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L’abuso e il maltrattamento
nel periodo adolescenziale.
a cura del dott. Bozzi Domenico
(Laurea Magistrale in Psicologia)
La statistica che allarma la società e il
mondo scientifico
L’UNICEF ha messo in luce come i bambini subiscano violenze nel
corso di tutte le fasi dell'infanzia e dell’adolescenza, in contesti
diversi, e spesso per mano di persone di cui si fidano e con le
quali interagiscono quotidianamente.
Punizioni corporali violente, 300 milioni di bambini tra i 2 e i 4
anni nel mondo subiscono regolarmente violenze dai propri
familiari/tutori (circa 3 su 4), 250 milioni di questi sono puniti in
modo fisico (circa 6 su 10).
Violenza sessuale, La violenza sessuale si verifica contro i
bambini di tutte le età: 15 milioni di ragazze tra i 15 e 19
anni hanno subito episodi di violenza sessuale nella loro vita,
e 2,5 milioni di giovani donne di 28 paesi europei riportano di
aver subito episodi di violenza sessuale prima dei 15 anni.
• Violenza a scuola
• Metà degli studenti fra i 13 e i 15 anni – circa 150 milioni – hanno riferito di aver subito
violenza da parte dei loro coetanei a scuola e fuori. In Italia, il 37% degli studenti della
stessa età ha riferito di essere stato vittima di bullismo a scuola almeno una volta negli
ultimi due mesi e/o di essere stato coinvolto in scontri fisici almeno una volta nell'ultimo
anno.
• Morti violente tra gli adolescenti
• Ogni 7 minuti nel mondo un adolescente viene ucciso con un atto di violenza, in
particolare nella fascia 15-19 anni. Sebbene gli incidenti mortali nei luoghi di conflitti
armati siano comuni, la maggioranza delle morti violente derivano dalla violenza
interpersonale.
Nel 2015, si sono verificati circa 51.000 omicidi di adolescenti in tutto il mondo,
rappresentando 1 vittima su 9 di quell’anno. Molti fattori – tra cui genere, etnia ed
emarginazione sociale - aumentano il rischio di violenza e morte violenta.
• Violenza di Genere
• La violenza di genere rimane un flagello, esacerbato e rafforzato da discriminazione di
genere e norme di genere dannose. Le ragazze sono particolarmente a rischio di molestie
e aggressioni sessuali, specialmente nell'adolescenza e durante le crisi umanitarie.
Pubertà e Adolescenza
L'adolescenza è il periodo di tempo che intercorre tra l'inizio
della maturazione sessuale (pubertà) e l'età adulta;
La parola adolescenza deriva dal latino “adolescere”, crescere,
svilupparsi, diventar grandi, ed è una nuova fase dello sviluppo
dell’individuo caratterizzata dal fenomeno fisiologico della
pubertà, l’adolescenza è un fenomeno sia fisico che psicologico.
Dunque un inizio scandito dalla pubertà con i suoi fenomeni
strettamente fisici e biologici, l’adolescenza si configura
essenzialmente come una dimensione psicologica e sociale e
dalla maturità sessuale in poi corrisponde la necessità da parte
dell’adolescente di divenire autonomo dai genitori o di
prepararsi ad esserlo, ed è proprio la spinta e i comportamenti
di autonomia prima parziali e poi progressivi a rappresentare un
fenomeno caratteristico ed evidente della fase adolescenziale
per tutta la sua durata.
Pubertà e Adolescenza
• Delimitare l’inizio dell’adolescenza è abbastanza facile, essa viene
determinata con le prime espressioni dei cosiddetti caratteri sessuali
secondari, con la pubertà.
• La fine dell’adolescenza invece non ha un correlato fisiologico
caratteristico essendo essa un fenomeno psicologico, individuale e
sociale e che varia dunque secondo le varie epoche e le diverse culture
e se si analizzano le varie epoche storiche per documentare la costanza
della pubertà contrapposta alla diversità dell’adolescenza vera e
propria, la seconda si può considerare come l’espressione psicosociale
della prima (Jeammet P., 2005)
• Considerando i dati Statunitensi, quasi un adolescente su cinque ha un
disturbo di salute mentale diagnosticabile, il 30% degli studenti che
frequentano scuole superiori ha sviluppato sintomi di depressione e il 18% ha
riferito di aver seriamente pensato al suicidio (Centers for Disease Control
and Prevention, 2016; Substance Abuse and Mental Health Services
Administration, 2014, 2015).
• Inoltre, il 70% dei giovani che hanno avuto un rapporto con il sistema di
giustizia minorile ha una malattia mentale (Shufelt & Cocozza, 2006).
Ancora, gli studenti delle scuole superiori affetti da malattie mentali hanno un
tasso di abbandono scolastico più elevato rispetto a tutti gli altri gruppi di
disabilità (US Department of Education, 2014).
• Il suicidio è attualmente la terza causa di morte per gli individui di età
compresa tra i 10 e i 14 anni e la seconda causa di morte per quelli di età
compresa tra i 15 e i 24 anni (Centers for Disease Control and Prevention,
2015).
