vuoto dentro riconosce i suoi simili in un istante, c’è attrazione per questo. Versò da bere e con il bicchiere pieno di rum aprì lo schermo del computer. Dopo aver smucinato con il mouse ad un tratto iniziò la musica. “Sing it back” dei Moloko. L’intro della versione live è da far gelare le vene, una voce soave che ti trasporta dove vuoi. Voli leggero. Il cielo azzurro, le nuvole, il vento e tu. Cominciò a ballare e ripetere una frase della canzone. «Come to my sweet melody». Avevo la pelle d’oca! Si muoveva in un modo tale da massaggiare i miei istinti, li solleticava. 22
  • 23. È una sensazione diversa dalla passione o dall’eccitazione, io venivo lentamente stregato dal suo modo di fare. Potrei tranquillamente dire che avrei fatto qualsiasi cosa avesse chiesto, alle nove di mattina. Con le mani sui fianchi alzava leggermente la gonna e contemporaneamente mi fissava mordendosi le labbra. I suoi occhi dicevano tutto, non parlava solo perché era superfluo, uno spreco di energie. Riusciva perfettamente ad entrare nel mio cervello e controllarlo. Ero cosciente ma suo, come Adamo! Mi sbottonò la camicia ed iniziò a baciarmi su tutto il petto, leggera ma infernale, toccava il viso e la bocca, ripeteva che avrebbe fatto qualsiasi cosa avessi ordinato. Poi di colpo si girò. Era seduta sulle gambe, accovacciata, con la nuca sul naso. La sua testa roteava in modo strano. Si contorceva componendo frasi senza senso. Tolse maglia e reggiseno piegando completamente la schiena e ballando con il sedere davanti i miei occhi. Iniziai a preoccuparmi, figa è figa, ma vuoi vedere che è pure matta? La spostai con gentilezza e mentre mi rivestivo lei fece un balzo verso la porta. «Tu sei mio». Chiuse e lanciò via le chiavi. «Da qui non te ne vai, voglio che mi sbatti tutta», si tuffò sul divano, si girò e alzò completamente la gonna. «Prendimi» urlava, «prendimi». Guardai scioccato la scena, voglia di ridere zero, stavo pure sudando come un porco. Misi le mani in tasca e queste furono le sole parole: «Cazzo, cazzo, cazzo, il cellulare». Io gridavo da un lato, lei dandomi le spalle dall’altro. Sembravamo due matti. Ci avessero ripresi avrei fatto i milioni. Continuava a contorcersi sul divano sempre urlando le stesse cose, praticamente non si era proprio accorta della tragedia. Le presi le braccia, fermai quel vortice di capelli e tette quindi: «Aoooo non trovo il cellulare, porca troia, ti vuoi fermà!!!» Quasi stravolta dalle sue fatiche scese tra le mie gambe, spinse un campanello con una mano mentre con l’altra continuava a toccarmi la bocca. Di colpo apparve un filippino, dormiva al piano di sopra. «Chiamato?» Senza staccarsi da me, fu lei a rispondere per prima: «Abbiamo perso un telefono, aiutaci a cercarlo per favore, è pure scarico». Diligentemente il piccolo governante cominciò a smantellare divani e poltrone. Io da seduto davo indicazioni. Avevo lei sopra, pancia fuori e ventilatore al massimo puntato sulle palle, surreale è dir poco. Quindici minuti e riavevo il cellulare, lei credo neanche se ne sia accorta, continuava a leccare imperterrita il mio ombelico. Impressionante solo per la costanza! Completamente “partita”. 23
  • 24. Uscire da lì sarebbe stata un impresa. Pensai un minuto e trovai una soluzione, cambiai atteggiamento, cominciai a baciarla con passione ripetendo che la volevo. Stranamente tornò lucida, mi guardò, sospirò due secondi e disse: «Andiamo sopra, voglio che me lo metti dove vuoi». La convinsi. «Anch’io ti voglio ma non ho i preservativi, devo andare a comprarli». Se avesse letto l’Odissea non ci avrebbe mai creduto! Sapeva che non potevo guidare, figurarsi ancora zoppicavo. Si alzò, prese il telefono e chiamò un taxi, poi tornò da me, prese la mano e mi accompagnò