3. In copertina: Ippolita
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4. Non sanno di cercare la caccia e non la preda.
Blaise Pascal,
1
“Sai, quando sono in mezzo a tanta gente, faccio cose per me nuove,
strane credo.
Qualche giorno fa, ai giardini, dopo aver corso per una mezz’ora, mi
sono fermata per riposarmi un po’.
Poco lontano, di poco discosti dal sentiero c’erano due ragazzi, in
piedi, che incuranti di tutto si baciavano in bocca con avidità. Non si
fermavano, si cercava la lingua, e si scavavano in bocca, e io ferma,
imperterrita mi assaporavo, assetata quella visione. Credo che loro se
ne siano accorti.
5. Dopotutto era una cosa di poco conto ma mi sono bagnata, tra le
cosce. Mi sono affrettata a rientrare per ficcarmi, nuda sotto la
doccia.
In realtà, quasi da subito avevo deciso di masturbarmi e,
naturalmente l’ho fatto, terminando l’opera, seduta sotto un leggero
getto d’acqua tiepida, che mi carezzava. Ero sul piano della doccia,
con le gambe aperte.
Sotto il sedere mi pressava il manico dello spazzolone per la schiena,
ma senza penetrarmi.
Un'altra cosa, per me completamente nuova (io che ero, che sono
abbastanza schifiltosa e igienista): mi sono ritrovata a non rifuggire il
contatto fisico con la gente, gli estranei, meglio se pigiati, gli uni
contro gli altri, come nei bus o nei tram nell’ora di punta.
Credo che ti capiti, come a tutte, di essere guardinga e prevenuta, sui
mezzi affollati, sappiamo già come sono fatte certe persone.
Eppure… non pensare che sia matta, però, qualche giorno fa, a
Milano c’era una Fiera importante, mi sono trovata su un tram
affollatissimo, sballottare tra quei corpi caldi, sentirli pigiare, mi ha
eccitata al punto da fare una cosa mai pensata prima: sono arrivata
fino al capolinea (senza nessuno scopo pratico) e poi ho cambiato,
per rifarmi la corsa all’incontrario. Mi godevo la calca, la pressione
sul mio corpo, soprattutto sui glutei e sul morbido seno.
Ho valutato, con gli occhi socchiusi sotto le grosse lenti da sole:
mani, cosce, cazzi duri, forse nemmeno eccitati da me, ma io,
accuratamente, non li ho evitati. Facevo del mio meglio per
accostarmi agli stranieri per evitare che qualcuno potesse
rincontrarmi.
Erano molti gli uomini del nord Europa, in genere alti e muscolosi,
alcuni decisamente belli e curati, senza andare per il sottile,
approfittavo di ogni sobbalzo per avvicinarmi il più possibile e per
intuirne il membro, più o meno significativo. Qualcuno, di certo, ha
mangiato la foglia, pur non avendo il tempo per dire o tentare nulla
di più.
Comunque, anche in quel caso, mutandine bagnate ed eccitazione a
profusione.
6. In quell’occasione ho deciso (forse un po’ azzardatamente) che
quando esco per andare a caccia metterò sempre una gonna
abbastanza corta e non indosserò più le mutandine, nemmeno un
piccolo perizoma… solo al pensiero mi gira già la testa.
Qualcosa ha tirato fuori dalla mia libido, l’eccitazione esagerata che
avevo a 15 anni e che poi, pian piano, la vita di tutti i giorni ha messo
a dormire per oltre 20 anni.”
Questo mi aveva scritto la signora Simona, ma non si è fermata qui,
ha continuato a segnalarmi i suoi stati d’animo e la sua ricerca
spasmodica, anche solo di un semplice contatto, purché fisico, con
una persona completamente estranea e del tutto sconosciuta.
7. 2
“Mi vengono delle idee che vanno a periodi, amica mia: da un po’ la
mia fissazione è scontrarmi con i corpi tra la ressa.
Da quando ho adottato l’accorgimento di non usare le mutande, ti
assicuro che vivo uno stato di eccitazione dal primo momento che
metto piede per strada.
