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La fisica dei quanti




      Prof.ssa Antonietta Carbone                                 1
                                    Prof.ssa Antonietta Carbone
La fisica classica in crisi
“Quando in un lontano avvenire, verrà scritta la storia
  della scienza dei nostri tempi, la prima metà del
  secolo    XX     apparirà       come     un    periodo
  particolarmente notevole non solo per la scoperta
  di molti nuovi fatti e lo sviluppo di nuove concezioni,
  ma anche per la loro diretta e indiretta influenza
  sull’organizzazione della vita umana.”


Con queste parole il fisico italiano Edoardo Amaldi (1908-1989)
  esordiva nel 1955 in suo scritto commemorativo del famoso
  scienziato Enrico Fermi (1901-1954), scomparso l’anno
  precedente.


                        Prof.ssa Antonietta Carbone         2
Amaldi continuava:

“E’ proprio tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX
  secolo che alcune osservazioni sperimentali
  pongono in crisi le concezioni classiche del mondo
  fisico: da un lato il comportamento della luce
  rispetto a diversi sistemi di riferimento in moto fra
  loro, dall’altro i primi indizi sulla struttura
  granulare dell’energia emessa od assorbita dai vari
  corpi sotto forma di radiazione.



                     Prof.ssa Antonietta Carbone     3
E’ nel secolo XX che questi primi quesiti, e molti altri
  da essi derivati, trovano la loro risposta, gli uni nella
  teoria della relatività, gli altri nella teoria
  quantistica della materia e della radiazione.”


Queste parole sono effettivamente il risultato di una
  superba sintesi degli avvenimenti che hanno costituito
  una rivoluzione del pensiero scientifico paragonabile
  solo a quella che diede inizio nel XVII secolo alla scienza
  moderna, con Galilei e Newton.


 Pardi-Ostili-Onori,L’evoluzione della fisica 3B,pag.4


                                         Prof.ssa Antonietta Carbone   4
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/meccan
  default.aspx




               Prof.ssa Antonietta Carbone   5
I fenomeni che hanno messo in
crisi la fisica classica.
           Il corpo nero.
           L’effetto fotoelettrico.
           I raggi X.
           L’effetto Compton
            .


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Il corpo nero
E’ un modello ideale che, una volta riscaldato,
  emette radiazione elettromagnetica sotto
  forma di luce.




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Il corpo nero nella Fisica classica
    la radiazione elettromagnetica (e quindi anche la
    luce come parte di essa) si propaga come un’onda
    nello spazio alla velocità costante c (300000 Km/s),
    è dotata di una lunghezza d’onda λ e di una
    frequenza; queste ultime sono legate f dalla
    semplice relazione:
                          c = λ·f
   Essendo c una costante, λ e f sono grandezze fisiche inversamente
    proporzionali.

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                                                                      2
Risultati previsti dalla teoria classica
               per il corpo nero


   La   legge   di   Stefan-Bolztmann
   La   legge   di   Wien
   La   legge   di   Rayleigh-Jeans




                        Prof.ssa Antonietta Carbone   9
Legge di Stefan -Boltzmann
   La potenza termica emessa o assorbita
    da un corpo nero per irraggiamento è
                I= εσST4

Dove σ è la costante di Stefan = 5,6703.10^-8
 ε è il coefficiente di emissione ( o di
 assorbimento ) ed è compreso tra 0 ed 1. Per il
 corpo nero vale1


                   Prof.ssa Antonietta Carbone     10
Legge di Stefan Boltzmann

                                                  Temperatura



Radiazione emessa                                   Natura


                                                  Geometria




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Legge di Wien
   La lunghezza d’onda che corrisponde
    al valore massimo dell’intensità della
    radiazione emessa dal corpo nero è
    inversamente proporzionale alla sua
    temperatura:
        λT= k

    Dove K= 2,989.10^3

                  Prof.ssa Antonietta Carbone   12
Legge di Rayleigh-Jeans

   Per una data temperatura T, l’intensità dell
    a radiazione (potenza) emessa in funzione
    della lunghezza d’onda è



              P(λ,T) = 2πckB T/ λ4



                    Prof.ssa Antonietta Carbone   13
Il corpo nero nella Fisica classica
Cosa non funziona nella teoria classica del corpo?