Sebbene questi numeri siano preoccupanti, è dimostrato
che i disturbi mentali possono essere trattati, attenuati e
gestiti, ma è necessaria un'identificazione precoce e il
sostegno delle persone che circondano l'adolescente
(National Research Council e Institute of Medicine,
2009). Mentre i fattori di rischio per la depressione,
l'ansia e il suicidio negli adolescenti sono stati al centro
di molte ricerche, si sa meno dei fattori protettivi che
circondano queste condizioni (Beesdo, Knappe, & Pine,
2009
I Fattori Protettivi e di Rischio
• Un fattore protettivo fondamentale è una sana rete di coetanei anche se
essi possano talvolta avere un'influenza negativa gli uni sugli altri
(Prinstein, Boergers, & Spirito, 2001; Smith, Chein, & Steinberg,
2014), l’importanza di questi studi è quella di concentrarsi sull'impatto
positivo delle relazioni tra pari. A partire dagli anni dell'adolescenza, i
ragazzi fanno meno affidamento sui genitori per il sostegno e iniziano
a rivolgersi al loro gruppo di coetanei per ottenere sostegno (American
Psychological Association, 2002; Furman & Buhrmester, 1992). Si
tratta di una parte normale del processo di sviluppo e spesso significa
che gli adolescenti si sentono più a loro agio nel confidarsi con gli
amici piuttosto che con i genitori o altri adulti.
I Fattori Protettivi e di Rischio
• I coetanei e gli amici sono in prima linea nell'interazione con i coetanei con
disturbi mentali; pertanto, è importante comprendere il ruolo dei coetanei in
questo periodo dello sviluppo, soprattutto in relazione alla salute mentale. A
causa della varietà delle relazioni tra pari tra adolescenti e culture diverse
(French, 2015; Rude & Herda, 2010), gli studi sono stati limitati a quelli
condotti negli Stati Uniti e a quelli che rappresentavano più razze e gruppi
etnici, per comprendere la natura generale dell'influenza dei pari negli Stati
Uniti. Gli studi selezionati sono stati quelli che si sono concentrati sul ruolo
di supporto delle relazioni tra pari, piuttosto che su quello negativo delle
relazioni tra pari. Sono stati esclusi gli studenti universitari. All'ingresso
nello studio, l'età dei partecipanti agli studi variava da 12 a 18 anni.
• I ricercatori hanno utilizzato diverse variabili per misurare i concetti legati
ai pari: il tipo di relazione con i pari, il supporto sociale, l’amicizia stretta,
rete amicale, amicizie, supporto dei pari, status sociale, interazioni sociali,
le relazioni sociali, il supporto dell'amicizia e competenza nelle amicizie
strette.
• Molti ricercatori hanno esaminato il sostegno tra i pari e la depressione nella
popolazione adolescenziale. Czyz et al. (2012) hanno riscontrato che il
legame tra pari ha migliorato i sintomi depressivi degli adolescenti a 3, 6 e
12 mesi dall'ospedalizzazione psichiatrica. L'analisi di Jacobson e Newman
(2016) ha rilevato la percezione di gruppo e di amicizie strette negli
adolescenti che ha fornito un effetto di mediazione sui livelli di depressione
negli adulti, utilizzando i dati Add Health, che consistevano in un campione
nazionale rappresentativo di studenti delle scuole medie e superiori.
• I risultati dello studio di Kornienko e Santos (2014) hanno indicato che nei
maschi con alti livelli di ansia sociale, un aumento della popolarità
dell'amicizia era associato a una diminuzione dei sintomi depressivi.
Tuttavia, per le femmine accadeva l'opposto, dove la popolarità
dell'amicizia era associata con un aumento dei sintomi depressivi nelle
ragazze con alti livelli di ansia sociale.
• I dati sono stati raccolti dopo 8 mesi e il campione era composto da studenti
di prima e seconda media. Il lavoro di Miller et al. (2014) ha dimostrato che
le amicizie forti predicevano la depressione negli adolescenti a rischio o che
hanno denunciato maltrattamenti. Questo risultato è incoerente con l'ipotesi
del ricercatore. Sebbene i dati in questo studio sono stati raccolti a 4, 6, 8,
12, 14, 16 e 18 anni, ai fini di questo studio i dati sono stati analizzati all'età
di 16 e 18 anni.
• Newman et al. (2007) hanno valutato specificamente la transizione degli
studenti di terza media alla scuola superiore e hanno riscontrato che i
cambiamenti nel supporto dei coetanei erano associati a un aumento dei
sintomi depressivi durante questo periodo. Pachucki et al. (2015) hanno
riscontrato che le ragazze con più sintomi depressivi avevano maggiori
probabilità di mostrare inibizione sociale e che le ragazze con un'autostima
più elevata avevano più probabilità di avere più interazioni sociali e uno
status sociale più elevato. Questo studio è stato limitato ai partecipanti di
una piccola scuola privata in un contesto urbano della California. Nel
contesto della non continuità nelle relazioni sentimentali.
• Oltre a esaminare il sostegno dei pari e la depressione,
ricercatori hanno studiato anche la correlazione tra sostegno
dei pari e suicidio. Czyz et al. (2012) hanno riscontrato che
gli adolescenti avevano la metà delle probabilità di tentare il
suicidio durante un periodo di 12 mesi dopo
l’ospedalizzazione per un’intenzione o per un’ideazione
suicida o un tentativo di suicidio, se avevano riportato
miglioramenti nei legami con i coetanei durante nello stesso
periodo di tempo.
• Valutando la connessione sociale, Rew et al. (2013) hanno
stabilito che la connessione sociale era un predittore per tutti i
tipi di comportamenti che promuovono la salute, tra cui la
gestione dello stress.
• I risultati sono stati coerenti nel ritenere il supporto dei pari
un fattore di protezione contro il suicidio, la depressione,
l’ansia e lo stress, ed è stato positivamente correlato con il
benessere mentale, l’autostima e l’ottimismo. Le eccezioni
sono rappresentate dagli studi di Miller et al. (2014) e
Kornienko e Santos (2014).