Mi basta una folata di vento, per temere che si alzi la sottile gonna e
soffrire e godere, al pensiero di essere sputtanata davanti alla gente.
L’altro giorno, finite le faccende, ero libera e senza impegni, allora la
mia febbre mi ha guidata verso la metropolitana.
Ero come posseduta, salivo e scendevo dalle carrozze, incurante degli
sguardi altrui, cercavo la folla e gli spazi più stretti ma il mio
girovagare era infruttuoso. Capii che così non concludevo nulla,
infatti, ho imparato che, per trovare qualcosa di eccitante, era meglio
sostare per tre o quattro fermate.
Spesso un uomo, in genere anziani o anche ragazzi, si accorgeva di
qualcosa e, forse rinunciando a scendere, cercava di mettersi a favore
del mio culo, per farmi sentire il nerbo già in tiro.
Sentire la temperatura calda, sudata, persino l’odore di quei corpi,
che si strusciano contro il mio è entusiasmante.
Godevo dentro di me, mi girava la testa; ti invito a provare, credimi:
la sensazione di un cazzo puntuto e prorompente sotto la stoffa tesa
del pantalone è quasi più arrapante, di avene uno libero, in mano e
tutto per te.
La sera aspetto mio marito con maggior interesse e desidero di essere
scopata, anche solo meccanicamente, mi sento come se lo usassi solo
per il mio piacere.
Chissà cosa pensa lui… se mi tradisce; sinceramente, in questo
periodo, della sua sessualità m’interessa ben poco.”
8. 3
Poi Simona qualche settimana dopo mi ha stupita...
“Come stai, cara amica?
Scusami se sono sparita per un po’ ma, profittando del ponte di
aprile, mi sono presa una piccola pausa tutta per me. Il marito è
rimasto con i nonni ed è stato gentile a occuparsi di tutto. Invece io
mi sono spostata al sud, a Positano, con due amiche.
Ce la siamo goduta in Costiera Amalfitana, giornate bellissime.
Avevamo preso una sola camera tripla, per risparmiare, ed io ero nel
lettone con un’amica bisex, come me.
Si, cara, hai capito bene: te l’avevo detto che in gioventù ero molto
calda, diciamo così, e ho avuto anche esperienze con altre ragazze a
volte.
Ci siamo godute la vacanza e abbiamo fatto l’amore ogni notte.
Capitava che nemmeno ci pensavamo, durante la giornata, ma dopo,
a letto, intuire il calore della pelle dell’altra, ricordare quello che c’era
stato già dalla prima notte, ci attirava l’una verso l’altra come
calamite… era più forte di ogni nostra decisione o proponimento.
L’altra ragazza, meglio dire donna, forse non ha capito niente, è
un’amica olandese che, nel suo lettino dormiva alla grande… o forse
fingeva soltanto, chissà?
L’amica con cui sono stata a letto non va proprio più con gli uomini,
è bravissima e io la lasciavo fare, mi lasciavo guidare dalla sua
esperienza e seguivo il suo esempio, per donarle, a mia volta, il
piacere.
Ci siamo toccate, carezzate, i baci dolci non si contavano, anche alla
figa.
Poi in fine ci facevamo il ditalino, stese vicino, ognuna masturbava
l’altra, fino all’orgasmo.
Abbiamo fatto anche la doccia insieme e la mia amica, incastrandomi
tra le mattonelle, sotto l’acqua scrosciante, mi ha fatta venire. L’altra
mano era dietro di me, perché, senza pietà, mi ha infilato le dita nel
culo, e premeva, spingeva, senza darmi tregua.
9. Ricordo che sono venuta sbuffando e rantolando, avevo quasi perso il
controllo, per la gioia.
Ora, se ci penso, mi sento ancora la pressione di quelle dita che si
agitavano nel mio buco.”
10. 4
Quando Simona è tornata a casa non era assolutamente più
tranquilla, riguardo al sesso e me lo ha confessato nelle e-mail che
allego qui, per voi, col suo permesso.
“Ho letto la tua mail, grazie, sei sempre gentile e comprensiva.
