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1938
L'anno del dolore

        Lavoro prodotto dalla Classe III C
   della Scuola Secondaria di Molteno (Lecco)
            nell'ambito dell'iniziativa



   I giovani ricordano la Shoah
           Anno Scolastico 2010-11
Indicibile dolore, regina, inviti a rinnovare,
                                        come i Danai distrussero i beni troiani ed il regno
                                          degno di pianto, e le cose tristissime che io vidi
                                                                     e di cui fui gran parte.
                                                 Quale soldato dei Mirmidoni o dei Dolopi
                                               o del crudele Ulisse raccontando tali cose
                             si tratterrebbe dalle lacrime? E già la notte umida dal cielo
                                         precipita e le stelle cadendo consigliano i sonni.
                                   Ma se sì grande (è) l'amore di conoscere i nostri casi
                                 ed ascoltare brevemente la massima angoscia di Troia,
                                          anche se il cuore inorridisce e rifugge dal lutto,
                                                                                      inizierò.
                                                                    Virgilio, Eneide (libro II)




E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Dante, Inferno (canto V)
INTRODUZIONE
La persecuzione degli Ebrei in Italia dal ’38 al ’45 e la Shoah avvennero dopo un lungo
periodo in cui, con il Risorgimento e l’Unità d’Italia, gli Ebrei avevano progressivamente
acquisito tutti i diritti civili e politici, al pari degli altri cittadini italiani. Furono anche per
questo particolarmente dolorose. Sulla base delle letture fatte, dei film visti e delle
testimonianze ascoltate, esprimete le vostre considerazioni ed emozioni.

A partire da questa traccia, la classe Terza C si è posta l'obiettivo di riflettere sullo stato
d’animo dei cittadini italiani che, in quanto ebrei, furono ufficialmente rinnegati e
perseguitati da un paese, il proprio, per il quale avevano lottato e al quale avevano in
vari modi contribuito.
Affrontando lo studio delle tappe che hanno portato all'unità d'Italia, l'attenzione è stata
focalizzata sugli italiani Ebrei che parteciparono al Risorgimento e che insieme all'unità
del paese ottennero l’emancipazione.
In seguito, sono state consultate diverse fonti per ricostruire le fasi che portarono
● all’annullamento della parità,
● alla persecuzione dei diritti,
● alla persecuzione delle vite degli ebrei.
A questo proposito, sono stati utilizzati anche i materiali messi a disposizione da Grazia
Mauri, docente presso la Scuola Primaria di Garbagnate Monastero, e i documenti
prodotti dagli studenti dello scorso anno durante un percorso sulla Shoah che viene
sempre proposto nella nostra scuola.
Questi materiali, allegati a questo fascicolo in quanto parti integranti del lavoro svolto,
derivano dalla partecipazione allo spettacolo teatrale Destinatario sconosciuto, dalla
visione di film, dall'analisi di documenti e dall'incontro con due rappresentanti del Centro
di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, Maurina Alazraky e Nicoletta
Salom.
Sulla base di questi materiali messi a loro disposizione, i ragazzi hanno realizzato:
- un video sul tema assegnato,
- quattro monologhi attribuiti ad Ebrei protagonisti del Risorgimento che manifestano,
dall'aldilà, i loro sentimenti dopo l'approvazione delle leggi del 1938,
- un monologo attribuito a un adolescente vissuto all'epoca delle leggi antiebraiche,
- un monologo di Primo Levi, l'unico non frutto della fantasia degli alunni, tratto da I
sommersi e i salvati.
INDICE

1. Il lungo percorso della conquista dei diritti
Cronologia dei fatti principali legati alla storia degli Ebrei d'Italia

2. Monologhi
●   Daniele Manin
●   Giuseppe Finzi
●   David Levi
●   Enrico Guastalla
●   Isacco, adolescente nel 1938
●   Primo Levi

3. Shoah – Per non dimenticare
Percorso svolto dalla Terza C dell'anno scolastico 2009-10

Bibliografia e sitografia
IL LUNGO PERCORSO DELLA CONQUISTA DEI
DIRITTI

TRA ETA' ANTICA E MEDIOEVO

313 - L’imperatore Costantino emana l’Editto di Milano, che pone fine alle persecuzioni
contro i Cristiani e proclama anche la tolleranza di tutti gli altri culti. Tutte le calunnie
scagliate dai pagani contro i Cristiani vengono ora ritorte da questi contro gli Ebrei.
Da ora in poi la storia degli Ebrei in Italia è in gran parte storia delle relazioni fra Ebrei e
Papato.

IX secolo - Gli Arabi conquistano la Sicilia, dove si formano importanti Comunità
ebraiche.

Anno 1000 – Vengono istituite le Corporazioni di Arti e Mestieri. Per farne parte,
bisogna professare la fede cristiana, quindi gli Ebrei vengono esclusi da ogni
professione, ad eccezione di quella vietata ai cristiani: quella di banchieri. Facendo
commercio di denaro, diventano necessari. Per questo motivo sono tollerati.

1215 – Dopo aver tentato inutilmente di convertirli, Il IV Concilio Lateranense convocato
da papa Innocenzo III ordina che gli Ebrei viventi nei paesi cristiani portino come
contrassegno una rotella di stoffa gialla cucita sulla parte sinistra del petto. Il primo
paese cristiano che impose agli Ebrei il "segno giudaico", fu l’Inghilterra (1218). In Italia
tale disposizione fu adottata in epoche diverse secondo gli Stati; prima ad adottarla fu
Venezia: una rotella gialla sostituita in seguito da un cappello giallo.

1282 - La Sicilia passa sotto la dominazione spagnola; da questo momento la sorte
degli Ebrei siciliani è legata alle vicende della Spagna.

1348 - Scoppia in tutta Europa una terribile pestilenza, "la morte nera": gli Ebrei
vengono accusati di avvelenare i pozzi per diffondere la malattia. L'accusa trova credito
anche per il fatto che, vivendo essi segregati e seguendo rigorose norme igieniche,
sconosciute ai più, la pestilenza mieteva fra loro minor numero di vittime. Questa
calunnia si diffonde e provoca spaventose persecuzioni, specialmente in Germania;
molti Ebrei tedeschi cercano rifugio in Italia e vanno ad ingrossare le già esistenti
Comunità dell’Italia Settentrionale.


L'ETA' MODERNA

1492 - Gli Ebrei sono espulsi dalla Spagna e il 18 giugno dello stesso anno viene
l’ordine di espulsione anche dalla Sicilia e dalla Sardegna (appartenenti alla Spagna).

1516 - Fu istituito a Venezia il ghetto, il primo del mondo.

Metà del 1500 - Con la Controriforma si ha un triste periodo per gli Ebrei d’Italia, che
durerà fino al Risorgimento.

1555 - Sale al soglio pontificio il cardinale Caraffa col nome di Paolo IV: è il più feroce e
accanito persecutore degli Ebrei e degli eretici in genere. Con la bolla antiebraica Cum
nimis absurdum, si precipita nella più cupa reazione.
Entra subito in vigore l’obbligo del segno giudaico, e si dà inizio alla costruzione delle
mura del ghetto, naturalmente a spese degli Ebrei.

1569 - Pio V emana la bolla Hebraeorum gens, con cui ordinava che gli Ebrei fossero
cacciati da tutte le Terre del Papa, ad eccezione di Ancona e Roma.
Anche nel resto d’Italia si sentono le conseguenze della politica antiebraica dei papi. A
Milano Carlo Borromeo, poi santificato, propone l’obbligo del marchio giallo per gli Ebrei
e in un secondo tempo ottiene la loro espulsione.

1577 - Papa Gregorio XIII rimette in vigore la "predica coattiva" per obbligare gli Ebrei
ad ascoltare prediche che dovevano indurli alla conversione.

1593 - Il Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici promulga una legge, "la
Livornina", che concede ospitalità a tutti gli stranieri, anche agli Ebrei.

Fine 1600 - Quasi tutti gli Ebrei d’Italia sono ormai rinchiusi nei ghetti (quelli del
Piemonte un po’ più tardi).

Metà del XVII secolo - In qualche paese (Olanda, Inghilterra, America), gli Ebrei
godono ormai di una quasi parità di diritti rispetto ai Cristiani, con qualche sola
limitazione di ordine politico; in Italia invece sono tenuti in condizione di umiliante
inferiorità.

1755 - A Ferrara l’Inquisizione ordina che siano spezzate le lapidi del cimitero ebraico e
proibisce di metterne delle altre.
Ovunque nello Stato pontificio si procede alla confisca e alla distruzione dei libri ebraici.

1769 – Papa Clemente XIV cerca di migliorare le condizioni degli Ebrei viventi nello
Stato pontificio, di risollevare le Comunità ebraiche dallo stato di miseria morale e
materiale in cui le avevano gettate i suoi predecessori; le sottrae alla diretta
giurisdizione del Sant’Uffizio, e difende i diritti delle famiglie ebree sui figli oblati
(bambini battezzati in stato di incoscienza, che venivano strappati alla famiglia e
rinchiusi nella Casa dei Catecumeni). Ma purtroppo il suo pontificato è breve.

1775 - Pio VI emana un Editto sopra gli Ebrei, uno dei documenti più mostruosi di
persecuzioni che la storia dell’umanità ricordi.
In tutte le Comunità italiane si notano in quest’epoca sintomi di decadenza. Tre secoli di
vita nel ghetto hanno dato questo risultato: decadenza fisica (l’ebreo è basso di statura
e col sistema nervoso rovinato) e morale (superstizione al posto della cultura e
mancanza di dignità da parte dei poveri).
Unica città dove gli Ebrei possono vivere tranquilli è la sola città d’Italia che non ha mai
avuto un vero ghetto: Livorno.


LA RIVOLUZIONE FRANCESE

1781 - Giuseppe Il d’Austria, sotto l’influenza degli illuministi francesi, emana il famoso
Editto di Tolleranza, che esonera gli Ebrei austriaci dall’obbligo di portare la rotella gialla
e di vivere segregati nei ghetti
1789 - L’abate Gregorio, deputato agli Stati Generali, tenta di porre il problema ebraico
davanti all’Assemblea Costituente. Si dovette però attendere fino al 27 settembre 1791
perché i diritti dell’uomo e del cittadino fossero estesi a tutti gli Ebrei di Francia. Quanto
agli Ebrei italiani, essi dovettero attendere fino all’arrivo delle milizie francesi nel 1796.


L'ETA' NAPOLEONICA

1796 - Il giovane generale Bonaparte entra in Italia a capo di un esercito francese che
porta le idee della Rivoluzione. Dove entrano i Francesi, sono abolite le differenze
religiose.
La parola "cittadino" entra nell’uso comune anche fra gli Ebrei (si dice per esempio:
"Cittadino rabbino") e tutti i loro documenti sono intestati con le fatidiche parole: libertà,
fraternità, uguaglianza.

1798 - Napoleone parte per l’Egitto, e l’Italia rimane indifesa, i reazionari hanno il
sopravvento, e gli eventi precipitano. Di questa paurosa reazione le prime vittime sono
gli Ebrei.

1800 - Napoleone, "primo console", torna in Italia: gli Ebrei riacquistano tutti i diritti,
sono ammessi nelle scuole pubbliche, occupano cariche importanti.

1809 - Napoleone annette lo Stato pontificio all’Impero francese ed anche gli Ebrei
romani, che in quest’epoca sono circa 3 mila, vengono a godere di pieni diritti.


LA RESTAURAZIONE

1814-15 - Sotto il governo, più o meno diretto, austriaco, gli Ebrei in Italia vivono più o
meno nelle stesse condizioni degli Ebrei austriaci.
Nel resto d’Italia invece le condizioni sono ben diverse. Il Regno di Sardegna, dominato
dai Gesuiti, diventa ora uno degli Stati più reazionari d’Europa: gli Ebrei sono ricacciati
nei ghetti, espulsi dalle scuole; è loro proibito costruire nuove sinagoghe, tenere
domestici cristiani. Due soli vantaggi sono concessi agli Ebrei piemontesi in
quest’epoca: nel 1816 viene abolito il "segno giudaico" , e alcune famiglie,
particolarmente benemerite per avere aiutato le classi più umili durante l’occupazione
francese impiegandole nell’industria tessile, ricevono dalla dinastia sabauda titoli
nobiliari.
Ma peggiore che in qualunque altra parte d’Italia è la condizione degli Ebrei nello Stato
pontificio.

1826 - Viene rimesso in vigore l’"Editto sopra gli Ebrei" del 1775: gli Ebrei non possono
più servirsi nemmeno della "donna del fuoco" (la cristiana che accendeva il fuoco di
sabato). Anzi, per maggior sicurezza, il papa proibisce senz’altro agli Ebrei di
accendere fuoco di sabato. Nel 1828 le condizioni peggiorano ancora: è obbligatoria la
vendita di immobili, si rinnovano i battesimi forzati, si ripetono, con impressionante
frequenza, paurosi casi di oblazione
Ovunque c’è atmosfera di persecuzione: in Piemonte si ribadisce l’obbligo del ghetto,
tranne che a Nizza; a Parma, un ebreo colpevole di aver chiesto l’ammissione del figlio
a scuola è minacciato di arresto: il ragazzo diverrà poi un grande patriota: Enrico
Guastalla, uno degli 8 ebrei partecipanti alla Spedizione dei Mille.
Naturalmente gli Ebrei sono esclusi da tutte le Università; tranne che da quella di
Padova.
Queste penose condizioni di vita suscitano in molti il desiderio di emigrare; cosa non
facile, perché la tassa di espatrio, che si deve sborsare a favore degli ebrei poveri, è
molto elevata.


IL RISORGIMENTO

Per gli Ebrei, Risorgimento non significava solo unità d’Italia, ma anche e soprattutto
emancipazione; la lotta non era solo contro lo straniero che calpestava il suolo
nazionale, ma anche contro le classi più retrive della società italiana, preoccupate
soltanto di mantenere gli antichi privilegi e ligie alle tradizioni di conservatorismo
clericale. Tutti gli Ebrei -d’Italia partecipano a questa lotta: fanno parte di società
segrete.

1831 - A Modena Angelo Usiglio e suo fratello Enrico sono collaboratori di Ciro
Menotti; si può dire che tutto il movimento dei patrioti modenesi è finanziato da
banchieri ebrei. Ora la causa degli Ebrei è più che mai legata a quella dei patrioti
italiani: se un governo reazionario crolla, le leggi antiebraiche vengono abrogate.
Nella dura repressione che segue ai moti di Modena, patrioti ed ebrei sono accomunati;
Giuseppe Mazzini conta tra i suoi migliori amici degli ebrei.
A Torino il movimento mazziniano è finanziato dalla famiglia Todros. David Levi di
Chieri, il banchiere poeta, scrive un’ode in memoria dei fratelli Bandiera, la cui nonna
pare fosse un’ebrea di Ancona.
Tutti gli Ebrei anelano al conseguimento di quelle libertà civili cui sanno di avere diritto,
ma a lungo essi non ottengono che vane promesse.
Ma se tutti gli Ebrei lottavano per l’unità e l’indipendenza d’Italia, anche tutti i patrioti, dal
canto loro, erano favorevoli agli Ebrei: l’emancipazione ebraica è considerata un atto di
giustizia che fa parte del programma delle rivendicazioni italiane
Carlo Cattaneo e Vincenzo Gioberti, Niccolò Tommaseo sono ardenti fautori
dell’emancipazione ebraica; i due fratelli D’Azeglio (Massimo e Roberto) esplicano la
loro attività in favore degli Ebrei. Fra gli amici degli Ebrei non dobbiamo dimenticare
Ugo Foscolo.

1846 - Sale al soglio pontificio Pio IX, al quale guardano con fiducia tutti i patrioti ed
anche gli ebrei; Infatti egli permette agli ebrei le lapidi funerarie (che da due secoli non
erano permesse), abolisce la predica coattiva e l’imposta di carnevale; si parla perfino
di abbattere i portoni dei ghetti.


IL 1848 E LA PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA

In Italia i moti del ‘48 trovano gli ebrei in prima linea.
A Milano (5 giornate, 18-22 marzo) sulle barricate combatte un ragazzo di 15 anni: il
mantovano Ciro Finzi. Giornalisti ebrei, tra cui il triestino Giuseppe Revere, scrivono
articoli infiammati per esortare i giovani alla lotta. A Torino i giovani, ebrei partono per il
fronte, esortati dal rabbino stesso; e insieme ad ebrei provenienti da altre città, formano
la VII Compagnia bersaglieri, che prende parte alla battaglia della Bicocca nella prima
guerra d’Indipendenza. A Ferrara si distruggono i pilastrini posti agli sbocchi del ghetto
A Venezia, il 23 marzo 1848, è proclamata la Repubblica con a capo Daniele Manin,
figlio o, secondo altri, nipote di un ebreo- Del rabbino Olper si racconta che baciò il
crocifisso in Piazza San Marco, dicendo: "Siamo tutti fratelli".
A Roma, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica Romana con a capo
Mazzini e difesa da Garibaldi; il papa Pio IX fugge a Gaeta. Nell’Assemblea nazionale ci
sono tre ebrei.
A difendere la Repubblica Romana accorrono anche ebrei stranieri.
Tanto Ciro Finzi che Giacomo Venezian cadono nella difesa della Repubblica Romana:
il primo triestino morto per la libertà e l’Italia è un ebreo.
La prima guerra d’Indipendenza, militarmente sfortunata, non ha mutato la carta politica
d’Italia, ma ha risvegliato le coscienze: si chiede a gran voce libertà religiosa per gli
acattolici; Ebrei e Italiani hanno combattuto uniti per l’indipendenza d’Italia, e nell’amore
per la libertà si sono fusi. La prima guerra d’Indipendenza ha dato agli Ebrei dei Regno
di Sardegna l’emancipazione.