• I partecipanti a questi studi erano adolescenti che
presentavano circostanze confondenti come il rischio o la
storia di maltrattamento o di ansia sociale. Miller et al. (2014)
hanno ipotizzato che per alcuni adolescenti il mantenimento
di amicizie strette nel tempo potrebbe aumentare lo stress e
portare a un aumento della depressione e di ideazione
suicidaria.
• Ci sono individui che hanno maggiore probabilità di sviluppare una malattia
psicologica rispetto alla media della popolazione, di vivere una condizione di
disagio e di sviluppare una psicopatologia.
• I fattori protettivi sono costituiti da risorse o condizioni che riguardano
l’individuo, la famiglia, il contesto scolastico, comunitario e sociale, in grado di
contrastare o ridurre l’impatto dei fattori di rischio o detto in un altro modo, essi
sono in grado di concorrere a sostenere e promuovere la compatibilità
dell’individuo con l’ambiente sociale.
• Tra i fattori protettivi si possono annoverare le capacità individuali del soggetto
quali l’autoefficacia, la resilienza, le strategie di coping che sono costituite dalle
soluzioni mentali e comportamentali che una persona mette in atto per gestire e
fronteggiare situazioni problematiche.
• Le capacità di coping caratterizzano dunque l’adattamento ad una situazione
stressante e sono un processo dinamico atto a gestire l’equilibrio tra l’individuo e
l’ambiente. Purtroppo l’adattamento non ha sempre un esito positivo. A volte le
abilità utilizzate in alcune situazioni stressanti non sono adatte alla gestione delle
suddette, quindi tendono ad amplificare l’evento stressante. In questo caso si parla
di coping disfunzionale poiché determina un aumento dello stress.
• Anche la possibilità di contare almeno su una persona di riferimento
(sistema di relazioni e sostegno sociale), la possibilità di contare su una rete
sociale di aiuto sono fattori che proteggono il bambino o l’adolescente
nell’adattamento ad una situazione stressante.
• Per quanto riguarda invece i fattori di rischio dobbiamo tenere conto che
diverse ricerche hanno suggerito che l'abbandono è il tipo di abuso associato
al più alto rischio di maltrattamenti futuri (DePanfilis D, Zuravin S J., 2002;
Fluke JD, Yuan YYT, Edwards M., 1999; Fryer G E, Miyoshi T J.,
1994). Un altro fattore di rischio è costituito dalle condizioni familiari,
famiglie che hanno membri della famiglia in carcere oppure famiglie isolate
e non collegate ad altre persone (famiglia allargata, amici, vicini), famiglie
che subiscono altri tipi di violenza, compresa la violenza relazionale,
famiglie con alti conflitti e stili di comunicazione negativi.
• Poi ci sono le difficoltà emozionali del bambino e dell’adolescente, la
difficoltà o incapacità di controllare e regolare le proprie emozioni e i
propri impulsi, i problemi scolastici, il contesto ecologico, handicap
costituzionali, problemi interpersonali, ritardi evolutivi/difficoltà nello
sviluppo.
• Tra le condizioni familiari emergono la bassa classe sociale, i conflitti
familiari, i problemi dei genitori (malattia mentale, depressione, abuso
di sostanze), famiglia numerosa, legame povero con i genitori, carenze
affettive, famiglia disorganizzata, comunicazione distorta.
• Tra le difficoltà emozionali emergono, l’abuso infantile, l’apatia o insensibilità
emozionale, eventi di vita stressanti, bassa autostima, difficoltà nel controllo delle
emozioni. Tra i problemi scolastici emergono i fallimenti scolastici, demotivazione.
• Tra i fattori legati al contesto comunitario emergono il quartiere disorganizzato molto
povero con pochi servizi, con servizi malfunzionanti, con reti sparse e non integrate,
ambiente poco supportivo, mancanza di controllo formale e informale, ingiustizia
razziale, disoccupazione e povertà estrema.
• Tra gli handicap costituzionali emergono le complicazioni perinatali, disabilità sensorie,
handicap organici, disordini neurochimici.
• Tra i problemi interpersonali emergono rifiuto da parte dei pari, isolamento e alienazione.
• Tra i ritardi evolutivi/difficoltà nello sviluppo abbiamo il deficit intellettivo,
incompetenza sociale, deficit attentivi, disturbo dell’apprendimento, scarse abilità
lavorative. Il maltrattamento e l’abuso si possono esprimere con diverse modalità quali il
maltrattamento fisico, maltrattamento psicologico, violenza assistita, abuso sessuale,
abuso on line, patologia delle cure (incuria/trascuratezza grave, discuria, ipercura) e
inoltre per toccare dei temi molto attuali il bullismo e cyberbullismo
• Con il termine di “rischio” parliamo di attività che possono provocare un danno
nello sviluppo del bambino e dell’adolescente caratterizzate da situazioni
sfavorevoli che inducono uno squilibrio fra le risorse disponibili al bambino e i
fattori di svantaggio, considerando anche il contesto familiare e quello sociale in
cui egli si muove.
• Diversi fattori di rischio possono in combinazione determinare situazioni in grado
di favorire maltrattamenti e abusi (Sullivan P.M., Knutson D., 2000). Alcune
caratteristiche del bambino, dei genitori e dell’ambiente possono mettere un
bambino a rischio di maltrattamento (Cirillo G., 2011).