Non mi giudichi e sento che sei sincera, e comprendi questa mia
situazione di continua ricerca del sesso. Io credo che passerà ma non
me ne cruccio né me ne voglio preoccupare.
Se devo essere sincera fino in fondo, non mi spiace quello che sto
facendo adesso, mi rammarico per non averlo fatto prima.
Ma prima non ero così allupata, la mia testa non fantasticava sempre
e il mio desiderio era sopito: più tranquillo, diciamo.
Dopo i quaranta è iniziato questo nuovo corso e adesso sono
scatenata, ne voglio sempre di più.
Non ricordo se te l’ho già accennato: dopo Pasqua ho iniziato una
relazioncella con un ragazzo, il figlio di una mia collega.
Non lo vedevo da qualche anno (lo ricordavo ancora piccolo) e già
allora mi sbirciava sotto la gonna, me lo ha confessato lui
candidamente. E’ un bellissimo ragazzo dal fisico statuario, fa
palestra o qualcosa del genere, purtroppo sessualmente non mi dice
granché, forse si emoziona troppo, chissà?
Una volta che ho capito che era letteralmente cotto è stato facile
manipolarlo, per convincerlo che era tutto merito suo e che io, la
verginella, non facevo che soccombere alla sua mascolinità.
La prima volta lo abbiamo fatto nella mia macchina. Muovevo le
gambe nella guida e, a furia di non aggiustarmi la gonna, pian piano
si scoprirono tutte le cosce, prima fino al bordo delle autoreggenti e
poi, ancora su, piano, fino alle mutandine.
E lui? Ancora non si dava da fare, poveretto.
Presi lo stick del burro di cacao e, a un semaforo, finsi
grossolanamente di perderlo dalle dita,
Ripresi a guidare e gli chiesi, candidamente, di cercarmelo tra le
gambe, perché non sapevo dove era finito. Allora lui mangiò la foglia
11. e, benché poco esperto, si abbassò sulle cosce, che tenevo socchiuse e
iniziò a frugare, a scavare… dandomi i brividi.
Mi diressi verso casa e mi infilai nel garage, abbassai per metà il
portello basculante, per avere il tempo di trovare una scusa se
arrivava mio marito.
Poi ci spostammo sul sedile posteriore e scopammo due volte. Lui era
una furia scatenata e non era mai venuto dentro a una donna
liberamente.
Sicura del suo stato di salute, lo permisi e dopo la seconda, ero
completamente piena del suo sborro. Se ne andò con il tram, tutto
vergognoso e impacciato, quasi si vergognasse di avermi sporcata.
Io non venni con lui, mi masturbai dopo, sul sedile, distesa,
tranquilla.
Mi misi sotto un giornale aperto, per non inzuppare i sediolini di
alcantara.
Ora, la cosa che mi da più sensazioni è la mia ricerca di contatti
nuovi, fisici, tra gli sconosciuti. Con questo ragazzo scopiamo spesso,
di mattina viene a casa, prima o dopo l’università; per scongiurare il
pericolo di essere beccati, lo facciamo quasi sempre vestiti. Io indosso
una vestaglia per la casa o l’accappatoio, che sono aperti sul davanti.
A lui basta tirarlo fuori dalla patta, così ci sbrighiamo in pochi
minuti.
Ma non mi da molte emozioni, non è sensuale: come tutti i giovani,
vuole solo scaricare il suo piacere dentro uno dei miei buchi. Mi usa,
insomma, ma non c’è nient’altro che lo leghi a me.
Per non avere sorprese ho ripreso a usare la pillola.”
Da qualche giorno introduce sempre nei suoi discorsi, un suo amico,
credo che lo rispetti e che siano molto legati.
Ho cercato di sapere di più su di lui: volevo capire cosa gli avesse
raccontati di me. Sai come sono i ragazzi, no? Sono sbruffoni.
Ho cominciato a temere che il giovanotto facesse troppa pubblicità ai
nostri incontri… stupida io, sapevo che in quanto a discrezione,
questi ganzi, sono zero.