 La previsione dei dati sperimentali.

  Il modello adottato da Jeans portava al fenomeno
paradossale noto come catastrofe ultravioletta
perché l’energia era concentrata quasi interamente
nella zona delle alte frequenze.
 Per piccolissimi valori della lunghezza d’onda ,
fissando T, si ottiene una potenza molto grande ,al
limite infinita se λ tende a 0.


                   Prof.ssa Antonietta Carbone        14
L’area sottesa dalla curva rappresenta
  l’energia totale relativa a quella
  temperatura


                                                   La legge di RJ
      Paradosso                                     funziona per
                                                piccole frequenze e
                                                       grandi
                                                 lunghezze d’onda
                             Catastrofe
                             ultravioletto




                  Prof.ssa Antonietta Carbone                    15
Il corpo nero QUANTISTICO e l’ipotesi di
                    Planck
   Lo scienziato tedesco Max Planck, ipotizzò nell’anno
    1900 un particolare meccanismo, basato sulle seguenti
    ipotesi:

    • la distribuzione statistica dell’energia;
    • l’energia E assorbita dal corpo NON VARIA CON
      CONTINUITA’, ma è distribuita in pacchetti, cioè in
      piccoli granuli, ed è proporzionale alla frequenza f
      secondo la costante di Planck h:
                                E=hf
     h=6.626 10-34 Js ,
                          Prof.ssa Antonietta Carbone    16
La distribuzione spettrale di Planck
   Per una particolare temperatura, in corrispondenza di una
    lunghezza d’onda media esiste un massimo della potenza, ossia
    dell’energia irradiata dal corpo nero ad ogni istante di tempo, sotto
    forma di radiazione elettromagnetica (anche di luce); la
    distribuzione ha una caratteristica forma a campana, tipica delle
    distribuzioni statistiche (media delle popolazioni, ecc..)




                              Prof.ssa Antonietta Carbone            17
Rayleigh, Wien,Planck

Spiegazione della distribuzione spettrale




                    Prof.ssa Antonietta Carbone   18
La spiegazione di Planck del corpo nero

   Vengono “eccitati”, ossia “attivati”, dapprima i
    componenti della materia (assimilabili a piccoli
    oscillatori,    perché       generano          le onde
    elettromagnetiche) aventi poche esigenze in termini
    energetici, per poi arrivare a tutti gli altri.

   In questo modo tutta l’energia a disposizione si può
    distribuire tra un numero maggiore di oscillatori (è
    una tra le tante regole di equità possibili).

                       Prof.ssa Antonietta Carbone     19
Meccanismo della radiazione del corpo nero


                                         Serbatoio energetico…




           Oscillatori



                         Prof.ssa Antonietta Carbone             20
Meccanismo della radiazione di corpo nero



                                       serbatoio energetico




         Oscillatori



                       Prof.ssa Antonietta Carbone            21
Meccanismo della radiazione di corpo nero
   Facciamo un istogramma della distribuzione, sommando i
    contributi per ciascun tipo di oscillatore (classificandoli per
    lunghezza d’onda).
   Otteniamo la tipica forma a campana della distribuzione
    spettrale di Planck


                                                         Serbatoio energetico




                       Oscillatori
                           Prof.ssa Antonietta Carbone                          22
Conseguenze dell’ipotesi di Planck
   Gli oscillatori a bassa energia contribuiscono poco,
    anche se sono tutti eccitati.
   Gli oscillatori ad alta energia eccitati sono pochissimi,
    quindi anch’essi non danno un grosso contributo
    all’economia generale.
   La maggior parte dell’energia (per una data
    temperatura) si concentra intorno a una lunghezza
    d’onda media.
   L’energia si distribuisce perciò statisticamente.
   Per irradiare, un oscillatore deve possedere
    un’energia quantizzata, esatta, né minore né
    maggiore di E=hf, altrimenti o non irradia affatto,
    oppure, se già è stato eccitato, non irradia con
    frequenza maggiore di quella propria.
                      Prof.ssa Antonietta Carbone               23
L’effetto fotoelettrico

