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Il Rating della PMI
Giuseppe Fenzi
Per
Leggende e
realtà
Rating è una parola inglese che significa
valutazione.
Anche se non ne conosciamo
specificatamente il significato, nel nostro
immaginario collettivo credo che abbia
comunque una connotazione negativa,
perché è da quando sono piccolo che
sento che l’Italia ha un cattivo rating…
E’ rimasto comunque un concetto “lontano”, fino a quando
improvvisamente la nostra banca ci ha detto che i tassi che
ci applicavano erano alti a causa del cattivo rating, con
conseguente grande sorpresa:
“Ma che
c’entro io
con l’Italia?”
Il punto di svolta, risalente ormai al 2008, sono stati
gli accordi di Basilea, che impongono alle banche
determinati requisiti patrimoniali in funzione della
rischiosità dei loro prestiti; in sostanza maggiore è il
rischio, più stringenti sono i requisiti patrimoniali.
Le banche hanno quindi dovuto
fare una valutazione specifica per
ogni credito concesso, e anche il
nostro “piccolo” finanziamento
SBF è stato analizzato secondo i
rigidi criteri di valutazione, con
conseguenze quasi sempre
peggiorative del tasso di interesse
applicato, anche per la nota
“leggerezza” patrimoniale della
maggior parte delle PMI italiane.
In sostanza quindi il Rating è il giudizio che la banca
dà ad ogni suo cliente in base ad una serie di
valutazioni.
Peggiore è il giudizio, peggiore è l’affidabilità del
cliente (cioè la probabilità di rimborsare il suo debito
con la banca), maggiore è il rischio e quindi maggiore
è il tasso di interesse.
Sulla base del rating l’azienda
viene collocata in una
determinata classe di merito;
ogni classe comprende tutte le
imprese che vengono
considerate equivalenti in
termini di rischiosità.
Morale: per avere migliori tassi dobbiamo migliorare il
nostro Rating.
Ma la banca come determina il
rating?
Per determinare il Rating la banca ha bisogno di
informazioni.
I dati di bilancio rappresentano le informazioni
quantitative sempre disponibili, da cui si possono
desumere una serie di indici di bilancio che indicano
la situazione economico-patrimoniale storica
dell’azienda.
Ci sono 4 indicatori principali per valutare il rischio
finanziario:
Il rapporto di indebitamento PFN/PN
Il rapporto tra Posizione Finanziaria Netta PFN
(debiti verso le banche meno la liquidità disponibile)
e Patrimonio Netto indica come l’azienda si finanzia.
Maggiore è questo rapporto, più alto è il ricorso alle
banche rispetto al finanziamento con mezzi propri e
quindi più alta è la rischiosità.
Livelli oltre il 4 indicano l’approssimarsi ad
una situazione critica.
Il flusso di cassa operativo
(Operating Cash Flow)
Indica la capacità dell’azienda di generare cassa e
si basa fondamentalmente su due elementi:
Margine Operativo Lordo detto anche EBITDA
(Risultato Operativo + Ammortamenti) e gestione
del Capitale Circolante Netto (Crediti Commerciali +
Rimanenze – Debiti Commerciali)
intesa come Ritorno sul Capitale Investito
(Reddito Operativo / Capitale Investito)
La redditività
calcolato come Margine Operativo Lordo / Interessi
passivi.
Indica la capacità dell’azienda di pagare gli interessi
passivi; più il rapporto è alto, minore è il rischio
L’indice di copertura degli interessi passivi
Per ragioni di spazio e di sintesi, la
comprensione, l’analisi e la gestione
di questi indicatori saranno oggetto di
un prossimo articolo.
In questo, c’è ancora da dire che…
Oltre alle informazioni quantitative, la banca raccoglie
anche informazioni qualitative, come una valutazione
sul Management, la capacità dell’azienda di rispettare
gli impegni e di eseguire le strategie, l’esistenza
formale e condivisa di strategie declinate in piani
industriali, il posizionamento competitivo nel settore.
Da quanto sopra si deduce che
l’attribuzione del rating è un
processo dinamico, dove il ruolo
dell’impresa e dell’imprenditore
deve essere attivo e propositivo,
anziché passivo e critico.
La capacità di argomentare con la banca l’evolversi
della situazione economico finanziaria aziendale
attraverso argomentazioni convincenti, documentate
e realistiche non può che sortire effetti positivi sulla
relazione banca/impresa e sull’esito di questa
relazione che è appunto il Rating.