Naturalmente, a queste chiacchiere, a queste battute, fa seguito la
mia fantasia…
12. Non sono per niente turbata dal fatto che, probabilmente, i due
giovani parlavano di me come di una troia; che valutavano le mie
qualità non di donna ma di milf, tutta da scopare: una specie di
sogno che si avvera.
Pensare questo mi eccita. Immagino l’amico che cerca di convincerlo
a farmi chiavare anche da lui, come fossi un gioco nuovo della PS-tre.
L’idea che il ragazzo mi “passi” all’amico, per far divertire anche lui,
mi manda fuori di testa. Immagino questa cosa nel modo più
squallido e indecente che si possa pensare e giù a farmi ditali, con gli
occhi chiusi ma sognando di tutto, di più!
Soprattutto se penso che loro due sono linseme: uno tromba, poi
tocca all’altro e così via, riempiendomi con il loro sperma.
Ti confesso queste cose e non me ne vergogno, perché so che tu mi
puoi capire… anche adesso, solo a scriverne, mi viene da toccarmi.”
13. 5
Dovevo capire che non si sarebbe fermata e infatti, così è stato.
“Ciao, ieri è successo l’incredibile, sono ancora sovreccitata al solo
pensiero.
Praticamente l’altro giorno, col ragazzo, ci scambiammo degli sms
per stabilire quando vederci.
Ero certa che mio marito, impegnato in uno stage di sicuro non
sarebbe rientrato e così gli dissi che al 90% poteva venire a casa, di
mattina. Già è successo altre volte.
Avevo risposto senza leggere attentamente, tanto lo sapevo cosa
desiderava… e amen, gli ho dato l’Ok. Ma nel riporre il cellulare ho
dato un occhiata al display, dove si vedono tutti i messaggi, sia la
risposta che il suo, sopra.
Solo allora mi sono accorta che parlava al plurale, diceva
testualmente: “Allora domani possiamo venire? Casa tua è Ok? Facci
sapere.”
Rabrividii: ma che mi aveva letto nel pensiero?
Ora era lui stesso scriveva al plurale e poteva solo fare riferimento al
suo compagno. Mi chiesi se fosse stato il caso di telefonare per
chiarirci ma poi preferii lasciare tutto come stava, l’effetto sorpresa,
mandava in tilt la mia fantasia.”
14. 6
E poi amiche e amici, come avrete capito, la giusta evoluzione della
storia è scontata, infatti, puntuale, la mia Simona mi ha messo al
corrente di ogni suo segreto.
“Ci siamo visti alle 11. Ha bussato discretamente e, in effetti, era con il
suo amico. Trovarmeli di fronte mi ha spiazzata più di quanto
immaginassi ma, per fortuna, ho saputo andare avanti: sapevo che
l’eccitazione avrebbe cambiato il mio pudore in desiderio e la mia
vergogna in ostentazione del mio piacere.
Non dovevo fare altro che far finta di niente e, impacciati a loro volta,
nemmeno i ragazzi hanno accennato al vero motivo della loro visita.
Li ho fatti accomodare in cucina, sia per darmi un tono innocente, sia
perché è uno spazio grande e comodo, la zona living della mia casa.
Mentre preparavo un caffè, li guardavo sott’occhi: due ragazzini, 21
anni per uno… in due non raggiungevano i miei 44.
Avevo in casa dei pasticcini di pasta di mandorle e li ho messi sul
tavolo, con il tipico appetito dell’età, hanno fatto piazza pulita.
Lui e io abbiamo fatto spesso l’amore in cucina, anche perché, su una
parete, trova posto un grande divano, tanto lungo da poter essere
adoperato comodamente come letto.
Non sapevo cosa avesse detto all’altro né cosa gli avesse promesso,
così, visto che aveva deciso tutto da solo, gli lascai la prima mossa,
comportandomi con una totale indifferenza.
Infatti, visto che trovavo sempre qualcosa da fare, lui si è fatto avanti
mentre ero intenta a risciacquare le tazzine, poggiata al bordo del
lavello.
Naturalmente ero leggermente piegata in avanti, le mani sotto
l’acqua, ho intravisto che si alzava per avvicinarsi ma non ho detto
niente, continuando a sfaccendare.