   Illuminando una lastra di metallo sotto determinate
    condizioni, si può generare una corrente elettrica, sia pur
    debole, ossia è possibile rilevare elettroni in movimento
    sulla superficie del metallo.

   La spiegazione fu data da A. Einstein in una
    pubblicazione del 1905, grazie alla quale lo scienziato
    ottenne il premio Nobel (quindi non per la teoria della
    relatività pubblicata tra l’altro nello stesso anno).
                          Prof.ssa Antonietta Carbone       24

                                                                 1
L’apparato sperimentale

               Catodo ed anodo metallici chiusi in
               un tubo di vetro in cui è fatto il
               vuoto

               Vuoto : gli elettroni possono
               passare dal catodo all’anodo senza
               collidere con le molecole

               Luce monocromatica illumina il
               catodo: il passaggio di elettroni dal
               catodo all’anodo è rivelato dal
               galvanometro
        Prof.ssa Antonietta Carbone              25
ESPERIMENTO
          Se f < fSOGLIA
              NON si ha emissione di e-

          Se f > fSOGLIA
              emissione immediata di e-

          Energia cinetica degli e- emessi
             → proporzionale a f
             → indipendente da I



  Prof.ssa Antonietta Carbone             26
EFFETTO FOTOELETTRICO
                                e
                            FREQUENZA


                                        Efotone = hf




                Potassio - 2 eV necessari per far emettere un elettrone


                                       Prof.ssa Antonietta Carbone        27

Nell’immagine la frequenza è indicata con v
EFFETTO FOTOELETTRICO e                                         FREQUENZA
E cinetica del fotoelettrone




                                                                energia cinetica e-
                                                                                                  pendenza = h




                                                                                         frequenza f




                                  Potenziale
                                  ionizzazione
                                  crescente

              Frequenza della radiazione incidente


                                                 Prof.ssa Antonietta Carbone                                28
   Einstein, sulla scorta dell’ipotesi di
    Planck,      dimostrò    che     nell’effetto
    fotoelettrico l’energia luminosa veniva
    assorbita dal materiale “a pacchetti” sotto
    forma di FOTONI, assimilabili a vere e
    proprie particelle, benché prive di massa
    in quanto viaggiano alla velocità della luce.
    Un fotone è dotato di energia cinetica


                   E=hf.

                    Prof.ssa Antonietta Carbone   29
La spiegazione quantistica dell’effetto                   fotoelettrico




   Gli elettroni dell’atomo sono disposti, in quiete, su livelli ben definiti,
    e interagiscono con il fotone incidente
   hf è l’energia del fotone incidente che si divide in due parti:
   hfs è l’energia di estrazione, cioè la minima energia di soglia per
    poter estrarre il fotoelettrone (l’atomo è ionizzato)
   Ec è l’energia residua del fotoelettrone: Ec= hf-hfs = h(f-fs) che si
    manifesta sotto forma di energia cinetica (di movimento)
                                Prof.ssa Antonietta Carbone               30
http://phet.colorado.edu/en/simulation/photoelectric




                    Prof.ssa Antonietta Carbone        31
I raggi X

   Nel 1895 W. Roentgen, lavorando con un tubo a
    raggi catodici, notò che alcuni materiali erano
    “oltrepassati” da particolari radiazioni provenienti
    dal tubo;
    queste erano capaci anche di illuminare schermi a
    fluorescenza e perfino impressionare lastre
    fotosensibili di tipo fotografico.
     L’immediato uso in campo medicale, portò nel
    1901 il premio Nobel allo scienziato.


