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- - - - Prefazione - - - -
L’accento che serviva
Pasquale Bellotti
Ricordo di essere stato richiesto, negli anni, per fare la prefazione (oltre che ad
innumerevoli libri sull’esercizio fisico) a più di un libro di psicologia dello sport:
di qualcuno avevo anche fatto la curatela; un paio erano anche ponderosi; a
qualcuno lavorai insieme con altri esperti; tutti dovetti leggerli, più o meno
approfonditamente, per ricavarne i punti salienti su cui poggiare un discorso,
stendendo appunto una prefazione a quel volume o a quell’altro. Cercavo sem-
pre, quando leggevo, le caratteristiche peculiari per le quali potessi poi dire:
ecco, serve alla pratica; serve al professionista; serve davvero: questo è un
buon libro, questo è un ottimo libro. Insomma leggetelo.
Certo, quando scrivi una prefazione, lo fai perché hai scelto prima di farlo: hai
sfogliato, hai controllato i capitoli e la bibliografia del libro, hai letto qua e là,
hai visto gli Autori citati, insomma un po’ tutto, se non proprio tutto, ti con-
vince e ti decidi a stendere un tuo testo per accompagnare il cammino di quel
libro. Quante volte, devo confessare, ma non è il caso dei libri di psicologia, mi
sono rifiutato di corrispondere alle attese di chi mi aveva avanzato la richie-
sta, proprio perché l’Autore – che citava sì altri autori – ne citava di veramente
insulsi e insignificanti, anzi deleteri, per la storia che avevano, per quello che
avevano scritto, pubblicato, detto ed insegnato addirittura dalle cattedre: in
quest’ultimo caso, furono stupidi in diversi, gli Autori perché scrivevano ed
insegnavano sciocchezze e falsità che sarebbe stato meglio, per pudore, tenere
per sé; e chi dette loro, insieme alla cattedra, la possibilità di parlare a classi,
a studenti, a lettori, ad uditori sfortunati e sfortunatissimi. In genere, funziona
così: stupidi quelli che scelgono stupidi insegnanti e ovviamente, poi, stupidi-
tà a cascata, poiché gli insegnanti stupidi parlano e scrivono di sciocchezze e
sciocchezze insegnano e perciò nuovi sciocchi e somari si profilano all’orizzon-
te. Gli allievi dei somari sono spesso più somari ancora!
Ne parlo e mi dilungo, perché il problema della formazione è chiave! E va letto
come – forse – l’aspetto più importante che vi sia in un sistema che preveda la
trasmissione di un sapere e di uno o più metodi di insegnamento, dunque anche
(e soprattutto?) in un sistema come quello legato al movimento e allo sport,
dove insegnare male o insegnare falsità significa e comporta ancora di più rischi
e danni per chi il movimento e lo sport lo fa, lo pratica, e può da quelli uscire
segnato negativamente, per sempre. Formazione adeguata, formatori all’altez-
za: così nascono e si affermano le scuole di pensiero. Occorrono uomini pieni
di dottrina e capaci di leggere i bisogni dei soggetti da formare, senza fermarsi
alle regolette e ai principi da applicare rigidamente; ed occorre un sistema
di studio e di applicazione in grado di accompagnare le esperienze. Discorso
lungo, ma era per dire che servono libri così. Così come questo di Francesco
5
Prefazione
Riccardo. Lo dici, qualcuno penserà, perché è un amico, un tuo amico. Giusto,
ma io non ho amici somari. E mi circondo, cerco almeno, di persone in grado di
darmi, di dirmi, di insegnarmi il moltissimo che ignoro. E questo libro, e questo
Autore, lo fa. Lo fa perché sa e sa farlo anche bene, benissimo.
Direi:
Un libro per la teoria
Un libro che ripercorre i momenti davvero salienti della ricerca in psicologia e
ce ne dà una sintesi orientata alla pratica (ciò che ci serve di sapere per ope-
rare): cita i più bei lavori di sempre, cita autori di grande e grandissima fama,
autorevoli e blasonatissimi. Di tutto espone il meglio. Il meglio del meglio che
fu pensato, sperimentato e scritto e consegnato alla storia.
Un libro per la pratica
Anche. Nel senso che i libri devono servire alla vita, dunque anche alla profes-
sione. Questo è un libro per gli allenatori, per gli istruttori, per i conduttori di
atleti di ogni livello e di squadre. È un testo vademecum. È un testo per riflet-
tere, per decidere come fare, cosa fare, perché fare così.
