1. GENITORIALITÀ IN ADOLESCENZA
Tesina di:
Valentina Cutinelli Rendina
Marianna Del Muto
Valerio La Verghetta
Myriam Lo Presti
Laura Pullo
Michela Rossetti
CDL L-24: Scienze e tecniche psicologiche di valutazione clinica nell’infanzia, l’adolescenza e la
famiglia
Insegnamento: Psicopatologia dello sviluppo con 4 CFU di laboratorio (10 CFU)
Docente: Anna Maria Speranza
Data 09/01/2012
2. Indice
Genitorialità in adolescenza………………………………………………….........pag.3
Epidemiologia e contesto sociale………………………………………………...pag.5
Proposta d’intervento preventivo..……………………………………………...pag.6
Codifica PDI……………………………………………………………………………….pag.7
Confronto tra la PDI e le osservazioni dirette………………………………pag.9
Bibliografia………………………………………………………………………………..pag.10
Allegato
A: Trascritto PDI
B: Osservazione n°1
C: Osservazione n°2
2
3. La genitorialità in adolescenza
Il fenomeno della genitorialità in adolescenza è stato molto studiato nella letteratura
scientifica, ed è stato affrontato da diverse prospettive al fine di capirne non solo le
conseguenze, ma anche i significati che esso sottende. La genitorialità di per sé è un
fenomeno molto complesso, che produce tutta una serie di effetti e trasformazioni nei neo-
genitori ancor prima della nascita del bambino (McHale, 2010).Da questa considerazione
possiamo immaginare che quando la complessit{ della genitorialit{ s’intreccia con la
complessit{ dell’adolescenza, il quadro complessivo risultante sia quanto mai articolato e
sfaccettato. L’adolescenza è considerata come una fase del ciclo di vita in cui il giovane deve
costruire una nuova immagine di sé e una nuova identit{, attraverso l’elaborazione del lutto
nei confronti del corpo infantile e attraverso la rinuncia agli oggetti d’amore originari, i
genitori, per passare a nuovi oggetti libidici eterosessuali (G. Signorelli e A.F. Zampino,
2008).Come evidenziato da Blos (1962, 1979), sviluppando i concetti di M. Mahler sullo
sviluppo del rapporto madre-bambino, l’adolescenza comporta un secondo processo di
separazione e individuazione, in cui il compito principale dell’adolescente è di distaccarsi
dagli oggetti internalizzati (i legami con i genitori) per amare oggetti esterni ed extra-
familiari.
Questa fase di transizione dall’infanzia all’et{ adulta non è mai semplice, ma nemmeno
necessariamente patologica, né per l’adolescente né per i suoi genitori, che non sanno più chi
hanno davanti. Caratteristiche dell’adolescente sono l’ambivalenza e l’acting-out. Per
ambivalenza intendiamo quella caratteristica tipica dello status adolescenziale necessaria
per raggiungere l’autonomia individuale; essa si manifesta come un’alternanza tra uno
sprezzante spirito d’indipendenza e un atteggiamento regressivo verso la dipendenza
infantile (M. Andolfi, 2010). L’acting-out è un meccanismo di difesa che si manifesta nella
tendenza ad agire senza riflettere o senza apparente considerazione per le conseguenze
negative dell’azione (V. Lingiardi, 2007). Gli agiti dell’adolescente possono essere causati da
conflitti, ma possono anche essere l’espressione della necessit{ di un cambiamento (G.
Signorelli e A.F. Zampino, 2008). La gravidanza in questo senso può essere l’esito di un agito.
Come sostiene A. Maltese, la prematurità dei rapporti sessuali tra gli adolescenti rappresenta
una fuga nell’agire, volta a evacuare i fantasmi inaccettabili mobilitati dalla pubertà; questi
rapporti testimonierebbero la difficoltà della mente adolescente a coniugare corpo infantile
e corpo pubere e a rappresentarsi nella nuova immagine genitale (Maltese, 1994;Signorelli,
Zampino, 2008). Se da un lato la gravidanza può rispondere al desiderio tipicamente
adolescenziale di dimostrare che il proprio corpo è in grado di funzionare come quello
materno, allo stesso tempo può rappresentare un modo di sfuggire alle complesse dinamiche
di separazione e d’individuazione nei confronti di dei propri genitori, ma più
specificatamente nei confronti della loro madre(Pines, 1988; Raphael-Leff, 1993; Tambelli,
2010).