• Sembra che l’età del bambino sia molto importante nel senso che più piccolo è e più alto è
il rischio di un severo e fatale maltrattamento, poi il bambino può avere problemi di salute
quali malattie croniche, disabilità fisiche e dello sviluppo, la nascita pretermine, l’essere
non voluti o non pianificati, difficoltà emozionali e comportamentali (Wu S.S., Ma C.X.,
Carter R.L., et al., 2004); per i genitori la bassa stima di sé, lo scarso controllo degli
impulsi (aggressività, ostilità…), l’abuso di sostanze/alcol, la giovane età della madre o
del padre, la depressione o altre malattie mentali (compresa la depressione paterna reattiva
(Takehara K. et al., 2016), carenti interazioni delle madri o dei padri con i/le propri/e
bambini/e, la scarsa conoscenza del loro sviluppo o aspettative non realistiche verso di
loro, la concezione negativa del comportamento dei/delle propri/e bambini/e, la
percezione negativa del loro normale sviluppo (Brofenbrenner U., 1986).
• Questi fattori genitoriali possono rendere i/le bambini/e più vulnerabili a essere
maltrattati/e. Inoltre sono generatori di rischio di maltrattamento fisico che si protrae nei
primi anni successivi se presenti alla nascita (Kotch J.B. et al.,1999).
• La giovane età della madre o del padre come fattore di rischio deve
sollecitare interventi di supporto e sostegno, un prendersi cura
dell’adulto in difficoltà, per alleviare le eventuali maggiori difficoltà
che questi genitori possono manifestare nel crescere i/le propri/e figli/e
(Sidebotham P., Golding J., 2001).
• Da considerare anche altri fattori di rischio quali i fattori ambientali,
l’isolamento sociale, ambiente familiare e sociale poco supportivo,
relazioni coniugali insoddisfacenti o conflitti di coppia (aggressività
fisica o verbale tra genitori) ed eventi di vita stressanti, la povertà e la
disoccupazione, lo scarso livello educativo, presenza di più di un/a
figlio/a da accudire, una casa con un genitore solo, uomini conviventi
non biologicamente legati al/alla bambino/a, la violenza familiare.
Spesso molti fattori coesistono e sono tra loro interrelati, aumentando
così il rischio del maltrattamento.
• L’importanza delle relazioni familiari è emersa anche in studi in cui,
indipendentemente dal tipo di violenza, le stesse dinamiche familiari sono
considerate a rischio se caratterizzate ad esempio da mancanza di chiarezza nella
definizione e gestione dei ruoli e da difficoltà nella comunicazione (Paavilainen E.
et al.2001).
• Con il termine di “rischio” parliamo di attività che possono provocare un danno
nello sviluppo del bambino e dell’adolescente caratterizzate da situazioni
sfavorevoli che inducono uno squilibrio fra le risorse disponibili al bambino e i
fattori di svantaggio, considerando anche il contesto familiare e quello sociale in
cui egli si muove. Diversi fattori di rischio possono in combinazione determinare
situazioni in grado di favorire maltrattamenti e abusi (Sullivan P.M., Knutson D.,
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• Alcune caratteristiche del bambino, dei genitori e dell’ambiente possono
mettere un bambino a rischio di maltrattamento (Cirillo G., 2011). Sembra che
l’età del bambino sia molto importante nel senso che più piccolo è e più alto è il
rischio di un severo e fatale maltrattamento, poi il bambino può avere problemi
di salute quali malattie croniche, disabilità fisiche e dello sviluppo, la nascita
pretermine, l’essere non voluti o non pianificati, difficoltà emozionali e
comportamentali (Wu S.S., Ma C.X., Carter R.L., et al., 2004);
• per i genitori la bassa stima di sé, lo scarso controllo degli impulsi (aggressività,
ostilità…), l’abuso di sostanze/alcol, la giovane età della madre o del padre, la
depressione o altre malattie mentali (compresa la depressione paterna reattiva
(Takehara K. et al., 2016), carenti interazioni delle madri o dei padri con i/le
propri/e bambini/e, la scarsa conoscenza del loro sviluppo o aspettative non
realistiche verso di loro, la concezione negativa del comportamento dei/delle
propri/e bambini/e, la percezione negativa del loro normale sviluppo
(Brofenbrenner U., 1986). Questi fattori genitoriali possono rendere i/le
bambini/e più vulnerabili a essere maltrattati/e.
• Inoltre sono generatori di rischio di maltrattamento fisico che si
protrae nei primi anni successivi se presenti alla nascita (Kotch J.B. et
al.,1999). La giovane età della madre o del padre come fattore di
rischio deve sollecitare interventi di supporto e sostegno, un prendersi
cura dell’adulto in difficoltà, per alleviare le eventuali maggiori
difficoltà che questi genitori possono manifestare nel crescere i/le
propri/e figli/e (Sidebotham P., Golding J., 2001).
• Da considerare anche altri fattori di rischio quali i fattori ambientali,
l’isolamento sociale, ambiente familiare e sociale poco supportivo,
relazioni coniugali insoddisfacenti o conflitti di coppia (aggressività
fisica o verbale tra genitori) ed eventi di vita stressanti, la povertà e la
disoccupazione, lo scarso livello educativo, presenza di più di un/a
figlio/a da accudire, una casa con un genitore solo, uomini conviventi
non biologicamente legati al/alla bambino/a, la violenza familiare.
Spesso molti fattori coesistono e sono tra loro interrelati, aumentando
così il rischio del maltrattamento.
• L’importanza delle relazioni familiari è emersa anche in studi in cui,
indipendentemente dal tipo di violenza, le stesse dinamiche familiari
sono considerate a rischio se caratterizzate ad esempio da mancanza di
chiarezza nella definizione e gestione dei ruoli e da difficoltà nella
comunicazione (Paavilainen E. et al.2001).