                      Prof.ssa Antonietta Carbone      32
Raggi X
   Cercò anche di scoprire se questi raggi fossero
    costituiti da qualche tipo di particelle cariche allora
    sconosciute, ma anche immergendo l’apparato in
    campi magnetici di forte intensità non notò alcuna
    deflessione.


   Rimaneva l’ipotesi di particolari forme d’onda, ma
    non riuscì a misurare alcuna figura di interferenza o
    di diffrazione.

                       Prof.ssa Antonietta Carbone       33
La natura dei raggi X
                               I raggi del tubo catodico sono elettroni
                                molto energetici che, colpendo un
                                bersaglio, vengono decelerati.

                               L’energia persa si trasforma in radiazione
                               elettromagnetica ad altissima frequenza,
                               ben oltre la frequenza visibile
                               dell’ultravioletto (la lunghezza d’onda è di
                               circa 0,1 nm (1 nm = 10-9 m)
I raggi X sono molto penetranti e attraversano tranquillamente i
tessuti molli; vengono “oscurati” dalle ossa o da altri tessuti duri
(la lastra del serpente in figura è al negativo)
                            Prof.ssa Antonietta Carbone               34
La diffrazione dei raggi X
   Per studiare meglio il fenomeno i collaboratori di Roentgen
    fecero passare un fascio molto sottile e collimato di raggi X
    attraverso un cristallo, e raccolsero su una lastra fotografica una
    caratteristica figura, chiamata spettro di Laue.




                            Prof.ssa Antonietta Carbone            35
Lo spettro di Laue per la diffrazione dei
                         raggi X
   Oltre a una zona centrale luminosa gli scienziati notarono una
    serie molto regolare di tracce luminose alternate a zone d’ombra,
    sempre più sfumate verso l’esterno. Si trattava di una particolare
    figura analoga al reticolo di diffrazione prodotto dalle onde
    luminose, che dimostrava la diffrazione dei raggi X a opera dei
    cristalli.




                              Prof.ssa Antonietta Carbone            36

                                                                          5
Conseguenze dell’esperimento di
           Laue
  I raggi X sono radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza


I cristalli sono costituiti da strutture regolari che permettono la
figura di un reticolo di diffrazione.


Questo esperimento mostra la stretta relazione tra l’energia
cinetica classica degli elettroni e una radiazione elettromagnetica
di frequenza ben oltre il visibile, evidenziata solo grazie alle
piccolissime distanze interatomiche tra i cristalli.
                          Prof.ssa Antonietta Carbone                 37
L’effetto Compton

   E’ la spiegazione di un “urto non centrale”
    (come accade tra le boccette di un biliardo) tra
    un fotone in moto, considerato come una vera
    e propria particella, e un elettrone inizialmente
    fermo

   La quantità di moto associata al fotone è p=h/
    λ.

                     Prof.ssa Antonietta Carbone   38

                                                        1
Interazione fotone-elettrone
   Dopo l’urto l’elettrone guadagna una quantità di moto qe, mentre
    l’effetto sul fotone è una diminuzione della quantità di moto, quindi
    un aumento della sua lunghezza d’onda (p=h/λ). Il fotone usato
    nello scattering è costituito da una radiazione X molto energetica




                              Prof.ssa Antonietta Carbone             39
   http://zitogiuseppe.com
    /museo/frame11.html

                                    Aspetto:
                                    Rettangolo ?
                                    Cerchio ?
                                    Realtà
                                    Cilindro !