Giuseppe Fenzi
Giuseppe Fenzi
http://www.prismasoftware.it/cms/
www.linkedin.com/in/giuseppe-fenzi

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Il rating della PMI: leggende e realtà - Parte prima

  • 1. Il Rating della PMI Giuseppe Fenzi Per Leggende e realtà
  • 2. Rating è una parola inglese che significa valutazione. Anche se non ne conosciamo specificatamente il significato, nel nostro immaginario collettivo credo che abbia comunque una connotazione negativa, perché è da quando sono piccolo che sento che l’Italia ha un cattivo rating…
  • 3. E’ rimasto comunque un concetto “lontano”, fino a quando improvvisamente la nostra banca ci ha detto che i tassi che ci applicavano erano alti a causa del cattivo rating, con conseguente grande sorpresa: “Ma che c’entro io con l’Italia?”
  • 4. Il punto di svolta, risalente ormai al 2008, sono stati gli accordi di Basilea, che impongono alle banche determinati requisiti patrimoniali in funzione della rischiosità dei loro prestiti; in sostanza maggiore è il rischio, più stringenti sono i requisiti patrimoniali.
  • 5. Le banche hanno quindi dovuto fare una valutazione specifica per ogni credito concesso, e anche il nostro “piccolo” finanziamento SBF è stato analizzato secondo i rigidi criteri di valutazione, con conseguenze quasi sempre peggiorative del tasso di interesse applicato, anche per la nota “leggerezza” patrimoniale della maggior parte delle PMI italiane.
  • 6. In sostanza quindi il Rating è il giudizio che la banca dà ad ogni suo cliente in base ad una serie di valutazioni. Peggiore è il giudizio, peggiore è l’affidabilità del cliente (cioè la probabilità di rimborsare il suo debito con la banca), maggiore è il rischio e quindi maggiore è il tasso di interesse. Sulla base del rating l’azienda viene collocata in una determinata classe di merito; ogni classe comprende tutte le imprese che vengono considerate equivalenti in termini di rischiosità.
  • 7. Morale: per avere migliori tassi dobbiamo migliorare il nostro Rating. Ma la banca come determina il rating? Per determinare il Rating la banca ha bisogno di informazioni. I dati di bilancio rappresentano le informazioni quantitative sempre disponibili, da cui si possono desumere una serie di indici di bilancio che indicano la situazione economico-patrimoniale storica dell’azienda.
  • 8. Ci sono 4 indicatori principali per valutare il rischio finanziario:
  • 9. Il rapporto di indebitamento PFN/PN Il rapporto tra Posizione Finanziaria Netta PFN (debiti verso le banche meno la liquidità disponibile) e Patrimonio Netto indica come l’azienda si finanzia. Maggiore è questo rapporto, più alto è il ricorso alle banche rispetto al finanziamento con mezzi propri e quindi più alta è la rischiosità. Livelli oltre il 4 indicano l’approssimarsi ad una situazione critica.
  • 10. Il flusso di cassa operativo (Operating Cash Flow) Indica la capacità dell’azienda di generare cassa e si basa fondamentalmente su due elementi: Margine Operativo Lordo detto anche EBITDA (Risultato Operativo + Ammortamenti) e gestione del Capitale Circolante Netto (Crediti Commerciali + Rimanenze – Debiti Commerciali)
  • 11. intesa come Ritorno sul Capitale Investito (Reddito Operativo / Capitale Investito) La redditività calcolato come Margine Operativo Lordo / Interessi passivi. Indica la capacità dell’azienda di pagare gli interessi passivi; più il rapporto è alto, minore è il rischio L’indice di copertura degli interessi passivi
  • 12. Per ragioni di spazio e di sintesi, la comprensione, l’analisi e la gestione di questi indicatori saranno oggetto di un prossimo articolo. In questo, c’è ancora da dire che…
  • 13. Oltre alle informazioni quantitative, la banca raccoglie anche informazioni qualitative, come una valutazione sul Management, la capacità dell’azienda di rispettare gli impegni e di eseguire le strategie, l’esistenza formale e condivisa di strategie declinate in piani industriali, il posizionamento competitivo nel settore. Da quanto sopra si deduce che l’attribuzione del rating è un processo dinamico, dove il ruolo dell’impresa e dell’imprenditore deve essere attivo e propositivo, anziché passivo e critico.
  • 14. La capacità di argomentare con la banca l’evolversi della situazione economico finanziaria aziendale attraverso argomentazioni convincenti, documentate e realistiche non può che sortire effetti positivi sulla relazione banca/impresa e sull’esito di questa relazione che è appunto il Rating. Giuseppe Fenzi