Grazie per avermi seguito!
• A cura del dott. Bozzi Domenico (Laurea Magistrale in Psicologia)

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L'abuso e il maltrattamento nel periodo adolescenziale a cura del dott. Bozzi Domenico - Laurea Magistrale Psicologia

  • 1. L’abuso e il maltrattamento nel periodo adolescenziale. a cura del dott. Bozzi Domenico (Laurea Magistrale in Psicologia)
  • 2. La statistica che allarma la società e il mondo scientifico L’UNICEF ha messo in luce come i bambini subiscano violenze nel corso di tutte le fasi dell'infanzia e dell’adolescenza, in contesti diversi, e spesso per mano di persone di cui si fidano e con le quali interagiscono quotidianamente. Punizioni corporali violente, 300 milioni di bambini tra i 2 e i 4 anni nel mondo subiscono regolarmente violenze dai propri familiari/tutori (circa 3 su 4), 250 milioni di questi sono puniti in modo fisico (circa 6 su 10). Violenza sessuale, La violenza sessuale si verifica contro i bambini di tutte le età: 15 milioni di ragazze tra i 15 e 19 anni hanno subito episodi di violenza sessuale nella loro vita, e 2,5 milioni di giovani donne di 28 paesi europei riportano di aver subito episodi di violenza sessuale prima dei 15 anni.
  • 3. • Violenza a scuola • Metà degli studenti fra i 13 e i 15 anni – circa 150 milioni – hanno riferito di aver subito violenza da parte dei loro coetanei a scuola e fuori. In Italia, il 37% degli studenti della stessa età ha riferito di essere stato vittima di bullismo a scuola almeno una volta negli ultimi due mesi e/o di essere stato coinvolto in scontri fisici almeno una volta nell'ultimo anno. • Morti violente tra gli adolescenti • Ogni 7 minuti nel mondo un adolescente viene ucciso con un atto di violenza, in particolare nella fascia 15-19 anni. Sebbene gli incidenti mortali nei luoghi di conflitti armati siano comuni, la maggioranza delle morti violente derivano dalla violenza interpersonale. Nel 2015, si sono verificati circa 51.000 omicidi di adolescenti in tutto il mondo, rappresentando 1 vittima su 9 di quell’anno. Molti fattori – tra cui genere, etnia ed emarginazione sociale - aumentano il rischio di violenza e morte violenta. • Violenza di Genere • La violenza di genere rimane un flagello, esacerbato e rafforzato da discriminazione di genere e norme di genere dannose. Le ragazze sono particolarmente a rischio di molestie e aggressioni sessuali, specialmente nell'adolescenza e durante le crisi umanitarie.
  • 4. Pubertà e Adolescenza L'adolescenza è il periodo di tempo che intercorre tra l'inizio della maturazione sessuale (pubertà) e l'età adulta; La parola adolescenza deriva dal latino “adolescere”, crescere, svilupparsi, diventar grandi, ed è una nuova fase dello sviluppo dell’individuo caratterizzata dal fenomeno fisiologico della pubertà, l’adolescenza è un fenomeno sia fisico che psicologico. Dunque un inizio scandito dalla pubertà con i suoi fenomeni strettamente fisici e biologici, l’adolescenza si configura essenzialmente come una dimensione psicologica e sociale e dalla maturità sessuale in poi corrisponde la necessità da parte dell’adolescente di divenire autonomo dai genitori o di prepararsi ad esserlo, ed è proprio la spinta e i comportamenti di autonomia prima parziali e poi progressivi a rappresentare un fenomeno caratteristico ed evidente della fase adolescenziale per tutta la sua durata.
  • 5. Pubertà e Adolescenza • Delimitare l’inizio dell’adolescenza è abbastanza facile, essa viene determinata con le prime espressioni dei cosiddetti caratteri sessuali secondari, con la pubertà. • La fine dell’adolescenza invece non ha un correlato fisiologico caratteristico essendo essa un fenomeno psicologico, individuale e sociale e che varia dunque secondo le varie epoche e le diverse culture e se si analizzano le varie epoche storiche per documentare la costanza della pubertà contrapposta alla diversità dell’adolescenza vera e propria, la seconda si può considerare come l’espressione psicosociale della prima (Jeammet P., 2005)
  • 6. • Considerando i dati Statunitensi, quasi un adolescente su cinque ha un disturbo di salute mentale diagnosticabile, il 30% degli studenti che frequentano scuole superiori ha sviluppato sintomi di depressione e il 18% ha riferito di aver seriamente pensato al suicidio (Centers for Disease Control and Prevention, 2016; Substance Abuse and Mental Health Services Administration, 2014, 2015). • Inoltre, il 70% dei giovani che hanno avuto un rapporto con il sistema di giustizia minorile ha una malattia mentale (Shufelt & Cocozza, 2006). Ancora, gli studenti delle scuole superiori affetti da malattie mentali hanno un tasso di abbandono scolastico più elevato rispetto a tutti gli altri gruppi di disabilità (US Department of Education, 2014). • Il suicidio è attualmente la terza causa di morte per gli individui di età compresa tra i 10 e i 14 anni e la seconda causa di morte per quelli di età compresa tra i 15 e i 24 anni (Centers for Disease Control and Prevention, 2015).