                  Prof.ssa Antonietta Carbone      40
   La conoscenza dei principi di base che regolano tali scoperte
    è entrata a far parte prepotentemente della nostra vita
    quotidiana, anche se, all’opinione dei più, tutto questo è o
    ignorato o semplicemente dimenticato:

   il laser, la cellula fotoelettrica, le centrali nucleari, alcune
    apparecchiature medicali per la diagnostica o per la cura e la
    prevenzione di malattie (TAC, RM, PET), le memorie e i
    microprocessori dei calcolatori elettronici, l’ingegneria
    genetica, sono solo alcune delle applicazioni che sono state
    realizzate dalla tecnica e dall’industria grazie all’estremo
    dettaglio con cui riusciamo a controllare tali fenomeni



                           Prof.ssa Antonietta Carbone              41
Figure, disegni e spunti tratti dal libro di testo: Parodi,
Ostili-“L’evoluzione della Fisica”; Ed. Paravia Torino, 2005.




                       Prof.ssa Antonietta Carbone         42

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La fisica dei quanti _Carbone

  • 1. La fisica dei quanti Prof.ssa Antonietta Carbone 1 Prof.ssa Antonietta Carbone
  • 2. La fisica classica in crisi “Quando in un lontano avvenire, verrà scritta la storia della scienza dei nostri tempi, la prima metà del secolo XX apparirà come un periodo particolarmente notevole non solo per la scoperta di molti nuovi fatti e lo sviluppo di nuove concezioni, ma anche per la loro diretta e indiretta influenza sull’organizzazione della vita umana.” Con queste parole il fisico italiano Edoardo Amaldi (1908-1989) esordiva nel 1955 in suo scritto commemorativo del famoso scienziato Enrico Fermi (1901-1954), scomparso l’anno precedente. Prof.ssa Antonietta Carbone 2
  • 3. Amaldi continuava: “E’ proprio tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX secolo che alcune osservazioni sperimentali pongono in crisi le concezioni classiche del mondo fisico: da un lato il comportamento della luce rispetto a diversi sistemi di riferimento in moto fra loro, dall’altro i primi indizi sulla struttura granulare dell’energia emessa od assorbita dai vari corpi sotto forma di radiazione. Prof.ssa Antonietta Carbone 3
  • 4. E’ nel secolo XX che questi primi quesiti, e molti altri da essi derivati, trovano la loro risposta, gli uni nella teoria della relatività, gli altri nella teoria quantistica della materia e della radiazione.” Queste parole sono effettivamente il risultato di una superba sintesi degli avvenimenti che hanno costituito una rivoluzione del pensiero scientifico paragonabile solo a quella che diede inizio nel XVII secolo alla scienza moderna, con Galilei e Newton. Pardi-Ostili-Onori,L’evoluzione della fisica 3B,pag.4 Prof.ssa Antonietta Carbone 4
  • 6. I fenomeni che hanno messo in crisi la fisica classica.  Il corpo nero.  L’effetto fotoelettrico.  I raggi X.  L’effetto Compton . Prof.ssa Antonietta Carbone 6
  • 7. Il corpo nero E’ un modello ideale che, una volta riscaldato, emette radiazione elettromagnetica sotto forma di luce. Prof.ssa Antonietta Carbone 7
  • 8. Il corpo nero nella Fisica classica  la radiazione elettromagnetica (e quindi anche la luce come parte di essa) si propaga come un’onda nello spazio alla velocità costante c (300000 Km/s), è dotata di una lunghezza d’onda λ e di una frequenza; queste ultime sono legate f dalla semplice relazione: c = λ·f  Essendo c una costante, λ e f sono grandezze fisiche inversamente proporzionali. Prof.ssa Antonietta Carbone 8 2
  • 9. Risultati previsti dalla teoria classica per il corpo nero  La legge di Stefan-Bolztmann  La legge di Wien  La legge di Rayleigh-Jeans Prof.ssa Antonietta Carbone 9