L'EMANCIPAZIONE

Il Regno di Sardegna ha il merito di avere concesso per primo l’emancipazione agli
Ebrei d’Italia. Quando, falliti ovunque i moti rivoluzionari del ‘48, tutti i Governi, revocato
quanto erano stati costretti a concedere, adottarono i pesanti sistemi della reazione,
solo in Piemonte la reazione non venne.
Carlo Alberto, sul campo dì battaglia di Voghera, firma un decreto col quale concedeva
tutti i diritti agli ebrei ed agli altri acattolici. Una grande battaglia era vinta; le sconfitte
militari della prima guerra d’Indipendenza non poterono offuscarne la gloria.
A Carlo Alberto succede il figlio Vittorio Emanuele II, che mantiene la costituzione e con
essa il decreto di emancipazione ebraica. In seguito, questa costituzione sarà estesa a
tutta Italia. Ministro di Vittorio Emanuele, dal 1852, è il conte di Cavour, provato amico
degli ebrei.
Ma tranne che nel Regno di Sardegna, la reazione grava ora su tutta l’Italia; ovunque
domina l’oscurantismo, che opprime patrioti od ebrei e costringe gli uni e gli altri ad
emigrare e a cercare rifugio in Piemonte o altrove.


LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA
1859 - Scoppia la seconda guerra d’Indipendenza; Cavour era riuscito a fare stringere
un’alleanza militare tra il Piemonte e la Francia; alleanza sostenuta dagli Ebrei francesi,
che contribuiscono con offerte volontarie alle spese militari.

1860 - Alla Spedizione dei Mille prendono parte otto ebrei

17 marzo 1861 - Il Regno d’Italia viene solennemente proclamato dal Parlamento
italiano, al quale tutte le regioni annesse hanno inviato i loro deputati; lo statuto sardo
del 1848 entra in vigore in tutto il Regno. Viene così ratificata l’emancipazione ebraica,
già riconosciuta nelle varie regioni con relativi decreti, in forma ufficiale.
Ma a Roma le condizioni degli Ebrei sono sempre gravi.


LA TERZA GUERRA D'INDIPENDENZA
1866 - Con la III guerra d’Indipendenza e l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, tutti
i cittadini sono dichiarati - con decreto del governatore del re - uguali di fronte alla legge
senza distinzione di fede religiosa.
1867 - Garibaldi tenta di liberare Roma coi suoi legionari, fra i quali combattono alcuni
ebrei.

20 settembre 1870 - ritirate da Roma le milizie francesi in seguito allo scoppio della
guerra franco-prussiana, le truppe italiane, al comando del generale Lamarmora,
entrano a Roma. Di queste fa parte anche Riccardo Mortara, fratello di Edgardo, rapito
da bambino e diventato sacerdote cattolico.

2 ottobre 1870 - Roma è annessa al Regno d’Italia; 11 giorni dopo un decreto reale
abolisce tutte le differenze religiose.


DOPO IL RISORGIMENTO
Gli Ebrei italiani si sono gettati nella mischia come Ebrei, e ne sono usciti come Italiani.
Entrambi popoli mediterranei, non hanno differenze somatiche tali da far distinguere
l’italiano dall’ebreo. Gli Ebrei risiedono in Italia da 2 mila anni, parlano ed hanno sempre
parlato l’italiano, anche se i dotti scrivevano i loro trattati in ebraico, e se in qualche
Comunità si usava come lingua ufficiale lo spagnolo; soggetti a espulsioni, come tutti gli
Ebrei d’Europa, essendo l’Italia divisa in staterelli, essi passavano dall’uno all’altro Stato
continuando a parlare l’italiano, a differenza degli Ebrei di altri paesi, che avevano un
governo unitario e che se venivano espulsi, erano costretti a emigrare verso un paese
di altra lingua. Dopo l’emancipazione, gli ebrei italiani si sono dedicati con fervore, con
l’entusiasmo dei nuovi venuti, a quegli studi da cui prima di allora erano esclusi,
raggiungendo in brevissimo tempo posizioni eminenti nella vita culturale della nazione.
Il popolo italiano, provato da tristi esperienze politiche, non nutre pregiudizi contro gli
ebrei, che sono accolti e trattati ovunque come fratelli. Si può asserire che dopo il 1870
le condizioni degli Ebrei italiani e olandesi sono le migliori degli Ebrei di Europa
Nel Veneto e nel Piemonte vi sono famiglie ebree che portano titoli nobiliari e un
blasone.
Gli ebrei tutti prendono parte alla vita politica, militando in tutti i partiti.
Questa particolare posizione degli ebrei italiani nel panorama politico nazionale è
dovuta soprattutto alla tradizione risorgimentale: il Risorgimento italiano è movimento
sociale e nazionale insieme.
Dopo una generazione di ebrei emancipati, anche l’aspetto fisico dell’ebreo è migliorato;
il tipo caratteristico dell’ebreo del ghetto curvo, dall’atteggiamento umile e sospettoso, è
scomparso. Ma con le libertà civili avanza l’assimilazione: frequenti sono i matrimoni
misti, specialmente a Trieste. L’irredentismo triestino è l’ultima fase del Risorgimento e
ne ha tutte le caratteristiche; e per le stesse ragioni per cui gli Ebrei italiani hanno preso
parte alle lotte risorgimentali, gli Ebrei triestini, che a cavallo dei due secoli XIX e XX
sono oltre 5 mila, pur essendo in gran parte di origine straniera, militano in prima linea
nella lotta irredentistica.
Dopo la parentesi della guerra, nel 1920, su 350 deputati, 19 sono ebrei.


TRA LE DUE GUERRE – IL FASCISMO
1930 - Dopo il Concordato col Vaticano del 1929, Mussolini fa elaborare la Legge Falco
sulle Comunità israelitiche italiane. In seguito a questa legge le piccole Comunità
vengono assorbite dalle grandi, che hanno il compito di custodire il patrimonio storico e
artistico di quelle.
Ma con questa legge il fascismo, col suo governo accentratore, ha voluto soltanto
assicurarsi un controllo.
Dopo l’avvento di Hitler al potere, i profughi dalla Germania vengono accolti e il loro
insediamento non è ostacolato dalle Autorità.
Ma molti ebrei non si lasciano convincere dalla Politica illusoria del Governo fascista, e
rimangono nemici dichiarati del Regime. La situazione va peggiorando sempre più col
graduale avvicinamento del Governo fascista a quello hitleriano
14 luglio 1938 - viene pubblicato il "Manifesto della razza" , firmato da un gruppo di
professori, di cui il più autorevole è Nicola Pende, in cui si sostiene l’assurda teoria della
purità della razza italiana, prettamente ariana: quindi, gli ebrei sarebbero estranei e
pericolosi al popolo italiano. In realtà, pochi popoli sono razzialmente così misti come il
popolo italiano.


LA SECONDA GUERRA MONDIALE

1938-1945 – è un periodo tragico per gli ebrei italiani. Quelli che hanno la possibilità,
emigrano, i più verso le Americhe, molti in Palestina. Si registrano molte abiure ed
anche qualche "arianizzazione", ottenuta col presentare documenti falsi e forti somme
di denaro. Invero sono ben pochi quelli che fanno valere una legge, emanata ad hoc,
secondo la quale era da considerarsi "ariano" l’ebreo che dimostrava di essere figlio di
un adulterio. Gli altri si adattano a vivere come possono, si organizzano in seno alle
stesse Comunità e continuano, malgrado le loro peggiorate condizioni, ad aiutare i
fratelli d’oltralpe che dall’avvento di Hitler al potere sono affluiti numerosi in Italia, privi di
mezzi e bisognosi di cure. La Delasem (Delegazione Assistenza Emigranti), una
Società creata a questo scopo, provvede i profughi del necessario.

8 settembre 1943 – Dopo l'armistizio la situazione sì aggrava ulteriormente:
cominciano gli arresti e le deportazioni nei campi di sterminio. In dicembre il Governo di
Salò ordina ufficialmente l’arresto di tutti gli ebrei e la confisca dei loro beni.
Nell’esecuzione di questi ordini gli sgherri fascisti sono coadiuvati dai Tedeschi, che
occupano l’Italia.
Ma il contegno del popolo italiano è commovente. Molti, consci del pericolo cui si
esponevano, salvano la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i
partigiani accompagnano alla frontiera svizzera vecchi e bambini, e li mettono in salvo.
Molti ebrei trovano rifugio e salvezza nei monasteri. Ma anche gli ebrei si fanno onore
nelle lotte della Resistenza. Come durante il primo Risorgimento si battono anche
in questo, giustamente chiamato il secondo Risorgimento, scrivendo una bella
pagina della sua storia. Insieme ai loro fratelli italiani, gli ebrei combattono e
muoiono per la libertà e la giustizia, perché libertà e giustizia sono beni a tutti
preziosi, ma in modo particolare a chi per secoli ne fu privato. Fra i caduti per la
Causa, ricorderemo per tutti i giovanetti: il bolognese Franco Cesana, il più giovane
partigiano d’Italia, il torinese Emanuele Artom, speranza dell’ebraismo italiano, e la
triestina Rita Rosani.


DOPO LA GUERRA
Finita la guerra, e fatto il tragico bilancio delle perdite, risultano assenti 8 mila ebrei
italiani, massacrati con gli altri 6 milioni di fratelli dalla furia omicida nazista.
           La cronologia è stata ricostruita a partire da Breve storia degli Ebrei
 (www.morasha.it), a sua volta tratta da un volume (ormai esaurito) pubblicato nel 1961
dall'Histadruth Hamorìm (Associazione Insegnanti Ebrei d'Italia - Milano) a seguito di un
                     seminario organizzato nel 1959 a Vigo di Cadore.
MONOLOGHI
Studiando il Risorgimento italiano, abbiamo scoperto che non dovremmo
ricordare solo i nomi di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Carlo
Alberto, Vittorio Emanuele II...
Gli Ebrei parteciparono attivamente alla costruzione dell'Italia unita e al
servizio dell'Italia misero il loro talento e le loro energie. Chissà che cosa
avrebbero pensato se fossero stati ancora vivi nel 1938...
Abbiamo immaginato di incontrarli. Ascoltiamo la loro voce.
DANIELE MANIN
Mi conoscono tutti come Daniele Manin, liberato dal carcere nel 1848 per assumere la
guida di Venezia, la mia Venezia… Quanto mi è costato il mio impegno patriottico!
Quante notti passate in carcere a pensare. Quanti giorni passati a sperare di sentire
dalla mia cella voci di libertà dal dominio austriaco! E quel giorno finalmente arrivò. Il ’48
mise sottosopra mezza Europa e anche la mia Venezia. Diventammo grandi insieme:
Venezia Repubblica, io il suo Doge. Che orgoglio!
E’ durata poco, ma ne è valsa la pena. Liberare la mia città dal dominio degli Austriaci
era quello che più desideravo nella mia vita, il sogno che mi avrebbe realizzato! E
quando il 17 marzo il popolo protestò e mi sottrassero dal carcere, che gloria fu! Venne
proclamata la Repubblica di Venezia, con grande approvazione di tutti.
Mi ricordano tutti come Daniele Manin. Anche i libri di storia mi ricordano così. Eppure
io non appartengo alla famiglia Manin. All’anagrafe mi registrarono come Daniele
Fonseca. Perché io sono nato Ebreo. Sorpresi? Non dovreste esserlo. Gli Ebrei hanno
partecipato attivamente al movimento nazionale, hanno rischiato la loro vita per un’Italia
che ancora non esisteva.
Io sono fra questi.
GIUSEPPE FINZI
Io mi chiamo Giuseppe Finzi. Anch’io ho partecipato al Risorgimento italiano. Anch’io
sono ebreo ed anch’io ho partecipato alla storia del mio popolo, il mio popolo… Quante
ne ha passate, quanto ha dovuto soffrire. Già da studente aderii alla Giovine Italia, un
gruppo fondato da Giuseppe Mazzini. Mi impegnai a non confessare mai, e così feci.
Per dodici anni rimasi in prigione, persino in quella di Vienna. Mi condannarono al
carcere duro e, in seguito, alla pena dei ferri. Quando mi liberarono, potei combattere a
fianco di Garibaldi: fui davvero felice. Lottare per l’Unità d’Italia, il mio paese, mi rese
grande.
Per questo rimasi molto deluso nel momento in cui mi comunicarono delle leggi razziali
del 1938. Tolsero i diritti a noi, noi ebrei che insieme agli altri avevamo lottato per l’Italia,
a noi che eravamo italiani tanto quanto gli altri. Ci tolsero tutto quello che avevamo
raggiunto dopo anni e anni di sofferenza e di isolamento. Questo mi fece proprio male!
Dopo aver combattuto nella Prima Guerra d’Indipendenza, a fianco di Garibaldi,
pensavo che tutto si fosse risolto. Nella mia vita dovetti affrontare due problemi: la
persecuzione degli Ebrei e l’Italia non ancora unita. E, in queste circostanze, non so
proprio quale tra le due questioni mi interessasse di più.
Vi rendete conto? Perdere qualcosa per cui avevamo lottato UNA VITA INTERA! Per
tutta la storia, dagli inizi, i nostri predecessori impiegarono la loro vita a ottenere la
libertà… E mi dite che nel 1938 andò tutto in cenere!
DAVID LEVI
Così come altri protagonisti del Risorgimento italiano, anche io sono ebreo. Un onore o
un disonore? Be', dipende dai modi di pensare della gente. Molti, forse quasi tutti, ci
hanno giudicati almeno una volta “stranieri”, gente diversa. Solo perché portavamo la
stella di David sui nostri abiti? Solo perché il nostro culto era differente dal loro? Non
me lo sono mai spiegato. Eppure la tolleranza nei nostri confronti fu sancita già al
tempo dell’antico Impero Romano, quando l’imperatore Costantino emanò nel 313
l’Editto di Milano che riconobbe la libertà di professare liberamente la propria religione.
Le prime persecuzioni arrivarono con la Chiesa di Roma, per questo nella mia vita mi
sono impegnato a difesa delle minoranze religiose. Pensate, nel 1869, ho organizzato
persino un “anticoncilio” a Napoli!
Comunque, durante la storia, noi non abbiamo mai ottenuto una posizione stabile nella
società. Il motivo di questa ostilità storica nei nostri confronti non posso comprenderlo
fino in fondo, perché io mi posso basare solo sul mio tempo. Però so che è una storia
che dura da secoli e secoli e che veniamo tormentati. Perché?
Sin    da   adolescente     mi       sono     imbattuto    in
discriminazioni. Io, per esempio, non ho potuto
frequentare una scuola pubblica, perché nel Regno
di Sardegna, dove sono nato, ai
non cattolici non era permesso accedervi.
Nel 1837 mi sono affiliato alla massoneria di Livorno,
una città molto cara a noi Ebrei.
Perché?     Semplicemente        perché     la    città   del
Granducato di Toscana, sede di un
importantissimo porto, è l'unica a non aver mai avuto
un vero ghetto.
Dopo    essermi    laureato      a   Siena,      ho   deciso
spontaneamente di andarmene in esilio.
Ginevra, Lione, Parigi e Londra mi hanno offerto
l'occasione di conoscere molti patrioti
italiani. Lo stesso Giuseppe Mazzini si è affidato a me per l'organizzazione della
spedizione dei fratelli Bandiera. Poveri ragazzi... La loro fine mi ha spinto ad
allontanarmi un po' dalla politica per dedicarmi alla poesia. Ne ho dedicata una anche a
loro. Sapete che anche Goffredo Mameli, che voi di solito ricordate per l'inno d'Italia, ha
scritto un componimento in onore di Attilio ed Emilio? Be', non è stato l'unico a farlo.
Rientrato in Piemonte, ho deciso di accettare la sovranità dei Savoia, ma ho continuato
a battermi per la questione sociale e l'emancipazione dei ceti popolari. Ho fatto parte
anche a lungo del Parlamento, seguendo in prima persona la formazione del Regno
d'Italia. Che momento! Sono felice di averlo vissuto. Così come sono felice di non aver
vissuto la perdita dei nostri diritti, la cancellazione dell'emancipazione ebraica...
ENRICO GUASTALLA
Sono un uomo del Risorgimento. Posso dirlo ad alta voce, visto che l'ho vissuto
interamente da vicino. Bersagliere nei moti del 1848, difensore della Repubblica
Romana nel 1849. Anche Giuseppe Garibaldi si è accorto del mio valore, infatti mi ha
dato il soprannome di “caporale del Vascello”.
Poi sono diventato Cacciatore delle Alpi e sono partito con i Mille per la Sicilia. Non ero
il solo israelita: eravamo in otto. Ma allora non importava a nessuno se fossi ebreo,
cattolico o ateo. Serviva combattere per l'Italia e noi combattevamo. Sono rimasto
anche ferito nella battaglia del Volturno e incarcerato ai forti del Varignano e di
Fenestrelle. Queste brutte esperienze non mi hanno comunque impedito di partecipare
anche a quella che voi chiamate Terza guerra d'indipendenza.
Durante la guerra del 1866 sono stato nominato tenente colonnello e sottocapo di Stato
Maggiore del Corpo Volontari Italiani. Per essermi distinto nel combattimento di Cimego
e nella battaglia di Condino del 16 luglio, sono stato persino decorato della croce di
ufficiale Ordine militare di Savoia “per la perizia ed intelligente attività nella direzione
dell’ufficio di Stato maggiore e pel valore e capacità militare dimostrata sotto il fuoco
nemico specialmente nei combattimenti”.
Chi poteva più fermarmi? Nel 1867 ho seguito di nuovo Garibaldi per liberare Roma e in
seguito sono stato eletto deputato al parlamento italiano. Prima di morire, all'inizio del
Novecento, mi hanno anche affidato il Museo del Risorgimento di Milano. Insomma, ho
dimostrato per tutta la vita il mio amore e il mio impegno per questa patria. Per questo
sono felice di essermene andato prima del 1938. Non l'avrei tollerato.
ISACCO, ADOLESCENTE NEL 1938
Ma cosa vi ho fatto, amici miei? Sono sempre io! Cosa vi succede?
Perché non posso più venire a scuola con voi o entrare nei nostri negozi?
So che non l'avete deciso voi, ma perché osservate muti quello che mi sta accadendo?
Ecco che cosa rimane della nostra emancipazione, guadagnata in secoli di lotte e
indicibili sofferenze.
Già… L’emancipazione… Ricordo ancora quando il mio bisnonno me ne parlava
qualche anno fa. Mi ripeteva sempre:
“Era nostro dovere combattere al fianco dei carbonari! Eravamo patrioti italiani e per noi
la lotta aveva un doppio valore. Voleva dire liberarsi dall’oppressione straniera e creare
un nuovo governo che avrebbe abolito le leggi antiebraiche. Il riconoscimento di pari
diritti era un atto di giustizia per il nuovo Stato italiano.
Ah, che svolta nel 1848! Non è vero che fu un fallimento. La vera gloria non deriva solo
dalle vittorie militari: lo Statuto di Carlo Alberto rimase in vigore e insieme a questo fu
riaffermata la nostra emancipazione!”.
Sono quasi contento che il bisnonno non ci sia più. Mi sento sollevato dal fatto che lui
non stia assistendo alla cancellazione dei nostri diritti. Chissà perché poi… Non riesco a
farmene una ragione. Mi sembra che l’Italia, la nostra Italia, stia tornando indietro di
secoli, ripiombando nel buio dell’ignoranza e del pregiudizio.
Eppure il duce era stato chiaro qualche anno fa: “L'antisemitismo non esiste in Italia...”.
Perché, allora? Ieri mi sono persino sentito dire che c’è un solo modo per sottrarsi a
queste nuove leggi: ESSERE DISCRIMINATO. Sì, discriminato. Ho sempre pensato
che questa parola avesse un valore negativo… Come cambiano le cose… Se un mio
parente è morto in guerra o per la causa fascista, posso essere discriminato… dagli altri
miei fratelli ebrei!
Mi sento frastornato, incredulo e terrorizzato. Che ne sarà di noi?
Queste maledette leggi razziali!
È come la vita di un bambino… All’inizio tutto gli sembra bello, vive in un mondo nuovo,
esplora e si diverte. Poi, quando diventa adulto, si accorge che la vita si complica. Lo
stesso sta accadendo a noi Ebrei, inizialmente felici e contenti della nostra realtà
italiana e ora delusi e spaventati. Stiamo vivendo un attimo infernale nel quale l’attesa
rallenta i fatti, tutto sembra essere lento e l’ansia pesa. Continua a pesare. E arriva il
punto in cui tutto crolla. Crolla la speranza di aver ottenuto qualcosa per cui si è
dedicata la vita intera! Voi non potete capire il dolore che noi, popolo ebreo, abbiamo
provato alla notizia! I sentimenti provati vanno oltre la delusione. Non potete
comprendere...
PRIMO LEVI
Questo villaggio, o città, o regione, o nazione, è il mio, ci sono nato, ci dormono i miei
avi. Ne parlo la lingua, ne ho adottato i costumi, e la cultura, a questa cultura ho forse
anche contribuito. Ne ho pagato i tributi, ne ho osservato le leggi. Ho combattuto le sue
battaglie, senza curarmi se fossero giuste o ingiuste: ho messo a rischio la mia vita per
i suoi confini, alcuni miei amici o parenti giacciono nei cimiteri di guerra, io stesso, in
ossequio alla retorica corrente, mi sono dichiarato disposto a morire per la patria. Non
la voglio né la posso lasciare: se morrò, morrò “in patria”, sarà il mio modo di morire
“per la patria”.
Mantenne la promessa.
SHOAH
PER NON DIMENTICARE
DESTINATARIO SCONOSCIUTO