  • 7. Sebbene questi numeri siano preoccupanti, è dimostrato che i disturbi mentali possono essere trattati, attenuati e gestiti, ma è necessaria un'identificazione precoce e il sostegno delle persone che circondano l'adolescente (National Research Council e Institute of Medicine, 2009). Mentre i fattori di rischio per la depressione, l'ansia e il suicidio negli adolescenti sono stati al centro di molte ricerche, si sa meno dei fattori protettivi che circondano queste condizioni (Beesdo, Knappe, & Pine, 2009
  • 8. I Fattori Protettivi e di Rischio • Un fattore protettivo fondamentale è una sana rete di coetanei anche se essi possano talvolta avere un'influenza negativa gli uni sugli altri (Prinstein, Boergers, & Spirito, 2001; Smith, Chein, & Steinberg, 2014), l’importanza di questi studi è quella di concentrarsi sull'impatto positivo delle relazioni tra pari. A partire dagli anni dell'adolescenza, i ragazzi fanno meno affidamento sui genitori per il sostegno e iniziano a rivolgersi al loro gruppo di coetanei per ottenere sostegno (American Psychological Association, 2002; Furman & Buhrmester, 1992). Si tratta di una parte normale del processo di sviluppo e spesso significa che gli adolescenti si sentono più a loro agio nel confidarsi con gli amici piuttosto che con i genitori o altri adulti.
  • 9. I Fattori Protettivi e di Rischio • I coetanei e gli amici sono in prima linea nell'interazione con i coetanei con disturbi mentali; pertanto, è importante comprendere il ruolo dei coetanei in questo periodo dello sviluppo, soprattutto in relazione alla salute mentale. A causa della varietà delle relazioni tra pari tra adolescenti e culture diverse (French, 2015; Rude & Herda, 2010), gli studi sono stati limitati a quelli condotti negli Stati Uniti e a quelli che rappresentavano più razze e gruppi etnici, per comprendere la natura generale dell'influenza dei pari negli Stati Uniti. Gli studi selezionati sono stati quelli che si sono concentrati sul ruolo di supporto delle relazioni tra pari, piuttosto che su quello negativo delle relazioni tra pari. Sono stati esclusi gli studenti universitari. All'ingresso nello studio, l'età dei partecipanti agli studi variava da 12 a 18 anni.
  • 10. • I ricercatori hanno utilizzato diverse variabili per misurare i concetti legati ai pari: il tipo di relazione con i pari, il supporto sociale, l’amicizia stretta, rete amicale, amicizie, supporto dei pari, status sociale, interazioni sociali, le relazioni sociali, il supporto dell'amicizia e competenza nelle amicizie strette. • Molti ricercatori hanno esaminato il sostegno tra i pari e la depressione nella popolazione adolescenziale. Czyz et al. (2012) hanno riscontrato che il legame tra pari ha migliorato i sintomi depressivi degli adolescenti a 3, 6 e 12 mesi dall'ospedalizzazione psichiatrica. L'analisi di Jacobson e Newman (2016) ha rilevato la percezione di gruppo e di amicizie strette negli adolescenti che ha fornito un effetto di mediazione sui livelli di depressione negli adulti, utilizzando i dati Add Health, che consistevano in un campione nazionale rappresentativo di studenti delle scuole medie e superiori. • I risultati dello studio di Kornienko e Santos (2014) hanno indicato che nei maschi con alti livelli di ansia sociale, un aumento della popolarità dell'amicizia era associato a una diminuzione dei sintomi depressivi. Tuttavia, per le femmine accadeva l'opposto, dove la popolarità dell'amicizia era associata con un aumento dei sintomi depressivi nelle ragazze con alti livelli di ansia sociale.
  • 11. • I dati sono stati raccolti dopo 8 mesi e il campione era composto da studenti di prima e seconda media. Il lavoro di Miller et al. (2014) ha dimostrato che le amicizie forti predicevano la depressione negli adolescenti a rischio o che hanno denunciato maltrattamenti. Questo risultato è incoerente con l'ipotesi del ricercatore. Sebbene i dati in questo studio sono stati raccolti a 4, 6, 8, 12, 14, 16 e 18 anni, ai fini di questo studio i dati sono stati analizzati all'età di 16 e 18 anni. • Newman et al. (2007) hanno valutato specificamente la transizione degli studenti di terza media alla scuola superiore e hanno riscontrato che i cambiamenti nel supporto dei coetanei erano associati a un aumento dei sintomi depressivi durante questo periodo. Pachucki et al. (2015) hanno riscontrato che le ragazze con più sintomi depressivi avevano maggiori probabilità di mostrare inibizione sociale e che le ragazze con un'autostima più elevata avevano più probabilità di avere più interazioni sociali e uno status sociale più elevato. Questo studio è stato limitato ai partecipanti di una piccola scuola privata in un contesto urbano della California. Nel contesto della non continuità nelle relazioni sentimentali.
  • 12. • Oltre a esaminare il sostegno dei pari e la depressione, ricercatori hanno studiato anche la correlazione tra sostegno dei pari e suicidio. Czyz et al. (2012) hanno riscontrato che gli adolescenti avevano la metà delle probabilità di tentare il suicidio durante un periodo di 12 mesi dopo l’ospedalizzazione per un’intenzione o per un’ideazione suicida o un tentativo di suicidio, se avevano riportato miglioramenti nei legami con i coetanei durante nello stesso periodo di tempo. • Valutando la connessione sociale, Rew et al. (2013) hanno stabilito che la connessione sociale era un predittore per tutti i tipi di comportamenti che promuovono la salute, tra cui la gestione dello stress.