  • 10. Legge di Stefan -Boltzmann  La potenza termica emessa o assorbita da un corpo nero per irraggiamento è I= εσST4 Dove σ è la costante di Stefan = 5,6703.10^-8 ε è il coefficiente di emissione ( o di assorbimento ) ed è compreso tra 0 ed 1. Per il corpo nero vale1 Prof.ssa Antonietta Carbone 10
  • 11. Legge di Stefan Boltzmann Temperatura Radiazione emessa Natura Geometria Prof.ssa Antonietta Carbone 11
  • 12. Legge di Wien  La lunghezza d’onda che corrisponde al valore massimo dell’intensità della radiazione emessa dal corpo nero è inversamente proporzionale alla sua temperatura: λT= k Dove K= 2,989.10^3 Prof.ssa Antonietta Carbone 12
  • 13. Legge di Rayleigh-Jeans  Per una data temperatura T, l’intensità dell a radiazione (potenza) emessa in funzione della lunghezza d’onda è P(λ,T) = 2πckB T/ λ4 Prof.ssa Antonietta Carbone 13
  • 14. Il corpo nero nella Fisica classica Cosa non funziona nella teoria classica del corpo? La previsione dei dati sperimentali. Il modello adottato da Jeans portava al fenomeno paradossale noto come catastrofe ultravioletta perché l’energia era concentrata quasi interamente nella zona delle alte frequenze. Per piccolissimi valori della lunghezza d’onda , fissando T, si ottiene una potenza molto grande ,al limite infinita se λ tende a 0. Prof.ssa Antonietta Carbone 14
  • 15. L’area sottesa dalla curva rappresenta l’energia totale relativa a quella temperatura La legge di RJ Paradosso funziona per piccole frequenze e grandi lunghezze d’onda Catastrofe ultravioletto Prof.ssa Antonietta Carbone 15
  • 16. Il corpo nero QUANTISTICO e l’ipotesi di Planck  Lo scienziato tedesco Max Planck, ipotizzò nell’anno 1900 un particolare meccanismo, basato sulle seguenti ipotesi: • la distribuzione statistica dell’energia; • l’energia E assorbita dal corpo NON VARIA CON CONTINUITA’, ma è distribuita in pacchetti, cioè in piccoli granuli, ed è proporzionale alla frequenza f secondo la costante di Planck h: E=hf h=6.626 10-34 Js , Prof.ssa Antonietta Carbone 16
  • 17. La distribuzione spettrale di Planck  Per una particolare temperatura, in corrispondenza di una lunghezza d’onda media esiste un massimo della potenza, ossia dell’energia irradiata dal corpo nero ad ogni istante di tempo, sotto forma di radiazione elettromagnetica (anche di luce); la distribuzione ha una caratteristica forma a campana, tipica delle distribuzioni statistiche (media delle popolazioni, ecc..) Prof.ssa Antonietta Carbone 17
  • 18. Rayleigh, Wien,Planck Spiegazione della distribuzione spettrale Prof.ssa Antonietta Carbone 18
  • 19. La spiegazione di Planck del corpo nero  Vengono “eccitati”, ossia “attivati”, dapprima i componenti della materia (assimilabili a piccoli oscillatori, perché generano le onde elettromagnetiche) aventi poche esigenze in termini energetici, per poi arrivare a tutti gli altri.  In questo modo tutta l’energia a disposizione si può distribuire tra un numero maggiore di oscillatori (è una tra le tante regole di equità possibili). Prof.ssa Antonietta Carbone 19
  • 20. Meccanismo della radiazione del corpo nero Serbatoio energetico… Oscillatori Prof.ssa Antonietta Carbone 20
  • 21. Meccanismo della radiazione di corpo nero serbatoio energetico Oscillatori Prof.ssa Antonietta Carbone 21
  • 22. Meccanismo della radiazione di corpo nero  Facciamo un istogramma della distribuzione, sommando i contributi per ciascun tipo di oscillatore (classificandoli per lunghezza d’onda).  Otteniamo la tipica forma a campana della distribuzione spettrale di Planck Serbatoio energetico Oscillatori Prof.ssa Antonietta Carbone 22