Spunti per la riflessione
Le domande poste dal libro, di cui noi abbiamo visto una trasposizione teatrale, sono
due:
1) In che modo il nazismo ha potuto cambiare la mente di molti tedeschi colti,
intelligenti e sensibili fino a indurli a rinnegare l'amicizia che li aveva legati in
passato a qualsiasi persona ebrea?
2) Come si può uccidere un nazista semplicemente scrivendogli lettere? Ad attrarre
l'attenzione di Elliott e Katherine, nel 1938, è un breve articolo riportato dai
giornali.
Tornati in America dalla Germania, alcuni studenti avevano scritto ai loro amici
tedeschi lettere fraterne dove prendevano in giro Hitler. In risposta avevano
ricevuto un accorato invito a "smetterla" dato che la posta era sotto stretta
sorveglianza: «Siamo in pericolo. Queste persone non scherzano». E' a questo
episodio che Katherine si ispira per scrivere Destinatario sconosciuto.
1) Il nazismo ha potuto cambiare la mente di molti tedeschi colti “obbligandoli” ad
aderire al partito. Erano anche in parte attratti e affascinati dal grande carisma di
Hitler: credevano che un uomo così forte potesse sollevare la Germania, portandola
fuori dalla crisi in cui era caduta nell’immediato primo dopo-guerra. Tutto questo
viene messo in risalto anche da Martin quando scrive a Max: “Quell’uomo è come
una scossa elettrica, energico come lo può essere soltanto un grande oratore e un
fanatico, ma a volte mi chiedo se sia sano di mente […]. Naturalmente non esprimo
apertamente questi miei dubbi. Ora sono un pubblico ufficiale, lavoro per il nuovo
regime e devo esibire il mio assenso. […]. Ma non è soltanto un espediente, c’è
qualcosa di più, la sensazione che la Germania abbia finalmente trovato il destino e
che il futuro ci stia venendo incontro come un’onda che tutto travolge”.
2) Si può uccidere un nazista semplicemente inviandogli lettere perché a
quell’epoca la posta era controllata dalla censura e se vi trovavano qualcosa di
sospetto o che andava contro il regime nazista, il destinatario veniva arrestato.
Max si vendica di Martin poiché lui si è rifiutato di salvare la vita a sua sorella
Griselle, in quanto ebrea. Gli comunica quindi per posta le dimensioni dei quadri, dei
pennelli, i colori dei dipinti da ordinare e altri numeri, per così dire, “campati per
aria”. La posta di Max viene controllata, Martin viene arrestato a causa dei
molteplici numeri presenti nelle lettere e gli viene chiesto di riferire alla polizia
quale sia il codice per decifrare i messaggi. Martin, non essendo a conoscenza di
alcun codice, non può rispondere. Si presume abbia fatto una brutta fine perché le
lettere inviate tornano a Max con il timbro “Destinatario Sconosciuto”.
Dopo l'incontro avvenuto giovedì 28 gennaio 2010, ci siamo confrontati sulle
informazioni raccolte.
1) Spiega il significato dei termini: ebreo, giudeo, israelita,
israeliano.
Ebreo = ivrí = che passò oltre da una religione politeista ad una monoteista
Abramo: capostipite delle 3 religioni monoteiste:
a.ebraismo
b.cristianesimo
c.islamismo
Giudeo = da Giuda, figlio di Giacobbe
Si credeva fosse Giuda Iscariota, che tradì Gesù, quindi si sosteneva che gli
ebrei fossero dei traditori e dei deicidi (uccisori di Dio).
Israelita = da Israel Giacobbe
Israeliano = dello stato di Israele
2) Cos’è la diaspora? In quale periodo avvenne?
La diaspora è la dispersione di un popolo nel mondo dopo l’abbandono delle
terre di origine. Un esempio è la migrazione degli ebrei fuori dalla Palestina,
avvenuta nel 70 d.C. , dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme da
parte dei
Romani.
3) Cos’è la Torah? Perché è importante per gli ebrei?
La Torah è l’Antico Testamento e significa “insegnamento”. Vi è riportato
come un buon ebreo deve vivere.
E’ importante perché da questa hanno estrapolato i 613 precetti, tra cui
anche i 10 Comandamenti, ed è diventata l’Alaha, la legge.
4) Chi è il rabbino?
Il rabbino è un maestro che si è laureato anche più di una volta e che ha
studiato e approfondito la Torah.
5) Cos’è la sinagoga? Quali attività vi si svolgono?
La sinagoga è il luogo dove gli ebrei si riuniscono, non solo per pregare.
Non vi sono immagini sacre perché è vietato rappresentare Dio.
6) Cosa rappresenta la Pasqua per gli ebrei? Come la festeggiano?
La Pasqua è la prima festività del calendario ebraico.
Significa passare (la porta con il segno del sangue dell’agnello all’epoca della
decima piaga d’Egitto) e in ebraico viene chiamata Pesach.
Celebra l’uscita degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto e per questo motivo, in
famiglia, si racconta la storia degli ebrei.
Si mangia pane azzimo per otto giorni ed erba amara per ricordare le lacrime
versate durante la schiavitù.
Si pulisce totalmente la casa.
E’ il primo giorno del primo raccolto.
7) Qual è il loro giorno di festa settimanale? Come lo festeggiano?
Che cosa non possono fare in quel giorno? Perché?
Il giorno di festa per gli ebrei è il sabato (chiamato shabat), che inizia il
venerdì sera dopo il tramonto.
Lo festeggiano preparando uno speciale pranzo, molto ricco.
La donna prepara inoltre un pane, che il padre benedice insieme al vino.
In quel giorno non possono compiere alcun lavoro perché è il giorno in cui Dio
si è riposato, quindi è proibito svolgere qualunque attività.
E’ il giorno dedicato alla famiglia e alla riunione settimanale, alla preghiera e
allo studio.
8) Quali sono i momenti importanti della vita di un ebreo? Come
vengono festeggiati?
Circoncisione (milà): si compie a 8 giorni dalla nascita secondo la tradizione
ebraica ed entro i 13 anni di età secondo le usanze ismaelite (musulmane).
La circoncisione è stata sostituita dal battesimo per i cristiani.
Maggiore età (barmizvà): significa assumersi le proprie responsabilità nel
rispettare i 613 precetti.
Viene svolta a 12 anni per le ragazze e a 13 per i ragazzi.
Il ragazzo per la prima volta legge un rotolo di pergamena il sabato mattina,
nel giorno sacro.
Matrimonio (kiddushin): è una tappa fondamentale ed ogni ebreo si deve
sposare perché nella Genesi Dio ha comandato di moltiplicarsi.
Ci si può sposare dopo i 18 anni.
Si compie la piena realizzazione dell’individuo che crea una famiglia, un nucleo
fondamentale per il popolo ebraico.
Alla fine del rito del matrimonio viene rotto un bicchiere per ricordare la
distruzione del Tempio di Gerusalemme.
9) In che modo e in quali momenti della giornata devono pregare gli
ebrei?
Per le tre preghiere quotidiane, l’uomo ha degli orari stabiliti, mentre la
donna può pregare quando vuole perché deve badare ai figli.
Ci sono indumenti appositi per eseguire la preghiera:
- il tallet (o tallit) è uno scialle con molte frange, molto importanti, e 613 nodi
per ricordare i precetti;
- la kippá è una papalina che simboleggia l’umiltà e la sottomissione
dell’individuo a Dio;
- i tefillin sono dei filatteri che si legano sul braccio e sulla testa.
10) La storia degli ebrei è stata divisa in tre fasi: quali? A quali
periodi corrispondono?
La storia degli ebrei è stata divisa in tre fasi:
1. La conversione: gli ebrei non possono vivere tra noi se non si convertono,
dal 300 d.C. al 1200 d.C.
2. L’espulsione: gli ebrei non possono vivere tra noi, dal 1200 d.C. al 1940
d.C.
3. Il massacro: gli ebrei non possono vivere, dal 1940 d.C. al 1945 d.C.
11) Descrivi cosa avvenne in ciascuna
1. L’imperatore Costantino cerca di convertire gli ebrei al cristianesimo, ma
senza esiti positivi.
2. Si cerca in tutti i modi di espellere gli ebrei assegnandogli vari simboli di
riconoscimento.
3. Vengono aperti i campi di sterminio per massacrare tutti gli ebrei e le
persone che – secondo il partito nazista – andavano contro il governo o che
erano inutili e pericolosi perché potevano “contaminare” la razza ariana.
12) In particolare, quali erano le accuse che nei secoli vennero
attribuite agli ebrei? Quando vennero perseguitati? Con quali
provvedimenti?
Gli ebrei iniziarono ad essere perseguitati già nel 300 d.C., quando li si
accusava di essere ebrei e non cristiani: vennero ritenuti cittadini di serie B,
vennero tolti dalle cariche pubbliche, vennero proibiti i matrimoni misti e
venne cambiato il loro giorno sacro. Iniziarono ad attecchire i pregiudizi.
Dal 1200 in poi, fino al 1900, vennero rinchiusi nei ghetti per evitare che
fuggissero. Con l’Illuminismo molti ebrei si arricchirono e vennero ritenuti
“ricchi a discapito dei tedeschi”, praticavano il prestito ad interesse perché
la loro religione lo permetteva e vennero giudicati “usurai”.
Già dall’1800, epoca del colonialismo e imperialismo, l’umanità venne distinta
in razze:
razza semitica = ebrei
razza ariana = prototipo di purezza, di ceppo germanico
Dal 1900 al 1945 circa, vennero rinchiusi nei ghetti nazisti per poi essere
portati al genocidio dei campi di sterminio.
13) In particolare, quando furono creati i ghetti? Come erano
organizzati?
I ghetti nazisti furono creati verso il 1900, erano molto piccoli e con un’alta
concentrazione di persone. I primi ghetti, però, fecero la loro comparsa già
nel 1516. Erano dei quartieri recintati da mura, molto malsani, in cui venivano
rinchiusi gli ebrei.
Venivano ammassati in luoghi ristrettissimi, le epidemie si diffondevano
molto rapidamente, le scuole ebraiche erano state abolite e soprattutto dal
ghetto era vietato uscire.
14) Per quali motivi Hitler perseguitò gli ebrei? Con quali accuse?
Hitler odiava sia gli ebrei che i comunisti perché per loro i valori importanti
erano la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza, la democrazia… (ideali attinti
dall’Illuminismo), mentre per il Fürer era la lotta.
Riteneva inoltre che fossero stati proprio gli ebrei ad aver fatto perdere alla
Germania la Prima Guerra Mondiale e che volessero governare tutto il mondo
dopo averlo conquistato.
15) Cosa furono le Leggi di Norimberga?
Le Leggi di Norimberga sono state emanate nel 1935 dal partito
nazionalsocialista di Adolf Hitler e adottate in Italia nel 1938 con Benito
Mussolini.
Sono leggi anti-semitiche, che discriminano solamente gli ebrei.
16) Cosa fu la “soluzione finale”? Quando fu decisa?
La “soluzione finale” rappresentò la decisione di sterminare la razza ebraica
aprendo i campi di sterminio. Ne furono istituiti solamente 6 in tutto il mondo
e si trovavano tutti in Polonia, dove c'era la massima concentrazione ebraica:
Treblinka, Chelmno, Sobibor, Majdanek, Belzec e Auschwitz-Birkenau.
La soluzione finale fu approvata il 20 gennaio 1942, quando i gerarchi
tedeschi si radunarono a Wansee con il progetto di massacrare 11 milioni di
persone.
17) Chi veniva deportato e rinchiuso nei campi di concentramento
oltre agli ebrei?
Nei campi di concentramento, oltre agli ebrei, furono internati anche gli
oppositori politici, gli zingari, i criminali, i testimoni di Geova, gli omosessuali,
i disabili…
18) Quanti furono gli ebrei uccisi nei campi di concentramento?
Le persone sterminate nei campi di concentramento e di sterminio furono 10
milioni, tra cui 1,5 milioni erano bambini e 6 milioni ebrei.
AUSHWITZ - BIRKENAU
                 Analisi del documento