Mi si è accostato alle spalle e mi ha tastata grossolanamente il sedere
da sopra la gonna, poi mi ha anche carezzato i fianchi e la schiena, sa
che mi piace.
15. Il suo amico faceva finta di non scomporsi ma, seduto al tavolo,
guardava fisso nella nostra direzione.
Allora ho chiuso l’acqua e mi sono asciugata le mani con lo straccio,
poi ho appoggiato i gomiti sul lavello, senza scompormi, con tutta
l’aria di chi vuole vedere come va a finire.
Naturalmente il mio silenzio e la mia remissività ai suoi gesti, lo
hanno reso più aggressivo, più esibizionista: voleva dimostrare al suo
amico il suo potere su quella donna adulta.
Visto che ci stavo, lentamente mi ha alzata la gonna, fino a
denudarmi le natiche davanti a quell’altro.
Mi carezzava e mi palpava tutta: i glutei, le cosce, poi senza spogliarsi
mi ha poggiato il coso sulle natiche, protette solo da un invisibile
perizoma nero.
Le cosce me le allargava e io sentivo l’aria fresca, circolare sulle
grandi labbra, che diventavano sempre più calde. Si è pure chinato
dietro me, per allargami le ginocchia.
Non mi sono voltata ma avevo gli occhi socchiusi e gongolavo a quel
palpeggiare, esibito al ragazzo di cui non conoscevo ancora neppure
il nome. Ora che ero esposta e aperta in una posizione decisamente
oscena, l’eccitazione si è impadronita completamente di me, ora
aspettavo solo il sesso.
Sapevo di dare un’immagine volgare di me stessa, quasi da prostituta
ma la cosa non mi mortificava… anzi!
Allora lui, deciso, mi ha abbassato le mutande fin sotto il sedere,
portandole all’altezza delle autoreggenti, che avevo messo nere,
sapendo che piacciono agli uomini.
Ora, le mutande erano solo un filo nero che disegnava le mie
chiappe, sode e tornite. Sapevo che l’avrei preso di li a poco e, solo in
quel momento, ho sentito tutta la presenza dello sguardo dell’altro
ragazzo, allora le guance si sono arrossate e quella vergogna mi ha
stretto in una morsa lo stomaco.
Il piacere mi ha fatto muovere le gambe e sfregarle l’una contro
l’altra, piena di voglia e di appetiti.
Lo sentivo armeggiare con il suo pantalone, poi senza nemmeno
abbassarlo, mi ha penetrata tutta e immediatamente.
16. Il suo pene è durissimo ma non grande, l’ho ricevuto senza
compromessi… ero bagnata fradicia.
Si è fermato per darmi il tempo di riprendermi e anche per godersi
quel primo calore; intanto io meditavo sulla situazione in cui mi ero
andata a ficcare.
Quelli erano due ragazzini, sarei di certo stata additata anche dai
loro amici ma ormai non potevo più tirarmi indietro.
Tutte le contrarietà e gli errori non facevano che aumentare il mio
senso di colpa e, di conseguenza, la mia eccitazione saliva alle stelle;
più mi invischiavo nel lubrico e più mi inebriavo di piacere. Quando
ha iniziato a scopare, gocciolavo.
Me ne stavo immobile, mossa solo dai colpi del ragazzo; non avevo il
coraggio di girare la testa per non incrociare lo sguardo dell’altro.
Avevo paura che, adesso, messo davanti al fatto compiuto invece di
piacergli, lo avessi disgustato… dopo tutto, dal suo punto di vista ero
quasi una vecchia, per giunta troia!
Intanto il mio porcello, sapendo di farmi impazzire, mi stringeva
forte le chiappe con le mani aperte, così sentivo meglio la sua piccola
asta rigida mentre mi viaggiava nella carne.
La cosa piaceva da morire anche a lui, perché si muoveva bene, con
una ritmica che mi invitava a godere; ogni volta che entrava, si
fermava in fondo per un istante per poi riprendeva il suo moto
altalenante.
Lo sentivo… lo sentivo e me lo godevo, ormai ignara di tutto il resto.