L’intrecciarsi delle complesse dinamiche della gravidanza con i cambiamenti tipici dell’et{
adolescenziale rende particolarmente difficile la costruzione dell’identità materna, che va a
sovrapporsi a quell’immagine di sé come donna anziché essere la naturale continuazione
(ivi).
Alcune linee di pensiero, come la prospettiva transazionale, considerano la gravidanza in
adolescenza un fattore di rischio per lo sviluppo sano del bambino. Essa però non è solo un
fattore di rischio in sé ma anche l’esito di altri fattori di rischio, come fattori di rischio sociali,
ambientali, familiari o culturali. Le ricerche sulla genitorialità in adolescenza indicano una
significativa presenza di traiettorie negative nelle interazioni precoci tra madri e bambini. Le
madri adolescenti sono molto più frequentemente soggette a sintomi depressivi, abuso di
sostanze ed episodi di maltrattamento nei confronti dei figli rispetto alle madri adulte
3
4. (Fergusson, Woodward, 1999). Inoltre i figli di madri adolescenti mostrano un maggior
numero di deficit cognitivi e socio-emotivi nel corso dello sviluppo (Spieker, Larson, Lewiset
al., 1999). Questo perché le madri adolescenti stabilirebbero relazioni genitoriali più povere,
caratterizzate da una estrema limitazione delle comunicazioni verbali, da tendenze punitive
e da una frequente svalutazione delle competenze cognitive e comunicative del bambino. Le
madri adolescenti esprimono un maggior numero di emozioni di segno negativo e i loro
bambini, all’interno di situazioni che producono disagio, piangono di meno e mostrano una
minore quantità di rabbia (R. Tambelli, 2010). Ci sono studi che dimostrano che in alcuni
casi la maternità in adolescenza può portare a esiti negativi, come il rischio di nascite
pretermine, basso peso alla nascita, e ad alta mortalità legate alla gravidanza e parto(Maria
de Fátima Rato Padin, Rebeca de Souza e Silva, Elisa Chalem, Sandro SendinMitsuhiro, et al.,
2009).
La letteratura ci dice che le giovani donne che diventano madri durante l’adolescenza in
genere hanno meno successo rispetto alle madri più grandi nel raggiungimento di una buona
educazione per i loro figli, in genere vivono in condizioni di maggior disagio economico, e
hanno la più alta probabilità di essere genitori single (M. AnnEasterbrooks, Jana H.
Chaudhuri, SteinunnGestsdottir, 2005).
Per queste giovani donne, la famiglia d’origine, in particolar modo la madre (nonna), assume
un ruolo importante in quanto può agire come fattore protettivo, e quindi di sostegno alla
madre adolescente, ma può anche essere un fattore di rischio, specie in quei casi in cui la
nonna tende a sostituirsi alla madre nel ruolo di caregiver primario del bambino.
Lo studio condotto daM. AnnEasterbrooks, Jana H.Chaudhuri, eSteinunnGestsdottir (2005)
ha indagato il costrutto della “Disponibilit{ Emotiva” (EA, EmtionalAvailability di Emde,
1980) utilizzando la relativa scala “EmtionalAvailability Scale” (EAS), in un campione di 80
coppie di madri adolescenti e i loro bambini, per comprendere le variazioni nella
genitorialità degli adolescenti. Tale costrutto è di tipo relazionale e riflette gli scambi di
adattamento che regolano le comunicazioni emozionali tra neonati e caregiver. Può essere
meglio definito come la misura in cui gli individui, all’interno delle interazioni in corso, sono
aperte ai segnali emozionali, alle motivazioni, agli obiettivi del loro partner, la loro reattività
e il carattere dei loro cambiamenti affettivi. Sono stati così individuati quattrodistinti pattern
di Disponibilità Emotiva madre-bambino:
Diadi ad alto funzionamento, che mostrano un’elevata Disponibilità Emotiva sia la
madre sia il neonato;
Diadi a basso funzionamento, che mostrano una bassa Disponibilità Emotiva sia la
madre siail neonato;
Diade di medio funzionamento;
Pattern bambino disimpegnato /genitore medio.