1) Quando si decise di costruire un campo di concentramento ad
Auschwitz? Per quale scopo? Dove venne costruito?
Il più grande campo di sterminio venne organizzato dai nazisti a Oswiecim
con il nome Konzentrationslager Auschwitz. L’idea di costruire un campo di
concentramento per sgombrare le prigioni che pullulavano di polacchi venne
espressa per la prima volta verso la fine del 1939 in riferimento alla nuova
ondata di arresti di massa.
2) Chi vi fu internato a partire dal 1941?
Fin dal 1941 la Gestapo cominciò a spedire ad Auschwitz, oltre ai polacchi,
prigionieri politici e membri della Resistenza provenienti da tutta l’Europa
occupata, prigionieri di guerra russi e tutti coloro che per qualche motivo
venivano considerati dannosi per il Terzo Reich.
3) Quando iniziò ad essere anche un campo di sterminio? Perché
venne scelto proprio Auschwitz?
Dal 1942 il Konzentationslager Auschwitz cominciò a svolgere un nuovo ruolo,
quello di campo di sterminio degli ebrei europei e poi, dal 1943, anche degli
zingari. Venne scelto proprio Auschwitz sia perché la sua ubicazione
facilitava il trasporto, sia perché la zona poteva essere facilmente isolata e
mascherata.
4) Per cosa venivano utilizzati i prigionieri?
La manodopera a prezzo minimo, costituita dai prigionieri destinati a morire,
serviva innanzitutto alle SS, ma anche ai grandi consorzi industriali, fra cui la
Ig-Farbenindustrie, la Hermann Göring Werke, la Siemens-Schuckertwerke,
la Krupp, ecc…
5) Come venivano schedati i prigionieri?
I detenuti venivano schedati: i loro dati personali erano registrati e si
assegnava loro un numero di carcerazione, che doveva sostituire il cognome
diventando così l’unico segno di identificazione. A cominciare dall’inverno del
1940 fino al 1943, i detenuti venivano fotografati in tre pose nel laboratorio
fotografico del campo (erkennungsdienst). Col tempo venne introdotta
l’usanza di tatuare il numero sull’avambraccio sinistro di ogni prigioniero per
prevenire le evasioni dei detenuti dal campo e facilitare, se catturati, la loro
identificazione.
6) Cosa significavano i differenti triangoli colorati sulle casacche?
Ogni prigioniero veniva contrassegnato con un triangolo, il cui colore
dipendeva dal motivo dell’arresto.
     = nemici della Germania nazista accusati di reati politici



            = zingari (ritenuti asociali)

            = criminali

            = testimoni di Geova

            = omosessuali

                  = ebrei. Il secondo triangolo indicava la causa
                  dell'incarcerazione

7) Quali erano le condizioni di vita dei prigionieri?
Il clima malarico Oswiecim, le condizioni sanitarie al di sotto di ogni norma
igienica, la fame, i vestiti che non riparavano dal freddo, raramente cambiati,
non lavati e mal disinfettati, i topo e gli insetti facevano sì che le malattie si
diffondessero con facilità, trasformandosi in epidemie che decimavano i
detenuti. Particolarmente difficili erano le condizioni igieniche a Birkenau,
dove mancavano sia le fognature che le tubature dell’acqua e per questo si
approfittava di ogni pozza per lavarsi.
8) Come si svolgevano le giornate? Alzata, pasti, ore di lavoro…
Con il “gong” che fungeva da sveglia e annunciava il nuovo giorno, entrava con
impeto il capo-blocco che, gridando e picchiando, vigilava che venisse tutto
riassettato. Poi venivano cacciati fuori dalle baracche, con qualsiasi tempo,
sulla strada principale del campo. La colazione era costituita da mezzo litro
di un liquido amaro chiamato caffè, poi tutti si mettevano in fila sulla piazza
dell’appello da dove, alcuni minuti più tardi, si recavano a lavorare schierati a
file di cinque. Si lavorava ben dodici ore, spesso senza intervallo e di corsa,
sotto i colpi dei manganelli di cui erano armate le guardie delle SS ed i Kapò.
Il ritmo di lavori era accelerato dai frequenti colpi di manganello e di
staffile.
Un’ulteriore tortura erano poi gli zoccoli di legno, che rendevano difficile
ogni movimento. Durante il ritorno al campo, i prigionieri picchiati a morte o
feriti venivano trascinati o portati sui carrelli e sulle carriole dai loro
compagni.
Terminato l’appello, i detenuti ricevevano il pasto serale: 300 grammi di pane,
30 grammi di margarina, un po’ di decotto di erbe.
9) A cosa serviva e in che condizioni si svolgeva l’appello?
L’appello serviva per dimostrare che le cifre indicate nel registro
corrispondevano allo stato effettivo. Gli appelli serali duravano a volte alcune
decine di minuti o persino alcune ore, durante i quali i prigionieri erano tenuti
in piedi o con le gambe accovacciate. Nel campo femminile frequenti erano gli
appelli punitivi, durante i quali le prigioniere stavano per ore e ore
inginocchiate con le braccia in alto.
10) Chi erano i m usulman i ? Cosa succedeva loro prima di morire?
I prigionieri che morivano per fame erano chiamati, nel gergo del campo, “i
musulmani”. Prima di morire sfilavano nell’ “atrio del crematorio” i malati,
sfiniti per mancanza di assistenza medica e di medicinali.
11) Che fine facevano i malati?
I malati che – secondo le SS – erano ormai inguaribili venivano mandati, dopo
un’accurata selezione, alla camera a gas o al forno crematorio dopo essere
stati uccisi con un’iniezione di fenolo. Nel campo femminile di Birkenau le
malate e le convalescenti che non davano speranze di una guarigione rapida,
venivano sistemate nel blocco nr 25, una baracca isolata dalle altre.
Destinate a morire nelle camere a gas, erano private di ogni nutrimento. Se
morte, venivano ammassate nel cortile, se sopravvissute,venivano, dopo alcuni
giorni, trasportate con un camion nelle camere a gas.
12) Quali trattamenti avevano i bambini?
I bambini nel campo venivano trattati alla stesso modo degli adulti: alcuni
servivano ai medici delle SS come cavie per gli esperimenti, gli altri dovevano
lavorare duramente.
13) Quali tipi di punizioni potevano essere inflitti ai prigionieri? Per
quali motivi?
Tutto poteva essere motivo di punizione: bastava chinarsi per raccogliere una
patata, accendere una sigaretta, fare un bisogno nel momento sbagliato,
scambiare il proprio dente d’oro con una fetta di pane o lavorare in modo
poco produttivo. La gravità della punizione ed il suo genere dipendevano
dall’umore del soldato delle SS. I più frequenti erano: le frustate, la pena
“del palo”, la pena “del pilastro”, gli appelli punitivi, le brigate di lavoro
punitive, il lavoro extra, le celle di rigore, la riduzione o la sospensione totale
delle razioni di cibo. Nel caso delle evasioni gli ufficiali delle SS applicavano il
principio della responsabilità collettiva. Quelli che erano sospettati di aver
collaborato o tentato di evadere venivano pubblicamente impiccati o fucilati.
14) Quali tipi di esperimenti venivano compiuti sui prigionieri? A
cosa servivano?
Come negli altri campi, anche nel kl Auschwitz, i medici delle SS compirono
numerosi esperimenti criminali sui prigionieri. Ad esempio, servivano alla
scopo di elaborare un metodo di rapida eliminazione biologica, sterilizzare gli
uomini e le donne ebrei, avanzare le ricerche genetiche e antropologiche. Ad
Auschwitz venivano inoltre sperimentati diversi preparati: si introducevano
delle sostanze tossiche nella cute dei prigionieri, venivano eseguiti trapianti
cutanei, ecc…
15) In cosa consistevano e in che modo avvenivano le azioni
speciali?
Di queste azioni ce ne sono state centinaia. Si sbarrava la porta ermetica
della camera a gas, le SS introducevano negli appositi fori del soffitto il gas
ciclone B e nel giro di 15-20 minuti le vittime chiuse nelle camere
soffocavano. I corpi venivano bruciati in 4 forni crematori o all’aperto nei
roghi, o nelle fosse.
16) In che modo venivano uccisi gli ebrei?
Gli ebrei venivano uccisi prevalentemente con le camere a gas. Potevano
essere uccisi anche con una fucilata nella nuca o dalle bastonate. Alcuni
morivano a causa delle epidemie, altri della fame, degli esperimenti scientifici
oppure a causa dei frequenti incidenti di lavoro che accadevano. Alcuni
invece, arrivati all’esaurimento, si lanciavano contro il filo spinato per
suicidarsi. A causa di queste morti, però, le SS prendevano 10 persone a caso
e le fucilavano perché le ritenevano responsabili della morte del suicida.
17) Che fine facevano i beni e gli oggetti personali degli ebrei
deportati e uccisi?
Nella ricerca del guadagno non si risparmiavano nemmeno i cadaveri: l’oro dei
denti, rifuso, veniva spedito all’Ufficio della Sanità delle SS ed alla Banca del
Terzo Reich, i capelli tagliati alle donne venivano trasformati in tessuto e le
ceneri utilizzate come fertilizzanti.
18) A cosa serviva e in che modo avvenne la R esistenza nei campi
d i Auschwitz?
La Resistenza, un movimento dapprima spontaneo, non organizzato, poi, con il
tempo, perfezionato, tentava di salvare i prigionieri in pericolo di vita, di
procurare le medicine, di portare l’aiuto medico ed il conforto psicologico. Un
esempio di come agiva la Resistenza ad Auschwitz fu la ribellione del
Sonderkommando.
19) Cosa fecero i nazisti quando iniziarono le sconfitte dell’esercito
tedesco?
I nazisti si misero a cancellare ogni traccia della loro attività criminale. I
documenti vennero distrutti, le baracche smontate, gli oggetti personali delle
vittime bruciati, le camere a gas e i crematori fatti saltare in aria. I
prigionieri rimasti in vita vennero evacuati in altri campi sempre come
manodopera a basso prezzo, mentre quelli sul punto di morire vennero lasciati
nel campo e furono trovati dagli Alleati.
20) Quando avvenne la liberazione dei detenuti dei campi di
Auschwitz?
Il campo di Auschwitz-Birkenau venne liberato il 27 gennaio 1945 dalla 60
Armata del I Fronte Ucraino.
AUSCHWITZ
                         Francesco Guccini

Son morto con altri cento,
son morto ch'ero bambino:
passato per il camino,
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz c'era la neve:
il fumo saliva lento
nel freddo giorno d'inverno
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz tante persone,
ma un solo grande silenzio;
è strano: non riesco ancora
a sorridere qui nel vento.
Io chiedo come può l'uomo
uccidere un suo fratello,
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone,
ancora non è contento
di sangue la belva umana,
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
che l'uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare,
e il vento si poserà.
SE QUESTO E’ UN UOMO
                      PRIMO LEVI (1919–1987)

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato
Vi comando queste parole.
Scolpite nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi
ANALISI DEL FILM “L’AMICO RITROVATO”
                           Dal romanzo di Fred Uhlman

Anno di produzione 1989 Regia di Schatzberg Produzione franco-anglo-tedesca

L’AMBIENTAZIONE
Il film è ambientato a Stoccarda negli anni Trenta del ‘900. Lo si intuisce perché
vengono mostrate le svastiche naziste di Hitler, che salì al potere nel 1933. Gli
elementi del periodo storico che sono messi in rilievo dal film sono la contestata
amicizia tra un tedesco e un ebreo e le persecuzioni contro gli ebrei, che rompono
questa magica amicizia. I luoghi in cui si svolge la storia sono dapprima New York e
poi Stoccarda. La vicenda trova luogo in molti spazi della città di Stoccarda,
principalmente, la scuola, la casa di Hans, la casa di Konradin e molti spazi aperti
come il bosco e i campi.


L’INTRECCIO
Henry, Hans, è al parco con la sua nipotina che sta giocando. Tornano all’albergo,
dove c’è sua figlia, e pranzano insieme. Lei gli dice che non è necessario che affronti
questo viaggio, ma Henry crede davvero che sia indispensabile. Si fa accompagnare
in un vecchio palazzo, dove probabilmente viveva con suo zio a New York, e trova
molti ricordi della sua giovinezza, come le forbici da medico di suo padre e delle
monete.
Parte per Stoccarda, dove, vedendo gli edifici e le botteghe, affiorano nella sua
mente tutti i momenti passati in quella città da ragazzo.
Hans frequenta un liceo di Stoccarda. Un giorno arriva in classe con lui Konradin un
tedesco di stirpe nobile. Il particolare modo di comportarsi di Konradin impaurisce
gli altri ragazzi, ma affascina Hans, che desidera diventare suo amico. Un giorno
Konradin si accorge che Hans ha una collezione di monete antiche e così scoprono di
avere una passione in comune. Sulla strada verso casa, Konradin e Hans iniziano a
discutere; da lì inizia un’amicizia basata anche su interessi comuni: Hans invita
Konradin a casa sua, gli fa conoscere i suoi genitori e gli mostra la sua collezione di
monete. Anche Konradin invita Hans a casa sua: non viene però presentato ai
genitori dell’amico e Konradin gli dice che è perché sua madre odia e teme gli ebrei
e suo padre ne sostiene la mentalità. Non gradiscono, inoltre, che il figlio frequenti
ebrei.
Le leggi razziali di Hitler compromettono i rapporti tra i due giovani e le strade dei
due ragazzi, quindi, si separano quando i genitori di Hans decidono di mandare il
ragazzo da alcuni zii a New York. Una volta messo in salvo il figlio, i genitori di Hans
si suicidano con il gas. Da quel momento Hans non sa più nulla delle vicende di casa
propria, cambia nome in Henry, diventa avvocato e si costruisce una nuova vita in
America.
A distanza di anni, Henry, torna a Stoccarda per ritrovare il suo amico. Dopo
numerose ricerche torna nella sua vecchia scuola e scopre che Konradin è stato
giustiziato per aver preso parte al complotto per uccidere Hitler. Alla luce di
questa rivelazione, Hans si rende conto che il suo amico non aveva gli stessi ideali
della madre nazista e capisce di aver ritrovato Konradin, anche se ora non c’è più.


PERSONAGGI PRINCIPALI
I personaggi principali del film sono Hans, Konradin e sua madre.
Hans è di origine ebrea, suo padre è un medico e sua madre lavora in casa. Ha un
carattere socievole, è simpatico e sicuro di sé. I suoi interessi sono l’avventura e le
collezioni di monete antiche e preziose. E’ convinto che non ci siano distinzioni nette
tra ebrei e tedeschi e si chiede come sia fatto un ebreo quando la cugina di
Konradin gli dice che non sembra nemmeno ebreo.
Konradin è un tedesco di origini nobili. Ha un carattere aperto, solare e senza
pregiudizi di alcun tipo. I suoi interessi sono lo studio e le collezioni, come l’amico,
di antiche monete. E’ convinto che tra tedesco e ebreo non ci sia alcuna differenza,
infatti, seppur i genitori non vogliano, è amico di Hans. Quando va a casa del suo
amico, i suoi genitori gli tessono molte lodi a causa della sua ricchezza e nobiltà.
Durante la vicenda, nonostante le leggi razziali, cerca di non compromettere il suo
rapporto con l’amico, che però si rifugia negli USA per scappare dalle persecuzioni.
La mamma di Konradin è prevenuta e cattiva nei confronti delle persone diverse da
lei, sia che siano ebrei che neri. Konradin cerca di farle cambiare idea su Hans
dicendole che è una brava persona, ma lei, pur di non smentirsi, dice che anche se
fosse in fin di vita non si lascerebbe toccare da un medico ebreo (il padre di Hans).

TECNICHE NARRATIVE
L’uso del flash-back durante la narrazione (e che prende quasi tutta la durata del
film) serve al regista per rimandare indietro la storia dei vari personaggi nel tempo,
principalmente quella di Hans, che da anziano ricorda tutta la sua giovinezza
arrivando a Stoccarda. L’ordine della narrazione è un intreccio, cioè una tecnica
narrativa che
non prevede una narrazione in ordine cronologico, ma comprende molti flash-back,
come in questo caso, che servono per spiegare gli avvenimenti passati.
L’uso del colore è molto importante; vengono usate tre gradazioni di colori:
il colore delle televisioni attuali, molto definito, per gli avvenimenti che riguardano
il presente della vicenda, cioè Hans da adulto. Vengono usati all’inizio e alla fine del
film;
Il colore più attenuato e ridotto per gli avvenimenti che Hans ricorda tornando a
Stoccarda e che riguardano il flash-back più lungo e dettagliato. Si incontrano
scene di questo tipo per tutto lo sviluppo del film;
Il bianco e nero per dei flash-back di brevissima durata, che ricordano al
protagonista scene che lui ha vissuto quando era giovane e che adesso sta vedendo
rivivere. Penso si possa definire “déjà vu”, ovvero “già visto”. Viene utilizzato per
esempio all’inizio, quando vede che un cane (pastore tedesco) sta rincorrendo sua
nipote e si ricorda di due soldati nazisti, visti da ragazzo, con un pastore tedesco
che digrignava i denti contro di lui.