  • 13. • I risultati sono stati coerenti nel ritenere il supporto dei pari un fattore di protezione contro il suicidio, la depressione, l’ansia e lo stress, ed è stato positivamente correlato con il benessere mentale, l’autostima e l’ottimismo. Le eccezioni sono rappresentate dagli studi di Miller et al. (2014) e Kornienko e Santos (2014). • I partecipanti a questi studi erano adolescenti che presentavano circostanze confondenti come il rischio o la storia di maltrattamento o di ansia sociale. Miller et al. (2014) hanno ipotizzato che per alcuni adolescenti il mantenimento di amicizie strette nel tempo potrebbe aumentare lo stress e portare a un aumento della depressione e di ideazione suicidaria.
  • 14. • Ci sono individui che hanno maggiore probabilità di sviluppare una malattia psicologica rispetto alla media della popolazione, di vivere una condizione di disagio e di sviluppare una psicopatologia. • I fattori protettivi sono costituiti da risorse o condizioni che riguardano l’individuo, la famiglia, il contesto scolastico, comunitario e sociale, in grado di contrastare o ridurre l’impatto dei fattori di rischio o detto in un altro modo, essi sono in grado di concorrere a sostenere e promuovere la compatibilità dell’individuo con l’ambiente sociale. • Tra i fattori protettivi si possono annoverare le capacità individuali del soggetto quali l’autoefficacia, la resilienza, le strategie di coping che sono costituite dalle soluzioni mentali e comportamentali che una persona mette in atto per gestire e fronteggiare situazioni problematiche. • Le capacità di coping caratterizzano dunque l’adattamento ad una situazione stressante e sono un processo dinamico atto a gestire l’equilibrio tra l’individuo e l’ambiente. Purtroppo l’adattamento non ha sempre un esito positivo. A volte le abilità utilizzate in alcune situazioni stressanti non sono adatte alla gestione delle suddette, quindi tendono ad amplificare l’evento stressante. In questo caso si parla di coping disfunzionale poiché determina un aumento dello stress.
  • 15. • Anche la possibilità di contare almeno su una persona di riferimento (sistema di relazioni e sostegno sociale), la possibilità di contare su una rete sociale di aiuto sono fattori che proteggono il bambino o l’adolescente nell’adattamento ad una situazione stressante. • Per quanto riguarda invece i fattori di rischio dobbiamo tenere conto che diverse ricerche hanno suggerito che l'abbandono è il tipo di abuso associato al più alto rischio di maltrattamenti futuri (DePanfilis D, Zuravin S J., 2002; Fluke JD, Yuan YYT, Edwards M., 1999; Fryer G E, Miyoshi T J., 1994). Un altro fattore di rischio è costituito dalle condizioni familiari, famiglie che hanno membri della famiglia in carcere oppure famiglie isolate e non collegate ad altre persone (famiglia allargata, amici, vicini), famiglie che subiscono altri tipi di violenza, compresa la violenza relazionale, famiglie con alti conflitti e stili di comunicazione negativi.
  • 16. • Poi ci sono le difficoltà emozionali del bambino e dell’adolescente, la difficoltà o incapacità di controllare e regolare le proprie emozioni e i propri impulsi, i problemi scolastici, il contesto ecologico, handicap costituzionali, problemi interpersonali, ritardi evolutivi/difficoltà nello sviluppo. • Tra le condizioni familiari emergono la bassa classe sociale, i conflitti familiari, i problemi dei genitori (malattia mentale, depressione, abuso di sostanze), famiglia numerosa, legame povero con i genitori, carenze affettive, famiglia disorganizzata, comunicazione distorta.
  • 17. • Tra le difficoltà emozionali emergono, l’abuso infantile, l’apatia o insensibilità emozionale, eventi di vita stressanti, bassa autostima, difficoltà nel controllo delle emozioni. Tra i problemi scolastici emergono i fallimenti scolastici, demotivazione. • Tra i fattori legati al contesto comunitario emergono il quartiere disorganizzato molto povero con pochi servizi, con servizi malfunzionanti, con reti sparse e non integrate, ambiente poco supportivo, mancanza di controllo formale e informale, ingiustizia razziale, disoccupazione e povertà estrema. • Tra gli handicap costituzionali emergono le complicazioni perinatali, disabilità sensorie, handicap organici, disordini neurochimici. • Tra i problemi interpersonali emergono rifiuto da parte dei pari, isolamento e alienazione. • Tra i ritardi evolutivi/difficoltà nello sviluppo abbiamo il deficit intellettivo, incompetenza sociale, deficit attentivi, disturbo dell’apprendimento, scarse abilità lavorative. Il maltrattamento e l’abuso si possono esprimere con diverse modalità quali il maltrattamento fisico, maltrattamento psicologico, violenza assistita, abuso sessuale, abuso on line, patologia delle cure (incuria/trascuratezza grave, discuria, ipercura) e inoltre per toccare dei temi molto attuali il bullismo e cyberbullismo
  • 18. • Con il termine di “rischio” parliamo di attività che possono provocare un danno nello sviluppo del bambino e dell’adolescente caratterizzate da situazioni sfavorevoli che inducono uno squilibrio fra le risorse disponibili al bambino e i fattori di svantaggio, considerando anche il contesto familiare e quello sociale in cui egli si muove. • Diversi fattori di rischio possono in combinazione determinare situazioni in grado di favorire maltrattamenti e abusi (Sullivan P.M., Knutson D., 2000). Alcune caratteristiche del bambino, dei genitori e dell’ambiente possono mettere un bambino a rischio di maltrattamento (Cirillo G., 2011).