Il pattern bambino disimpegnato /genitore medio è quello più interessante perché, mentre
queste madri hanno mostrato livelli più alti di qualità genitoriale, i loro neonati hanno
manifestato la più bassa connessione alle madri. Questo dato può riflettere il fatto che solo in
questo patternerano presenti madri che non erano i caregiver primari dei loro bambini. Le
nonne materne erano molto coinvolte nel fornire cure ai loro nipoti. Quando le nonne
assumono il ruolo di caregiver primario, i pattern di relazione tra madre, nonna e neonato
possono cambiare. Le madri in questo gruppo sembravano essere focalizzate sul loro
sviluppo in misura maggiore rispetto ad altre madri. Quando il focus della madre è diretto al
suo sviluppo personale, la relazione madre-bambino può risentirne fortemente e questo
avr{ un costo sulla relazione a lungo termine tra madre e bambino. Dunque, nell’analizzare i
differenti casi è importante andare a considerare anche il contesto della famiglia allargata.
Anche gli autoriK. Sellers, Maureen M. Black, Neil W.Boris, Sarah E. Oberlander, e L. Myers
(2011), si sono occupati dell’influenza del rapporto nonna-madre adolescente sul
4
5. comportamento genitoriale. Gli autori sono partiti dall’ipotesi cheil rapporto conflittuale
nonna-madre adolescente predica un futuro stile genitoriale con controllo negativo e meno
supportivo nei primi due anni di vita del bambino. Lo studio, longitudinale e multi-metodo, è
stato condotto su 181 madri adolescenti primipare afroamericane residenti nel Maryland. I
risultati di questo studio hanno dimostrato che la qualità del rapporto nonna-madre
adolescente predice sia il livello di controllo negativo sia una genitorialità centrata sul
sostenere lo sviluppo del bambino. Le relazioni nonna-madre con bassi livelli di conflitto
erano correlate a bassi livelli di controllo negativo nella genitorialità delle adolescenti,
specie se la madre mostrava alti livelli d’individualizzazione e la nonna alti livelli di
direttività. Questo studio ha trovato che una nonna più diretta predice un controllo meno
negativo da parte della giovane madre e predice che un’individuazione maggiore porta con
più probabilità ad una genitorialità positiva nel corso dei primi due anni di vita del bambino.
La letteratura sulla genitorialità in adolescenza si è concentrata prevalentemente sul ruolo
materno, come fattore che maggiormente influisce sullo sviluppo del bambino, trascurando
spesso il ruolo paterno, ma anche l’importanza di considerare entrambi i partner
contemporaneamente in quanto co-genitori. In uno studio condotto da P. Florsheim e A.
Smith (2005) in cui si esaminava il comportamento della coppia genitoriale adolescente
verso il bambino e lo si confrontava con un precedente studio simile ma con coppie adulte, si
è messo in luce che la qualità del comportamento della madre in attesa verso il suo partner
prediceva il comportamento paterno al follow-up. In altre parole, i padri sembravano
trattare i loro figli in un modo che riflette come loro sono stati trattati dalle proprie partner.
Inoltre auna analisi più dettagliata si è evidenziato che un clima interpersonale ostile tra i
partner è probabile che si riversi sul rapporto genitore-figlio.
Come già detto, la ricerca sulla genitorialità adolescenziale ha ignorato il ruolo dei padri
adolescenti. Per tale motivo,l’obiettivo dello studio di Stacy D. Thompson e Christine A.