RIFLESSIONI PERSONALI
Il tema affrontato da questo film è principalmente l’amicizia, che, come dice il
titolo “L’amico ritrovato”, si instaura tra due ragazzi che poi si devono abbandonare
perché di culture, religioni e classi sociali differenti.
Alla fine del film Hans ritrova il suo amico Konradin dopo che ha compiuto un
grandioso gesto eroico. Lo ritrova, si può dire, spiritualmente, perché sa che non
era cattivo, ma veniva obbligato ad aderire al partito nazionalsocialista.
Questo aspetto implicito del personaggio tedesco può essere paragonato anche al
protagonista dello spettacolo teatrale “Destinatario sconosciuto”. Martin, infatti,
diventato un pubblico ufficiale, non poteva più pensare di rinnegare il partito, anche
perché rischiava di essere ucciso. Il film mi ha fatto pensare molto a come doveva
essere difficile la vita a quel tempo per un ragazzo all’incirca della mia età. Se fossi
stata in Hans, non avrei esitato a partire per l’America nella speranza di salvarmi,
però avrei portato con me tutta la mia famiglia, perché non sarei riuscita a vivere
con il pensiero che loro fossero morti per salvare me. Se fossi stata in Konradin,
invece, avrei rinnegato subito l’amicizia con un ebreo, non tanto perché ci sia una
distinzione razziale, ma per la paura di morire.
Non mi è piaciuto il personaggio della madre di Konradin perché secondo il mio
parere non esiste una persona superiore all’altra, tanto meno è accettabile che una
persona si prenda il diritto di ucciderne un’altra perché la ritiene inferiore. E’
inconcepibile, eppure ci sono state persone così folli e fanatiche che hanno preso
questa questione tanto leggermente, e non dobbiamo pensare solo ad Hitler, ma
anche a molti altri governatori che, pur di addossare la colpa a qualcuno, hanno
puntato il dito proprio contro chi la colpa non l’aveva.
BIBLIOGRAFIA
Michele Sarfatti, Gli ebrei nell'Italia fascista, Einaudi, 2000
Michele Sarfatti, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Einaudi,
2002
Michele Sarfatti, La Shoah in Italia, Einaudi, 2005
Vittoria Calvani, Scambi tra civiltà vol.3, A. Mondadori Scuola, 2007
Kressman Taylor Katherine, Destinatario sconosciuto, BUR, 2003