  • 19. • Sembra che l’età del bambino sia molto importante nel senso che più piccolo è e più alto è il rischio di un severo e fatale maltrattamento, poi il bambino può avere problemi di salute quali malattie croniche, disabilità fisiche e dello sviluppo, la nascita pretermine, l’essere non voluti o non pianificati, difficoltà emozionali e comportamentali (Wu S.S., Ma C.X., Carter R.L., et al., 2004); per i genitori la bassa stima di sé, lo scarso controllo degli impulsi (aggressività, ostilità…), l’abuso di sostanze/alcol, la giovane età della madre o del padre, la depressione o altre malattie mentali (compresa la depressione paterna reattiva (Takehara K. et al., 2016), carenti interazioni delle madri o dei padri con i/le propri/e bambini/e, la scarsa conoscenza del loro sviluppo o aspettative non realistiche verso di loro, la concezione negativa del comportamento dei/delle propri/e bambini/e, la percezione negativa del loro normale sviluppo (Brofenbrenner U., 1986). • Questi fattori genitoriali possono rendere i/le bambini/e più vulnerabili a essere maltrattati/e. Inoltre sono generatori di rischio di maltrattamento fisico che si protrae nei primi anni successivi se presenti alla nascita (Kotch J.B. et al.,1999).
  • 20. • La giovane età della madre o del padre come fattore di rischio deve sollecitare interventi di supporto e sostegno, un prendersi cura dell’adulto in difficoltà, per alleviare le eventuali maggiori difficoltà che questi genitori possono manifestare nel crescere i/le propri/e figli/e (Sidebotham P., Golding J., 2001). • Da considerare anche altri fattori di rischio quali i fattori ambientali, l’isolamento sociale, ambiente familiare e sociale poco supportivo, relazioni coniugali insoddisfacenti o conflitti di coppia (aggressività fisica o verbale tra genitori) ed eventi di vita stressanti, la povertà e la disoccupazione, lo scarso livello educativo, presenza di più di un/a figlio/a da accudire, una casa con un genitore solo, uomini conviventi non biologicamente legati al/alla bambino/a, la violenza familiare. Spesso molti fattori coesistono e sono tra loro interrelati, aumentando così il rischio del maltrattamento.
  • 21. • L’importanza delle relazioni familiari è emersa anche in studi in cui, indipendentemente dal tipo di violenza, le stesse dinamiche familiari sono considerate a rischio se caratterizzate ad esempio da mancanza di chiarezza nella definizione e gestione dei ruoli e da difficoltà nella comunicazione (Paavilainen E. et al.2001). • Con il termine di “rischio” parliamo di attività che possono provocare un danno nello sviluppo del bambino e dell’adolescente caratterizzate da situazioni sfavorevoli che inducono uno squilibrio fra le risorse disponibili al bambino e i fattori di svantaggio, considerando anche il contesto familiare e quello sociale in cui egli si muove. Diversi fattori di rischio possono in combinazione determinare situazioni in grado di favorire maltrattamenti e abusi (Sullivan P.M., Knutson D., 2000).
  • 22. • Alcune caratteristiche del bambino, dei genitori e dell’ambiente possono mettere un bambino a rischio di maltrattamento (Cirillo G., 2011). Sembra che l’età del bambino sia molto importante nel senso che più piccolo è e più alto è il rischio di un severo e fatale maltrattamento, poi il bambino può avere problemi di salute quali malattie croniche, disabilità fisiche e dello sviluppo, la nascita pretermine, l’essere non voluti o non pianificati, difficoltà emozionali e comportamentali (Wu S.S., Ma C.X., Carter R.L., et al., 2004); • per i genitori la bassa stima di sé, lo scarso controllo degli impulsi (aggressività, ostilità…), l’abuso di sostanze/alcol, la giovane età della madre o del padre, la depressione o altre malattie mentali (compresa la depressione paterna reattiva (Takehara K. et al., 2016), carenti interazioni delle madri o dei padri con i/le propri/e bambini/e, la scarsa conoscenza del loro sviluppo o aspettative non realistiche verso di loro, la concezione negativa del comportamento dei/delle propri/e bambini/e, la percezione negativa del loro normale sviluppo (Brofenbrenner U., 1986). Questi fattori genitoriali possono rendere i/le bambini/e più vulnerabili a essere maltrattati/e.
  • 23. • Inoltre sono generatori di rischio di maltrattamento fisico che si protrae nei primi anni successivi se presenti alla nascita (Kotch J.B. et al.,1999). La giovane età della madre o del padre come fattore di rischio deve sollecitare interventi di supporto e sostegno, un prendersi cura dell’adulto in difficoltà, per alleviare le eventuali maggiori difficoltà che questi genitori possono manifestare nel crescere i/le propri/e figli/e (Sidebotham P., Golding J., 2001). • Da considerare anche altri fattori di rischio quali i fattori ambientali, l’isolamento sociale, ambiente familiare e sociale poco supportivo, relazioni coniugali insoddisfacenti o conflitti di coppia (aggressività fisica o verbale tra genitori) ed eventi di vita stressanti, la povertà e la disoccupazione, lo scarso livello educativo, presenza di più di un/a figlio/a da accudire, una casa con un genitore solo, uomini conviventi non biologicamente legati al/alla bambino/a, la violenza familiare. Spesso molti fattori coesistono e sono tra loro interrelati, aumentando così il rischio del maltrattamento.
  • 24. • L’importanza delle relazioni familiari è emersa anche in studi in cui, indipendentemente dal tipo di violenza, le stesse dinamiche familiari sono considerate a rischio se caratterizzate ad esempio da mancanza di chiarezza nella definizione e gestione dei ruoli e da difficoltà nella comunicazione (Paavilainen E. et al.2001). Grazie per avermi seguito! • A cura del dott. Bozzi Domenico (Laurea Magistrale in Psicologia)