Un libro per la ricerca. Mi viene da dire proprio così: mi spiego, però, per non
essere frainteso. È un testo dove cercare (spunti, riflessioni, collegamenti, ispi-
razioni – forse siete di idee diverse e pensate che i libri non debbano ispirare? Sì
è vero, ispirano i libri pieni di pathos, pieni di sentimenti di chi li scrisse, i libri
che ti tengono avvinti fino alla fine, i libri come splendide storie di esseri uma-
ni. Bene, questo libro è pieno di tutto ciò. Leggete e ve ne farete una ragione
anche voi), testo dove cercare – dicevo più su – le soluzioni ai nostri problemi
quotidiani. Ma ci pensate ai nostri problemi quotidiani? I rapporti e le relazioni
tra allenatori ed atleti, tra atleti ed atleti, tra diverse personalità di atleti, i
rapporti tra diversi allenatori. E la lettura della preparazione? La sua gestione?
Il timore quando va sempre bene (e se il giocattolo si rompe?), la frustrazione di
quando le cose vanno male e non si comprende il perché, dove si sbaglia, chi è
che sbaglia, io che mi alleno o l’allenatore che mi segue, io che alleno quell’at-
leta o quell’atleta che non mi segue affatto? Le radici dei comportamenti: la
ricerca nella personalità di ciascuno, la ricerca nella storia passata, della parte
di vita vissuta. Per trovare lumi che illuminano ed orientano i cammini.
Un libro di orientamento
Questo libro ci orienta: è libro bussola. Ed è stato scritto per orientare più di
una figura. Gli atleti, con le loro diverse personalità ed i loro vissuti di allena-
mento e di competizione. Gli allenatori, con le loro diverse personalità ed i loro
stili di conduzione. Atleti ed allenatori con le loro modalità di interagire tra loro
e di fare fronte allo stress dell’allenamento e della gara. Sistema complesso
quello sportivo, cui dedicare assai più cure. E proprio su questo particolare
versante del “chi è?” la persona coinvolta (allenatore, atleta, squadra).
Assai meno serve studiare il carico e le leggi e i principi della sua crescita. Il
cambiamento del carico non è una legge ma una scelta che fanno, volta per
volta, allenatore ed atleta in relazione tra loro. La chiave è la relazione. Dalla
6
Prefazione
relazione nasce il carico di lavoro, la proposta mediata e meditata del cosa
fare, quanto e come fare. Quando fare.
Un libro che non c’era. Bella affermazione, dirà qualcuno: scontata. Ma qui
“non c’era” vuol dire, più propriamente, che di libri così c’è bisogno, se ne sen-
te la mancanza. Perché l’opera di chi lavora sui campi e nelle palestre è dura
e deve poter essere adeguatamente supportata. Il lavoro di Francesco Riccardo
lo fa assai bene. Sarà molto utile.
Un libro da leggere con la matita accanto. Sarà letto e soprattutto riletto,
riguardato, risfogliato, sottolineato – ecco, sottolineato per farlo nostro – in più
pagine, laddove ci avrà colpito di più e laddove abbiamo avuto nel passato e nel
presente problemi, per esempio, con i nostri atleti.
Un libro per atleti
Dimenticavo, proprio un libro per atleti. Per cercarsi e scoprirsi. Per dotarsi di
strumenti, di comprensione e di azione. Testo per avviare rapporti, per cambia-
re modalità di incontro, testo per avvicinare diversamente, per collegare fatti
e sensazioni ed esperienze, testo per ottimizzare e per tirare fuori il meglio di
sé. Ed anche il peggio, ma per espellerlo del tutto.
Allora, un libro per la vita?
Io credo sia un libro proprio per la vita, perché serve la vita, servendo alla vita
di tutti i giorni. Desidero davvero dirne bene, perché la sua lettura mi è stata,
come poche volte in tanti anni, utile e fruttuosa. Mi ha fatto pensare a quanto
si può dire in meno di duecento pagine. E quanto possa essere stimolante una
lettura. E quanto fruttuoso lo studio di un testo così.
In otto agili densi capitoli (e con un titolo originale ed emblematico), quanto
serve conoscere: sulla personalità, lo stress ed il coping, le competenze, l’auto-
efficacia e l’autostima, la motivazione e il mental training. L’attività giovanile.