                              SITOGRAFIA
www.morasha.it
http://it.wikipedia.org
www.cdec.it
www.istoreto.it

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1938: l'anno del dolore

  • 1. 1938 L'anno del dolore Lavoro prodotto dalla Classe III C della Scuola Secondaria di Molteno (Lecco) nell'ambito dell'iniziativa I giovani ricordano la Shoah Anno Scolastico 2010-11
  • 2. Indicibile dolore, regina, inviti a rinnovare, come i Danai distrussero i beni troiani ed il regno degno di pianto, e le cose tristissime che io vidi e di cui fui gran parte. Quale soldato dei Mirmidoni o dei Dolopi o del crudele Ulisse raccontando tali cose si tratterrebbe dalle lacrime? E già la notte umida dal cielo precipita e le stelle cadendo consigliano i sonni. Ma se sì grande (è) l'amore di conoscere i nostri casi ed ascoltare brevemente la massima angoscia di Troia, anche se il cuore inorridisce e rifugge dal lutto, inizierò. Virgilio, Eneide (libro II) E quella a me: "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Dante, Inferno (canto V)
  • 3. INTRODUZIONE La persecuzione degli Ebrei in Italia dal ’38 al ’45 e la Shoah avvennero dopo un lungo periodo in cui, con il Risorgimento e l’Unità d’Italia, gli Ebrei avevano progressivamente acquisito tutti i diritti civili e politici, al pari degli altri cittadini italiani. Furono anche per questo particolarmente dolorose. Sulla base delle letture fatte, dei film visti e delle testimonianze ascoltate, esprimete le vostre considerazioni ed emozioni. A partire da questa traccia, la classe Terza C si è posta l'obiettivo di riflettere sullo stato d’animo dei cittadini italiani che, in quanto ebrei, furono ufficialmente rinnegati e perseguitati da un paese, il proprio, per il quale avevano lottato e al quale avevano in vari modi contribuito. Affrontando lo studio delle tappe che hanno portato all'unità d'Italia, l'attenzione è stata focalizzata sugli italiani Ebrei che parteciparono al Risorgimento e che insieme all'unità del paese ottennero l’emancipazione. In seguito, sono state consultate diverse fonti per ricostruire le fasi che portarono ● all’annullamento della parità, ● alla persecuzione dei diritti, ● alla persecuzione delle vite degli ebrei. A questo proposito, sono stati utilizzati anche i materiali messi a disposizione da Grazia Mauri, docente presso la Scuola Primaria di Garbagnate Monastero, e i documenti prodotti dagli studenti dello scorso anno durante un percorso sulla Shoah che viene sempre proposto nella nostra scuola. Questi materiali, allegati a questo fascicolo in quanto parti integranti del lavoro svolto, derivano dalla partecipazione allo spettacolo teatrale Destinatario sconosciuto, dalla visione di film, dall'analisi di documenti e dall'incontro con due rappresentanti del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, Maurina Alazraky e Nicoletta Salom. Sulla base di questi materiali messi a loro disposizione, i ragazzi hanno realizzato: - un video sul tema assegnato, - quattro monologhi attribuiti ad Ebrei protagonisti del Risorgimento che manifestano, dall'aldilà, i loro sentimenti dopo l'approvazione delle leggi del 1938, - un monologo attribuito a un adolescente vissuto all'epoca delle leggi antiebraiche, - un monologo di Primo Levi, l'unico non frutto della fantasia degli alunni, tratto da I sommersi e i salvati.
  • 4. INDICE 1. Il lungo percorso della conquista dei diritti Cronologia dei fatti principali legati alla storia degli Ebrei d'Italia 2. Monologhi ● Daniele Manin ● Giuseppe Finzi ● David Levi ● Enrico Guastalla ● Isacco, adolescente nel 1938 ● Primo Levi 3. Shoah – Per non dimenticare Percorso svolto dalla Terza C dell'anno scolastico 2009-10 Bibliografia e sitografia
  • 5. IL LUNGO PERCORSO DELLA CONQUISTA DEI DIRITTI TRA ETA' ANTICA E MEDIOEVO 313 - L’imperatore Costantino emana l’Editto di Milano, che pone fine alle persecuzioni contro i Cristiani e proclama anche la tolleranza di tutti gli altri culti. Tutte le calunnie scagliate dai pagani contro i Cristiani vengono ora ritorte da questi contro gli Ebrei. Da ora in poi la storia degli Ebrei in Italia è in gran parte storia delle relazioni fra Ebrei e Papato. IX secolo - Gli Arabi conquistano la Sicilia, dove si formano importanti Comunità ebraiche. Anno 1000 – Vengono istituite le Corporazioni di Arti e Mestieri. Per farne parte, bisogna professare la fede cristiana, quindi gli Ebrei vengono esclusi da ogni professione, ad eccezione di quella vietata ai cristiani: quella di banchieri. Facendo commercio di denaro, diventano necessari. Per questo motivo sono tollerati. 1215 – Dopo aver tentato inutilmente di convertirli, Il IV Concilio Lateranense convocato da papa Innocenzo III ordina che gli Ebrei viventi nei paesi cristiani portino come contrassegno una rotella di stoffa gialla cucita sulla parte sinistra del petto. Il primo paese cristiano che impose agli Ebrei il "segno giudaico", fu l’Inghilterra (1218). In Italia tale disposizione fu adottata in epoche diverse secondo gli Stati; prima ad adottarla fu Venezia: una rotella gialla sostituita in seguito da un cappello giallo. 1282 - La Sicilia passa sotto la dominazione spagnola; da questo momento la sorte degli Ebrei siciliani è legata alle vicende della Spagna. 1348 - Scoppia in tutta Europa una terribile pestilenza, "la morte nera": gli Ebrei vengono accusati di avvelenare i pozzi per diffondere la malattia. L'accusa trova credito anche per il fatto che, vivendo essi segregati e seguendo rigorose norme igieniche, sconosciute ai più, la pestilenza mieteva fra loro minor numero di vittime. Questa calunnia si diffonde e provoca spaventose persecuzioni, specialmente in Germania; molti Ebrei tedeschi cercano rifugio in Italia e vanno ad ingrossare le già esistenti Comunità dell’Italia Settentrionale. L'ETA' MODERNA 1492 - Gli Ebrei sono espulsi dalla Spagna e il 18 giugno dello stesso anno viene l’ordine di espulsione anche dalla Sicilia e dalla Sardegna (appartenenti alla Spagna). 1516 - Fu istituito a Venezia il ghetto, il primo del mondo. Metà del 1500 - Con la Controriforma si ha un triste periodo per gli Ebrei d’Italia, che durerà fino al Risorgimento. 1555 - Sale al soglio pontificio il cardinale Caraffa col nome di Paolo IV: è il più feroce e
  • 6. accanito persecutore degli Ebrei e degli eretici in genere. Con la bolla antiebraica Cum nimis absurdum, si precipita nella più cupa reazione. Entra subito in vigore l’obbligo del segno giudaico, e si dà inizio alla costruzione delle mura del ghetto, naturalmente a spese degli Ebrei. 1569 - Pio V emana la bolla Hebraeorum gens, con cui ordinava che gli Ebrei fossero cacciati da tutte le Terre del Papa, ad eccezione di Ancona e Roma. Anche nel resto d’Italia si sentono le conseguenze della politica antiebraica dei papi. A Milano Carlo Borromeo, poi santificato, propone l’obbligo del marchio giallo per gli Ebrei e in un secondo tempo ottiene la loro espulsione. 1577 - Papa Gregorio XIII rimette in vigore la "predica coattiva" per obbligare gli Ebrei ad ascoltare prediche che dovevano indurli alla conversione. 1593 - Il Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici promulga una legge, "la Livornina", che concede ospitalità a tutti gli stranieri, anche agli Ebrei. Fine 1600 - Quasi tutti gli Ebrei d’Italia sono ormai rinchiusi nei ghetti (quelli del Piemonte un po’ più tardi). Metà del XVII secolo - In qualche paese (Olanda, Inghilterra, America), gli Ebrei godono ormai di una quasi parità di diritti rispetto ai Cristiani, con qualche sola limitazione di ordine politico; in Italia invece sono tenuti in condizione di umiliante inferiorità. 1755 - A Ferrara l’Inquisizione ordina che siano spezzate le lapidi del cimitero ebraico e proibisce di metterne delle altre. Ovunque nello Stato pontificio si procede alla confisca e alla distruzione dei libri ebraici. 1769 – Papa Clemente XIV cerca di migliorare le condizioni degli Ebrei viventi nello Stato pontificio, di risollevare le Comunità ebraiche dallo stato di miseria morale e materiale in cui le avevano gettate i suoi predecessori; le sottrae alla diretta giurisdizione del Sant’Uffizio, e difende i diritti delle famiglie ebree sui figli oblati (bambini battezzati in stato di incoscienza, che venivano strappati alla famiglia e rinchiusi nella Casa dei Catecumeni). Ma purtroppo il suo pontificato è breve. 1775 - Pio VI emana un Editto sopra gli Ebrei, uno dei documenti più mostruosi di persecuzioni che la storia dell’umanità ricordi. In tutte le Comunità italiane si notano in quest’epoca sintomi di decadenza. Tre secoli di vita nel ghetto hanno dato questo risultato: decadenza fisica (l’ebreo è basso di statura e col sistema nervoso rovinato) e morale (superstizione al posto della cultura e mancanza di dignità da parte dei poveri). Unica città dove gli Ebrei possono vivere tranquilli è la sola città d’Italia che non ha mai avuto un vero ghetto: Livorno. LA RIVOLUZIONE FRANCESE 1781 - Giuseppe Il d’Austria, sotto l’influenza degli illuministi francesi, emana il famoso Editto di Tolleranza, che esonera gli Ebrei austriaci dall’obbligo di portare la rotella gialla e di vivere segregati nei ghetti
  • 7. 1789 - L’abate Gregorio, deputato agli Stati Generali, tenta di porre il problema ebraico davanti all’Assemblea Costituente. Si dovette però attendere fino al 27 settembre 1791 perché i diritti dell’uomo e del cittadino fossero estesi a tutti gli Ebrei di Francia. Quanto agli Ebrei italiani, essi dovettero attendere fino all’arrivo delle milizie francesi nel 1796. L'ETA' NAPOLEONICA 1796 - Il giovane generale Bonaparte entra in Italia a capo di un esercito francese che porta le idee della Rivoluzione. Dove entrano i Francesi, sono abolite le differenze religiose. La parola "cittadino" entra nell’uso comune anche fra gli Ebrei (si dice per esempio: "Cittadino rabbino") e tutti i loro documenti sono intestati con le fatidiche parole: libertà, fraternità, uguaglianza. 1798 - Napoleone parte per l’Egitto, e l’Italia rimane indifesa, i reazionari hanno il sopravvento, e gli eventi precipitano. Di questa paurosa reazione le prime vittime sono gli Ebrei. 1800 - Napoleone, "primo console", torna in Italia: gli Ebrei riacquistano tutti i diritti, sono ammessi nelle scuole pubbliche, occupano cariche importanti. 1809 - Napoleone annette lo Stato pontificio all’Impero francese ed anche gli Ebrei romani, che in quest’epoca sono circa 3 mila, vengono a godere di pieni diritti. LA RESTAURAZIONE 1814-15 - Sotto il governo, più o meno diretto, austriaco, gli Ebrei in Italia vivono più o meno nelle stesse condizioni degli Ebrei austriaci. Nel resto d’Italia invece le condizioni sono ben diverse. Il Regno di Sardegna, dominato dai Gesuiti, diventa ora uno degli Stati più reazionari d’Europa: gli Ebrei sono ricacciati nei ghetti, espulsi dalle scuole; è loro proibito costruire nuove sinagoghe, tenere domestici cristiani. Due soli vantaggi sono concessi agli Ebrei piemontesi in quest’epoca: nel 1816 viene abolito il "segno giudaico" , e alcune famiglie, particolarmente benemerite per avere aiutato le classi più umili durante l’occupazione francese impiegandole nell’industria tessile, ricevono dalla dinastia sabauda titoli nobiliari. Ma peggiore che in qualunque altra parte d’Italia è la condizione degli Ebrei nello Stato pontificio. 1826 - Viene rimesso in vigore l’"Editto sopra gli Ebrei" del 1775: gli Ebrei non possono più servirsi nemmeno della "donna del fuoco" (la cristiana che accendeva il fuoco di sabato). Anzi, per maggior sicurezza, il papa proibisce senz’altro agli Ebrei di accendere fuoco di sabato. Nel 1828 le condizioni peggiorano ancora: è obbligatoria la vendita di immobili, si rinnovano i battesimi forzati, si ripetono, con impressionante frequenza, paurosi casi di oblazione Ovunque c’è atmosfera di persecuzione: in Piemonte si ribadisce l’obbligo del ghetto, tranne che a Nizza; a Parma, un ebreo colpevole di aver chiesto l’ammissione del figlio a scuola è minacciato di arresto: il ragazzo diverrà poi un grande patriota: Enrico Guastalla, uno degli 8 ebrei partecipanti alla Spedizione dei Mille.
  • 8. Naturalmente gli Ebrei sono esclusi da tutte le Università; tranne che da quella di Padova. Queste penose condizioni di vita suscitano in molti il desiderio di emigrare; cosa non facile, perché la tassa di espatrio, che si deve sborsare a favore degli ebrei poveri, è molto elevata. IL RISORGIMENTO Per gli Ebrei, Risorgimento non significava solo unità d’Italia, ma anche e soprattutto emancipazione; la lotta non era solo contro lo straniero che calpestava il suolo nazionale, ma anche contro le classi più retrive della società italiana, preoccupate soltanto di mantenere gli antichi privilegi e ligie alle tradizioni di conservatorismo clericale. Tutti gli Ebrei -d’Italia partecipano a questa lotta: fanno parte di società segrete. 1831 - A Modena Angelo Usiglio e suo fratello Enrico sono collaboratori di Ciro Menotti; si può dire che tutto il movimento dei patrioti modenesi è finanziato da banchieri ebrei. Ora la causa degli Ebrei è più che mai legata a quella dei patrioti italiani: se un governo reazionario crolla, le leggi antiebraiche vengono abrogate. Nella dura repressione che segue ai moti di Modena, patrioti ed ebrei sono accomunati; Giuseppe Mazzini conta tra i suoi migliori amici degli ebrei. A Torino il movimento mazziniano è finanziato dalla famiglia Todros. David Levi di Chieri, il banchiere poeta, scrive un’ode in memoria dei fratelli Bandiera, la cui nonna pare fosse un’ebrea di Ancona. Tutti gli Ebrei anelano al conseguimento di quelle libertà civili cui sanno di avere diritto, ma a lungo essi non ottengono che vane promesse. Ma se tutti gli Ebrei lottavano per l’unità e l’indipendenza d’Italia, anche tutti i patrioti, dal canto loro, erano favorevoli agli Ebrei: l’emancipazione ebraica è considerata un atto di giustizia che fa parte del programma delle rivendicazioni italiane Carlo Cattaneo e Vincenzo Gioberti, Niccolò Tommaseo sono ardenti fautori dell’emancipazione ebraica; i due fratelli D’Azeglio (Massimo e Roberto) esplicano la loro attività in favore degli Ebrei. Fra gli amici degli Ebrei non dobbiamo dimenticare Ugo Foscolo. 1846 - Sale al soglio pontificio Pio IX, al quale guardano con fiducia tutti i patrioti ed anche gli ebrei; Infatti egli permette agli ebrei le lapidi funerarie (che da due secoli non erano permesse), abolisce la predica coattiva e l’imposta di carnevale; si parla perfino di abbattere i portoni dei ghetti. IL 1848 E LA PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA In Italia i moti del ‘48 trovano gli ebrei in prima linea. A Milano (5 giornate, 18-22 marzo) sulle barricate combatte un ragazzo di 15 anni: il mantovano Ciro Finzi. Giornalisti ebrei, tra cui il triestino Giuseppe Revere, scrivono articoli infiammati per esortare i giovani alla lotta. A Torino i giovani, ebrei partono per il fronte, esortati dal rabbino stesso; e insieme ad ebrei provenienti da altre città, formano la VII Compagnia bersaglieri, che prende parte alla battaglia della Bicocca nella prima guerra d’Indipendenza. A Ferrara si distruggono i pilastrini posti agli sbocchi del ghetto A Venezia, il 23 marzo 1848, è proclamata la Repubblica con a capo Daniele Manin,
  • 9. figlio o, secondo altri, nipote di un ebreo- Del rabbino Olper si racconta che baciò il crocifisso in Piazza San Marco, dicendo: "Siamo tutti fratelli". A Roma, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica Romana con a capo Mazzini e difesa da Garibaldi; il papa Pio IX fugge a Gaeta. Nell’Assemblea nazionale ci sono tre ebrei. A difendere la Repubblica Romana accorrono anche ebrei stranieri. Tanto Ciro Finzi che Giacomo Venezian cadono nella difesa della Repubblica Romana: il primo triestino morto per la libertà e l’Italia è un ebreo. La prima guerra d’Indipendenza, militarmente sfortunata, non ha mutato la carta politica d’Italia, ma ha risvegliato le coscienze: si chiede a gran voce libertà religiosa per gli acattolici; Ebrei e Italiani hanno combattuto uniti per l’indipendenza d’Italia, e nell’amore per la libertà si sono fusi. La prima guerra d’Indipendenza ha dato agli Ebrei dei Regno di Sardegna l’emancipazione. L'EMANCIPAZIONE Il Regno di Sardegna ha il merito di avere concesso per primo l’emancipazione agli Ebrei d’Italia. Quando, falliti ovunque i moti rivoluzionari del ‘48, tutti i Governi, revocato quanto erano stati costretti a concedere, adottarono i pesanti sistemi della reazione, solo in Piemonte la reazione non venne. Carlo Alberto, sul campo dì battaglia di Voghera, firma un decreto col quale concedeva tutti i diritti agli ebrei ed agli altri acattolici. Una grande battaglia era vinta; le sconfitte militari della prima guerra d’Indipendenza non poterono offuscarne la gloria. A Carlo Alberto succede il figlio Vittorio Emanuele II, che mantiene la costituzione e con essa il decreto di emancipazione ebraica. In seguito, questa costituzione sarà estesa a tutta Italia. Ministro di Vittorio Emanuele, dal 1852, è il conte di Cavour, provato amico degli ebrei. Ma tranne che nel Regno di Sardegna, la reazione grava ora su tutta l’Italia; ovunque domina l’oscurantismo, che opprime patrioti od ebrei e costringe gli uni e gli altri ad emigrare e a cercare rifugio in Piemonte o altrove. LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA 1859 - Scoppia la seconda guerra d’Indipendenza; Cavour era riuscito a fare stringere un’alleanza militare tra il Piemonte e la Francia; alleanza sostenuta dagli Ebrei francesi, che contribuiscono con offerte volontarie alle spese militari. 1860 - Alla Spedizione dei Mille prendono parte otto ebrei 17 marzo 1861 - Il Regno d’Italia viene solennemente proclamato dal Parlamento italiano, al quale tutte le regioni annesse hanno inviato i loro deputati; lo statuto sardo del 1848 entra in vigore in tutto il Regno. Viene così ratificata l’emancipazione ebraica, già riconosciuta nelle varie regioni con relativi decreti, in forma ufficiale. Ma a Roma le condizioni degli Ebrei sono sempre gravi. LA TERZA GUERRA D'INDIPENDENZA 1866 - Con la III guerra d’Indipendenza e l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, tutti i cittadini sono dichiarati - con decreto del governatore del re - uguali di fronte alla legge senza distinzione di fede religiosa.
  • 10. 1867 - Garibaldi tenta di liberare Roma coi suoi legionari, fra i quali combattono alcuni ebrei. 20 settembre 1870 - ritirate da Roma le milizie francesi in seguito allo scoppio della guerra franco-prussiana, le truppe italiane, al comando del generale Lamarmora, entrano a Roma. Di queste fa parte anche Riccardo Mortara, fratello di Edgardo, rapito da bambino e diventato sacerdote cattolico. 2 ottobre 1870 - Roma è annessa al Regno d’Italia; 11 giorni dopo un decreto reale abolisce tutte le differenze religiose. DOPO IL RISORGIMENTO Gli Ebrei italiani si sono gettati nella mischia come Ebrei, e ne sono usciti come Italiani. Entrambi popoli mediterranei, non hanno differenze somatiche tali da far distinguere l’italiano dall’ebreo. Gli Ebrei risiedono in Italia da 2 mila anni, parlano ed hanno sempre parlato l’italiano, anche se i dotti scrivevano i loro trattati in ebraico, e se in qualche Comunità si usava come lingua ufficiale lo spagnolo; soggetti a espulsioni, come tutti gli Ebrei d’Europa, essendo l’Italia divisa in staterelli, essi passavano dall’uno all’altro Stato continuando a parlare l’italiano, a differenza degli Ebrei di altri paesi, che avevano un governo unitario e che se venivano espulsi, erano costretti a emigrare verso un paese di altra lingua. Dopo l’emancipazione, gli ebrei italiani si sono dedicati con fervore, con l’entusiasmo dei nuovi venuti, a quegli studi da cui prima di allora erano esclusi, raggiungendo in brevissimo tempo posizioni eminenti nella vita culturale della nazione. Il popolo italiano, provato da tristi esperienze politiche, non nutre pregiudizi contro gli ebrei, che sono accolti e trattati ovunque come fratelli. Si può asserire che dopo il 1870 le condizioni degli Ebrei italiani e olandesi sono le migliori degli Ebrei di Europa Nel Veneto e nel Piemonte vi sono famiglie ebree che portano titoli nobiliari e un blasone. Gli ebrei tutti prendono parte alla vita politica, militando in tutti i partiti. Questa particolare posizione degli ebrei italiani nel panorama politico nazionale è dovuta soprattutto alla tradizione risorgimentale: il Risorgimento italiano è movimento sociale e nazionale insieme. Dopo una generazione di ebrei emancipati, anche l’aspetto fisico dell’ebreo è migliorato; il tipo caratteristico dell’ebreo del ghetto curvo, dall’atteggiamento umile e sospettoso, è scomparso. Ma con le libertà civili avanza l’assimilazione: frequenti sono i matrimoni misti, specialmente a Trieste. L’irredentismo triestino è l’ultima fase del Risorgimento e ne ha tutte le caratteristiche; e per le stesse ragioni per cui gli Ebrei italiani hanno preso parte alle lotte risorgimentali, gli Ebrei triestini, che a cavallo dei due secoli XIX e XX sono oltre 5 mila, pur essendo in gran parte di origine straniera, militano in prima linea nella lotta irredentistica. Dopo la parentesi della guerra, nel 1920, su 350 deputati, 19 sono ebrei. TRA LE DUE GUERRE – IL FASCISMO 1930 - Dopo il Concordato col Vaticano del 1929, Mussolini fa elaborare la Legge Falco sulle Comunità israelitiche italiane. In seguito a questa legge le piccole Comunità vengono assorbite dalle grandi, che hanno il compito di custodire il patrimonio storico e artistico di quelle. Ma con questa legge il fascismo, col suo governo accentratore, ha voluto soltanto assicurarsi un controllo.