  • 23. Conseguenze dell’ipotesi di Planck  Gli oscillatori a bassa energia contribuiscono poco, anche se sono tutti eccitati.  Gli oscillatori ad alta energia eccitati sono pochissimi, quindi anch’essi non danno un grosso contributo all’economia generale.  La maggior parte dell’energia (per una data temperatura) si concentra intorno a una lunghezza d’onda media.  L’energia si distribuisce perciò statisticamente.  Per irradiare, un oscillatore deve possedere un’energia quantizzata, esatta, né minore né maggiore di E=hf, altrimenti o non irradia affatto, oppure, se già è stato eccitato, non irradia con frequenza maggiore di quella propria. Prof.ssa Antonietta Carbone 23
  • 24. L’effetto fotoelettrico  Illuminando una lastra di metallo sotto determinate condizioni, si può generare una corrente elettrica, sia pur debole, ossia è possibile rilevare elettroni in movimento sulla superficie del metallo.  La spiegazione fu data da A. Einstein in una pubblicazione del 1905, grazie alla quale lo scienziato ottenne il premio Nobel (quindi non per la teoria della relatività pubblicata tra l’altro nello stesso anno). Prof.ssa Antonietta Carbone 24 1
  • 25. L’apparato sperimentale Catodo ed anodo metallici chiusi in un tubo di vetro in cui è fatto il vuoto Vuoto : gli elettroni possono passare dal catodo all’anodo senza collidere con le molecole Luce monocromatica illumina il catodo: il passaggio di elettroni dal catodo all’anodo è rivelato dal galvanometro Prof.ssa Antonietta Carbone 25
  • 26. ESPERIMENTO  Se f < fSOGLIA NON si ha emissione di e-  Se f > fSOGLIA emissione immediata di e-  Energia cinetica degli e- emessi → proporzionale a f → indipendente da I Prof.ssa Antonietta Carbone 26
  • 27. EFFETTO FOTOELETTRICO e FREQUENZA Efotone = hf Potassio - 2 eV necessari per far emettere un elettrone Prof.ssa Antonietta Carbone 27 Nell’immagine la frequenza è indicata con v
  • 28. EFFETTO FOTOELETTRICO e FREQUENZA E cinetica del fotoelettrone energia cinetica e- pendenza = h frequenza f Potenziale ionizzazione crescente Frequenza della radiazione incidente Prof.ssa Antonietta Carbone 28
  • 29. Einstein, sulla scorta dell’ipotesi di Planck, dimostrò che nell’effetto fotoelettrico l’energia luminosa veniva assorbita dal materiale “a pacchetti” sotto forma di FOTONI, assimilabili a vere e proprie particelle, benché prive di massa in quanto viaggiano alla velocità della luce. Un fotone è dotato di energia cinetica E=hf. Prof.ssa Antonietta Carbone 29
  • 30. La spiegazione quantistica dell’effetto fotoelettrico  Gli elettroni dell’atomo sono disposti, in quiete, su livelli ben definiti, e interagiscono con il fotone incidente  hf è l’energia del fotone incidente che si divide in due parti:  hfs è l’energia di estrazione, cioè la minima energia di soglia per poter estrarre il fotoelettrone (l’atomo è ionizzato)  Ec è l’energia residua del fotoelettrone: Ec= hf-hfs = h(f-fs) che si manifesta sotto forma di energia cinetica (di movimento) Prof.ssa Antonietta Carbone 30
  • 32. I raggi X  Nel 1895 W. Roentgen, lavorando con un tubo a raggi catodici, notò che alcuni materiali erano “oltrepassati” da particolari radiazioni provenienti dal tubo;  queste erano capaci anche di illuminare schermi a fluorescenza e perfino impressionare lastre fotosensibili di tipo fotografico.  L’immediato uso in campo medicale, portò nel 1901 il premio Nobel allo scienziato. Prof.ssa Antonietta Carbone 32