Quest’ultima, la cosa più importante che ci sia. E fondamentale che ci sia stato
– ora – qualcuno (Francesco Riccardo) che vi ha messo, con dedizione, amore e
grande competenza, l’accento che serviva.

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  • 1. - - - - Prefazione - - - - L’accento che serviva Pasquale Bellotti Ricordo di essere stato richiesto, negli anni, per fare la prefazione (oltre che ad innumerevoli libri sull’esercizio fisico) a più di un libro di psicologia dello sport: di qualcuno avevo anche fatto la curatela; un paio erano anche ponderosi; a qualcuno lavorai insieme con altri esperti; tutti dovetti leggerli, più o meno approfonditamente, per ricavarne i punti salienti su cui poggiare un discorso, stendendo appunto una prefazione a quel volume o a quell’altro. Cercavo sem- pre, quando leggevo, le caratteristiche peculiari per le quali potessi poi dire: ecco, serve alla pratica; serve al professionista; serve davvero: questo è un buon libro, questo è un ottimo libro. Insomma leggetelo. Certo, quando scrivi una prefazione, lo fai perché hai scelto prima di farlo: hai sfogliato, hai controllato i capitoli e la bibliografia del libro, hai letto qua e là, hai visto gli Autori citati, insomma un po’ tutto, se non proprio tutto, ti con- vince e ti decidi a stendere un tuo testo per accompagnare il cammino di quel libro. Quante volte, devo confessare, ma non è il caso dei libri di psicologia, mi sono rifiutato di corrispondere alle attese di chi mi aveva avanzato la richie- sta, proprio perché l’Autore – che citava sì altri autori – ne citava di veramente insulsi e insignificanti, anzi deleteri, per la storia che avevano, per quello che avevano scritto, pubblicato, detto ed insegnato addirittura dalle cattedre: in quest’ultimo caso, furono stupidi in diversi, gli Autori perché scrivevano ed insegnavano sciocchezze e falsità che sarebbe stato meglio, per pudore, tenere per sé; e chi dette loro, insieme alla cattedra, la possibilità di parlare a classi, a studenti, a lettori, ad uditori sfortunati e sfortunatissimi. In genere, funziona così: stupidi quelli che scelgono stupidi insegnanti e ovviamente, poi, stupidi- tà a cascata, poiché gli insegnanti stupidi parlano e scrivono di sciocchezze e sciocchezze insegnano e perciò nuovi sciocchi e somari si profilano all’orizzon- te. Gli allievi dei somari sono spesso più somari ancora! Ne parlo e mi dilungo, perché il problema della formazione è chiave! E va letto come – forse – l’aspetto più importante che vi sia in un sistema che preveda la trasmissione di un sapere e di uno o più metodi di insegnamento, dunque anche (e soprattutto?) in un sistema come quello legato al movimento e allo sport, dove insegnare male o insegnare falsità significa e comporta ancora di più rischi e danni per chi il movimento e lo sport lo fa, lo pratica, e può da quelli uscire segnato negativamente, per sempre. Formazione adeguata, formatori all’altez- za: così nascono e si affermano le scuole di pensiero. Occorrono uomini pieni di dottrina e capaci di leggere i bisogni dei soggetti da formare, senza fermarsi alle regolette e ai principi da applicare rigidamente; ed occorre un sistema di studio e di applicazione in grado di accompagnare le esperienze. Discorso lungo, ma era per dire che servono libri così. Così come questo di Francesco
  • 2. 5 Prefazione Riccardo. Lo dici, qualcuno penserà, perché è un amico, un tuo amico. Giusto, ma io non ho amici somari. E mi circondo, cerco almeno, di persone in grado di darmi, di dirmi, di insegnarmi il moltissimo che ignoro. E questo libro, e questo Autore, lo fa. Lo fa perché sa e sa farlo anche bene, benissimo. Direi: Un libro per la teoria Un libro che ripercorre i momenti davvero salienti della ricerca in psicologia e ce ne dà una sintesi orientata alla pratica (ciò che ci serve di sapere per ope- rare): cita i più bei lavori di sempre, cita autori di grande e grandissima fama, autorevoli e blasonatissimi. Di tutto espone il meglio. Il meglio del meglio che fu pensato, sperimentato e scritto e consegnato alla storia. Un libro per la pratica Anche. Nel senso che i libri devono servire alla vita, dunque anche alla profes- sione. Questo è un libro per gli allenatori, per gli istruttori, per i conduttori di atleti di ogni livello e di