Johnson(2009), era quello di individuare i fattori di rischio e protezione che riguardano gli
uomini che diventano padri da giovani, confrontando quattro gruppi etnici: bianchi,neri
ispanici e nativi americani.In genere, scrivono le autrici, la maggior parte delle gravidanze e
delle nascite durante l'adolescenza si verificano al di fuori del matrimonio e molto spesso
accade che i padri non sposano la madre del loro primo figlio; inoltre questi padri hanno più
partner sessuali e usano in modo inconsistente il preservativo. Per quanto riguarda la loro
storia familiare, i padri adolescenti hanno più probabilità di provenire da famiglie con un
basso status socio-economico, di non avere una fissa dimora o di descrivere il loro ambiente
come instabile. Inoltre, è probabile che i loro genitori non abbiano raggiunto un buon livello
d’istruzione e spesso loro stessi hanno difficoltà a scuola. Infine, i padri adolescenti hanno
maggiori probabilità di aver commesso atti delinquenziali o/e di fumare, bere alcolici e di
avere sperimentato LSD, marijuana, cocaina o altre droghe.Dallo studio è emerso che: essere
sposati, lo status di povertà, vivere con un padre single, l'uso di marijuana da giovani e le
attività illegali erano significativamente correlati a un aumentato rischio di paternità
adolescenziale. L'educazione del padre, e il vivere in una zona rurale erano invece
significativamente correlati a una diminuzione del rischio di paternità adolescenziale.
Inoltre la povertà e il vivere con un padre single aumentavano la probabilità di diventare un
padre adolescente.
Quando parliamo di genitorialità in adolescenza dobbiamo sempre aver presente nella
nostra mente che si tratta di un fenomeno assai complesso, in cui ogni variabile gioca il
proprio ruolo e per tale motivo deve essere presa in considerazione, sia nell’analisi del
fenomeno sia nella progettazione di interventi.
Epidemiologia e contesto sociale
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6. La genitorialità in adolescenza è un fenomeno sociale presente in quasi tutte le società e il
livello di distribuzione epidemiologica varia da paese a paese con un’incidenza più alta negli
Stati Uniti (7% tra i 10-14 anni, 35% tra i 15-17 anni, 20% tra i 18-19 anni) rispetto
all’Europa. In particolare in Italia il fenomeno si colloca al 4,7% (dati Istat 2005). Questo
dato assume ancora più valore se si considera il sostanziale calo delle nascite totale e
andrebbe valutato insieme alla percentuale delle interruzioni volontarie di gravidanza
(Tambelli, 2010).
Lo studio condotto da Maria de Fàtima Rato Padin et al. (2009) su 915 ragazze adolescenti
primipare e multipare, ha confermato che la maternità precoce tra i giovani a basso reddito è
un indicatore di una multiparità più probabile (Blankson et al.,1993;. Matsuhashi,Felice,
Shragg, &Hollingsworth, 1989). I livelli di precarietà socio-economica e educativi di gran
partedella popolazione nei paesi in via di sviluppo rendono molto più difficile ottenere
risultati positivi nelle gravidanze e nella maternità in età adolescenziale (BENFAM, 1996).
Anche nei paesi sviluppati, come gli Stati Uniti, c'è un risultato negativo per la maternità
adolescenziale nei casi in cui vi sono bassi livelli d’istruzione e di reddito. Inoltre, nelle classi
sociali più basse, lo stato di maternità è spesso correlato a una più prominente posizione
sociale. In altre parole, c'è un cambiamento nello status sociale delle donne giovani: passano
dall'essere viste come adolescenti fino a raggiungere un'identificazione sociale come madri.
Proposta d’intervento preventivo
Come già detto in precedenza, la genitorialità in adolescenza è considerata un fattore di
rischio per lo sviluppo del bambino, a causa di una serie di condizioni note che possono
produrre esiti disfunzionali, in particolare rispetto a capacità cognitive e socio-emozionali.
Per tali ragioni vogliamo proporre un possibile intervento preventivo di Home-Visiting,
rivolto a una popolazione di adolescenti in attesa (età compresa tra i 13 e i 18 anni), in
particolar modo a coloro che appartengono ad una fascia reddito bassa.
