2. Georges Perec (Parigi 1936, Ivry-sur-Seine 1982) Avvertenza. L’oggetto di questo libro non è esattamente il vuoto, sarebbe piuttosto quello che vi è intorno, o dentro. All’inizio insomma non c’è un gran che: il nulla, l’impalpabile, il praticamente immateriale: c’è la distesa, l’esterno, quello che ci è esterno, ciò in mezzo a cui ci spostiamo, l’ambiente, lo spazio tutt’intorno. immagini di Marco Baroncelli (Prato, 1967): Caro diario (la lunga strada verso casa) , estratti dalla serie Lapsus Linguae G. Perec, Specie di spazi (Bollati Boringhieri, 1989)
3. Lo spazio è ciò che arresta lo sguardo, ciò su cui inciampa la vista: l’ostacolo: dei mattoni, un angolo, un punto di fuga: lo spazio è quando c’è un angolo, quando c’è un arresto, quando bisogna girare perché si ricominci. Ha dei bordi, lo spazio, non corre in tutti i sensi: fa di tutto affinchè le rotaie delle ferrovie si incontrino ben prima dell’infinito. Eppure, di tanto in tanto, bisognerebbe chiedersi dove si sia (arrivati): fare il punto: non solo sui propri stati d’animo, la propria salute, le proprie ambizioni, credenze e ragioni d’essere, ma semplicemente sulla propria posizione topografica, rispetto a un luogo o a un essere al quale si pensa. >>
4. La pagina. Descrivere lo spazio: nominarlo, tracciarlo, come gli autori di portolani che saturavano le coste di nomi di porti, di nomi di capi, di nomi di cale, finchè la terra finiva con l’essere separata dal mare soltanto da un nastro continuo di testo. L’aleph, questo luogo borgesiano in cui il mondo intero è simultaneamente visibile, che altro è se non un alfabeto? >> spazio inventario _ spazio inventato _ spazio rassicurante [pianta del quartiere del Quarticciolo]
5. Problemino Quando, in una data camera, si cambia il posto del letto, si può dire che si cambia camera, o cosa?
6. “ La prima caratteristica dello spazio di Perec è la parzialità, e quindi la complessità, data non solo dalla visione dei singoli individui, ma anche dalle svariate visioni che ciascun individuo ne ha, e ne esperisce, in tempi e condizioni diverse. (...) Da qualsiasi lato lo si voglia vedere, lo spazio si modifica in relazione allo sguardo soggettivo, al vissuto.” V. Gravano, Paesaggi attivi. Saggio contro la contemplazione, Costa & Nolan, 2008 spazio _ memoria _ immaginazione _ soggettività
7. Abitare un luogo, vuol dire impossessarsene? Che significa impossessarsi di un luogo? A partire da quando un luogo diventa veramente vostro? >>
8. Lo spazio è un dubbio: devo continuamente individuarlo, designarlo. Non è mai mio, mai mi viene dato, devo conquistarlo.
9. La città Non cercare di trovare troppo rapidamente una definizione della città; non è cosa da poco, e ci sono molte probabilità di sbagliarsi. Innanzitutto fare l’inventario di quanto si vede. Elencare ciò di cui si è sicuri. Stabilire distinzioni elementari. Città straniere Non si sa andare alla deriva, si ha paura di perdersi. Non è un camminare vero e proprio, è un misurare.
10. Riconoscere che le periferie hanno una forte tendenza a non restare periferie.
11. La strada Esercitazioni . Osservare la strada, di tanto in tanto, magari con una cura un po’ sistematica. Applicarsi. Fare tutto con calma. Annotare quello che si vede. Quello che succede di notevole. Sappiamo vedere quello che è notevole? c’è qualcosa che ci colpisce? Percepire un ritmo: il passaggio delle macchine. Leggere quanto è scritto nella strada: edicole, manifesti, cartelli stradali, graffiti, depliant gettati per terra, insegne dei negozi. Decifrare un pezzo di città, dedurne le evidenze: l’ossessione della proprietà , per esempio. Descrivere il numero di operazioni a cui attende il conducente di un’automobile quando posteggia al solo scopo di andare a comprare cento grammi di gelatine di frutta. Decifrare un pezzo di città. I suoi circuiti: perché gli autobus vanno da tale posto a tal altro? Chi sceglie gli itinerari, e in funzione di che cosa? Continuare Finchè il luogo diventi improbabile fino a provare per un breve istante l’impressione di essere in una città straniera
12. Il mondo, non più come un percorso da rifare senza sosta o come una corsa senza fine, non più come una perenne sfida da accettare senza tregua, non come unico pretesto per una esasperante accumulazione né come illusione di una conquista, ma come ritrovamento di un senso, come percezione di una scrittura terrestre, d’una geografia di cui abbiamo dimenticato di essere gli autori.