  • 11. Dopo l’avvento di Hitler al potere, i profughi dalla Germania vengono accolti e il loro insediamento non è ostacolato dalle Autorità. Ma molti ebrei non si lasciano convincere dalla Politica illusoria del Governo fascista, e rimangono nemici dichiarati del Regime. La situazione va peggiorando sempre più col graduale avvicinamento del Governo fascista a quello hitleriano 14 luglio 1938 - viene pubblicato il "Manifesto della razza" , firmato da un gruppo di professori, di cui il più autorevole è Nicola Pende, in cui si sostiene l’assurda teoria della purità della razza italiana, prettamente ariana: quindi, gli ebrei sarebbero estranei e pericolosi al popolo italiano. In realtà, pochi popoli sono razzialmente così misti come il popolo italiano. LA SECONDA GUERRA MONDIALE 1938-1945 – è un periodo tragico per gli ebrei italiani. Quelli che hanno la possibilità, emigrano, i più verso le Americhe, molti in Palestina. Si registrano molte abiure ed anche qualche "arianizzazione", ottenuta col presentare documenti falsi e forti somme di denaro. Invero sono ben pochi quelli che fanno valere una legge, emanata ad hoc, secondo la quale era da considerarsi "ariano" l’ebreo che dimostrava di essere figlio di un adulterio. Gli altri si adattano a vivere come possono, si organizzano in seno alle stesse Comunità e continuano, malgrado le loro peggiorate condizioni, ad aiutare i fratelli d’oltralpe che dall’avvento di Hitler al potere sono affluiti numerosi in Italia, privi di mezzi e bisognosi di cure. La Delasem (Delegazione Assistenza Emigranti), una Società creata a questo scopo, provvede i profughi del necessario. 8 settembre 1943 – Dopo l'armistizio la situazione sì aggrava ulteriormente: cominciano gli arresti e le deportazioni nei campi di sterminio. In dicembre il Governo di Salò ordina ufficialmente l’arresto di tutti gli ebrei e la confisca dei loro beni. Nell’esecuzione di questi ordini gli sgherri fascisti sono coadiuvati dai Tedeschi, che occupano l’Italia. Ma il contegno del popolo italiano è commovente. Molti, consci del pericolo cui si esponevano, salvano la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i partigiani accompagnano alla frontiera svizzera vecchi e bambini, e li mettono in salvo. Molti ebrei trovano rifugio e salvezza nei monasteri. Ma anche gli ebrei si fanno onore nelle lotte della Resistenza. Come durante il primo Risorgimento si battono anche in questo, giustamente chiamato il secondo Risorgimento, scrivendo una bella pagina della sua storia. Insieme ai loro fratelli italiani, gli ebrei combattono e muoiono per la libertà e la giustizia, perché libertà e giustizia sono beni a tutti preziosi, ma in modo particolare a chi per secoli ne fu privato. Fra i caduti per la Causa, ricorderemo per tutti i giovanetti: il bolognese Franco Cesana, il più giovane partigiano d’Italia, il torinese Emanuele Artom, speranza dell’ebraismo italiano, e la triestina Rita Rosani. DOPO LA GUERRA Finita la guerra, e fatto il tragico bilancio delle perdite, risultano assenti 8 mila ebrei italiani, massacrati con gli altri 6 milioni di fratelli dalla furia omicida nazista. La cronologia è stata ricostruita a partire da Breve storia degli Ebrei (www.morasha.it), a sua volta tratta da un volume (ormai esaurito) pubblicato nel 1961 dall'Histadruth Hamorìm (Associazione Insegnanti Ebrei d'Italia - Milano) a seguito di un seminario organizzato nel 1959 a Vigo di Cadore.
  • 12. MONOLOGHI Studiando il Risorgimento italiano, abbiamo scoperto che non dovremmo ricordare solo i nomi di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II... Gli Ebrei parteciparono attivamente alla costruzione dell'Italia unita e al servizio dell'Italia misero il loro talento e le loro energie. Chissà che cosa avrebbero pensato se fossero stati ancora vivi nel 1938... Abbiamo immaginato di incontrarli. Ascoltiamo la loro voce.
  • 13. DANIELE MANIN Mi conoscono tutti come Daniele Manin, liberato dal carcere nel 1848 per assumere la guida di Venezia, la mia Venezia… Quanto mi è costato il mio impegno patriottico! Quante notti passate in carcere a pensare. Quanti giorni passati a sperare di sentire dalla mia cella voci di libertà dal dominio austriaco! E quel giorno finalmente arrivò. Il ’48 mise sottosopra mezza Europa e anche la mia Venezia. Diventammo grandi insieme: Venezia Repubblica, io il suo Doge. Che orgoglio! E’ durata poco, ma ne è valsa la pena. Liberare la mia città dal dominio degli Austriaci era quello che più desideravo nella mia vita, il sogno che mi avrebbe realizzato! E quando il 17 marzo il popolo protestò e mi sottrassero dal carcere, che gloria fu! Venne proclamata la Repubblica di Venezia, con grande approvazione di tutti. Mi ricordano tutti come Daniele Manin. Anche i libri di storia mi ricordano così. Eppure io non appartengo alla famiglia Manin. All’anagrafe mi registrarono come Daniele Fonseca. Perché io sono nato Ebreo. Sorpresi? Non dovreste esserlo. Gli Ebrei hanno partecipato attivamente al movimento nazionale, hanno rischiato la loro vita per un’Italia che ancora non esisteva. Io sono fra questi.
  • 14. GIUSEPPE FINZI Io mi chiamo Giuseppe Finzi. Anch’io ho partecipato al Risorgimento italiano. Anch’io sono ebreo ed anch’io ho partecipato alla storia del mio popolo, il mio popolo… Quante ne ha passate, quanto ha dovuto soffrire. Già da studente aderii alla Giovine Italia, un gruppo fondato da Giuseppe Mazzini. Mi impegnai a non confessare mai, e così feci. Per dodici anni rimasi in prigione, persino in quella di Vienna. Mi condannarono al carcere duro e, in seguito, alla pena dei ferri. Quando mi liberarono, potei combattere a fianco di Garibaldi: fui davvero felice. Lottare per l’Unità d’Italia, il mio paese, mi rese grande. Per questo rimasi molto deluso nel momento in cui mi comunicarono delle leggi razziali del 1938. Tolsero i diritti a noi, noi ebrei che insieme agli altri avevamo lottato per l’Italia, a noi che eravamo italiani tanto quanto gli altri. Ci tolsero tutto quello che avevamo raggiunto dopo anni e anni di sofferenza e di isolamento. Questo mi fece proprio male! Dopo aver combattuto nella Prima Guerra d’Indipendenza, a fianco di Garibaldi, pensavo che tutto si fosse risolto. Nella mia vita dovetti affrontare due problemi: la persecuzione degli Ebrei e l’Italia non ancora unita. E, in queste circostanze, non so proprio quale tra le due questioni mi interessasse di più. Vi rendete conto? Perdere qualcosa per cui avevamo lottato UNA VITA INTERA! Per tutta la storia, dagli inizi, i nostri predecessori impiegarono la loro vita a ottenere la libertà… E mi dite che nel 1938 andò tutto in cenere!
  • 15. DAVID LEVI Così come altri protagonisti del Risorgimento italiano, anche io sono ebreo. Un onore o un disonore? Be', dipende dai modi di pensare della gente. Molti, forse quasi tutti, ci hanno giudicati almeno una volta “stranieri”, gente diversa. Solo perché portavamo la stella di David sui nostri abiti? Solo perché il nostro culto era differente dal loro? Non me lo sono mai spiegato. Eppure la tolleranza nei nostri confronti fu sancita già al tempo dell’antico Impero Romano, quando l’imperatore Costantino emanò nel 313 l’Editto di Milano che riconobbe la libertà di professare liberamente la propria religione. Le prime persecuzioni arrivarono con la Chiesa di Roma, per questo nella mia vita mi sono impegnato a difesa delle minoranze religiose. Pensate, nel 1869, ho organizzato persino un “anticoncilio” a Napoli! Comunque, durante la storia, noi non abbiamo mai ottenuto una posizione stabile nella società. Il motivo di questa ostilità storica nei nostri confronti non posso comprenderlo fino in fondo, perché io mi posso basare solo sul mio tempo. Però so che è una storia che dura da secoli e secoli e che veniamo tormentati. Perché? Sin da adolescente mi sono imbattuto in discriminazioni. Io, per esempio, non ho potuto frequentare una scuola pubblica, perché nel Regno di Sardegna, dove sono nato, ai non cattolici non era permesso accedervi. Nel 1837 mi sono affiliato alla massoneria di Livorno, una città molto cara a noi Ebrei. Perché? Semplicemente perché la città del Granducato di Toscana, sede di un importantissimo porto, è l'unica a non aver mai avuto un vero ghetto. Dopo essermi laureato a Siena, ho deciso spontaneamente di andarmene in esilio. Ginevra, Lione, Parigi e Londra mi hanno offerto l'occasione di conoscere molti patrioti italiani. Lo stesso Giuseppe Mazzini si è affidato a me per l'organizzazione della spedizione dei fratelli Bandiera. Poveri ragazzi... La loro fine mi ha spinto ad allontanarmi un po' dalla politica per dedicarmi alla poesia. Ne ho dedicata una anche a
  • 16. loro. Sapete che anche Goffredo Mameli, che voi di solito ricordate per l'inno d'Italia, ha scritto un componimento in onore di Attilio ed Emilio? Be', non è stato l'unico a farlo. Rientrato in Piemonte, ho deciso di accettare la sovranità dei Savoia, ma ho continuato a battermi per la questione sociale e l'emancipazione dei ceti popolari. Ho fatto parte anche a lungo del Parlamento, seguendo in prima persona la formazione del Regno d'Italia. Che momento! Sono felice di averlo vissuto. Così come sono felice di non aver vissuto la perdita dei nostri diritti, la cancellazione dell'emancipazione ebraica...
  • 17. ENRICO GUASTALLA Sono un uomo del Risorgimento. Posso dirlo ad alta voce, visto che l'ho vissuto interamente da vicino. Bersagliere nei moti del 1848, difensore della Repubblica Romana nel 1849. Anche Giuseppe Garibaldi si è accorto del mio valore, infatti mi ha dato il soprannome di “caporale del Vascello”. Poi sono diventato Cacciatore delle Alpi e sono partito con i Mille per la Sicilia. Non ero il solo israelita: eravamo in otto. Ma allora non importava a nessuno se fossi ebreo, cattolico o ateo. Serviva combattere per l'Italia e noi combattevamo. Sono rimasto anche ferito nella battaglia del Volturno e incarcerato ai forti del Varignano e di Fenestrelle. Queste brutte esperienze non mi hanno comunque impedito di partecipare anche a quella che voi chiamate Terza guerra d'indipendenza. Durante la guerra del 1866 sono stato nominato tenente colonnello e sottocapo di Stato Maggiore del Corpo Volontari Italiani. Per essermi distinto nel combattimento di Cimego e nella battaglia di Condino del 16 luglio, sono stato persino decorato della croce di ufficiale Ordine militare di Savoia “per la perizia ed intelligente attività nella direzione dell’ufficio di Stato maggiore e pel valore e capacità militare dimostrata sotto il fuoco nemico specialmente nei combattimenti”. Chi poteva più fermarmi? Nel 1867 ho seguito di nuovo Garibaldi per liberare Roma e in seguito sono stato eletto deputato al parlamento italiano. Prima di morire, all'inizio del Novecento, mi hanno anche affidato il Museo del Risorgimento di Milano. Insomma, ho dimostrato per tutta la vita il mio amore e il mio impegno per questa patria. Per questo sono felice di essermene andato prima del 1938. Non l'avrei tollerato.
  • 18. ISACCO, ADOLESCENTE NEL 1938 Ma cosa vi ho fatto, amici miei? Sono sempre io! Cosa vi succede? Perché non posso più venire a scuola con voi o entrare nei nostri negozi? So che non l'avete deciso voi, ma perché osservate muti quello che mi sta accadendo? Ecco che cosa rimane della nostra emancipazione, guadagnata in secoli di lotte e indicibili sofferenze. Già… L’emancipazione… Ricordo ancora quando il mio bisnonno me ne parlava qualche anno fa. Mi ripeteva sempre: “Era nostro dovere combattere al fianco dei carbonari! Eravamo patrioti italiani e per noi la lotta aveva un doppio valore. Voleva dire liberarsi dall’oppressione straniera e creare un nuovo governo che avrebbe abolito le leggi antiebraiche. Il riconoscimento di pari diritti era un atto di giustizia per il nuovo Stato italiano. Ah, che svolta nel 1848! Non è vero che fu un fallimento. La vera gloria non deriva solo dalle vittorie militari: lo Statuto di Carlo Alberto rimase in vigore e insieme a questo fu riaffermata la nostra emancipazione!”. Sono quasi contento che il bisnonno non ci sia più. Mi sento sollevato dal fatto che lui non stia assistendo alla cancellazione dei nostri diritti. Chissà perché poi… Non riesco a farmene una ragione. Mi sembra che l’Italia, la nostra Italia, stia tornando indietro di secoli, ripiombando nel buio dell’ignoranza e del pregiudizio. Eppure il duce era stato chiaro qualche anno fa: “L'antisemitismo non esiste in Italia...”. Perché, allora? Ieri mi sono persino sentito dire che c’è un solo modo per sottrarsi a queste nuove leggi: ESSERE DISCRIMINATO. Sì, discriminato. Ho sempre pensato che questa parola avesse un valore negativo… Come cambiano le cose… Se un mio parente è morto in guerra o per la causa fascista, posso essere discriminato… dagli altri miei fratelli ebrei! Mi sento frastornato, incredulo e terrorizzato. Che ne sarà di noi? Queste maledette leggi razziali! È come la vita di un bambino… All’inizio tutto gli sembra bello, vive in un mondo nuovo, esplora e si diverte. Poi, quando diventa adulto, si accorge che la vita si complica. Lo stesso sta accadendo a noi Ebrei, inizialmente felici e contenti della nostra realtà italiana e ora delusi e spaventati. Stiamo vivendo un attimo infernale nel quale l’attesa rallenta i fatti, tutto sembra essere lento e l’ansia pesa. Continua a pesare. E arriva il punto in cui tutto crolla. Crolla la speranza di aver ottenuto qualcosa per cui si è
  • 19. dedicata la vita intera! Voi non potete capire il dolore che noi, popolo ebreo, abbiamo provato alla notizia! I sentimenti provati vanno oltre la delusione. Non potete comprendere...
  • 20. PRIMO LEVI Questo villaggio, o città, o regione, o nazione, è il mio, ci sono nato, ci dormono i miei avi. Ne parlo la lingua, ne ho adottato i costumi, e la cultura, a questa cultura ho forse anche contribuito. Ne ho pagato i tributi, ne ho osservato le leggi. Ho combattuto le sue battaglie, senza curarmi se fossero giuste o ingiuste: ho messo a rischio la mia vita per i suoi confini, alcuni miei amici o parenti giacciono nei cimiteri di guerra, io stesso, in ossequio alla retorica corrente, mi sono dichiarato disposto a morire per la patria. Non la voglio né la posso lasciare: se morrò, morrò “in patria”, sarà il mio modo di morire “per la patria”. Mantenne la promessa.
  • 22. DESTINATARIO SCONOSCIUTO Spunti per la riflessione Le domande poste dal libro, di cui noi abbiamo visto una trasposizione teatrale, sono due: 1) In che modo il nazismo ha potuto cambiare la mente di molti tedeschi colti, intelligenti e sensibili fino a indurli a rinnegare l'amicizia che li aveva legati in passato a qualsiasi persona ebrea? 2) Come si può uccidere un nazista semplicemente scrivendogli lettere? Ad attrarre l'attenzione di Elliott e Katherine, nel 1938, è un breve articolo riportato dai giornali. Tornati in America dalla Germania, alcuni studenti avevano scritto ai loro amici tedeschi lettere fraterne dove prendevano in giro Hitler. In risposta avevano ricevuto un accorato invito a "smetterla" dato che la posta era sotto stretta sorveglianza: «Siamo in pericolo. Queste persone non scherzano». E' a questo episodio che Katherine si ispira per scrivere Destinatario sconosciuto. 1) Il nazismo ha potuto cambiare la mente di molti tedeschi colti “obbligandoli” ad aderire al partito. Erano anche in parte attratti e affascinati dal grande carisma di Hitler: credevano che un uomo così forte potesse sollevare la Germania, portandola fuori dalla crisi in cui era caduta nell’immediato primo dopo-guerra. Tutto questo viene messo in risalto anche da Martin quando scrive a Max: “Quell’uomo è come una scossa elettrica, energico come lo può essere soltanto un grande oratore e un fanatico, ma a volte mi chiedo se sia sano di mente […]. Naturalmente non esprimo apertamente questi miei dubbi. Ora sono un pubblico ufficiale, lavoro per il nuovo regime e devo esibire il mio assenso. […]. Ma non è soltanto un espediente, c’è qualcosa di più, la sensazione che la Germania abbia finalmente trovato il destino e che il futuro ci stia venendo incontro come un’onda che tutto travolge”. 2) Si può uccidere un nazista semplicemente inviandogli lettere perché a quell’epoca la posta era controllata dalla censura e se vi trovavano qualcosa di sospetto o che andava contro il regime nazista, il destinatario veniva arrestato. Max si vendica di Martin poiché lui si è rifiutato di salvare la vita a sua sorella Griselle, in quanto ebrea. Gli comunica quindi per posta le dimensioni dei quadri, dei pennelli, i colori dei dipinti da ordinare e altri numeri, per così dire, “campati per aria”. La posta di Max viene controllata, Martin viene arrestato a causa dei molteplici numeri presenti nelle lettere e gli viene chiesto di riferire alla polizia quale sia il codice per decifrare i messaggi. Martin, non essendo a conoscenza di alcun codice, non può rispondere. Si presume abbia fatto una brutta fine perché le lettere inviate tornano a Max con il timbro “Destinatario Sconosciuto”. Dopo l'incontro avvenuto giovedì 28 gennaio 2010, ci siamo confrontati sulle informazioni raccolte.
  • 23. 1) Spiega il significato dei termini: ebreo, giudeo, israelita, israeliano. Ebreo = ivrí = che passò oltre da una religione politeista ad una monoteista Abramo: capostipite delle 3 religioni monoteiste: a.ebraismo b.cristianesimo c.islamismo Giudeo = da Giuda, figlio di Giacobbe Si credeva fosse Giuda Iscariota, che tradì Gesù, quindi si sosteneva che gli ebrei fossero dei traditori e dei deicidi (uccisori di Dio). Israelita = da Israel Giacobbe Israeliano = dello stato di Israele 2) Cos’è la diaspora? In quale periodo avvenne? La diaspora è la dispersione di un popolo nel mondo dopo l’abbandono delle terre di origine. Un esempio è la migrazione degli ebrei fuori dalla Palestina, avvenuta nel 70 d.C. , dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei Romani. 3) Cos’è la Torah? Perché è importante per gli ebrei? La Torah è l’Antico Testamento e significa “insegnamento”. Vi è riportato come un buon ebreo deve vivere. E’ importante perché da questa hanno estrapolato i 613 precetti, tra cui anche i 10 Comandamenti, ed è diventata l’Alaha, la legge. 4) Chi è il rabbino? Il rabbino è un maestro che si è laureato anche più di una volta e che ha studiato e approfondito la Torah. 5) Cos’è la sinagoga? Quali attività vi si svolgono? La sinagoga è il luogo dove gli ebrei si riuniscono, non solo per pregare. Non vi sono immagini sacre perché è vietato rappresentare Dio. 6) Cosa rappresenta la Pasqua per gli ebrei? Come la festeggiano? La Pasqua è la prima festività del calendario ebraico. Significa passare (la porta con il segno del sangue dell’agnello all’epoca della decima piaga d’Egitto) e in ebraico viene chiamata Pesach. Celebra l’uscita degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto e per questo motivo, in famiglia, si racconta la storia degli ebrei. Si mangia pane azzimo per otto giorni ed erba amara per ricordare le lacrime versate durante la schiavitù. Si pulisce totalmente la casa.
  • 24. E’ il primo giorno del primo raccolto. 7) Qual è il loro giorno di festa settimanale? Come lo festeggiano? Che cosa non possono fare in quel giorno? Perché? Il giorno di festa per gli ebrei è il sabato (chiamato shabat), che inizia il venerdì sera dopo il tramonto. Lo festeggiano preparando uno speciale pranzo, molto ricco. La donna prepara inoltre un pane, che il padre benedice insieme al vino. In quel giorno non possono compiere alcun lavoro perché è il giorno in cui Dio si è riposato, quindi è proibito svolgere qualunque attività. E’ il giorno dedicato alla famiglia e alla riunione settimanale, alla preghiera e allo studio. 8) Quali sono i momenti importanti della vita di un ebreo? Come vengono festeggiati? Circoncisione (milà): si compie a 8 giorni dalla nascita secondo la tradizione ebraica ed entro i 13 anni di età secondo le usanze ismaelite (musulmane). La circoncisione è stata sostituita dal battesimo per i cristiani. Maggiore età (barmizvà): significa assumersi le proprie responsabilità nel rispettare i 613 precetti. Viene svolta a 12 anni per le ragazze e a 13 per i ragazzi. Il ragazzo per la prima volta legge un rotolo di pergamena il sabato mattina, nel giorno sacro. Matrimonio (kiddushin): è una tappa fondamentale ed ogni ebreo si deve sposare perché nella Genesi Dio ha comandato di moltiplicarsi. Ci si può sposare dopo i 18 anni. Si compie la piena realizzazione dell’individuo che crea una famiglia, un nucleo fondamentale per il popolo ebraico. Alla fine del rito del matrimonio viene rotto un bicchiere per ricordare la distruzione del Tempio di Gerusalemme. 9) In che modo e in quali momenti della giornata devono pregare gli ebrei? Per le tre preghiere quotidiane, l’uomo ha degli orari stabiliti, mentre la donna può pregare quando vuole perché deve badare ai figli. Ci sono indumenti appositi per eseguire la preghiera: - il tallet (o tallit) è uno scialle con molte frange, molto importanti, e 613 nodi per ricordare i precetti; - la kippá è una papalina che simboleggia l’umiltà e la sottomissione dell’individuo a Dio; - i tefillin sono dei filatteri che si legano sul braccio e sulla testa.