Il presupposto teorico su cui si basa la nostra proposta d’intervento è essenzialmente la
teoria dell’attaccamento. I dati di ricerca dimostrano che l’attaccamento sicuro funge da
fattore protettivo per lo sviluppo ottimale del bambino. L’attaccamento che unisce il piccolo
alla madre è un bisogno primario, cioè una predisposizione innata alla continuità e stabilità
di un rapporto interpersonale che si costituisce come sistema motivazionale primario
finalizzato allo sviluppo (Tambelli, 2010). Esperienze positive di sintonizzazione tra madre e
bambino favoriscono, attraverso risposte interattive adeguate, la regolazione e il controllo
degli stati emozionali negativi e l’amplificazione di quelli positivi (Speranza, 2010). Ed è su
questo che si costituisce un attaccamento sicuro, in cui la madre può essere utilizzata dal
bambino come base sicura, che gli permette di esplorare e interagire con l’ambiente
autonomamente potendo contare su di lei nei momenti di bisogno. Un bambino che ha
ricevuto risposte sensibili e tempestive ai suoi segnali di ricerca di vicinanza e
rassicurazione svilupperà un modello operativo della madre come figura disponibile e di sé
come degno di cure ed efficace nell’ottenere un sostegno emotivo (ivi).Masten e
Powell(2003) collocano l'attaccamento fra i fattori protettivi legati alle relazioni come è
stato evidenziato dalle correlazioni fra attaccamento sicuro ed esiti positivi in presenza di
condizioni avverse.
Inoltre il nostro intervento si propone di essere in parte psicoeducativo, in quantola ricerca
ha dimostrato che una maggiore consapevolezza materna di quelle che sono le tappe di
sviluppo del bambino potrebbe guidare la strutturazione dell’ambiente e, di conseguenza,
influenzare lo sviluppo stesso del bambino(Damast et al., 1996; Miller, 1988; Tamis-
Lemonda, Shannon, Spellmann, 2002).
6
7. Premesso che, a nostro avviso, sarebbe utile un intervento di prevenzione primaria rivolto
agli adolescenti delle scuole medie e superiori, per fornire tutta una serie d’informazioni
relative ai rischi connessi a rapporti sessuali non protetti e a una precoce gravidanza,
intendiamo proporre un intervento di prevenzione secondaria e terziaria. Il nostro
intervento prevede di contattare le giovani mediante i ginecologi, sia in ambito privato che
pubblico; questi dovrebbero semplicemente consigliare o rendere nota l’esistenza di tale
progetto. Abbiamo previsto un primo incontro con l’adolescente, e se possibile con la coppia,
prima del parto (tra i 7 e i 9 mesi di gravidanza), per discutere insieme sulle finalità e le
modalit{ dell’intervento, specificando che il progetto è di sostegno e non di cura. Durante
questo primo incontro abbiamo pensato di sottoporre l’adolescente a un’intervista, l’AAI
(AdultAttachmentInterview), per valutare lo stato della mente del genitore rispetto
all’attaccamento. Questo perché, è noto che lo stile di attaccamento può essere trasmesso da
genitore a figlio (trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento; Main, Kaplan, Cassidy,
1985). Dopo il primo colloquio prevediamo una serie di visite domiciliari, con la seguente
frequenza:
1-6 mesi una visita ogni 3 settimane
7-12 mesi una visita al mese
13-24 mesi una visita ogni due mesi.
L’obiettivo di queste visite èquello di fornire alla giovane madre, attraverso l’operatore, una
base sicura, in più tutta una serie di informazioni relative allo sviluppo del bambino nelle
specifiche fasce d’et{.
A ogni madre adolescente viene assegnato un operatore, che può essere un infermiere/a o
un laureato/a triennale in Psicologia, i quali devono seguire un training specifico. Gli
operatori durante tutto il progetto devono far riferimento a un supervisore, che deve essere
uno psicologo esperto o psicoterapeuta, il quale si occuper{ di valutare l’andamento
dell’intervento e sostenere l’operatore nei momenti di difficolt{.
I risultati che si vogliono ottenere con questo intervento sono:
stili interattivi della madre nel parenting ottimali;
un attaccamento sicuro nel bambino a 24 mesi (valutato attraverso la Strange Situation);
un ambiente adeguato all’et{ del bambino.
Il nostro intervento più che valutare caso per caso le capacità materne, si prefigge di aiutare
la madre a sviluppare le sue capacità genitoriali, il nostro vuole essere un sostegno alla
genitorialità in una fase complessa come quella adolescenziale.