13. Michel Foucault (Poitiers 1926, Paris 1984) Des espaces autres _ Utopie Eterotopie, Cronopio, 2006
14. Tra tutti questi luoghi, quelli che più mi interessano hanno la curiosa proprietà di essere in relazione con tutti gli altri luoghi, ma con una modalità che consente loro di sospendere, neutralizzare e invertire l’insieme dei rapporti che sono da essi stessi delineati, riflessi e rispecchiati. luoghi reali, che appaiono delineati nell’istituzione stessa della società, una sorta di contro-luoghi, specie di utopie effettivamente realizzate nelle quali i luoghi reali, tutti gli altri luoghi reali che si trovano all’interno della cultura vengono al contempo rappresentati, contestati e sovvertiti. e t e r o t o p i e
15. >> non esiste probabilmente cultura al mondo che non produca delle eterotopie. Ma le eterotopie assumono delle forme che sono molto variegate e, forse, non si troverebbe una sola forma di eterotopia che possa avere carattere universale. > eterotopie di crisi (collegio, militare, viaggio di nozze) e di deviazione (ospedali, prigioni)
16. >> le eterotopie sono connesse molto spesso alla suddivisione del tempo, aprono a quelle che si potrebbero definire eterocronie , che funzionano in due modalità fra loro interconnesse: > per accumulazione : musei, biblioteche > in funzione del tempo della festa : fiere, villaggi vacanza >> le eterotopie presuppongono sempre un sistema di apertura e di chiusura che, al contempo, le isola e le rende penetrabili. Non è possibile entrarvici se non si possiede un certo permesso e se non si è compiuto un certo numero di gesti ( ritualità ). >> l’eterotopia ha il potere di giustapporre, in un unico luogo reale, diversi spazi, diversi luoghi che sono tra loro incompatibili. E’ così che il teatro realizza nel riquadro della scena tutta una serie di luoghi che sono estranei gli uni agli altri. > giardino
19. gestione dei teatri di cintura 1. Piccolo Teatro del Lido - Ostia (Dir. Stefania Donnini) > Municipio XIII > Biblioteca Elsa Morante > Programmazione di ricerca (teatro-danza-musica) - pubblico da Roma > Relazione con il territorio (Associazione Le Sirene) 2. Teatro di Tor Bella Monaca ( Dir. artistico Michele Placido) > Municipio VIII (210.000 abitanti), territorio complesso > Progetto Urban (programma europeo) > Bar: priorità alla creazione di un luogo di aggregazione > Programmazione tradizionale - pubblico per lo più di quartiere > Attività di laboratorio (in collaborazione con l’Università Tor Vergata) > Relazione con il territorio (gemellaggio del quartiere con San Luca)
21. > Municipio VII - ex mercato coperto ristrutturato affiancando agli architetti degli esperti di teatro > Giugno 2007: ampia analisi del contesto > collaborazione artistica Paola Cortellesi e Valerio Mastrandrea > Finanziamenti: Regione, Comune e per la prima volta sponsor (Lottomatica, 50% delle risorse) > teatro-biblioteca: uffici e personale in comune > bar: per creare punto di aggregazione (bando imprenditoria giovanile) > lavoro con il Municipio per avviare relazioni con le associazioni locali > programmazione solo per i primi due mesi (tutti i generi) in relazione alle attività della biblio
22. punti di vista per una etnografia del Teatro > analisi critica del progetto culturale > comunicazione dell’identità istituzionale del luogo > percezione dell’identità del luogo da parte degli abitanti del quartiere > partecipazione del quartiere alle attività del teatro e della biblioteca > analisi del pubblico degli spettacoli teatrali: lun 2 e mart 3 giugno ore 21.00 La Costituzione - laboratorio
23. [email_address] Bibliografia di riferimento > Georges Perec, Specie di Spazi, Bollati Boringhieri, 1989 > Michel Foucault, Utopie Eterotopie, Cronopio, 2006 > Viviana Gravano, Spazi attivi. Saggio contro la contemplazione, Costa & Nolan, 2008