  • 25. 10) La storia degli ebrei è stata divisa in tre fasi: quali? A quali periodi corrispondono? La storia degli ebrei è stata divisa in tre fasi: 1. La conversione: gli ebrei non possono vivere tra noi se non si convertono, dal 300 d.C. al 1200 d.C. 2. L’espulsione: gli ebrei non possono vivere tra noi, dal 1200 d.C. al 1940 d.C. 3. Il massacro: gli ebrei non possono vivere, dal 1940 d.C. al 1945 d.C. 11) Descrivi cosa avvenne in ciascuna 1. L’imperatore Costantino cerca di convertire gli ebrei al cristianesimo, ma senza esiti positivi. 2. Si cerca in tutti i modi di espellere gli ebrei assegnandogli vari simboli di riconoscimento. 3. Vengono aperti i campi di sterminio per massacrare tutti gli ebrei e le persone che – secondo il partito nazista – andavano contro il governo o che erano inutili e pericolosi perché potevano “contaminare” la razza ariana. 12) In particolare, quali erano le accuse che nei secoli vennero attribuite agli ebrei? Quando vennero perseguitati? Con quali provvedimenti? Gli ebrei iniziarono ad essere perseguitati già nel 300 d.C., quando li si accusava di essere ebrei e non cristiani: vennero ritenuti cittadini di serie B, vennero tolti dalle cariche pubbliche, vennero proibiti i matrimoni misti e venne cambiato il loro giorno sacro. Iniziarono ad attecchire i pregiudizi. Dal 1200 in poi, fino al 1900, vennero rinchiusi nei ghetti per evitare che fuggissero. Con l’Illuminismo molti ebrei si arricchirono e vennero ritenuti “ricchi a discapito dei tedeschi”, praticavano il prestito ad interesse perché la loro religione lo permetteva e vennero giudicati “usurai”. Già dall’1800, epoca del colonialismo e imperialismo, l’umanità venne distinta in razze: razza semitica = ebrei razza ariana = prototipo di purezza, di ceppo germanico Dal 1900 al 1945 circa, vennero rinchiusi nei ghetti nazisti per poi essere portati al genocidio dei campi di sterminio. 13) In particolare, quando furono creati i ghetti? Come erano organizzati? I ghetti nazisti furono creati verso il 1900, erano molto piccoli e con un’alta concentrazione di persone. I primi ghetti, però, fecero la loro comparsa già
  • 26. nel 1516. Erano dei quartieri recintati da mura, molto malsani, in cui venivano rinchiusi gli ebrei. Venivano ammassati in luoghi ristrettissimi, le epidemie si diffondevano molto rapidamente, le scuole ebraiche erano state abolite e soprattutto dal ghetto era vietato uscire. 14) Per quali motivi Hitler perseguitò gli ebrei? Con quali accuse? Hitler odiava sia gli ebrei che i comunisti perché per loro i valori importanti erano la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza, la democrazia… (ideali attinti dall’Illuminismo), mentre per il Fürer era la lotta. Riteneva inoltre che fossero stati proprio gli ebrei ad aver fatto perdere alla Germania la Prima Guerra Mondiale e che volessero governare tutto il mondo dopo averlo conquistato. 15) Cosa furono le Leggi di Norimberga? Le Leggi di Norimberga sono state emanate nel 1935 dal partito nazionalsocialista di Adolf Hitler e adottate in Italia nel 1938 con Benito Mussolini. Sono leggi anti-semitiche, che discriminano solamente gli ebrei. 16) Cosa fu la “soluzione finale”? Quando fu decisa? La “soluzione finale” rappresentò la decisione di sterminare la razza ebraica aprendo i campi di sterminio. Ne furono istituiti solamente 6 in tutto il mondo e si trovavano tutti in Polonia, dove c'era la massima concentrazione ebraica: Treblinka, Chelmno, Sobibor, Majdanek, Belzec e Auschwitz-Birkenau. La soluzione finale fu approvata il 20 gennaio 1942, quando i gerarchi tedeschi si radunarono a Wansee con il progetto di massacrare 11 milioni di persone. 17) Chi veniva deportato e rinchiuso nei campi di concentramento oltre agli ebrei? Nei campi di concentramento, oltre agli ebrei, furono internati anche gli oppositori politici, gli zingari, i criminali, i testimoni di Geova, gli omosessuali, i disabili… 18) Quanti furono gli ebrei uccisi nei campi di concentramento? Le persone sterminate nei campi di concentramento e di sterminio furono 10 milioni, tra cui 1,5 milioni erano bambini e 6 milioni ebrei.
  • 27. AUSHWITZ - BIRKENAU Analisi del documento 1) Quando si decise di costruire un campo di concentramento ad Auschwitz? Per quale scopo? Dove venne costruito? Il più grande campo di sterminio venne organizzato dai nazisti a Oswiecim con il nome Konzentrationslager Auschwitz. L’idea di costruire un campo di concentramento per sgombrare le prigioni che pullulavano di polacchi venne espressa per la prima volta verso la fine del 1939 in riferimento alla nuova ondata di arresti di massa. 2) Chi vi fu internato a partire dal 1941? Fin dal 1941 la Gestapo cominciò a spedire ad Auschwitz, oltre ai polacchi, prigionieri politici e membri della Resistenza provenienti da tutta l’Europa occupata, prigionieri di guerra russi e tutti coloro che per qualche motivo venivano considerati dannosi per il Terzo Reich. 3) Quando iniziò ad essere anche un campo di sterminio? Perché venne scelto proprio Auschwitz? Dal 1942 il Konzentationslager Auschwitz cominciò a svolgere un nuovo ruolo, quello di campo di sterminio degli ebrei europei e poi, dal 1943, anche degli zingari. Venne scelto proprio Auschwitz sia perché la sua ubicazione facilitava il trasporto, sia perché la zona poteva essere facilmente isolata e mascherata. 4) Per cosa venivano utilizzati i prigionieri? La manodopera a prezzo minimo, costituita dai prigionieri destinati a morire, serviva innanzitutto alle SS, ma anche ai grandi consorzi industriali, fra cui la Ig-Farbenindustrie, la Hermann Göring Werke, la Siemens-Schuckertwerke, la Krupp, ecc… 5) Come venivano schedati i prigionieri? I detenuti venivano schedati: i loro dati personali erano registrati e si assegnava loro un numero di carcerazione, che doveva sostituire il cognome diventando così l’unico segno di identificazione. A cominciare dall’inverno del 1940 fino al 1943, i detenuti venivano fotografati in tre pose nel laboratorio fotografico del campo (erkennungsdienst). Col tempo venne introdotta l’usanza di tatuare il numero sull’avambraccio sinistro di ogni prigioniero per prevenire le evasioni dei detenuti dal campo e facilitare, se catturati, la loro identificazione.
  • 28. 6) Cosa significavano i differenti triangoli colorati sulle casacche? Ogni prigioniero veniva contrassegnato con un triangolo, il cui colore dipendeva dal motivo dell’arresto. = nemici della Germania nazista accusati di reati politici = zingari (ritenuti asociali) = criminali = testimoni di Geova = omosessuali = ebrei. Il secondo triangolo indicava la causa dell'incarcerazione 7) Quali erano le condizioni di vita dei prigionieri? Il clima malarico Oswiecim, le condizioni sanitarie al di sotto di ogni norma igienica, la fame, i vestiti che non riparavano dal freddo, raramente cambiati, non lavati e mal disinfettati, i topo e gli insetti facevano sì che le malattie si diffondessero con facilità, trasformandosi in epidemie che decimavano i detenuti. Particolarmente difficili erano le condizioni igieniche a Birkenau, dove mancavano sia le fognature che le tubature dell’acqua e per questo si approfittava di ogni pozza per lavarsi. 8) Come si svolgevano le giornate? Alzata, pasti, ore di lavoro… Con il “gong” che fungeva da sveglia e annunciava il nuovo giorno, entrava con impeto il capo-blocco che, gridando e picchiando, vigilava che venisse tutto riassettato. Poi venivano cacciati fuori dalle baracche, con qualsiasi tempo, sulla strada principale del campo. La colazione era costituita da mezzo litro di un liquido amaro chiamato caffè, poi tutti si mettevano in fila sulla piazza dell’appello da dove, alcuni minuti più tardi, si recavano a lavorare schierati a file di cinque. Si lavorava ben dodici ore, spesso senza intervallo e di corsa, sotto i colpi dei manganelli di cui erano armate le guardie delle SS ed i Kapò. Il ritmo di lavori era accelerato dai frequenti colpi di manganello e di staffile. Un’ulteriore tortura erano poi gli zoccoli di legno, che rendevano difficile ogni movimento. Durante il ritorno al campo, i prigionieri picchiati a morte o
  • 29. feriti venivano trascinati o portati sui carrelli e sulle carriole dai loro compagni. Terminato l’appello, i detenuti ricevevano il pasto serale: 300 grammi di pane, 30 grammi di margarina, un po’ di decotto di erbe. 9) A cosa serviva e in che condizioni si svolgeva l’appello? L’appello serviva per dimostrare che le cifre indicate nel registro corrispondevano allo stato effettivo. Gli appelli serali duravano a volte alcune decine di minuti o persino alcune ore, durante i quali i prigionieri erano tenuti in piedi o con le gambe accovacciate. Nel campo femminile frequenti erano gli appelli punitivi, durante i quali le prigioniere stavano per ore e ore inginocchiate con le braccia in alto. 10) Chi erano i m usulman i ? Cosa succedeva loro prima di morire? I prigionieri che morivano per fame erano chiamati, nel gergo del campo, “i musulmani”. Prima di morire sfilavano nell’ “atrio del crematorio” i malati, sfiniti per mancanza di assistenza medica e di medicinali. 11) Che fine facevano i malati? I malati che – secondo le SS – erano ormai inguaribili venivano mandati, dopo un’accurata selezione, alla camera a gas o al forno crematorio dopo essere stati uccisi con un’iniezione di fenolo. Nel campo femminile di Birkenau le malate e le convalescenti che non davano speranze di una guarigione rapida, venivano sistemate nel blocco nr 25, una baracca isolata dalle altre. Destinate a morire nelle camere a gas, erano private di ogni nutrimento. Se morte, venivano ammassate nel cortile, se sopravvissute,venivano, dopo alcuni giorni, trasportate con un camion nelle camere a gas. 12) Quali trattamenti avevano i bambini? I bambini nel campo venivano trattati alla stesso modo degli adulti: alcuni servivano ai medici delle SS come cavie per gli esperimenti, gli altri dovevano lavorare duramente. 13) Quali tipi di punizioni potevano essere inflitti ai prigionieri? Per quali motivi? Tutto poteva essere motivo di punizione: bastava chinarsi per raccogliere una patata, accendere una sigaretta, fare un bisogno nel momento sbagliato, scambiare il proprio dente d’oro con una fetta di pane o lavorare in modo poco produttivo. La gravità della punizione ed il suo genere dipendevano dall’umore del soldato delle SS. I più frequenti erano: le frustate, la pena “del palo”, la pena “del pilastro”, gli appelli punitivi, le brigate di lavoro punitive, il lavoro extra, le celle di rigore, la riduzione o la sospensione totale delle razioni di cibo. Nel caso delle evasioni gli ufficiali delle SS applicavano il
  • 30. principio della responsabilità collettiva. Quelli che erano sospettati di aver collaborato o tentato di evadere venivano pubblicamente impiccati o fucilati. 14) Quali tipi di esperimenti venivano compiuti sui prigionieri? A cosa servivano? Come negli altri campi, anche nel kl Auschwitz, i medici delle SS compirono numerosi esperimenti criminali sui prigionieri. Ad esempio, servivano alla scopo di elaborare un metodo di rapida eliminazione biologica, sterilizzare gli uomini e le donne ebrei, avanzare le ricerche genetiche e antropologiche. Ad Auschwitz venivano inoltre sperimentati diversi preparati: si introducevano delle sostanze tossiche nella cute dei prigionieri, venivano eseguiti trapianti cutanei, ecc… 15) In cosa consistevano e in che modo avvenivano le azioni speciali? Di queste azioni ce ne sono state centinaia. Si sbarrava la porta ermetica della camera a gas, le SS introducevano negli appositi fori del soffitto il gas ciclone B e nel giro di 15-20 minuti le vittime chiuse nelle camere soffocavano. I corpi venivano bruciati in 4 forni crematori o all’aperto nei roghi, o nelle fosse. 16) In che modo venivano uccisi gli ebrei? Gli ebrei venivano uccisi prevalentemente con le camere a gas. Potevano essere uccisi anche con una fucilata nella nuca o dalle bastonate. Alcuni morivano a causa delle epidemie, altri della fame, degli esperimenti scientifici oppure a causa dei frequenti incidenti di lavoro che accadevano. Alcuni invece, arrivati all’esaurimento, si lanciavano contro il filo spinato per suicidarsi. A causa di queste morti, però, le SS prendevano 10 persone a caso e le fucilavano perché le ritenevano responsabili della morte del suicida. 17) Che fine facevano i beni e gli oggetti personali degli ebrei deportati e uccisi? Nella ricerca del guadagno non si risparmiavano nemmeno i cadaveri: l’oro dei denti, rifuso, veniva spedito all’Ufficio della Sanità delle SS ed alla Banca del Terzo Reich, i capelli tagliati alle donne venivano trasformati in tessuto e le ceneri utilizzate come fertilizzanti. 18) A cosa serviva e in che modo avvenne la R esistenza nei campi d i Auschwitz? La Resistenza, un movimento dapprima spontaneo, non organizzato, poi, con il tempo, perfezionato, tentava di salvare i prigionieri in pericolo di vita, di procurare le medicine, di portare l’aiuto medico ed il conforto psicologico. Un
  • 31. esempio di come agiva la Resistenza ad Auschwitz fu la ribellione del Sonderkommando. 19) Cosa fecero i nazisti quando iniziarono le sconfitte dell’esercito tedesco? I nazisti si misero a cancellare ogni traccia della loro attività criminale. I documenti vennero distrutti, le baracche smontate, gli oggetti personali delle vittime bruciati, le camere a gas e i crematori fatti saltare in aria. I prigionieri rimasti in vita vennero evacuati in altri campi sempre come manodopera a basso prezzo, mentre quelli sul punto di morire vennero lasciati nel campo e furono trovati dagli Alleati. 20) Quando avvenne la liberazione dei detenuti dei campi di Auschwitz? Il campo di Auschwitz-Birkenau venne liberato il 27 gennaio 1945 dalla 60 Armata del I Fronte Ucraino.
  • 32. AUSCHWITZ Francesco Guccini Son morto con altri cento, son morto ch'ero bambino: passato per il camino, e adesso sono nel vento. Ad Auschwitz c'era la neve: il fumo saliva lento nel freddo giorno d'inverno e adesso sono nel vento. Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio; è strano: non riesco ancora a sorridere qui nel vento. Io chiedo come può l'uomo uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento. Ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana, e ancora ci porta il vento. Io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare, e il vento si poserà.
  • 33. SE QUESTO E’ UN UOMO PRIMO LEVI (1919–1987) Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato Vi comando queste parole. Scolpite nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi
  • 34. ANALISI DEL FILM “L’AMICO RITROVATO” Dal romanzo di Fred Uhlman Anno di produzione 1989 Regia di Schatzberg Produzione franco-anglo-tedesca L’AMBIENTAZIONE Il film è ambientato a Stoccarda negli anni Trenta del ‘900. Lo si intuisce perché vengono mostrate le svastiche naziste di Hitler, che salì al potere nel 1933. Gli elementi del periodo storico che sono messi in rilievo dal film sono la contestata amicizia tra un tedesco e un ebreo e le persecuzioni contro gli ebrei, che rompono questa magica amicizia. I luoghi in cui si svolge la storia sono dapprima New York e poi Stoccarda. La vicenda trova luogo in molti spazi della città di Stoccarda, principalmente, la scuola, la casa di Hans, la casa di Konradin e molti spazi aperti come il bosco e i campi. L’INTRECCIO Henry, Hans, è al parco con la sua nipotina che sta giocando. Tornano all’albergo, dove c’è sua figlia, e pranzano insieme. Lei gli dice che non è necessario che affronti questo viaggio, ma Henry crede davvero che sia indispensabile. Si fa accompagnare in un vecchio palazzo, dove probabilmente viveva con suo zio a New York, e trova molti ricordi della sua giovinezza, come le forbici da medico di suo padre e delle monete. Parte per Stoccarda, dove, vedendo gli edifici e le botteghe, affiorano nella sua mente tutti i momenti passati in quella città da ragazzo. Hans frequenta un liceo di Stoccarda. Un giorno arriva in classe con lui Konradin un tedesco di stirpe nobile. Il particolare modo di comportarsi di Konradin impaurisce gli altri ragazzi, ma affascina Hans, che desidera diventare suo amico. Un giorno Konradin si accorge che Hans ha una collezione di monete antiche e così scoprono di avere una passione in comune. Sulla strada verso casa, Konradin e Hans iniziano a discutere; da lì inizia un’amicizia basata anche su interessi comuni: Hans invita Konradin a casa sua, gli fa conoscere i suoi genitori e gli mostra la sua collezione di monete. Anche Konradin invita Hans a casa sua: non viene però presentato ai genitori dell’amico e Konradin gli dice che è perché sua madre odia e teme gli ebrei e suo padre ne sostiene la mentalità. Non gradiscono, inoltre, che il figlio frequenti ebrei. Le leggi razziali di Hitler compromettono i rapporti tra i due giovani e le strade dei due ragazzi, quindi, si separano quando i genitori di Hans decidono di mandare il ragazzo da alcuni zii a New York. Una volta messo in salvo il figlio, i genitori di Hans si suicidano con il gas. Da quel momento Hans non sa più nulla delle vicende di casa propria, cambia nome in Henry, diventa avvocato e si costruisce una nuova vita in America.
  • 35. A distanza di anni, Henry, torna a Stoccarda per ritrovare il suo amico. Dopo numerose ricerche torna nella sua vecchia scuola e scopre che Konradin è stato giustiziato per aver preso parte al complotto per uccidere Hitler. Alla luce di questa rivelazione, Hans si rende conto che il suo amico non aveva gli stessi ideali della madre nazista e capisce di aver ritrovato Konradin, anche se ora non c’è più. PERSONAGGI PRINCIPALI I personaggi principali del film sono Hans, Konradin e sua madre. Hans è di origine ebrea, suo padre è un medico e sua madre lavora in casa. Ha un carattere socievole, è simpatico e sicuro di sé. I suoi interessi sono l’avventura e le collezioni di monete antiche e preziose. E’ convinto che non ci siano distinzioni nette tra ebrei e tedeschi e si chiede come sia fatto un ebreo quando la cugina di Konradin gli dice che non sembra nemmeno ebreo. Konradin è un tedesco di origini nobili. Ha un carattere aperto, solare e senza pregiudizi di alcun tipo. I suoi interessi sono lo studio e le collezioni, come l’amico, di antiche monete. E’ convinto che tra tedesco e ebreo non ci sia alcuna differenza, infatti, seppur i genitori non vogliano, è amico di Hans. Quando va a casa del suo amico, i suoi genitori gli tessono molte lodi a causa della sua ricchezza e nobiltà. Durante la vicenda, nonostante le leggi razziali, cerca di non compromettere il suo rapporto con l’amico, che però si rifugia negli USA per scappare dalle persecuzioni. La mamma di Konradin è prevenuta e cattiva nei confronti delle persone diverse da lei, sia che siano ebrei che neri. Konradin cerca di farle cambiare idea su Hans dicendole che è una brava persona, ma lei, pur di non smentirsi, dice che anche se fosse in fin di vita non si lascerebbe toccare da un medico ebreo (il padre di Hans). TECNICHE NARRATIVE L’uso del flash-back durante la narrazione (e che prende quasi tutta la durata del film) serve al regista per rimandare indietro la storia dei vari personaggi nel tempo, principalmente quella di Hans, che da anziano ricorda tutta la sua giovinezza arrivando a Stoccarda. L’ordine della narrazione è un intreccio, cioè una tecnica narrativa che non prevede una narrazione in ordine cronologico, ma comprende molti flash-back, come in questo caso, che servono per spiegare gli avvenimenti passati. L’uso del colore è molto importante; vengono usate tre gradazioni di colori: il colore delle televisioni attuali, molto definito, per gli avvenimenti che riguardano il presente della vicenda, cioè Hans da adulto. Vengono usati all’inizio e alla fine del film; Il colore più attenuato e ridotto per gli avvenimenti che Hans ricorda tornando a Stoccarda e che riguardano il flash-back più lungo e dettagliato. Si incontrano scene di questo tipo per tutto lo sviluppo del film; Il bianco e nero per dei flash-back di brevissima durata, che ricordano al protagonista scene che lui ha vissuto quando era giovane e che adesso sta vedendo
  • 36. rivivere. Penso si possa definire “déjà vu”, ovvero “già visto”. Viene utilizzato per esempio all’inizio, quando vede che un cane (pastore tedesco) sta rincorrendo sua nipote e si ricorda di due soldati nazisti, visti da ragazzo, con un pastore tedesco che digrignava i denti contro di lui. RIFLESSIONI PERSONALI Il tema affrontato da questo film è principalmente l’amicizia, che, come dice il titolo “L’amico ritrovato”, si instaura tra due ragazzi che poi si devono abbandonare perché di culture, religioni e classi sociali differenti. Alla fine del film Hans ritrova il suo amico Konradin dopo che ha compiuto un grandioso gesto eroico. Lo ritrova, si può dire, spiritualmente, perché sa che non era cattivo, ma veniva obbligato ad aderire al partito nazionalsocialista. Questo aspetto implicito del personaggio tedesco può essere paragonato anche al protagonista dello spettacolo teatrale “Destinatario sconosciuto”. Martin, infatti, diventato un pubblico ufficiale, non poteva più pensare di rinnegare il partito, anche perché rischiava di essere ucciso. Il film mi ha fatto pensare molto a come doveva essere difficile la vita a quel tempo per un ragazzo all’incirca della mia età. Se fossi stata in Hans, non avrei esitato a partire per l’America nella speranza di salvarmi, però avrei portato con me tutta la mia famiglia, perché non sarei riuscita a vivere con il pensiero che loro fossero morti per salvare me. Se fossi stata in Konradin, invece, avrei rinnegato subito l’amicizia con un ebreo, non tanto perché ci sia una distinzione razziale, ma per la paura di morire. Non mi è piaciuto il personaggio della madre di Konradin perché secondo il mio parere non esiste una persona superiore all’altra, tanto meno è accettabile che una persona si prenda il diritto di ucciderne un’altra perché la ritiene inferiore. E’ inconcepibile, eppure ci sono state persone così folli e fanatiche che hanno preso questa questione tanto leggermente, e non dobbiamo pensare solo ad Hitler, ma anche a molti altri governatori che, pur di addossare la colpa a qualcuno, hanno puntato il dito proprio contro chi la colpa non l’aveva.
  • 37. BIBLIOGRAFIA Michele Sarfatti, Gli ebrei nell'Italia fascista, Einaudi, 2000 Michele Sarfatti, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Einaudi, 2002 Michele Sarfatti, La Shoah in Italia, Einaudi, 2005 Vittoria Calvani, Scambi tra civiltà vol.3, A. Mondadori Scuola, 2007 Kressman Taylor Katherine, Destinatario sconosciuto, BUR, 2003 SITOGRAFIA www.morasha.it http://it.wikipedia.org www.cdec.it www.istoreto.it