Lo sentivo e, a momenti, vibrava sulle gambe tese, come tremasse.
Non passarono più di tre, quattro minuti che accelerò il suo moto,
perdendo il controllo.
Pochi colpi forti e velocissimi, tanto da risuonare come schiaffi nella
cucina silenziosa, e se ne venne, fermandosi tutto dentro al terzo
affondo.
Ancora tremava,quando iniziai a sentire il calore del seme nella
pancia.
Si è attardato dentro, godendomi ancora e strusciandosi a me, finché
non mi sono bagnata tutta, di fuori. Dopo un ultimo colpo stanco,
estratto il pene, ha iniziato a carezzarmi li. Con le dita mi apriva e mi
17. stuzzicava per cercare di far fuoriuscire il seme. Sono certa che
voleva dare spettacolo al suo amico, perché non è mai stato tanto
raffinato nelle manipolazioni.
Io adesso, poggiata coi gomiti sul ripiano Top, mi guardavo bene dal
lamentarmi, mi godevo tutto quel rovistarmi dentro e, sapere che un
estraneo mi stava fissando le parti intime, in quello stato, mi faceva
sbuffare per il calore.
Tranne i miei mugolii e il respiro affannoso di tutti, la cucina era
immersa nel silenzio. Non avevamo scambiato nessuna parola da
dopo il caffè.
Quel tacere sulle nostre operazioni sessuali aggiungeva brividi alla
situazione, credimi.
Poi il rimestio finì e mi lasciò in pace ma solo per pochi attimi.
Sentii movimento alle mie spalle e il rumore inequivocabile di una
fibbia che tocca il pavimento. Ero grondante perché lui era venuto
molto.
In questo stato, fu improvviso e repentino l’ingresso di un altro
cazzo, di nuovo in me.
Mi spinse tutta in avanti e ne sentii la punta fino alla cervice:
sussultai.
Non era più il mio ragazzo, me ne accorsi subito , era di spessore e
lunghezza diversi, mi ricordava quello di mio marito, che ce l’ha
grosso.
Non avevo parole da dire, non ero più io: più mi sentivo adoperata
senza ritegno e più sballavo con la testa, nonostante il fastidio, spinsi
e mi allargai all’indietro, volevo donarmi tutta.
Sentivo anche i prodromi di un orgasmo eccezionale ma il porcello
doveva essere arrapato in maniera esagerata. Le sue mani sui fianchi
tiravano e strattonavano il mio corpo.
Dopo non più di venti colpi si inarcò sulle punte dei piedi e venne,
premendomi contro con tutto il bacino.
Era talmente infilato che sentii i fiotti di sburro che si facevano
spazio in me.
Dovetti subire il suo peso a lungo perché il suo membro non voleva
saperne di afflosciarsi, ma alla fine uscì.
18. Fu come stappare una bottiglia di spumante, lo sperma era
raddoppiato e colava.
Il mio ragazzo mi tenne per la testa e io lo assecondai, con le dita mi
lavorò la vagina, fino a raccogliere una modesta quantità dei liquidi
frammisti, in un attimo me li mise in bocca.
Poi mi si accostò, di fianco.
Era passato un po’ di tempo e si sa, i ragazzi hanno molta energia, era
di nuovo duro e con la cappella cercava le mie labbra.
Lo baciai sbrigativamente, però mi alzai e con una scusa e una
caterva di fazzolettini mi liberai di quei due. Mi ero spinta troppo
oltre, non volli perdermi del tutto.
Non ero ancora venuta ma avevo ancora la bocca imbrattata dei loro
semi mischiati. L’odore e il sapore fecero il resto. Mi spogliai tutta e
mi stesi sul divano.
Allora chiusi gli occhi e ripensai a tutta la scena come se la rivedessi
in un film, da un’altra angolazione…
Mi cercai con le dita la vagina e la trovai inzuppata di bianco e caldo
succo di uomini, ne presi ancora e ne bevvi ancora, dopo sì che sono
venuta alla perfezione, amica mia.
Avresti dovuto esserci! Simona.”
Fine
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