  • 33. Raggi X  Cercò anche di scoprire se questi raggi fossero costituiti da qualche tipo di particelle cariche allora sconosciute, ma anche immergendo l’apparato in campi magnetici di forte intensità non notò alcuna deflessione.  Rimaneva l’ipotesi di particolari forme d’onda, ma non riuscì a misurare alcuna figura di interferenza o di diffrazione. Prof.ssa Antonietta Carbone 33
  • 34. La natura dei raggi X  I raggi del tubo catodico sono elettroni molto energetici che, colpendo un bersaglio, vengono decelerati. L’energia persa si trasforma in radiazione elettromagnetica ad altissima frequenza, ben oltre la frequenza visibile dell’ultravioletto (la lunghezza d’onda è di circa 0,1 nm (1 nm = 10-9 m) I raggi X sono molto penetranti e attraversano tranquillamente i tessuti molli; vengono “oscurati” dalle ossa o da altri tessuti duri (la lastra del serpente in figura è al negativo) Prof.ssa Antonietta Carbone 34
  • 35. La diffrazione dei raggi X  Per studiare meglio il fenomeno i collaboratori di Roentgen fecero passare un fascio molto sottile e collimato di raggi X attraverso un cristallo, e raccolsero su una lastra fotografica una caratteristica figura, chiamata spettro di Laue. Prof.ssa Antonietta Carbone 35
  • 36. Lo spettro di Laue per la diffrazione dei raggi X  Oltre a una zona centrale luminosa gli scienziati notarono una serie molto regolare di tracce luminose alternate a zone d’ombra, sempre più sfumate verso l’esterno. Si trattava di una particolare figura analoga al reticolo di diffrazione prodotto dalle onde luminose, che dimostrava la diffrazione dei raggi X a opera dei cristalli. Prof.ssa Antonietta Carbone 36 5
  • 37. Conseguenze dell’esperimento di Laue I raggi X sono radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza I cristalli sono costituiti da strutture regolari che permettono la figura di un reticolo di diffrazione. Questo esperimento mostra la stretta relazione tra l’energia cinetica classica degli elettroni e una radiazione elettromagnetica di frequenza ben oltre il visibile, evidenziata solo grazie alle piccolissime distanze interatomiche tra i cristalli. Prof.ssa Antonietta Carbone 37
  • 38. L’effetto Compton  E’ la spiegazione di un “urto non centrale” (come accade tra le boccette di un biliardo) tra un fotone in moto, considerato come una vera e propria particella, e un elettrone inizialmente fermo  La quantità di moto associata al fotone è p=h/ λ. Prof.ssa Antonietta Carbone 38 1
  • 39. Interazione fotone-elettrone  Dopo l’urto l’elettrone guadagna una quantità di moto qe, mentre l’effetto sul fotone è una diminuzione della quantità di moto, quindi un aumento della sua lunghezza d’onda (p=h/λ). Il fotone usato nello scattering è costituito da una radiazione X molto energetica Prof.ssa Antonietta Carbone 39
  • 40. http://zitogiuseppe.com /museo/frame11.html Aspetto: Rettangolo ? Cerchio ? Realtà Cilindro ! Prof.ssa Antonietta Carbone 40
  • 41. La conoscenza dei principi di base che regolano tali scoperte è entrata a far parte prepotentemente della nostra vita quotidiana, anche se, all’opinione dei più, tutto questo è o ignorato o semplicemente dimenticato:  il laser, la cellula fotoelettrica, le centrali nucleari, alcune apparecchiature medicali per la diagnostica o per la cura e la prevenzione di malattie (TAC, RM, PET), le memorie e i microprocessori dei calcolatori elettronici, l’ingegneria genetica, sono solo alcune delle applicazioni che sono state realizzate dalla tecnica e dall’industria grazie all’estremo dettaglio con cui riusciamo a controllare tali fenomeni Prof.ssa Antonietta Carbone 41
  • 42. Figure, disegni e spunti tratti dal libro di testo: Parodi, Ostili-“L’evoluzione della Fisica”; Ed. Paravia Torino, 2005. Prof.ssa Antonietta Carbone 42

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