Codifica PDI
La diade di cui ci siamo occupati è composta da una madre di 27 anni, che lavora come
infermiera, e la bambina di 8 mesi d’et{. Alla madre abbiamo somministrato, prima delle
osservazioni dirette dalla bambina, l’intervista PDI (ParentDevelopmentalInterview).
Lacodifica dell’intervista prevede l’analisi di tre aree: rappresentazioni dell’esperienza
affettiva del genitore; rappresentazioni dell’esperienza affettiva del bambino; qualit{ delle
rappresentazioni. Dalla prima area indagata abbiamo rilevato quanto segue:
Sottoscala rabbia: la madre mostra una rabbia moderata (righe: 145-146, 221) e molto
controllata (238, 298-299), a volte appare anche preoccupata dal fatto che la sua rabbia
possa interferire nel rapporto con la bambina; tuttavia la madre riconosce
tranquillamente il proprio stato affettivo (170-172).
Sottoscala stato di bisogno: la madre riconosce in modo consono la propria necessità di
aiuto nell’accudimento (199, 255, 571).
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8. Sottoscala ansia di separazione: la madre riconosce la propria ansia nel separarsi dalla
bambina e la controlla in modo adeguato, infatti la sua ansia è moderata (409, 430, 517,
552-553).
Sottoscala colpa: la madre mostra un notevole senso di colpa anche per cose minime, per
cui mostra preoccupazione (165-166, 171, 180, 192-194, 223, 408, 556).
Sottoscala gioia/piacere: la madre si mostra molto felice per il rapporto con la bambina
ed esprime di provare piacere nelle interazioni con lei (59-60, 121, 606-607).
Sottoscala competenza/efficacia: la madre si riconosce competente come genitore(20-
21, 267, 444-445, 455-457, 460-462, 606-607,680-681).
Dalla seconda area abbiamo rilevato:
Sottoscala rabbia: la madre riconosce la rabbia della bambina in modo abbastanza
adeguato (34-35, 164-165, 363-374, 533).
Sottoscala dipendenza/indipendenza: la madre riconosce la bambina come molto
indipendente trascurando a volte manifestazioni di ricerca di vicinanza (84-85, 279-280,
346-347, 356-357)
Sottoscala ansia di separazione: la madre non sempre riconosce l’ansia di separazione
della bambina (277-278, 419, 469-472, 483-492, 508-509)
Sottoscala gioia/piacere: la madre riconosce adeguatamente la gioia e il piacere nelle
interazioni della bambina (4-5, 85, 274, 418-419,456,510)
Dalla terza area, riguardante le rappresentazioni che in generale traspaiono nel trascritto,
emerge quanto segue:
Sottoscala coerenza: la madre è piuttosto coerente tranne che in alcune rare occasioni in
cui si contraddice, come quando parla dei problemi ad addormentarsi della bambina
(315-318,), descrivendola prima come molto tranquilla e serena (34-36) in tutto quello
che fa e poi descrivendola come particolarmente agitata o aggressiva in alcune
circostanze (162-165, 363-374)
Sottoscala ricchezza delle percezioni: nel complesso la madre non fa una descrizione
chiara della bambina, tale che il lettore possa immaginarsela nella mente; la descrizione
della bambina può sembrare stereotipata(es. la madre dice: “è un tipo tranquillo”, “è
spontanea”, ”è molto solare, sorridente, gioiosa” [4-6])
Codifica della PDI
Area 1: Rappresentazioni dell'esperienza affettiva Punteggi
genitoriale assegnati
Rabbia intensità (1-3) 2
riconoscimento (1-9) 7
controllo (1-9) 3
Stato di bisogno intensità (1-3) 2
riconoscimento (1-9) 5
Ansia di separazione intensità (1-3) 2
riconoscimento (1-9) 5
controllo (1-5) 3
Colpa intensità (1-3) 3
riconoscimento (1-9) 7
Gioia/Piacere riconoscimento (1-9) 5
Competenza/Efficacia riconoscimento (1-9) 5
Area 2: Rappresentazioni dell'esperienza affettiva del bambino
Rabbia riconoscimento (1-9) 4
Dipendenza/Indipendenza riconoscimento (1-9) 7
8
9. Ansia di separazione riconoscimento (1-9) 3
Gioia/Piacere riconoscimento (1-9) 5
Area 3: Qualità delle rappresentazioni
Coerenza riconoscimento (1-9) 4
Ricchezza delle percezioni riconoscimento (1-9) 3
Funzione Riflessiva riconoscimento (1-9) 7
Confronto tra PDI e osservazioni dirette
Abbiamo rilevato alcuni punti di concordanza e altri di discordanza tra l’intervista e le
osservazioni a cui vorremmo dare rilievo.