squadre. È un testo vademecum. È un testo per riflet- tere, per decidere come fare, cosa fare, perché fare così. Un libro per la ricerca. Mi viene da dire proprio così: mi spiego, però, per non essere frainteso. È un testo dove cercare (spunti, riflessioni, collegamenti, ispi- razioni – forse siete di idee diverse e pensate che i libri non debbano ispirare? Sì è vero, ispirano i libri pieni di pathos, pieni di sentimenti di chi li scrisse, i libri che ti tengono avvinti fino alla fine, i libri come splendide storie di esseri uma- ni. Bene, questo libro è pieno di tutto ciò. Leggete e ve ne farete una ragione anche voi), testo dove cercare – dicevo più su – le soluzioni ai nostri problemi quotidiani. Ma ci pensate ai nostri problemi quotidiani? I rapporti e le relazioni tra allenatori ed atleti, tra atleti ed atleti, tra diverse personalità di atleti, i rapporti tra diversi allenatori. E la lettura della preparazione? La sua gestione? Il timore quando va sempre bene (e se il giocattolo si rompe?), la frustrazione di quando le cose vanno male e non si comprende il perché, dove si sbaglia, chi è che sbaglia, io che mi alleno o l’allenatore che mi segue, io che alleno quell’at- leta o quell’atleta che non mi segue affatto? Le radici dei comportamenti: la ricerca nella personalità di ciascuno, la ricerca nella storia passata, della parte di vita vissuta. Per trovare lumi che illuminano ed orientano i cammini. Un libro di orientamento Questo libro ci orienta: è libro bussola. Ed è stato scritto per orientare più di una figura. Gli atleti, con le loro diverse personalità ed i loro vissuti di allena- mento e di competizione. Gli allenatori, con le loro diverse personalità ed i loro stili di conduzione. Atleti ed allenatori con le loro modalità di interagire tra loro e di fare fronte allo stress dell’allenamento e della gara. Sistema complesso quello sportivo, cui dedicare assai più cure. E proprio su questo particolare versante del “chi è?” la persona coinvolta (allenatore, atleta, squadra). Assai meno serve studiare il carico e le leggi e i principi della sua crescita. Il cambiamento del carico non è una legge ma una scelta che fanno, volta per volta, allenatore ed atleta in relazione tra loro. La chiave è la relazione. Dalla
  • 3. 6 Prefazione relazione nasce il carico di lavoro, la proposta mediata e meditata del cosa fare, quanto e come fare. Quando fare. Un libro che non c’era. Bella affermazione, dirà qualcuno: scontata. Ma qui “non c’era” vuol dire, più propriamente, che di libri così c’è bisogno, se ne sen- te la mancanza. Perché l’opera di chi lavora sui campi e nelle palestre è dura e deve poter essere adeguatamente supportata. Il lavoro di Francesco Riccardo lo fa assai bene. Sarà molto utile. Un libro da leggere con la matita accanto. Sarà letto e soprattutto riletto, riguardato, risfogliato, sottolineato – ecco, sottolineato per farlo nostro – in più pagine, laddove ci avrà colpito di più e laddove abbiamo avuto nel passato e nel presente problemi, per esempio, con i nostri atleti. Un libro per atleti Dimenticavo, proprio un libro per atleti. Per cercarsi e scoprirsi. Per dotarsi di strumenti, di comprensione e di azione. Testo per avviare rapporti, per cambia- re modalità di incontro, testo per avvicinare diversamente, per collegare fatti e sensazioni ed esperienze, testo per ottimizzare e per tirare fuori il meglio di sé. Ed anche il peggio, ma per espellerlo del tutto. Allora, un libro per la vita? Io credo sia un libro proprio per la vita, perché serve la vita, servendo alla vita di tutti i giorni. Desidero davvero dirne bene, perché la sua lettura mi è stata, come poche volte in tanti anni, utile e fruttuosa. Mi ha fatto pensare a quanto si può dire in meno di duecento pagine. E quanto possa essere stimolante una lettura. E quanto fruttuoso lo studio di un testo così. In otto agili densi capitoli (e con un titolo originale ed emblematico), quanto serve conoscere: sulla personalità, lo stress ed il coping, le competenze, l’auto- efficacia e l’autostima, la motivazione e il mental training. L’attività giovanile. Quest’ultima, la cosa più importante che ci sia. E fondamentale che ci sia stato – ora – qualcuno (Francesco Riccardo) che vi ha messo, con dedizione, amore e grande competenza, l’accento che serviva.