3. IL PESSIMISMO DI
LEOPARDI
Le esperienze dell'adolescenza e della
prima giovinezza lo conducono a
pensare che la vita sia stata spietata
con lui, ma che altri possono essere
felici (pessimismo personale o
soggettivo, detto anche pessimismo
psicologico).
Il dolore diviene dunque strumento di
conoscenza in quanto fonte di una
riflessione che accompagna tutta la
vita del poeta.
4. IL PESSIMISMO INDIVIDUALE
Il pessimismo individuale prende forma quando Leopardi, fin da
piccolo, si sente privo della gioia di vivere che vede negli altri.
Questa contrapposizione emerge, ad
esempio, nel canto La sera del dì di festa
Le esperienze dell'adolescenza e della
prima giovinezza lo conducono a pensare
che la vita sia stata spietata con lui, ma
che altri possono essere felici
(pessimismo personale o soggettivo,
detto anche pessimismo psicologico).
5. Il nichilismo leopardiano
«Amaro e noia / La vita, altro mai nulla; e fango è il
mondo.» (A se stesso, vv. 9-10)
«La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero
bisogno, come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi
non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la
possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. Gli animali
non han più di noi, se non il patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.»
(Zibaldone)
Il pessimismo è "cosmico" perché il dolore colpisce ogni essere vivente, comprese
piante e animali.
Il pessimismo cosmico
6.
7. La teoria del
piacere
La teoria del piacere, derivata dal
sensismo degli illuministi francesi,
nonché proveniente da Lucrezio
ed Epicuro, sostiene che l'uomo
nella sua vita tenda sempre a
ricercare un piacere infinito come
soddisfazione di un desiderio
illimitato. Esso viene cercato
soprattutto grazie alla facoltà
immaginativa dell'uomo che può
concepire le cose che non sono
reali.
Questo pensiero trova massima
espressione ne «L’infinito».
L’infinito