Punti in comune:
La madre sembra trattare la bambina come se fosse più grande di quanto non sia (chiama
la bambina ragazza e si aspetta da lei comportamenti non adeguati all’et{)
le relazioni appaiono armoniose dall’osservazione e ciò concorda con quando dichiarato
dalla madre nell’intervista
l’indipendenza dichiarata dalla madre nell’intervista è stata riscontrata anche nel
comportamento della bambina nell’osservazione
da quanto emerge nell’intervista la madre descrive la bambina tranquilla di fronte a
persone estranee; lo stesso atteggiamento lo ha mostrato nei confronti dell’osservatore.
Nei momenti in cui la bambina è rimasta da sola con l’osservatore, la bambina non ha
mostrato segni di ricerca della madre, ma ha continuato nelle sue attività, ignorando
anche l’osservatore; lo stesso atteggiamento è stato dichiarato dalla madre durante
l’intervista, nel momento in cui dice: “guarda ci sono dei momenti in cui magari siamo
tutti presenti nella stanza però lei gioca da sola e non vuole nessuno, ha proprio voglia di
stare da sola, sono dei momenti in cui gioca in autonomia, per cui magari tu sei lì con lei
sul letto che vuoi giocare e invece ti rendi conto che lei ha bisogno di esplorare, di
scoprire da sola” (345); lo stesso atteggiamento infatti è stato riscontrato durante
l’osservazione: la bambina durante il gioco è molto autonoma; tuttavia è molto attiva
anche durante le interazioni con la madre: nelle occasioni in cui la madre le fa qualche
proposta di gioco, la bambina risponde molto bene, è coinvolta con la madre. Ciò può
essere evinto nei momenti in cui la madre va a prendere il libricino delle favole e la
bambina la ascolta con molta attenzione; nel momento in cui, durante la seconda
osservazione, la madre gioca con dei peluche insieme alla bambina e quest’ultima le
risponde molto bene.
Come evinto dalla prima osservazione, la bambina ha alternato momenti di calma e
tranquillit{ a momenti di pianto e protesta. Ciò trova conferma nell’intervista, nel
momento in cui la madre dichiara: “la bambina è sempre andata serenamente, certo poi
durante l’arco della giornata ha avuto i suoi momenti no per cui magari o li ha ancora,
magari piange, così, però sempre legati al sonno, al mangiare piuttosto che al magari,
magari ecco al fatto che non ci fosse la mamma”(470). Anche in questo caso, la madre ha
mostrato una tendenza a giustificare i comportamenti della bambina.
Sia dall’intervista che da entrambe le osservazioni emerge la gioia e la vivacità della
bambina (dimensione dalla PDI).
Punti di discordanza:
dall’intervista emerge una madre molto ansiosa sul suo comportamento verso la bambina,
mentre nell’osservazione la madre si è sempre mostrata serena e tranquilla
9
10. la madre nell’intervista descrive la bambina come solare, sorridente, gioiosa, che ama
stare in compagnia e molto curiosa; ciò che è emerso dall’osservazione invece è che la
bambina sembra quasi non accorgersi della presenza dell’osservatore, tranne che in rare
occasioni.
Considerazioni del gruppo:
la bambina ha 8 mesi e noi ci aspettavamo almeno un piccolo accenno di ansia di
separazione o curiosit{ nei confronti dell’osservatore, invece la bambina si è mostrata quasi
completamente indifferente alla presenza dell’osservatore, lo ignorava; soltanto all’ingresso
in casa dell’osservatore la bambina si è voltata a guardarlo e gli ha rivolto un sorriso, dopo di
che è tornata alle sue attività.
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