fuori. La macchina era già arrivata. Raggiungemmo il cancello mezzi nudi, jeans sbottonati, camicia aperta, sudatissimo, ancheggiando e con lei che mi sorreggeva. La faccia di quel ragazzo è da scolpire a San Pietro, sembrava avesse visto Giuda e la Maddalena sottobraccio. Entrai ma non feci in tempo a dire niente, «Portalo in farmacia a comprare i preservativi, aspetta e tornate, lo voglio, sto impazzendo di desiderio». Il tassista continuava a non parlare, fece solo un cenno ma gli occhi rimanevano sgranati. Appena partiti lo bloccai, «A casa». Ero stanchissimo, la testa rimbalzava sul finestrino senza che riuscissi minimamente ad opporre resistenza. I turisti con guide e cartine avevano già invaso il centro, bianchi cadaverici, con cappelli improponibili, sandali e calzini chiari. Avevo bisogno di riposo, anche volendo più di una serata a settimana non riuscivo a farla, il problema era che ognuna sembrava un parto. Restare a lavorare d’estate in città significa questo, ci metti dentro di tutto, oltre all’atteso evento settimanale, la notte in cui convogli i residui delle energie. Ti prepari ad un avventura nuova ed eccitante in posti che paradossalmente conosci e che frequenti anche durante l’anno. È lo stacco da caldo torrido a sera che li trasforma nel tuo nuovo luogo di villeggiatura. Il budget è bassissimo, te la cavi con le mance settimanali, metti una camicia avvitata, pantaloni chiari, ti sbarbi e via, l’abbronzatura fa il resto, non sembri neanche un cameriere. L’eventualità di rientrare a casa verso le undici del giorno dopo è concreta, ma anche se sei uno schiavo, un po’ d’estate te la devi godere. Non parlai per tutto il tragitto, avevo solo voglia di dormire. Passammo davanti al pub e di colpo allungai un braccio sulla spalla dell’autista. «Fermi scendo qui». Mi avvicinai a quella macchina nera che conoscevo, tutti i finestrini erano abbassati e il sedile del guidatore non pervenuto. Guardai dentro e vidi steso uno dei ragazzi dello staff in mutande serenamente addormentato. 24
  • 25. Eccolo lì, un altro che si era giocato il suo jolly. Provai a svegliarlo, magari lo avrei accompagnato a casa. Le sue uniche risposte furono un solo occhio aperto ed un ok con le dita mentre tremolante usciva anche «Ti voglio bene». In un attimo voltò la schiena e cominciò a russare. Il saluto finale una scoreggia. Ero veramente stanco quindi andai verso la fermata del tram e lo lasciai rosolare in quel forno. Entrai a casa e di corsa in cucina, c’era una padella con della pasta avanzata dalla sera prima, accesi la tv e lasciai automaticamente su Rai Uno, la messa. Mangiavo e ascoltavo, ad incuriosirmi però era soprattutto una voce fuori campo che spiegava ogni fase della funzione. Le frasi erano molto convincenti, soprattutto quelle indirizzate al pentimento ed alla rettitudine. Devo essere sincero pensai seriamente che non fosse un caso. Qualcuno mi chiamò, era il coinquilino che andava a correre. «Ma che cazzo stai a fa’?» La pasta era finita, mi alzai e risposi: «Avevo bisogno di redimermi». «Fatto». Andai a letto, misi la sveglia e crollai. Il giorno dopo stavo chiudendo il lucchetto della bici quando notai la stessa macchina della mattina. Guardai bene, ed era ancora lì che dormiva beato. Lo chiamai, dovevamo entrare per attaccare, pensai sarebbe stata più dura, invece si girò verso di me e con un gesto rapido tirò la leva del sedile. Traaaack. «Pronto, fresco e riposato». Scese dalla macchina in mutande rosa, occhiali a specchio e infradito, sembrava in partenza per il gay pride di San Francisco. Si mise lo zaino sulle spalle e con un cenno mi fece capire di andare. Attraversò la strada entrando così. Dopo un sorriso abbassai la testa divertito e pensai: «Anch’io». 25
  • 26. 26